R ISPOSTA
ALLE RECENSIONI
MOZZY84
Tu. Devi. Diventare.
Amica. Di. Faith. Se solo sentisse i malefici soprannomi che le affibbi
mentre la beti, ti caverebbe gli occhi. Non so per quanto resisterai
prima che io faccia la spia XD.
Continua
cosi che sei la meglio! TVB.
PS.
Non mi occorrono più libri del genere per apprendere la
materia, perciò te lo regalo con tutto il cuore
affinché tu possa approfondire... quello che vuoi! Ih ih ih!
AKANE25
Sei sempre magnifica nel
tuo lavoro di recensitrice! Come farei senza di te? A tal proposito ti
dico subito che il
seguente capitolo lo dedico a te! Sperando che ti piaccia,
ovviamente! Ti ringrazio per tutti i passati suggerimenti che mi hai
dato per renderlo al meglio, mi sono proprio stati utili, davvero!
Spero che tu me ne dia altri! Buona lettura!
Sono
pienamente d'accordo sull'uscita a 4 e proporrò la cosa a
Faith... XD
A
presto, un abbraccio!
PS.
Monica non intende mollare il libro...
SATY
Ma che bella recensione.
Mi piace molto. Nulla da dire.
Però
il mio principale intento stavolta è ringraziarti
pubblicamente per il valido aiuto che mi dai quando rimango in panne.
In questi ultimi giorni grazie a te sono finalmente riuscito a
sistemare ogni evento temporale di questa storia, un problema che mi
assillava da tempo nella stesura.
So
che ci sarai sempre, perciò non dubito di te.
Buona
lettura! Un abbraccio.
4.C
OME UNA COSA
SOLA
Dedicato a Rossella, con
profonda stima e affetto
L’indomani, quando Faith si svegliò a mattino
inoltrato, trovò Holly sprofondata in una poltrona davanti
al letto, che la fissava tenendo le braccia conserte.
- Buongiorno, Faith.
Ho sentito che sei rientrata tardi stanotte. O meglio stamattina.-
Puntualizzò sollevando un sopracciglio.
- Esagerata!-
L'apostrofò Faith, alzandosi e sbadigliando - Speravo di
trovarti sveglia al mio ritorno. Io e Max siamo stati al
Devil’s Kitchen e poi sono tornata in taxi.-
- E
com’è andata?-
Faith si avvicinò alla finestra e scostò
leggermente la tenda per guardare fuori. Era una magnifica giornata di
sole, con un cielo azzurro spruzzato qua e là di qualche
piccola nuvola bianca. Lungo la strada le auto scorrevano a passo
d'uomo e i marciapiedi erano affollati come sempre. Sul lato opposto un
venditore ambulante di hot-dog si era appostato vicino ad un negozio di
antiquariato con il suo carretto giallo e invitava la gente ad
assaggiare le sue opere
d'arte, come le definiva lui.
- Avevi ragione
Holly.- Sospirò, voltandosi verso l’amica - Max
è davvero una brava persona.-
Holly balzò in piedi, trionfante - Lo sapevo: te ne sei
innamorata. Ammettilo!-
Faith lasciò la tenda e tornò a sedersi sul letto.
- Ancora non lo so.
Insomma, non ci s’innamora in poco più di dodici
ore. Non so nemmeno qual'è il suo colore preferito.-
Osservò, scuotendo la testa.
- Ecco: inizi a
straparlare. Primo sintomo.-
- Io non straparlo!-
Protestò - Di che sintomi stai parlando?-
Holly assunse la posa tipica di una professoressa con le mani sui
fianchi.
- Primo sintomo.-
Ripeté, camminando avanti e indietro immersa nei suoi
pensieri.
Ti manca solo una pipa
in bocca, pensò Faith - Lo hai già
detto. Cosa significa?-
- Primo sintomo
dell'innamoramento: la vittima straparla.-
- Sei pazza.-
- ECCOLO!-
Sbraitò, con gli occhi fuori dalle orbite.
Faith sobbalzò sul letto, realizzando che l'amica era ormai
giunta allo stadio finale dello sviluppo di un virus sconosciuto
all'umanità.
- Secondo sintomo: negare l'evidenza.-
- Non c'è
nessuna evidenza, Holly. Ma che dici?-
- Terzo sintomo: negare l'evidenza dell'evidenza.
Quando si comincia a dire cose senza senso, come stai facendo tu, e poi
a negare il tutto, significa che si è già
innamorati persi. Che c'entra in questo momento qual'è il
suo colore preferito? Già il fatto che tu stia qui a
chiederti se lui ti piace è una chiara indicazione che stai
iniziando a provare qualcosa, non sei d'accordo?- Analizzò
Holly.
- Si, può
darsi.- Rispose Faith, mostrandosi perplessa - E togliti dalla faccia
quell'espressione da tuttologa! Holly Andrews, pensi di essere l'unica
persona sulla faccia della Terra ad avere sempre ragione, ma io non
credo a queste tue buffonate.-
Afferrò un cuscino e glielo lanciò con tutta la
forza che aveva, ma lei lo scansò con disinvoltura,
mandandolo a finire contro un orologio da tavolo in ceramica posato sul
cassettone di fianco alla porta.
Lo schianto a terra fu inevitabile e, con uno scoppio violento, mille
pezzi volarono per tutta la stanza, mentre entrambe le lancette
venivano scagliate sul letto, vicino a Faith.
- Ops...-
Mormorò, curvando verso il basso gli angoli della bocca.
- Questi… -
Dichiarò Holly indicando i cocci con un dito - …
sarà meglio farli sparire.-
Il Plaza Hotel era un elegante ed imponente edificio in stile neo
rinascimentale, ritenuto uno dei più esclusivi alberghi
della città. Era stato proclamato monumento nazionale, i cui
caminetti, cristalli e marmi impreziosivano più di novecento
stanze aventi quasi un secolo di vita.
Le luci lo illuminavano dal basso, donandogli una morbida sfumatura di
giallo dorato e dando risalto alla bandiera a stelle e strisce che
sventolava fiera sulla terrazza dell’hotel, mentre i piccoli
abeti, che contornavano il lussureggiante giardino, erano stati
decorati con nastri d’argento e minuscole luci bianche.
Mancavano pochi minuti alle otto quando alcuni degli invitati alla
conferenza, terminata nel tardo pomeriggio, diedero inizio alle danze.
Max aspettava impaziente la sua accompagnatrice davanti all'ingresso,
tenendo in mano un bocciolo di rosa bianca. Tremava per
l’emozione e pregò Dio che Faith non se ne
accorgesse.
Alle otto in punto un taxi entrò nel vialetto antistante
all’hotel, arricchito per l’occasione da un lungo
tappeto rosso.
Quando si fermò, Faith scese elegantemente salutando Max con
un sorriso.
Ancora una volta lui rimase stregato dalla sua incredibile bellezza.
La ragazza sfoggiava un abito di seta bianco che metteva in evidenza il
suo fisico perfetto e, sulle spalle, portava una
stola dal tessuto pesante. Quella sera aveva spruzzato un po' di lacca
sui capelli per fissare i boccoli, mentre il suo viso, dai lineamenti
morbidi e delicati, non aveva avuto bisogno di un trucco eccessivo: era
già bella per natura, e questo ovviamente non
passò inosservato a Max, che subito avvertì
dentro di sé un crescente turbinio di emozioni.
Si avvicinò e le porse la rosa, prima di prenderle la mano e
sfiorarla con le labbra.
- Sei stupenda.- Le
bisbigliò, alzando lo sguardo sul suo viso.
- Grazie.-
Mormorò Faith.
Notò con piacere che anche lui si era preparato con
particolare cura. In un raffinato completo nero di ottimo taglio, con
una camicia bianca, la cravatta, i gemelli ai polsi e un filo di barba,
sembrava più maturo rispetto alla sua età, ma non
per questo meno affascinante. Anzi, ogni volta che lo guardava, Faith
si chiedeva come fosse possibile che lui non avesse già una
ragazza. I capelli erano pettinati con diligenza e il suo profumo
fresco e dolce le risvegliò sensazioni a lungo dimenticate.
Ammirò i suoi occhi verdi trovandosi smarrita e in quei
brevi attimi le parve di sapere tutto di lui.
- Anche tu sei
stupendo.- Replicò.
Entrarono stringendosi per mano, un gesto che entrambi sentirono
naturale e spontaneo malgrado si conoscessero soltanto da poche ore.
Max consegnò gli inviti ad una sorridente ragazza del
personale dell'hotel per poter accedere al ricevimento, e si
trovò davanti ad un'ampia balconata che permetteva la
panoramica dell'intero salone. L’orchestra stava eseguendo
una sinfonia di Mozart, infondendo un’incantevole
atmosfera d’altri tempi.
Al centro l’ampia pista da ballo, impreziosita da statue in
marmo bianco e decori di stelle di Natale, si stava rapidamente
affollando di coppie che volteggiavano tranquille, con movimenti
precisi e coordinati, come rapite dal piacevole suono dei clarinetti
accompagnati dal pianoforte.
Alcuni tra gli illustri personaggi presenti sedevano nei tavoli ai
bordi della pista, alimentando un leggero brusio.
- Sembra di essere in
un sogno. - Mormorò Faith sottovoce.
- Lo è.-
Confermò Max.
Scesero le scale sottobraccio mentre lei lo guardava con gli occhi che
brillavano e, assorta in quel clima fiabesco, tornò ad
ascoltare l’orchestra.
Nel contempo si avvicinò a loro una coppia vestita
sontuosamente ed in perfetta sintonia con l'ambiente.
- Max
Warren?- Chiese l'uomo attirando l'attenzione del ragazzo.
Indossava un abito grigio scuro con una lunga sciarpa bianca e una rosa
dello stesso colore infilata nel taschino. Secondo Faith doveva avere
più o meno cinquant'anni.
Anche la moglie era molto elegante nel suo abito nero, i capelli
raccolti in uno chignon e una collana di perle.
- Signor Shields, che
piacere rivederla.- Lo salutò Max calorosamente.
Poi si voltò verso la moglie e le baciò la mano.
- E questa splendida
fanciulla?- Osservò l'uomo rivolgendosi a Faith.
La ragazza sorrise e gli porse la mano - Faith Harrington. Lieta di
conoscerla.-
- Il signor Shields -
Le spiegò Max - è uno dei nostri migliori
collaboratori. Ha dotato la nostra società di procedure e
meccanismi operativi in grado di rispondere positivamente e celermente
alle richieste della clientela.-
L'uomo sorrise e appoggiò una mano sulla spalla di Max.
- Warren mi sta
lusingando troppo. Piuttosto, penso che dovrebbero esserci
più persone altamente competenti come lei nella
società.-
- Adesso
però è lei a lusingarmi.- Replicò il
ragazzo, compiaciuto.
Le due donne fecero una piccola risata. Poi Max presentò a
Faith la signora Shields.
- La signora Lynda,
invece, si occupa di moda e, più precisamente, nell'ambito
degli abiti per gli sposi. Le sue collezioni sono conosciute e molto
apprezzate anche in Francia, in Inghilterra e in Italia.-
Faith strabuzzò gli occhi: Lynda Shields, una delle sue
stiliste preferite si trovava lì, esattamente davanti ai
suoi occhi, e lei non l'aveva neppure riconosciuta.
Effettivamente, la stilista era nota più per il nome che per
le sue rarissime apparizioni in pubblico.
- Lei, Faith, che
lavoro fa?- Le domandò Lynda, mostrandosi interessata.
La ragazza tentò di rispondere senza farsi prendere
dall'emozione, ma la paura di sfigurare le faceva tremare
impercettibilmente le mani. Dovette appellarsi a tutte le sue forze per
mantenere un minimo di decoro e non apparire come una di quelle
ragazzette che si strappano i capelli alla vista di una
celebrità. Perché era proprio questo che per lei
rappresentava Lynda Shields: un mito, una vera icona di moda, un
esempio da seguire, lo stesso esempio che l'aveva spinta fin da
giovanissima a desiderare di diventare come lei. Da anni raccoglieva e
collezionava copertine, foto, immagini dei suoi abiti che avevano
spopolato in mezzo mondo. Lynda, prima di occuparsi esclusivamente di
abiti da sposi, aveva vestito attori e attrici famosissimi e molti
registi e costumisti l'avevano spesso interpellata per i loro
lungometraggi. Gwyneth Paltrow, Jane Fonda e Michael Douglas erano solo
alcuni dei volti noti che avevano avuto l'onore di indossare le sue
creazioni.
E Faith si ispirava proprio alle sue opere per disegnare i suoi capi.
- Anch'io sono una
stilista.- Rispose, volgendo lo sguardo a Max, che improvvisamente
avvertì un impeto di orgoglio: per lui significò
una piacevole sorpresa.
- Certo, non ai suoi
livelli.- Proseguì la giovane - Lavoro in una casa di moda
di Los Angeles. Ho visto tutte le sue creazioni e mi permetta di dirle
che sono bellissime.-
- Oh, negli ultimi
anni sono un po' a corto di idee, ma diciamo che finora ho avuto
parecchia fortuna. A volte l'ispirazione sembra abbandonarmi.-
Dichiarò Lynda con un sorrisetto - E per quale casa di moda
lavora?- Le chiese.
- Per la Diamonds
Fashion House. Disegno abiti eleganti e casual e spesso organizzo
eventi a nome della società.-
- La conosco bene: una
colonna portante della moda di Los Angeles. Chissà, magari
un giorno ci ritroveremo a dover organizzare una sfilata insieme,
Faith.-
- Sarebbe molto
interessante, oltre che un grande onore, signora Shields.-
Replicò Faith emozionata.
Lynda sorrise ancora, notando l'evidente ammirazione che la ragazza
nutriva nei suoi confronti.
- Tesoro -
Salmodiò infine - Che ne dici di ballare un po' e lasciare
questi due giovanotti a godersi la serata? Non vorremo tormentarli
parlando ancora di lavoro.- Poi si rivolse a Faith,
sottovoce, ma con l'intento di farsi sentire - Dio solo sa quanto
è noioso quando parla di azioni, obbligazioni, bilanci e
compagnia bella. Riuscirebbe a scriverne un'intera enciclopedia
composta da ottanta volumi in meno di mezzora.-
Faith rise e Max sentì il cuore gonfiarsi al suono della sua
risata.
- Certo, cara.-
Replicò il marito con voce strascicata, come se l'avessero
interrotto da un lungo discorso di carattere finanziario. Lui e la
moglie rappresentavano pienamente la tipica coppia di coniugi che
litiga da anni, ma che non si separerebbe per niente al mondo.
- Auguro a lei e alla
sua fidanzata una piacevole serata, signor Warren.-
Sentendo il termine “fidanzata”,
Max si voltò a guardare Faith, che, inaspettatamente, lo
contraccambiò con un sorriso malizioso.
- Piacere di averla
conosciuta, signorina Harrington.- La salutò Shields,
baciandole di nuovo la mano.
- Piacere mio.-
- Spero di incontrarla
ancora, Faith.- Replicò Lynda - A presto, Max.-
Non appena si furono allontanati, Max si rivolse alla ragazza,
schiarendosi la voce.
- Non sapevo di avere
una stilista per fidanzata. Spero che lei mi trovi abbastanza elegante
questa sera.-
Faith lo squadrò da capo a piedi, fingendo di guardarlo per
la prima volta.
- Accettabile.-
Scherzò.
Max sfoderò il suo sorriso intrigante e malizioso - Ti va di
ballare, fidanzata?-
- Solo se non mi
pesterai i piedi, fidanzato!-
Precisò lei, dando maggior enfasi all'ultima parola.
- Prometto che non lo
farò.-
Iniziò un valzer e la giovane coppia salì sulla
pista. Max le si avvicinò di più, cingendola
delicatamente in vita con un braccio e Faith si sentì
protetta da quella presa così sicura.
- Vorrei tanto che
questa serata non finisse mai - Gli sussurrò in un orecchio.
Respirò il suo profumo e cercò di memorizzarlo,
trattenendolo per qualche secondo.
Max la fissò e capì che si sarebbe potuto
innamorare di lei ogni istante della sua vita. Mentre ballavano
formavano una cosa sola, talmente erano in sintonia. I cuori battevano
veloci, ma loro erano gli unici a saperlo.
Quando l’orchestra terminò la sinfonia, Max e
Faith rimasero a fissarsi negli occhi, quasi non si fossero accorti
degli ospiti che applaudivano i musicisti.
- Forse...-
Mormorò Faith.
- Si.- Sorrise Max,
destandosi da quel mondo che pareva creato soltanto per loro due, fatto
di puro rapimento.
- Forse è
meglio sedersi.-
Scelsero un tavolo poi Max scostò una sedia, facendo
accomodare la ragazza, quindi le si sedette di fronte.
Tutto era stato preparato in modo impeccabile. I bicchieri di cristallo
e le posate d’argento luccicavano sulla tovaglia in fiandra,
mentre il tenue bagliore delle sottili candele bianche rendeva tutto
più magico. Da un secchiello pieno di ghiaccio sbucava una
bottiglia di champagne che, prontamente, un cameriere versò
nei loro bicchieri, mentre un altro si faceva avanti servendo
l'antipasto.
- Bene -
Esordì Max - Raccontami un po’ di te. Ieri sera
abbiamo parlato soltanto del sottoscritto, ma stasera è il
tuo turno.-
La ragazza sorseggiò lo champagne fresco e si
asciugò le labbra con un angolo del tovagliolo.
- Io non faccio nulla
di straordinario, a dire il vero. Come avrai sentito poco fa, lavoro
come disegnatrice ed organizzatrice di eventi a Santa Monica, sulla
costa pacifica. È una professione che mi dà
parecchie soddisfazioni, ma che mi tiene anche molto impegnata.
Disegnare abiti, approvarli, modificarli, organizzare sfilate e tutto
ciò che sta dietro al mondo della moda.-
- Da come ne parli
sembra davvero impegnativo. Alcune persone lavorano così
tanto che alla fine il lavoro stesso, se soddisfacente, diventa parte
integrante del tempo libero.-
- Già,
proprio così. Ma purtroppo non si può avere tutto
dalla vita. Io non ho molto tempo libero, però credo che in
fondo sia quello che ho sempre desiderato. Voglio dire, il mio sogno
fin da bambina, era di diventare una stilista.- Faith
sollevò un angolo della bocca, scrollando le spalle -
Certe volte è strano: passi
un sacco di tempo a desiderare fortemente qualcosa e il giorno seguente
ti ritrovi a vivere il tuo sogno. Ed è capitato proprio a
me, che ho smesso di fantasticare ancora prima di rendermi realmente
conto di cosa significasse sognare.-
- Che cosa vuoi dire?-
Le chiese Max.
Lei si accigliò e fece un profondo respiro, come se stesse
per parlare riferendosi a qualcun altro, sentendo improvvisamente
l'impulso di aprirsi di più.
- Ecco, a otto anni il
matrimonio dei tuoi genitori va in mille pezzi e mentre guardi
impotente tua madre che esce dalla tua vita, chiudendosi per sempre la
porta di casa alle spalle, cerchi di trovare un po’ di
conforto tra le braccia di tuo padre. Ma non lo trovi. Anzi, lo vedi
affogare i suoi dispiaceri nell’alcol, finendo
inevitabilmente in un centro di disintossicazione e poi in un carcere
per chissà quale motivo. E, in gran finale, ecco Jason, il
mio ex ragazzo.-
Faith si fermò e scosse la testa - Se tutti vedevano la
nostra come una storia da favola, beh... quella storia è
finita dopo neanche un anno. Quindi come posso credere nei sogni che si
avverano?-
Si voltò disinteressatamente verso l’ingresso, per
non mostrare a Max il dispiacere che traspariva dai suoi occhi.
Il ragazzo allungò una mano sul tavolo per prendere la sua.
- Spesso - Le
confidò affettuosamente - Sognare ci aiuta ad evadere dalla
dura realtà di tutti i giorni. Non dovresti mai smettere di
farlo.-
- Probabilmente non so
nemmeno come si fa.- Dichiarò Faith con rassegnazione.
- Devi avere
più fiducia in te stessa. Il tuo desiderio di fare la
stilista, per esempio, si è avverato. Troverai di certo
qualcuno che ti insegnerà e ti farà capire che
non si può vivere senza sognare, perché sono
proprio i sogni che rendono il mondo migliore.-
Lei annuì con un sorriso mesto - Mi piacerebbe tanto che tu
avessi ragione, Max.-
- Impara ad ascoltare
di più il tuo cuore.-
- Spero di non aver
rovinato tutto.- Affermò asciugandosi una lacrima con un
fazzoletto e abbozzando un sorriso - Sto facendo la parte della
vittima. E questo non mi piace.-
Max sorrise e la tranquillizzò - Trovo che tu sia molto
dolce, invece.-
- Lo dici per farmi
stare meglio, ma in realtà non lo pensi affatto.-
- No - Scosse la testa
- Te l'ho detto che non sono un uomo qualunque.-
- E io te l'ho detto
che sei piuttosto modesto?- Scherzò lei.
- Mi sembra vagamente
di si.- Rispose aggrottando la fronte.
- Allora -
Continuò lei facendo scorrere leggermente un dito sul bordo
del bicchiere - Che tipo di uomo sei?-
Max la guardò e sorrise - Lo vuoi sapere?-
- Certo. Ha qualcosa
da nascondermi, mr. Warren?-
- Assolutamente no.
Potrei sembrarti noioso, però.- La avvertì.
Un uomo di colore vestito di un frac bianco salì sul palco
davanti all'orchestra afferrando il microfono e intonando “I'll be home for
Christmas”, un pezzo reinterpretato da svariati
artisti dello swing e più che adatto all'occasione.
Faith lo ascoltò attentamente. Posò i gomiti sul
tavolo incrociando le mani e valutò la risposta di Max.
- Da come sta andando
la serata non credo che tu possa essere noioso.- Disse rivolgendosi a
Max.
Lui bevve un sorso di
vino - Cosa vuoi sapere?-
- Per esempio,
qual'è il colore che preferisci?- Faith non poteva credere
di avergli posto quella domanda.
- Rosso, senza alcun
dubbio. Il colore della passione.-
- Numero preferito?-
- Il 2.-
La ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo.
- Ha una bella forma.-
Spiegò lui. Lei sorrise.
- Sei superstizioso?-
- Questa situazione
somiglia molto ad un interrogatorio. Comunque... no. Penso che le cose
succedano perché devono succedere e non perché un
gatto nero ti ha attraversato la strada. Ma non dovevamo parlare di te
stasera?-
- Si, ma mi sto
divertendo a torturarti.- Gli confessò lei, non riuscendo a
trattenere una risatina imbarazzata - Tu cos'altro vorresti sapere di
me?-
Max ci pensò un po', mentre assaggiava il salmone.
- Dunque... peggior
vizio e miglior qualità.-
La ragazza si scostò una ciocca di capelli dietro un
orecchio.
- Il difetto
è che sono poco flessibile e forse tendo ad analizzare
troppo persino la cosa più insignificante. Ah, sono anche
timida.- Aggiunse - Come qualità, invece, non saprei. Non
sono brava a descrivermi.-
- Gli amici cosa
dicono di positivo a riguardo?- La incalzò Max.
- Che sono
intraprendente sul lavoro, educata e pure molto bella.-
Sentenziò.
- Fortuna che non eri
brava ad descriverti.-
- Stavo scherzando!-
Si difese lei - Dicono che sono gentile e sempre disposta ad aiutare
chi si trova in difficoltà.-
- Queste sono belle
qualità.-
- Grazie.- Rispose
lei, increspando le labbra.
La serata stava procedendo meglio di quanto sperassero ed entrambi si
accorsero di sentirsi sempre più a loro agio, nonostante la
sensazione di nervosismo che li preoccupava dalla mattina.
L'interesse reciproco dei ragazzi accresceva con il passare del tempo,
ma non mancavano brevi attimi di imbarazzante silenzio.
Nel frattempo l’artista sul palco proseguiva ad incantare il
pubblico con la sua voce calda e coinvolgente. Brani celebri come "Unforgettable”
e “Have
yourself a merry, little Christmas” non
passarono inosservati e riportarono al presente gli anni Cinquanta,
quando Frank Sinatra e Nat King Cole rendevano tutto più
romantico e riuscivano perfettamente nel loro intento di tradurre in
realtà la magia delle cartoline natalizie dell'epoca.
A quel punto Max le porse la domanda che più gli premeva
negli ultimi minuti.
- C'è
qualcuno in questo momento nella tua vita, Faith?-
La ragazza rimase un po' in silenzio, arrossendo leggermente - Beh...-
- Capisco - Si
affrettò lui - non sono affari miei. Scusami, non avevo il
diritto di...-
- No.- Lo interruppe -
Non c'è nessuno.-
Max annuì. L'improvvisa fitta di disagio che lo aveva
investito qualche attimo prima svanì di colpo.
- E poi credi davvero
che se avessi avuto un ragazzo avrei accettato il tuo invito?- Lo
punzecchiò - Io non sono una donna qualunque.-
- Mai detto.- Si
difese lui con le mani alzate.
Alla fioca luce delle candele, Faith gli pareva ancora più
bella. Gli piaceva tutto di lei. Il modo con cui si scostava i capelli
dietro l'orecchio, il suo sorriso luminoso e spezza-cuori, la sua
risata cristallina, il suo modo di fare spirito senza mai essere
volgare. E i suoi occhi, color del miele, profondi e carichi di
espressività.
Più volte, durante la cena, si era obbligato a distogliere
lo sguardo perché non sarebbe riuscito a comporre una frase
sensata, ma allo stesso tempo, avvertiva l'urgenza di non staccarle gli
occhi di dosso. Lei era vera e lo faceva sentire vivo come non mai. Non
riusciva a spiegarselo, ma c'era una potente forza che lo attirava
impercettibilmente verso di lei.
Anche Faith lo osservava con ammirazione, completamente affascinata da
quel ragazzo che sembrava essere cresciuto in modo del tutto opposto da
quelli che aveva conosciuto fino ad allora. Lui era dolce, sensibile e,
più di ogni altra cosa, sapeva ascoltare senza dover sempre
interromperla per mettersi in mostra. Adorava come la guardava. I suoi
occhi verdi erano attenti e sinceri. Il suo sorriso perfetto e
rassicurante.
Parlarono ancora per un paio d’ore, e il dolce, una
millefoglie con gocce di cioccolata, era diventato ormai un lontano
ricordo.
Quando si accorsero che la gente iniziava ad andarsene e
l’orchestra smetteva di suonare, si rivestirono ed uscirono
dal Plaza.
Sebbene la notte precedente fossero rientrati tardi, non si sentivano
affatto stanchi. La serata era trascorsa in un batter
d’occhio e nessuno dei due voleva andare a dormire. Nessuno
dei due voleva che finisse.
Il vento, che aveva soffiato sulla città durante tutto il
pomeriggio, si era calmato, così si incamminarono e
passeggiarono tutta la notte in una New York meno caotica, avvolta in
una leggera foschia. Sembravano davvero le due persone più
felici del mondo.
Poi Max vide sopraggiungere un taxi e indicò
all’autista di fermarsi.
- Vieni con me.- Disse
a Faith, invitandola a salire sull'auto.
- Ma dove vuoi andare?
Sei pazzo. È quasi mattina e...-
- Ti porto in un posto
speciale, Faith. Ti prego, vieni con me.- La supplicò Max.
Una volta saliti sul taxi il ragazzo si tolse la sciarpa e
bendò gli occhi di una Faith incuriosita e divertita allo
stesso tempo.
La corsa durò poco meno di una decina di minuti. Privata
momentaneamente della vista, Faith apprezzò il fatto che Max
le tenesse la mano per farla stare tranquilla. Il calore che lui sapeva
trasmettere la elettrizzava come una bambina alla vigilia di Natale.
Si ritrovò stranamente a pensare ai sintomi
dell'innamoramento che Holly le aveva bizzarramente illustrato la
mattina precedente. Holly
Andrews, ripeté tra sé, pensi di essere l'unica persona
sulla faccia della Terra ad avere sempre ragione.
Ma questa volta iniziava a crederci per davvero.
- Dove mi sta
portando, mr. Warren?-
- Fidati di me.-
Rispose lui. Faith avvertì un sorriso nelle sue parole.
Dopo un breve viaggio in traghetto e un giro in ascensore,
ottenne finalmente il permesso di togliere la sciarpa.
La vista che le si presentò era straordinaria.
- Max, ma qui siamo
sulla...-
- … Statua
della Libertà.- Dichiarò Max, rubandole le parole
di bocca.
Il maestoso monumento si stagliava trionfante in cima ad Ellis Island,
dipinta dalle morbide sfumature dell'aurora.
Con il suo braccio destro teso verso l’alto a reggere
gloriosamente la fiaccola, la statua sembrava salutare
l’inizio di una nuova giornata, mentre,
dall’interno della corona, Max e Faith osservavano estasiati
quell’incantevole spettacolo.
La ragazza era rimasta senza fiato nell’ammirare la notte che
alzava il suo manto nero come il sipario di un teatro, e
l’alba che iniziava a rischiarare il cielo cosparso di tante
spumose nuvole rosa e arancio.
Restarono in silenzio per qualche minuto perché entrambi
erano consapevoli si trattasse di uno di quei momenti infiniti che non
valeva la pena guastare neanche con una sola parola.
Poi Faith sorrise e, senza distogliere lo sguardo dal cielo,
sussurrò:
- Sai, alcune persone
aspettano tutta la vita per un momento come questo ed io mi ritengo
più che fortunata a trovarmi a viverlo, ma soprattutto, a
condividerlo con te, Max.-
Faith si volse verso di lui.
- È
bellissimo quello che hai fatto per me, però sai una cosa?-
- Cosa?-
- A cena ti ho
mentito.- Gli rivelò con lo sguardo abbassato -
C'è qualcuno nella mia vita.-
Max increspò le labbra mentre un lampo di tristezza mista a
delusione balenò nei suoi occhi verdi.
- Credo di aver
trovato quella persona che mi insegnerà che non si
può vivere senza i sogni.- Continuò lei - I bei
sogni. Quelli che ti fanno piangere di gioia, quelli che ti fanno
sorridere alla vita, quelli che continuano anche dopo il risveglio alla
mattina.-
Faith chiuse gli occhi ed avvicinò lentamente le sue labbra
a quelle di Max, avvertendo il suo respiro umido sulla pelle.
- Quelli che ti
ritrovi a vivere in situazioni che nemmeno speravi ti potessero
accadere.-
- Sei tu il mio sogno
più vero, Faith...- Mormorò Max con un filo di
voce.
La ragazza si commosse. Non conosceva
nessuna parola che potesse esprimere in modo esauriente la sua
gratitudine.
Le loro labbra si toccarono delicatamente una, due, tre volte, per poi
baciarsi, con la passione e la purezza di un primo bacio, lasciandosi
travolgere da un sogno che non sarebbe mai finito, avvolti nella luce
pervinca del primo mattino.
Ancora una volta, come sulla pista da ballo, formavano una cosa sola.
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