capitolo 2
CAPITOLO 2
BABY CAN I
HOLD YOU TONIGHT
La
pizza era
buonissima e la serata stava procedendo allegra e spensierata,
nonostante il film fosse veramente noioso. Ma ero felice che tutto si
fosse risolto, come se quel pomeriggio non avessimo mai affrontato un
certo argomento.
“Devo dire
che sto rimpiangendo la decima visione di Edward che brilla al sole in
questo momento!”
Risi alla battuta di
Ale e appoggiai la testa sulla sua spalla, stando seduta accanto a lui
sul divano.
Non mi resi conto di
essermi
addormentata finché non sentii la porta di casa chiudersi;
aprendo gli occhi mi accorsi che il film era finito perché
il
lettore dvd era andato in Standby e lo screensaver riempiva il plasma
con tanti piccoli loghi Samsung
rimbalzanti.
Mi staccai da Ale,
ancora beatamente addormentato, e alzandomi mi diressi verso la cucina.
“Oh ciao
tesoro!Che bella sorpresa!Serata cinema eh?” Mi
salutò cordiale Anna, la mamma di Ale.
I genitori di Ale
avevano un
meraviglioso ristorante ed erano appena rientrati dopo aver chiuso il
locale; con la coda dell’occhio vidi che Piero stava appunto
salendo stancamente le scale diretto in camera da letto.
“Ricordami
di non guardare mai il film che stavate vedendo stasera, non doveva
essere molto emozionante…”
“Proprio per
nulla! Ma che ore sono?” Risposi tra uno sbadiglio e
l’altro.
“E’
già l’una piccola.”
“Sarà
meglio che vada allora…” Annunciai stancamente.
“Non se ne
parla neanche!Non
mi sembra proprio il caso che tu ti metta alla guida a
quest’ora
della notte, per di più mezza addormentata!”
Non feci in tempo a
rispondere che sentii uno sbadiglio alle mie spalle.
“Mi scoccia
ammetterlo ma
questa volta mia mamma ha ragione, non mi sento tranquillo a lasciarti
guidare in queste condizioni, tanto più che hai la patente
da
appena un paio di settimane… resta a dormire qui.”
Disse
Ale, assonnato, allungandosi a baciare sua madre su una guancia.
“Beatrice
sei sempre la
benvenuta qui da noi, lo sai. Sei rimasta tante volte a dormire qui in
passato, i tuoi genitori non saranno preoccupati sapendoti
qui.”
Mi propose Anna, guardandomi dolcemente.
Era vero, in passato
ero rimasta
spesso a dormire con Ale dopo le serate cinema. Però erano
passati molti mesi dall’ultima volta: era esattamente la notte
prima degli esami ed ero rimasta ad aiutarlo a studiare
fino a tardi,
ascoltandolo ripetere la sua tesina per gli orali.
La settimana dopo mi
ero fidanzata ufficialmente con Simone e non ero più rimasta
a dormire a casa di Ale.
“Non ho
nemmeno il pigiama…” Protestai timidamente.
“Ti trovo
qualcosa di mio,
non ti preoccupare.” Prima che potessi aggiungere altro Ale
mi
aveva già presa per mano e mi stava trascinando su per le
scale.
Feci appena in tempo a
fare un cenno di saluto ad Anna, che rispose, ridendo, con un
“Buonanotte ragazzi!”
“Puoi
cambiarti qui, io vado in bagno.” Mi disse Ale lanciandomi un
maglia presa dal suo armadio.
Dopo pochi secondi mi
ritrovai sola
nella sua stanza, stringendo tra le mani la sua sgargiante maglia da
calcio della stagione precedente, lunga e larga mi avrebbe fatto da
camicia da notte.
Assonnata e preda di
uno strano
nervosismo latente mi spogliai meccanicamente e, dopo essermi infilata
la maglia con il numero 3 stampato sul retro, mi infilai velocemente
nel letto ad una piazza e mezzo di Ale.
Quando lui
ritornò in camera
con la sua solita tenuta da notte, maglietta e boxer neri della Pompea,
spense subito la luce e, al buio, si stese nel letto al mio fianco,
sussurrandomi “Sogni d’oro”.
La sua voce era quasi
incrinata ma probabilmente era solo per via del sonno, mi
dissi.
“Notte…”
Risposi incerta mettendomi sul fianco, girata verso l’esterno.
Improvvisamente non
avevo
più sonno, mi tornavano alla mente tutte le notti passate in
quello stesso letto con lui, ma mi sembravano lontane anni luce.
Io ero ancora una
ragazzina ingenua
e smaliziata e anche Ale era ancora uno studente di liceo, timido e
senza la coda di corteggiatrici con cui aveva preso a svagarsi negli
ultimi mesi.
Senza accorgermene, mi
rigiravo ogni minuto nel letto esasperata, sistemando il piumone con
poca delicatezza.
“Non riesci
a dormire?Forse
non sei più abituata a questo letto…”
Sentii la
voce di Ale vicinissima al mio orecchio, doveva essersi messo su di un
fianco sorretto da un gomito e parlava a bassa voce vicino al mio viso,
mentre ero di nuovo girata di spalle.
“Può
darsi, è
passato tanto tempo…” Dissi cercando di mascherare
l’improvvisa inquietudine che mi creava la sua vicinanza.
“Dalla notte
prima del mio
orale.” Rispose sicuro e mi stupii del fatto che ricordasse
esattamente l’ultima volta in cui avevo dormito con lui.
“Dopo ti sei messa con lui
e non sei più rimasta a dormire
qui”.
Magari era solo una
mia impressione ma la sua voce sembrava aver assunto una nota triste.
“Glielo
dirai?” Mi chiese serio.
Sospirai afflitta.
“Non lo
so… non gli ho nemmeno detto della serata cinema, anche se
non
so perché non l’ho fatto, non avrei voluto che ci
vedessimo in segreto.”
Secretly
Mi bloccai mentre le
parole della
canzone ascoltata quello stesso pomeriggio allagavano, come
un’onda improvvisa e irruenta, la mia mente insieme alle
immagini
di quanto accaduto poche ore prima a casa mia.
“Non ti
preoccupare, non
riempirti la testa con i tuoi soliti pensieri tristi e sensi di colpa.
Non stiamo facendo niente di male… Ora cerca di
dormire.”
Mi diede un bacio tra
i capelli e si distese supino al mio fianco.
“Ale, posso
farti una domanda?” Mi uscì senza che riuscissi a
controllare le mie parole.
“Certo,
spara.”
“E’
vero quello che mi
hai detto oggi pomeriggio? Che non mi consideri una ragazzina ma una
donna…?” Non riuscii a continuare, a ripetere quei
due
aggettivi che erano bene impressi nella mia memoria. Bellissima e sensuale,
così mi aveva definita.
Aspettai la sua
risposta,
stringendo con una mano l’orlo del piumone e sentendo le mie
guance imporporarsi per l’imbarazzo, fortunatamente era buio
ed
ero girata di spalle.
“Sì,
ogni singola parola che
ho detto era vera. So che non avrei dovuto dirtele e spero di non
averti turbata o offesa in nessun modo…”
Agii
d’impulso, come poche
volte avevo fatto nella mia vita, e mi girai verso di lui
abbracciandolo e posando il mio viso sul suo petto.
Sussultò
per la sorpresa ma si riscosse quasi subito abbracciandomi a sua volta.
“Stai
tranquillo, non mi hai
né turbata né tantomeno offesa.”
Sussurrai contro
il suo petto, mentre lui mi accarezzava dolcemente la testa.
Lo sentii rilassarsi
alle mie parole e attirarmi ancora più vicino a lui, forse
anche troppo vicino.
Mi ritrovai quasi
stesa su di lui
mentre la sua mano era scesa lentamente tra i miei capelli e mi
accarezzava la schiena attraverso il grande numero plastificato
impresso sul retro della maglia.
Sentivo la mia spina
dorsale attraversata, in ogni singola vertebra, da una strana
elettricità che mi fece rabbrividire.
“Hai
freddo?” Mi chiese premuroso, ma con voce roca.
“N-no no sto
bene, grazie.” Risposi nervosa.
Ero in bilico su un
precipizio, ci
eravamo avventurati in un campo minato, bastava un passo e una mina
sarebbe esplosa provocando conseguenze devastanti per la nostra solida
amicizia.
Era tutto sbagliato:
non dovevamo
stare abbracciati in quel modo, nello stesso letto, al buio, dopo una
giornata così intensa. Ma allora perché mi
sentivo come
se fossi esattamente nell’unico posto al mondo dove dovevo, e
soprattutto volevo,
essere?
“Non mi
staccherei mai da
te… ma non so quanto ancora posso controllare il mio
già
provato autocontrollo…” Sospirò
rassegnato Ale
smettendo di accarezzarmi la schiena.
“Scusami!”
Mi staccai
velocemente da lui con le guance rosse di imbarazzo e un senso di vuoto
che mi stringeva il cuore appena mi ero allontanata.
“Non ti devi
scusare tu, Bea!
Sono io quello che ha perso la testa, non tu!” Non
l’avevo
mai sentito così esasperato e rabbioso, lui che era sempre
così sorridente e tranquillo.
Si mise di scatto a
sedere sul
bordo del letto, e grazie alla poca luce della radiosveglia che
illuminava i contorni degli oggetti, vidi che si teneva la testa tra le
mani.
Mi si strinse il cuore
a vederlo così e, mettendomi in ginocchio sul letto alle sue
spalle, lo abbracciai forte.
“Vieni a
dormire Ale, non stare qui a sedere, è tardi e fa
freddo…”
“Bea non so
se ce la faccio… è meglio se vado a dormire sul
divano…”
“Non dirlo
neanche per
scherzo!E’ il tuo letto e se proprio non vuoi dormire con me
posso andarmene a casa o dormire io sul divano.” Risposi
risoluta.
“No no!
Rimango qui,
mettiamoci a dormire.” Mi rispose evitando accuratamente di
alzare il viso e rimettendosi sdraiato, ma questa volta sul fianco,
dandomi le spalle.
“Ale…
ma
qual è il problema…?”
Sussurrai ingenuamente.
Per quanto avessi una mezza idea del motivo, la mia
stupidità mi
portava a credere che Ale non potesse essere attratto veramente da me,
quello del pomeriggio doveva essere stato sicuramente un caso isolato.
Si girò di
nuovo verso di me
e, sospirando sconfitto, rispose: “Il problema Bea
è che tu
sei troppo bella e sexy e io sono uno stupido idiota che non riesce a
tenere a bada i propri istinti e finisce ad eccitarsi come un ragazzino
quando mi stai vicina…”
Deglutii nervosa
insultandomi
mentalmente, d’altronde me l’ero
cercata…
Perché non ero stata zitta? E adesso che cosa potevo
rispondergli?
“Guardami
Bea.” Mi disse, sollevando il mio mento con due dita e
cercando il mio sguardo nella penombra.
“Sono sempre
io, sei la mia
migliore amica e sei la persona più importante della mia
vita.
Ti prometto che non affronteremo più
quest’argomento…
però…”
“Però…”
Lo incitai a continuare, curiosa e… eccitata, come potevo
biasimare lui se finivo a farmi scuotere da mille brividi di
eccitazione a sentirlo così vicino, a sentire il suo odore
avvolgermi, provenendo da lui, dal suo letto, dalla sua
maglia…
da ogni parte intorno a me.
“Però
tu non hai idea
di quanto ti desideri, e non è solo il mio corpo a
desiderarti.
Darei qualsiasi cosa per una notte con te, vorrei fare
l’amore
con te, anche se fosse solo una volta, perché so che sarebbe
indimenticabile e non sarebbe mai solo sesso.”
Ero pietrificata,
incapace di pensare, parlare e probabilmente anche respirare.
“E’…
una…
proposta?” Domandai con uno sforzo immenso di
volontà, sia
per il genere di domanda sia perché faticavo a respirare
preda
di uno strano stato di eccitazione mista ad ansia.
Percepii Ale
irrigidirsi ed ero
certa che avesse sgranato gli occhi sorpreso, anche se potevo scorgere
solo i contorni del suo viso nella fioca luce.
“Sì,
se vuoi che lo
sia… domattina tornerebbe tutto come prima, ma conserverei
sempre gelosamente nel mio cuore il ricordo di questa unica notte, la
notte in cui saresti stata solo mia…”
Finì la frase
quasi sussurrando, in un modo talmente sensuale da farmi divampare un
fuoco dentro che mi consumava inesorabile tra le fiamme del desiderio.
Sdraiata in quel letto
che sapeva
di lui, a tarda notte, presi la mia decisione, conscia di avere due
strade possibili tra cui scegliere.
In ogni caso, sia che
avessi
accettato sia che avessi rifiutato, il mio legame con il mio migliore
amico sarebbe stato sconvolto per sempre.
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