“Natalie, c’è uno che ti cerca…”
La ragazza si voltò e sbiancò vedendo il sorriso sarcastico
e soddisfatto di Ford per essere riuscito a trovarla un’altra volta.
“Ommamma!” esclamò mollando a
terra il vassoio e sorpassando in tutta fretta un avventore che si era infilato
da poco nella tavola calda.
Ford la stette un attimo a guardare perché non era aspettato
un simile scatto muscolare da parte della ragazza e gli ci volle qualche
secondo per riprendersi. “Torna qua subito! Esclamò andandole dietro e uscendo
dal locale, voltandosi in tutte le direzioni. Fece appena in tempo a vedere un
laccio del grembiule della ragazza svanire dietro il muro alla sua sinistra.
Quando svoltò l’angolo non trovò
nessuno.
Restò fermo e si guardò attorno, cercando di eliminare tutti
i rumori della strada per coglierne qualcuno strano...un respiro o un mugolio….
Natalie si teneva aggrappata alle scale antincendio sopra la
sua testa e teneva le labbra sigillate sebbene ci fosse un maledetto insetto
che le girava intorno…e lei aveva il terrore degli insetti!
Vattene! Pensò scacciandolo
con una mano e tenendosi fortemente aggrappata con l’altra.
Poteva vedere Ford sotto di lei, immobile, che non si
decideva ad andarsene. Agitò di nuovo una mano verso l’insetto e la scala
scricchiolò!
Bingo!
Shelton alzò velocemente la testa
verso di lei con un ghigno assassino sulle labbra “Natalieee!
Sono tornato!!”
Oddio quella voce da maniaco!Ma come ha fatto a trovarmi un’altra volta, pensò
vedendolo saltare velocemente verso la scaletta che aveva retratto e sentendola
stendersi con un cigolio metallico sotto i suoi piedi. Si affrettò a salire più
in alto mentre lui le andava dietro affannosamente.
“Natalie, stavolta te le do davvero!”
“Vattene via!” gli urlò salendo più in alto e sentendosi
afferrare per una caviglia “che palle Ford, sempre tra i piedi!”
“Mi pagano per correrti dietro, dovresti esserne contenta!”
le gridò cercando di farle mollare la presa.
Natalie strinse i denti e scalciò colpendogli la mano “non sono contenta...e non guardarmi sotto la gonna: so che lo
stai facendo!”
Gonna? Shelton alzò lo sguardo velocemente
“carine le mutandine azzurre!” commentò scoppiando in una risata, la
pazienza quasi esaurita. Ora ce la
strangolo con quelle mutandine!
“Smettila, maniaco! Quella voce mi fai
venire i brividi!!” Singhiozzò salendo gli ultimi due pioli e infilandosi nella
finestra aperta di una casa.
Il vecchietto semiaddormentato davanti alla finestra si
voltò appena a guardarla “Katrina?”
Natalie lo fissò per qualche istante, chiudendo velocemente
la finestra sulle dita di Ford che imprecò pesantemente.
“Scusi il disturbo, me ne vado subito!” esclamò schernendosi
con le mani e sentendo che il saliscendi veniva
nuovamente alzato “Natalie, stavolta sono dolori!” affermò l’uomo lottando per
entrare. La ragazza era più sottile di lui, era
passata facilmente. L’ingombro della pistola gli rendeva difficoltosa la
manovra, così se la tolse e ficcò la fondina fra i denti. Non aveva la minima
intenzione di usarla normalmente, figurarsi su di lei! Ma
poteva sempre servire…gliela potrei dare in
testa fino a farle entrare un po’ di buon senso in quella zucca vuota!
Mentre scivolava all’interno con la
grazia di un ippopotamo rabbioso, il vecchietto lo guardò con l’occhio a
mezz’asta e biascicò qualcosa.
“Me ne vado subito, il tempo di prendere quella ragazzina e
portarla a casa...ahio!”
Ford si portò una mano alla testa, nel punto in cui l’aveva
colpito il vecchio.
“Lascia stare la mia Katrina” lo minacciò con mano tremante
e il bastone sul punto di colpire di nuovo
“Calma nonno e non farmi incazzare, sennò le do anche a te!”
urlò schivando un colpo e fiondandosi fuori della stanza.
La porta sbattuta dell’appartamento lo fece girare verso
l’uscio esterno che spalancò in tempo per vedere la ragazza scivolare giù dalle
scale.
E mo ti frego io! Pensò scivolando lungo
il corrimano cercando di ricordarsi che alla fine di quei cosi, c’era sempre
una palla d’ottone per farti sbattere le palle contro!
Natalie lo sentì dietro di lei e si distrasse: inciampò
dando una schienata contro il muro e finendo a terra, per fortuna due gradini
prima del pianerottolo.
“Adesso sono dolori!” Ford l’afferrò giusto in tempo ma la
sentì cadere a terra come un sacco di patate.
“Caviglia…cazzo, la caviglia!” piagnucolò tenendosi la gamba
con gli occhi che stillavano lacrime.
“E’ tutta colpa tua!!”
“Potevi evitare di scappare. Mi sa che è slogata” affermò tastandola e posando a terra la fondina con la
pistola in bella mostra.
“Ma che bella novità! Cavolo Ford, sei sveglio!” affermò alla ragazza stendendo la gamba mentre
la toccava “ahio, piano”
“Devi smetterla di scappare di casa, non posso rincorrere
sempre!” la rimproverò guardandola arrabbiato.
Natalie lo fissò risentita e con l’orgoglio sotto le scarpe:
afferrò la pistola con tutta la fondina e gliela puntò contro, abbassando
immediatamente il braccio. Ma
quanto pesa?
Ford la guardò incredulo e gli venne da ridere per il suo
tentativo assurdo e infantile di fargli paura. Neanche riusciva a reggerla in mano!
“Va bene, ti sei divertita abbastanza” esclamò allungando la
mano per farsela ridare.
Natalie gliela porse a modo suo: tirandogliela in testa e
facendogli un male cane!
“Ma sei scema?!” le urlò contro
massaggiandosi il punto colpito, l’esatta posizione in cui l’aveva bastonato il
vecchietto.
Una goccia d’odio e di risentimento stillò dal fondo dei
suoi occhi, ma un attimo dopo la vide rabbuiarsi “con
la caviglia slogata non posso più scappare...contento?” gli domandò con la voce
bassa e quasi stridula, le labbra atteggiate in un broncio da bambina.
“Mica tanto, mi danno un sacco di
soldi i tuoi” le rispose con un sorriso deficiente, rimediandosi una parolaccia
che non credeva sarebbe mai uscita da quelle labbrucce delicate.
“Ohi bimba, modera il linguaggio!” l’avvertì con la pazienza
in rapido declino.
“Sennò?” lo sfidò protendendosi contro di lui e
ringhiandogli in faccia “sempre un grande stronzo rompimaroni
rimani! Ma perché ti hanno messo
sulla mia strada, diosanto!!” esclamò frustrata mentre Ford la guardava in
rabbioso silenzio.
“Sei troppo viziata, sai? Fossi stato il tuo vecchio ti avrei lasciato al tuo destino.
Se ti piace vivere in strada, poi non lamentarti dei
pidocchi”
“Ohh, ma sta zitto, fesso!”
Un attimo dopo si sentì sollevare e prendere in braccio.
Meravigliata, si aggrappò istintivamente a lui per non cadere. “Beh? E questo che significa?!”
“Secondo te?”
“Se mi riporti a casa, fra un mese riscappo” lo avvertì con
un certo divertimento nella voce “prima o poi i miei
finiranno i soldi e non potranno più assumerti, così io sarò libera di vivere
la mia vita, senza più nessuno a dirmi cosa devo fare e come devo comportarmi!”
“Bla bla bla!
Sei monotona e ripetitiva!” la prese in giro
rimediandosi un’altra parolaccia. “Il momento in cui finiranno i soldi, ti
verrò a cercare gratis” le ridacchiò in faccia portandola verso la macchina e
posandola a terra, mentre lei si sorreggeva su un piede solo.
Natalie lo guardò esausta e rassegnata “non mi libererò mai
di te”
“Mai!”
***
Natalie l’osservava col muso e l’aria omicida mentre faceva
avanti e indietro nella sua stanza d’albergo “tanto non posso scappare,
potresti anche andartene fuori dai piedi” sibilò
all’indirizzo dell’uomo che l’aveva mollata nella prima stanza libera e ed era
scomparso per una mezz’oretta, il tempo di farsi una doccia, cambiarsi e
cercare il necessario per la sua povera caviglia.
Ovviamente l’aveva rinchiusa dentro portandosi via la
chiave.
Una cosa che Natalie odiava era stare chiusa nelle stanze
senza via di fuga. Anche a casa era così: la porta
della sua camera da letto rimaneva sempre aperta, salvo rare occasioni in cui
si limitava ad accostarla quel tanto che bastava per escludere la vista dal
corridoio principe.
Un altro fattore che Natalie non sopportava, erano i 28 gradi
fuori e l’impossibilità di farsi una doccia fredda. Aveva corso e sudato e si
sentiva sporca e a disagio a stare vicino a quel tipo che profumava come un
pupetto.
Magari ti va negli
occhi, quel bagnoschiuma, ringhiava dentro di se
lanciandogli occhiatacce che si sommavano sul suo bel viso e la rendevano
simile ad un’arpia digiuna da anni di carne umana.
“Mi piace stare qui. C’è un bel venticello che entra dalla finestra”
affermò sbattendo una bustina di ghiaccio istantaneo
sul muro e facendola balzare.
Un secondo dopo rabbrividì per il freddo lungo la gamba che
le stava anestetizzando il piede e la caviglia.
“Che goduria!” sospirò sentendo
meno male e amando, per una frazione di secondo, il suo carceriere divertito e
palesemente distratto dalle gambe scoperte.
Natalie se ne accorse e imbarazzata
tirò giù la gonna “ma di un po’, non sei troppo vecchio per guardare le
ragazze?”
“Vaffanculo” le rispose spostando il ghiaccio e afferrando
una pomata che lesse distrattamente. “Ma si..”
Sussurrò spremendola sopra la pelle liscia della caviglia.
“Come ‘ma si’? E se fosse una crema per le emorroidi?!” lo stuzzicò acidamente,
cercando di rendersi il più sgradevole possibile.
“Che signorina!” ridacchiò leggendo
il bugiardino “toh, ho sbagliato. Muterai come una
Salmonella e ti verranno le squame verdi sulla caviglia”
“Cretino” sibilò addossandosi al cuscino schiacciato contro
la parete e stette a guardarlo un po’ divertita
“fortuna che mi ero rasata le gambe” affermò facendolo fermare con una smorfia
depressa.
“Ho una buona opinione di te, sotto
sotto. Me le stai facendo cadere a terra”
“Bene!” ridacchiò muovendo appena l’altra gamba e guardando con attenzione cosa stesse facendo.
“Tutti hanno una buona opinione di
me, tutti! Ma io non sono così!” sbottò facendogli
alzare gli occhi.
E il motivo per cui scappa di casa? Si domandò fermandosi e
aspettando che continuasse.
Una cosa che aveva imparato Ford nel corso degli anni, era
starsene in silenzio mentre la gente, soprattutto le donne, ciarlava. In mezzo
alle cazzate e alle pippe mentali di ognuna di loro, veniva sempre fuori
qualcosa di fondamentale.
E Natalie non faceva eccezione.
Gli dava l’idea che fosse sempre
sul punto di esplodere. Sarebbe bastata una parola o un gesto…si, ma quale? Si domandò scrutandola
intensamente.
“Mi trattano tutti come una ragazzina deficiente che non sa
cosa vuole dalla vita..”singhiozzò con lo sguardo
perso nel vuoto. “Mia madre mi consiglia ancora i vestiti da comprare e come
comportarmi e tutti nel quartiere mi giudicano ‘la
dolcissima Natalie Portman gloria e vanto della famiglia’…ma che ne sanno loro!” esclamò con forza. “Io non
dolce, sono stronza e maleducata e ..”
“Si si..”
La interruppe un po’ annoiato.
“Anche tu mi giudichi una
ragazzina!” gli urlò contro infuriata.
“Per forza: invece di dire a tua madre che fanno cagare i
vestiti che ti compra, continui a scappare” borbottò
sbuffando per quella sciocchezza “Natalie, finora t’è andata bene, fin
troppo. I pericoli sono tanti e tu sei una bella ragazza che gira sola e senza
un soldo in tasca: la preda perfetta per un sacco di teste di cazzo arrapate”
Natalie lo stette ad ascoltare veramente. In sostanza,
erano le stesse cose che le dicevano i genitori, ma essendo Ford un estraneo, i
suoi discorsi assumevano un’altra prospettiva.
“…non sai mai chi può capitarti d’incontrare! Il drogato che
cerca di derubarti per farsi una dose, un pazzo che cerca di violentarti
all’uscita dal lavoro…sono tutte cose che devi mettere in
conto prima di darti alle grandi fughe!” le ripetè sentendosi un po’
pedante.
“Si lo so...però…”
“Però non esiste. Esiste sapersi
difendere e usare il cervello…e sotto quei capelli ce n’è poco” ribattè con
forza rendendosi conto che pendeva dalle sue labbra. Forte, pensò tacendo e ingoiando un po’ di saliva, qualcuno che mi ascolta…mai capitato.
“Ehi Ford..”
“Mh?”
“Ce l’hai la ragazza?
“No”
“Ho capito il perchè!” affermò assaporando le sue dita che
si muovevano nuovamente sulla caviglia.
Ho
parlato a vuoto, pensò sbuffando. Niente da fare, certe tipe non impareranno mai! Dovrà sbatterci la
testa contro prima di..
“Io...ho capito” sussurrò facendolo fermare. “ Starò più
attenta, ci proverò” Natalie lo fissò per un breve attimo e girò la testa da
un'altra parte imbarazzata.
Alleluia. Mi sono
guadagnato il paradiso con questo! “Bene…allora se hai capito, ripeti!”
La ragazza lo fissò e scoppiò in una risata.
“Guarda che non sto scherzando” borbottò lanciandole
un’occhiata mentre afferrava la benda per fasciarle stretta la caviglia.
“Ok..” Sospirò sostandosi dalla posizione che aveva tenuto
troppo a lungo. Le formicolava il sedere e tutta l’altra gamba a forza di stare
in quel modo contorto per non farsi guardare sotto la gonna.
Afferrò un cuscino e lo ficcò fra le gambe incrociando
quella sana sotto l’altra.
“Allora; non devo dare retta agli sconosciuti, devo stare
attenta ai drogati e ai pazzi stupratori e ai datori di lavoro viscidi, non
devo andare in giro da sola di notte… e poi…no, non c’era un poi era tutto qui”
finì senza rendersi conto di come la stesse guardando
Ford mentre compiva quella manovra.
Porca miseria, pensò
per una frazione di secondo, ma questa
come si muove ti arrapa da matti!
“Ford?”
La guardò distrattamente continuando a fissare il cuscino e
tornò la fare quello che stava facendo senza emettere un fiato mentre
spregevoli immagini di lui e Natalie gli correvano in testa…neanche tanto squallide!
“Perché non hai la ragazza? A parte
il fatto che sei un rompipalle, a me sembri normale”
“Tu ce l’hai?” figurati, me lo sto chiedendo anche io da secoli.
Natalie scosse la testa con lo sguardo perso nel vuoto “no…cioè ce l’avevo. Uno che piaceva ai miei”
“E a te?” le domandò fermandosi
un’altra volta. Ci stava mettendo un sacco di tempo a svolgere quel lavoro da
due minuti stiracchiati. C’era qualcosa sotto: ad ogni domanda si fermava e ci
pensava su...e di conseguenza e teneva le mani più a lungo addosso.
Non che a Natalie dispiacesse.
“Si...all’inizio si. Poi ho capito che non era il mio tipo”
“E qual è il tuo tipo?” Che cazzo di domanda. Che cazzo di conversazione!
Natalie non gli rispose, limitandosi a girare la testa verso
la finestra. “No lo so” mentì con la voce dura. Fissò la cicatrice che correva
sul volto e poi lo guardò dritto negli occhi scorgendovi qualcosa che non
avrebbe voluto. E’ a disagio per quello sfregio.
Ingrugnato in quel modo, sembrava ancora più cattivo e
quando lo vide strusciarsi una mano sulla palpebra, innervosito dall’esame
prolungato, scoppiò a ridere “secondo me non hai la
donna perché sei un polemico della madonna”
“Anche” ammise a mezza bocca,
girando con cautela la fascetta bianca attorno alla caviglia gonfia, le labbra
strette. Ancora non aveva finito?
“Smettila, non ci si fa neanche caso”
Ford avvampò e si fermò mordendosi la lingua per non
mandarcela. Non ci si fa caso?!
“Secondo me, ti da un sacco di fascino”
“Ora che me l’hai detto, posso morire in pace” ribattè
sarcastico muovendosi più velocemente e facendole male.
Natalie non disse niente anche se la voglia di prenderlo a
ceffoni premeva. “Se ti da tanto fastidio, perchè non
te la fai togliere?” gli chiese acidamente irrigidendo la gamba.
“Allergia agli anestetici!” ribattè duro “fatti i cazzi
tuoi, Natalie”
“Stronzo scontroso” sussurrò a mezza bocca fulminandosi a
vicenda con lo sguardo.
Tacque per non alimentare il fuoco della discordia e mise il
broncio continuando a fissarlo.
“Sei carino lo stesso, anche con
quel taglietto a malapena visibile”
“Non dire stronzate e dimmi se ti faccio male” ribattè senza
ascoltarla per non sentire il tono dolce che aveva assunto la sua voce e senza
scorgere l’occhiata tenera che gli stava lanciando, troppo preso da se stesso e
dall’orgoglio ferito...e dalla vergogna di portarsi in faccia della cicatrice
che gli ricordava ogni giorno quanto fosse stato stronzo con Jordan.
“No, non mi fai male..”
Quella negazione fu quasi sospirata, tanto da farlo fermare
e alzare gli occhi. Natalie lo stava guardando con le labbra socchiuse e una
strana espressione sul volto, accarezzandosi il collo e scostando i capelli che
le ricadevano su una spalla.
Rimase qualche istante a fissarla, le dita avvolte attorno
alla fascetta che aveva solo bisogno di un nodino per restare al proprio posto.
Natalie gli sorrise inclinando un
altro po’ il collo, la mano infilata fra le ciocche a grattare la pelle…le
piaceva che la guardasse in quel modo, nessuno la guardava mai così. Allungò
una mano e gli scompigliò i capelli sulla fronte, scivolando leggera sul taglio
e sulla guancia. “Si...molto carino lo stesso”
Ford si affrettò a finire il lavoro, improvvisamente
nervoso: si doveva allontanare il più presto possibile da lei e dalla sua
disperazione che lo risucchiava quando le stava troppo vicino, lontano da
quella scintilla che le brillava in fondo agli occhi e lo irretiva. Ma che aveva di speciale da ridurlo in quel modo? Si domandò
uscendo dalla stanza, volgarmente eccitato come se gli avesse detto qualcosa di
scabroso, invece di quell’innocuo complimento. Non era innocuo, mi ha letteralmente
ammazzato! Merda merda merda!