Un Canto di Natale
Capitolo 7. Un Canto di Natale
Dove il Pontefice senza dubbio ha un gran da fare.
Niente di meglio che svegliarsi tardi, una mattina
d’inverno, tra coperte morbide e calde, la luce pallida e azzurra che filtra
dalla finestra. Giornata uggiosa, per quel Natale.
Shion sfarfallò le lunghe ciglia più volte, senza muovere
altra parte del corpo che non fossero le palpebre. Ogni variazione di posizione
avrebbe comportato una modifica alla conformazione che la trapunta aveva preso,
e al momento il Sommo Pontefice di Atena era un piccolo, dolce bruchino avvolto
nel suo bozzolo. Niente e nessuno l’avrebbe fatto schiodare da lì almeno per i
prossimi dieci minuti. Niente e nessuno.
“Prima io! Prima io, prima io, prima io!”
“Aaah! Seiya-kun!”
Contò fino a dieci.
“Non mi batterai, Shun! Guarda qua: scivolata!”
“Seiya-kun, non così forte! Sveglierai tutti!”
Poi sino a venti.
“Aaaascivolooo—”
Il piccolo, dolce bruchino stese le sue gambe di un metro e
passa per buttarsi giù dal letto, spalancare la pontificia porta e sfanalare
con i suoi occhioni rosa chiunque stesse facendo quel baccano anormale in un
luogo sacro. Non che ci volesse molto, naturalmente.
“Giovani cavalieri che qui siete giunti” sillabò,
citando impropriamente – ad Aioros, qualche piano più in basso, fischiarono
vagamente le orecchie – e poi tornando sul prosaico: “Che accidenti state
combinando?”
“Shion!” gli occhioni nocciola di Seiya brillavano come
tante, tante luci di Natale. A Shion venne quasi male. “Buon Natale!”
“Sì, caro, un buon Natale a te. Credo. Cosa ci fate lì per
terra?”
“Sono caduto in scivolata. Shun si è fermato ad aiutarmi.”
“E perché stavi procedendo in scivolata?”
“Per batterlo sul tempo correndo verso l’albero!”
“Seiya-kun” gemette sconsolato Shun, che lo stava
spazzolando e cercando di rimettere in piedi. Formavano un ben caratteristico
quadretto, quei tre – uno in piedi, gli altri nemmeno – nel corridoio della
Tredicesima Casa, il Tempio di Atena, tutti e tre in pigiama. Per la
precisione, Shion in camicia da notte.
“Per favore!” Anche a Shun brillarono gli occhi, comunque,
di commovente lucentezza: “Non è una gara!”
“No… ma arrivo prima io!”
Una finta scaltra, quella di Seiya di Pegasus. Scivolò sotto
il braccio di Shun, lo dribblò con abilità, scansò l’indignato Pontefice che
torreggiava su di loro, e schizzò verso la sala grande il più velocemente
possibile.
Shion sgranò gli occhi, e, boccheggiando, si voltò per
cercare sostegno in Andromeda, che, più mite, di certo un po’ imbarazzato dallo
scarso contegno dell’amico d’infanzia, si sarebbe scusato per entrambi.
Peccato che Andromeda già trotterellasse dietro al compagno
di merende, trillando: “Aspettamiiii!”
L’antico cavaliere di Aries incrociò le braccia, sconvolto.
“Ragazzini.”
“I regaliii!”
“Ci sono davverooo!”
“Kyaaa!”
Poi sbuffò e scosse le spalle, senza ancora spostarsi da
dov’era. Anzi, fece dietrofront e andò a procurarsi un ottimo tè verde, con
tutta la calma di questo mondo. Zuccherò, nonostante le raccomandazioni di Doko
di sorbire il suo aroma in tutta la sua pungente autenticità. Zuccherò molto.
Poi, tazza in mano, papaline ai piedi, scalpicciò svogliato sino alla sala in
cui aveva letto quello svenevole racconto ai cinque bronze saint, due dei quali
stavano ora facendo la lotta sotto l’abete addobbato. Sospirò, si appoggiò allo
stipite, prese un sorso di tè. Ah, il Natale.
“No, Seiya-kun! No!” Contro ogni aspettativa e pronostico,
era Andromeda a sopraffare l’amico e avversario, al momento: lo sovrastava, tutto
bene avvolto nel suo pigiamino a righe, infagottato a sua volta in un maglione,
praticamente seduto sulla sua schiena, e s’imponeva. Con la determinazione di
un orsetto di gomma, ma s’imponeva:“Non si può aprire i regali finché non ci
saranno tutti!”
“Ma Shun! Non ho corso per niente! È una gara e lo sai
benissimo! Lo sanno tutti, è legge universale. Dammi qua. Dam—”
“No-ooo!”
Seiya, sotto lo sguardo ormai indifferente del Sommo
Pontefice, si contorceva come una tarantola. Alla fine si dovette calmare, ma
attaccò un broncio formidabile, che mirava a piegare le difese di Andromeda
puntando sulla compassione. Inaspettatamente, Shun non cedette; però sbatté gli
occhi, cambiando espressione nel portare una mano alla sua guancia: “Seiya-kun,
ma… cosa ti sei fatto?”
“Eh? Oh? Roba da non crederci.”
“Che cosa?”
“Mi è caduta una mensola addosso mentre dormivo.”
“Mentre… che…?”
“Forse mi sono portato troppe cose da casa. Ma l’elmo della
prima armatura di Sagitter, quello dell’armatura falsa, ti ricordi, nel senso,
lo dovevo portare, volevo farlo vedere ad Aioria e…”
“Oh, no! Che male ti sarai fatto! E che spavento a
svegliarti di soprassalto!”
“E chi si è svegliato? Ero nel bel mezzo di un sogno davvero
incredibile, che se te lo racconto nemmeno ci credi, e stavo parlando con
Aldebaran quando tutto ha cominciato a diventare nero ed offuscarsi, e per il
resto del sogno ho avuto una nausea da capogiro e capivo la metà. Poi
stamattina mi sono svegliato e avevo un’asse di legno in faccia e l’elmo sulla
pancia. Buon Natale!”
“Oh, Seiya-kun… sei incorreggibile… dovresti…”
Ma non si seppe mai cosa Seiya avrebbe dovuto fare. Shun era
stato catturato, una falena di fronte a una lampada alogena: lasciò andare
Seiya, lanciò un urletto deliziato, accorse alla finestra, gli occhi grandi
come palle da biliardo. Seiya piantò una sonora craniata a terra, ma botta più,
botta meno…
“Ahi! Che ti prende?”
“La neve! La neve, Seiya-kun! Nevica! Nevica!”
Persino Shion alzò gli occhi dalla tazza di tè per sbirciare
dalla finestra. Effettivamente, nevicava. Che strano. Sino al giorno prima le
nuvole ingombravano sì il cielo, ma la temperatura era ancora relativamente
mite, in quel Mediterraneo continuamente battuto dai venti. Ora fiocchi freddi
e candidi punteggiavano il mattino ancora scuro, grandi come batuffoli di
cotone: uno spettacolo bellissimo a vedersi.
Seiya cedette e ridacchiò, intenerito alla vista: “Non sei
cambiato.”
Ricordava il piccolo Shun correre a capofitto verso le
finestre dell’orfanotrofio, tra le grida dei bambini, arrampicandosi sul
termosifone: era sempre il primo a vedere la neve.
“Hyoga-kun me l’aveva detto.” Scintillava, Andromeda. “Che
forse avrebbe nevicato.”
“Magnifico” commentò Shion, rimarcando la sua scettica
presenza all’angolo della stanza. “Lo useremo per le previsioni meteo.”
Non ci fu tempo di reagire a tanto sviante sentenza, perché
l’altra porta della sala, quella che dava sull’ingresso principale, si spalancò
in un botto.
“Seiya! Shun!”
“Shiryu! Ma… da dove salti fuori? Da quanto sei sveglio?”
“Perdonatemi.” Shiryu aveva i capelli pieni di neve, era
infreddolito, disorientato e pallido come un cencio, forse proprio per il
freddo. Ma sorrideva in una maniera inarrestabile, spontanea, bianchissima:
“Sono tornato!”
“Tornato? E dove sei stato, si può sapere?”
Shion non aveva parlato, ma capì praticamente subito.
Allungò il niveo collo e sbirciò dietro le spalle del Dragone. E poi sbottò:
“Era ora!”
Shiryu parve riscuotersi, con un sobbalzo: “Oh. Pontefice
Shion. Buon… buon Natale!”
“Buon Natale a te, Shiryu. E anche a te, cara. Che gioia.”
Seiya e Shun spalancarono gli occhi in perfetta sincronia, ricreando
perfettamente un’atmosfera da recita di scuola materna: il maestro che vagliava
le prove generali con disappunto, Giuseppe appena entrato in scena, i due
angioletti che simulavano stupore, e Maria con l’aria colpevole di chi si è
appena dimenticato la battuta.
In realtà, Shunrei era abbastanza stravolta da Atene-Goro-ho
andata e ritorno, pur avendo beneficiato solo della seconda tratta: se lo
stesso Shiryu, rallentato ad una velocità percettibile dall’occhio umano, si
guardava in giro come se si fosse bruciato un bicchiere di grappa, si poteva
ben immaginare lo stato psicofisico di lei. Sorrideva, quello sì. I capelli
appena appena scomposti. Per sorridere, sorrideva. Shion sospirò e le allungò
dietro una sedia.
“Benvenuta.”
“Grazie.”
Vi crollò.
“Shunrei-san!”
“Shunrei! Ma che bello vederti qui!” Seiya si fece
immediatamente festoso, raggiungendo lei con un gran sorriso e Shiryu con una
pacca sulle spalle che avrebbe reso orgoglioso Sagitter. Shiryu non smetteva di
sorridere come se il vento gli avesse congelato la faccia, ma probabilmente la
ragione non era quella. “Così, sei andato a prenderla? Tutto in una notte?
Caspita! Ti deve aver fatto vedere i sorci verdi, eh?”
Shunrei, interpellata, e incoraggiata da un occhiolino
amichevole di Seiya, balbettò: “Oh, io… ecco… è stata una tale sorpresa…”
Non solo la visita, ad occhio e croce, ma anche il viaggio:
Shion sospirò. Ragazzini scriteriati. Chissà quanto tempo ci avrebbe messo a
riprendersi. Tuttavia sorrise, un grazioso sorriso sornione, al pensiero che le
sue parole della sera prima, quindi, avevano sortito un qualche effetto. E alla
fine, ad ammetterlo proprio sottovoce, aveva persino un non so che di
romantico.
“Shun” sospirò il Pontefice, riassettandosi la stola pensate
che si era buttato sulle spalle, e ottenendo l’attenzione di Andromeda. “Fammi
un piacere, vai a fare un tè per questa poveretta. Starà gelando.”
“Sì!” rispose prontamente lui, alzandosi pronto per eseguire
quel che gli era stato detto. Sapeva dove trovare l’occorrente, e in caso
contrario, Atena lo avrebbe guidato, poco ma sicuro.
Pochi minuti dopo, canticchiava di fronte al fuoco sotto al
bollitore, quasi rallegrandosi che le ancelle quel giorno dormissero sino a
tardi – disposizioni di Saori-san. A quel modo, quel Tempio tanto grande dava
più un’impressione di casa.
Si strinse nel maglione, sorridendo contento, pensando ai
regali di Seiya, alla decisione di Shiryu, a Shunrei al caldo e soprattutto al
suo fianco. Voltò il capo verso la finestra.
Chissà se suo fratello e Hyoga dormivano ancora; di sicuro,
si stavano perdendo uno spettacolo sorprendente. La neve cadeva sempre più
fitta, creando una trama, e lui chiuse gli occhi, in perfetto silenzio, eccetto
i rumori che provenivano dalla sala, allegri. Non pensò ai sogni: in quel
momento, l’unica cosa che importava era essere lì. Un sorriso fiorì
spontaneamente sulle sue labbra, mormorando un muto grazie. Il presente
era radioso, e la neve bellissima.
Hyoga non aveva osato salire sullo Star Hill, monte sacro il
cui accesso era proibito ai santi di Atena; ma diciamo che ci era andato molto
vicino. Se c’era un perché da ricercare, nell’aria fredda che aveva alleggerito
la mattina di Atene, quello era lui. Sarebbe bastato a Shun uno sguardo più
attento, fuori dalla finestra, per vederlo: una figura, nella nebbia, ma
talmente leggiadra; se non un uomo, un pallido cigno dalle ali spiegate, pronto
a prendere il volo sul pelo dell’acqua.
Ma d’altro canto, a Hyoga non importava affatto di essere
visto.
“Ti ho visto” scandì bassa una voce che non poteva appartenere
a nessuno se non all’unico, oltre a lui, che di tanto in tanto inseguiva la
solitudine lontano dagli altri. Hyoga abbassò la testa, incrociando lo sguardo
di Ikki sulla scalinata. Non mutò espressione. Semplicemente, entrambi
continuarono a camminare sinché le loro strade non s’incrociarono e
proseguirono assieme. “Lassù.”
“Qualche problema?” domandò il giovane,
senz’alcun’increspatura nella voce. Gentile, anzi.
“Umpf. No, affatto. Dovrei?”
“No. Fai la strada con me?”
“In un unico, maledetto posto si può stare, qui.”
Hyoga sorrise, richiudendo gli occhi. Si infilò le mani in
tasca, e procedette al fianco di Ikki per fare ritorno al Tredicesimo Tempio.
Atena li avrebbe raggiunti di lì a poco.
“Già.”
“Ma sono uscito, oh se sono uscito.”
“Per fare cosa?”
“Per fumarmi una sigaretta. Non hai idea di che cosa capiti
se provi ad accendertene una là dentro.”
“Shion è venuto a sgridarti?”
“Tsk! Ci mancherebbe!”
La discussione cadde nel vuoto, ma a Hyoga parve di aver
raggiunto un punto importante. Senza motivo. Quindi non parlarono oltre.
Un’altra cosa che Cygnus pensò, però, fu che poteva incontrare
solo Ikki, su quelle scale, e con lui fare ritorno. Ikki che non poneva domande
di cui non voleva veramente la risposta, e che sapeva rispettare il silenzio.
Ritornavano al Tempio e all’atrio caldo dove li aspettavano regali, tepore,
qualche schiamazzo, e Shun che ridendo eccitato avrebbe indicato la neve fuori
dal vetro, e…
Hyoga scosse la testa.
“Che c’è?”
“Niente.”
“Hmm.”
“Quasi dimenticavo, Ikki: buon Natale!”
“Buon che…? Ah, se lo dici tu.”
“Avanti, non fare il cinico.”
“Io, no. E a te? Li porta ancora, i regali, Nonno Gelo?”
“Ragazzi!” Seiya irruppe proprio in mezzo ai due, con
una carica da far sospettare che avesse preso lo slancio lungo tutto l’atrio
della Tredicesima, con somma gioia del Pontefice. “Ma dove eravate? Dentro! Che
per colpa vostra non ho ancora potuto aprire i regali!”
“Li aprirai oggi pomeriggio, Seiya!” sbottò Hyoga, che per
qualche incomprensibile motivo era diventato rosso come un peperone. Seiya
sogghignò: qualcuno doveva aver toccato un nervo scoperto, e a giudicare dalla
faccia di Ikki, doveva essere stata una cattiveria sapientemente calibrata.
“Oggi pomeriggio non posso. Oggi pomeriggio… uhm… scendo. Ho
un impegno.”
“Ma che impegno e impegno!”
“Devo andare… uhm. A fare gli auguri di Natale. Che dite, ci
sarà gente all’arena?”
“Con questo freddo? E come no. Qui al Santuario sono una
manica di fanatici.”
Seiya annuì energicamente.
Manica di fanatici.
Perfetto.
Shaina sicuramente era lì.
E anche Marin. Chissà se l’avrebbe picchiato.
O se l’avrebbe picchiato Shaina. O tutt’e due.
Al momento davvero non voleva pensarci.
“Chi arriva primo ai regali li scarta tutti!” urlò invece,
voltandosi con una contorsione da record per cui si servì delle spalle di Hyoga
e Ikki, e dopo una mezza capriola già schizzava verso la sala grande. “Sono
in vantaggio!”
“Moccioso” grugnì Ikki, ben piantato sulle sue gambe.
Figurarsi.
“Questo è tutto da vedere!” rilanciò invece qualcun
altro, già adeguatamente provocato e riscaldato, facendo la gioia di Seiya, che
aveva aspettato a lungo quel momento. Per la gran contentezza, volarono
gomitate storiche.
“…Seiya-kun! Hyoga-kun! Ma cosa fate!”
Seiya e Hyoga che si azzuffavano come ragazzini;
quell’incapace di un Pontefice che aveva tutta l’aria di essere sull’orlo
dell’esaurimento nervoso; Shun a cui avrebbe dovuto impedire di trasformarsi in
un redivivo Piccolo Tim; Shiryu che non contento della sua singola presenza si
era portato dietro la Shirya. O come diavolo si chiamava. E la bomboniera
doveva ancora arrivare!
“…mocciosi” si corresse la Fenice, con uno sguardo di puro disprezzo.
Poi, come se niente fosse, s’incamminò verso di loro.
The Carol
Non ho niente da dire, avete
avuto il vostro fluff, spero. Ah, come mi sento soddisfatta.
Le citazioni, qui, sono
multiple, tutte collegate ai precedenti capitoli; magari anche minime, ma se le
cogliete tutte è più carino. :D Tante scuse al povero Shion, che provvederemo a
sommergere di coperte per il prossimo sonnellino, e tanti baci a voi, a chi
legge, a chi commenta (questi ovviamente sono più bravi, buoni e belli
eccetera), a chi ha messo fra i preferiti e chi fra le seguite. Un grazie di
cuore.
E Buon Natale! <3
Shinji: Certo che Persy sta bene!
Ma Shun ha ancora da fare, via, in questo mondoh. E sì, i Tre Giganti sono la Morte. Ma in molti sensi, eh. Io non credevo che sarei arrivata ad adorarli tanto. Illusa.
Grazie di tutto, tesoro. Grazie grazie grazie. À toi. <3
LeFleurDuMal: Senti, non ho colpa dei
tuoi problemi con Minos. Anche se dovrei scriverci un saggio sociologico.
Beccatelo così com’è, qui e altrove. E certo che Aiacos è sexy. Aiacos è un sex
symbol. E anche Rhada lo è. Kanon sarà felice di accoglierlo fra le sue forti
braccia. Sono tutti e due fantasmi del Natale Futuro! °C° *SE NE ACCORGE
ORA* Sono colleghi! Si spalmeranno sulle scrivanie dell’uffic—mi sto
lasciando trasportare.Buon Natale, mon amour. çOç
beat: Guarda, Shun ha il
destino di essere o trattato con insofferenza o idolatrato sino allo spasmo.
Non sono per nessuno dei due: va capito un po’ come tutti gli altri, credo. Io
ci provo, sia tributandogli il giusto che ironizzando quando si deve. Spero di
fare bene, la tua recensione incoraggia! *O* I tuoi complimenti comunque sono
sempre meravigliosi. Ti mando tanti baci e tantissimi auguri per le feste! >O<
Himechan: Grazieee! Eh sì, niente
Mondo di Zucchero per Shun. ‘sta cosa in realtà mi fa molto ridere, si è
destreggiato bene in un ambiente dark, diciamo che spande abbastanza luce da
difendersi bene! XD Un bacio e grazie di tutto!
Kijomi: Ti incarto Shun in una
pasta di mandorle, se vuoi. Aiacos rulla. èOé
li_l: Questo commento è
adorabile. Mi hai fatta davvero sorridere, e di cuore; io ti ringrazio tanto,
ti abbraccio e ti tormento: SPIUMOTTINOSPIUMOTTINOSPIUMOTTINO.
Muwahahah. No, dai, basta. Tanti auguri anche a te!
Kagura92: Sì, sì! Tu ascolta Rhada!
Rhada sa! In realtà il Canto di Natale di Dickens lo si legge anche volentieri
– per di più è corto, e poi ormai è un classico. Insomma, non lo sconsiglio a
nessuno. :D (ma solo quello!) Per il resto ti quoto dappertutto, sì, sì, sì.
Grazie. Che bello quando tutto arriva al lettore esattamente come l’ho
concepito. Sei sconvolgente. Due bacioni sulle guance, tanti auguri, tanto
amore! See you! <3