Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    25/02/2024    4 recensioni
Raccolta di AU (OneShot e FlashFic) non necessariamente collegate fra loro sulla coppia Elsa/Jack.
#1 - A game we have to win [Modern!AU - No Powers] - Partecipa alla "Real Life Challenge" indetta da ilminipony sul Forum EFP
#2 - Temptation [Angel/Demon!AU - GoodOmens!AU] - Partecipa alla "AU!Week" di M a k o
#3 - Prova a prendermi [Cat'sEye!AU]
#4 - In the Blood [Vampire/Witch!AU]
#5 - (The world doesn't need another) Dream Girl [OUAT!AU] - Candidata agli "Oscar della Penna 2023" indetti sul forum Ferisce più la penna
#6 - Mr. & Mrs. Frost [Mr&MrsSmith!AU]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mr&MrsFrost
Mr&MrsSmith!AU 
Rating: Arancione

P.S. Non è un errore di battitura ;)



    La casa sembra un campo di battaglia. Vasi, specchi e portafoto sono in frantumi e i loro cocci invadono i pavimenti. I comò sono divelti, i muri sfondati. La cucina è distrutta: l’anta del grande frigorifero sta su per miracolo. A ben guardare la casa non sembra, ma è un campo di battaglia.
Ilsa Frost si gira appena, mugolando di dolore: ha, probabilmente, una o più costole contuse. La testa le duole e fa fatica ad aprire l’occhio sinistro: da come le tira la fronte è, invece, certa di aver un bel taglio sul sopracciglio. L’ultima esplosione è la causa delle sue orecchie fischianti, che abbia una leggera commozione cerebrale?
Tutta colpa di quell’idiota di Jack Frost, suo marito.
Un rantolo lì vicino le ricorda della sua presenza. Alza lo sguardo, c’è una pistola accanto a lei. Non si ferma a ragionare neanche per mezzo secondo, fa leva sulle braccia e scatta. La raggiunge, arma il cane che non ha ancora finito di alzarsi, punta, si blocca: Jack è già in piedi, proprio di fronte a lei, e la tiene sotto tiro con un fucile.
Le punte delle loro armi quasi si sfiorano.
Come hanno fatto a ridursi così?
Ha i capelli castani arruffati e il sangue gli sporca il viso, così come i vestiti, di chi sia dei due non lo saprebbe dire. Ha il respiro affannato e non le toglie gli occhi di dosso neanche per sbattere le palpebre, in quel pericoloso gioco sul chi preme il grilletto per primo.
Dal canto suo, è tesa come una corda di violino, eppure il suo dito non si muove: perché?
E’ in quel momento che Jack - lo stesso Jack che ha colpito duro ma mai troppo a fondo - inspira, chiude gli occhi e abbassa il fucile.
«Non ci riesco. » Sussurra, c’è del dolore in quelle parole.
Ilsa stringe i denti. «No! » Quasi lo urla, muovendo la mano che impugna la pistola in una disperata incitazione. «Fallo! Spara! »
Le labbra di lui si piegano in un sorriso appena accennato. «Fallo tu, se vuoi… » Si arrende.
Dovrebbe davvero premerlo quel grilletto, maledizione: anni fatti di menzogne possono valere il rischio di far incazzare le rispettive agenzie? Certo che no, risparmiarsi a vicenda sarebbe una dichiarazione di guerra, sarebbe morte certa… e per cosa, poi?
Eppure non ci riesce: gli occhi le si riempiono di lacrime.
Jack scatta: è quello il momento in cui dovrebbe sparargli, invece non si oppone quando lui le strappa la pistola di mano e la lancia lontano.
Ha le labbra sulle sue ancor prima che riesca ad accorgersene: non lo allontana, anzi, si ritrova a ricambiarlo con una passione che non provava da tempo, seppellita com’era sotto coltri di bugie e silenzi.
Il bacio si fa più irruento, urgente, bruciante: gli affonda le dita fra i capelli e si lascia spingere contro ad un muro.
Jack quasi ringhia quando la innalza sul piano di un comò: le libera le labbra e, con uno strappo deciso, lacera la parte superiore del suo vestito, affondando il viso nella morbidezza dei suoi seni, messa in risalto dal balconcino che porta. Il fiato le muore in gola, quando sente la sua eccitazione premerle in mezzo alle gambe: inarca il busto, esponendo il più possibile quella pelle che freme per essere baciata, morsa, succhiata.
Lo fanno direttamente lì sopra, senza nemmeno finire di spogliarsi: l’orgasmo li travolge potente, risucchiando ogni energia rimasta.
Scivolano a terra con il fiato corto, l’una di fianco all’altro e, finalmente, i loro sguardi s’incrociano di nuovo.
Lui le regala un sorriso così genuino che le fa chiedere che diavolo fossero quelli che le ha rivolto negli ultimi anni.
Prima ancora che se ne renda conto, il braccio scatta e la mano lo schiaffeggia con un’intensità tale da fargli girare la testa.
Quando si rivolta verso di lei, Jack ha gli occhi sgranati per l’incredulità: non è arrabbiato ma, per lo più, curioso di scoprire il motivo di quel destro inaspettato.
Dare una spiegazione a quel gesto, però, è decisamente troppo difficile: opta per un rancore che si porta dietro da qualche giorno e che, di sicuro, un po’ lì dentro c’è stato. «Per avermi sparato, quella sera… » Accusa.
«Ti ho già detto che è stato un incidente. » Si difende l’altro. «Ti ricordo che hai fatto saltare l’ascensore dove pensavi che fossi. » Fa per alzarsi.
In un attimo gli è addosso e lo costringe di nuovo spalle al pavimento, bloccandolo col peso del suo bacino. «Non l’ho premuto io quel pulsante. » Confessa.
Lui forza la sua presa e la bacia ancora.
Forse, le energie non erano poi così esaurite.


    Quando riapre gli occhi, questa volta, è completamente nuda, nel tiepido calore del loro letto: il piano di sopra è stato per la maggior parte risparmiato dalla loro furia. Devono solo ringraziare il fato che ha voluto i loro vicini in vacanza: ben più di un poliziotto sarebbe già arrivato a bussare alla loro porta, altrimenti.
Il fatto di essere sola le provoca una sensazione a cui si rifiuta di dare un nome. Quanto ha dormito? Ore? Minuti?
Jack appare sulla porta proprio in quel momento, indossa solo un paio di boxer e ha un vassoio tra le mani. Sopra ci sono due bicchieri rotti con del succo d’arancia, una mela già tagliata e alcuni cracker.
Non riesce a fare a meno di sorridere. «Ciao, straniero. » Gli dice.
«Ciao, straniera. » Le risponde lui, ricambiando il suo sorriso. «Non si è salvato molto, temo. »
«Andrà bene. » Lo rassicura, indossando al volo una delle sue camicie bianche: chiude quel numero giusto di bottoni che la fa sentire più a suo agio. «Grazie. » Aggiunge, quando lo vede posare il vassoio sul materasso, proprio nel mezzo fra loro due.
«Prego. » Le dice lui, sporgendosi un poco per lasciarle un bacio sulla guancia. Le sfiora, poi, i capelli biondi e mossi con la punta delle dita. «Preferisco quando li porti sciolti. » Le fa presente, prima di appropriarsi di un pezzo di mela.
Ilsa finisce di bere il suo succo: un sorriso malizioso le piega le labbra. «Lo so… »
«Vuoi dire che li raccoglievi in quelle acconciature così rigide di proposito? » Il frutto rimane sospeso a metà, Jack è incredulo. «Perfida. »
«Sciocco. »
Ridono assieme.
«Sai… » Dice lei, rompendo un cracker con entrambe le mani. «Ho pensato ad un’infinità di possibili scenari del perché ci siamo così allontanati in questi anni, ma mai avrei pensato che fosse perché facessimo entrambi lo stesso lavoro. » Ne mangia un pezzo.
«Credevi avessi l’amante? »
Annuisce.
«Impossibile anche solo da pensare. »
«Meglio così. » Dice lei glaciale. «Altrimenti, a quest’ora, sarebbe morta. » Sentenzia.
Jack scoppia a ridere di gusto ma, poi, incrocia il suo sguardo: si gela. «Scherzi, vero? » La vede alzare le spalle ma senza dire niente. «Non scherzi. » Rabbrividisce. «E’ per questo che sei diventata così fredda con me? » Chiede. «Voglio dire, non lo facevamo da… » Ci pensa un po’ su. «Mesi? »
«Anche. » Ammette lei. «D’altra parte che mi tradissi non avevo prove ma sapevo con sicurezza che spesso mentivi e che mi stavi nascondendo qualcosa. »
«Oh, perché tu sei sempre stata un pozzo di sincerità, non è vero? » La rimbecca lui, ironico sia nel tono di voce che nell’espressione del viso.
Ilsa non si scompone. «Non ti ho mai mentito. »
«Bugiarda. »
Le viene naturale sbuffare. «Magari ho reso la verità più poetica, sì, omesso delle cose… » Non demorde. «Ma non ti ho mai detto il falso. »
Lui assottiglia gli occhi. «Converrai che la differenza è piuttosto sottile. »
«Però c’è. »
Le spalle di Jack si alzano e una mezza risata esce direttamente dalla sua gola. «L’ultima parola dev’essere sempre la tua, eh? »
«Sì. » Conferma lei, con un sorriso che le nasce spontaneo sulle labbra. «Adesso sono curiosa: » Continua. «Dov’eri quella volta che hai perso il nostro anniversario? »
«Parigi. » Afferma subito, sicuro. «Claude Frollo. »
Ilsa sgrana gli occhi. «Sei stato tu? » Sbotta. «L’avrei voluto io quel pazzo egomaniaco. »
Lui annuisce. «Convengo che se il suo assassino fosse stato una donna sarebbe stato sicuramente più d’impatto. » Si ferma un attimo a pensare. «E quella volta che pensavo non fossi a casa e sei apparsa come un fantasma in corridoio? »
Non le viene in mente subito. «Ah! » S’illumina, poi. «Tornavo dall’Africa: mi ha lasciato un elicottero direttamente sul tetto e sono entrata dalla finestra della soffitta. Avevo appena rimesso a posto la scala, quando mi hai vista. » Ridacchia. «Davvero non te ne sei accorto? »
Jack scuote il capo. «Ma certo! » Ricorda. «Nel pomeriggio stavamo testando i nuovi bazooka e mi sono scivolate le cuffie: ero quasi sordo quella sera. »
«Ecco perché mi hai ignorato tutto il tempo: non sentivi quello che dicevo! » Sospira, divertita. «Dio, trovavo il tuo atteggiamento insopportabile, hai rischiato seriamente che ti accoltellassi. »
«Oh, grazie. » Le risponde piccato. «Pensi davvero che lo avrei fatto di proposito? »
«Diciamo che non mi avrebbe stupito: sai essere estremamente irritante, quando ti ci metti. »
«In effetti, hai ragione. E’ che sei così rigida, a volte, che argh! » Le fa il verso di strozzarla con le mani. «Che ci facevi in Africa, piuttosto? »
«De Vil. »
«La trafficante di persone e animali? » Un fischio gli sfugge dalle labbra. «Wow! Gran bell’intervento quello. » Si congratula.
«Grazie. »
L’espressione di Jack muta, si fa più seria. «E’ vero che sei orfana? »
Lei annuisce. «Sì, ma ho una sorella minore. » Rivela. «Non la vedo da quando avevo otto anni. »
«Sai dove si trova? »
«Ho ritenuto fosse più saggio non saperlo. » Afferma, ma quella nota di dolore che le incupisce la voce è impossibile da non notare. «E tu? »
«Anche io avevo una sorella più piccola, ma l’ho persa, così come il resto della mia famiglia. »
E’ un istinto naturale quello che porta Ilsa a coprirgli una mano con la sua. «Mi dispiace. » Ed è davvero sincera quando lo dice.
Jack volta il palmo e stringe le dita alle sue. «Penso di averne appena trovata un’altra. »
Lei è incredula. «Abbiamo tentato di ammazzarci a vicenda un attimo fa! »
«Un attimo? » Le chiede di rimando, un sopracciglio inarcato.
Si ritrova così a pensare alle ultime ore e non può fare a meno di arrossire. «Scemo! » Lo riprende. «Sai cosa intendo. »
L’altro sorride bonario. «Chiamami scemo quanto vuoi. » Le fa presente. «E’ vero: la coppia che formiamo è una bomba pronta ad esplodere. Le nostre agenzie non saranno contente e, probabilmente, saremo morti entro pochi giorni ma, davvero, non c’è altro posto in cui vorrei stare se non con te. »
«Non sai quello che dici. » Innesca il suo meccanismo di difesa lei, ritirando la mano con uno scatto.
«Sì che lo so. » Lui non demorde. «La tua mira non fa così schifo: non mi hai preso nemmeno una volta. Vuoi farmi credere che sia stato un caso? » La interroga, ironico. «Ammetto, però, che hai un gancio micidiale. » Conclude, massaggiandosi il viso.
«Tu lo incassi bene. » Sorride, ma solo per un attimo. «Non può funzionare, lo abbiamo visto. »
«Non sono d’accordo. » Jack s’impunta. «Non ha più funzionato quando una montagna di bugie e non detti si è frapposta fra noi. Quello che c’è stato prima, però, non lo puoi negare. »
«Per favore. » Quasi lo implora, esasperata. «Non so neanche se Jack sia il tuo vero nome. »
«A questo rimediamo subito. » Si spinge in avanti e le si siede accanto, facendola sobbalzare sul materasso. «Jackson Overland. » Si presenta, tendendole una mano. «Jack per gli amici… o per chi tenta di uccidermi. E tu sei? » Chiede, sinceramente curioso.
Lei guarda quella mano tesa titubante: sospira, la afferra. «Piacere di conoscerti Jackson. » Punta lo sguardo nel suo quando lo dice, sorride. «Io sono Elsa, Elsa Bleket. »


Ciao a tutti!
Finalmente riesco a tornare dai miei due ghiaccioli preferiti.
Mi rendo conto che questa piccola OS sia al limite del fanservice ma avevo davvero bisogno di tornare da loro in questo 2024 e volevo farlo con leggerezza (seppur con una piccola punta di angst che non stona mai). Così, complice un recente rewatch del film da cui questa OS trae l'ambientazione, è nato questo piccolo divertisemment che spero vivamente abbia intrattenuto anche voi.
Questo piccolo scorcio riprende l'iconica scena della battaglia in casa o, almeno, la sua fine ma rimescola un po' di punti salienti del film (sia nelle dinamiche che nei dialoghi), condensandoli in questo punto.
Grazie per aver letto sino a qui. Come sempre, un qualsiasi segno del vostro passaggio mi renderà molto felice. <3
Alla prossima,
Cida

  
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