Note: ringrazio
di cuore Lights e Akane per le bellissime recensioni alle 'puntate'
precedenti. E mi scuso per non aver ancora risposto! La storia nel suo
complesso è ormai pianificata (dovrebbero essere non più di dieci
capitoli) ma sto attraversando un momento di crisi in cui proprio non
riesco a scrivere, infatti questo capitolo era pronto e
disponibile da tempo sul mio LiveJournal ma avevo dimenticato
di pubblicarlo qui.
Un posto in cui stare
Gibbs
stava lavorando
alla barca da ore con l'intento di sciogliere la tensione
accumulatasi durante l'ultimo caso. Lavorava metodicamente mentre
ripensava allo psicopatico che aveva ucciso tre persone per diventare
famoso senza riuscirci. All'ultimo momento infatti Vance aveva
acconsentito a non rivelare alla stampa il nome e la faccia del
serial killer. La sola cosa che seccava l'ex marine era di non essere
stato presente quando glielo avevano comunicato.
Si
fermò per
versarsi un goccio di bourbon nel caffè quando una rivista sul
cinema gettata in un angolo attirò la sua attenzione. Aveva detto
mille volte a DiNozzo di non abbandonare la sua roba in giro per casa
ma senza risultati. Invariabilmente rispondeva raccogliendo le sue
cose con un'espressione contrita che non durava più di trenta
secondi e le abbandonava nella stanza successiva. A Gibbs non
importava realmente. Era ormai un mese che Tony viveva con lui in
attesa di trovare un appartamento in cui trasferirsi e nonostante il
disordine, le incessanti chiacchiere e il grande televisore a schermo
piatto apparso nel suo soggiorno, doveva ammettere almeno con se
stesso che la presenza del giovane rendeva più piacevole tornare a
casa. Non che DiNozzo non riuscisse ad essere fastidioso, soprattutto
sul lavoro. Nelle ultime due settimane non aveva fatto altro che
irritare i colleghi, flirtare e comportarsi come un idiota abbastanza
spesso da rendergli difficile mantenere il proposito di non prenderlo
a scappellotti. Con una smorfia ripensò a quello che aveva detto a
Ducky un paio di giorni prima. Tony a volte era una spina nel fianco
ma il suo bisogno di ricevere attenzione non era un problema, era al
contrario parte del fascino che esercitava sugli altri. Di sicuro le
donne andavano pazze per quella sua aria di vulnerabilità.
Un
rumore di passi al
piano di sopra distolse Gibbs dai suoi pensieri e un attimo dopo Tony
apparve sulla porta. Aveva un cartone di pizza in una mano, due birre
nell'altra e una scatoletta ricoperta di velluto tenuta sotto al
braccio.
-
Ho pensato che
probabilmente non avevi ancora mangiato, - disse fermandosi in cima
alle scale e rivolgendogli un sorriso appena accennato.
Gibbs
gli fece cenno di
scendere, pur mantenendo un'espressione sospettosa.
Il
giovane
posò la pizza e le birre su uno dei banconi meno ingombri di
attrezzi e si accomodò su un altro, indifferente ai trucioli e alla
segatura che imperava ovunque, mettendo la scatoletta fuori vista
prima di servirsi di una fetta della sua pizza preferita.
L'ex
marine lo squadrò per un attimo, sorpreso che non fosse passato a
cambiare quel costoso completo con qualcosa di più pratico prima di
raggiungerlo. Da come stava mangiando probabilmente la fame aveva
avuto la meglio.
-
Sia chiaro, non pago la
lavanderia per i tuoi vestiti italiani, - dichiarò prima di servirsi
a sua volta.
Tony
rise senza smettere
di masticare e inevitabilmente finì con il tossire.
-
DiNozzo! -
Lo apostrofò irritato, allontanando la pizza dal giovane.
-
Scusa capo, non ho
avuto tempo di mangiare oggi e l'idea che ha Vance di un rinfresco
lascia molto a desiderare, - rispose appena riuscì nuovamente a
parlare.
-
Non eri obbligato a
restare, - constatò seccamente Gibbs.
Il
giovane sospirò,
questo era uno dei tanti argomenti delicati da trattare con il capo e
non era sicuro di riuscire a farlo senza provocarlo. Probabilmente
questa sarebbe stata la volta buona che lo avrebbe cacciato da casa e
per quanto gli dispiacesse l'idea di non poter più condividere il
tempo libero con Gibbs, sarebbe stato un sollievo non doversi più
nascondere costantemente dietro ai flirt e le buffonate. Ma c'era una
parte di lui che si ribellava all'idea e stava cercando una risposta
che rimandasse l'inevitabile.
Un
sorriso irriverente gli illuminò
il viso.
-
Avanti, capo! Come
potevo perdermi la faccia di Vance quando ha scoperto che non c'eri?
A proposito, ti vuole nel suo ufficio domattina e non credo che sia
per consegnarti la medaglia di agente dell'anno, dato che ce l'ho qui
io, - terminò prendendo la scatoletta e tendendogliela.
Gibbs
guardò la scatola con fastidio.
-
Cosa ti fa pensare che
la voglia? - chiese a denti stretti.
Tony
rispose con tono
neutro.
-
Abby ha detto che hai
tu la cassaforte con le altre.
L'ex
marine lo guardò
per un attimo come se avesse perso tutte le rotelle, poi si voltò di
scatto e andò a rovistare nei ripiani sotto le scale. Era stata Abby
a svuotare la scrivania di DiNozzo quattro mesi prima, ma quando
Gibbs aveva visto la scatola cassaforte in un angolo del laboratorio
aveva deciso di prenderla in custodia personalmente. A lui non
importava nulla del contenuto ma Tony ci teneva, anche se nessuno di
quei riconoscimenti recava il suo nome. Dopo qualche minuto tornò
indietro trionfante, con la piccola cassaforte tra le mani.
-
Riprenditela, - disse
semplicemente.
Il
giovane lo guardò
intensamente, come a chiedere conferma ma l'espressione di Gibbs lo
persuase a tacere. Aprì il coperchio e aggiunse la scatola alle
altre, poi richiuse e per un attimo rimase lì, indeciso su cosa
fare.
-
Finisci quella pizza.
Non voglio essere tormentato da Ducky perché non ti do abbastanza da
mangiare, - gli ordinò con il solito tono burbero.
Tony
non se lo fece dire
due volte e riprese a mangiare con gusto, mentre l'altro uomo tornava
alla barca. Finita la pizza appoggiò la schiena al muro con un
sospiro di soddisfazione e rimase lì, a guardarlo impegnato a
fissare un oblò alla cabina. Talvolta riusciva a coinvolgerlo in una
discussione, quando Gibbs era abbastanza rilassato e soddisfatto dal
lasciar cadere per un po' la maschera di rude ex marine, ma gli
piacevano anche le serate come questa, quando il silenzio veniva
infranto solo dal vecchio televisore in bianco e nero.
Quasi
sussultò quando
Gibbs lo sfiorò per raggiungere un attrezzo accanto a lui,
prendendolo
alla
sprovvista. Si rese conto che stava giocando con il fuoco, restare in
quella casa era troppo rischioso per lui.
Chiuse
per un attimo gli
occhi, cercando in sé il coraggio di staccarsi dall'illusione di
intimità che lo circondava. Quando li riaprì l'altro uomo era fermo
davanti a lui e lo fissava con uno sguardo curioso e indecifrabile.
-
Qualcosa non va? - gli
chiese l'ex marine.
Tony
si trincerò dietro
uno dei suoi sorrisi.
-
Niente capo, stavo solo
chiedendomi se potessi darmi mezza giornata libera
domani.
L'espressione
dell'altro divenne sospettosa.
-
Per fare cosa? - gli
chiese con tono duro.
Il
giovane al contrario
cercò di mostrarsi allegro.
-
Pensavo di dare una
seconda occhiata a quell'appartamento a Georgetown.
Gibbs
grugnì prima di
replicare.
-
Quello per cui l'altro
giorno hai impiegato mezzora a spiegarmi quanto è piccolo e
sprovvisto di connessione internet?
-
Non credevo che avessi
prestato attenzione, - esclamò incapace di mascherare la sorpresa,
prima di affrettarsi ad aggiungere:
-
Sarebbe solo per
qualche tempo, in attesa di trovare un posto migliore.
Tony
smise
di respirare quando l'altro uomo fece un passo avanti, invadendo il
suo spazio personale.
Gibbs
scrutò attentamente negli occhi del
giovane, cercando di capire l'improvvisa volontà di andarsene che
contrastava con il modo in cui aveva entusiasticamente invaso alcune
parti della casa, rendendole proprie. Non riusciva a decifrare quel
timore di cui a malapena riusciva ad intuire la presenza ma era
sicuro di una cosa.
-
Hai già un posto in
cui stare, - gli disse indicando con una mano lo spazio che li
circondava.
Tony
scosse la testa, cercando di schiarirsi le idee.
-
Preferirei andarmene
prima di essere riuscito a darti definitivamente sui nervi, - rispose
con un mezzo sorriso per mascherare la serietà del momento.
L'ex
marine strinse i
denti, cercando di controllare l'impulso di sbraitargli contro.
-
DiNozzo, se avessi voluto liberarmi di te solo perché sai darmi sui
nervi, avresti lasciato l'NCIS prima ancora di metterci piede!
L'espressione
ferita sul
volto di Tony durò solo un attimo ma non passò inosservata.
Gibbs
si sporse in avanti, le mani sul bancone ai lati delle ginocchia del
giovane, il tono di voce basso e sicuro.
-
Tony, quello che sto
cercando di dirti è che puoi restare tutto il tempo che vuoi.
Gli
occhi del giovane si dilatarono dalla sorpresa e un grande sorriso
gioioso proruppe sul suo volto. Avrebbe voluto dire qualcosa ma aveva
un nodo in gola ed era troppo tentato di azzerare la breve distanza
che lo separava dall'altro uomo per potersi muovere.
Un
mezzo
sorriso soddisfatto apparve sulle labbra di Gibbs che si raddrizzò e
ripose un paio di attrezzi prima di tornare a rivolgersi a lui.
-
Andiamo DiNozzo, si è
fatto tardi.
Lui
scese sbadigliando
dal bancone, prese la piccola cassaforte e si avviò verso la scala,
seguito da Gibbs che dopo aver dato un'occhiata divertita al completo
nero ricoperto di segatura gli diede una pacca sul sedere.
-
Non voglio sporcizia di
sopra, - fu la sua spiegazione.
Tony
lo guardò con
sospetto, ma non disse nulla, era improvvisamente troppo stanco per
pensare o porsi domande sulla mano posata sull'incavo della sua
schiena che lo spingeva gentilmente su per le scale.
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