Mr&MrsFrost
Mr&MrsSmith!AU
Rating: Arancione
P.S. Non è un errore di battitura ;)
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La casa sembra un campo di battaglia. Vasi, specchi e portafoto sono in
frantumi e i loro cocci invadono i pavimenti. I comò sono
divelti, i muri sfondati. La cucina è distrutta:
l’anta del grande frigorifero sta su per miracolo. A ben
guardare la casa non
sembra, ma è un
campo di battaglia.
Ilsa
Frost si gira appena, mugolando di dolore: ha, probabilmente, una o
più costole contuse. La testa le duole e fa fatica ad aprire
l’occhio sinistro: da come le tira la fronte è,
invece, certa di aver un bel taglio sul sopracciglio.
L’ultima esplosione è la causa delle sue orecchie
fischianti, che abbia una leggera commozione cerebrale?
Tutta
colpa di quell’idiota di Jack
Frost, suo marito.
Un
rantolo lì vicino le ricorda della sua presenza. Alza lo
sguardo, c’è una pistola accanto a lei. Non si
ferma a ragionare neanche per mezzo secondo, fa leva sulle braccia e
scatta. La raggiunge, arma il cane che non ha ancora finito di alzarsi,
punta, si blocca: Jack è già in piedi, proprio di
fronte a lei, e la tiene sotto tiro con un fucile.
Le
punte delle loro armi quasi si sfiorano.
Come
hanno fatto a ridursi così?
Ha
i capelli castani arruffati e il sangue gli sporca il viso,
così come i vestiti, di chi sia dei due non lo saprebbe
dire. Ha il respiro affannato e non le toglie gli occhi di dosso
neanche per sbattere le palpebre, in quel pericoloso gioco sul chi
preme il grilletto per primo.
Dal
canto suo, è
tesa come una corda di violino, eppure il suo dito non si muove: perché?
E’
in quel momento che Jack - lo stesso Jack che ha colpito duro ma mai troppo
a fondo - inspira, chiude gli occhi e abbassa il fucile.
«Non
ci riesco. » Sussurra, c’è del dolore in
quelle parole.
Ilsa
stringe i denti. «No! » Quasi lo urla, muovendo la
mano che impugna la pistola in una disperata incitazione.
«Fallo! Spara! »
Le
labbra di lui si piegano in un sorriso appena accennato.
«Fallo tu, se vuoi… » Si arrende.
Dovrebbe
davvero premerlo quel grilletto, maledizione: anni
fatti di menzogne possono valere il rischio di far incazzare le
rispettive agenzie? Certo che no, risparmiarsi a vicenda sarebbe una
dichiarazione di guerra, sarebbe morte
certa…
e per cosa, poi?
Eppure
non ci riesce: gli occhi le si riempiono di lacrime.
Jack
scatta: è quello il momento in cui dovrebbe sparargli,
invece non si oppone quando lui le strappa la pistola di mano e la
lancia lontano.
Ha
le labbra sulle sue ancor prima che riesca ad accorgersene: non lo
allontana, anzi, si ritrova a ricambiarlo con una passione che non
provava da tempo, seppellita com’era sotto coltri di bugie e
silenzi.
Il
bacio si fa più irruento, urgente, bruciante: gli affonda le
dita fra i capelli e si lascia spingere contro ad un muro.
Jack
quasi ringhia quando la innalza sul piano di un comò: le
libera le labbra e, con uno strappo deciso, lacera la parte superiore
del suo vestito, affondando il viso nella morbidezza dei suoi seni,
messa in risalto dal balconcino che porta. Il fiato le muore in gola,
quando sente la sua eccitazione premerle in mezzo alle gambe: inarca il
busto, esponendo il più possibile quella pelle che freme per
essere baciata, morsa, succhiata.
Lo
fanno direttamente lì sopra, senza nemmeno finire di
spogliarsi: l’orgasmo li travolge potente, risucchiando ogni
energia rimasta.
Scivolano
a terra con il fiato corto, l’una di fianco
all’altro e, finalmente, i loro sguardi
s’incrociano di nuovo.
Lui
le regala un sorriso così genuino che le fa chiedere che
diavolo fossero quelli che le ha rivolto negli ultimi anni.
Prima
ancora che se ne renda conto, il braccio scatta e la mano lo
schiaffeggia con un’intensità tale da fargli
girare la testa.
Quando
si rivolta verso di lei, Jack ha gli occhi sgranati per
l’incredulità: non è arrabbiato ma, per
lo più, curioso di scoprire il motivo di quel destro
inaspettato.
Dare
una spiegazione a quel gesto, però, è decisamente
troppo difficile: opta per un rancore che si porta dietro da qualche
giorno e che, di sicuro, un po’ lì dentro
c’è stato. «Per avermi sparato, quella
sera… » Accusa.
«Ti
ho già detto che è stato un incidente.
» Si difende l’altro. «Ti ricordo che hai
fatto saltare l’ascensore dove pensavi che fossi. »
Fa per alzarsi.
In
un attimo gli è addosso e lo costringe di nuovo spalle al
pavimento, bloccandolo col peso del suo bacino. «Non
l’ho premuto io quel pulsante. » Confessa.
Lui
forza la sua presa e la bacia ancora.
Forse,
le energie non erano poi così esaurite.
Quando
riapre gli occhi, questa volta, è completamente nuda, nel
tiepido calore del loro letto: il piano di sopra è stato per
la maggior parte risparmiato dalla loro furia. Devono solo ringraziare
il fato che ha voluto i loro vicini in vacanza: ben più di
un poliziotto sarebbe già arrivato a bussare alla loro
porta, altrimenti.
Il
fatto di essere sola le provoca una sensazione a cui si rifiuta di dare
un nome. Quanto ha dormito? Ore? Minuti?
Jack
appare sulla porta proprio in quel momento, indossa solo un paio di
boxer e ha un vassoio tra le mani. Sopra ci sono due bicchieri rotti
con del succo d’arancia, una mela già tagliata e
alcuni cracker.
Non
riesce a fare a meno di sorridere. «Ciao, straniero.
» Gli dice.
«Ciao, straniera.
» Le risponde lui, ricambiando il suo sorriso. «Non
si è salvato molto, temo. »
«Andrà
bene. » Lo rassicura, indossando al volo una delle sue
camicie bianche: chiude quel numero giusto di bottoni che la fa sentire
più a suo agio. «Grazie. » Aggiunge,
quando lo vede posare il vassoio sul materasso, proprio nel mezzo fra
loro due.
«Prego.
» Le dice lui, sporgendosi un poco per lasciarle un bacio
sulla guancia. Le sfiora, poi, i capelli biondi e mossi con la punta
delle dita. «Preferisco quando li porti sciolti. »
Le fa presente, prima di appropriarsi di un pezzo di mela.
Ilsa
finisce di bere il suo succo: un sorriso malizioso le piega le labbra.
«Lo so… »
«Vuoi
dire che li raccoglievi in quelle acconciature così rigide
di proposito? » Il frutto rimane sospeso a metà,
Jack è incredulo. «Perfida. »
«Sciocco.
»
Ridono
assieme.
«Sai…
» Dice lei, rompendo un cracker con entrambe le mani.
«Ho pensato ad un’infinità di possibili
scenari del perché ci siamo così allontanati in
questi anni, ma mai avrei pensato che fosse perché facessimo
entrambi lo stesso lavoro. » Ne mangia un pezzo.
«Credevi
avessi l’amante? »
Annuisce.
«Impossibile
anche solo da pensare. »
«Meglio
così. » Dice lei glaciale. «Altrimenti,
a quest’ora, sarebbe morta. » Sentenzia.
Jack
scoppia a ridere di gusto ma, poi, incrocia il suo sguardo: si gela.
«Scherzi, vero? » La
vede alzare le spalle ma senza dire niente. «Non
scherzi. » Rabbrividisce. «E’ per questo
che sei diventata così fredda con me? » Chiede.
«Voglio dire, non lo facevamo da… » Ci
pensa un po’ su. «Mesi? »
«Anche.
» Ammette lei. «D’altra parte che mi
tradissi non avevo prove ma sapevo con sicurezza che spesso mentivi e
che mi stavi nascondendo qualcosa. »
«Oh,
perché tu sei sempre stata un pozzo di sincerità,
non è vero? » La rimbecca lui, ironico sia nel
tono di voce che nell’espressione del viso.
Ilsa
non si scompone. «Non ti ho mai mentito. »
«Bugiarda.
»
Le
viene naturale sbuffare. «Magari ho reso la verità
più poetica, sì, omesso delle cose…
» Non demorde. «Ma non ti ho mai detto il falso.
»
Lui
assottiglia gli occhi. «Converrai che la differenza
è piuttosto sottile. »
«Però
c’è. »
Le
spalle di Jack si alzano e una mezza risata esce direttamente dalla sua
gola. «L’ultima parola dev’essere sempre
la tua, eh? »
«Sì.
» Conferma lei, con un sorriso che le nasce spontaneo sulle
labbra. «Adesso sono curiosa: » Continua.
«Dov’eri quella volta che hai perso il nostro
anniversario? »
«Parigi.
» Afferma subito, sicuro. «Claude Frollo.
»
Ilsa
sgrana gli occhi. «Sei stato tu? » Sbotta.
«L’avrei voluto io quel pazzo egomaniaco.
»
Lui
annuisce. «Convengo che se il suo assassino fosse stato una
donna sarebbe stato sicuramente più d’impatto.
» Si ferma un attimo a pensare. «E
quella volta che pensavo non fossi a casa e sei apparsa come un
fantasma in corridoio? »
Non
le viene in mente subito. «Ah! »
S’illumina, poi. «Tornavo dall’Africa: mi
ha lasciato un elicottero direttamente sul tetto e sono entrata dalla
finestra della soffitta. Avevo appena rimesso a posto la scala, quando
mi hai vista. » Ridacchia. «Davvero non te ne sei
accorto? »
Jack
scuote il capo. «Ma certo! » Ricorda.
«Nel pomeriggio stavamo testando i nuovi bazooka e mi sono
scivolate le cuffie: ero quasi sordo quella sera. »
«Ecco
perché mi hai ignorato tutto il tempo: non sentivi quello
che dicevo! » Sospira, divertita. «Dio, trovavo il
tuo atteggiamento insopportabile, hai rischiato seriamente che ti
accoltellassi. »
«Oh,
grazie. » Le risponde piccato. «Pensi davvero che
lo avrei fatto di proposito? »
«Diciamo
che non mi avrebbe stupito: sai essere estremamente irritante, quando
ti ci metti. »
«In
effetti, hai ragione. E’ che sei così rigida, a
volte, che argh!
» Le fa il verso di strozzarla con le mani.
«Che ci facevi in Africa, piuttosto? »
«De
Vil. »
«La
trafficante di persone e animali? » Un fischio gli sfugge
dalle labbra. «Wow! Gran bell’intervento quello.
» Si congratula.
«Grazie.
»
L’espressione
di Jack muta, si fa più seria. «E’ vero
che sei orfana? »
Lei
annuisce. «Sì, ma ho una sorella minore.
» Rivela. «Non la vedo da quando avevo otto anni.
»
«Sai
dove si trova? »
«Ho
ritenuto fosse più saggio non saperlo. » Afferma,
ma quella nota di dolore che le incupisce la voce è
impossibile da non notare. «E tu? »
«Anche
io avevo una sorella più piccola, ma l’ho persa,
così come il resto della mia famiglia. »
E’
un istinto naturale quello che porta Ilsa a coprirgli una mano con la
sua. «Mi dispiace. » Ed è davvero
sincera quando lo dice.
Jack
volta il palmo e stringe le dita alle sue. «Penso di averne
appena trovata un’altra. »
Lei
è incredula. «Abbiamo tentato di ammazzarci a
vicenda un attimo fa! »
«Un
attimo? » Le chiede di rimando, un sopracciglio inarcato.
Si
ritrova così a pensare alle ultime ore e non può
fare a meno di arrossire. «Scemo! » Lo riprende.
«Sai cosa intendo. »
L’altro
sorride bonario. «Chiamami scemo quanto vuoi. » Le
fa presente. «E’ vero: la coppia che formiamo
è una bomba pronta ad esplodere. Le nostre agenzie non
saranno contente e, probabilmente, saremo morti entro pochi giorni ma,
davvero, non
c’è altro posto in cui vorrei stare
se non con te. »
«Non
sai quello che dici. » Innesca il suo meccanismo di difesa
lei, ritirando la mano con uno scatto.
«Sì
che lo so. » Lui non demorde. «La tua mira non fa
così schifo: non mi hai preso nemmeno una volta. Vuoi farmi
credere che sia stato un caso? » La interroga, ironico.
«Ammetto, però, che hai un gancio micidiale.
» Conclude, massaggiandosi il viso.
«Tu
lo incassi bene. » Sorride, ma solo per un
attimo.
«Non può funzionare, lo abbiamo visto. »
«Non
sono d’accordo. » Jack s’impunta.
«Non ha più funzionato quando una montagna di
bugie e non detti si è frapposta fra noi. Quello che
c’è stato prima, però, non lo puoi
negare. »
«Per
favore. » Quasi lo implora, esasperata. «Non so
neanche se Jack sia il tuo vero nome. »
«A
questo rimediamo subito. » Si spinge in avanti e le si siede
accanto, facendola sobbalzare sul materasso. «Jackson
Overland. » Si presenta, tendendole una mano. «Jack
per gli amici… o per chi tenta di uccidermi. E tu sei?
» Chiede, sinceramente curioso.
Lei
guarda quella mano tesa titubante: sospira, la afferra.
«Piacere di conoscerti Jackson. » Punta lo sguardo
nel suo quando lo dice, sorride. «Io sono Elsa, Elsa Bleket.
»
Ciao a tutti!
Finalmente
riesco a tornare dai miei due ghiaccioli preferiti.
Mi rendo conto che questa piccola OS sia al limite del
fanservice ma avevo davvero bisogno di tornare da loro in questo 2024 e
volevo farlo con leggerezza (seppur con una piccola punta di angst che
non stona mai). Così, complice un recente rewatch del film
da cui questa OS trae l'ambientazione, è nato questo piccolo
divertisemment che
spero vivamente abbia intrattenuto anche voi.
Questo piccolo scorcio riprende l'iconica scena della battaglia in casa
o, almeno, la sua fine ma rimescola un po' di punti salienti del film
(sia nelle dinamiche che nei dialoghi), condensandoli in questo punto.
Grazie per aver letto sino a qui. Come sempre, un qualsiasi segno del
vostro passaggio mi renderà molto felice. <3
Alla prossima,
Cida |
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