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Autore: Will Turner    16/01/2010    4 recensioni
Cosa succede quando una ragazza scopre la verità che rischia di distruggere la storia d'amore attesa da una vita? Da quando ha incontrato Max, Faith ha imparato a sognare: il suo tormentato passato sembra ormai superato per sempre, ma un tremendo segreto incombe su di lei senza lasciarle alcuna possibilità di fuga e mettendole davanti la scelta più difficile. Un racconto d'amore fatto di romanticismo, passioni, tormenti e lacrime che riuscirà a strappare anche qualche risata.
Aggiornamento periodico mensile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Ragioni Del Cuore BN
R ISPOSTA ALLE RECENSIONI

MOZZY84  Tu. Devi. Diventare. Amica. Di. Faith. Se solo sentisse i malefici soprannomi che le affibbi mentre la beti, ti caverebbe gli occhi. Non so per quanto resisterai prima che io faccia la spia XD.
Continua cosi che sei la meglio! TVB.
PS. Non mi occorrono più libri del genere per apprendere la materia, perciò te lo regalo con tutto il cuore affinché tu possa approfondire... quello che vuoi! Ih ih ih!

AKANE25  Sei sempre magnifica nel tuo lavoro di recensitrice! Come farei senza di te? A tal proposito ti dico subito che il seguente capitolo lo dedico a te! Sperando che ti piaccia, ovviamente! Ti ringrazio per tutti i passati suggerimenti che mi hai dato per renderlo al meglio, mi sono proprio stati utili, davvero! Spero che tu me ne dia altri! Buona lettura!
Sono pienamente d'accordo sull'uscita a 4 e proporrò la cosa a Faith... XD
A presto, un abbraccio!  
PS. Monica non intende mollare il libro...

SATY  Ma che bella recensione. Mi piace molto. Nulla da dire.
Però il mio principale intento stavolta è ringraziarti pubblicamente per il valido aiuto che mi dai quando rimango in panne. In questi ultimi giorni grazie a te sono finalmente riuscito a sistemare ogni evento temporale di questa storia, un problema che mi assillava da tempo nella stesura.   
So che ci sarai sempre, perciò non dubito di te.
Buona lettura! Un abbraccio.


4.C  OME UNA COSA SOLA
Dedicato a Rossella, con profonda stima e affetto

    L’indomani, quando Faith si svegliò a mattino inoltrato, trovò Holly sprofondata in una poltrona davanti al letto, che la fissava tenendo le braccia conserte.
- Buongiorno, Faith. Ho sentito che sei rientrata tardi stanotte. O meglio stamattina.- Puntualizzò sollevando un sopracciglio.
- Esagerata!- L'apostrofò Faith, alzandosi e sbadigliando - Speravo di trovarti sveglia al mio ritorno. Io e Max siamo stati al Devil’s Kitchen e poi sono tornata in taxi.-
- E com’è andata?-
    Faith si avvicinò alla finestra e scostò leggermente la tenda per guardare fuori. Era una magnifica giornata di sole, con un cielo azzurro spruzzato qua e là di qualche piccola nuvola bianca. Lungo la strada le auto scorrevano a passo d'uomo e i marciapiedi erano affollati come sempre. Sul lato opposto un venditore ambulante di hot-dog si era appostato vicino ad un negozio di antiquariato con il suo carretto giallo e invitava la gente ad assaggiare le sue opere d'arte, come le definiva lui.
- Avevi ragione Holly.- Sospirò, voltandosi verso l’amica - Max è davvero una brava persona.-
    Holly balzò in piedi, trionfante - Lo sapevo: te ne sei innamorata. Ammettilo!-
    Faith lasciò la tenda e tornò a sedersi sul letto.
- Ancora non lo so. Insomma, non ci s’innamora in poco più di dodici ore. Non so nemmeno qual'è il suo colore preferito.- Osservò, scuotendo la testa.
- Ecco: inizi a straparlare. Primo sintomo.-
- Io non straparlo!- Protestò - Di che sintomi stai parlando?-
    Holly assunse la posa tipica di una professoressa con le mani sui fianchi.
- Primo sintomo.- Ripeté, camminando avanti e indietro immersa nei suoi pensieri.
    Ti manca solo una pipa in bocca, pensò Faith - Lo hai già detto. Cosa significa?-
- Primo sintomo dell'innamoramento: la vittima straparla.-
- Sei pazza.-
- ECCOLO!- Sbraitò, con gli occhi fuori dalle orbite.
    Faith sobbalzò sul letto, realizzando che l'amica era ormai giunta allo stadio finale dello sviluppo di un virus sconosciuto all'umanità.
- Secondo sintomo: negare l'evidenza.-
- Non c'è nessuna evidenza, Holly. Ma che dici?-
- Terzo sintomo: negare l'evidenza dell'evidenza. Quando si comincia a dire cose senza senso, come stai facendo tu, e poi a negare il tutto, significa che si è già innamorati persi. Che c'entra in questo momento qual'è il suo colore preferito? Già il fatto che tu stia qui a chiederti se lui ti piace è una chiara indicazione che stai iniziando a provare qualcosa, non sei d'accordo?- Analizzò Holly.
- Si, può darsi.- Rispose Faith, mostrandosi perplessa - E togliti dalla faccia quell'espressione da tuttologa! Holly Andrews, pensi di essere l'unica persona sulla faccia della Terra ad avere sempre ragione, ma io non credo a queste tue buffonate.-
    Afferrò un cuscino e glielo lanciò con tutta la forza che aveva, ma lei lo scansò con disinvoltura, mandandolo a finire contro un orologio da tavolo in ceramica posato sul cassettone di fianco alla porta.
    Lo schianto a terra fu inevitabile e, con uno scoppio violento, mille pezzi volarono per tutta la stanza, mentre entrambe le lancette venivano scagliate sul letto, vicino a Faith.
- Ops...- Mormorò, curvando verso il basso gli angoli della bocca.  
- Questi… - Dichiarò Holly indicando i cocci con un dito - … sarà meglio farli sparire.-
           
    Il Plaza Hotel era un elegante ed imponente edificio in stile neo rinascimentale, ritenuto uno dei più esclusivi alberghi della città. Era stato proclamato monumento nazionale, i cui caminetti, cristalli e marmi impreziosivano più di novecento stanze aventi quasi un secolo di vita.
    Le luci lo illuminavano dal basso, donandogli una morbida sfumatura di giallo dorato e dando risalto alla bandiera a stelle e strisce che sventolava fiera sulla terrazza dell’hotel, mentre i piccoli abeti, che contornavano il lussureggiante giardino, erano stati decorati con nastri d’argento e minuscole luci bianche.
    Mancavano pochi minuti alle otto quando alcuni degli invitati alla conferenza, terminata nel tardo pomeriggio, diedero inizio alle danze.
    Max aspettava impaziente la sua accompagnatrice davanti all'ingresso, tenendo in mano un bocciolo di rosa bianca. Tremava per l’emozione e pregò Dio che Faith non se ne accorgesse.
    Alle otto in punto un taxi entrò nel vialetto antistante all’hotel, arricchito per l’occasione da un lungo tappeto rosso.
    Quando si fermò, Faith scese elegantemente salutando Max con un sorriso.
    Ancora una volta lui rimase stregato dalla sua incredibile bellezza.
    La ragazza sfoggiava un abito di seta bianco che metteva in evidenza il suo fisico perfetto e, sulle spalle,   portava una stola dal tessuto pesante. Quella sera aveva spruzzato un po' di lacca sui capelli per fissare i boccoli, mentre il suo viso, dai lineamenti morbidi e delicati, non aveva avuto bisogno di un trucco eccessivo: era già bella per natura, e questo ovviamente non passò inosservato a Max, che subito avvertì dentro di sé un crescente turbinio di emozioni.
    Si avvicinò e le porse la rosa, prima di prenderle la mano e sfiorarla con le labbra.
- Sei stupenda.- Le bisbigliò, alzando lo sguardo sul suo viso.
- Grazie.- Mormorò Faith.
    Notò con piacere che anche lui si era preparato con particolare cura. In un raffinato completo nero di ottimo taglio, con una camicia bianca, la cravatta, i gemelli ai polsi e un filo di barba, sembrava più maturo rispetto alla sua età, ma non per questo meno affascinante. Anzi, ogni volta che lo guardava, Faith si chiedeva come fosse possibile che lui non avesse già una ragazza. I capelli erano pettinati con diligenza e il suo profumo fresco e dolce le risvegliò sensazioni a lungo dimenticate.
    Ammirò i suoi occhi verdi trovandosi smarrita e in quei brevi attimi le parve di sapere tutto di lui.
- Anche tu sei stupendo.- Replicò.
    Entrarono stringendosi per mano, un gesto che entrambi sentirono naturale e spontaneo malgrado si conoscessero soltanto da poche ore.
    Max consegnò gli inviti ad una sorridente ragazza del personale dell'hotel per poter accedere al ricevimento, e si trovò davanti ad un'ampia balconata che permetteva la panoramica dell'intero salone. L’orchestra stava eseguendo una sinfonia di Mozart, infondendo  un’incantevole atmosfera d’altri tempi.
    Al centro l’ampia pista da ballo, impreziosita da statue in marmo bianco e decori di stelle di Natale, si stava rapidamente affollando di coppie che volteggiavano tranquille, con movimenti precisi e coordinati, come rapite dal piacevole suono dei clarinetti accompagnati dal pianoforte.
    Alcuni tra gli illustri personaggi presenti sedevano nei tavoli ai bordi della pista, alimentando un leggero brusio.
- Sembra di essere in un sogno. - Mormorò Faith sottovoce.
- Lo è.- Confermò Max.
    Scesero le scale sottobraccio mentre lei lo guardava con gli occhi che brillavano e, assorta in quel clima fiabesco, tornò ad ascoltare l’orchestra.
    Nel contempo si avvicinò a loro una coppia vestita sontuosamente ed in perfetta sintonia con l'ambiente.
- Max Warren?-  Chiese l'uomo attirando l'attenzione del ragazzo. Indossava un abito grigio scuro con una lunga sciarpa bianca e una rosa dello stesso colore infilata nel taschino. Secondo Faith doveva avere più o  meno cinquant'anni.
    Anche la moglie era molto elegante nel suo abito nero, i capelli raccolti in uno chignon e una collana di perle.
- Signor Shields, che piacere rivederla.-  Lo salutò Max calorosamente. Poi si voltò verso la moglie e le baciò la mano.
- E questa splendida fanciulla?- Osservò l'uomo rivolgendosi a Faith.
    La ragazza sorrise e gli porse la mano - Faith Harrington. Lieta di conoscerla.-
- Il signor Shields - Le spiegò Max - è uno dei nostri migliori collaboratori. Ha dotato la nostra società di procedure e meccanismi operativi in grado di rispondere positivamente e celermente alle richieste della clientela.-   
    L'uomo sorrise e appoggiò una mano sulla spalla di Max.
- Warren mi sta lusingando troppo. Piuttosto, penso che dovrebbero esserci più persone altamente competenti come lei nella società.-
- Adesso però è lei a lusingarmi.- Replicò il ragazzo, compiaciuto.
    Le due donne fecero una piccola risata. Poi Max presentò a Faith la signora Shields.
- La signora Lynda, invece, si occupa di moda e, più precisamente, nell'ambito degli abiti per gli sposi. Le sue collezioni sono conosciute e molto apprezzate anche in Francia, in Inghilterra e in Italia.-
    Faith strabuzzò gli occhi: Lynda Shields, una delle sue stiliste preferite si trovava lì, esattamente davanti ai suoi occhi, e lei non l'aveva neppure riconosciuta.
    Effettivamente, la stilista era nota più per il nome che per le sue rarissime apparizioni in pubblico.
- Lei, Faith, che lavoro fa?- Le domandò Lynda, mostrandosi interessata.
    La ragazza tentò di rispondere senza farsi prendere dall'emozione, ma la paura di sfigurare le faceva tremare impercettibilmente le mani. Dovette appellarsi a tutte le sue forze per mantenere un minimo di decoro e non apparire come una di quelle ragazzette che si strappano i capelli alla vista di una celebrità. Perché era proprio questo che per lei rappresentava Lynda Shields: un mito, una vera icona di moda, un esempio da seguire, lo stesso esempio che l'aveva spinta fin da giovanissima a desiderare di diventare come lei. Da anni raccoglieva e collezionava copertine, foto, immagini dei suoi abiti che avevano spopolato in mezzo mondo. Lynda, prima di occuparsi esclusivamente di abiti da sposi, aveva vestito attori e attrici famosissimi e molti registi e costumisti l'avevano spesso interpellata per i loro lungometraggi. Gwyneth Paltrow, Jane Fonda e Michael Douglas erano solo alcuni dei volti noti che avevano avuto l'onore di indossare le sue creazioni.
    E Faith si ispirava proprio alle sue opere per disegnare i suoi capi.
- Anch'io sono una stilista.- Rispose, volgendo lo sguardo a Max, che improvvisamente avvertì un impeto di orgoglio: per lui significò una piacevole sorpresa.
- Certo, non ai suoi livelli.- Proseguì la giovane - Lavoro in una casa di moda di Los Angeles. Ho visto tutte le sue creazioni e mi permetta di dirle che sono bellissime.-
- Oh, negli ultimi anni sono un po' a corto di idee, ma diciamo che finora ho avuto parecchia fortuna. A volte l'ispirazione sembra abbandonarmi.- Dichiarò Lynda con un sorrisetto - E per quale casa di moda lavora?- Le chiese.
- Per la Diamonds Fashion House. Disegno abiti eleganti e casual e spesso organizzo eventi a nome della società.-
- La conosco bene: una colonna portante della moda di Los Angeles. Chissà, magari un giorno ci ritroveremo a dover organizzare una sfilata insieme, Faith.-
- Sarebbe molto interessante, oltre che un grande onore, signora Shields.- Replicò Faith emozionata.
    Lynda sorrise ancora, notando l'evidente ammirazione che la ragazza nutriva nei suoi confronti.
- Tesoro - Salmodiò infine - Che ne dici di ballare un po' e lasciare questi due giovanotti a godersi la serata? Non vorremo tormentarli parlando ancora di lavoro.-  Poi si rivolse a Faith, sottovoce, ma con l'intento di farsi sentire - Dio solo sa quanto è noioso quando parla di azioni, obbligazioni, bilanci e compagnia bella. Riuscirebbe a scriverne un'intera enciclopedia composta da ottanta volumi in meno di mezzora.-  
    Faith rise e Max sentì il cuore gonfiarsi al suono della sua risata.
- Certo, cara.- Replicò il marito con voce strascicata, come se l'avessero interrotto da un lungo discorso di carattere finanziario. Lui e la moglie rappresentavano pienamente la tipica coppia di coniugi che litiga da anni, ma che non si separerebbe per niente al mondo.
- Auguro a lei e alla sua fidanzata una piacevole serata, signor Warren.-
Sentendo il termine “fidanzata”, Max si voltò a guardare Faith, che, inaspettatamente, lo contraccambiò con un sorriso malizioso.  
- Piacere di averla conosciuta, signorina Harrington.- La salutò Shields, baciandole di nuovo la mano.
- Piacere mio.-
- Spero di incontrarla ancora, Faith.- Replicò Lynda - A presto, Max.-
    Non appena si furono allontanati, Max si rivolse alla ragazza, schiarendosi la voce.
- Non sapevo di avere una stilista per fidanzata. Spero che lei mi trovi abbastanza elegante questa sera.-
    Faith lo squadrò da capo a piedi, fingendo di guardarlo per la prima volta.
- Accettabile.- Scherzò.
    Max sfoderò il suo sorriso intrigante e malizioso - Ti va di ballare, fidanzata?-
- Solo se non mi pesterai i piedi, fidanzato!- Precisò lei, dando maggior enfasi all'ultima parola.
- Prometto che non lo farò.-
    Iniziò un valzer e la giovane coppia salì sulla pista. Max le si avvicinò di più, cingendola delicatamente in vita con un braccio e Faith si sentì protetta da quella presa così sicura.
- Vorrei tanto che questa serata non finisse mai - Gli sussurrò in un orecchio.
    Respirò il suo profumo e cercò di memorizzarlo, trattenendolo per qualche secondo.
    Max la fissò e capì che si sarebbe potuto innamorare di lei ogni istante della sua vita. Mentre ballavano formavano una cosa sola, talmente erano in sintonia. I cuori battevano veloci, ma loro erano gli unici a saperlo.
    Quando l’orchestra terminò la sinfonia, Max e Faith rimasero a fissarsi negli occhi, quasi non si fossero accorti degli ospiti che applaudivano i musicisti.
- Forse...- Mormorò Faith.
- Si.- Sorrise Max, destandosi da quel mondo che pareva creato soltanto per loro due, fatto di puro rapimento.
- Forse è meglio sedersi.-
    Scelsero un tavolo poi Max scostò una sedia, facendo accomodare la ragazza, quindi le si sedette di fronte.
    Tutto era stato preparato in modo impeccabile. I bicchieri di cristallo e le posate d’argento luccicavano sulla tovaglia in fiandra, mentre il tenue bagliore delle sottili candele bianche rendeva tutto più magico. Da un secchiello pieno di ghiaccio sbucava una bottiglia di champagne che, prontamente, un cameriere versò nei loro bicchieri, mentre un altro si faceva  avanti servendo l'antipasto.
- Bene - Esordì Max - Raccontami un po’ di te. Ieri sera abbiamo parlato soltanto del sottoscritto, ma stasera è il tuo turno.-
    La ragazza sorseggiò lo champagne fresco e si asciugò le labbra con un angolo del tovagliolo.
- Io non faccio nulla di straordinario, a dire il vero. Come avrai sentito poco fa, lavoro come disegnatrice ed organizzatrice di eventi a Santa Monica, sulla costa pacifica. È una professione che mi dà parecchie soddisfazioni, ma che mi tiene anche molto impegnata. Disegnare abiti, approvarli, modificarli, organizzare sfilate e tutto ciò che sta dietro al mondo della moda.-
- Da come ne parli sembra davvero impegnativo. Alcune persone lavorano così tanto che alla fine il lavoro stesso, se soddisfacente, diventa parte integrante del tempo libero.-
- Già, proprio così. Ma purtroppo non si può avere tutto dalla vita. Io non ho molto tempo libero, però credo che in fondo sia quello che ho sempre desiderato. Voglio dire, il mio sogno fin da bambina, era di diventare una stilista.-  Faith sollevò un angolo della bocca, scrollando le spalle -     Certe volte è strano: passi un sacco di tempo a desiderare fortemente qualcosa e il giorno seguente ti ritrovi a vivere il tuo sogno. Ed è capitato proprio a me, che ho smesso di fantasticare ancora prima di rendermi realmente conto di cosa significasse sognare.-
- Che cosa vuoi dire?- Le chiese Max.
    Lei si accigliò e fece un profondo respiro, come se stesse per parlare riferendosi a qualcun altro, sentendo improvvisamente l'impulso di aprirsi di più.
- Ecco, a otto anni il matrimonio dei tuoi genitori va in mille pezzi e mentre guardi impotente tua madre che esce dalla tua vita, chiudendosi per sempre la porta di casa alle spalle, cerchi di trovare un po’ di conforto tra le braccia di tuo padre. Ma non lo trovi. Anzi, lo vedi affogare i suoi dispiaceri nell’alcol, finendo inevitabilmente in un centro di disintossicazione e poi in un carcere per chissà quale motivo. E, in gran finale, ecco Jason, il mio ex ragazzo.-
    Faith si fermò e scosse la testa - Se tutti vedevano la nostra come una storia da favola, beh... quella storia è finita dopo neanche un anno. Quindi come posso credere nei sogni che si avverano?-
    Si voltò disinteressatamente verso l’ingresso, per non mostrare a Max il dispiacere che traspariva dai suoi occhi.
    Il ragazzo allungò una mano sul tavolo per prendere la sua.
- Spesso - Le confidò affettuosamente - Sognare ci aiuta ad evadere dalla dura realtà di tutti i giorni. Non dovresti mai smettere di farlo.-
- Probabilmente non so nemmeno come si fa.- Dichiarò Faith con rassegnazione.
- Devi avere più fiducia in te stessa. Il tuo desiderio di fare la stilista, per esempio, si è avverato. Troverai di certo qualcuno che ti insegnerà e ti farà capire che non si può vivere senza sognare, perché sono proprio i sogni che rendono il mondo migliore.-
    Lei annuì con un sorriso mesto - Mi piacerebbe tanto che tu avessi ragione, Max.-
- Impara ad ascoltare di più il tuo cuore.-
- Spero di non aver rovinato tutto.- Affermò asciugandosi una lacrima con un fazzoletto e abbozzando un sorriso - Sto facendo la parte della vittima. E questo non mi piace.-
    Max sorrise e la tranquillizzò - Trovo che tu sia molto dolce, invece.-
- Lo dici per farmi stare meglio, ma in realtà non lo pensi affatto.-
- No - Scosse la testa - Te l'ho detto che non sono un uomo qualunque.-
- E io te l'ho detto che sei piuttosto modesto?- Scherzò lei.
- Mi sembra vagamente di si.- Rispose aggrottando la fronte.   
- Allora - Continuò lei facendo scorrere leggermente un dito sul bordo del bicchiere - Che tipo di uomo sei?-
    Max la guardò e sorrise - Lo vuoi sapere?-
- Certo. Ha qualcosa da nascondermi, mr. Warren?-
- Assolutamente no. Potrei sembrarti noioso, però.- La avvertì.
    Un uomo di colore vestito di un frac bianco salì sul palco davanti all'orchestra afferrando il microfono e intonando “I'll be home for Christmas”, un pezzo reinterpretato da svariati artisti dello swing e più che adatto all'occasione.
    Faith lo ascoltò attentamente. Posò i gomiti sul tavolo incrociando le mani e valutò la risposta di Max.
- Da come sta andando la serata non credo che tu possa essere noioso.- Disse rivolgendosi a Max.
Lui bevve un sorso di vino - Cosa vuoi sapere?-
- Per esempio, qual'è il colore che preferisci?- Faith non poteva credere di avergli posto quella domanda.
- Rosso, senza alcun dubbio. Il colore della passione.-
- Numero preferito?-
- Il 2.-  
    La ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo.
- Ha una bella forma.- Spiegò lui. Lei sorrise.
- Sei superstizioso?-  
- Questa situazione somiglia molto ad un interrogatorio. Comunque... no. Penso che le cose succedano perché devono succedere e non perché un gatto nero ti ha attraversato la strada. Ma non dovevamo parlare di te stasera?-
- Si, ma mi sto divertendo a torturarti.- Gli confessò lei, non riuscendo a trattenere una risatina imbarazzata - Tu cos'altro vorresti sapere di me?-
    Max ci pensò un po', mentre assaggiava il salmone.
- Dunque... peggior vizio e miglior qualità.-
    La ragazza si scostò una ciocca di capelli dietro un orecchio.
- Il difetto è che sono poco flessibile e forse tendo ad analizzare troppo persino la cosa più insignificante. Ah, sono anche timida.- Aggiunse - Come qualità, invece, non saprei. Non sono brava a descrivermi.-
- Gli amici cosa dicono di positivo a riguardo?- La incalzò Max.
- Che sono intraprendente sul lavoro, educata e pure molto bella.- Sentenziò.
- Fortuna che non eri brava ad descriverti.-
- Stavo scherzando!- Si difese lei - Dicono che sono gentile e sempre disposta ad aiutare chi si trova in difficoltà.-
- Queste sono belle qualità.-
- Grazie.- Rispose lei, increspando le labbra.
    La serata stava procedendo meglio di quanto sperassero ed entrambi si accorsero di sentirsi sempre più a loro agio, nonostante la sensazione di nervosismo che li preoccupava dalla mattina.
    L'interesse reciproco dei ragazzi accresceva con il passare del tempo, ma non mancavano brevi attimi di imbarazzante silenzio.
    Nel frattempo l’artista sul palco proseguiva ad incantare il pubblico con la sua voce calda e coinvolgente. Brani celebri come "Unforgettable” e “Have yourself a merry, little Christmas” non passarono inosservati e riportarono al presente gli anni Cinquanta, quando Frank Sinatra e Nat King Cole rendevano tutto più romantico e riuscivano perfettamente nel loro intento di tradurre in realtà la magia delle cartoline natalizie dell'epoca.
    A quel punto Max le porse la domanda che più gli premeva negli ultimi minuti.
- C'è qualcuno in questo momento nella tua vita, Faith?-
    La ragazza rimase un po' in silenzio, arrossendo leggermente - Beh...-
- Capisco - Si affrettò lui - non sono affari miei. Scusami, non avevo il diritto di...-
- No.- Lo interruppe - Non c'è nessuno.-
    Max annuì. L'improvvisa fitta di disagio che lo aveva investito qualche attimo prima svanì di colpo.
- E poi credi davvero che se avessi avuto un ragazzo avrei accettato il tuo invito?- Lo punzecchiò - Io non sono una donna qualunque.-
- Mai detto.- Si difese lui con le mani alzate.
    Alla fioca luce delle candele, Faith gli pareva ancora più bella. Gli piaceva tutto di lei. Il modo con cui si scostava i capelli dietro l'orecchio, il suo sorriso luminoso e spezza-cuori, la sua risata cristallina, il suo modo di fare spirito senza mai essere volgare. E i suoi occhi, color del miele, profondi e carichi di espressività.
    Più volte, durante la cena, si era obbligato a distogliere lo sguardo perché non sarebbe riuscito a comporre una frase sensata, ma allo stesso tempo, avvertiva l'urgenza di non staccarle gli occhi di dosso. Lei era vera e lo faceva sentire vivo come non mai. Non riusciva a spiegarselo, ma c'era una potente forza che lo attirava impercettibilmente verso di lei.  
    Anche Faith lo osservava con ammirazione, completamente affascinata da quel ragazzo che sembrava essere cresciuto in modo del tutto opposto da quelli che aveva conosciuto fino ad allora. Lui era dolce, sensibile e, più di ogni altra cosa, sapeva ascoltare senza dover sempre interromperla per mettersi in mostra. Adorava come la guardava. I suoi occhi verdi erano attenti e sinceri. Il suo sorriso perfetto e rassicurante.
    Parlarono ancora per un paio d’ore, e il dolce, una millefoglie con gocce di cioccolata, era diventato ormai un lontano ricordo.
    Quando si accorsero che la gente iniziava ad andarsene e l’orchestra smetteva di suonare, si rivestirono ed uscirono dal Plaza.
    Sebbene la notte precedente fossero rientrati tardi, non si sentivano affatto stanchi. La serata era trascorsa in un batter d’occhio e nessuno dei due voleva andare a dormire. Nessuno dei due voleva che finisse.
    Il vento, che aveva soffiato sulla città durante tutto il pomeriggio, si era calmato, così si incamminarono e passeggiarono tutta la notte in una New York meno caotica, avvolta in una leggera foschia. Sembravano davvero le due persone più felici del mondo.
    Poi Max vide sopraggiungere un taxi e indicò all’autista di fermarsi.
- Vieni con me.- Disse a Faith, invitandola a salire sull'auto.
- Ma dove vuoi andare? Sei pazzo. È quasi mattina e...-
- Ti porto in un posto speciale, Faith. Ti prego, vieni con me.- La supplicò Max.
    Una volta saliti sul taxi il ragazzo si tolse la sciarpa e bendò gli occhi di una Faith incuriosita e divertita allo stesso tempo.
    La corsa durò poco meno di una decina di minuti. Privata momentaneamente della vista, Faith apprezzò il fatto che Max le tenesse la mano per farla stare tranquilla. Il calore che lui sapeva trasmettere la elettrizzava come una bambina alla vigilia di Natale.
    Si ritrovò stranamente a pensare ai sintomi dell'innamoramento che Holly le aveva bizzarramente illustrato la mattina precedente. Holly Andrews, ripeté tra sé, pensi di essere l'unica persona sulla faccia della Terra ad avere sempre ragione.
    Ma questa volta iniziava a crederci per davvero.
- Dove mi sta portando, mr. Warren?-
- Fidati di me.- Rispose lui. Faith avvertì un sorriso nelle sue parole.
    Dopo un breve viaggio in traghetto e un giro in ascensore,  ottenne finalmente il permesso di togliere la sciarpa.
    La vista che le si presentò era straordinaria.
- Max, ma qui siamo sulla...-
- … Statua della Libertà.- Dichiarò Max, rubandole le parole di bocca.
    Il maestoso monumento si stagliava trionfante in cima ad Ellis Island, dipinta dalle morbide sfumature dell'aurora.
    Con il suo braccio destro teso verso l’alto a reggere gloriosamente la fiaccola, la statua sembrava salutare l’inizio di una nuova giornata, mentre, dall’interno della corona, Max e Faith osservavano estasiati quell’incantevole spettacolo.
    La ragazza era rimasta senza fiato nell’ammirare la notte che alzava il suo manto nero come il sipario di un teatro, e l’alba che iniziava a rischiarare il cielo cosparso di tante spumose nuvole rosa e arancio.
    Restarono in silenzio per qualche minuto perché entrambi erano consapevoli si trattasse di uno di quei momenti infiniti che non valeva la pena guastare neanche con una sola parola.
    Poi Faith sorrise e, senza distogliere lo sguardo dal cielo, sussurrò:
- Sai, alcune persone aspettano tutta la vita per un momento come questo ed io mi ritengo più che fortunata a trovarmi a viverlo, ma soprattutto, a condividerlo con te, Max.-
    Faith si volse  verso di lui.
- È bellissimo quello che hai fatto per me, però sai una cosa?-
- Cosa?-
- A cena ti ho mentito.- Gli rivelò con lo sguardo abbassato - C'è qualcuno nella mia vita.-
    Max increspò le labbra mentre un lampo di tristezza mista a delusione balenò nei suoi occhi verdi.
- Credo di aver trovato quella persona che mi insegnerà che non si può vivere senza i sogni.- Continuò lei - I bei sogni. Quelli che ti fanno piangere di gioia, quelli che ti fanno sorridere alla vita, quelli che continuano anche dopo il risveglio alla mattina.-
    Faith chiuse gli occhi ed avvicinò lentamente le sue labbra a quelle di Max, avvertendo il suo respiro umido sulla pelle.
- Quelli che ti ritrovi a vivere in situazioni che nemmeno speravi ti potessero accadere.-
- Sei tu il mio sogno più vero, Faith...- Mormorò Max con un filo di voce.
    La ragazza si commosse. Non conosceva nessuna parola che potesse esprimere in modo esauriente la sua gratitudine.

    Le loro labbra si toccarono delicatamente una, due, tre volte, per poi baciarsi, con la passione e la purezza di un primo bacio, lasciandosi travolgere da un sogno che non sarebbe mai finito, avvolti nella luce pervinca del primo mattino.
    Ancora una volta, come sulla pista da ballo, formavano una cosa sola.
  
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