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Autore: Rucci    25/12/2009    6 recensioni
Anche i santi di Atena aspettano i regali sotto l'albero.
Specialmente i più giovani, che con un piccolo racconto natalizio passano da un sogno ad un viaggio, accompagnati da guide sin troppo famigliari.
Quel che non è famigliare, è il futuro.
{what if: post-Hades} {shonen-ai sparso}
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un Canto di Natale

Un Canto di Natale

 

 

 

Capitolo 7. Un Canto di Natale

Dove il Pontefice senza dubbio ha un gran da fare.

 

 

 

Niente di meglio che svegliarsi tardi, una mattina d’inverno, tra coperte morbide e calde, la luce pallida e azzurra che filtra dalla finestra. Giornata uggiosa, per quel Natale.

Shion sfarfallò le lunghe ciglia più volte, senza muovere altra parte del corpo che non fossero le palpebre. Ogni variazione di posizione avrebbe comportato una modifica alla conformazione che la trapunta aveva preso, e al momento il Sommo Pontefice di Atena era un piccolo, dolce bruchino avvolto nel suo bozzolo. Niente e nessuno l’avrebbe fatto schiodare da lì almeno per i prossimi dieci minuti. Niente e nessuno.

“Prima io! Prima io, prima io, prima io!”
“Aaah! Seiya-kun!”

Contò fino a dieci.

“Non mi batterai, Shun! Guarda qua: scivolata!”

“Seiya-kun, non così forte! Sveglierai tutti!”

Poi sino a venti.

“Aaaascivolooo—

Il piccolo, dolce bruchino stese le sue gambe di un metro e passa per buttarsi giù dal letto, spalancare la pontificia porta e sfanalare con i suoi occhioni rosa chiunque stesse facendo quel baccano anormale in un luogo sacro. Non che ci volesse molto, naturalmente.

Giovani cavalieri che qui siete giunti” sillabò, citando impropriamente – ad Aioros, qualche piano più in basso, fischiarono vagamente le orecchie – e poi tornando sul prosaico: “Che accidenti state combinando?”

“Shion!” gli occhioni nocciola di Seiya brillavano come tante, tante luci di Natale. A Shion venne quasi male. “Buon Natale!”

“Sì, caro, un buon Natale a te. Credo. Cosa ci fate lì per terra?”

“Sono caduto in scivolata. Shun si è fermato ad aiutarmi.”

“E perché stavi procedendo in scivolata?”

“Per batterlo sul tempo correndo verso l’albero!”

“Seiya-kun” gemette sconsolato Shun, che lo stava spazzolando e cercando di rimettere in piedi. Formavano un ben caratteristico quadretto, quei tre – uno in piedi, gli altri nemmeno – nel corridoio della Tredicesima Casa, il Tempio di Atena, tutti e tre in pigiama. Per la precisione, Shion in camicia da notte.

“Per favore!” Anche a Shun brillarono gli occhi, comunque, di commovente lucentezza: “Non è una gara!”

“No… ma arrivo prima io!”

Una finta scaltra, quella di Seiya di Pegasus. Scivolò sotto il braccio di Shun, lo dribblò con abilità, scansò l’indignato Pontefice che torreggiava su di loro, e schizzò verso la sala grande il più velocemente possibile.

Shion sgranò gli occhi, e, boccheggiando, si voltò per cercare sostegno in Andromeda, che, più mite, di certo un po’ imbarazzato dallo scarso contegno dell’amico d’infanzia, si sarebbe scusato per entrambi.

Peccato che Andromeda già trotterellasse dietro al compagno di merende, trillando: “Aspettamiiii!

L’antico cavaliere di Aries incrociò le braccia, sconvolto.

“Ragazzini.”

“I regaliii!”

“Ci sono davverooo!”

“Kyaaa!”

Poi sbuffò e scosse le spalle, senza ancora spostarsi da dov’era. Anzi, fece dietrofront e andò a procurarsi un ottimo tè verde, con tutta la calma di questo mondo. Zuccherò, nonostante le raccomandazioni di Doko di sorbire il suo aroma in tutta la sua pungente autenticità. Zuccherò molto. Poi, tazza in mano, papaline ai piedi, scalpicciò svogliato sino alla sala in cui aveva letto quello svenevole racconto ai cinque bronze saint, due dei quali stavano ora facendo la lotta sotto l’abete addobbato. Sospirò, si appoggiò allo stipite, prese un sorso di tè. Ah, il Natale.

“No, Seiya-kun! No!” Contro ogni aspettativa e pronostico, era Andromeda a sopraffare l’amico e avversario, al momento: lo sovrastava, tutto bene avvolto nel suo pigiamino a righe, infagottato a sua volta in un maglione, praticamente seduto sulla sua schiena, e s’imponeva. Con la determinazione di un orsetto di gomma, ma s’imponeva:“Non si può aprire i regali finché non ci saranno tutti!”

“Ma Shun! Non ho corso per niente! È una gara e lo sai benissimo! Lo sanno tutti, è legge universale. Dammi qua. Dam—”

“No-ooo!”

Seiya, sotto lo sguardo ormai indifferente del Sommo Pontefice, si contorceva come una tarantola. Alla fine si dovette calmare, ma attaccò un broncio formidabile, che mirava a piegare le difese di Andromeda puntando sulla compassione. Inaspettatamente, Shun non cedette; però sbatté gli occhi, cambiando espressione nel portare una mano alla sua guancia: “Seiya-kun, ma… cosa ti sei fatto?”

“Eh? Oh? Roba da non crederci.”

“Che cosa?”

“Mi è caduta una mensola addosso mentre dormivo.”

“Mentre… che…?”

“Forse mi sono portato troppe cose da casa. Ma l’elmo della prima armatura di Sagitter, quello dell’armatura falsa, ti ricordi, nel senso, lo dovevo portare, volevo farlo vedere ad Aioria e…”

“Oh, no! Che male ti sarai fatto! E che spavento a svegliarti di soprassalto!”

“E chi si è svegliato? Ero nel bel mezzo di un sogno davvero incredibile, che se te lo racconto nemmeno ci credi, e stavo parlando con Aldebaran quando tutto ha cominciato a diventare nero ed offuscarsi, e per il resto del sogno ho avuto una nausea da capogiro e capivo la metà. Poi stamattina mi sono svegliato e avevo un’asse di legno in faccia e l’elmo sulla pancia. Buon Natale!”

“Oh, Seiya-kun… sei incorreggibile… dovresti…”

Ma non si seppe mai cosa Seiya avrebbe dovuto fare. Shun era stato catturato, una falena di fronte a una lampada alogena: lasciò andare Seiya, lanciò un urletto deliziato, accorse alla finestra, gli occhi grandi come palle da biliardo. Seiya piantò una sonora craniata a terra, ma botta più, botta meno…

“Ahi! Che ti prende?”

“La neve! La neve, Seiya-kun! Nevica! Nevica!”

Persino Shion alzò gli occhi dalla tazza di tè per sbirciare dalla finestra. Effettivamente, nevicava. Che strano. Sino al giorno prima le nuvole ingombravano sì il cielo, ma la temperatura era ancora relativamente mite, in quel Mediterraneo continuamente battuto dai venti. Ora fiocchi freddi e candidi punteggiavano il mattino ancora scuro, grandi come batuffoli di cotone: uno spettacolo bellissimo a vedersi.

Seiya cedette e ridacchiò, intenerito alla vista: “Non sei cambiato.”

Ricordava il piccolo Shun correre a capofitto verso le finestre dell’orfanotrofio, tra le grida dei bambini, arrampicandosi sul termosifone: era sempre il primo a vedere la neve.

“Hyoga-kun me l’aveva detto.” Scintillava, Andromeda. “Che forse avrebbe nevicato.”

“Magnifico” commentò Shion, rimarcando la sua scettica presenza all’angolo della stanza. “Lo useremo per le previsioni meteo.”

Non ci fu tempo di reagire a tanto sviante sentenza, perché l’altra porta della sala, quella che dava sull’ingresso principale, si spalancò in un botto.

“Seiya! Shun!”

“Shiryu! Ma… da dove salti fuori? Da quanto sei sveglio?”

“Perdonatemi.” Shiryu aveva i capelli pieni di neve, era infreddolito, disorientato e pallido come un cencio, forse proprio per il freddo. Ma sorrideva in una maniera inarrestabile, spontanea, bianchissima: “Sono tornato!”

“Tornato? E dove sei stato, si può sapere?”

Shion non aveva parlato, ma capì praticamente subito. Allungò il niveo collo e sbirciò dietro le spalle del Dragone. E poi sbottò: “Era ora!”

Shiryu parve riscuotersi, con un sobbalzo: “Oh. Pontefice Shion. Buon… buon Natale!”

“Buon Natale a te, Shiryu. E anche a te, cara. Che gioia.”

Seiya e Shun spalancarono gli occhi in perfetta sincronia, ricreando perfettamente un’atmosfera da recita di scuola materna: il maestro che vagliava le prove generali con disappunto, Giuseppe appena entrato in scena, i due angioletti che simulavano stupore, e Maria con l’aria colpevole di chi si è appena dimenticato la battuta.

In realtà, Shunrei era abbastanza stravolta da Atene-Goro-ho andata e ritorno, pur avendo beneficiato solo della seconda tratta: se lo stesso Shiryu, rallentato ad una velocità percettibile dall’occhio umano, si guardava in giro come se si fosse bruciato un bicchiere di grappa, si poteva ben immaginare lo stato psicofisico di lei. Sorrideva, quello sì. I capelli appena appena scomposti. Per sorridere, sorrideva. Shion sospirò e le allungò dietro una sedia.

“Benvenuta.”

“Grazie.”

Vi crollò.

“Shunrei-san!”

“Shunrei! Ma che bello vederti qui!” Seiya si fece immediatamente festoso, raggiungendo lei con un gran sorriso e Shiryu con una pacca sulle spalle che avrebbe reso orgoglioso Sagitter. Shiryu non smetteva di sorridere come se il vento gli avesse congelato la faccia, ma probabilmente la ragione non era quella. “Così, sei andato a prenderla? Tutto in una notte? Caspita! Ti deve aver fatto vedere i sorci verdi, eh?”

Shunrei, interpellata, e incoraggiata da un occhiolino amichevole di Seiya, balbettò: “Oh, io… ecco… è stata una tale sorpresa…”

Non solo la visita, ad occhio e croce, ma anche il viaggio: Shion sospirò. Ragazzini scriteriati. Chissà quanto tempo ci avrebbe messo a riprendersi. Tuttavia sorrise, un grazioso sorriso sornione, al pensiero che le sue parole della sera prima, quindi, avevano sortito un qualche effetto. E alla fine, ad ammetterlo proprio sottovoce, aveva persino un non so che di romantico.

“Shun” sospirò il Pontefice, riassettandosi la stola pensate che si era buttato sulle spalle, e ottenendo l’attenzione di Andromeda. “Fammi un piacere, vai a fare un tè per questa poveretta. Starà gelando.”

“Sì!” rispose prontamente lui, alzandosi pronto per eseguire quel che gli era stato detto. Sapeva dove trovare l’occorrente, e in caso contrario, Atena lo avrebbe guidato, poco ma sicuro.

Pochi minuti dopo, canticchiava di fronte al fuoco sotto al bollitore, quasi rallegrandosi che le ancelle quel giorno dormissero sino a tardi – disposizioni di Saori-san. A quel modo, quel Tempio tanto grande dava più un’impressione di casa.

Si strinse nel maglione, sorridendo contento, pensando ai regali di Seiya, alla decisione di Shiryu, a Shunrei al caldo e soprattutto al suo fianco. Voltò il capo verso la finestra.

Chissà se suo fratello e Hyoga dormivano ancora; di sicuro, si stavano perdendo uno spettacolo sorprendente. La neve cadeva sempre più fitta, creando una trama, e lui chiuse gli occhi, in perfetto silenzio, eccetto i rumori che provenivano dalla sala, allegri. Non pensò ai sogni: in quel momento, l’unica cosa che importava era essere lì. Un sorriso fiorì spontaneamente sulle sue labbra, mormorando un muto grazie. Il presente era radioso, e la neve bellissima.

 

Hyoga non aveva osato salire sullo Star Hill, monte sacro il cui accesso era proibito ai santi di Atena; ma diciamo che ci era andato molto vicino. Se c’era un perché da ricercare, nell’aria fredda che aveva alleggerito la mattina di Atene, quello era lui. Sarebbe bastato a Shun uno sguardo più attento, fuori dalla finestra, per vederlo: una figura, nella nebbia, ma talmente leggiadra; se non un uomo, un pallido cigno dalle ali spiegate, pronto a prendere il volo sul pelo dell’acqua.

Ma d’altro canto, a Hyoga non importava affatto di essere visto.

“Ti ho visto” scandì bassa una voce che non poteva appartenere a nessuno se non all’unico, oltre a lui, che di tanto in tanto inseguiva la solitudine lontano dagli altri. Hyoga abbassò la testa, incrociando lo sguardo di Ikki sulla scalinata. Non mutò espressione. Semplicemente, entrambi continuarono a camminare sinché le loro strade non s’incrociarono e proseguirono assieme. “Lassù.”

“Qualche problema?” domandò il giovane, senz’alcun’increspatura nella voce. Gentile, anzi.

“Umpf. No, affatto. Dovrei?”

“No. Fai la strada con me?”

“In un unico, maledetto posto si può stare, qui.”

Hyoga sorrise, richiudendo gli occhi. Si infilò le mani in tasca, e procedette al fianco di Ikki per fare ritorno al Tredicesimo Tempio. Atena li avrebbe raggiunti di lì a poco.

“Già.”

“Ma sono uscito, oh se sono uscito.”

“Per fare cosa?”

“Per fumarmi una sigaretta. Non hai idea di che cosa capiti se provi ad accendertene una là dentro.”

“Shion è venuto a sgridarti?”

“Tsk! Ci mancherebbe!”

La discussione cadde nel vuoto, ma a Hyoga parve di aver raggiunto un punto importante. Senza motivo. Quindi non parlarono oltre.

Un’altra cosa che Cygnus pensò, però, fu che poteva incontrare solo Ikki, su quelle scale, e con lui fare ritorno. Ikki che non poneva domande di cui non voleva veramente la risposta, e che sapeva rispettare il silenzio. Ritornavano al Tempio e all’atrio caldo dove li aspettavano regali, tepore, qualche schiamazzo, e Shun che ridendo eccitato avrebbe indicato la neve fuori dal vetro, e…

Hyoga scosse la testa.

“Che c’è?”

“Niente.”

“Hmm.”

“Quasi dimenticavo, Ikki: buon Natale!”

“Buon che…? Ah, se lo dici tu.”

“Avanti, non fare il cinico.”

“Io, no. E a te? Li porta ancora, i regali, Nonno Gelo?”

Ragazzi!” Seiya irruppe proprio in mezzo ai due, con una carica da far sospettare che avesse preso lo slancio lungo tutto l’atrio della Tredicesima, con somma gioia del Pontefice. “Ma dove eravate? Dentro! Che per colpa vostra non ho ancora potuto aprire i regali!”

“Li aprirai oggi pomeriggio, Seiya!” sbottò Hyoga, che per qualche incomprensibile motivo era diventato rosso come un peperone. Seiya sogghignò: qualcuno doveva aver toccato un nervo scoperto, e a giudicare dalla faccia di Ikki, doveva essere stata una cattiveria sapientemente calibrata.

“Oggi pomeriggio non posso. Oggi pomeriggio… uhm… scendo. Ho un impegno.”

“Ma che impegno e impegno!”

“Devo andare… uhm. A fare gli auguri di Natale. Che dite, ci sarà gente all’arena?”

“Con questo freddo? E come no. Qui al Santuario sono una manica di fanatici.”

Seiya annuì energicamente.

Manica di fanatici.

Perfetto.

Shaina sicuramente era lì.

E anche Marin. Chissà se l’avrebbe picchiato.

O se l’avrebbe picchiato Shaina. O tutt’e due.

Al momento davvero non voleva pensarci.

“Chi arriva primo ai regali li scarta tutti!” urlò invece, voltandosi con una contorsione da record per cui si servì delle spalle di Hyoga e Ikki, e dopo una mezza capriola già schizzava verso la sala grande. “Sono in vantaggio!

“Moccioso” grugnì Ikki, ben piantato sulle sue gambe. Figurarsi.

Questo è tutto da vedere!” rilanciò invece qualcun altro, già adeguatamente provocato e riscaldato, facendo la gioia di Seiya, che aveva aspettato a lungo quel momento. Per la gran contentezza, volarono gomitate storiche.

“…Seiya-kun! Hyoga-kun! Ma cosa fate!”

Seiya e Hyoga che si azzuffavano come ragazzini; quell’incapace di un Pontefice che aveva tutta l’aria di essere sull’orlo dell’esaurimento nervoso; Shun a cui avrebbe dovuto impedire di trasformarsi in un redivivo Piccolo Tim; Shiryu che non contento della sua singola presenza si era portato dietro la Shirya. O come diavolo si chiamava. E la bomboniera doveva ancora arrivare!

“…mocciosi” si corresse la Fenice, con uno sguardo di puro disprezzo.

Poi, come se niente fosse, s’incamminò verso di loro.

 

 

 

 

 

The Carol

 

Non ho niente da dire, avete avuto il vostro fluff, spero. Ah, come mi sento soddisfatta.

Le citazioni, qui, sono multiple, tutte collegate ai precedenti capitoli; magari anche minime, ma se le cogliete tutte è più carino. :D Tante scuse al povero Shion, che provvederemo a sommergere di coperte per il prossimo sonnellino, e tanti baci a voi, a chi legge, a chi commenta (questi ovviamente sono più bravi, buoni e belli eccetera), a chi ha messo fra i preferiti e chi fra le seguite. Un grazie di cuore.
E Buon Natale! <3

 

Shinji: Certo che Persy sta bene! Ma Shun ha ancora da fare, via, in questo mondoh. E sì, i Tre Giganti sono la Morte. Ma in molti sensi, eh. Io non credevo che sarei arrivata ad adorarli tanto. Illusa. Grazie di tutto, tesoro. Grazie grazie grazie. À toi. <3

LeFleurDuMal: Senti, non ho colpa dei tuoi problemi con Minos. Anche se dovrei scriverci un saggio sociologico. Beccatelo così com’è, qui e altrove. E certo che Aiacos è sexy. Aiacos è un sex symbol. E anche Rhada lo è. Kanon sarà felice di accoglierlo fra le sue forti braccia. Sono tutti e due fantasmi del Natale Futuro! °C° *SE NE ACCORGE ORA* Sono colleghi! Si spalmeranno sulle scrivanie dell’uffic—mi sto lasciando trasportare.Buon Natale, mon amour. çOç

beat: Guarda, Shun ha il destino di essere o trattato con insofferenza o idolatrato sino allo spasmo. Non sono per nessuno dei due: va capito un po’ come tutti gli altri, credo. Io ci provo, sia tributandogli il giusto che ironizzando quando si deve. Spero di fare bene, la tua recensione incoraggia! *O* I tuoi complimenti comunque sono sempre meravigliosi. Ti mando tanti baci e tantissimi auguri per le feste! >O<

Himechan: Grazieee! Eh sì, niente Mondo di Zucchero per Shun. ‘sta cosa in realtà mi fa molto ridere, si è destreggiato bene in un ambiente dark, diciamo che spande abbastanza luce da difendersi bene! XD Un bacio e grazie di tutto!

Kijomi: Ti incarto Shun in una pasta di mandorle, se vuoi. Aiacos rulla. èOé

li_l: Questo commento è adorabile. Mi hai fatta davvero sorridere, e di cuore; io ti ringrazio tanto, ti abbraccio e ti tormento: SPIUMOTTINOSPIUMOTTINOSPIUMOTTINO. Muwahahah. No, dai, basta. Tanti auguri anche a te!

Kagura92: Sì, sì! Tu ascolta Rhada! Rhada sa! In realtà il Canto di Natale di Dickens lo si legge anche volentieri – per di più è corto, e poi ormai è un classico. Insomma, non lo sconsiglio a nessuno. :D (ma solo quello!) Per il resto ti quoto dappertutto, sì, sì, sì. Grazie. Che bello quando tutto arriva al lettore esattamente come l’ho concepito. Sei sconvolgente. Due bacioni sulle guance, tanti auguri, tanto amore! See you! <3

 

  
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