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Autore: Will Turner    02/01/2010    3 recensioni
Cosa succede quando una ragazza scopre la verità che rischia di distruggere la storia d'amore attesa da una vita? Da quando ha incontrato Max, Faith ha imparato a sognare: il suo tormentato passato sembra ormai superato per sempre, ma un tremendo segreto incombe su di lei senza lasciarle alcuna possibilità di fuga e mettendole davanti la scelta più difficile. Un racconto d'amore fatto di romanticismo, passioni, tormenti e lacrime che riuscirà a strappare anche qualche risata.
Aggiornamento periodico mensile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Ragioni Del Cuore BN
R ISPOSTA ALLE RECENSIONI

Ciao a tutti! Eccomi qui, puntuale come il mal di denti, per rispondere alle vostre recensioni. Come il solito si comincia dall'ultima pubblicata.

AKANE25: Intendo subito ringraziarti per il prestito della tua Beta, sempre attenta e poi anche brava. Dovremo dividercela per un bel pezzo mi sa... :)
Detto questo sappi che l'unica copia del libro da te richiesto è momentaneamente occupato. Tra i milioni di libri che Monica possiede si camuffa infatti questo manoscritto ricco di scene e di testi istruttivi. Nessuno lo può notare sullo scaffale in mezzo ai manga e ai romanzi rosa. Quindi non ti resta che chiederlo a lei, anche se ovviamente negherà il tutto.
Per quanto riguarda Max la sfida è appena iniziata. Non temo i tuoi Bazooka del 1915-18, ci vuole ben altro, bella mia! :) E non offendere Faith che è la mia donna ideale!! Moscetta... PFUI!
Il prossimo capitolo non è quello del ballo orchestra e caviale, ma spero ti piacerà ugualmente.
A presto, mia fedele lettrice! E tanti auguri di buon anno nuovo! Con affetto, Marco

MOZZI84: Dimmi quando avrai intenzione di passeggiare per le vie di New York perchè verrei volentieri anch'io, magari quando hai un'oretta da perdere, invece che stare a casa, passeggiamo per le vie della città.
Sempre ben apprezzato il lavoro che fai come Beta, non smetterò di ribadirlo ad ogni capitolo pubblicato. Questo “furto” a Rox si è rivelato ben fatto e non mi fa sentire in colpa verso Dio :)
Finora nascondi bene la tua antipatia verso la protagonista principale (ti conosco bene!). Il mio compito sarà farti cambiare idea su di lei.
Qualche volta, per accontentarti, pubblicheremo anche i commenti che fai quando sei in versione Beta... davvero divertenti!
Ti voglio bene! Auguri di buon anno nuovo anche a te!

SATY: La mia consigliera di fiducia. Devo essere molto contento di avere un clan così attivo dalla mia parte, dando i giusti meriti anche a Sabrina! Brava! Sei sulla strada giusta per ottenere l'oggetto da te desiderato... il libro sul sesso, che cosa - o CHI - pensavi, ah??
Scherzi a parte, continua ad essere così analitica nelle tue recensioni: mi piace come scrivi! Sono contento che molte delle parole che scrivo ti generino emozioni: questa è una cosa importante per me. Credo che qualsiasi attività riguardante l'arte abbia come principale obiettivo il suscitare emozioni vere e sapere che a volte funziona è per me un grande onore e mi fa capire che ciò che faccio vale qualcosa.
Non smetterò di ringraziarti per il tuo appoggio e per tutto il tuo giornaliero sopportarmi!
Ti voglio bene! Buon anno nuovo!

IL PROSSIMO CAPITOLO “4. COME UNA COSA SOLA” SARA' PUBBLICATO IL 16 GENNAIO 2010.
BUONA LETTURA!

3. F  AITH

    La grande scultura dorata di Prometeo che sovrastava la pista di pattinaggio, rifletteva le coloratissime luci dell’albero di Natale alle sue spalle e, stando comodamente seduti ai tavoli di Alfredo Of Rome, ci si poteva rendere conto di quanto New York fosse una città stravagante e piena di vita. C’era sempre un gran andirivieni nel Rockfeller Center: malgrado le rigide temperature dell’inverno ormai alle porte, la gente non esitava a fare lunghe passeggiate per le numerose strade della città e a pattinare sulla pista ghiacciata.
    Il ristorante, non molto grande ma dall'impeccabile eleganza, offriva una scelta piuttosto ampia di pietanze, ed alcune di esse erano originarie dell'Italia, come i ravioli di vitello ai funghi porcini e le lasagne alle melanzane.
    Quando, dopo una decina di minuti, un cameriere si avvicinò al tavolo per prendere le ordinazioni, Chris optò per i calamari fritti con pezzi freschi di aragosta in salsa di avocado, mentre Max decise di assaggiare un'antica ricetta romana di carciofi con salsa di radicchio.
- Allora cugino, cosa ti porta a farmi visita?- Chiese Max, mangiucchiando distrattamente un grissino.
- Ho chiamato tua madre e mi ha detto che saresti stato a New York alcuni giorni. Così ho pensato di farti una sorpresa. Abito in un appartamentino non molto distante dal Central Park.-
- E come sta la tua ragazza... Clarence, Claire... come si chiama? È passato qualche mese da quando ci siamo sentiti al telefono l’ultima volta.-
- Si chiamava Claire, ma è roba vecchia.- Rispose annoiato Chris - Adesso sto con Lauren da un paio di giorni. Niente di serio però.-
- Da quanto ho capito il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Non sono mai riuscito a capire come tu riesca a passare da una ragazza all’altra con la stessa facilità usata per mangiare una mela.- Osservò Max.
- L’abitudine cugino, l’abitudine.- Si giustificò Chris, versandosi un bicchiere di Chardonnay che il cameriere aveva da poco portato in tavola  - Piuttosto - Prosegui dopo averlo sorseggiato - Cosa stai combinando con quella Faith della libreria? Sei davvero fortunato: una così bella ragazza come lei non la si trova tutti i giorni.-
- Già.- Annuì Max - È proprio vero.-
- Io non me la lascerei scappare se fossi in te.- Dichiarò il cugino - E questi calamari sono... mmmh... davvero squisiti!- Esclamò a bocca piena.
    Dopo una serata trascorsa a raccontarsi storie e a parlare dei bei ricordi, Max cominciò ad accusare una leggera stanchezza, perciò pagarono il conto e s’incamminarono sulla 5th Avenue.
    Il Roosevelt Hotel non era molto distante così i due cugini si salutarono, promettendosi di uscire ancora insieme, prima del ritorno di Max a New Orleans.

    Entrando nella Hall, Max notò Mc Kingley lavorare al computer.
- Turno di notte?- Gli chiese.
- Uno dei custodi si è preso una brutta influenza e dovrò sostituirlo io fino a domattina.- Rispose amareggiato il concierge - Ecco la chiave della sua stanza. Buonanotte signor Warren.-
- La ringrazio.- Disse Max - Ne avrò bisogno. A domani.-
    L’ascensore era già al pianoterra e si aprì non appena il ragazzo premette il pulsante.
    Quando arrivò al nono piano, voltando l’angolo, vide una ragazza dai capelli scuri che sedeva sopra una poltroncina imbottita vicino alla parete. Gli venne subito in mente Faith, nonostante il suo volto fosse coperto dalle foglie di una palma nana.
    Così le si avvicinò e, quando la ragazza si accorse della sua presenza, lo salutò sorridendogli.
- Faith, che ci fai qui?- Le domandò sorpreso.
- Io stavo facendo un giro e ho pensato di passare a trovarti.- Gli spiegò Faith - Ma se ti disturbo sparisco.-
- No!- Rispose, prendendola delicatamente per un braccio - Rimani.-
    Non appena Max la toccò, Faith sentì un brivido partirle appena sotto la nuca ed attraversarle la schiena.
    Lui la guardò negli occhi e avvertì una fitta  al cuore, smarrendosi per qualche istante in quegli occhi così penetranti e teneri allo stesso tempo. Si stupì di come ne fosse rimasto stregato.
- Il custode - Proseguì Faith, distogliendo lo sguardo - Mi ha permesso di salire per aspettarti. Così mi sono seduta in una di queste scomodissime poltroncine rosse.-
    Max studiò attentamente le sue labbra mentre parlava e non capì più niente. Era completamente perso di lei.
    “Coraggio, coraggio, invitala fuori, cosa aspetti stupido ragazzino!”
- Sì, che stupide poltroncine rosse!- Riuscì soltanto a dire.
    Faith concordò, titubando - Già...-
    “Lascia perdere le poltrone e invitala fuori! Ma che ti prende?”
- Faith, ti va di fare una passeggiata?- Le chiese tutto d'un fiato.
- Certo, volevo chiedertelo io.- Assentì lei con un sorriso.

    Per chi non lo conosceva, il Devil's Kitchen sarebbe stato piuttosto difficile da trovare, in quanto situato in fondo ad uno stretto vicolo laterale della Madison Avenue e segnalato soltanto da una lanterna rossa che illuminava un’insegna intagliata su un pannello di legno colorato.
    La porta d'ingresso, con il catenaccio e i cardini arrugginiti, assomigliava all'entrata segreta di un antico monastero e dava l'impressione di essere piuttosto pesante.
    Dall'interno giungeva il suono leggero di una musica, intervallato dalle risate della clientela.
- In che razza di posto mi ha portato, signor Warren?- Domandò Faith perplessa, guardandosi intorno.
    Un gatto nero se ne stava accucciato sugli scalini di una vecchia abitazione, vicino ad alcuni sacchi della spazzatura, gustandosi gli avanzi di un hot-dog. Nell'aria frizzante aleggiava un intenso odore di patatine fritte.
- Non fidarti delle apparenze. Entriamo e poi, se lo riterrai giusto, potrai insultarmi per averti portato in un locale di cattivo gusto.- Propose Max, esibendo un largo sorriso.
- Ci sto.- Approvò Faith, dandogli un colpetto con la spalla - In caso contrario ti offro da bere.- 
    In effetti, entrando, notò con stupore che era ben diverso da ciò che si aspettava.
    Le luci soffuse e l'arredamento interamente in legno caratterizzavano un ambiente che univa sapientemente le particolarità di un irish pub con quelle di un saloon.
    Il bancone del bar correva lungo tutta la parete di fondo, mentre ai lati vi erano stati sistemati alcuni tavolini visibilmente logori, che contribuivano al fascino retrò del locale, e un paio di tavoli da biliardo, entrambi occupati da accaniti fumatori.
    In un angolo, a fianco di un vecchio frigorifero della Coca Cola, un juke-box suonava “Crazy, little thing called love” e alcune donne ballavano e ridevano con il bicchiere in mano, al ritmo della musica.
    Alle pareti erano appesi ritratti e caricature di personaggi famosi: Frank Sinatra, Marilyn Monroe, James Dean, Jimi Hendrix, insieme ad altre icone del cinema e della musica.
- Allora?- Disse Max, voltandosi verso Faith - Il tuo sguardo mi fa venire voglia di bere qualcosa di fresco.- La punzecchiò.
    Faith sorrise, facendo l'arrendevole -  Birra o Coca?-
    Mentre si avvicinavano al bancone una cameriera bionda, con l'uniforme a quadretti rossi e bianchi, fece l'occhiolino a Max per poi dirigersi rapidamente a consegnare l'ordinazione.
    Lui si irrigidì un attimo e, con la coda dell'occhio, scorse Faith sorridere e fare finta di niente.
    Si tolsero i cappotti e si sedettero sugli sgabelli, ordinando da bere.
- Insomma - Esordì Max - Oggi è stata un'intensa giornata di lavoro.-
    Faith aprì la bocca per giustificarsi, ma lui la fermò prima che proferisse parola.
- No, no. Non accetto scuse. Abbandonarmi lungo un marciapiedi, dopo avermi seppellito di pacchi natalizi. Si vergogni, signorina.-  
- Lei ha pienamente ragione, signor Warren.- Ammise Faith, sorseggiando la sua Coca Cola. Colse nello sguardo di Max una complicità che le permise di sentirsi libera di scherzare con lui senza problemi.
- Quella vecchia oggi è stata davvero maleducata.- Tergiversò, alzandosi le maniche del maglione.
- Nemmeno tu però hai scherzato.- Ribatté Max con una risata.
- E tu non sei stato da meno. Hai rischiato di ricevere un'ombrellata sulla testa dandole dell'arpia.- 
- Vero!- Replicò il ragazzo.
    Realizzò che lo stare vicino a quella ragazza lo metteva di buon umore. La trovava spiritosa, divertente  ed inoltre si sentiva perfettamente a suo agio con lei.
- Come sapevi di questo posto, Max?- Gli chiese, distogliendolo dai suoi pensieri.
    Max posò la sua birra sul bancone e si asciugò la mano con un tovagliolo di carta.
- Poco fa Chris mi ha consigliato di venirci. Nemmeno io sapevo cosa aspettarmi, nonostante mi avesse rassicurato. Devo ammettere che a volte mio cugino ha delle buone idee.-
- È davvero un bel locale. Appartato, intimo, non troppo affollato. Insomma, come piace a me.-
- Sembri esperta in fatto di locali.- Scherzò Max
    Faith sorrise maliziosa - Tu piuttosto, cosa ci fai a New York? Cosa sei, un agente immobiliare? Un avvocato incorruttibile?-
    Max scosse la testa - Mi dispiace deluderti, ma non sono né l’uno né l’altro. Diciamo che faccio parte di una società che si occupa della compravendita di azioni e obbligazioni. Sono qui perché il mio capo mi ha affidato un incarico da portare a termine nei prossimi giorni. Poi me ne tornerò a New Orleans, dove lavoro e dove ho un appartamento nuovo di zecca.-
- Con la tua ragazza.- Aggiunse Faith, alzando gli occhi verso di lui mentre beveva, per poter esaminare meglio la sua espressione.
    Max fece per replicare, ma si bloccò un istante - Credi davvero che, se avessi avuto una ragazza, ti avrei invitato al ricevimento di domani sera?-
- Non saprei.- Rispose Faith, fingendosi disinteressata, mentre rigirava la cannuccia nel bicchiere - Al giorno d’oggi per voi uomini sembra andare di moda avere una ragazza in ogni “porto”, come fanno i marinai.-
- Spero che tu stia scherzando! Io non sono un uomo qualunque.- Protestò Max, divertito.
    Faith piegò la testa di lato e sorrise - Modesto il ragazzo. Dai, ti sto prendendo in giro.-
- Sarà meglio per te, se non vuoi pagare anche il secondo giro stasera.- Ribatté lui, riprendendo a bere la birra.
    Il juke-box iniziava a diffondere le prime note di “Always on my mind” quando Faith si lasciò andare sullo sgabello, sentendosi sciogliere improvvisamente - Adoro questa canzone.- Sospirò - Non la sento da un sacco di tempo.-
- Scommetto che ti ricorda qualcosa.- Azzardò Max, scrutandola negli occhi.
Faith si portò una ciocca di capelli dietro un orecchio e sollevò un angolo della bocca, scrollando le spalle.
- Credo che nella vita di ogni persona ci siano momenti legati ad una canzone in particolare. Però questa non si riferisce a niente di ciò che ho passato. Piuttosto, non ti capita mai di ascoltare una canzone, magari quando sei sdraiato a letto la sera prima di addormentarti, e immaginare come potrà essere il tuo futuro? So che posso sembrarti una pazza, però a me succede.-
    Max capì perfettamente a cosa si stava riferendo Faith, tanto che gli sembrò di parlare con sé stesso. Gli capitava spesso, eccome, anche con canzoni che non conosceva affatto e apprezzò molto questo particolare di lei.
-  Anche se ogni volta immagino un futuro diverso, a seconda di come mi sento in quel momento.- Proseguì Faith. D'un tratto l'espressione sognatrice e contenta che aveva sul volto svanì improvvisamente, lasciando il posto ad uno sguardo pieno di malinconia.
    Max si accorse del rapido cambiamento, ma decise di non chiederle nulla. Non in quel momento. Non quella sera.
- Adesso sarà meglio che torni in albergo, prima che Holly si preoccupi.- Decise Faith con un sorriso tirato, mentre si rimetteva il cappotto - Probabilmente mi starà aspettando sveglia, mentre piange davanti alla televisione perché alla fine Julia Roberts è andata a sposarsi con Richard Gere o chissà per quale altro arcano motivo.-
    Max sorrise e si offrì di accompagnarla.
- Non devi Max, chiamerò un taxi.- Lo tranquillizzò, uscendo dal locale.
    Percorsero in silenzio i pochi passi che li dividevano dalla Madison Avenue. Max avrebbe tanto voluto confortarla con qualche parola appropriata o, meglio ancora, con un abbraccio, ma giunse alla conclusione che sarebbe stato inopportuno.
    Dal canto suo, Faith apprezzò il silenzio del ragazzo. Qualsiasi altra persona avrebbe fatto milioni di domande. Lui no. Ebbe come l'impressione che avesse capito più di quanto credesse.
    L'aria della sera si era rinfrescata parecchio e lei si alzò il bavero del cappotto. Poi fece un cenno con la mano e un taxi accostò.
- Sono stata bene, Max. Davvero. A domani sera.- Disse, salendo sull’auto.
    Max la salutò alzando un mano e guardò il taxi scomparire in una strada laterale.
    Anche se aveva intuito che nella mente di Faith erano riaffiorati ricordi dolorosi della sua vita, si rese conto che da parecchio tempo non si sentiva così contento.
    Una sottile pioggia cominciò a scendere e le luci, iniziando lentamente a riflettersi sul marciapiede lucido, conferivano alla città un tocco di romanticismo che soltanto le persone innamorate avrebbero potuto percepire fino in fondo.
    E Max era sicuramente una di quelle persone.
  
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