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Autore: Carlos Shiny    10/01/2024    0 recensioni
Pokémon Grigio. E se Ash non avesse mai viaggiato ad Unima prima di ora?
Ash ora diciottenne e Campione del mondo, vuole fare un passo importante nel suo viaggio per diventare Maestro Pokémon. Non si tratta di partecipare di nuovo ad un Torneo della Lega Pokémon o di sconfiggere altri campioni, ma fare qualcosa di nuovo e totalmente diverso.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che Ash si era recato in una nuova regione. Viaggiava spesso tra le regioni che aveva visitato in precedenza, Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar e aveva ottimi amici da tutte queste regioni.
Anni fa aveva capito quale fosse uno dei passi fondamentali per diventare un Maestro Pokémon.
Dopo essersi a lungo interrogato sul significato di cosa volesse dire essere Maestro Pokémon, capì che solo un nuovo viaggio avrebbe potuto dargli la risposta che cercava. Riuscirà il nostro eroe a compiere questo importante passo nel suo viaggio? (AmourShipping AshxSerena) (ChiliShipping CarlosxAnita)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Nuovo personaggio, Serena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Prima di cominciare una piccola cosa. Ho una proposta per te. Ti piacerebbe aiutarmi nella scrittura di questa storia? In caso affermativo ci accorderemo sul da farsi e soprattutto sulle condizioni della storia. 


Anita è riuscita a vincere la sua prima medaglia e Carlos, dopo essersi fatto perdonare, si unisce al gruppo. Mentre si preparano per raggiungere Eolea, cittadina in cui Serena parteciperà al suo primo Varietà.
Al Centro Pokémon si imbattono in una scienziata, chiamata Zania e la sua Munna. Accorgendosi della condizione della sua Munna, i ragazzi decidono di indagare, dirigendosi, grazie alle indicazioni dell’Infermiera Joy, al Cantiere dei Sogni.
Qui si imbatteranno in dei bracconieri, che hanno tentato di catturare dei Pokémon.
Ash e Serena li inseguono, mentre Anita e Carlos contattano le autorità. Dopo una breve lotta contro i cattivi , riescono a liberare i Pokémon. Tutti, tranne una Lilligant, ferita. 
Quest’ultima viene convinta dalla Sylveon di Serena a fidarsi della ragazza e viene aiutata da lei e Ash ad uscire. La Pokémon viene poi catturata da Serena.


L’infiltrato


Sulla strada per Eolea, i nostri eroi si trovano ad attraversare uno dei tanti boschi della regione di Unima. Si estendeva da poco oltre la periferia di Levantopoli. 
Era un luogo insolitamente silenzioso e tranquillo, nonostante la grande quantità di Pokémon che lo popolava. Era un luogo abbastanza tranquillo in cui le bacche crescevano rigogliose e non vi erano delle lotte per il cibo o il territorio.
E poi, le persone che si avventuravano in quel bosco erano veramente poche. La maggior parte, viaggiando in macchina o in bici, prendeva delle strade totalmente diverse.
Chi entrava in quel bosco lo faceva, di solito, solamente quando voleva catturare un Pokémon, ed era una cosa abbastanza nota nella città e nei dintorni della stessa. La cosa era nota a tutti, anche a persone che era meglio non lo sapessero.
Prima di ripartire, avevano aiutato anche i colleghi di Zania, caduti anche loro vittima dei poteri dell Hypno dei bracconieri. Per questo motivo erano partiti un po’ più tardi del previsto. Improvvisamente un rumore simile ad un tuono spezzò il silenzio. «Non ditemi che sta per mettersi a piovere!» Commentò Carlos.
«Scusate… sono io…» Ash si sentì in leggero imbarazzo. «È quasi ora di pranzo…» aggiunse. Non serviva guardare l’ora.. Il suo stomaco era più preciso di qualsiasi orologio. Carlos guardò l’ora sul suo Smart Rotom. «Si… effetti… credo che sia il caso di mettermi a lavoro…» Si tolse lo zaino dalle spalle ed esaminò quel che aveva con sé. Tra i vari oggetti acquistati da Ash, Serena e Anita  «Con questo fornello da campo ci risparmiamo la fatica di andare a cercare la legna.» Commentò Serena. «È molto più pratico, sebbene sia meno romantico» aggiunse in tono ironico.
«Se volete andare ad allenarvi, fate pure, vi avviserò quando è pronto.» Spiegò Carlos, ottenendo l’approvazione dei tre.
Ash e le ragazze si allontanarono di poco, in un’altra radura.
«Venite fuori!» i tre invitarono i loro Pokémon ad uscire dalle loro Poké Ball. Snivy, Dragonite, Staraptor, Rowlet e Gliscor. Dentro di sé, Anita si chiedeva quanti altri Pokémon avesse Ash. Non che fosse un problema. Aveva l’opportunità di conoscere dei Pokémon non nativi di Unima e che difficilmente avrebbe potuto incontrare.
Mentre Anita e Serena facevano uscire i loro Pokémon dalle rispettive Poké Ball, Snivy stava iniziando a far conoscenza con la squadra di Ash.
Appena uscita dalla Poké Ball, la Lilligant di Serena cercò immediatamente la compagnia di Sylveon. Serena si accorse immediatamente della cosa. «Sai, una volta era Sylveon ad essere timida ed aver paura e ad andare d’accordo con un solo Pokémon. Ora, vedere che è lei ad essere la sola ad andare d’accordo con te…» Spiegò. «Gant?» La Pokémon era piuttosto perplessa.
«Sai? Io sono una performer. Noi Performer non sfidiamo le Palestre, ma partecipiamo ai Varietà. Noi non lottiamo, ma semplicemente ci esibiamo.» Questo non fece altro che aumentare la perplessità della Pokémon. «Se vuoi ti diamo una dimostrazione.» Propose. La Pokémon sembrò rispondere in modo affermativo.
«Va bene! Delphox, Pancham!» La ragazza invitò due dei suoi Pokémon a unirsi a lei. «Siete pronti?» I due fecero cenno affermativo. «Benissimo, allora! Possiamo partire!»
Delphox usò il suo attacco  Fuocobomba, generando una gigantesca stella di fuoco, che venne presto avvolta dal Neropulsar di Pancham, trasformandosi in una sorta di ragnatela.
In seguito Pancham colpì il terreno con un pugno, generando delle pietre acuminate dal colore azzurro. Questi si mise a saltare sulle pietre facendo svariate capriole all’indietro, fino a quando non giunse all’altezza della stella, colpendola con il suo Gelopugno, ghiacciandola all’esterno. 
Pancham fece appena in tempo a spostarsi, che subito la creazione venne distrutta dal Magifiamma di Delphox, esplodendo in infinite scintille colorate. 
Tutto questo, mentre la ragazza seguiva le mosse dei suoi Pokémon in svariate pose di danza.
«Ta-dan!» Concluse.
L’esibizione fu relativamente breve, ma sembravano tutti entusiasti, Lilligant su tutti. «Queste sono le esibizioni.» Spiegò la ragazza. «Cosa ne pensi?» chiese. La Pokémon sembrò entusiasta. Perfino più di Ash e Anita.
«Vorresti provare anche te?» Invitò Anita.
«Non saprei… dovremo anche allenarci per la lotta in palestra… e poi… davvero non saprei… cioè… tu e i tuoi Pokémon siete stati perfetti. In ogni momento sapevi esattamente cosa fare… esattamente come Ash nelle lotte. Non saprei davvero che fare. Ormai ti ho dato la mia parola, ma… sono totalmente incapace a ballare e…» la ragazza non concluse la frase.
Stava osservando i suoi Pokémon mentre facevano amicizia con i Pokémon di Ash. O meglio, stavano cercando di scappare dalla sua Dragonite, che voleva, ad ogni costo, manifestare il suo affetto. Dopo un po’, finalmente Ash riuscì a calmare la sua furia.
«Se non ti vuoi allenare per il Varietà, puoi allenarti con Ash. Poi, quando ti sentirai più sicura, ci alleneremo insieme per il tuo debutto. Poi, qui ad Unima, non è obbligatorio. La seconda fase è più simile al saggio di recitazione delle gare Pokémon» Spiegò Serena.  
«Potresti partecipare anche te.» Le propose Ash. «Giusto per scaricare un po’ la tensione.» Aggiunse.  «Ma perché no?» Rispose, senza nemmeno pensarci.  «Così imparo anche qualcosa sulle lotte in coppia.» Si aggiunse Anita, abbastanza felice della cosa. Serena e Anita mandarono in campo rispettivamente Pancham e Oshawott, mentre Ash schierò Snivy e Pikachu. «Mi raccomando. Non risparmiatevi!» Le incoraggiò Ash. «Nemmeno voi!» Rispose Serena. «Iniziate pure voi.» Le invitò Ash. Le ragazze si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Serena ordinò a Pancham di attaccare con Pietrataglio, mentre Anita ordinò al suo Pokémon di attaccare Snivy con Azione. Mentre il Pokémon briccone colpiva il terreno con un potente pugno che generò delle grosse pietre acuminate dal colore azzurro, il Pokémon Lontra si era messo a correre verso la sua avversaria. 
«Pikachu! Spezza il suo Pietrataglio con Codacciaio e lanciali!  Snivy, fallo cadere con Frustata!»  Ordinò Ash. Il Pokémon Topo si mise a correre, prima di colpire i massi con la coda. 
Questi ultimi si spezzarono sotto il potente colpo. «Benissimo! Ora lanciali contro Pancham!» Con un rapido movimento 
della coda, il Pokémon Topo lanciò contro l’avversario il suo stesso attacco. 
«Pancham! Difenditi con Sberletese!» Ordnò Serena. Mentre il Pokémon Briccone spezzava i frammenti lanciati dal bersaglio, Oshawott era ormai vicinissimo alla sua avversaria.
Il momento ideale per attaccare. Da una delle protuberanze sulla schiena di Snivy uscì una sottile liana, che rapidamente investì i piedi del Pokémon avversario, facendolo cadere faccia a terra.
«Oshawott! Stai bene?» Chiese Anita. Il Pokémon si rialzò, dando prova di essere ancora in grado di continuare. Serena, si accorse immediatamente delle difficoltà della sua partner. «Pancham! Vai con Gelopugno!» Il Pokémon briccone si mise a correre contro la Snivy, mentre il suo braccio destro si rivestiva di ghiaccio.
«Schiva e attacca con Vorticerba!» Ordnò. La Pokémon attese che il suo avversario si avvicinasse a sufficienza, prima di muoversi rapidamente e schivare il colpo. 
Pochi istanti dopo, la Pokémon spiccò un salto e generò dalla coda un potente turbine di foglie affilate, che colpirono Pancham, facendolo arretrare. 
Mentre Oshawott si era rialzato, pronto ad attaccare. «Vai, Oshawott! Usa Acquagetto!» Ordinò Anita.  Il Pokémon Lontra si rivestì d’acqua, e si lanciò rasoterra, in direzione di Pikachu. «Contrastalo con Attacco Rapido!» ordinò Ash.
Il Pokémon Topo si mise a correre a gran velocità, colpì l’avversario in un fianco, deviando la sua traiettoria. Il povero Pokémon Lontra colpì un albero con la testa, rimediando un brutto bernoccolo.
«Direi che può bastare così.» Ash dichiarò la fine dell’incontro. «Sono felice di vedere i tuoi progressi. Oshawott è riuscito a resistere all’Attacco Rapido di Pikachu. Davvero niente male.» Si complimentò. Pikachu, che nel frattempo era nuovamente salito sulla spalla di Ash si mise una zampetta davanti alla bocca. 
Il significato di quel gesto era piuttosto chiaro, perlomeno per Ash. Lui si era risparmiato eccome.
 Anita sorrise. «Dici davvero?» Intanto Oshawott si era ricongiunto con la sua allenatrice, ancora intontito dalla botta. «Forse è meglio che ti riposi.» Lo richiamò nella Poké Ball. «Riposati anche te, sei stata fantastica!» A sua volta, Ash richiamò Snivy nella sua Poké Ball. 
Intanto Carlos era alle prese con il pranzo. Prima di dedicarsi alla preparazione del pranzo, dovette occuparsi di montare il tavolino da campeggio, non un’operazione agevole. Il tavolo era nuovo e il meccanismo di sblocco era ancora piuttosto duro. Dopo un po’ di insistenza, finalmente riuscì ad aprirlo. In seguito si occupò di posizionare le sedie. 
Ora poteva, finalmente, occuparsi di cucinare. Accese il fornello a gas e cominciò a preparare il soffritto. Avrebbe preparato della semplice pasta al sugo. Sarebbero dovuti ripartire presto. Dopo aver avviato il sugo, nel secondo fornello mise una pentola con dell’acqua.
Mentre copriva la pentola dell’acqua, per facilitare l’ebollizione si accorse, con la coda dell’occhio di una strana creatura bianca e blu. 
«E quello cos’è?» Si chiese, in tono spaventato. Cercò di recuperare la calma, mentre cercava di inquadrare quella strana
 creatura con il suo Smart Rotom.
Sullo schermo del dispositivo comparve un quadrupede dall'aspetto simile ad un grosso cane. Il corpo, il cui colore andava dal blu scuro al grigio, ed era ricoperto da un folto pelo bianco. Quest’ultimo era  più lungo intorno al collo e sul petto. Mentre, sulla testa era presente un ciuffo ornato da un ovale scuro. Il volto ricordva a quello di un felino, mentre la coda era a forma di falce, forma simile al corno sul lato destro della testa. Le zampe erano armate di tre artigli per una, e dai suoi talloni spuntavano delle grosse spine.
Il ragazzo ascoltò la descrizione fornita dal dispositivo. «Absol. Pokémon Catastrofe. Tipo Buio. Esemplare maschio Ogni volta che compare Absol, segue un disastro » Il ragazzo fece quasi cadere a terra il suo dispositivo. Spaventato.
«Non devi preoccuparti!» Lo rassicurò una voce maschile. Il ragazzo, ulteriormente spaventato, infilò la mano nella sua tasca, per prendere la Poké Ball del suo Umbreon.
«Non voglio lottare. Non sono un Allenatore.» Lo fermò quella voce. «E allora chi saresti?» Chiese Carlos, tentando di essere il più minaccioso possibile. In quel momento la sua preoccupazione era quella di non far bruciare il sugo. 
«Stai tranquillo. Sono qui per aiutarti.» La voce si fece più vicina.
Carlos si stava preoccupando seriamente. Si girò di scatto in direzione della voce. Apparve un ragazzo alto e magro, dai lunghi capelli verde chiaro, indossava un berretto nero, una maglia bianca, dei pantaloni marrone chiaro e delle scarpe verdi. Al collo un pendente che ricordava un pianeta. Indossava anche dei bracciali, e appeso ai pantaloni una sorta di cubo di Rubik. «E tu chi saresti?» Chiese di nuovo. «Sono un ragazzo che gira il mondo per conoscere quanti più Pokémon possibile. Non mi interessa catturarli. Non sono un Allenatore. Mi piace vederli vivere nel loro ambiente naturale e passare del tempo con loro. Se vuoi sapere come mi chiamo… ben… mi chiamo N» Rispose il ragazzo dai capelli verde chiaro.
«N? Che nome particolare!» Commentò il ragazzo. «E tu, invece, come ti chiami?» Chiese N. «Carlos.» Il ragazzo si limitò a sorridere. «Capito. Puoi dirmi cosa ti è successo prima, come mai ti sei spaventato così tanto, quando hai visto Absol?» «Sai, il Pokédex ha spiegato di come appaia sempre prima di una catastrofe. E mi sono impanicato.» Spiegò. «Ho capito. Sai? Lui era più spaventato di te. In realtà Absol è un Pokémon molto gentile e cerca di aiutare le persone e gli altri Pokémon, avvisandoli di una catastrofe imminente, in modo che possano mettersi al sicuro.» Carlos si limitò ad annuire.
«Adesso che ci penso un ragazzo di nome Carlos era stato rapito dal Team Plasma…» «Si… sono io. È stata davvero terribile. Se non fosse stato per loro, avrebbero preso il mio Umbreon. Non so cosa avrei fatto se me l’avessero preso.» «Immagino che tu ci tenga molto al tuo Pokémon. Questo mi rende felice.» Il ragazzo fece una breve pausa. «Le persone che tengono veramente ai loro Pokémon sono sempre meno. Ho visto spesso degli Allenatori far lottare i loro Pokémon fino allo stremo delle forze. O che gli sottopongono ad allenamenti massacranti…» Altra pausa. «Non un bello spettacolo.» Carlos rimase in silenzio per tutto il discorso. Non si riconosceva in quel tipo di persona, ma capiva le sue motivazioni.
«Beh… si… capisco… dato che sei qui, cosa ne pensi di fermarti qui a pranzo? Tanto fare un po’ di past…» N fece un piccolo gesto per interromperlo. «Sei gentile, ma non posso accettare. Non con il rischio che dei Pokémon siano in pericolo.» Altra pausa. «Sarà per una prossima volta.» Con queste parole, il ragazzo si allontanò a grandi passi, seguito proprio da quell’Absol. «Ma non aveva detto che non era suo?» Commentò, mentre riprendeva a cucinare.
Mentre i Pokémon si riposavano dall’allenamento, all'ombra di un albero, al confine della radura, qualcosa attirò l’attenzione, tanto di Ash quanto delle ragazze.
Un Pokémon, simile ad una grossa farfalla, con delle lunghe antenne, e un corpo esile, dalle ali blu e azzurre svolazzava a pochi metri da loro. «Hey! Ma quello è un Vivillon!» Commentò Serena. «Un Vivillon?» Le rispose Ash. «Ma non è un Pokémon nativo di Kalos?» Si chiese in tono stupito.
Intanto, Anita lo scansionò con il suo Smart Rotom. «Vivillon. Pokémon Farfascaglia. Forma Motivo Marino. Tipo Coleottero e Volante. Esemplare femmina. Nel mondo ne esistono diverse varietà che si differenziano per i motivi sulle ali. Sembra che questi dipendano dal clima del loro habitat. Mosse conosciute: Eterelama, Sonnifero, Psichico, Energipalla.»
«È strano, ma non è improbabile. Magari apparteneva a qualche Allenatore che ha deciso di liberarlo…» Ipotizzò Serena.
«Però… devi davvero essere davvero crudele per abbandonare un Pokémon così bello.» Commentò Anita, perplessa.
«Viooon!» La Pokémon si avvicinò alla ragazza per alcuni istanti, prima di andarsene in mezzo al bosco.
«Io, invece credo sia un Pokémon selvatico.» Commentò Ash. «Sembrava piuttosto incuriosita da Anita. Se avesse già avuto un allenatore, non so  se lo avrebbe fatto.» Tentò di spiegare il ragazzo. Dopo alcuni istanti, tanti altri esemplari del Pokémon attraversarono, di fretta, quella radura. «Wow! Sono davvero tanti!» Commentò Anita. «Sembrano davvero spaventati.» Si aggiunse Ash. «Magari non sono abituati alla nostra presenza.» Gli rispose Serena.
In quell’esatto istante vennero raggiunti dall’Umbreon di Carlos. Il Pokémon Lucelunare fece cenno ai tre e ai loro Pokémon di seguirlo.
«Già pronto?» Ash, evidentemente, non si era accorto di quanto tempo era trascorso. In ogni caso non ci pensò due volte a seguire il Pokémon del suo nuovo compagno di viaggio.
Raggiunsero il tavolo nel preciso istante in cui Carlos stava scolando la pasta. Fece particolare attenzione a far scolare tutta l’acqua, prima di versarla nell’insalatiera. 
Nello stesso momento, Ash e le ragazze si stavano occupando del cibo per i Pokémon, versando in delle ciotole dei piccoli
 croccantini marroni.
Dopo essersi occupati dei Pokémon, era il loro turno di rifocillarsi. Avendo appreso della fama di gran mangione di Ash, Carlos aveva preparato delle porzioni piuttosto abbondanti.
Terminato il gigantesco pranzo, era il momento, per Carlos, di lavare i piatti. Dopotutto lo aveva promesso. «Oshsawott… 
potresti darmi una mano?» Chiese. «Sha?» Il Pokémon era piuttosto perplesso, ma accettò. Grazie all’aiuto del Pokémon, ill ragazzo riuscì rapidamente a lavare i piatti.
Finito di sistemare tutto il bagaglio e dopo aver richiamato i Pokémon nelle rispettive Poké Ball, i quattro erano pronti a partire. 
Serena diede uno sguardo all'applicazione delle mappe sul suo Smart Rotom. «Eolea non è lontana. Se dovessimo sbrigarci, potremo raggiungerla prima che faccia buio.» Li incoraggiò. «E allora in marcia!» Le fece eco Ash.
I quattro percorsero alcune centinaia di metri, inoltrandosi nel bosco che, via via, si faceva sempre più fitto. Più il bosco si faceva fitto, più il numero di Pokémon selvatici aumentava.
«Guardate!» Carlos indicò un grosso masso rivestito da una pelliccia vegetale, poco distante da loro. Era circondato da alcuni esemplari di Eevee. « Si tratta di una Roccia Muschio.» Una voce maschile fece trasalire i quattro. «Quegli Eevee si evolveranno in Leafeon. È un evento molto raro da osservare. Dobbiamo ritenerci molto fortunati ad osservarli.» Anita osservò con occhi ricolmi d’interesse quei piccoli Pokémon dal morbido pelo marrone chiaro, illuminarsi di una luce azzurrina e mutare forma. Il corpo divenne più alto e slanciato. La forma del suo corpo ricordava in parte un gatto, in parte una volpe. Il corpo era principalmente beige, ma diveniva di un marrone più scuro attorno alle zampe, agli occhi e all'interno delle orecchie. Dal suo corpo spuntavano diversi germogli, rendendolo simile ad una pianta. Il germoglio più lungo di questi si trovava sulla fronte e ricordava una sorta di ciuffo. Anche la forma delle orecchie e la forma della sua coda ricordavano delle foglie. Anita decise di scansionare uno di quei Pokémon con il suo Smart Rotom.
«Leafeon. Pokémon Rigoglioso. Tipo Erba. È una delle evoluzioni di Eevee. Esemplare maschio.  Non ama battersi, ma se deve difendere i suoi compagni non esita a lottare trasformando la foglia della coda in una lama affilata. Mosse conosciute: Foglielama, Attacco Rapido, Occhioni Teneri» Solo dopo aver scansionato il Pokémon, si accorse della presenza di un’estraneo. Estraneo che si rivelò essere un ragazzo di circa venticinque anni, si parò davanti a loro. Indossava un corto gilet arancione, che copriva parzialmente una tuta a maniche corte blu. Aveva dei guanti neri, tagliati sulle dita. Indossava un cappello arancione e blu, e delle scarpe da trekking arancioni. «Scusate se vi ho spaventato… sono un Pokémon Ranger. Mi chiamo…» Il ragazzo fece una breve pausa. «Kyler» Altra pausa. «Sappiate che state per entrare in un'area protetta. È vietato arrecare danno a tutto quello che è qui presente. Dai Pokémon alle piante, passando terreno e  alle rocce.» I quattro fecero cenno di aver capito. Non erano intenzionati a farlo anche se non fossero stati avvertiti.
«Anche se… devo confessarvi che, ultimamente abbiamo un problema…» «Una specie aliena ha invaso questo paradiso 
incontaminato. Il Pokémon Farfascaglia Vivillon.» Si aggiunse una voce femminile. Pochi istanti dopo, una donna, più o meno della stessa età del ranger, raggiunse il gruppo. Il suo vestiario era simile al suo collega. Anche in questo caso, i colori dominanti erano il blu e l’arancione. Altra differenza erano i guanti, che coprivano completamente le dita e i pantaloni, che, contrariamente al collega, erano corti.
Entrambi indossavano una spilla dorata, che ricordava una sorta di albero.
«Ah… giusto. » Il ranger fece per correggersi. «Lei è… Eliza. La mia collega.» La presentò. «Piacere di conoscervi!» La donna cercò di essere cordiale. «Io sono Ash e questo è il mio amico Pikachu!» Si presentò il nativo di Kanto, seguito da Serena, Carlos ed, infine, da Anita. «Cosa ci fate in un’area protetta?» Chiese la ranger, cercando di dare un leggero tono di rimprovero alla sua frase. «Volevamo solo raggiungere Eolea. E abbiamo visto che passando da qui la strada era più breve. Non sapevamo che fosse un’area protetta.» Cercò di giustificarsi Ash.
«Non fa nulla.» Rispose la ranger. «Se ci date una mano ad occuparci di questi invasori, non riporteremo la vostra violazione d’accordo?» Propose la ranger.
I quattro rimasero in silenzio. «Mi sembra strano che un ranger parli in questo modo.» Serena sussurrò all’orecchio di Anita. La ragazza non rispose, ma si poté notare un piccolo cambio nella sua espressione.
Ash non aveva idea di che fare. Era una grossa responsabilità. Fosse stato per lui, avrebbe lasciato le cose com’erano. Dopotutto, nel corso dei suoi viaggi aveva potuto apprezzare vari esempi di condivisione e di convivenza e, in quel caso, gli sembrava che nel bosco ci fossero risorse sufficienti per tutti.
Non sapeva che fare. Da una parte quei ranger gli sembravano persone abbastanza affidabili, per cui pensò di potersi fidare.
A lui e ai suoi amici, era capitato, molte altre volte, di cadere in tranelli e rischiare di farsi male o di far male ai loro Pokémon. Ma non gli sembrava quello il caso.
«Possiamo darvi una mano?» Propose Ash. Serena gli appoggiò una mano sulla spalla e gli parlò a bassa voce. «Sei sicuro? Mi sembrano sospetti.» Ash si girò verso di lei. «Se così dovesse essere… faremo la scelta giusta.» 
Serena ben comprese le parole del ragazzo. «Voi due! Cosa avete da chiacchierare?» Li riprese il ranger. Il rimprovero non ottenne risultati, a parte il far innervosire Ash.
«Vado a prendere quello che ci servirà. È un’operazione piuttosto delicata… sapete, le ali di Vivillon sono molto delicate. Anche se qui è una specie aliena, in quanto ranger, non possiamo permetterci di ferirli.» La ranger si allontanò dal gruppo. 
«Intanto che lei va a prendere il materiale, vi mostro dove posizionare le trappole.» L’espressione di Ash muò, diventando preoccupata. «Trappole?» Si chiese. «Non possiamo permetterci di catturarli tutti con delle Poké Ball.» Rispose il ranger. «Rischieremo di ferirli, dovendo lottare con loro prima di catturarli. Con delle trappole, invece il rischio è minimo. Che poi... trappole… sono più che altro delle gabbie da trasporto.» Spiegò. Le sue parole tranquillizzarono il gruppo, sia pur di poco. «Si… ma come ci assicuriamo che non vengano catturati altri Pokémon che non c’entrano nulla?» Chiese Carlos. «È una bella domanda. Ma non ti preoccupare. Abbiamo pensato anche a questo. Grazie ad un sistema gestito dall'intelligenza artificiale, eviteremo che vengano catturati Pokémon diversi da Vivillon. È un sistema praticamente infallibile.» Lo rassicurò.
Intanto la ranger era tornata. Aveva con sé una grossa sacca. A giudicare dalla sua  forma, sembrava contenesse tanti oggetti molto piccoli.
La ragazza mise una mano nel sacco. Estrasse una piccolissima gabbia di ferro. «Ma come fa un Vivillon ad entrare lì 
dentro?» Chiese Carlos. La ranger indicò un piccolo pulsantino in plastica nera, accanto ad una piccola fotocamera.
«Basta premere questo pulsante e…» la ragazza premette il pulsante e la gabbia si espanse, diventando diverse volte più 
grande. «Visto? È abbastanza grande da evitare che Vivillon rischi di ferirsi.» Fece notare. 
Pochi istanti dopo, il ranger prese il suo Smart Rotom. Aprì la galleria e mostrò una mappa del bosco in cui si trovavano. Su alcune zone erano contrassegnate delle croci. «Appena le trappole si attiveranno, le recupereremo e le porteremo qui.»
«Abbiamo individuato dei punti strategici in cui i Vivillon sono soliti radunarsi. Piazzeremo qui le nostre trappole. Useremo del miele per attirarli. I Vivillon ne sono ghiotti.» Detto questo inviò a tutti la mappa. 
«Per velocizzare il nostro lavoro è meglio dividerci.» Propose il ranger. Nessuno si sentì di obiettare. «Appena avremo finito di piazzarle, ci ritroveremo qui. Sicuramente non saranno sufficienti. Appena saranno »
Ognuno di loro prese alcune delle gabbie e del miele. In pochi istanti, il gruppo si separò. Ognuno verso la direzione che si era deciso. Tutti, tranne i due ranger, si separarono. La cosa passò in sordina. Dopotutto, la sola cosa veramente importante era svolgere il lavoro no?
«Visto?» Commentò l’uomo. «Ci sono cascati con tutte le scarpe.» La donna non nascose un leggero sorriso. «Spero solo 
che continuino a collaborare. Ricordati che dovessero scoprirci, dovremo vedercela con  il Campione del Mondo.» Ricordò 
l’uomo. «Non ti preoccupare. Appena avremo un bottino sufficiente faremo perdere le nostre tracce, vedrai.»
La donna riuscì ad essere abbastanza convincente. «Ora però mettiamoci a lavoro. Oppure potrebbero scoprirci prima del tempo.» Concluse lei.
Una volta diviso, il gruppo seguì le istruzioni, spostandosi nelle zone indicate sulla mappa. Sembravano delle zone normalissime del bosco. Ognuno di loro posizionò le gabbie e il miele. 
Posizionate le gabbie, il gruppo si riunì nello stesso punto dove si erano incontrati. «Ora non ci resta che aspettare.» Commentò il ranger. «Non credo che ci vorrà molto.» Aggiunse.
«Le gabbie hanno un sistema che si attiva non appena vengono riempite. Il mio Smart Rotom mi avviserà non appena le prime gabbie saranno riempite. Dobbiamo fare in modo che restino in gabbia il meno possibile.» Spiegò la donna.
Per ingannare l’attesa, il gruppo decise di prendersi un caffè. I due ranger avevano portato delle paste, mentre Carlos si occupò di preparare il caffè. Aveva con sé una macchinetta a batteria che macinava i chicchi istantaneamente. Aveva con sé anche dei bicchierini usa e getta. Appena terminata la pausa, una notifica sullo Smart Rotom della donna la avvisò del fatto che le prime gabbie si erano attivate.
«Bene. Possiamo andare a recuperare le gabbie. Le porteremo qui. Non vi preoccupate del resto. Ci penseremo noi ad inviarle al centro di smistamento.»
Li invitò la donna. «Centro di smistamento?» Anita era rimasta alquanto stupita dalle parole della donna. Si trattava di Pokémon, non di pacchi postali.
«Forse centro di smistamento fa un po’ di paura, come nome, ma… è un luogo assolutamente sicuro e adatto ai Pokémon. Ci assicureremo che vengano trattati con riguardo. 
Staranno in un’area protetta nei pressi di uno dei porti di Unima. Questo servirà per evitare che possano diffondere delle malattie quando torneranno a Kalos.» Spiegò il ranger.
I quattro annuirono. La spiegazione dell’uomo era sembrata alquanto convincente. «Chiedo scusa se sono indiscreta, ma…»
«Dimmi pure… Serena… giusto?» La invitò la ranger.
«Come mai dobbiamo lasciare le gabbie qui? Immagino siate arrivati qui usando qualche mezzo…» Spiegò la ragazza.
«Non ti preoccupare di questo. Ci penseremo noi.» La ranger tentò di rassicurarla.
Dal momento che le trappole scattate erano concentrate unicamente in tre aree, il gruppo si divise in coppie. Ash e Serena, Anita e Carlos e i due ranger.
«Non ti sembra un po’ strano?» Serena parlò a bassa voce. Temeva che qualcuno potesse sentirla. «Cosa?» Le chiese Ash.
«Ci hanno chiesto di lasciare le gabbie lì dove ci siamo incontrati e ci hanno detto che si sarebbero occupati loro di portarli alla destinazione finale… non trovi sia strano?» Il ragazzo si grattò la testa. Pikachu lo imitò.
«Ora che ci penso hai ragione. Ma è solo una cosa contro. Pensaci. Sono stati gentili con noi e, se ci avessero voluto attaccare, lo avrebbero potuto fare in qualsiasi momento.» Tentò di farla ragionare.
«Certo, ma ricordati che tu sei il Campione del Mondo. Sanno bene che, in una lotta Pokémon non avrebbero speranze.» Cercò di spiegare. Ash non sapeva che fare. Serena aveva ragione. «Beh… se non hanno nulla da nascondere non vedo perché non ci debbano impedire di aiutarli. Ma dobbiamo stare attenti a non farci scoprire.» Rispose.
Recuperate le gabbie, coi Pokémon, il gruppo si riunì nel punto prestabilito. 
«Grazie, ragazzi. Avete fatto un grande lavoro. Ora possiamo farcela anche da soli.» Li ringraziò l’uomo. «Sicuri?» Chiese Ash. «Sapete come si dice… abbiamo fatto trenta…» Il ragazzo cercò, di nuovo, di convincerli. Magari, insistendo, avrebbero cambiato idea. Ma i due ranger furono irremovibili. Aumentando ulteriormente i sospetti. 
«Va bene… come volete.» Ash e Serena si scambiarono un breve sguardo d’intesa. «Allora noi proseguiamo per la nostra strada.» Aggiunse poco dopo.
Appena i due si allontanarono, con alcune delle gabbie, finalmente poterono parlare con un minimo di tranquillità. «Mi sembra strano che non vogliano il nostro aiuto.» Spiegò Serena. «Credi nascondano qualcosa?» Chiese Anita. «Non so. Ma dobbiamo scoprirlo. Seguiamoli. Sono andati da quella parte.» Ash indicò nella direzione in cui la coppia si era diretta. «Dobbiamo stare attenti. Non ci devono scoprire.» Aggiunse. 
Dopo aver percorso alcuni passi, da dietro gli alberi, si incominciò ad intravedere la sagoma di un furgone. «Credete che sia il loro?» Chiese Carlos. «Non saprei. Però ora dobbiamo fare silenzio.» Lo intimò Ash.
Dopo altri passi, non troppo lontano dal furgone, apparve un pick up grigio. Accanto ad esso, due persone stavano caricando degli oggetti nel cassone. «Si. Sono decisamente delle gabbie.» Commentò Ash. «Dobbiamo fermarli!» Serena gli poggiò una mano sulla spalla. «Non possiamo agire se non abbiamo un piano.» Lo riprese. «E poi non sappiamo se ci sono altre persone coinvolte.» Cercò di farlo ragionare. «Più sono, peggio è.» Commentò il ragazzo.
Serena conosceva bene Ash. sapeva che quando lui si metteva in testa qualcosa, era impossibile distoglierlo. In breve tempo, raggiunsero il furgone. Per fortuna senza farsi scoprire. I due si erano allontanati dal mezzo ed erano tornati indietro. Era il momento perfetto per agire.
I quattro si avvicinarono lentamente al furgone. Era di un colore verde militare. E presentava sulla fiancata un logo identico alle spille che i due indossavano.


«Credo che questo sia il loro furgone.» Osservò Serena. «E allora, come mai loro hanno caricato i Vivillon su un pick up?» Chiese Carlos.
«Potrebbero essere loro complici oppure…» La ragazza si avvicinò al furgone, aprendo la porta scorrevole dal lato opposto a quello in cui si trovava il Pick up. «Loro vittime.» Dentro il furgone c’erano un uomo dalla carnagione olivastra e dai capelli scuri ed una donna dalla carnagione chiara e dai capelli biondi. I due erano vestiti in semplici abiti civili. Buttate nel bel mezzo del furgone vi erano le uniformi delle reclute del Team Plasma.
«Pikachu, liberali con Codacciaio!» Ordinò Ash.
Il Pokémon Topo saltò dalla sua spalla e tagliò la corda che teneva legati i due. L’uomo e la donna si poterono finalmente togliere il bavaglio.
«Grazie ragazzi!» Li ringraziarono. «Se non fosse stato per voi mi chiedo se mai qualcuno ci avrebbe salvato.» Aggiunse la 
donna.
«È un po’ una vergogna per un ranger trovarsi in difficoltà, ma… loro erano davvero troppo forti.» I quattro erano sconvolti.
«Quindi se voi siete dei Ranger Pokémon… e qui ci sono le tute del Team Plasma allora…» Dedusse Anita. «Quei due sono del Team Plasma.» Risposero tutti in coro.
Dopo il consueto giro di presentazioni, cominciarono con le domande. «Quei due ci avevano detto che i Vivillon qui sono una specie invasiva e che devono essere ricollocati.» Iniziò Ash.
«Specie invasiva?» I due ranger rimasero di sasso. «i Vivillon vivono qui da quando l’uomo ha memoria. Sono  perfettamente integrati nell’ecosistema. Sono perfettamente integrati nella catena alimentare.» Spiegò la donna.
«Gli Scatterbug sono preda di molti Pokémon che vivono qui. E i Vivillon si occupano anche di impollinare gli alberi di bacche. Senza di loro, in breve tempo l’intero ecosistema crollerebbe.» Spiegò l’uomo.
«Noi eravamo venuti qui perché questo è un periodo dell’anno molto particolare. Sono due settimane all'anno in cui gli Eevee selvatici della zona si evolvono in Leafeon. In questo periodo dell’anno ci dobbiamo assicurare che non si mescolino con gli esemplari degli Allenatori.» Aggiunse la donna.
«Quindi i Vivillon non c’entrano nulla?» Chiese Serena. «Esattamente. Per evitare danni all’ecosistema, ogni volta che qualcuno ne cattura un esemplare, deve denunciare la cosa. Possono essere catturati al massimo cento esemplari all’anno.»
Nessuno, in quel momento, era consapevole di essere osservato. Per il momento non da esseri umani.
«Mi chiedo cosa se ne facciano dei Vivillon…» Commentò Anita. «Dei Pokémon così belli… e poi così importanti per l’ecosistema…» Aggiunse.
«Eppure hai un Pokédex…» Si udì, da lontano, una voce femminile. Una voce nota. «Dovresti sapere di cosa è capace Vivillon.» Aggiunse. Poco dopo si aggiunse la voce dell’uomo. «Ci hanno scoperti. Ora che abbiamo il nostro bottino possiamo tornare alla base.» Commentò.
«Hai ragione. Non possiamo permetterci uno scontro diretto. Non dobbiamo scordare con chi abbiamo a che fare. Abbiamo raccolto materiale a sufficienza. Recuperarne altri sarebbe un rischio.» 
I due salirono a bordo del mezzo e sbatterono violentemente le porte, causando un rumore che allertò tutti. «Stanno cercando di fuggire!» Anita riportò tutti alla realtà. «Non possiamo permettere che fuggano!» Ash sembrava più
determinato che mai. «Forza Staraptor! Inseguili!» Ash lanciò la Poké Ball del suo potente Pokémon Rapace. Il Pokémon si mise immediatamente in volo e iniziò ad inseguire il pick up. 
Per lui non era una novità. Era spesso abituato a fare delle ricognizioni aeree, come tutti gli altri Pokémon di tipo volante del ragazzo con cui, nel tempo, aveva fatto amicizia. 
«Staranno sicuramente andando alla loro base.» Dedusse Ash. «Non ho idea di quello che vogliono fare con quei Pokémon, ma di sicuro non è nulla di buono. Dobbiamo liberarli al più presto!» Aggiunse.
«E cosa vorresti fare? Infiltrarti nella loro base?» Carlos appariva piuttosto dubbioso. «In realtà non è una cattiva idea» Gli rispose Serena. «Qui c’è un uniforme del Team Plasma… con un tocco leggero leggero di ago e filo…» Aggiunse. 
In poco tempo, Serena riuscì ad adattare l’uniforme alle misure di Ash. «Guarda, sono anche riuscita a ricavare anche una piccola tasca per una Poké Ball. Risulta completamente nascosta.» La ragazza indicò la cintura, mostrando al ragazzo una piccola apertura nella cintura.  «Ti ringrazio. Sei davvero fantastica!» Ash la ringraziò, facendola arrossire.
«Devo ammetterlo… sembri proprio uno di loro.» Si complimentò Anita.
Nel mentre Staraptor era tornato. Atterrò proprio dinanzi al suo Allenatore. «Raptooor!» Gridò. «Gli hai trovati? Sei davvero fantastico!» Ash lo accarezzò in testa. Pochi istanti dopo, il ragazzo prese, dal suo zaino la Poké Ball della sua Dragonite.
Pikachu saltò sulla spalla del ragazzo. Desiderava accompagnare il suo amico e Allenatore ovunque. «Mi dispiace, amico, ma saremo troppo riconoscibili. E poi so che a te non piace per nulla entrare nella Poké Ball» Spiegò il ragazzo. «Pika…» Il Pokémon Topo apparve piuttosto deluso, ma comprendeva le motivazioni del ragazzo.
«Sapresti condurci alla loro base?» Chiese il ragazzo, che nel frattempo era salito in groppa alla sua Dragonite. 
Il Pokémon Rapace spiccò il volo, invitando Dragonite a seguirlo. Sorvolarono una buona parte del bosco, incrociando le loro traiettorie di volo con altri Pokémon  di tipo volante.
Staraptor cominciò una rapidissima picchiata venendo seguito da Dragonite, che effettuò una discesa più dolce. Ash la riceverò nella sua Poké Ball, che poi ripose all’interno della sua cintura.
«Aspettami qui.» Si rivolse al suo Pokémon. «Se le cose dovessero mettersi male, avvisa gli altri.» Spiegò il ragazzo. Il Pokémon si alzò in volo posandosi nei rami di un albero  poco lontano.
A Ash fu necessario solamente girarsi leggermente verso destra, per scrutare l’enorme edificio. Era un grosso prefabbricato in cemento, parzialmente rivestito in mattoni rossi. 
Accanto all’edificio principale vi era un parcheggio coperto, pieno di pick up e quad. Diversi seguaci andavano e venivano. Alcuni di loro stavano trasportando delle gabbie, al cui interno vi erano dei Vivillon. «Eccoli.» Commentò il ragazzo a bassa voce. «Devo trovare il modo di mescolarmi con loro.» Aggiunse poco dopo.
«Hei Tu! Non restare lì impalato!» Lo richiamò una seguace. Ash si avvicinò alla seguace. Indossava un’uniforme praticamente identica alla sua. Dal cappuccio sporgevano appena dei capelli arancioni. La seguace lo squadrò da capo a piedi. «Mi sembri nuovo da queste parti… si vede che il reclutamento si sta rivelando efficace.» Commentò. «Come sei venuto a conoscenza del Team Plasma?» Chiese. Ash dovette pensarci un istante. «Quattroventi.» «Ho capito. E… come mai sei qui e non alla nostra base di Austropoli?» Altra domanda.
«I superiori mi hanno ordinato di raggiungervi qui. Nel bosco di Eolea.» Rispose il ragazzo, non mostrando particolare esitazione. «Altra domanda.» Chiese il seguace. «Hai già con te il tuo Pokémon?» Chiese.
Ash rimase alcuni istanti in silenzio. Se avesse risposto di sì, sarebbe stato riconosciuto. La sua Dragonite era fin troppo riconoscibile. Era uno dei Pokémon con cui era diventato Campione. E anche se l’avesse scambiata con Charizard, il discorso sarebbe stato simile. Uno dei Pokémon più famosi della regione di Kanto. «No.» Rispose, in modo secco.
«Bene… allora te ne servirà uno. Lascia che ti accompagni.» La seguace lo prese per  mano e lo trascinò verso il retro del palazzo. «Scusa se te lo chiedo, ma…» Ash cercò di restare nella parte. «Dimmi pure.» Rispose la seguace. «Se noi dobbiamo liberare i Pokémon dagli Allenatori, non è un controsenso? Per noi che combattiamo per la liberazione dei Pokémon, possederne a nostra volta?» Chiese. La seguace gli sorrise. «Eppure mi sembravi un ragazzo sveglio. Sai. Molti Allenatori sono piuttosto ostili e difendono strenuamente i loro Pokémon. E quindi dobbiamo averne dei nostri.» Rispose.
Ash si limitò ad annuire. 
«Sai?» Lo incalzò la Seguace. «Assomigli molto a Ash Ketchum… uno degli Allenatori più forti del Mondo… uno dei nemici più potenti del Team Plasma.» Il ragazzo si limitò a sorridere. «Non sei la prima persona a dirmelo, sai?»
La seguace lo accompagnò fino al retro dell'edificio. Prese un mazzo di chiavi dalla sua cintura e aprì la porta. Entrò nella
piccola stanza e fece cenno al ragazzo di entrare.
«Come per gli Allenatori, anche noi quando diventamo Seguaci, riceviamo un Pokémon.» Spiegò. Si girò poi verso il ragazzo. «Siamo al chiuso qui… se vuoi ti puoi anche togliere il cappuccio.» Lo invitò la ragazza.
«Sto bene così. E poi, anche tu hai il cappuccio.» Rispose Ash. La seguace non rispose. Tuttavia rimase sempre con il cappuccio. «Tornando a noi.» La Seguace cercò di cambiare argomento. Indicò un tavolo su cui erano posate tre Poké Ball. «Noi Seguaci possiamo ricevere un Pokémon tra Sandile, Scraggy e Purrloin.» Il ragazzo prese distrattamente 
una delle tre Poké Ball. «Prendo questa.» La Seguace rimase in silenzio alcuni istanti.
«Ora che hai scelto, è ora di vedere come te la cavi nelle lotte. Ricordati che avremo a che fare con degli Allenatori ostili. Intanto ti accompagno al Campo lotta» La Seguace prese il suo Smart Rotom per rispondere ad un messaggio.
Ash si accorse di come quello fosse un normalissimo Smart Rotom, identico al suo. Risposto al messaggio, invitò nuovamente il ragazzo. Raggiunsero il campo lotta. Non era troppo distante da quella piccola stanza. Nella testa del ragazzo
 la cosa aveva senso. Si riceveva il proprio Pokémon e ci si allenava. Se solo non fosse uno dei covi di un team malvagio. 
Raggiunto il campo lotta, uguale in tutto e per tutto quello che si trovava accanto ai Centri Pokémon. «Io sono pronto.» Esordì il ragazzo. «Anch’io!» Rispose la Seguace.
«Vieni fuori!» I due mandarono in campo i loro Pokémon. Solo in quel momento Ash scoprì che Pokémon aveva scelto. Era un Pokémon quadrupede prevalentemente di colore beige. Il suo corpo e il suo muso ricordavano un coccodrillo. Nel mezzo del suo muso vi era una grossa striscia nera. Gli occhi erano tondi e color seppia. Gli occhi erano contornati da una forma circolare nera che ricordava un paio di occhiali. Sulla sua schiena vi sono due spesse strisce nere. I suoi arti erano beige e avevano tre artigli. La sua coda era  a punta e la sua estremità era nera.
Ash lo analizzò con la funzione Pokédex del suo Smart Rotom. «Sandile. Pokémon Sabbiadrillo. Tipi Terra e Buio. Esemplare maschio. Vive nascosto tra le calde sabbie del deserto per evitare che la temperatura del suo corpo diminuisca. Mosse conosciute Morso, Fossa, Ombrartigli.» Il ragazzo rimise il suo dispositivo nella tasca dell’uniforme.
«Immagino che tu già conosca Liepard.» Dinanzi alla Seguace si era palesato un Pokémon dalle sembianze di un felino, dal corpo esile e dal pelo color porpora. Sul viso vi era peluria di color rosa che ricordava una maschera. Il naso e le sopracciglia erano molto piccoli. Aveva due lunghi baffi gialli: Dello stesso colore era l'addome e la parte inferiore delle zampe. Il corpo era cosparso da piccole macchie gialle. La forma della sua coda ricordava un punto interrogativo rovesciato. «Inizia pure tu!» Lo invitò la seguace. Ash non se lo fece ripetere due volte.
«Sandile! Ombrartigli!» Ordinò il ragazzo. Le unghie del Pokémon Sabbiadrillo si allungarono e si illuminarono di un colore violaceo. «Vai pure te con Ombrartigli!» Ordinò la sua rivale.
I lunghi artigli dei due Pokémon si scontrarono e l’impatto fu alquanto violento. L’energia scaturita dall’impatto fece allontanare i due Pokémon. Entrambi i Pokémon attutirono l’impatto sul terreno con i loro artigli.
«Liepard, usa Neropulsar!» Ordinò la Seguace.
Dalla bocca del Pokémon Sanguefreddo si generarono degli anelli di energia dal colore violaceo, che impattarono con il terreno, tagliandolo come se fosse di burro.
«Sandile! Schiva con Fossa!» Ordinò Ash. Il Pokémon scavò un grosso buco sul terreno, rendendosi invisibile al suo rivale. «Niente male per essere un principiante!» Commentò la Seguace. 
Ash accennò un sorriso. «Sandile è un Pokémon di tipo Terra. Per cui è naturale usare un attacco di tipo Terra.» Il Pokémon era ormai vicino al suo avversario. 
Il Pokémon Sabbiadrillo era oramai giunto al suo obiettivo. Era emerso dal terreno e lo aveva colpito dritto nella parte inferiore del corpo, facendolo volare in aria. «E ora di nuovo Ombrartigli!» Ordinò il ragazzo.
I lunghi artigli del Pokémon Sabbiadrillo colpirono l’avversario, facendolo cadere violentemente a terra. «Può bastare così.» La Seguace richiamò il suo Pokémon.
«Sei davvero bravo. Con un semplice Sandile sei arrivato molto vicino a sconfiggere il mio potente Liepard.» Ash si limitò a sorridere. «Solo fortuna.» La  Seguace fece spallucce.
«Vieni con me.» Lo invitò nuovamente a seguirlo. Questa volta fino al parcheggio. Era pieno di pickup grigi, tutti uguali. Avevano lo stemma del Team Plasma applicato sul cofano e sulle porte. «Forza, sali!» Lo invitò la Seguace.
Ash salì a bordo, e così la sua guida. La Seguace partì, senza prendere una direzione precisa, sembrava quasi che il suo obiettivo fosse solamente quello di allontanarsi dalla base.
«Certo che te la cavi proprio bene nelle lotte… davvero troppo bene per essere la tua prima volta.» Ripetè la donna. Ash non ci diede peso.
Intanto il mezzo aveva percorso alcuni chilometri, allontanandosi dalla base. Nessuno dei due aveva proferito parola durante il viaggio. Non sembrava fosse così importante.
«Qui dentro non ci sono spie, cimici o cose del genere, ma credo che sia meglio uscire.» Esordì la Seguace, mentre fermava il mezzo, nel bel mezzo del bosco. Scese dal pick up ed invitò Ash a fare altrettanto. 
«Che tu non fossi un semplice Seguace, l’avevo capito quasi subito. Devi ritenerti fortunato che sia stata io a trovarti e non qualcun’altro.» Ash si sentì con le spalle al muro. La sua copertura era praticamente saltata. 
Doveva trovare un modo diverso per liberare quei Vivillon. Non gli importava il motivo per cui gli avevano voluti catturare, ma il suo istinto gli diceva che non era nulla di buono.
«Quando ho visto quello Staraptor, ho subito immaginato che non fosse un Pokémon selvatico. Non è una specie autoctona di Unima. Doveva, per forza di cose appartenere ad un Allenatore. Un Allenatore che è stato o a Sinnoh, a Kalos, o Paldea o a Nordivia.» Ash non rispose. Staraptor non era di certo un Pokémon raro. Gli veniva difficile capire come potesse essere ricondotto a lui. «E, non so se lo sai, ma gli Staraptor di Sinnoh sono un po’ più grandi della media. E questo lo era ancora di più. A occhio sembrava alto quasi un metro e mezzo.» Spiegò. Ancora Ash non sapeva che dire. Erano tutte prove indiziarie. Nessuna di esse conduceva direttamente a lui.
«Certo che sei proprio entrato nel tuo ruolo. Forse persino meglio di me.» Continuò a provocarlo, senza riuscire a farlo confessare. «Sai, io sono un’agente della Polizia Internazionale. E già per aver rivelato la mia identità prima di te, rischio di essere licenziata in tronco. 
Vengo dalla regione di Sinnoh. Mi hanno inviata qui per indagare sul Team Plasma. Per ovvie ragioni non posso rivelarti il mio vero nome. Se vuoi puoi chiamarmi Velaurora.» Ancora nessuna reazione.
«La prima volta che ti ho incontrato è stata a Burrascopoli. Un bel po’ di anni fa… a dire il vero. Ero tra il pubblico. Senza scendere troppo nei dettagli, dovevo indagare sul Team Rocket… immagino tu sappia chi siano. Sembrava che loro, a loro volta, stessero indagando sul Team Galassia.» Sembrava che nemmeno quelle parole avessero sortito alcun effetto.
«Beh, sono soliti andarsene quando la situazione si fa… elettrizzante» Commentò, in tono ironico.
«Sapevo che, prima o poi avresti confessato… ad ogni modo…» Cambiò argomento. «Immagino che tu sia venuto qui per liberare i Vivillon.» Cercò di prevedere le sue intenzioni. “Come può saperlo?” Pensò.
«Io ti posso condurre alla zona dove li hanno nascosti. Ma ricordati che non posso in alcun modo compromettere  la mia copertura. Non potrò darti molto tempo, dovrò avvisare gli altri.» Ash fece un piccolo cenno di approvazione, seguito da un piccolo gesto della mano, che sembrava la invitasse a fermarsi. 
«Quindi tu conosci Bellocchio? Sai? Ho avuto occasione di collaborare con lui, in passato» Chiese Ash. «Certo che lo conosco. Anche lui lavora per la Polizia Internazionale! Per ovvi motivi non posso divulgare il mio rapporto con lui.» Speigò, prima di cambiare totalmente argomento.
«Ora però dobbiamo andare.» L’agente invitò Ash a salire a bordo, nuovamente in direzione della base. Anche il viaggio di rientro fu silenzioso.
Ash non era ancora completamente sicuro della sincerità della donna. Altre volte era caduto in simili trappole, ma, in un modo o nell’altro era sempre stato in grado di uscirne.
Doveva cercare di mantenere la calma e di non sembrare troppo confidente con l’agente, oppure sarebbe stato troppo sospetto. Come se già la loro assenza non lo fosse.
Tornati alla base, l’agente si allontanò da Ash, per parlare con degli altri Seguaci. Il ragazzo non aveva idea di che cosa stessero parlando. 
Un paio di minuti dopo, la donna tornò da lui. «Tutto a posto.» Cercò di restare nel personaggio. «Sai, il capo è felice di accogliere nuovi membri. E a chi si offre di guidare i nuovi arrivati, danno dei bonus in busta paga.» Li spiegò con un sorriso. Ash sorrise a sua volta.
«Ci sono delle altre zone che ti devo mostrare. A cominciare dalla zona degli alloggi. Seguimi.» Per l'ennesima volta, la recluta accompagnò Ash da qualche parte.
Questa volta verso un’altra parte di quel gigantesco edificio. Questa volta, per  condurlo fino a davanti ad una doppia porta a spinta, simile a quelle solitamente impiegate nelle uscite di emergenza.
«Qui abbiamo i dormitori. Sono separati tra dormitori maschili e femminili. Non è difficile sbagliare.» Indicò la porta più vicina all’ingresso. Recava la sagoma di un uomo «Questo è il dormitorio maschile. L’altro, in fondo, è quello femminle… chiaramente.» Ash si limitò a rispondere con un semplice “Ok.” «Se vuoi entrare, fai pure.» Lo sguardo della Seguace si rivolse verso una delle telecamere di sorveglianza.
Voleva assicurarsi che, se mai qualcuno stesse osservando, non notasse anomalie. Si infilò una mano in tasca e, in seguito tirò leggermente Ash per una mano per convincerlo a farsi avanti. Contemporaneamente 
Il ragazzo comprese il messaggio e si diresse verso la porta del dormitorio maschile. La aprì e vi entrò. 
La stanza presentava un enorme numero di letti a castello, realizzati in metallo. I letti erano tutti perfettamente ordinati e puliti. Sembrava che nessuno di essi fosse mai stato usato.
Sulla testa del letto alla base e sulla parte laterale di quello sopra, vi era una targhetta con un numero. Nonostante l’assenza della guida, il ragazzo dedusse che il numero era l’identificativo di ogni Seguace.
Non era un dettaglio di poco conto. Per quanto volesse restare in quel posto il minor tempo possibile, doveva comunque essere pronto ad ogni evenienza.
Il ragazzo prese il biglietto datole dalla sua guida pochi istanti prima. Su di esso vi era scritto, a penna, un numero di cinque cifre, preceduto dalla lettera M.
Ash dedusse che quello fosse il suo numero identificativo. Cercò di memorizzarlo. Sarebbe sicuramente tornato utile.
Per lo stesso motivo cercò il letto con assegnato il suo numero identificativo. Fu un’operazione alquanto complessa. Sembrava che gli identificativi dei letti non rispettassero alcuno schema. Erano disposti in maniera disordinata e questo disorientò non poco il ragazzo.
Dopo una ricerca durata più del previsto, finalmente trovò il letto corrispondente. Era quello al piano di sopra.
Sulla parete opposta all’ingresso vi erano degli armadi di metallo. Ash, istintivamente si avvicinò agli armadi. Allo stesso modo dei letti, anche quei piccoli armadi recavano dei numeri. 
Ash, cercò il suo. Contrariamente a quanto avvenuto per il letto, lo trovò senza particolare fatica. Ovviamente era vuoto. Doveva ancora attivare la serratura a codice.
Alla sua sinistra vi era anche la porta che conduceva ai bagni. Decise di entrare. Erano dei bagni normalissimi. Vi era una zona con numerosi lavandini. Di fronte ad essi delle porte che portavano ai WC. Una porta separata portava alle docce. 
Ash, approfittando della privacy consentita dai bagni, prese il suo Smart Rotom per scrivere un messaggio a Serena.
Ciao. Sono riuscito ad entrare. Ma ancora non sono riuscito a liberare i Pokémon. Dovrei riuscirci domani. Spero che vada tutto bene” La ragazza rispose immediatamente al messaggio. Era un po’ preoccupata, ma si fidava di Ash più di chiunque altro. 
Sono felice di vedere che tutto vada bene. Noi stiamo bene. Siamo tornati a Levantopoli. I Ranger ci hanno dato un passaggio. Domani ci accompagneranno ad Eolea. Ci incontreremo nello stesso punto di ieri.”
La ragazza cercò di nascondere l’enorme preoccupazione che la tormentava. Sapere che Ash avrebbe dovuto passare un’intera notte nella tana del lupo la teneva in un grande stato di agitazione.
Ash uscì dal bagno e dal dormitorio, per poi ricongiungersi con la sua guida. La Seguace controllò l’ora sul suo Smartphone. «Mmmmh… Dovremo riuscirci prima dell’ora di cena.» Commentò. Questa volta lo accompagnò lungo l’andito. Spinse una seconda porta e lo condusse in un ulteriore andito.
«Eccola. Questa è la sala riunioni. Per ora è chiusa.» Spiegò. «Non avere grosse aspettative. Da domani la imparerai a conoscere. Ogni giorno alle otto abbiamo una riunione di lavoro. Solitamente si discute dei piani di lavoro della giornata. Non fare domande e ascolta. E vedrai che passerà in fretta.» Il tour continuò.
Ora i due erano davanti ad una grossa porta. Era realizzata in pregiato legno scuro e presentava fini decorazioni. La maniglia, dorata, era anch’essa finemente decorata. 
La seguace, notando la telecamera, scelse di scendere ancora di più nella parte.
«Questo è l’ufficio del Capo. Personalmente non l'ho mai incontrato. Ma chi lo ha incontrato lo ha definito un uomo saggio ed equilibrato. Da quanto ho capito, non viene spesso qui.» Spiegò.
«Più avanti ci sono sono degli uffici amministrativi. Non sono molto interessanti. Solo documenti e documenti. Sono i Seguaci più insubordinati ad occuparsene. Talmente è poco interessante.» La guida non nascose un sorriso.
La visita proseguì, sempre lungo lo stesso andito. I due camminarono fino ad una porta apparentemente simile a tutte le altre.  «Questa è la sala ricreativa. In genere ci andiamo dopo cena, prima di coricarci… guardiamo film, giochiamo a videogiochi. C’è anche una piccola biblioteca. Alcuni prendono in prestito dei libri che leggono nei momenti morti.»
Dagli altoparlanti appesi alla parete si sentì una voce, parzialmente distorta. «Tutti i seguaci sono pregati di raggiungere la sala mensa per la cena.» Ash e la Seguace si diressero verso la mensa, con il ragazzo distanziato di alcuni passi. «Vedrai… qui si mangia bene. Ci tengono a noi.» Quella, per Ash, era una buona notizia, la sola buona notizia di quella giornata.
Anche se era lì da poche ore già sentiva già la mancanza di Pikachu, di Serena e di tutti gli altri.
Con questi pensieri che gli ronzavano in testa, il ragazzo faticò a restare al passo con la sua guida. «Ti muovi?» Lo rimproverò. Al rimprovero seguì un sorriso. Era chiaro che lei dovesse restare nella parte.
La sala della mensa non era lontana. O almeno così sembrava, dato che il profumo della cena cominciava a sentirsi. Qualche passo dopo incontrarono degli altri Seguaci, coi quali si scambiarono rapidi saluti.
Poco dopo giunsero di fronte alla sala mensa. «Questa è una mensa self-service» spiegò. «Prendi un vassoio, delle posate, una bottiglietta d’acqua e poi prendi quello che vuoi dai contenitori sul banco. Se poi hai ancora fame puoi alzarti a fare il bis, ma ricorda di fare la fila. Soprattutto ora che sei il nuovo arrivato.» Lo punzecchiò.
La fila scorreva rapida ed efficiente e, finalmente giunse il turno del ragazzo. Raccolse da un dispensatore un vassoio di plastica bianca e rigida. Prese anche una piccola confezione, sempre di plastica, che al suo interno conteneva una forchetta,
un coltello, un cucchiaio e un fazzoletto di carta. Prese anche una bottiglietta d’acqua da 750 ml.
Giunse davanti al piano in cui poteva servirsi. La sua guida aveva ragione. C’era un’ampia varietà di cibo e sembrava tutto tremendamente invitante. «Muoviti, novellino!» Lo esortò uno, dietro di lui.
Ash non si scompose minimamente. Prese, con tutta la calma del mondo uno dei grossi cucchiai e riempì parte del suo vassoio con un’abbondante porzione di riso coi funghi.
Passò poi ai secondi, dove si servì dello spezzatino di carne e delle patate al forno, anche qui abbondando con le porzioni. Prese anche un bicchiere di macedonia.
Si diresse quindi ad un tavolo, in cui, in quel momento, era seduta unicamente la sua guida. Dovette fare molta attenzione a non rovesciare il contenuto del vassoio, che versava in precario equilibrio.
Si sedette e cominciò a mangiare. Sebbene fosse solito strafogarsi di cibo, decise di darsi un contegno e mangiare con calma. E sì, effettivamente si mangiava davvero bene.
Finito di mangiare, il ragazzo decise di unirsi alla sua guida e ad un piccolo gruppo di seguaci, e dirigersi verso la sala ricreativa. La sala rispettava perfettamente l’idea di Ash.
Un ampio televisore appeso al muro, a cui era collegata una console con diversi gamepad, una libreria ricolma di videogiochi di vario genere. Poco lontano un tavolo da ping pong, un calciobalilla e un bilardo. 
Su di una parete era appoggiata una grossa libreria stracolma di libri. “La liberazione dei Pokémon”, “Uomini e Pokémon, due mondi, due destini” “Cento motivi per liberare i Pokémon” e libri simili.
«Cosa ne pensi di fare una partita a calciobalilla? Così, giusto per ambientarti un po’» Propose la guida. «Va bene, ma ti avviso, non sono molto bravo.» Rispose Ash. «Non importa. Lascia a me la difesa e andrà tutto per il meglio.» Ash si limitò a sorridere. Non ci volle molto a trovare due avversari interessati alla sfida. 
«E così tu saresti il novellino… eh…» Uno dei Seguaci si posizionò di fronte a Ash. «Ormai è una tradizione che io sfidi i novellini. Fino ad ora nessuno è mai riuscito a battermi, sai? E qualcosa mi dice che continuerò ad esserlo.» Queste parole accesero in Ash una scintilla di sfida. Alcuni istanti dopo si aggiunse un secondo seguace. «Direi che la partita può cominciare.» Esordì il seguace, mentre tirava la leva che faceva ricadere le palline. 
Ne prese una e la sbatté contro il bordo. «Andiamo! È una pallina, mica un uovo!» Lo riprese il primo. Quest’ultimo, finalmente, si decise a lanciarla al centro del campo.
La pallina rotolò per il campo, fermandosi poco distante dalla prima fila di calciatori comandati da Ash. Il ragazzo si mosse rapidamente, spostando la sua fila di giocatori e lanciando la palla direttamente verso la porta avversaria.
«Alla faccia del fatto che non sei bravo!» Si complimentò la guida. Ash non rispose. Intanto era entrata in campo la seconda pallina. Stessa tecnica della prima. Nemmeno in questo caso i due avversari riuscirono a contrastarlo. «Vuoi deciderti? Siamo già sotto di due punti!» Uno dei due seguaci si lamentò.
La partita fu piuttosto tesa, uno scambio di passaggi e di gol. All’ultima palla, le due coppie erano in perfetto pareggio.
«Questa palla deciderà il risultato di tutta la partita.» Commentò uno dei due seguaci. «Vedi di fare attenzione!» Lo riprese il compagno. Ash e la sua guida, invece, si limitarono a scambiarsi una rapida occhiata. «Siamo pronti!» Si fece avanti il ragazzo. La pallina venne lanciata come di consueto. 
Sembrava che quella partita non volesse proprio finire. I passaggi sembravano infiniti. A volte sembrava stessero per vincere Ash e la sua alleata, altre volte i loro due rivali. Alla fine furono proprio Ash e la sua guida a spuntarla. 
«Bah!» Sbuffò uno dei due avversari. «È solo la fortuna del principiante!» Aggiunse. «In ogni caso non ci stavamo giocando nulla.» L’altro si limitò a concludere. «In ogni caso avrete la vostra rivincita. Magari domani. Oggi è tardi.» La guida tirò Ash per un braccio. Cercò di condurlo verso l’esterno della stanza. 
«Ti avevo detto che non dovevi farti notare. Sei stato fortunato di aver beccato me, quando abbiamo lottato. Ricordati di mantenere un basso profilo. O attirerai attenzioni. Domani sarà la nostra prima giornata di lavoro come collaboratori. Ricorda quello che ci siamo detti prima.» Ash fece un piccolo cenno con il capo.
Era ormai ora di dormire. Non aveva idea dell’orario a cui si sarebbe svegliato, per cui preferiva andare a letto. Si diresse verso il dormitorio maschile e quindi verso il bagno.
Come qualche ora prima, il ragazzo prese il suo Smart Rotom per mandare un breve messaggio a Serena. “Sta andando tutto bene. Conto di riuscire ad uscire di qui prima di mezzogiorno.”
Al Centro Pokémon di Levantopoli, intanto, Serena non riusciva proprio ad addormentarsi. Camminava nervosamente avanti e indietro per la stanza. 
Aveva letto il messaggio di Ash, ma nonostante ciò non riusciva ad essere tranquilla. «Lo sapevo, non dovevamo fidarci di loro! E ora…» Si lamentò. «E ora Ash sta rimediando» le rispose Anita con un filo di voce. «Esatto. È da solo. Nella tana del nemico. So che è sicuramente in grado di cavarsela da solo, ma non mi sento sicura. Vorrei davvero essere al suo fianco, poter davvero sapere come sta…» Aggiunse, senza smettere di camminare avanti e indietro.
«So che ci tieni tanto a lui. Saremo in viaggio da poco tempo, ma questo l’ho capito sin dal primo momento…» Le rispose Anita, facendola arrossire. «No… non è come pensi…» le rispose Serena, un po’ in difficoltà. «No… no… nel senso… anche io ci tengo a lui. Se ho iniziato a viaggiare, se siamo riusciti a vincere la nostra prima medaglia, lo devo a lui. Nemmeno io vorrei perdere il mio punto di riferimento…» le rispose Anita. «E poi credo che anche lui tenga a te. Ed è per questo che ha deciso di andare da solo. Non sapendo di che posto si tratta, ha preferito andare da solo.» Aggiunse.
Questo non rassicurò per nulla Serena. Anzi, peggiorò ulteriormente la situazione. “Quindi, magari, mi ha mentito? Non sta davvero andando tutto bene? Lo hanno scoperto e qualcun’altro sta scrivendo al suo posto?” Quei pensieri le rimbombavano continuamente in testa, impedendole di dormire.
Nel mentre, alla base, Ash aveva raggiunto il letto a lui assegnato. Si sedette sul letto per togliersi stivali e calze, quindi sollevò le coperte e fece per coricarsi.
«Non te lo metti il pigiama?» gli chiese uno dei Seguaci. «E poi, come mai hai ancora il cappuccio? Non mi dire che lo terrai anche per dormire! Dai!» Rincarò la dose. «Non sono problemi tuoi.» Controbattè Ash, cercando di sembrare più duro di quanto non fosse.
Temeva che qualcuno potesse perquisirlo e scoprire la sua identità. Doveva fare in modo che nessuno la scoprisse, ad ogni costo. Certo, con Dragonite e Staraptor se la sarebbe potuta cavare, ma in quel momento voleva evitarlo ad ogni costo.
La sua guida non gliene aveva parlato, per cui l’ipotesi di perquisizioni notturne era del tutto da escludere. Temendone una, il ragazzo tentò di restare sveglio, per potersi difendere, in caso di necessità, ma non resistette a lungo. In poco meno di mezz’ora cadde in un sonno profondo. «Me la vuoi smettere? Fai più rumore di un trattore quando russi!» Lo sveglò un seguace. «Ma ti pare?» Gli rispose Ash, in tono seccato. «Io voglio solo dormire. Come tutti, immagino. Tantopiù che sono appena arrivato, e sono piuttosto stanco.» Il ragazzo si girò dall’altra parte e si riaddormetò rapidamente.
«A tutti i seguaci! Avete dieci minuti per prepararvi e per recarvi alla sala mensa!» Una voce robotizzata si diffuse nel dormitorio, svegliando tutti.
I Seguaci si diressero rapidamente verso il bagno, per andare in bagno e sciacquarsi. Ash riuscì ad inserirsi tra i primi. Non poteva contattare Serena, dato il poco tempo che aveva a disposizione. 
Le aveva promesso che sarebbe riuscito ad uscire di lì prima di mezzogiorno e così avrebbe fatto. Dopo esser andato in bagno ed essersi rapidamente sciacquato, uscì dal dormitorio.
Si unì al fiume di seguaci che si stava dirigendo verso la sala mensa. Rapidamente raggiunse la sala mensa, ora allestita per la colazione. Ash prese un vassoio, come la volta prima. Si avvicinò ad una delle macchinette per prepararsi una tazza di cappuccino, un bicchiere di succo, dei biscotti al cioccolato e due cornetti alla crema. 
Immaginando di non avere molto tempo per mangiare, cercò di fare il più velocemente possibile, anche a costo di rischiare di scottarsi con il cappuccino bollente.
La sua ipotesi si rivelò corretta. Riuscì a malapena a finire di mangiare, che, subito una voce metallica, simile a quella che lo aveva svegliato, avvisò i seguaci, esortandoli ad abbandonare la sala.
«Tutti i seguaci sono pregati di recarsi in sala riunioni al più presto possibile!» Ash si unì al gruppo di seguaci, cercando di incontrare la sua guida. Ricordava le sue parole. Le riunioni dovevano essere davvero noiose.
Forse, in quella riunione, avrebbero parlato riguardo a quei Vivillon. E a cosa ne avrebbero fatto. Ash sembrava piuttosto teso, anche se cercava di non darlo a vedere. 
Riuscì a prendere posto in una delle prime file, sul lato esterno. Accanto a lui la sua guida, dall’altra parte il muro. Davanti a lui, oltre alcune file di sedie, un palchetto. Ancora più in fondo un telo, parzialmente illuminato dalla luce blu di un proiettore. Sembrava che ancora mancasse qualcuno.
Per tutta la stanza si diffuse un brusio, prima leggero, poi divenne sempre più potente. Sembrava che stessero discutendo a riguardo di cosa avrebbero dovuto fare durante la giornata.
Dopo circa cinque minuti, da una porticina sul lato, fece capolino una donna. Indossava dei vestiti leggermente diversi, rispetto a tutti gli altri seguaci. La sua sopravveste non era bianca, ma nera, probabilmente per distinguerla dai seguaci di rango inferiore. 
«Come sapete…» Esordì senza nemmeno salutare. «Ieri abbiamo compiuto un’importantissima operazione, riuscendo ad ottenere un buon numero di Vivillon.» I seguaci si scambiarono diverse occhiate. Sapevano quello che era accaduto il giorno prima, per cui si chiedevano perché parlare di qualcosa avvenuto solamente il giorno prima.
«Anche grazie alla collaborazione di qualcuno che mai ci saremmo aspettati, che è caduto nella  nostra trappola.» Ash cercò di restare il più neutrale possibile. Non poteva permettersi di farsi scoprire.
«Ad ogni modo…» Riprese il suo discorso, mentre sullo schermo apparve un’immagine di un esemplare del Pokémon  Frarfascaglia «Noi non siamo bracconieri. Non ci interessa venderli e fare soldi.» Spiegò. “E allora come mai li hanno catturati?” Si chiese Ash. «Lo sanno bene gli Allenatori, che girano sempre coi loro Pokédex. I Vivillon, come tutti i Pokémon, hanno dei poteri incredibili. Loro, per esempio, sono capaci di generare delle scaglie in grado di calmare chiunque entri in contatto con esse. Il loro effetto calmante è incredibilmente potente.» Speigò. 
Quindi vogliono sfruttarli per le loro scaglie? E poi cosa ne faranno? Ma soprattutto, come faranno a fargliele rilasciare? Ho paura che non sia per nulla piacevole” Pensò Ash.
«Il vostro compito sarà quello di costringerli a rilasciarle. A qualsiasi costo.» Spiegò. “Lo sapevo” Pensò Ash. “Lo sapevo che non volevano fare nulla di buono.” 
«Le loro scaglie ci serviranno a calmare gli Allenatori e questo renderà più facile per noi costringerli a liberare i loro Pokémon.
Anche solo poche scaglie possono avere un grandissimo effetto.» Aggiunse.
«E questo è tutto. I due volontari vengano con me. Gli altri, beh… tornate a lavoro.» La sala cominciò a svuotarsi. Sembrava che nessuno volesse svolgere quell’ingrato compito. 
Alla fine, nella stanza, rimasero solo Ash e la sua guida. «Mi fa piacere che il novellino decida di occuparsi dei compiti più ingrati. Quanto a te…» Poi si riferì alla guida del ragazzo. «Ti faccio i miei più sentiti complimenti. Non solo ti sei presa la responsabilità del nuovo arrivato, ma accetti questo incarico. Lo terrò bene a mente. Ora però andate! Tanto sapete dove sono  i Pokémon» Li esortò.
Quindi sono ancora dove gli avevano portati prima? Ancora in quella gabbie? Alla faccia del fatto che loro sono per la liberazione dei Pokémon!” Pensò Ash, mentre seguiva la sua guida.
I due camminarono per lungo tempo, fino a giungere all'esterno dell’edificio, non troppo lontano da dove i due si erano incontrati per la prima volta.
«Ohhh! Eccovi qui! Mi aspettavo più persone, ma… anche voi due andrete bene.» Li accolse un seguace, vestito allo stesso modo della donna che aveva illustrato i piani della giornata. «Seguitemi che vi illustro il vostro compito» Li invitò con un gesto della mano. I due lo seguirono, fino ad un’area non troppo distante dall’edificio principale.
All’esterno ricordava una sorta di garage. «Sino all’altro giorno, usavamo questo edificio per la manutenzione dei nostri mezzi, poi le nostre esigenze sono cambiate e ci siamo dovuti adeguare.»  Spiegò l’uomo.
«Anche per te deve essere una novità.» Si girò verso la guida di Ash. «Immagino che tu non sia mai entrata nella seconda stanza.» Le rispose. «Seconda stanza?» Ripeté a bassa voce la guida.  
L’uomo infilò una chiave nella serratura elettronica, facendo alzare la serranda elettrica, che si aprì con un forte rumore metallico, rivelando l’interno della stanza.
Ecco dove hanno messo i Vivillon!” pensò Ash, osservando le gabbie. Poteva riconoscere ogni singolo Pokémon all’interno delle gabbie. Poteva, invece, solo immaginare la loro sofferenza.
Il seguace premette un interruttore e diverse luci al neon illuminarono la stanza, con una luce fredda e triste, che metteva ben in evidenza le macchie d’olio presenti sul pavimento.
«Portateli nell’altra stanza, poi vi darò altre istruzioni.» Ordinò. «Due alla volta bastano e avanzano.» Aggiunse, mentre si avvicinava alla porta che separava la stanza in cui si trovavano da quella adiacente.
I due obbedirono, prendendo una gabbia a testa ed entrando in quella stanza. 
All’interno della stessa, la prima cosa che saltò all’occhio, tanto di Ash quanto della sua guida, fu uno strano dispositivo. Era una sorta di cabina, quadrata, alta circa due metri,  da circa tre metri di lato.
Nella parte superiore era possibile notare due tubi di ventilazione, uno in ingresso, l’altro in uscita. “Forse dovrei rivelare la mia reale identità e liberarli prima che sia troppo tardi” pensò Ash. “O forse dovrei aspettare ancora un attimo?” si chiese poco dopo, senza darsi una risposta. 
«Bene, ora entrate dentro quella cabina e fate uscire i Pokémon.» Ordinò. I due obbedirono, entrando nella cabina e aprendo le gabbie. I Vivillon al loro interno uscirono senza fare storie.
Sembravano estremamente spaventati e disorientati. Ash riusciva benissimo a capire come si sentivano, perché si sentiva come loro. Lontano dai suoi amici ed in un posto ostile.
«Non vi preoccupate…» cercò di rassicurarli, Ash. «Andrà tutto per il meglio… o almeno spero.» Si corresse, mentre usciva dalla cabina. 
«Perfetto!» si complimentò il superiore. «Ora dobbiamo solamente assicurarci che la porta sia ben chiusa.» la guida controllò che Ash avesse chiuso correttamente la porta. «È chiusa.» confermò.
«Bene… allora possiamo partire con il gas.» L’uomo premette un pulsante sulla parete. «Gas?!?» Chiese Ash, in tono preoccupato. «Normale. Sei il nuovo arrivato.» Lo richiamò il superiore. «Nei nostri laboratori di Austropoli, abbiamo sintetizzato un gas. Che serve esattamente a far rilasciare le scaglie ai Vivillon… non posso scendere troppo nei dettagli… ma è stato sintetizzato da un nostro collega proveniente dalla regione di Kalos.»  Spiegò. 
Ash fece un rapido collegamento mentale. Poteva trattarsi di un ex membro del team Flare?
Il ragazzo non potè pensarci a lungo. Dalla finestra di ispezione, poteva notare come i due Pokémon Farfascaglia stessero volando in una danza disperata, mentre, dalle loro ali si distaccavano dei piccoli frammenti che riflettevano la luce. 
Pochi istanti dopo si iniziò a sentire un rumore, come quello di una grossa ventola. 
«Molto bene!»  Commentò il superiore. «Stiamo raccogliendo davvero delle ottime quantità di...»  Non riuscì a completare la
 frase, a causa di una grandissima forza che lo spinse contro un fianco della cabina.
«Eh! Cosa fai?!?» Si lamentò il superiore, tentando di girarsi. Senza riuscire. «Traditore!» Gridò contro Ash. 
Dragonite prese l’uomo per la schiena e lo scagliò contro la parete opposta. «Cosa fai?» Lo riprese la sua guida. «Credi che sia questo il momento giusto?» Chiese, cambiando tono, dopo essersi accorta di come il superiore fosse privo di sensi.
«E ora liberiamoli!» Ordinò Ash. Dragonite colpì la porta con una spallata, sfondandola. I due Vivillon all’interno uscirono, guardarono Ash, con aria strana e scapparono dalla porta.
Pochi istanti dopo si sentì una voce registrata. «Attivazione protocollo allarme!» In seguito si sentì il suono di un’allarme.
«Presto, abbiamo poco tempo!» Lo esortò la guida. 
«Dragonite! Distruggi quel coso con  Iper Raggio!» Ordinò Ash. Dalla bocca della Pokémon si generò un grande raggio di energia dal colore bianco, che colpì la cabina.
Il potente attacco divelse totalmente la cabina, che inizio ad emettere del fumo nero. «Questo coso può esplodere da un momento all’altro, meglio fuggire!» Fece notare Ash.
I due uscirono dalla stanza, scortati dalla Pokémon del ragazzo. «Direi che questa possiamo anche chiuderla!» Commentò Ash, mentre chiudeva la porta a chiave. «Questo ci dovrebbe dare un po’ di tempo.» Commentò.
«Ho poco tempo. Presto dovrò avvisare gli altri, o sospetteranno di me.» La guida cominciò ad aprire alcune gabbie, Ash ne aprì delle altre. In pochi istanti, tutti i Pokémon Farfascaglia erano tutti liberi.  
«Ora io vado! Addio!»  Ash strinse la mano alla sua guida. Pochi istanti dopo, Dragonite strinse entrambi in un fortissimo abbraccio. «Ahi! Soffoco!» Si lamentò la guida, non riuscendo a trattenere una risata.
Poco dopo, il ragazzo, la Pokémon e l’ormai ex guida, nonché agente sotto copertura, uscirono dall’edificio.
«Prima che tu te ne vada… ho da chiederti un ultimo, piccolo favore.» “Mi chiedo cosa possa volere” Pensò Ash.  «Dimmi» Le chiese. «Vorrei che Dragonite attaccasse Liepard. Almeno così posso dire di aver tentato di difendermi. Certo. È pur sempre una contravvenzione al codice di comportamento, ma almeno avrò una giustificazione.» Ash assunse un’espressione piuttosto perplessa. Avrebbe preferito lottare, piuttosto che far attaccare il suo Pokémon, con l’avversario che subiva passivamente. Provò ad  obbiettare, ma ormai il Liepard dell’agente era davanti a lui.
«E va bene! Dragonite! Vai con Tifone!» La Pokémon si girò di spalle e cominciò a sbattere violentemente le ali, generando un gigantesco turbine che, rapidamente raggiunse il Pokémon avversario e lo sollevò, lanciandolo contro la parete dell’edificio, creando un grosso buco nella stessa. Liepard era piuttosto acciaccato, data la violenza dell’impatto. 
«Bene, ora potrò dire di aver almeno tentato di lottare.»  
 Ash, finalmente libero di andare, salì in groppa a Dragonite. Rapidamente la Pokémon prese il volo e si allontanò dalla base, dando a Ash solo il tempo di salutare la donna con un rapido gesto della mano. 


L’agente si allontanò dall’edificio, e prese, dalla sua uniforme un piccolo dispositivo, dalla forma simile ad una Poké Ball. Lo avvicinò alla bocca. “Spero che lo ricevano. È un dispositivo sperimentale”
«Agente Velaurora al rapporto. Il sabotaggio ha funzionato, siamo riusciti ad impedire che il Team Plasma mettesse le mani sulle scaglie dei Vivillon.
Il piano è andato a buon fine anche grazie ad un alleato, di cui non posso rivelare l’identità, che è stato in grado di sabotare i loro macchinari. Lui stesso mi ha rivelato di avere avuto occasione di collaborare con Bellocchio. Ho potuto apprezzare il suo metodo di lavoro. È riuscito perfettamente a mimetizzarsi tra i seguaci ed è riuscito a non intralciare i miei piani. Chiudo la comunicazione o potrebbero sospettare.» Conclusa la comunicazione, l’agente tornò alla base. 
Non fece nemmeno in tempo ad arrivare all’edificio, in cui erano stati portati i Vivillon, che subito incontrò il suo superiore.
«perché non lo hai attaccato? Perché hai permesso a lui e al suo Pokémon di distruggere le nostre apparecchiature?» Chiese, in tono piuttosto arrabbiato. «Non sarai mica una sua complice? Sappi che io posso chiedere agli altri seguaci di seguire ogni tuo movimento! Sai benissimo cosa succede agli impostori!» La accusò.
«Ho cercato di fermarlo. Lo ho sfidato in una lotta, ma lui è ci ha surclassato in men che non si dica.» Tentò di giustificarsi.
«Hai comunque violato il protocollo. Sapevi benissimo che avresti dovuto chiamare gli altri.» Continuò a rimproverarla. «Lo avrei lasciato distruggere l’intera base?» Chiese. «Giusta obiezione. Ma hai comunque violato il protocollo! Se il team Plasma ha successo, lo deve anche a questo. Altre organizzazioni falliscono in cose più semplici, proprio per questo.» La donna fece un rapido inchino. «Chiedo scusa. Ho fatto di testa mia e ho sbagliato.» Il superiore la guardò negli occhi.
«Per questa volta resti dentro, ma dovrò trovare la giusta punizione. Che queste cose non devono mai accadere.» La donna lo guardò con sguardo triste. «Non accadrà mai più.»


Una volta allontanatosi a sufficienza, Ash si tolse il cappuccio della sua uniforme, quindi prese il suo Smart Rotom. Sapeva bene che farlo in volo non era il massimo, ma doveva avvisare gli altri del fatto che tutto fosse andato per il meglio.
Non gli piaceva affatto usare il telefono in situazioni pericolose, ma in quel caso non aveva scelta. 
Per fortuna in quell’occasione, Staraptor faceva da guida alla sua Pokémon, eventualmente anche liberando la strada da eventuali ostacoli. Con questo pensiero, il ragazzo avviò la chiamata verso Serena, sperando in una sua rapida risposta. Fortunatamente la ragazza rispose immediatamente. «Ciao! Finalmente sono riuscito a uscire da quel postaccio! Sto per raggiungervi!» Ash sperava che Serena avesse capito. Temeva che il vento non coprisse troppo la sua voce. 
«Fantastico!» Rispose la ragazza. «Sei riuscito a liberare i Vivillon?» Chiese. «Assolutamente si! Non è stato facile. Devo ringraziare Dragonite. Per il suo grande aiuto. Ora però devo proprio staccare.» Spiegò rapidamente. «Va bene. Noi ti stiamo aspettando. Fai presto, mi raccomando!» Rispose la ragazza, prima di chiudere la chiamata.
«Raptoor!» Il Pokémon Rapace avvisò il suo Allenatore della presenza del gruppo, poco sotto di loro. Il Pokémon iniziò una rapida picchiata, seguito dalla più dolce discesa di Dragonite.
Ash scese a terra, subito davanti al gruppo. Indossava ancora l’uniforme del Team Plasma. Serena e Pikachu si misero a correre verso di lui, con il Pokémon Topo che gli salì in spalla e la ragazza che corse ad abbracciarlo, mettendo in leggero imbarazzo.
«Sono felicissima di vedere che stai bene. Pensavo che qualcuno avesse preso il tuo telefono e scrivesse al posto tuo…» La ragazza sembrava non lo vedesse da tantissimo tempo. Il ragazzo si rivolse verso i suoi Pokémon. «Vorrei presentarvi un nuovo amico.» Il ragazzo prese una Poké Ball dalla sua uniforme. La lanciò e, dalla stessa uscì un esemplare di Sandile. «Come sapete, mi sono dovuto inflitrare nei ranghi del Team Plasma…» Spiegò Ash. «Mi sono dovuto fingere un nuovo seguace. E per questo mi hanno donato un Pokémon, e io ho scelto lui.» Il Pokémon cominciò a fare conoscenza con gli altri Pokémon del ragazzo. «Non ti preoccupare…» Lo rassicurò Ash. «Io non sono veramente un seguace del Team Plasma. Ho dovuto fingere, ma stai tranquillo, non ti tradirò, liberandoti.» Cercò di rassicurare il Pokémon.
«Ora possiamo andare.» Li richiamò uno dei due ranger. «Tra un po’ inizia il nostro turno. Sennò non potremo accompagnarvi ad Eolea.» Si spiegò.  
«Direi che non abbiamo motivi per restare qui! E poi… sinceramente non vedo l’ora di togliermi questa cosa di dosso e di farmi una doccia bollente.» Aggiunse Ash.
Improvvisamente una gigantesca lama di energia si scagliò poco lontano dai piedi di Anita. Sembrava provenisse da dietro degli alberi poco lontano.
«HEI! COSA SUCCEDE!» La ragazza si spaventò. Indietreggiò di alcuni passi. «Qualcuno ha cercato di colpirti.» Commentò Carlos, rimarcando l’ovvio.
La ragazza non fece in tempo a riprendere la calma che subito, un secondo attacco partì, dal medesimo punto. Ancora una volta, la ragazza non venne colpita per pochissimo.
«Sei il coraggio, vieni fuori!»  Lo invitò Ash. «Nessuno può attaccare una mia mia amica e farla franca!» Gridò il ragazzo.
«Attaccami se hai coraggio!» Ash si piazzò davanti all’amica. Una lama d’aria colpì la terra, per la terza volta. Poco davanti al ragazzo. «Vuoi colpirmi oppure… vuoi solo provocare?» Ash era ancora più arrabbiato. Nessuna reazione.
«Forse… vuole lottare contro di me.»  Gli fece notare Anita. Ash si scostò da davanti all’amica. 
Pochi istanti dopo un ennesimo Eterelama colpì il terreno. 
Anita prese dalla sua borsa la Poké Ball del suo Oshawott e lo mandò in campo. «Vuoi lottare? Bene! Allora l’avrai!» L’ennesima lama d’aria attraversò l’aria davanti alla ragazza.
«Distruggila con Conchilama!» Oshawott brandì la sua Molluscosiabola, che si trasformò in una sorta di piccola spada. Con un rapido gesto del braccio, distrusse l’attacco avversario.
Un altro attacco, ben presto giunse al Pokémon Lontra e alla sua Allenatrice. Una polvere, dal colore dorato riempì l’aria attorno all’Allenatrice e al Pokémon. «E ora che faccio?» Anita si stava, di nuovo, per impanicare. «Dì a Oshawott di usare Pistolacqua contro la polvere! Prima che sia troppo tardi!» Le suggerì Ash. «Si.. Proviamoci! Oshawott! Usa Pistolacqua! Mira alla polvere!» Ordinò la ragazza, non troppo convinta.
Il getto d’acqua generato dalla bocca del Pokémon Lontra colpì l’intera coltre di polvere, appesantendola e facendola precipitare. Gli attacchi cessarono per alcuni istanti. «Deve essersi stancato.» Commentò Ash.
«Direi che possiamo andare.» Aggiunse Ash poco dopo. I quattro non fecere in tempo ad avvicinarsi al furgone e a raggiungere i due ranger, che, intanto erano saliti a bordo, che, sempre da dietro gli alberi, venne scagliata una sfera di energia dal colore verde chiaro, che ricordava una sorta di occhio.
«Presto! Distruggilo con Conchilama! Come hai fatto prima!» ordinò Anita. Il Pokémon, come poco prima, spiccò un balzo e, con un colpo secco della sua Molluscosciabola fece esplodere la sfera, che si disintegrò in una nube di scintille colorate. 
Ancora una volta, per alcuni istanti, gli attacchi cessarono. «Deve essersi stancato.» Commentò Ash.
Ma, anche in questo caso, la realtà contraddisse le parole del ragazzo. Dagli stessi alberi da cui erano provenuti quegli attacchi si sentì un leggero fruscio. Senza che la sua Allenatrice gli dicesse nulla, Oshawott spiccò un balzo. Il suo corpo si rivestì d’acqua e si lanciò in direzione di quel suono.
Pochi istanti dopo si sentì un rumore forte e secco, di qualcosa che sbatteva contro una superficie dura. «Ecco chi ti aveva attaccato. Un Vivillon!» Commentò Serena. 
Anita guardò il Pokémon, privo di sensi, ormai scivolato a terra, privo di sensi. «Ma è la stessa che ci aveva osservato l'altro giorno!» Commentò la ragazza. «Mi chiedo come mai abbia deciso di attaccarci.» Aggiunse. «Ricordati che abbiamo rapito i suoi simili… beh… pensavamo di fare del bene…» Le rispose Carlos. «E ora che ci hai lottato, cosa fai? Non lo catturi?» La punzecchiò. Anita, dentro di sé, aveva pensato ad una risposta a tono, come, per esempio, "fossi in te penserei al fatto di catturare un Pokémon, prima di consigliare gli altri.” Ma, comportarsi così, non era da lei. Preferì il silenzio. «Catturare un Pokémon non è solo una scelta tua. Alcuni Pokémon scelgono di seguirti di loro spontanea volontà, altri dopo una lotta. Altri ancora… li catturiamo e diventiamo loro amici col tempo… questo è uno dei casi in cui sta a te scegliere.» Le spiegò Ash. «Non so. Vivillon è davvero un bel Pokémon… ma non so se merito di essere la sua Allenatrice.» Spiegò la ragazza. «Non dire così» Serena le posò una mano sulla spalla. «Tu sei un’Allenatrice. In quanto tale, meriti di allenare qualsiasi Pokémon tu desideri.» La rassicurò. «E poi…» La nativa di Kalos si avvicinò ulteriormente all’amica, per sussurrarle qualcosa all’orecchio. «E poi non avevi detto che non sapevi come fare al Varietà? Vivillon potrebbe essere la soluzione. È un Pokémon molto popolare tra Performer e Coordinatrici, sai?» Le spiegò.
«Da come lo dici, sembra che lo voglia catturare te!» Le rispose Anita, con una punta di ironia. «Non mi permetterei mai… siete stati tè e Oshawott a lottare, quindi è giusto che sia tè a catturarla. Poi… il fatto che sia un Pokémon popolare tra  Performer e Coordinatrici, non esclude che possa essere forte nelle lotte. Tutt’altro!» Rincarò la dose.
«Va bene. Mi hai convinta.» La ragazza prese, una Poké Ball dalla sua borsa e la lanciò contro la Pokémon, ancora priva di sensi. La Poké Ball si aprì, avvolgendo la Pokémon in una luce biancastra e assorbendola.
La sfera rossa e bianca si mosse a destra e a sinistra. Prima una volta, poi due, quindi tre e, alla fine quattro. Un breve “clic” confermò l’avvenuta cattura. Anita si avvicinò alla Poké Ball e la raccolse. «Evvai! Ho catturato un Vivillon!» 




Vi chiedo scusa se con questo capitolo ho tardato tanto, ma ci sono state delle vicissitudini personali che mi hanno portato a potervi dedicare poco tempo. Tantopiù in un capitolo che, per quanto sia un “filler”, affronta comunque una tematica, a mio parere interessante. Vi prometto che il prossimo capitolo non tarderà così tanto… o almeno spero. 
Non voglio anticiparvi troppo, ma… finalmente, i nostri eroi raggiungeranno la città di Eolea. Riuscirà Serena a vincere la chiave della Principessa al primo Varietà di Unima?
Come se la caverà Anita alla sua prima esperienza con questa manifestazione?


   
 
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