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Autore: Carlos Shiny    15/02/2024    0 recensioni
Pokémon Grigio. E se Ash non avesse mai viaggiato ad Unima prima di ora?
Ash ora diciottenne e Campione del mondo, vuole fare un passo importante nel suo viaggio per diventare Maestro Pokémon. Non si tratta di partecipare di nuovo ad un Torneo della Lega Pokémon o di sconfiggere altri campioni, ma fare qualcosa di nuovo e totalmente diverso.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che Ash si era recato in una nuova regione. Viaggiava spesso tra le regioni che aveva visitato in precedenza, Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar e aveva ottimi amici da tutte queste regioni.
Anni fa aveva capito quale fosse uno dei passi fondamentali per diventare un Maestro Pokémon.
Dopo essersi a lungo interrogato sul significato di cosa volesse dire essere Maestro Pokémon, capì che solo un nuovo viaggio avrebbe potuto dargli la risposta che cercava. Riuscirà il nostro eroe a compiere questo importante passo nel suo viaggio? (AmourShipping AshxSerena) (ChiliShipping CarlosxAnita)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Nuovo personaggio, Serena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Prima di cominciare una piccola cosa. Ho una proposta per te. Ti piacerebbe aiutarmi nella scrittura di questa storia? In caso affermativo ci accorderemo sul da farsi e soprattutto sulle condizioni della storia.


Dopo aver finto di essere un Seguace del Team Plasma, Ash è riuscito a liberare dei Vivillon, imprigionati da lui e dai suoi amici, a causa di una bugia.
Anita è anche riuscita a catturarne un’esemplare, dopo una lotta contro il suo Oshawott.


Un’esperienza preziosa


Beep! Il ranger suonò il clacson del furgone. «Ora dobbiamo andare! O vi lasceremo a metà strada!» Li esortò a salire a bordo. «Non ti preoccupare! Stiamo salendo!» Lo tranquillizzò Ash, avvicinandosi al furgone e aprendo la portiera.
Invitò Serena ad accomodarsi sul posto centrale della panchetta anteriore. 
Carlos e Anita si sedettero sul sedile dietro. Appena tutti e sei indossarono la cintura, il ranger partì. «Vi ricordo che, appena arrivate ad Eolea, Anita dovrà denunciare la cattura della sua Vivillon.» Ricordò loro la ranger. «Purtroppo non abbiamo i nostri computer e non possiamo farlo.»  Anita annuì. «Ho capito. Cosa devo fare di preciso, per denunciarne la cattura?» Chiese. «Nulla di speciale. Puoi farlo anche al centro Pokémon. L’Infermiera Joy ti farà alcune domande riguardo il tuo Pokémon, e registrerà la tua cattura. Nulla di più.» Rispose la donna. «La registrazione vale anche se il Pokémon viene scambiato o se viene donato.» Aggiunse. 
Il viaggio proseguì tranquillo,  fino a raggiungere la cittadina di Eolea. Il ranger parcheggiò il furgone nella piazza centrale della città. «Eccoci arrivati! Il Centro Pokémon è proprio qui davanti!» Il ranger spense il furgone e i quattro scesero.
«Non starai dimenticando qualcosa?»La ranger si rivolse a Ash. «La tua roba. È sul retro.»Ash aprì la porta scorrevole e salì dentro al furgone e recuperò il suo zaino e i suoi vestiti. Erano un po’ impolverati, ma intatti. Ash diede alcuni colpi al suo zaino per togliere la polvere, Si tolse l’uniforme ed indossò i suoi pantaloni. Infilò di fretta l’uniforme nel suo zaino quindi saltò a terra. «Sia mai che possa servire di nuovo.» Commentò.
«Grazie del passaggio!» Li ringaziarono. Il furgone partì, lasciando i quattro da soli. Ash terminò di vestirsi, indossando la maglietta, la giacca e le scarpe. «Scusate, ma non potevo di certo restare con quei vestiti.» Disse, mentre si finiva di vestire.
Nessuno gli disse nulla. Erano tutti consapevoli che presentarsi vestito in quel modo non era affatto una buona idea.
Finalmente, i quattro, raggiunsero il Centro Pokémon. Appena entrarono, vennero accolti dall’Infermiera Joy.
«Buongiorno ragazzi! Come posso esservi utile?» Li accolse. «Buongiorno!» La salutano. Ash si avvicinò al bancone. «Vorremo prenotare due stanze per la notte, se fosse possibile.» L’Infermiera diede un rapido sguardo al suo computer. «Nessun problema. Se volete potete entrare anche ora. Mi sembrate un po’ stanchi.» Nessuno di loro se la sentì di obbiettare. «Se volete mi potrò prendere cura dei vostri Pokémon, intanto che vi riposate.» Propose. I quattro consegnarono le loro Poké Ball, con Pikachu che, come suo solito, saltò sul bancone. Poco dopo, Ash e Serena presero le chiavi delle stanze in cui avrebbero alloggiato. «Seguite pure le frecce.» Spiegò loro l’Infermiera.
Ash corse alla velocità della luce, rischiando di scontrarsi con la donna delle pulizie, appena uscita da una delle stanze.
«Chiedo scusa.» Ash si scusò con un piccolo inchino. «Non fa nulla!» Rispose la donna.
Ash poté, finalmente entrare nella stanza. Prese dei vestiti e della biancheria dal suo zaino e lo lanciò contro uno dei letti, quindi si precipitò verso il bagno. Finalmente Ash poté farsi la tanto agognata doccia. Boom! Boom! Boom! Carlos batté i pugni sulla porta. «Quanto ci metti ancora?» Si lamentò Carlos. «Ci sei tre quarti d’ora!» Rincarò la dose. «Ehi! Ho fatto! Fammi solo finire di asciugare i capelli!» Ash sembrava piuttosto seccato. Non poteva neppure rilassarsi un po’.
Ash finì di prepararsi, e uscì dal bagno. Carlos raggiunse rapidamente il bagno. Schivando Ash per un soffio. 
Ash si sedette sul letto e finì di vestirsi. Indossò un paio di jeans neri, strappati sulle ginocchia, un paio di scarpe sportive dello stesso colore, una semplice maglietta con un logo e una giacca blu. Sulla testa un berretto rosso. 
Appena tutti furono pronti, i quattro si presentarono davanti al bancone dell'Infermiera. «Oh…! Eccovi. I vostri Pokémon sono in perfetta forma. Ah… a proposito… chi è l’Allenatore o l’Allenatrice di Vivillon?» Chiese l’Infermiera. «S-sono io.» Rispose Anita, un po’ spaventata. «Hai la denuncia della cattura?» Chiese l’infermiera, con gentilezza. «N-no. Non ho ancora provveduto. La ho catturata questa mattina. I Ranger mi hanno detto che posso denunciare la cattura in un Centro Pokémon.» Rispose la ragazza. «Ti hanno detto bene. Dammi trenta secondi che apro il sito.» L’infermiera batté rapidamente alcuni tasti del suo computer, aprendo il sito del DPPR, il Dipartimento Protezione Pokémon Rari. «Allora… ho bisogno della tua scheda Allenatore.» Anita porse all’Infermiera il suo Smart Rotom, permettendole di scansionare il codice QR. «Perfetto. Tu ti chiami Anita White. E vieni da Soffiolieve… giusto?» Chiese l’Infermiera. «Esatto.» Confermò la ragazza. «Ora ti farò un paio di domande sul tuo Pokémon. Nulla di che, non ti preoccupare.» La rassicurò l’Infermiera. 
«Anzitutto tu hai catturato il quarantasettesimo esemplare, per quest’anno. Sei perfettamente in regola. Confermi che si tratta di un Vivillon motivo Marino?» Chiese. «Esatto. Motivo Marino ed è una femmina.» Rispose la ragazza. «Molto bene. Hai dimostrato anche di avere una buona conoscenza di questa specie di Pokémon. Molto bene. Il tuo è il quinto esemplare Motivo Marino catturato quest’anno. La terza femmina con Motivo Marino e la ventiquattresima in assoluto.» Spiegò. «Preferisci avere il certificato stampato o preferisci che te lo invii via email?» Chiese. «Preferisco l’email. Il foglio potrei perderlo.» Rispose. «anitawhite@pmail.com» L’Infermiera appuntò i dati sul suo computer ed inviò il documento alla ragazza. «È arrivato.» Confermò la ragazza.
«A proposito…» Serena cambiò argomento. «Io e la mia amica vorremmo partecipare al Varietà…» «Ho capito…» rispose l’Infermiera. «Non è troppo lontano da qui. Attraversate la viuzza qui dietro e raggiungerete il teatro. Io vi consiglio di fare presto… il Varietà sarà dopodomani pomeriggio, ma le iscrizioni scadono tra poche ore.» Rispose. «Grazie!» Rispose Serena. «Allora è meglio metterci in viaggio.» La ragazza invitò il gruppo a seguirla. I quattro si incamminarono, con Serena davanti a tutti. Attraversarono la viuzza accanto al Centro Pokémon e raggiunsero una seconda piazza, più piccola. Al centro della piazza una fontana, con delle statue di Pokémon.
Davanti a loro si stagliava un edificio dall’aspetto antico, rivestito in materiali pregiati. La porta, piuttosto alta e realizzata in legno scuro e metallo, su cui era affisso un cartello su cui vi era scritto:
Teatro dei Varietà di Eolea: le iscrizioni sono aperte: Vi aspettiamo numerose!"
«Siamo ancora in tempo, allora.» Commentò Serena, invitando Anita a seguirla. Ash e Carlos rimasero alcuni passi indietro. Il nativo di Biancavilla, stava osservando l’interno dell’edificio. Era curato ed elegante come l’esterno. Dal soffitto pendevano degli elaborati lampadari, realizzati in metallo prezioso e cristallo, alle pareti erano appesi diversi quadri di famosi artisti. Non che Ash ne capisse qualcosa di arte, ma riusciva ad apprezzarli.
Sul pavimento erano posate delle grandi statue di marmo. Non rappresentavano dei Pokémon, ma qualcosa di astratto, che Ash non riusciva ad identificare.
Dopo aver atteso alcuni istanti, finalmente era il momento per Serena e Anita di registrarsi. Una giovane donna accolse le due ragazze da dietro al bancone. «Buongiorno ragazze! Come posso esservi utile?» Le accolse.
«Buongiorno!» Le due ragazze salutarono a loro volta. «Siamo venute qui per partecipare al Varietà.» aggiunse Serena, poco dopo. «Immaginavo.» Rispose la donna. «Siete fortunate. Le iscrizioni scadono tra poco.» Serena sorrise, mentre Anita era un po’ preoccupata. Fosse stato per lei… «Per registrarvi mi servono le vostre schede Allenatore.» Le due ragazze posarono
i loro Smart Rotom sul bancone. La donna li prese uno alla volta. Scansionò i QR code sull’apparecchio. «Ho fatto. Ora datemi alcuni istanti, che vi consegno i vostri pass.» Uno strano rumore provenne dal gabbiotto in cui si trovava la donna. 
Dopo una trentina di secondi, la donna restituì i dispositivi alle due ragazze e consegnò loro delle tessere.
«Ecco i vostri pass. Vi permetteranno di partecipare a tutti i Varietà della regione di Unima.» Anita si sforzò di sorridere. La donna guardò Serena più da vicino. «Qui non sarà facile nemmeno per te.» La ragazza sorrise.  «Non è un problema. Mi piacciono le sfide.» Rispose la nativa di Kalos. «No… non ci siamo capiti.» Rispose la donna. «Dovrete ritenervi fortunate se riuscirete ad ottenere i voti dei vostri ragazzi!» Rispose la donna. «Poi capirete il motivo.» Aggiunse.
Le due ragazze si scambiarono una rapida occhiata. “Cosa intende dire? Se intende che il livello delle Performer è alto, non è un problema. Però… dal suo tono…” Pensò Serena. 
«Se intende dire che le Performer sono molto forti, allora dovremo allenarci di più. Non è un problema. Vero?» Chiese Serena. «Sì… non è un problema… non è un problema…» Rispose l’Allenatrice più giovane.
I quattro uscirono dall’edificio, per dirigersi in un fast food poco lontano. Era praticamente ora di pranzo, ma il locale era praticamente deserto. 
Dopo pranzo, e dopo che Ash mandò alcuni dei suoi Pokémon al laboratorio del Professor Oak, e ne aveva ritirati degli altri,  il gruppo si diresse nuovamente al Centro Pokémon. Avrebbero potuto usare i campi lotta del Centro Pokémon per allenarsi. «Visto che Anita è stata sequestrata da Serena… cosa ne pensi di allenarti con me?» Carlos si propose a Ash.
«Va bene. Ma questa volta vorrei che tu e Umbreon vi impegnaste veramente.» Rispose Ash. “Ma come, scusa?” Pensò Carlos. “Capisco che lui sia il Campione e che pretenda tanto dagli altri, ma non starà esagerando?” Si chiese Carlos. “Eppure con Anita non si comporta così” Pensò poco dopo. «Tutto bene?» Chiese Ash.
Forse si è accorto di come sono rimasto fermo” Pensò Carlos. «Si… tutto a posto. Possiamo cominciare.» Rispose il ragazzo. «Mi chiedo con che Pokémon lotterai questa volta!» Carlos sembrava piuttosto entusiasta.  
«Nessuno.» Rispose Ash. Carlos rimase spiazzato dalle parole del Campione. «Come sarebbe a dire nessuno?» Chiese il ragazzo, alquanto perplesso. «Vedi… a volte, per diventare forti bisogna cominciare delle basi.»  Rispose Ash. Carlos ancora non capiva. In che senso avrebbe dovuto ricominciare dalle basi? Per la seconda volta in pochi istanti, Ash l’aveva preso del tutto in contropiede. 
«Se non ricordo male…» Riprese Ash «Il tuo Umbreon conosce Attacco Rapido, Palla Ombra, Comete e Neropulsar.» Carlos fece un piccolo cenno affermativo col capo.    
«Oggi ci alleneremo a perfezionarle. Ho avuto modo di vederti lottare e anche di lottare contro di te. E ho capito che se vuoi diventare forte, devi cominciare dalle basi.» spiegò Ash. «Ma Anita…» Tentò di ribattere Carlos. «Anche per lei ho un piano di allenamento, ma adesso concentriamoci su di noi.» Rispose Ash.  Carlos ci rimase un po’ male. Non si aspettava di certo una risposta simile. 
«Va bene…» Rispose il ragazzo, prese la Poké Ball di Umbreon dal suo borsello. «Vieni fuori!» Il ragazzo lanciò la Poké Ball del suo Pokémon. «Vieni fuori! Abbiamo un po’ di allenamento da fare!» Il Pokémon Lucelunare uscì dalla Poké Ball del ragazzo e si materializzò dinanzi a lui. «Ti vedo in forma!» Commentò. 
Il Pokémon si guardò attorno, quindi si girò verso il suo Allenatore. Sembrava che ci fosse qualcosa di strano. Aveva detto che si sarebbe dovuto allenare, ma… mancava il suo avversario.
«Vedi…» cercò di spiegare Carlos. «Ash vuole farci fare un allenamento molto particolare. Per ora non ti servirà un avversario.» Il Pokémon sembrava soddisfatto della spiegazione.
«Molto bene.» Esordì Ash. «Cominciamo dal perfezionare Attacco Rapido. Pikachu, vuoi dare un esempio?» Il Pokémon Topo scese dalla spalla del ragazzo e si mise a correre a gran velocità, saltando a destra e a sinistra.
Era talmente veloce da risultare quasi invisibile. «Questo si che é un Attacco Rapido!» Commentò Carlos. «Umbreon… pensi di riuscirci?» Il Pokémon provò a tenere il passo di Pikachu, senza però riuscirci.
Sembrava che faticasse enormemente, anche solo a stargli dietro. Ash scosse la testa. «Penso che possiate fare di meglio. Me lo sento.» Lo incoraggiò Ash. Il Pokémon Lucelunare ritentò. Anche questa faticò a stare dietro a Pikachu. In meno di un secondo, il Pokémon Topo era in vantaggio di una mezza dozzina di salti, rispetto al Pokémon di Carlos.
«Guarda!» Commentò Ash. «È già migliorato da prima.» Carlos guardò Ash come fosse un alieno. Il miglioramento era stato praticamente impercettibile. Perché celebrarlo tanto?
Terzo tentativo. Altro impercettibile miglioramento. Trascorsi due secondi, il Pokémon Lucelunare era dietro il suo avversario di undici salti. «Ancora non ci siamo.» Commentò Carlos. Piuttosto deluso. 
«Non dire così!» Ash cercò di rassicurarlo. «Luminopoli non è stata costruita in un solo giorno.» “Ora si è anche messo a fare il filosofo” Pensò Carlos. «Che intendi dire?» Chiese.
«Semplicemente non ti puoi aspettare che basti un solo allenamento per diventare forti, così come non basta un solo giorno per costruire una metropoli. Ad Umbreon non manca nulla per diventare forte. Deve solo allenarsi.» Rispose Ash.
Carlos non rispose. Ash non aveva alcun motivo per mentirgli. «Ora possiamo proseguire.»
L’allenamento riprese, con il Pokémon Lucelunare che mostrava degli altri, piccoli, miglioramenti. 
«Per ora può andare bene così.» Lo fermò Ash. «Ma come?» Rispose Carlos. «Allenarsi sempre sulla stessa cosa non sempre porta dei risultati. Possiamo concentrarci anche sulle altre mosse. Anche se per farlo ci servirà del materiale. Sai se qui vicino ci sono un negozio di bricolage e uno di articoli sportivi?» Chiese Ash, lasciando, per l’ennesima volta Carlos sbigottito. “Cosa vorrà mai fare?” Pensò, mentre cercava le destinazioni sul suo Smart Rotom. 
«Eccoli! Non sono molto distanti da qui.» Carlos fece rientrare il suo Umbreon nella Poké Ball.  «Ora riposa un po’. Poi continueremo ad allenarci.» Mentre i due ragazzi andavano a comprare il materiale, le ragazze erano all’opera. «Ora che mi sono iscritta… mi puoi spiegare per bene in cosa consiste il Varietà? Ne ho visti in televisione e ti ho visto mentre ti esibivi, ma ho ancora dei dubbi.» Spiegò Anita. «Dimmi tutto.» Le rispose la ragazza più grande. «Non so proprio da dove cominciare… Per esempio… voi performer avete dei vestiti bellissimi… io invece non mi sono portata dietro nulla se non vestiti da viaggio… non ho nemmeno un paio di tacchi che poi… se gli avessi camminerei come uno Slaking… e poi… mi hai parlato solo della seconda fase dei Varietà? In cosa consiste la prima? Ogni volta mi sembrava così diversa…» Serena fece cenno all’amica di calmarsi. «Per il vestito non è un problema. Modestamente, me la cavo con ago e filo. Ho preso lezioni da Valérie…» Anita non voleva crederci. «dici Valérie… la Capopalestra di Romantopoli?» «In persona.» Rispose la nativa di Kalos. «Per quanto riguarda le scarpe… credo che lì serva solo un po’ di pratica. Ma, per ora concentriamoci sull’esibizione. Sulla prima fase, cambia ad ogni Varietà è una sorpresa. Potrebbe trattarsi di una prova di acconciatura, di un quiz sui Pokémon, potresti dover preparare dei Poké Bignè o, chissà cos’altro. Mentre la seconda fase è uguale ovunque. E, come ti avevo detto, è molto simile al saggio di recitazione delle Gare Pokémon. Personalmente non ho mai lavorato con un Pokémon di tipo volante, ma non dovrebbe essere troppo difficile.» Spiegò.
Non è molto rassicurante” Pensò Anita. «Vieni fuori, Vivillon!» La ragazza prese, dalla sua borsa la Poké Ball del Pokémon Farfascaglia e la lanciò, permettendo alla sua Pokémon di uscire.
«Direi che possiamo cominciare. Ricordiamoci che questa sarà la vostra prima performance a tema, per cui meglio evitare performance troppo elaborate. Dobbiamo fare qualcosa di bello, ma non dobbiamo fare il passo più lungo della gamba.» Serena scansionò la Pokémon dell’amica con il suo Smart Rotom. «Molto bene… ho avuto già alcune idee…»Anita si girò verso Serena. «Di già?» Anita non si rese conto di aver parlato a voce alta. «Vediamo come viene. Vivillon! Crea degli 
Energipalla!» Oridnò Serena. La Pokémon, dopo una breve esitazione, dovuta al fatto che non fosse Anita a dare il comando, seguì la direttiva della nativa di Kalos. Generò dalla parte superiore del corpo, una serie di sfere di energia di colore verde, che ricordavano una sorta di occhio. Erano come sospese in aria. 
«E ora colpiscile con Eterelama!» Dalle ali della Pokémon si generarono delle sottili lame d’aria, che colpirono le sfere di energia, facendole esplodere in tante piccole scintille di colore verdino. «Benissimo! Ora usa Sonnifero!»
Dalle ali della Pokémon si generò un sottile polvere dal colore dorato, che si unirono alle scintille di prima. «E ora controllali con Psichico!» Il corpo della Pokémon si illuminò di una tenue luce rosata, che, ben presto avvolse tutti i frammenti presenti in aria.
«Ora divertiamoci! Crea quello che desideri!» La Pokémon radunò i frammenti attorno alle sue ali, creando l’illusione di possedere delle ali gigantesche. 
Poco dopo radunò tutto in una sorta di grande spirale, che, per come rifletteva la luce, ricordava una sorta di galassia.
«Oh! Perdonami!» Cercò di scusarsi Serena. «Mi sono fatta prendere un po’ troppo la mano e…» La performer cercò di giustificarsi. «Ma no! Sei stata incredibile! Sembrava che Vivillon fosse un tuo Pokémon da sempre! Mi chiedo quale sia il tuo segreto.» Le rispose Anita. «Nessun segreto. Penso solo a cosa potrebbe rendere felice la gente che ti guarda, a come farla sorridere. È una lezione che ho imparato solo dopo molto tempo.» Rispose.
Nel mentre, i due ragazzi, erano tornati dai loro acquisti. Al negozio di bricolage avevano comprato delle tavole, di forma quadrata, alte all’incirca un metro e larghe altrettanto.
Avevano comprato anche delle tavole più piccole e dei chiodi, per creare dei supporti e un martello per montare la struttura. Al negozio di articoli sportivi, invece, avevano comprato diversi teli con dei bersagli, come quelli che si usano con il tiro con l’arco. «Mi chiedo che cosa tu abbia in mente.» Commentò Carlos, piuttosto incuriosito.
«Vedrai, vedrai. Devi solo darmi una mano a montarli.» Gli rispose Ash.
Appena giunsero al campo lotta, i due posarono il materiale che avevano portato. «E ora mettiamoci all’opera!» Lo invitò.
I due cominciarono a mettere su le strutture di tavole che avevano comprato. Non avevano delle istruzioni da seguire. Era tutto nella testa di Ash. 
In breve tempo, il progetto prese vita. Carlos rischiò di pestarsi le dita un paio di volte, ma per il resto tutto andò per il verso giusto. In una mezz'oretta, tutti e sei i bersagli erano stati costruiti.
Le ragazze avevano assistito a parte dei lavori, ed entrambe erano incuriosite da cosa Ash avrebbe voluto fare. Serena era ormai abituata ai metodi di allenamento, ma per Anita era ancora una novità.
Appena i bersagli furono pronti, l’allenamento poté riprendere. «Ancora non ho capito cosa tu voglia fare con questi cosi, ma va bene… sei tu il maestro.» Commentò Carlos.
«Il motivo per cui li abbiamo costruiti è molto semplice.» Rispose Ash. «Oltre ad Attacco Rapido, Umbreon conosce anche Neropulsar, Comete e Palla Ombra» Spiegò. «Esatto. Ma ancora non capisco.» Rispose Carlos. Ash ci rimase un po’ male. di solito era lui a non afferrare. «Attacchi come Neropulsar, Palla Ombra e Comete, permettono di lottare anche a distanza, solo che, per farlo, bisogna lavorare molto sulla precisione. I bersagli servono proprio a questo.» Finalmente anche Carlos comprese le intenzioni di Ash. 
«Per ora non ci concentreremo sulla potenza, ma sulla precisione. È inutile avere un grande potere, ma non saperlo controllare.» Spiegò. Carlos si limitò ad annuire.
«Ora ti daremo un piccolo esempio.» Ash prese dalla tasca la Poké Ball del suo Gengar. «Diamogli una piccola dimostrazione! Cerca di colpire uno di quei bersagli  con Palla Ombra. Dal più lontano che puoi!» Il Pokémon Ombra si allontanò dai bersagli di svariati metri. «Ma non sarà un po’ troppo lontano?» Commenrtò Carlos. «Stai a vedere.» Gli rispose Ash. «Vai con Palla Ombra!» Il Pokémon generò, da una delle braccia, una grossa sfera di energia oscura, dal colore violaceo. 
Era circondata da delle scariche di energia di un colore più chiaro, che ricordavano quasi delle scariche elettriche. Il Pokémon lanciò la sfera con una forza immane e colpì perfettamente il centro del bersaglio, facendolo esplodere.
«Che potenza!» Commentò Carlos, divertito. «Geghahahaha!» Il Pokémon non trattenne una risata. 
«Cosa aspettate? Ora tocca a voi!» Li invitò Ash. «Va bene! Vieni fuori!» Carlos mandò, nuovamente in campo il suo Umbreon. «Proviamoci!» Lo invitò. «Non conviene partire da troppo lontano.» Li guidò Ash. «Dove siete ora va bene.» Aggiunse poco dopo. «Va bene!» Rispose Carlos. «Ti senti pronto?» Chiese al suo Pokémon. «Eon!» Rispose. Sì. Si sentiva pronto.
«Allora usa Palla Ombra! Cerca di mirare al Bersaglio!» Dalla bocca del Pokémon si generò una sfera di energia dal colore violaceo, del tutto simile a quella generata da Gengar.
Provò a lanciarla contro uno dei bersagli. La sfera di energia colpì, a malapena, il bordo del bersaglio. «Forza, non abbattetevi! Ritentate!» Li incoraggiò Ash.
«E va bene! Riproviamoci! Usa Palla Ombra! Ma questa volta prendi bene la mira!» Il Pokémon cercò di concentrarsi, ma nemmeno questa volta riuscì ad ottenere grandi risultati. «Non dovete scoraggiarvi! Sono sicuro che ci riuscire!» Ash li incoraggiò di nuovo.
Nel frattempo, le ragazze si erano prese una piccola pausa, e stavano osservando i due, durante il peculiare allenamento. Erano sedute su di una panchina. Serena stava spazzolando la sua Delphox. Nel mentre, poco lontano dalla loro Allenatrice, Oshawott ed Herdier stavano giocando. Vivillon, invece, se ne stava più per le sue, svolazzando intorno alle due ragazze.
Il quadretto pacifico venne interrotto, quando, poco davanti al centro Pokémon, si fermò un gigantesco suv nero. Completamente nero. Nemmeno un accenno di cromature o qualsiasi cosa che potesse snellire la linea pesante di quel colosso. 
La portiera sinistra del colosso si aprì e dal mezzo uscì un signore sulla sessantina. Capelli bianchi, occhiali. Indossava un’uniforme blu scuro, con alcune decorazioni, che comprendeva anche un cappello dello stesso colore, e delle scarpe marroni. L’uomo fece il giro del mezzo e aprì la porta posteriore destra. Una piccola scaletta uscì dalla parte inferiore del mezzo, in modo da facilitare la discesa di chi era a bordo.
«Cosa aspetti?» Una voce stridula e fastidiosa provenì dal retro di quel suv. «Dammi una mano a scendere!» L’uomo si scostò leggermente. «Subito Signorina Mildred!» L’uomo accompagnò una giovane ragazza, non molto alta e di corporatura media. Aveva i capelli castano scuro con le punte azzurre. Indossava una camicetta rosa e una gonna marrone.
Aveva delle scarpe verdi, con un piccolo tacco. «Hei! Non così! Stai tirando troppo! Rischio di cadere!» Si lamentò. «Chiedo scusa, signorina!» Rispose l’uomo, in tono paziente.
I tre gradini erano terminati, e ora i due si stavano dirigendo verso il Centro Pokémon. «Hai fatto quello che dovevi con il Varietà?» Chiese. «Si. Signorina. Il pubblico avrà occhi solo per voi, credetemi.» La ragazza si limitò ad annuire.
Le ragazze, che subito avevano identificato con chi avrebbero avuto a che fare, e la ignorarono deliberatamente. I due ragazzi, inizialmente, nemmeno si accorsero della sua presenza, proseguendo l’allenamento iniziato precedentemente. 
La ragazza e l’autista avevano quasi raggiunto l’entrata del centro Pokémon. Nel farlo erano passati vicino al campo lotta, nel quale i due ragazzi si stavano allenando. Inizialmente, Mildred ignorò Ash, per concentrarsi su Carlos e sul suo Umbreon «Fossi in te, porterei Umbreon da un oculista!» Carlos venne preso da Ash per una spalla. «Alzare le mani è da immaturi. Sfidala in una lotta, piuttosto.» Gli propose. «Come vuoi! Se è così, allora non avrai motivi per rifiutare una lotta.» Propose Carlos. «Bah… anzitutto come ti permetti di darmi del tu. Nessuno ti ha autorizzato a farlo.» Rispose. «E poi… non mi pare che tu sia un Campione come Ash Ketchum.» Gli rispose seccata.  «Eccomi. In persona!» Si presentò Ash.
«Facciamo una cosa, Ash. Lottiamo. Se vinci te, sfiderò il tuo amico e il suo Umbreon ciecato. Per ora lui può far da arbitro… sempre che sia all’altezza.» La ragazza lanciò a Ash il guanto di sfida. Ash, nonostante avesse capito con chi aveva a che fare, decise comunque di darle una bella lezione.
«Pikachu, te la senti di lottare?» Chiese l’Allenatore. Il Pokémon Topo saltò dalla spalla del ragazzo e si schierò in campo. «E così hai scelto il tuo Pikachu? Eh! Allora io scelgo te! Hattrem!» Dalla Chic Ball, una speciale Poké Ball, principalmente nera e decorata e con delle fasce arancioni, uscì una Pokémon, dalla faccia rotonda, con  un collo molto stretto che si allargava verso il basso. Sembrava indossasse una sorta di gonna bitorzoluta che nascondeva dei  piedi, piccoli ed esili, di colore celeste. Tutto il corpo, ad eccezione del “petto" di colore bianco, era di colore rosa maialino. Le sue braccia,  esili e rosa, si sorreggono all'enorme cappello celeste. Il cappello del Pokémon era talmente sproporzionato rispetto al "cappello" facendo in modo che il Pokémon dondolasse, non facendolo toccare per terra. Il copricapo, di grandi dimensioni, e che ricordava quello di una strega, era decorato con dei pois bianchi di varia grandezza. Era poggiato per terra grazie a delle ciocche,di colore celeste, connesse, a loro volta, al cappello da strozzature rotonde di colore rosa. In punta era presente una forma quasi a saetta, di colore bianco, che ricordava quella di un cappello stregato. Parte dal cappello celeste sfumava dal rosa scuro al rosa confetto. Aveva degli occhi neri con pupille bianche con un riflesso rosa.
Carlos scansionò quella creatura con il suo Smart Rotom. «Hattrem. Pokémon Quiete. Tipo Psico. Zittisce gli avversari colpendoli con le nappe che ha ai lati della testa. È così forte da mandare KO con un colpo anche un pugile professionista. Mosse conosciute: Psicoraggio, Vorticolpo, Fogliamagica, Comete.» Carlos ripose il suo Smart Rotom nel borsello.
«Cominciamo noi! Hattrem. Usa Vorticolpo!» La Pokémon si mise a roteare su sé stessa. Le ciocche si illuminarono di rosso, e ruotavano a grande velocità. «Presto Pikachu! Vai con Codacciaio!» Ordinò Ash. Il Pokémon si mise a correre, con la coda che si illuminò di bianco, diventando dura come l’acciaio e affilata come una spada.
La rotazione della Pokémon si bloccò improvvisamente. «Oh no!» Commento la ragazza. «Usa Psicoraggio!» Ordinò. Dalla parte anteriore del corpo della Pokémon, iniziò a generarsi un raggio di energia dal colore rosato.
«Contrastarla con Elettrotela!» Ordinò Ash. Dalla coda del Pokémon, si generò una piccola ragnatela di elettricità, che lanciò contro l’attacco della sua avversaria. La tela si espanse ed inglobò l’attacco avversario e in seguito la Pokémon. 
«Liberati!» Ordinò la ragazza. La Pokémon generò da sotto le trecce delle foglie dal colore verde, tendente al viola. Tentarono di rompere la tela elettrificata. Senza successo. «Adesso facciamo sul serio! Usa Attacco Rapido!» Ordinò Ash. Pikachu si mise a correre a gran velocità, saltando da una parte all’altra, fino a raggiungere l’avversaria, facendola volare in aria. «E ora vai con Fulmine!» Dalle guance del Pokémon si generarono delle piccole scariche elettriche, che divennero sempre più grandi, fino ad avvolgere il corpo del Pokémon. la scarica, in una frazione di secondo, avvolse l’avversaria, facendola cadere a terra. «Hattem non è più in grado di lottare, il vincitore è Pikachu, di conseguenza il vincitore della lotta è Ash!» Carlos indicò la Pokémon, riversa a terra, non più in grado di lottare. «Ma ti sembra questo il modo? Tu sei un Campione e io una semplice Performer! Ti sembra questo il modo di comportarti?» Cercò di riprenderlo. «Non manco di rispetto a nessuno. E lottare seriamente è il nostro modo di rispettare l’avversario.» La ragazza sembrò ignorare le sue parole. «Se è così non lotterò contro il tuo amico.» Rispose, scocciata, prima di entrare al centro Pokémon. 
«Menomale che voi Performer non siete tutte così!» Commentò Anita. «Lei è un’eccezione. Ho avuto tante rivali, ma nessuna di loro è mai stata così altezzosa o così arrogante.» Rispose Serena «Ora però, riprendiamo il nostro allenamento!»
Gli allenamenti delle ragazze riprese, mentre i ragazzi decisero di concedersi ancora un po’ di pausa.
Dopo una quindicina di minuti, la ragazza, accompagnata dal suo autista, uscì dal centro Pokémon. Sembrava ancora non avesse ancora digerito la sconfitta. Dalla sua espressione sembrava, però, che non avesse finito di avere da dire.
«E così tu saresti una performer eh!» Si rivolse ad Anita. «Vestita così sciatta… e poi? Non pensi di farcela da sola? Hai davvero bisogno di una maestra come lei? La finalista della categoria Professionisti di Kalos?» Indicò Serena. «Lei se lo merita. Si impegna continuamente e cerca di migliorarsi in ogni momento. Non è una cosa da poco.» Rispose Serena.
«E poi, tra tutti i Pokémon, proprio uno così sciatto e triste come Vivillon! È forse questo il massimo a cui puoi ambire?» Commentò. «Seguendo questa logica, il massimo a cui tu puoi ambire sia Rellor.» La zittì Carlos. 
La ragazza battè i piedi a terra e si allontanò, scortata dal suo autista. «Vi rovinerò la carriera! A tutti!» Si voltò verso di loro.
«Finalmente ce la siamo tolta di mezzo.» Sospirò Carlos. «Non cantare vittoria.» Lo riprese Serena. «Parteciperà al Varietà. E, a quanto pare ho paura che questa potrebbe non essere una competizione onesta.» Aggiunse.
Il giorno seguente, le due ragazze si svegliarono alla buon’ora, per potersi, finalmente, occupare dell’abito di Anita. Le due ragazze si erano dirette al negozio di tessuti. Era appena aperto ed erano quindi le prime clienti. 
Serena aveva già in mente il tipo di vestito che avrebbe cucito all’amica. Comprati i tessuti necessari, le due si diressero al negozio di scarpe. Anche in questo caso, la nativa di Kalos aveva in mente che scarpe accoppiare all’abito. Sperava solo che fossero disponibili in quel negozietto che, contrariamente al negozio di tessuti non era fornitissimo.
C’erano diversi scaffali ricolmi di scarpe, ma la maggior parte di esse erano scarpe sportive. Le scarpe di taglio più elegante erano molto poche. E, il paio che aveva in mente, non era presente. Per sua fortuna vi era un paio molto simile.
Trovato il numero giusto, le due andarono a pagare alla cassa.
Andarono quindi in una gioielleria, dove comprarono degli orecchini, una collana e dei bracciali. Secondo Serena erano perfetti per l’amica e completavano alla perfezione l’abito che aveva in mente.
Anita dovette anche subire la tortura dei buchi per gli orecchini. Cacciò un urlo talmente potente da spaventare una colonia di Pidove che viveva poco lontano.
Le due ragazze, coi loro acquisti, non tornarono al centro Pokémon, ma si diressero ad una sartoria self service. Era un locale dove erano presenti tutti i materiali e tutti i dispositivi per poter lavorare agli abiti. Era anche presente del personale, per assistere chiunque si mettesse a lavoro. Il servizio era offerto ad un costo molto conveniente, e il locale era piuttosto popolare in città. Per questo motivo era piuttosto strano trovarlo vuoto, soprattutto  in un periodo come quello del Varietà.
Appena entrate, le due ragazze vennero immediatamente accolti da una giovane donna. Indossava una divisa marrone chiaro. «Benvenute!» le accolse. «Lasciate che vi accompagni ad una postazione.» Le invitò a seguirle. Superato l’ingresso, entrarono nel laboratorio vero e proprio. Svariati tavoli erano appoggiati contro le pareti. Su ognuno di essi vi erano tutti gli strumenti necessari. Dal metro alla carta per i modelli, ai gessi per trasferire il modello sul tessuto ad una macchina da cucire professionale. «Avete bisogno di una mano?» Chiese. «Per adesso no, ma ti chiameremo, non appena avremo bisogno. Mi chiamo Rossa»  Rispose Serena. 
Le due ragazze si tolsero le giacche e le borse e appoggiarono per terra le buste con quello che avevano comprato. «Meglio che mi metta subito all’opera.» Serena prese il metro dal banco di lavoro e cominciò a prendere le misure e ad appuntarsele.
Altezza, circonferenza, spalle, braccio, gambe…   prese ogni misura possibile ed immaginabile, più e più volte.
Voleva essere sicura del risultato. Passò quindi ai modelli in carta e poi al tessuto. Diverse ore dopo, il modello provvisorio era pronto. Serena si era concessa solo una breve pausa per mangiare qualcosa. Anche se, pure durante la breve pausa pranzo, si era trovata qualcosa da fare. «L’abito provvisorio è quasi pronto. Manca solo qualche altra piccola cucitura e potrai provarlo.» Anita si limitò a sorridere. «Sei fantastica!» Si complimentò. «Sicuramente l’abito andrà bene, ma non sono sicurissima dei tacchi. Te l’avevo detto anche prima. Quando cammino coi tacchi, sembro uno Slaking.» Nella stanza calò il silenzio, per alcuni istanti. «Io questo vestito lo pensato per abbinarsi a delle scarpe simili a quelle che abbiamo comprato. Non usarle sarebbe un vero peccato.» Rispose Serena. «Almeno proviamoci.» Anita, pur non molto convinta, 
si tolse le scarpe e indossò i tacchi appena comprati. «Non sono così male!» Commentò. 
«Ora prova a camminare!» La invitò Serena. Anita iniziò a muovere i primi passi, non senza fatica. Oscillava a destra e a 
sinistra. Camminava con passo incerto. «Capisci cosa intendo quando ti dico che sembro uno Slaking?» La ragazza, per non perdere l’equilibrio, dovette appoggiarsi ad uno dei tavoli per non cadere. «Devi mantenere la calma. Se vai nel panico, è anche peggio!» Le suggerì Serena, mentre riprendeva il suo lavoro. «Anche io, all’inizio, ho avuto difficoltà. Ho solo provato e riprovato. Non ci sono altre soluzioni.» Anita non sembrava molto convinta. Provò a rialzarsi  a fare qualche altro passo, ancora senza troppo successo. «Coraggio! Continua!» La invitò Serena, senza nemmeno distogliere lo sguardo dal suo lavoro. «Ancora qualche minuto e potrai provarlo.» Anita tentò di sorridere. «Bene.» 
Dieci minuti dopo, l’abito, con le cuciture provvisorie, era pronto. «Se vuoi, puoi iniziare a provarlo.» Serena richiamò l’amica, che si era allontanata di diversi passi. «Arrivo!» A piccoli e lenti passi, ma già con un’andatura meno claudicante, Anita raggiunse la nativa di Kalos. «Bene, ora vai in camerino, così puoi indossare il vestito, come lo indosserai domani.» Anita era spiazzata. «Ma siamo sole, adesso. E poi, basta che non mi guardi e posso cambiarmi anche qui.» La risposta di Serena non si fece attendere. «In camerino sarai da sola. Per cui è meglio che faccia tutto da sola.» Anita non se la sentì di controbattere e si diresse verso il camerino.
Si tolse le scarpe, per cui i suoi piedi già gridavano pietà, i jeans, la maglietta che indossava e la maglia intima. «Sono pronta!» Avvisò Serena. La nativa di Kalos la raggiunse rapidamente, tenendo il vestito con ancora le cuciture provvisorie.
«Eccolo qui!» Glielo passò attraverso un’apertura della tenda del camerino. «Fai attenzione come lo metti! Non è ancora definitivo.» Le ricordò di nuovo. Dopo alcuni minuti, la ragazza aveva indossato l’abito. «Fatto!» Rispose. «Allora puoi venire fuori, che così vedo se ci sono aggiustamenti da fare. E poi mancano un paio di dettagli.» Nessuna risposta. «Tutto bene?» Insistette Serena. «Si. È che ho paura sia un po’ troppo corto e un po’ troppo scollato!» Anita sembrava parecchio imbarazzata. «Non ti vergognerai di farti vedere da me!» Serena cercò di incoraggiarla. «E va bene!» Anita uscì dal camerino con l’abito indossato. Serena passò all’amica i guanti e attese che gli indossasse. «Ammetto che i guanti non gli ho cuciti io, ma gli ho solo decorati.» Serena si mise una mano davanti alla bocca. Quindi aiutò l’amica ad indossare l’ultimo accessorio dell’abito. Un grosso fiocco da legare alla vita. «Ora guardati!» La invitò Serena. «Wow! Sei davvero bravissima! É stupendo!» Si complimentò Anita. «Solo che ho paura che sia corto e scollacciato. E mi vergogno. Ho paura che possano giudicarmi e…» Anita cominciò a diventare paranoica. «Ma cosa dici!» La riprese Serena. «Sei bellissima.» Si complimentò.
Antia arrossì per quel complimento. «Ora però devo finire di cucire.» Le ricordò Serena.
Anita entrò nel camerino e si ricambiò nuovamente, riconsegnando l’abito a Serena che, senza esitare, si rimise all’opera, apportando le cuciture definitive.
Valérie le aveva insegnato come creare delle cuciture definitive facilmente rimovibili, per poter poi effettuare, in seguito degli aggiustamenti, qualora fossero necessari. Conclusa anche questa fase, l’abito era finalmente pronto, a tempo di record.
«Ta-dan! Il vestito è pronto!» Serena era felicissima della sua opera. «Giusto per essere sicure, è meglio che lo riprovi.» Serena invitò l’amica. Anita non oppose alcuna resistenza. «È perfetto!» Si complimentò Anita. «Ora, però provalo con le scarpe che abbiamo comprato. Poi pensiamo ai gioielli.» Anita obbedì. Dopo aver nuovamente indossato quelle scarpe maledette, proseguì indossando collana ed orecchini. Una volta pronta, uscì dal camerino. «Sei fantastica!» Si complimentò nuovamente Serena. «Dici così per non farmi sentire a disagio.» Le rispose. «Non mi permetterei mai!» Le rispose Serena. «Se proprio non ti fidi, possiamo chiedere a Rossa.» Anita rimase in silenzio. Forse il parere di una perfetta sconosciuta l’avrebbe aiutata a sentirsi più a suo agio?
Ad ogni modo, Serena aveva chiamato Rossa, per far sì che anche lei esprimesse un giudizio. Dopo alcuni minuti, la donna raggiunse le due ragazze. Notando Anita con il vestito perfettamente indossato e i gioielli, espresse la sua perplessità. «Come posso aiutarvi? Mi sembra che la tua amica indossi un vestito bellissimo. Le sta divinamente… mi chiedo quale sia il problema…» Chiese. «Nessun problema. Volevamo solo avere un parere esterno.» Rispose Serena. «Capisco. Ah… a proposito… visto l’ottimo lavoro che hai fatto… mi piacerebbe proporti di collaborare con noi. Potremo espandere i nostri servizi alla realizzazione di abiti sartoriali su misura.» Le propose. «Mi dispiace, ma adesso non posso accettare. Per ora preferisco dedicarmi ai Varietà.» Serena rispose senza esitare. «Va bene. Come desideri.» Rispose.
Anita si cambiò di nuovo, tornando ai suoi abiti normali. Nel farlo sentì una sensazione. Era come se fosse scattato un interruttore. Era questo quello che provava Serena ogni volta che andava in scena? Si era solo fatta dei complessi?
Ad ogni modo, le due ragazze tornarono al bancone e pagare. Le due ragazze fecero per andarsene, ma vennero fermate da Rossa. «Non avete preso la confezione!» La donna si inginocchiò e prese, da uno dei vani sulla scrivania, una confezione bianca. Su di essa era impresso il logo della sartoria. «Potete mettere il vestito qui dentro.» Le raccomabdò.
Le due ragazze seguirono il consiglio. Una volta messo il vestito nella confezione, le due ragazze se ne andarono. Era quasi il tramonto, tanto erano rimaste là dentro. 
Mentre uscivano dal negozio, le due ragazze si misero a chiacchierare.
«Mi chiedo cosa avranno fatto i ragazzi, in nostra assenza.» Si chiese Anita. «Secondo te?» Le rispose Serena. Anita rimase in silenzio. Non ne aveva proprio idea. «Immagino si stiano allenando.» Le rispose Serena. «Cosa ne dici, lo facciamo vedere il vestito ai ragazzi?» Chiese Anita, cercando di cambiare argomento. «Vorrei fosse una sorpresa. Il Varietà è domani pomeriggio. Domani mattina ci alleneremo di nuovo.» Le rispose Serena. Anita si limitò ad annuire. «Una domanda…» Fece Anita. «Dimmi tutto, non farti problemi.» Le rispose Serena. «Omai ci sono dentro, non posso più tornare indietro, ma puoi dirmi come mai mi hai chiesto così tanto di partecipare al Varietà?» Le chiese Anita. «Può sembrarti strano, ma né nei Varietà né nelle gare ho mai debuttato da sola. Avevo sempre accanto a me una persona che conoscevo. Era rassicurante. Certo. Non ho vinto al primo Varietà a cui ho partecipato, né alla prima gara a cui ho partecipato. Ma sono state comunque delle esperienze preziose. Forse più delle vittorie.» Anita rimase stranita. Non sapeva come rispondere. «Se tu vinci. Hai vinto. Nel caso dei Varietà è stato il pubblico a valutare la performance tua e dei tuoi Pokémon. Nel caso delle Gare è stata la giuria a valutare il lavoro tuo e dei tuoi Pokémon. Sai di aver vinto. Se perdi, invece, ti chiedi “come mai abbiamo perso?” o ancora “Cosa abbiamo sbagliato?” oppure “Cosa ha fatto meglio di me il mio avversario?”» Anita ci pensò alcuni istanti. «Non è poi così diverso dalle lotte in palestra. Per quello che ho potuto provare.» «Esattamente!» le rispose Serena. 
Nel frattempo, le ragazze erano giunte davanti al Centro Pokémon. E, come da previsione,  i due ragazzi erano nel bel mezzo di un allenamento. I progressi dell’Umbreon del ragazzo erano tangibili. 
Il giorno seguente, le due ragazze proseguirono con il loro allenamento. Anita appariva piuttosto nervosa. Forse perfino di più di quanto non lo fosse prima. Mentre Serena stava lavorando con Delphox, Sylveon e Pancham, e la sua Lilligant osservava, nervosamente. «Mi sento un po’ come te.» Anita si rivolse alla Pokémon dell’amica. «Senza qualcuno di cui fidarmi, mi sento persa.»  «Gant?»  la Pokémon era piuttosto perplessa. «Con l’aiuto dei nostri amici possiamo uscirne, e superare le nostre paure. Ma da sole non ci riusciremo mai.» 
I quattro pranzarono molto presto e si diressero al teatro dove si sarebbe svolto il Varietà. «Vorrei che Lilligant assistesse al Varietà.» Serena porse la Poké Ball della sua Pokémon a Ash. «So cosa è successo a Sylveon quando era ancora una Eevee. Non voglio ripetere lo stesso errore. Se dovesse impanicarsi…» Gli spiegò Serena. «Ho capito.» Rispose Ash. 
«Eccovi, ragazze.» Le accolse la stessa donna che, qualche giorno prima, le aveva iscritte al Varietà. «Seguitemi.» Le invitò.
«Quanto a voi due, ragazzi, beh. Le indicazioni su dove trovare le tribune, sono appese sulle pareti. Non potete sbagliare.» Spiegò loro. Ash e Carlos seguirono le indicazioni, e, per quanto fossero confusionarie e spesso contraddittorie, i due  riuscirono ad arrivare alle tribune. Erano i primi ad essere arrivati. «Questo teatro mi ricorda un po’ la casa che rende folli, non so se hai presente.» Carlos tentò di fare una battuta. «Certo, certo. Credo che gli altri spettatori si siano persi tentando di arrivare qui.» Gli rispose Ash.
I due ragazzi si accomodarono sulle tribune, in una delle file centrali, a metà altezza. Quei posti garantivano un’ottima visuale sul palco. «AHI!» Carlos provò a sedersi, ma qualcosa gli colpì il sedere. «Chi diavolo mette degli spuntoni sulle sedie?» Si lamentò Carlos. Ash, accorgendosi dell’errore dell’amico, controllò la sua poltrona, prima di sedersi.
Era una sorta di segnalino in plastica trasparente. Dentro c’era un foglio di carta, con un codice QR ed una scritta. “Scansiona il codice e segui le istruzioni per votare la miglior Performer” Ash scansionò il codice QR con il suo Smart Rotom. Sullo schermo del dispositivo si aprì un sito internet. «Quel coso dove sei seduto serve per votare le Performer.» Gli spiegò Ash. «Fai fare anche a me!» Gli rispose Carlos. Il ragazzo scansionò a sua volta il codice QR.
Come per Ash si aprì una pagina internet. 
Per votare la miglior Performer, da quest’anno, nella regione di Unima, si utilizzerà l’applicazione Poké Link. Ogni spettatore potrà registrare il suo profilo sull’applicazione e confermare la propria identità con la propria Scheda Allenatore, in modo da evitare votazioni di profili falsi. Potete scaricare l’applicazione a questo link.”
Lesse Ash, a voce bassa. Per il momento decise di non scaricare l’applicazione, continuando a leggere.
Per eseguire la registrazione del documento, è sufficiente andare nelle impostazioni del profilo, quindi nella sezione verifica identità. In questo modo potrai effettuare l’accesso al sito dedicato alla votazione. Il sito si trova nella bio dell’account @varietaunimaoffical, a cui potete accedere dal secondo link. Solo chi ha un profilo legato ad un documento di identità potrà accedere e quindi votare” Concluse.
Mentre i due ragazzi scaricavano l’applicazione ed eseguivano la verifica dei documenti, gli spalti iniziavano a riempirsi.
Entrambi erano piuttosto sorpresi dalla rapidità con cui l’operazione era avvenuta.
Nel mentre, le due ragazze, nei rispettivi camerini, stavano cominciando a prepararsi e a preparare i loro Pokémon. Ancora non avevano idea di cosa avrebbero dovuto fare nella prima fase. Per Serena era abbastanza strano. Solitamente le Performer venivano informate con diverse ore di anticipo, per potersi preparare. 
Ad Unima funzionerà diversamente” Pensò. Non dando peso alla questione. Dopotutto mancavano ancora due ore all’inizio. Era un ritardo tollerabile. 
Non avendo idea di quale sarebbe stata la prima fase, decise di agghindare, con diversi fiocchi colorati, la sua Sylveon, il Pokémon che considerava quasi come un Jolly. 
Aveva dimostrato, in diverse occasioni, di essere molto abile nell’adattarsi a diverse situazioni, per cui Serena decise di premiarla. «Ed ecco fatto!» La nativa di Kalos terminò di sistemare l’ultimo fiocchetto sulla sua Pokémon.
Mancavano appena tre quarti d’ora, e ancora nessuna sapeva in cosa sarebbe consistita la prova, quando, finalmente, qualcosa si mosse. Una persona bussò alla porta del camerino di Serena. «Posso entrare?» Chiese. «Si, un attimo!» Rispose. Prese la Poké Ball di Sylveon e la fece rientrare al suo interno. Poteva trattarsi di una rivale e non voleva rivelare i suoi piani. La ragazza aprì la porta e si rese conto di aver preso una precauzione eccessiva. La persona che aveva bussato era la stessa donna che si era occupata dell’iscrizione e che aveva accompagnato lei e Anita ai camerini.
Aveva in mano un buon numero di buste di carta. Ne consegnò una a Serena. «Ti servirà per l’esibizione a tema.» Detto questo si defilò, andando a consegnare le buste alle performer restanti.
Serena sperava, non tanto per lei, quanto piuttosto per la sua amica, che il contenuto della busta, potesse svelare in cosa sarebbe consistita l’esibizione a tema.
Aprì la busta e ne estrasse il contenuto. Oltre alla consueta chiave a spilla, da infilare nel vestito, per la seconda fase, necessaria per determinare la vincitrice, vi era anche una sopravveste rossa e un cappello. Oltre a quello c’era una spilla-chiave dal colore rosato.
«Bene! Quindi si tratterà di un quiz sui Pokémon.» Commentò. «Se sono come a Kalos…» Disse, mentre indossava la sopravveste e il cappello. Proseguì per l’andito, fino a raggiungere la stanza in cui le performer si sarebbero dovute incontrare, prima di esibirsi. Solo in quel momento, le performer, avrebbero potuto scoprire i loro turni.
«Hei! Biondina!» Una voce fece fermare la ragazza.Serena si girò di scatto. «Non chiamarmi biondina!» Serena si girò di scatto. Incrociò lo sguardo con una ragazza che indossava un abito nero. Elegante e coprente. Ancora non aveva indossato la sopravveste, né tantomeno il cappello. Anzi. Ne indossava uno tutto suo. Nero anch’esso. 
La ragazza in nero si tolse il cappello, rivelando i suoi capelli neri, posti in un’elaborata acconciatura. Posizionò il suo cappello davanti alla vita. «Chiedo perdono. Non ti avevo riconosciuta.» Si scusò, facendo un profondo inchino.
«Piacere di conoscerti. Mi chiamo Abigail. Però, ti prego. Chiamami Abby.» Si presentò. «Piacere, Serena» Serena le porse la mano. Abby fece altrettanto. «Di certo non mi aspettavo di trovarti qui.» Provò ad attaccare bottone. «Voglio dire… una performer e coordinatrice del tuo livello, qui tra noi… che siamo debuttanti o… quasi.» Aggiunse.  «Volevo riprendere da dove avevo lasciato.» Rispose la nativa di Kalos. «Io… invece… sono qui per mantenere una promessa.» Rispose la ragazza in nero. «Tu ormai sei abituata a questi posti. Per me è la prima volta. Mi chiedo a quante gare o a quanti varietà avrai partecipato prima di questo...» Aggiunse poco dopo. «Ogni volta è come la prima.» Rispose l’esperta Performer. «Per me è davvero la prima volta.» La ragazza infilò la mano nel suo vestito. «Questa me l’ha data mia madre.» La ragazza mostrò a Serena una vecchia chiave della Principessa. «È come un portafortuna.» Spiegò. «È la sua prima Chiave della Principessa.» Serena fece cenno alla ragazza di continuare. «Ho promesso a mia madre che sarei riuscita dove lei aveva fallito. Desiderava tanto vedermi qui. Ma se n’è andata prima. Ha voluto che almeno i suoi Pokémon potessero esibirsi con me.» Gli occhi della ragazza cominciarono a riempirsi di lacrime.


Abby era una ragazza come le altre. Qualche mese prima aveva appena ottenuto il diploma della Scuola per Allenatori. Era un po’ gelosa dei suoi compagni di classe. Tutti loro avevano deciso cosa avrebbero fatto, dopo il diploma.
Alcune delle sue compagne di classe sarebbero diventate delle Performer. Altre ancora avrebbero intrapreso la strada delle lotte in Palestra, come la maggior parte dei compagni di classe. Pochi di loro sarebbero partiti fuori da Unima, per intraprendere un viaggio all’estero. La sua migliore amica, Elena, avrebbe intrapreso un percorso di scambio, per continuare i suoi studi nella lontana regione di Sinnoh. 
Lei avrebbe voluto seguirla, e avrebbe anche potuto, ma non poteva fare altrimenti, pure con la consapevolezza che sarebbero passati ancora dei mesi.
Gli ultimi anni della sua vita non erano stati affatto facili. Suo padre era stato brutalmente ucciso in un attentato terroristico alcuni anni prima. Per un errore. Aveva avuto la sfortuna di avere la stessa macchina di un noto politico della regione di Unima. Perfino il numero di targa era molto simile. L’uomo, un normalissimo impiegato, morì sul colpo. I giornali ne parlarono per diverso tempo. 
Alcuni giornalisti avevano azzardato delle ipotesi anche piuttosto gravi nei confronti dell’uomo, costringendo la famiglia della ragazza a diverse azioni legali.
Sua madre aveva sempre fatto di tutto per non far mancare nulla alla ragazza. Aveva messo da parte tutti i soldi del 
risarcimento che le erano stati dati alla morte del marito. “Così avrai una solida base per il tuo futuro” le aveva detto sua
 madre. La madre della ragazza aveva dovuto trovare un lavoro. Diversi anni prima aveva tentato la scalata al trono di 
regina di Unima, ma, a seguito della gravidanza, si era dovuta ritirare dalle scene.
Senza l’affetto del padre, per Abby, la vita di tutti i giorni era diventata estremamente più difficile. Non solo a casa, dove doveva aiutare ancora di più la madre nelle faccende domestiche e nelle commissioni, o perché dovesse preparare da mangiare, quanto piuttosto a scuola.
Veniva spesso accusata di come, il suo essere orfana di padre le desse dei vantaggi nelle valutazioni o cose simili, o peggio ancora veniva accusata di corrompere i professori. In pochi non la accusavano e anzi, la difendevano.
Abby non fece in tempo ad elaborare il lutto del padre che, una nuova tragedia funestò i suoi cari. Inizialmente in maniera molto lieve. 
Sua madre non era a casa nei giorni in cui, di solito passava con lei.  “In questi giorni abbiamo molto lavoro da fare. Quindi ci hanno chiesto di venire a lavoro anche se, normalmente dovremmo essere a casa” si giustificava.
Abby, nei primi momenti, non faticava a crederle. La madre giustificava allo stesso modo anche i giorni in cui rientrava tardi la sera. 
Aveva associato la debolezza e la stanchezza della donna al fatto che lavorasse tanto, e lei non aveva detto nulla per smentirla. Abby, iniziò ad insospettirsi solo dopo diversi mesi. 
La madre utilizzava sempre la scusa del tanto lavoro. Tuttavia, ogni giorno che passava, rientrava sempre più tardi. Alcuni giorni non faceva quasi in tempo ad arrivare a casa, che subito doveva andarsene. 
Insospettita, uno degli ultimi giorni di scuola, Abby, decise di fare vela. Sapeva benissimo dove si trovava l’ufficio dove sua madre lavorava. Era un anonimo palazzo, non troppo distante dal teatro del Varietà Pokémon. 
La scuola per Allenatori, era da tutt’altra parte. 
Negli ultimi tempi, sua madre non andava più a lavoro a piedi, ma bensì in macchina. Altra cosa che la fece insospettire non poco. Era sempre stata una fanatica delle passeggiate e dell’ “Usa la macchina il meno possibile”.
Abby, pur consapevole dei rischi, raggiunse l’ufficio. Fece molta attenzione a non farsi scoprire. Guardò, con attenzione, tutte le auto parcheggiate, ma non riconobbe quella della madre.
Nonostante la grande attenzione, venne riconosciuta da una collega di sua madre. «Ciao, Abby!» Le fece. «Ma non dovresti essere a scuola?» Le chiese. Abby non rispose, limitandosi a scappare.
Abby tornò a casa, ma sua madre non arrivò che diverse ore dopo. Era quasi il tramonto. Abby era seduta sul divano, stava guardando la televisione. Sua madre si sedette accanto a lei. 
Era vestita come se fosse appena uscita dal lavoro, con un tailleur blu scuro e le sue solite scarpe con un basso tacco. Era chiaro che l’abito le stesse largo.
Negli ultimi tempi la donna, già di suo piuttosto magra, era ancora più dimagrita. «Ho saputo quello che hai fatto.» Esordì la donna. Abby sembrava un po’ spaventata. «Capisco che tu ti sia preoccupata. Avevi tutte le ragioni del mondo per esserlo.  Sei grande, hai quasi sedici anni. Tra pochi mesi diventerai un’Allenatrice e partirai per il tuo viaggio. Ed io ti prometto che sarò  lì con te.» Abby ci rimase male. Non sapeva che dire. «Come?» Chiese. 
«Ho cercato di tenertelo nascosto. Pensavo che fosse la scelta giusta. Ma sei riuscita a scoprire tutto.  Ormai da diverso tempo soffro di un male incurabile. Un giorno mi sono sentita male a lavoro e sono uscita per andare al pronto soccorso.
Feci degli esami e i medici si accorsero di qualcosa che non andava. Mi prescrissero diversi esami, per assicurarsi che quello fosse un falso allarme. Purtroppo non lo era.» Da allora mi misero sotto osservazione e dovevo andare in ospedale quasi ogni giorno. La situazione, con il tempo era peggiorata. Non so ancora per quanti giorni mi permetteranno di guidare o di passare del tempo a casa.»  Raccontò.
Abby non sapeva che fare. Strinse la mano della madre più forte che poteva. Non solo aveva perso suo padre, ma ora stava per perdere  anche lei. 
Il tempo passava e le condizioni di salute della madre di Abby peggiorarono ulteriormente. Ora la donna era costretta a letto in ospedale. La scuola era finita, e Abby, invece di godersi le vacanze estive, prima di iniziare il suo viaggio Pokémon, passava tutto il tempo possibile con la madre. Tutto quello che non aveva potuto passare nei mesi precedenti.
Ad Abby mancavano ancora due mesi per compiere sedici anni. Come ogni giorno era andata a trovare sua madre. 
Entrò nella stanza della donna, come ogni giorno. La stanza era in perfetto ordine. La televisione era spenta. Sul comodino vi erano dei libri. Sul settimino un cofanetto elegante. Era la prima volta che Abby lo vedeva.
«Abby!» Esordì la donna, con una voce soffocata, quasi impercettibile, non appena vide la figlia. «I dottori me lo hanno confermato. Non sarò qui il giorno in cui tu diventerai un’Allenatrice.» Sembrava che nella stanza fosse sceso il gelo. «Non posso mantenere questa promessa. Mi hanno dato una settimana di vita.» Sembrava che nel pronunciare ogni parola facesse uno sforzo immenso. «Per questo ho chiesto a mia sorella di portare quel cofanetto.» Abby non capiva. Cosa aveva a che fare quel cofanetto con tutto ciò? «La richiesta è stata accolta.» Disse. Ancora Abby non capiva. Era uno degli effetti degli antidolorifici? «La professoressa Aralia ha acconsentito a farti ricevere il tuo primo Pokémon in anticipo.» Abby rimase in religioso silenzio.
«Ho due cose da chiederti.» Aggiunse poco dopo. La figlia fece un piccolo cenno col capo. «Dimmi.» Rispose. «Vorrei che tu riuscissi dove io ho fallito. In passato sono stata una Performer Pokémon, ma non sono mai riuscita a diventare Regina di Unima. So che ti chiedo tanto. Ma sono sicura che tu ci riuscirai.» “Io… Regina di Unima?” Si limitò a pensare. Non si sentiva affatto adatta in quel ruolo. «Ti chiedo anche di prenderti cura dei miei Pokémon. Ti prego. Esibisciti con loro.
So che ti sto chiedendo tanto. Ma ti prego. So che sei la sola persona che può farlo.» Strinse con entrambe le mani una delle mani della figlia. «In quel cofanetto troverai tutto. Compresa la mia prima chiave della principessa. È una sorta di portafortuna.» «Ma io…» BIIIIIIIIPPPPPPPP un fortissimo segnale acustico riempì la stanza. «INFERMIERAAAA!»


Abby aveva gli occhi ricolmi di lacrime. Nemmeno Serena riuscì a trattenersi. «Sono sicura che lei sarà fiera di te.» Serena cercò di rassicurarla. «Ma ricordati che il pubblico qui è spietato.»  La avvertì, mentre si dirigeva verso la stanza in cui le Performer avrebbero conosciuto il loro turno, durante l’esibizione.
«E tu, con questa storiella, pensi davvero di impietosire le tue rivali.» Si udì una voce stridula e fastidiosa. «Lasciala perdere.» Le rispose Serena. «Aspetta!» Disse a bassa voce. «Dov’è Anita?» Fece per avvicinarsi al camerino dell’amica, quando Abby la fermò. «Chi è Anita?» Chiese. «È una mia amica. Anche per lei è la prima volta.» Le rispose Serena. 
La nativa di Kalos bussò alla porta del camerino dell’amica. «Sono pronta!» Rispose. «Dobbiamo già esibirci?» Chiese. «Non ancora, ma ci devono dire gli abbinamenti.» Rispose. Anita uscì dal camerino, e subito si accorse della presenza di una sconosciuta. «Quindi… tu sei Anita, giusto?» Chiese Abby. «Si. Molto piacere.» Timidamente la giovane allenatrice porse la mano alla ragazza in nero. «Io mi chiamo Abigail, però, per favore, chiamami Abby.» Si presentò. 
Prima che le due ragazze potessero fare ulteriormente conoscenza, dagli altoparlanti, una voce avvisò le performer che si sarebbero dovute presentare nella stanza principale. Le tre ragazze raggiunsero la stanza in cui sarebbe avvenuta l’estrazione. Era una stanza abbastanza grande, anche se piuttosto spoglia, vi erano diversi divani in cui sedersi. Davanti ad essi vi era un palchetto con un bussolotto. Accanto al piccolo dispositivo vi era la stessa donna che aveva registrato le ragazze e che poi le aveva accompagnate ai camerini. «Eccovi tutte.» Le accolse. «Pescate un numero.» Le invitò. 
Girò per la stanza con un cappello, a mo’ di offertorio, per permettere alle ragazze di estrarre un foglietto contenente un numero. Ora che ogni performer aveva il suo numero, la donna raggiunse il bussolotto. 
«Ora estrarrò il primo numero. La performer  che ha questo numero sarà la prima a far parte del gruppo A. Il secondo numero sarà la prima performer del gruppo B, e così via.» Spiegò.
Le ragazze diedero una rapida occhiata al numero che avevano estratto.
Le ragazze si limitarono ad annuire. Quelle erano le regole, non potevano fare altro che accettarle. 
La donna incominciò a far ruotare il bussolotto. Quindi, senza guardare, estrasse una pallina numerata.«Molto bene! La prima performer del Gruppo A è la numero 7!» Una ragazza, in mezzo al gruppo, si fece avanti. L’estrazione proseguì.
Serena era stata estratta come seconda del gruppo A, Anita terza del Gruppo B, Abby quarta del gruppo C e Mildred terza del gruppo D. «Come avrete intuito, l’esibizione a tema sarà un quiz sui Pokémon.» Spiegò la donna. «La struttura della prima fase è molto semplice. Vi abbiamo già divise in quattro gruppi da quattro. Ognuna di voi potrà usare un singolo Pokémon. Quest’ultimo, per permettervi di rispondere dovrà superare un percorso ad ostacoli. Appena il Pokémon ha superato il percorso, la performer corrispondente, potrà rispondere. La prima performer che risponde correttamente a tre domande, passerà alla fase dell’Esibizione Libera. Qualora, entro 30 secondi non desse la risposta, o desse la risposta errata, la mano passerà alla seconda. I Pokémon di tipo volante non sono ammessi. Qualora il Pokémon di una Performer ne attaccasse un altro, la performer verrà squalificata. TUTTO CHIARO??» Chiese, quasi urlando. «Chiarissimo!» Risposero le ragazze.
Intanto, sul palco, il pavimento era sprofondato nel terreno. «Che succede?» Chiese Carlos, piuttosto incuriosito. «Vedrai.» Gli rispose Ash. Il pavimento del palco era riemerso, completamente diverso.
Sul pavimento di legno scuro, prima vuoto, ora vi erano quattro postazioni. Uno per ogni performer. Poco oltre vi erano un percorso ad ostacoli, diviso in tre parti. Un piccolo percorso di slalom, con dei coni, un percorso con dei salti e una parete su cui arrampicarsi. Poco dopo, si spensero tutte le luci e si accesero alcuni riflettori. Diversi occhi di bue emisero del fumo colorato. Un uomo, alto e magro, vestito in giacca e cravatta, apparve. Indossava una grossa tuba nera. Portava un grosso bastone in legno e metallo. Sulla cima di esso un Klefki.
«Gentile pubblico, gentilissimo privato! Io mi chiamo Peter, e vi accompagnerò in questo spettacolare Varietà nella fantastica cornice della cittadina di Eolea. Tra pochi minuti faremo la conoscenza delle performer che si esibiranno oggi.
Home avete potuto notare dal palco, l’esibizione a tema tratterà un quiz sui Pokémon. Le performer che prima delle altre risponderanno correttamente a tre domande, passeranno alla fase successiva. Ma… conosciamo meglio le nostre concorrenti!» Il fumo nel palco si fece molto più denso. «E ora che succede?» Chiese Carlos. «Stanno arrivando.» Gli rispose Ash. «Lilligant! Vieni fuori! Serena sta per esibirsi!» La invitò ad uscire dalla Poké Ball. La Pokémon, si guardò intorno, terrorizzata. Centinaia, se non migliaia di persone. Decine di voci, indistinte. Si sentiva piccola. Piccola e sola. Tremava fortissimo. «Tranquilla. Serena arriverà presto.» Ash cercò di rassicurarla. Nel mentre, sul palco, erano apparse le prime quattro Performer, tra cui Serena. Lilligant sembrava felice di vedere la sua Allenatrice, per quanto fosse lontana.
«Ed ecco le nostre bellissime concorrenti!» Le presentò. «La nostra prima concorrente è Erina!» Indicò con la punta del bastone una ragazza dai capelli castano chiaro, con degli occhiali rotondi, che celavano degli splendidi occhi azzurri.
«Direttamente dalla lontana regione di Kalos, Serena!» Indicò con il bastone la nativa di Kalos. «Terza Performer Misha!» Indicò una ragazza dai capelli rossi, a caschetto, poco più lunghi di quelli di Serena. «La quarta concorrente di oggi è Christie!» Indicò una ragazza dai capelli violetti e dagli occhi castani.
«Ragazze, se siete pronte, fate uscire i vostri Pokémon!» Le invitò Peter. Le quattro ragazze fecero uscire i loro Pokémon dalle rispettive Poké Ball. Per Erina un Axew, per Serena la sua Sylveon, per Mischa un Purrloin e per Christie un Deerling. 
«Allora possiamo cominciare! Ora vi farò la domanda. Vi ricordo che, per regolamento, vostri Pokémon potranno partire solamente dopo che avrò concluso la domanda.» Le ragazze e i loro Pokémon fecero un piccolo cenno affermativo.
«La domanda è la seguente. L’abilità Morbidone rende i Pokémon che la possiedono più resistenti agli attacchi da contatto, come Morso o Azione, ma gli rende più esposti alle mosse di quale tipo?» Sullo schermo dietro alle Performer apparve l’immagine di un Bewear e di un Wooloo. 
I quattro Pokémon si misero a correre, superando il percorso senza troppi inconvenienti. Axew sembrava leggermente attardato. 
Nella seconda fase Sylveon aveva accumulato un leggero vantaggio, che avrebbe poi sfruttato nella fase successiva.
Alla fine, la Pokémon della nativa di Kalos fu la prima ad arrivare. 
«Benissimo!Serena, a te la parola!» La invitò Peter. «La risposta è Fuoco.» La ragazza rispose in modo piuttosto convinto. 
«E la risposta è…» Peter fece una breve pausa.  «Corretta!» Altra brevissima pausa. «E la Performer Serena guadagna un punto!» Il pubblico esplose in un fragoroso applauso, facendo spaventare terribilmente Lilligant. 
«Hey! Dove vai!» Si sentì la voce di un ragazzo, che sembrava stesse inseguendo qualcosa o qualcuno. Non sembrava ben definibile. «Fermati! O ti faccio tornare nella Poké Ball!» La voce si era fatta più vicina.
Pochi istanti dopo, davanti ai ragazzi apparve un piccolo Pokémon dall’aspetto felino. Il suo corpo era ricoperto da del pelo verde chiaro e scuro. Le sue orecchie erano verdi all’esterno, mentre, nella parte interna erano di un colore verde più pallido. Sul petto era presente un ciuffo di pelo. Attorno agli occhi era presente una macchia verde che ricordava una foglia. Aveva due denti appuntiti nella mascella superiore, una coda vaporosa e piccole zampe prive di dita visibili.  
«E che Pokémon è questo?» si chiese Carlos, mentre lo inquadrava con il suo Smart Rotom. «Sprigatito, Pokémon Erbagatto. Tipo Erba. Esemplare maschio. Il dolce profumo che emana dal corpo incanta chiunque si trovi nelle vicinanze e si intensifica quando il Pokémon si espone al sole. Mosse conosciute: Graffio, Attacco Rapido, Fogliame. È uno dei Pokémon iniziali consegnati ai giovani allenatori della regione di Paldea.» Carlos ripose il suo dispositivo in tasca. «Eccoti qui!» Ad Ash e Carlos si avvicinò un ragazzo di circa vent’anni, un po’ più alto di Ash, che prese in braccio il Pokémon Erbagatto.
«Spero che questo piccolino non vi abbia causato problemi!» Il Pokémon Gatto estese uno dei suoi artigli e graffiò il ragazzo che lo teneva in braccio. «Cosa vuoi?» Chiese il ragazzo. Il gatto indicò con una delle sue zampe, la Lilligant di Serena. «Meow!» 
«E così sei venuto qui per lei?» Chiese il ragazzo, che nel frattempo aveva fatto scendere il Pokémon. Appena si avvicinò alla Pokémon di Serena cominciò a giocherellare con le sue zampe, emanando un dolce profumo.
«Scusatemi! Non mi sono nemmeno presentato!» Il ragazzo fece un piccolo inchino. «Mi chiamo Oscar. Piacere di conoscervi!» Una volta finito il giro di presentazioni, Oscar si sedette accanto ai ragazzi, quindi si mise ad osservare i due Pokémon di tipo Erba. «Sono felice di vedere che il Pokémon di mia sorella abbia trovato un’amica.» Commentò. «Uh?» A Carlos tutto questo sembrava piuttosto strano. «Vedete…» Introdusse Oscar. «Mia sorella ha fatto un anno di scambio studentesco un una prestigiosa scuola della regione di Paldea. Un bel posto, sebbene sia piuttosto fuori mano. A lei è stato donato proprio uno Sprigatito come primo Pokémon. Per quanto vada d’accordo sia con me che con lei, non siamo mai stati in grado di fargli fare amicizia con gli altri Pokémon.» Spiegò. «Beh, visto che sei il Campione del Mondo…» Si rivolse ad Ash. «Magari potresti darmi qualche consiglio.» Ash non sapeva che rispondere. «Così, su due piedi non so come aiutarvi. L’amicizia tra Pokémon funziona come tra noi persone. Ci sono persone che fanno amicizia in poco tempo e persone che ci mettono tanto, tanto tempo. Lo stesso vale per i Pokémon» Il ragazzo accarezzò il suo Pikachu. «Il solo consiglio che posso dare è di non forzarlo. Vedrai che con il tempo tutto andrà per il meglio.» Oscar lo guardò in modo strano. «Tutto qui?» Chiese. Ash si grattò la testa. «Non sono uno psicologo Pokémon, ma nel corso della mia carriera da Allenatore ho capito che bruciare le tappe non è mai una scelta giusta.» Speigò.
Nel mentre che i due parlavano, alle performer erano state somministrate delle altre domande. La prima era stata “Quali 
Pokémon si evolvono con la Metalcoperta?” Domanda alla quale Serena aveva risposto correttamente, indicando Scyther e la sua evoluzione Scizor e Onix e la sua evoluzione Steelix.  
La seconda domanda, a cui non aveva risposto Serena, ma bensì Christie, era stata “Shelmet si evolve in un modo molto particolare, quale?” A cui la performer aveva risposto in maniera corretta, spiegando come Shelmet si evolva in Accelgor  quando viene scambiato con un Karrablast. E che, al contempo Karrablast si evolva in Escavalier.
«E ora la quinta domanda…» Dopo la chiacchierata con Oscar, Ash e Carlos ripresero a seguire il Varietà. «Senza contare la forma Gigamax e la colorazione cromatica, quante varietà di Alcremie esistono?» Chiese Peter. Anche in questo caso non rispose Serena, ma una sua rivale, Mischa. «Sessantatré.» Rispose, correttamente la rivale. «Molto Bene!» Commentò Peter. «Siamo a due domande corrette per Serena, una per Christie e una per Misha. La prossima domanda sarà quella decisiva?» Chiese. «Possiamo procedere con la prossima domanda. Qual è il solo Pokémon ad avere più di una forma regionale?» La sfida tra i Pokémon era più aperta che mai.  Alla fine fu la Sylveon della nativa di Kalos a spuntarla. «Bene! Serena… sai la risposta?» Chiese Peter. La nativa di Kalos non ci pensò un secondo. «Meowth!» Rispose.
«E la risposta è Corretta!» Il pubblico scoppiò nuovamente in un fragoroso applauso. «Questo vuol dire che la prima performer a passare alla fase di Esibizione libera è la Performer Serena!» Annunciò Peter. Ennesimo applauso da parte del pubblico, a cui si aggiunsero anche le sue avversarie. 
Tempo di sgomberare il palco e di permettere all’emittente televisiva che trasmetteva l’evento di mandare in onda la pubblicità, che arrivarono le quattro Performer che si sarebbero esibite in seguito, tra cui Anita. La giovane Allenatrice sembrava piuttosto spaventata. Quel posto e tutte quelle persone la mettevano terribilmente a disagio. 
«E ora diamo un caloroso benvenuto ad altre quattro meravigliose Performer!» Il pubblico esplose in un fragoroso applauso. «Ma conosciamo meglio le concorrenti!» L’uomo indicò con il bastone la prima concorrente. Una ragazza dai capelli rossi e dagli occhi di un’insolita colorazione viola. «Vi presento Wakaba, una Performer debuttante che proviene dalla lontana regione di Johto! Come l’attuale regina di Unima, del resto… sarà un segno di buona fortuna?» Passò poi alla seconda concorrente. Una ragazza dai capelli viola chiaro e degli occhi dello stesso colore. «E ora vi prego di fare la conoscenza di Heidi!» Altro applauso da parte del pubblico. «E ora un’altra performer debuttante! Direttamente dalla piccola Soffiolieve… Anita!» Altro applauso da parte del pubblico. Pochi istanti dopo, presentò la quarta concorrente. Una ragazza dai capelli arancioni e dagli occhi color ambra. «Ed ecco la quarta concorrente! Tara!» In seguito all'ennesimo applauso da parte del pubblico, Peter invitò le Performer a schierare i loro Pokémon. Per non violare il regolamento, Anita si trovò costretta a schierare un altro Pokémon. In particolare il suo Oshawott. 
Appena uscito dalla Poké Ball, il Pokémon Lontra guardò la sua Allenatrice con aria perplessa. «Sha?» Il Pokémon di tipo Acqua si sentiva esattamente come la sua Allenatrice. Catapultato in un posto sconosciuto che lo metteva piuttosto a disagio. «Forse avrei dovuto avvisarti…» Tentò di scusarsi. «Ma non avevo altra possibilità.» Cercò di spiegare. «Sha!» Rispose fieramente il Pokémon.
Wakaba schierò un Marill, Heidi una Alcremie Bonbonfragola, e Tara, invece una Litten.
«Benissimo! Allora possiamo partire.» Annunciò Peter. «Come sempre, prima di poter rispondere, il vostro Pokémon dovrà superare il percorso ad ostacoli.» Spiegò. 
«Ma ora cominciamo con le domande! Senza considerare megaevoluzioni e forme alternative, quante sono le forme evolutive finali di tutti i Pokémon iniziali ad avere due tipi?» Appena conclusa la domanda, i Pokémon delle ragazze partirono, cercando di superare il percorso. Tutti tranne l’Oshawott di Anita, che rimase fermo ai blocchi di partenza. «Forza, Oshawott! Io credo in te!» Cercò di incoraggiarlo. Ormai non poteva più vincere, ma non voleva deludere la sua Allenatrice. A vincere il primo round fu la Litten di Tara. «Bene! Litten ha vinto la sfida! Tara sai la risposta?» La ragazza non esitò un singolo istante. «Sono diciassette!» Rispose. «E la risposta è… Corretta!» Peter, dopo aver atteso che i Pokémon tornassero ai blocchi di partenza, prima di formulare la seconda domanda. «Proseguiamo pure con la seconda domanda. Quanti Fossili Pokémon sono stati scoperti fino ad oggi?» I diversi  Pokémon partirono. Questa volta Oshawott partì insieme agli altri Pokémon, ma non riuscì ad arrivare per primo. Concluso il percorso, il Pokémon si girò verso la sua Allenatrice, con aria delusa. Di sicuro non si aspettava che la ragazza gli sorridesse.
A spuntarla, questa volta fu Marill. «Allora, questa volta sarà Wakaba a rispondere. La domanda è la seguente: Quanti e quali sono i Golem Leggendari?» La ragazza si mise la mano davanti alla bocca alcuni istanti, prima di rispondere. «Sono cinque. Registeel, Regice, Regirock, Regidrago, Regieleki» Rispose.
Dagli spalti, la reazione di Carlos era sempre più preoccupata. L’amica non aveva ancora risposto a nessuna delle domande.
«Pensi che possa riuscire a passare?» Chiese Carlos. «Credo di si. Dopotutto ha fatto solamente due domande! Calmati!» gli rispose Ash, cercando di non farlo preoccupare. Quasi profeticamente, al terzo round, Oshawott riuscì ad arrivare per primo. «Alla terza domanda sarà Anita a rispondere per prima. La domanda è la seguente. Quali Pokémon possono avere l'Abilità Velencura? Vi ricordo che l’abilità Velencura permette ad un Pokémon di non soffrire l’avvelenamento. Ma, mi raccomando! Se un vostro Pokémon è avvelenato, portatelo comunque al  Centro Pokémon!» Cercò di fare una battuta.
«Sono Shroomish, Breloom e Gliscor» Rispose la ragazza. «E la risposta è corretta!» Annunciò. 
Dopo aver atteso che i Pokémon tornassero alle loro postazioni, la sfida riprese. 
Nemmeno in questo caso l’Oshawott di Anita riuscì a vincere. Il Pokémon che arrivò per primo fu la Litten di Tara. «Molto bene, Tara! Ecco la tua domanda. Quante pietre evolutive sono conosciute, ad oggi?» La ragazza rispose subito. «Sono dieci.» Peter sorrise. «La risposta è esatta! E ora Tara è a quota due risposte corrette! Ancora una risposta corretta e potrai accedere alla fase successiva. Ma ora proseguiamo!» Era già tempo della domanda successiva “Quante e quali sono le forme di Lycanrock?” Domanda alla quale Anita rispose correttamente. Indicò come le forme fossero tre. La forma giorno, la Forma Notte e la Forma Crepuscolo. Appena i Pokémon tornarono alle postazioni, Peter formulò l'ennesima domanda, non prima di aver fatto notare al pubblico come ora le contendenti per la vittoria fossero due. Finalmente l’uomo formulò la domanda. 
«Qual è la sola linea evolutiva di Pokémon ad avere il tipo Veleno e Volante?» I Pokémon delle ragazze, soprattutto Litten e Oshawott, Alla fine fu quest’ultimo a spuntarla. «Sono Zubat, Golbat e Crobat.» Rispose Anita. «E la risposta è corretta!» Annunciò Peter. «Questo vuol dire che Anita passa al round di Esibizione Libera!» Dei turni successivi passarono Abby e Mildred.
Come da tradizione, vi fu una pausa tra le due fasi, per permettere allo staff di sistemare il palco e permettere alle performer rimaste di preparare gli ultimi dettagli.
Anche in questo caso, per evitare favoritismi, le quattro Performer si sarebbero esibite in ordine casuale. Serena si sarebbe esibita per seconda, mentre Anita per quarta. La prima ad esibirsi fu Abby.
La Performer indossava un elegante abito nero, piuttosto lungo e coprente. Indossava dei guanti, neri ed eleganti, e un cappello, anch’esso nero.
«Diamo nuovamente il benvenuto alla performer Abby!» Peter la presentò nuovamente. Il pubblico la accolse con un caloroso applauso. Stavano applaudendo tutti tranne Oscar. Ash e Carlos dedussero che la performer in nero e i suoi Pokémon avevano eliminato la sorella. Appena ricevette l’ok, la ragazza mandò in campo i suoi Pokémon, una Gothitelle e un Houndoom. 
La ragazza ordinò al Pokémon Buio di usare Lanciafiamme e alla sua Gothitelle di usare Psicoraggio.
I due attacchi si unirono in una sorta di colonna dal colore violaceo, avvolta da delle fiamme. Pochi istanti dopo ordinò al 
Pokémon Buio di usare Neropulsar e alla Pokémon Corpoceleste di usare Palla Ombra, ordinando ad entrambi di colpire la colonna creata in precedenza.
Quindi, per concludere l’esibizione, ordinò al Pokémon Buio di colpire la creazione con un poderoso Fuocobomba, che distrusse la colonna in numerosissime scintille colorate. La giovane fece un profondo inchino, rivolgendosi al pubblico, facendo intendere che la sua esibizione fosse terminata.
«Ed ecco la fantastica esibizione della Performer Abby!» Annunciò Peter. «Vi ricordo che, prima di votare dovrete aspettare che tutte le Performer si esibiscano.» Ricordò l’uomo. Dopo di Abby toccò a Serena, indubbiamente la Performer più esperta. La ragazza indossava una camicia  bianca con delle maniche lunghe, decorate da delle balze attorno ai polsi. Era coperta da una sorta di sopravveste marrone chiaro, con la parte inferiore della gonna, che arrivava poco sopra il ginocchio, era decorata con il pizzo di un marrone più scuro. La parte inferiore della gonna era decorata da una sorta di spartito rosso che avvolgeva la parte inferiore della gonna. L’abito presentava infine due fiocchi, uno sul petto, di colore rosso e uno attorno alla vita marrone come il pizzo. Anche la nativa di Kalos dovette attendere il segnale prima di potersi esibire. 
Appena ottenuto l’ok, la nativa di Kalos cominciò con la sua esibizione. 
La ragazza schierò Pancham e Sylveon. Entrambi i Pokémon indossavano alcuni accessori, Sylveon aveva diversi fiocchi che impreziosivano il suo aspetto, mentre Pancham indossava i suoi classici occhiali da sole rossi con gli spuntoni.
Pancham iniziò l’esibizione colpendo il terreno con un potente pugno e generando dal terreno degli enormi massi appuntiti, in cui in Pokémon iniziò a saltare con acrobatiche evoluzioni.
Contemporaneamente, Sylveon si era alzata in aria, sospinta dal suo Vento di Fata. Pochi istanti dopo, la Pokémon generò delle sorta di stelle dorate che scagliò, rimanendo sospesa in aria. Contemporaneamente Pancham generò da suoi arti superiori una sorta di fascio di anelli di energia dal colore violaceo, che colpirono le stelle, generando un’esplosione di scintille colorate. Pochi istanti dopo, il Pokémon Briccone colpì nuovamente i massi che aveva generato, facendoli esplodere in una polvere azzurrina. 
Sylveon generò nuovamente dei raggi di energia dalla forma di stelle, lanciandole in direzione di Pancham, che le colpiva a ripetizione, facendole esplodere in scintille colorate. La nativa di Kalos, come da tradizione, terminò la sua esibizione con un profondo inchino. 
Dopo l’esibizione di Mildred, che non fu particolarmente degna di nota, nonostante il suo tentativo di camuffare cercando di sorridere al pubblico. Sembrava quasi che avesse delle grosse aspettative nei confronti del pubblico.
Dopo la deludente performance di Mildred, toccò ad Anita. 
La ragazza, che per l’occasione, indossava un vestito per la maggior parte blu scuro, senza spalline. La gonna, piuttosto corta, presentava diverse pieghe, e, nella parte inferiore era decorata con un tessuto in pizzo dello stesso colore. In vita, il vestito presentava un grosso fiocco dal colore più chiaro. Aveva poi dei guanti, dello stesso colore del vestito. Ai piedi dei tacchi di colore blu scuro.
Per quanto avesse bene in mente gli incoraggiamenti di Serena, la ragazza aveva ancora paura di esibirsi. Temeva il giudizio altrui, o ancora di fare una brutta figura davanti a chissà quante persone. Anche lei, come da regolamento, dovette attendere il segnale prima  di esibirsi. 
«Proviamoci, Vivillon! Crea degli Energipalla!» Ordinò Anita. La Pokémon generò dalla parte superiore del corpo, una serie di sfere di energia di colore verde, che ricordavano una sorta di occhio. Erano come sospese in aria. 
«E ora colpiscile con Eterelama!» Dalle ali della Pokémon si generarono delle sottili lame d’aria, che colpirono le sfere di energia, facendole esplodere in tante piccole scintille di colore verdino. «Benissimo! Ora usa Sonnifero!»
Dalle ali della Pokémon si generarono dei raggi di energia a forma di stella, lasciando  di stucco la ragazza e il pubblico. Anita sembrava piuttosto stranita. “Non le avevo detto di usare Sonnifero?” Pensò. Nonostante l’imprevisto, la ragazza decise di proseguire con la sua esibizione.
«E ora usa Energipalla!» La Pokémon generò dalla parte superiore del corpo, una serie di sfere di energia di colore verde, che ricordavano una sorta di occhio, che si unirono ai raggi a forma di stella.
«Ora distruggibile con Eterelama!»  Dalle ali della Pokémon si generarono delle sottili lame d’aria, che colpirono le sfere di energia, facendole esplodere in tante piccole scintille di diversi colori. «Ora divertiamoci! Usa Psichico per creare quello che desideri!»La Pokémon radunò i frammenti attorno alle sue ali, creando l’illusione di possedere delle ali gigantesche. 
Come anche Serena, la giovane Allenatrice concluse l’esibizione con un profondo inchino.
«E ora che tutte le Performer si sono esibite…» Pierre sbucò apparentemente dal nulla. «Il pubblico e… il privato potranno votare!» Le performer si radunarono dinanzi al pubblico. 
Dietro le Performer vennero proiettate delle immagini identiche alle chiavi, chiavi che erano appese ai vestiti delle ragazze.
Ogni chiave si riempiva sempre di più mano a mano che i voti per questa o quella Performer aumentano, fino a quando Peter dichiarò lo stop al televoto. «E la vincitrice è… la Performer Serena!» Dichiarò Peter. Il pubblico in teatro applaudì fragorosamente. La nativa di Kalos aveva vinto il suo primo Varietà.
L’uomo consegnò alla nativa di Kalos la chiave della Principessa. Una chiave dorata, decorata nel manico con delle pietre preziose. Era piuttosto pesante. «E come promesso… verrai intervistata dalla prestigiosa rivista Allenatori.» Spiegò.
Per la cronaca Anita si classificò in seconda posizione, Abby in terza e Mildred in quarta ed ultima posizione. Non nascondendo un certo disappunto.
Alcune ore dopo, Pierre accompagnò il gruppo nello stesso albergo dove alloggiava. Non era troppo distante dal teatro dove aveva avuto luogo il Varietà. «Lo staff del giornale ha scelto di intervistarti qui. Hanno preso una stanza apposta.» Spiegò.
L’uomo entrò nell’albergo ed invitò i quattro ad entrare. «La stanza che hanno preso è esattamente accanto alla mia.» Spiegò. I cinque, dopo aver superato il banco della reception, raggiunsero l’ascensore, per salire al quinto piano. «La stanza che hanno preso è la 505. È quella lì.» La indicò. Il gruppo si separò dal conduttore, dirigendosi della stanza dove alloggiavano i giornalisti. Serena, che era poco davanti agli altri, si apprestò a bussare alla porta. Dopo alcuni istanti un ragazzo aprì la porta. Era un ragazzo alto più o meno come Ash, dai capelli molto corti e dai grossi occhiali. Indossava una giacca sportiva e un paio di Jeans. «Entrate pure!» Li invitò. «Io mi chiamo Lewis. Presto conoscerete la mia collega, Angela. Adesso si sta preparando.» 
Dopo il consueto giro di presentazioni, il gruppo poté accedere all’interno della stanza. Una  stanza era piuttosto grande e rifinita. Quadri appesi alle pareti, specchi. Non mancavano nemmeno dei mobili in legno privato e dei soprammobili, altrettanto raffinati. 
Dopo essersi accomodati e aver anche ordinato qualcosa dal servizio in camera, finalmente si poté procedere con l’intervista. Intervista non tenuta dal ragazzo, ma da una giovane donna, poco più bassa di lui. Anche lei, come il collega, era vestita in maniera abbastanza informale. 
Angela prese, da una borsa poco lontano, una telecamera. Era realizzata in plastica nera e aveva un grosso obiettivo, anche esso nero. Da un’altra borsa estrasse un treppiede.
«Farete anche il video?» Chiese la nativa di Kalos, in tono preoccupato. «In questo caso meglio che mi dia una sistemata. Adesso sono un disastro!» aggiunse. «Ma no! Vai benissimo così!» Ash cercò di rassicurarla, facendola arrossire. «Ma… per caso… siete fidanzati?» Chiese Angela. Non ricevette risposta. Tuttavia poté notare come, nella stanza, fosse calato il gelo.
«Dicevo così… per dire…» Cercò di giustificarsi. «Pensa che scoop sarebbe stato! Il Campione del mondo e una delle Performer e Coordinatrici più famose e…» Nessuna reazione.
Ci vollero diversi minuti prima che la situazione si sciogliesse e tornasse un minimo di normalità. Solo in quel momento, Lewis accese la telecamera, puntandola sulle due, sedute sul divano una accanto all’altra.
«Se ti senti pronta, possiamo cominciare.» La invitò Angela. Serena si limitò ad annuire. «Molto bene allora. Possiamo cominciare. E da dove partire se non dall’inizio? Come hai iniziato la tua carriera di Performer?» chiese. «Beh… in realtà è molto semplice. Quando sono partita per il mio viaggio Pokémon, non avevo la minima idea di che strada scegliere. Fino a quando non conobbi una ragazza che oggi è una delle mie migliori amiche, Shana. È stata lei a darmi l’ispirazione per diventare una Performer.» Raccontò. «Interessante. Ormai se un’esperta, ma immagino che all’inizio possa essere stato strano… quindi, potresti raccontare come è stato debuttare al Varietà?» «La prima volta è stato un completo disastro. Ero totalmente inesperta e non sono nemmeno riuscita a superare la fase di performance a tema. Dovevamo vestire un Pokémon, con i diversi accessori che ci venivano dati. Solo che, esagerando coi nastri, durante la sfilata, Fennekin inciampò sui suoi stessi nastri e…» Angela annuì. Il resto della storia era chiaro. «Passiamo oltre. Dopo tutti i fatti della guerra di Kalos, contro il Team Flare, sei passata alle gare Pokémon, partendo da Hoenn…e sei diventata, in breve una famosa coordinatrice… ma come mai hai deciso di tornare ai Varietà?» «Si, con le gare abbiamo ottenuto dei buoni risultati e abbiamo partecipato a diversi Gran Festival, ma… era chiaro che quello non fosse il nostro vero obiettivo.» «E così sei tornata ai Varietà, proprio qui ad Unima. Ma… con tutta l’esperienza di anni di gare… non pensi che questo sia un vantaggio ingiusto sulle tue avversarie?» «Non penso sia ingiusto. Non possiamo nascondere la nostra esperienza. E poi anche le mie avversarie hanno dimostrato di saperci fare.» «Capisco. Altra domanda. Rispetto a tante altre Performer e coordinatrici, di Unima e non solo, hanno sei o più Pokémon, come mai te ne hai solo tre?» «Io non catturo Pokémon solo per fare numero. Tutti i Pokémon che ho catturato li ho catturati perché loro hanno scelto di venire con me.» «Altra domanda. Ti sei mai sentita una “predestinata” perdona il termine…» Serena cercò di trattenere una risata. «Per quanto sarebbe bello sentire “La Predestinata vince il Varietà di Eolea! O qualcosa di simile… no. Non mi sento una predestinata. Probabilmente senza Shana avrei scelto una carriera diversa… chissà, magari a questo punto sarei diventata un'Allenatrice che sfida le Palestre o chissà cos’ altro.» «Così, però ti saresti dovuta scontrare contro Ash e… insomma lui è l’Allenatore più forte del mondo…» «Nel caso in cui avessi deciso per quella strada, sarei stata onorata a lottare contro di lui.» «Perché parli così, se è evidente che vi conoscete?» Chiese Angela, in tono stranito. «Magari se avessi preso quella strada, saremo diventati dei rivali e chissà come sarebbe andata…» «Beh… chi può dirlo… magari da qualche parte, in un altro universo…» Serena si limitò a sorridere all’affermazione dell’intervistatrice. Sembrava sapesse delle cose che non voleva venissero scoperte.
«Tornando a noi… qual è il tuo obiettivo qui? Vincere il titolo di Regina di Unima?» «Quello viene dopo. Penso che il mio primo obiettivo sia quello di regalare dei sorrisi alla gente, regalare loro dei momenti di felicità. Quando ho incominciato come Performer puntavo solo a vincere il titolo. Non pensavo alla cosa più importante di tutte. Il pubblico.»
«Parlando sempre dei Varietà qui ad Unima… hai già identificato delle potenziali rivali?» «Troppo presto. Il livello, come ho detto prima mi sembra molto alto, ma ancora non me la sento di dire “lei sarà la mia più grande rivale” o “di lei non mi devo preoccupare”. Poi, come ho detto prima, la cosa più importante è il pubblico.» «Molto interessante. Parli del pubblico come il tuo maggiore focus… beh, immagino tu lo sappia che qui ad Unima è importantissimo anche il pubblico da casa. Non pensi che in questo ambito la tua fama possa favoriti?» «Voglio sperare di no. Non voglio che la gente mi dica “ho votato Serena perché è famosa" ma che dica “Ho votato Serena perché lei e i suoi Pokémon hanno fatto un ottimo lavoro” purtroppo non potremo mai saperlo.» «Ultima domanda. Se mai dovessi prendere qualcosa dalle Gare Pokémon e trasferirlo ai Varietà, cosa sceglieresti?» La nativa di Kalos dovette pensarci alcuni istanti. «Due cose. La prima è una giuria indipendente. In alcuni varietà a Kalos era presente, in altri no. Qui ad Eolea non c’era, ma magari ci sarà in altri Varietà. Potessi scegliere la metterei ovunque. Per evitare imbrogli. E, come seconda cosa, anche se so che di andare controcorrente, vorrei che, nel round a tema, ci fosse un round di lotta. Non che io sia tanto brava nelle lotte, ma se è vero che nella prima fase dei Varietà si valuta il talento delle Performer, allora anche lottare è un talento.»
«E con questo è tutto, ti ringraziamo per essere stata qui con noi.» La ringraziò Angela. 




Ed ecco un capitolo più dedicato alle ragazze, rispetto ad altri capitoli in cui era più Ash il protagonista.  (Capitolo che avrei dovuto pubblicare molto prima. Ma alla fine mi ha richiesto così tanto tempo che addirittura Lewis Hamilton ha fatto in tempo a firmare per Ferrari, ma sorvoliamo.)
Mi ritengo soddisfatto di questo capitolo. Qui avevo veramente da raccontare, tra Poké Link e due rivali ricorrenti, oltre che il dover creare un outfit per Anita, dato che non aveva di sicuro preventivato un’occasione simile. 
So che narrativamente è una scelta abbastanza infelice, ma ho preferito che tu, che leggi scoprissi l’abito di Anita solo il giorno del Varietà. Per Serena, invece, mi sono ispirato ad un vestito visto in uno dei film, leggermente rivisto. Non sono esattamente un luminare in questo campo. Sento già gli stilisti (e le stiliste) cercarmi con torce e forconi. Ma, essendo da solo, questo posso fare. Ecco perché vorrei poter collaborare con qualcuno.
Nella storia, per semplicità,  non lo ho scritto, ma è sottinteso che un documento possa essere usato solo per un profilo. E documenti di identità della stessa persona (nella mia fanfiction i soli documenti presenti sono la Scheda Allenatore, che fa da carta d’identità e da codice fiscale, la patente di guida, che funziona tale e quale a quella del mondo reale, e il passaporto, che funziona tale e quale a quello del mondo reale) non possono essere usati per profili diversi. 



   
 
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