Ma quanto sono
brava! Il capitolo nuovo lo pubblico oggi! E purtroppo non faccio in
tempo a rispondere ai commenti, devo scappare in palestra,
sennò il maestro mi saccagna di botte! xD
E da questo capitolo ricomincia l'azione, yeaah!
L'incontro
Tutti gli amici di Kairi, quando
arrivò l’una di notte, augurarono un buon Natale e
si avviarono per tornare alle loro case per dormire.
Kazi salutò Mog e Angel più affettuosamente degli
altri, poi decise di andare a dormire anche lui. Per il giorno di
Natale doveva essere ancora più in forma, dato che aveva
intenzione di andare in giro per la città e fare
personalmente gli auguri ai suoi sudditi.
Dunque lui e la madre andarono a dormire. Ma, verso le quattro di
notte, Kairi sentì un forte battito alla sua finestra. Come
se qualcuno stesse bussando. La principessa si alzò con gli
occhi gonfi di sonno.
‘E adesso chi c’è a quest’ora?
Babbo Natale?’ si chiese sarcastica.
Ma quando aprì, rimase sorpresa. “Gabbiani! Che ci
fate qui a quest’ora di notte?! Voi che non vi fate mai vive
con nessuno! Aspetta, lasciatemi indovinare … Volete per
caso lamentarvi perché Fratello ci prova con Yuna di
continuo? Potevate anche venire a dirmelo di giorno,
però.”
“Principessa, non scherzare!” gridò
Rikku arrabbiata. “è una cosa seria, e siamo
venute ad avvisarti! Affacciati al balcone; cosa vedi
laggiù?”
Kairi, incuriosita, si affacciò e guardò
giù. E quello che vide la fece sbiancare.
“Unversed! Unversed dappertutto!”
Infatti era accaduto quello che Kairi aveva sperato non accadesse mai:
un’invasione, ma non una cosuccia da poco, era un attacco in
massa vero e proprio!
Per la sorpresa e la paura la ragazza si lasciò sfuggire una
parolaccia.
“Dobbiamo fermarli subito! Presto! Andate a chiamare Leon e
gli altri, ditegli di raggiungerci immediatamente!”
Poi si voltò e corse nella camera del figlio, che dormiva
profondamente, e si mise a scuoterlo.
“Svegliati! Svegliati, Kazi!”
“Mmmh … Mamma …? Che
c’è? …”
“Sst. Alzati, presto. Vieni a vedere.”
Kazi, stanchissimo e coi capelli più scompigliati del
solito, guardò giù dalla finestra.
“Oh oh … e adesso cosa facciamo, mamma?”
“Tu resta qui, va bene? Io e gli altri cercheremo di
fermarli.” Poi si inginocchiò, lo
afferrò per le spalle e lo guardò negli occhi.
“Non muoverti assolutamente! Quelli non sono come gli
Heartless, sono molto più pericolosi!”
“Ma allora … Anche tu corri dei rischi andando
laggiù …”
“è normale. Rischiare la vita per il regno
è il compito di un principe. Ma non preoccuparti, non mi
succederà niente.”
“Mamma …” Kazi quasi si mise a piangere
“Non andare. Non lasciarmi da solo. Ho paura.”
“No, tu non hai paura, non hai nessun motivo di avere
paura.”
Lo abbracciò forte, come se avesse intuito che qualcosa
sarebbe presto successo.
“Aspettami qui. Io torno presto.”
Poi lo lasciò nella stanza, corse nella sua a mettersi
l’armatura e il mantello e si precipitò dabbasso.
“Ora dovrete trattare con me, vi insegnerà la
principessa a non invadere il suo regno!”
Kazi, rimasto solo, si attaccò alla finestra e
seguì con lo sguardo il procedere dello scontro. La mamma
era fortissima, e sembrava cavarsela, ma il numero di nemici era
elevato, e questo era un punto a suo svantaggio. Magari mentre lei si
occupava di un mostro, un altro la prendeva di sorpresa da dietro. E
l’aiuto di Cloud, Leon e Yuffie non serviva a molto. Il
bambino vedeva la situazione precipitare.
“Mamma, attenta alle spalle!” gridò
quando vide un Unversed che stava per saltarle sulla schiena, e si mise
a battere con la mano sul vetro per farsi sentire. Ma ovviamente, come
poteva farsi notare da quella distanza?
Allora si mise a riflettere intensamente. Lui voleva scendere ad
aiutarli, ma come poteva, quando la mamma gli aveva raccomandato di
starsene buono in casa? Ma per una volta, Kazi decise di disobbedire.
“No! Ha bisogno di me! Devo andare ad aiutarla!”
Velocemente, si tolse il pigiama, si mise il vestito nuovo con
l’armatura, si infilò al collo la collana, ma
nella fretta si scordò il mantello. Uscì a razzo
dalla sua stanza, si precipitò giù per le scale,
e uscì dal castello.
C’era la neve alta che limitava molto il movimento, e faceva
maledettamente freddo quella notte. Ci saranno stati -10°C.
Kazi, stringendo i denti, si mise a correre verso la città.
E quando arrivò, notò che un Unversed stava per
attaccare sua madre. Allora richiamò il Keyblade di luce,
gli si buttò addosso, e con un colpo lo fece dissolvere.
Kairi lo guardò sorpresa e arrabbiata.
“Cosa fai qui?! Ti avevo detto di aspettarmi al
castello!”
“Volevo solo aiutarti, mamma!”
“Torna subito a casa, Kazi!”
“No!”
Ma il dialogo venne interrotto da un altro mostro che si frappose fra i
due. Questo, dovendo scegliere chi attaccare, notò che il
bambino sembrava più indifeso della ragazza, quindi
optò per lui. Il principe, pronto, si scansò e
contrattaccò. Kairi avrebbe voluto aiutarlo, ma anche lei
aveva i suoi problemi. Kazi dovette quindi occuparsene da solo.
E fu un attimo. Il mostro, quando notò che Kazi stava avendo
la meglio su di lui, decise di battere in ritirata, aprì un
passaggio oscuro e ci si gettò dentro. In
quell’attimo, Kazi, che non aveva sospettato di nulla, era
nel bel mezzo di un salto, mirando all’Unversed.
Perciò, in quell’attimo, mentre il mostro si stava
dissolvendo nel passaggio buio, in quell’abisso oscuro ci
finì anche lui.
Fu un solo attimo, e in un attimo, finì tutto. In un
istante, Kazi era sparito.
L’attimo dopo, Kairi si voltò per controllare se
il figlio stesse bene. E quando non vide più nessuno, si
sentì gelare il sangue.
“Kazi … Kazi?”
Ma nessuno le rispose. Allora, con l’angoscia che le
attanagliava le viscere, lasciò perdere gli Unversed e si
mise a cercarlo lì intorno.
“Tesoro, dove sei? Vieni dalla mamma, Kazi!”
La sua voce era sempre più scoraggiata. E quando comprese
che nessuno le avrebbe risposto, un presentimento terribile la avvolse:
Kazi era stato mangiato da uno di quei mostri.
Quel bambino era stato concepito per sbaglio, l’atto di amore
che aveva legato lei e Sora era durato un attimo; la stilla di luce che
aveva bucato l’uovo era comparsa in un attimo; il figlio era
stato portato alla vita in un attimo. E in un attimo era sparito, come
se non fosse mai esistito.
“Il mio piccolo!” gridò Kairi disperata,
si coprì gli occhi con le mani e si lasciò cadere
in ginocchio sulla neve, in quella notte di Natale, piangendo e
gridando con la disperazione di una madre che ha perso
l’unica cosa importante che ha al mondo. "No, lui no ... Non
ha fatto niente ... Non vendicatevi su di lui!"
Kazi riaprì gli occhi, completamente illeso, e la prima cosa
che notò fu che non era più al Radiant Garden.
Era in un immenso bosco, di notte, con quell’Unversed
schifoso che l’aveva portato fin lì. Il desiderio
di vincere sul mostro ebbe la priorità, e Kazi, furioso per
essere stato trascinato via da casa sua, gli si scagliò
contro per eliminarlo. L’Unversed però, nonostante
fosse allo stremo, riuscì, con un salto, a schivare il
Keyblade e a saltargli sulla schiena, uno dei pochi punti non protetti
dall’armatura. Si aggrappò alle spalle del
bambino, che quando capì che in quella posizione
l’Unversed non poteva essere attaccato, cercò di
agitarsi per scrollarselo di dosso. Il mostro, a quel punto,
sollevò una zampa, provvista di due artigli affilati lunghi
almeno dieci centimetri, e con una zampata gli lacerò la
schiena. Il bambino, all’improvviso, sentì un
dolore lancinante e profondo al dorso, e preso dal terrore e dalla
rabbia riuscì a levarsi la creatura di dosso,
dopodiché riuscì a finirla. Aveva vinto, ma era
spossato e stanco.
Pioveva. Una pioggia forte e violenta. Kazi, distrutto, si
lasciò cadere sdraiato a pancia in su, senza curarsi che per
terra era completamente infangato, e rimase lì alcuni minuti
senza riuscire a muoversi. Dopo un po’, sentì una
strana sensazione. Allora si alzò, e guardò il
punto in cui era stato sdraiato. Il fango si era colorato di rosso.
Spaventato, cercò di toccare con la mano i punti feriti, e
quando si controllò la mano, era diventata rossa anche
quella. Quei graffi stavano lasciando scorrere via dal corpo tutto il
sangue; ne stava uscendo troppo. Kazi si sentiva debole ed esausto.
Ma comprese che non poteva starsene lì, al freddo, sotto la
pioggia. Se avesse trovato qualcuno, forse avrebbe potuto salvarsi.
Aguzzò lo sguardo, e cercò di distinguere, nel
buio, una casa, una luce, una qualunque cosa che potesse indicargli la
presenza di persone. Ma non vide niente di niente. L’unica
cosa che vide furono gli alberi della foresta in cui si trovava. Alberi
antichi, che si ergevano come mostri spaventosi. Kazi era un principe,
certo, ma era anche un bambino di cinque anni; non era mai uscito dal
suo mondo prima, e l’unica volta che era stato al mondo di
Ercole, ci era andato con Cloud, e comunque quel mondo era molto
più ospitale di questo. Il bambino cominciò a
tremare dalla paura, e decise che come prima cosa doveva trovare un
posto dove ripararsi: sarebbe morto di freddo, se fosse rimasto sotto
la pioggia. Non riusciva quasi a camminare, con la schiena ferita, e
cercò di trascinarsi come meglio poteva per cercare riparo
da qualche parte. Ma, per quanto cercasse, non trovò nulla,
nemmeno una grotta. E sotto gli alberi non poteva ripararsi, dato che
era inverno e le foglie erano tutte cadute. Continuò a
cercare in giro, e ogni minuto che passava, sentiva le forze diminuire
e la febbre alzarsi.
Alla fine, sfinito, si accasciò a terra, intirizzito,
semisvenuto, mormorando e chiamando il nome di sua madre. Ma era
inutile, lo sapeva: questa volta non avrebbe potuto salvarlo, nessuno
dei suoi amici lo poteva salvare. Di certo sarebbe morto assiderato o
dissanguato. Allora si ricordò quello che il giorno prima
aveva chiesto a Kairi:
“Non rivedremo
mai più il nonno?”
“Un giorno lo
rivedremo …”
Allora aprì appena gli occhi, e pensò
‘Nonno, ho paura, ho freddo, vienimi a prendere
…’
Non lontano da lì, nel bel mezzo della notte, un ragazzo di
22 anni si svegliò all’improvviso. Si
stropicciò gli occhi, e quando si sentì sveglio,
scese dal letto, uscì fuori dalla sua cabina della Gummi
Ship, corse in quella del suo migliore amico e cercò di
svegliarlo.
“Riku … Riku! Dormi?”
L’altro ragazzo si svegliò. “Dormivo
…”
“Riku, stammi a sentire: c’è qualcuno la
fuori.”
“Certo, hai ragione. Ora torna a letto.” Rispose
l’altro sarcastico.
“Smettila! Qualcuno la fuori ha bisogno di noi!”
Riku stavolta si svegliò per davvero.
“E ti pare una novità? Ci sono un sacco di poveri
civili che si disperdono per colpa degli Unversed. Ogni tanto ne
troviamo uno in giro … Ti ricordi la settimana scorsa,
quell’uomo che abbiamo trovato nella campagna? Era talmente
malridotto che non si ricordava nemmeno come si chiamava! Quando
l’abbiamo riportato a casa, ormai i suoi parenti ci baciavano
i piedi!”
“Si, mi ricordo. Ma c’è qualcuno anche
stanotte in giro.”
“E tu come lo sai?”
“Lo sento.”
“Sora, se stessimo a sentire i presentimenti che hai di
continuo, Master Xehanort ci avrebbe ammazzati da un pezzo!”
“Riku, devi ascoltarmi! Fidati! Muoviti, andiamo a
cercarlo!”
Riku lo guardò storto. “Io non ci esco
là fuori con questo tempaccio. Se vuoi cercare questo
fantomatico disperso, vacci da solo.”
Sora lo guardò male. “Va bene. Ci vediamo
dopo.”
“Tu sei matto! Buona ricerca!” e si rimise a
dormire.
Sora si vestì bene, si infilò la giacca,
uscì dalla Gummi Ship e corse fuori.
Nel corso di sei anni era cambiato completamente. Era diventato un
ragazzo alto, forte, con una muscolatura possente, ed era maturato
anche nel cuore e nell’anima. L’unica cosa che era
rimasta uguale erano gli occhi: azzurri, con lo sguardo dolce,
amichevole e buono di sempre, che non riuscivano ad ignorare chi si
trovava nei guai. Ma dal giorno in cui era partito da casa, si erano
velati di una tristezza perenne. Ma lui stava sempre attento a non
mostrare a nessuno la sua malinconia, specialmente ai suoi compagni,
quindi loro non si erano nemmeno accorti della differenza.
Il guerriero incominciò a cercare in giro, spingendosi
sempre più lontano dalla Gummi Ship. Sapeva che qualcuno di
importante aveva bisogno di aiuto, e aveva deciso che non sarebbe
tornato alla navicella senza averlo trovato.
Continuò a cercare e intanto teneva le orecchie tese (in
quegli anni aveva allenato moltissimo l’udito), se mai quel
qualcuno avesse chiamato aiuto.
Kazi intanto, si risvegliò per un rumore. Rimase in silenzio
e immobile, guardando verso il cespuglio da dove era venuto il suono.
Dopo poco, sbucò dal fogliame un grosso Unversed,
probabilmente attratto dall’odore di sangue. Kazi,
terrorizzato, sapeva che in quelle condizioni non avrebbe potuto
combatterlo. Sperando di non essere scoperto, cercò di
fuggire strisciando ventre a terra. Ma non fu così
fortunato: l’Unversed lo notò quasi subito. E in
un attimo gli fu addosso. Lo bloccò spalle a terra, e il
bambino e il mostro si fissarono negli occhi per un istante, il blu nel
rosso.
A Kazi in quel momento passò tutta la vita davanti. Lui
avrebbe dovuto diventare il più grande principe del Radiant
Garden, e invece sarebbe morto così, a cinque anni, in
maniera orribile, tra le fauci di un mostro.
‘Bene’, pensò il bambino ‘se
il destino ha deciso così, allora
morirò’.
Ma non sarebbe morto gridando dal terrore: oh, no! Avrebbe mantenuto il
suo sguardo fiero, e avrebbe fatto vedere a quell’orribile
creatura come muore un vero principe!
L’Unversed abbassò il muso su di lui,
spalancò la bocca e gli serrò la faringe con le
fauci. Kazi sentì le zanne penetrare nella gola. Il dolore
era atroce, e sapeva che sarebbe morto per soffocamento. Tuttavia
rimase immobile, con gli occhi aperti fissando il cielo nuvoloso,
mentre sentiva l’aria mancare.
Un attimo dopo, l’Unversed venne scaraventato via con forza
da sopra il bambino. Kazi, con quel poco di vita che gli rimaneva,
cercò di vedere chi l’avesse salvato. E vide un
ragazzo alto e forte, uguale al ragazzo che c’era nella foto
a casa.
Quando il mostro fu ucciso, Sora si precipitò di fianco a
Kazi per capire se fosse morto o vivo. Il bambino sussurrò:
“Nonno, sei tu? … Sei venuto a prendermi?
…” poi richiuse gli occhi.
Sora, che aveva sentito, gli tastò il polso, poi gli
premette una mano sul cuore. E sentì dei battiti, anche se
deboli.
‘è ancora vivo!’ pensò. Poi
gli sentì la fronte: scottava.
‘Sta molto male …’. Senza aspettare
oltre, lo prese in braccio per portarlo in salvo. E scoprì
le lacerazioni sulla schiena.
‘Sono delle ferite molto profonde … Se non faccio
subito qualcosa, può morire da un momento
all’altro.’.
Se lo cacciò sotto la felpa per tenerlo al caldo, e
tornò indietro di corsa.
“Riku! Paperino! Pippo! Svegliatevi!”
Tutti si alzarono e si precipitarono a vedere.
“Un altro bambino disperso?! È il terzo, questa
settimana, che ritroviamo, quack!” gridò Paperino
indignato.
“Presto, ha la febbre alta, è ferito! Aiutatemi a
curarlo!” gridò Sora, terrorizzato che quel
bambino potesse morirgli in braccio.
Tutti osservarono il bambino. Aveva un aspetto davvero miserevole: era
macilento, pallido e coperto di sangue, e i capelli così
impastati di fango tanto che non si riusciva nemmeno a capire di che
colore fossero.
“Si, aiutiamo questo povero piccolo!”
assentì Pippo, che era sempre accondiscendente.
Riku decise: “Decisamente, finché non
sarà guarito dovrà per forza stare con noi. E poi
lo rimanderemo a casa!”
Note mie: siete contenti? No, dico, siete
contenti, avvoltoi?! Dopo una ventina di capitoli di sofferenza, in cui
la domanda costante di tutti quanti è stata "quando torna
Sora?" gliel'ho fatta a farlo riapparire. Ditemi cosa ne pensate! E ...
buon Natale a tutti!
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