Cupid, draw back your bow and let your arrow flow,
straight to my lover's heart, for me.
Cupid, please, hear my cry and let your arrow fly,
straight to my lover's heart, for me.
Now listen, I don't want to bother you, but I'm in distress
There's the danger of me losing all of my happiness
For I love a girl who doesn't know I exist
and this, you can fix
Cupid –
Blackpool OST (Johnny Nash)
-Ehilà,
vampiro! Sei più depresso del Kyaktus con manie suicide che
Shelke ha investito al terzo tentativo di prendere la patente!-
esclamò Cid, intercettando Vincent nel corridoio. Lo afferrò
per il braccio e lo trascinò in camera sua, mettendogli una
bottiglia di Vodka tra le mani.
-Dì
tutto al tuo caro Cid, Vincy!-
L'ex
Turk osservò la bottiglia, sospettoso. Non aveva mai bevuto
alcolici, da quando si era risvegliato, ma quando era un Turk era
conosciuto per la propria assoluta non resistenza all'alcool. Si
ubriacava con la birra analcolica, a momenti.
Bé,
in fondo aveva un corpo geneticamente modificato, forte,
resistente... L'alcol doveva essere poca cosa in confronto. Bevve un
sorso della bevanda, che gli bruciò nella gola e si sentì
subito più triste del solito.
Ma
con un altro sorso si sarebbe sentito molto meglio. O forse no.
Dopo
quasi mezzo litro di Vodka aveva l'espressione dell'urlo di Munch,
per cui si alzò in piedi di scatto e proclamò
solennemente: -Io sono depresso!-
-E
ubriaco.- constatò Shelke, entrando nella stanza e richiudendo
la porta dietro di sé. Afferrò la bottiglia e la finì
senza esitazioni. -Ma cos'è? Acqua?-
Vincent
si accasciò a terra e Cid controllò non fosse morto una
seconda volta. -Sono innamorato di lei, non riesco a smettere di
pensare a lei, alla sua pelle, ai suoi capelli, al suo profumo... Non
faccio altro che pensare a quello che potrei dirle, che non posso
dirle e quello che diciressi...-
-Che
lingua è diciressi? Ancient?- protestò la rossa,
facendo la candela.
-Ancora
quella rincoglionita di Lucrecia?!- sbottò l'aviatore su cui
Vincent si stava arrampicando per raggiungere il letto.
-Ma
Cid! Cosa disciii?! Lucr... Lucura... Insomma, quella lì è
morta da trent'anni e poi mi ha trattato male.- sussurrò il
moro, con la voce più piagnucolosa del mondo. Riuscì
finalmente a salire sul letto, spingendo Shelke ed avvicinandosi a
Cid, fissandolo negli occhi: -Lei è il Male!-
Shelke
smise di fare aerobica e lasciò le gambe cadere, sotto shock.
-Vincent, ubriacati più spesso, ti prego!-
-Io
amo Yuffie.- annunciò, solennemente.
Cid
lasciò cadere la mascella a terra e Shelke prese a
festeggiare, urlando: -Ho vinto 20 mila gil!!! Mwahahah! Reeve,
aspettami!-
Il
biondo afferrò il “vampiro” per il colletto e lo
spinse contro un muro: -Allora sei stato tu a metterla incinta! Altro
che Astharoth del cazzo!-
-Astharoth
non esiste. Me lo sono inventato.- rispose l'altro. -Sono sempre
stato io, sempre... Ed ora non so più cosa fare...-
Shelke
smise di festeggiare, perché, apparentemente, non aveva fatto
lo stesso ragionamento di Cid. Abbracciò il moro e sussurrò:
-Non lo sapevo! Il mio rospettino...-
Rimasero
qualche lungo minuto in quella posizione, persi nei propri pensieri.
Cid
era sollevato che la sua futura figlioccia avesse un padre e che
quello non fosse un demone. Ma non capiva ciò che trattenesse
Vincent. Fosse stato Yuffie, sarebbe stato felice di sapere che
l'uomo era il vero ed unico padre della piccola.
Shelke
capiva perfettamente, invece, le paure di Vincent, ma sapeva anche
che Yuffie non avrebbe tardato ad accorgersi che era innamorata anche
di quel Vincent. E anche da tempo.
Vincent
si stava riprendendo dalla sbronza e si stava conseguentemente
maledicendo per essersi lasciato andare.
Fu
l'aviatore ad interrompere il silenzio, tirandogli una sonora pacca
sulla spalla: -Bé, sei ancora qui, brutto idiota?! Vai a
confessarglielo, altrimenti continuerà ad essere triste e io
finirò con il chiuderti in una stanza con un Lesmathor nella
stagione degli amori!- sbottò, spingendolo fuori in dalla
stanza malo modo.
-Cos'è
un Lesmathor?- gli chiese Shelke, confusa.
-E
che ne so?-
-Che
cosa ne pensi di questo? Mancano due mesi, lo so, ma a me sembra
perfetto!- esclamò la ninja, sfiorando il legno pallido di un
lettino dalla foggia antica, a dondolo.
Fissò
il letto ed impallidì. Non era quasi mai svenuto in vita sua,
tanto meno da quando era “cambiato”, ma avrebbe potuto
riconoscere quella sensazione tra mille.
-E'...
Carino...- riuscì a balbettare, prima di scappare dal negozio.
La sensazione sgradevole sembrava scomparsa, sostituita da qualcosa
di più forte e di conosciuto. Non poteva più ignorare
il fatto che stava per diventare padre, ma che lei non lo sapeva,
perché, in buona fede, credeva di aver amato qualcun altro.
Si
sedette sugli scalini della piazza, respirando profondamente, ma non
riuscì a calmarsi, perché lo stava seguendo.
-Tutto
ok?-
Scosse
la testa e strinse i pugni. Non riusciva più a tenere per sé
i propri dubbi, per cui, dopo un breve sospiro, glieli espose: -Io
non sono suo padre.- Sì, lo era, ma lei non lo sapeva. -E'
davvero il caso che ti accompagni? Voglio dire... E' tua figlia. Non
la mia. E tu non mi ami, per cui... Non ha senso che ti accompagni.-
La
donna alzò un sopracciglio e sbatté le palpebre,
inebetita. Poi si sedette, a fatica, accanto a lui. -Lucrecia?-
Anche.
Sì, anche per quello non amava quella situazione. Aveva già
aiutato una donna a comprare l'occorrente per la nascita di un
figlio. Una donna che non sarebbe mai stata sua ed un figlio che non
avrebbe mai conosciuto. E trent'anni dopo, era nella stessa
situazione. No, la situazione era ancora più stupida. Era il
rivale di se stesso.
-Ascolta,
Vinnie, tu sei mio marito, almeno finché non deciderai di
chiedere il divorzio per sposare un'avvenente modella. E per Ran puoi
essere quello che più desideri. Io... Io vorrei che tu le
facessi da padre, ma la scelta rimane tua. So che saresti perfetto.-
sussurrò lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Aveva
una scelta. Un lusso che non doveva sprecare. Le posò la mano
sul ventre. Forse ce l'avrebbe fatta, quella volta. Sarebbe stato
padre.
-Sono
terrorizzata, Vinnie, ma so che tu ci sarai e questo mi
tranquillizza, almeno un po'.-
La
camera era piccola e spoglia ed ovunque vi era un odore di chiuso e
di un profumo da quattro soldi, tipico degli hotel a ore.
Si
erano incontrati in quella stanza per più di tre mesi, dal
giorno in cui le aveva chiesto un appuntamento. E per più di
tre mesi non avevano fatto altro che parlare. Essere un demone senza
ricordi del passato non era un male. Le aveva parlato un po' di lui,
del vero lui e lei, era strano, ma era molto interessata. E poi
ovviamente lei aveva parlato molto più di lui, di tutto e
niente. Delle sue paure, dei suoi progetti... E anche di cose che non
si sarebbe mai sognata di dire a Vincent.
E
poi, non sapeva bene come, forse perché il suo profumo e la
sua pelle lo facevano impazzire, si erano ritrovati ad usare il
letto. Non ancora del tutto, ma ci sarebbero arrivati presto.
Almeno
finché lei non scattò a sedere e sospirò: -Non
posso.-
-Eh?-
si stupì, tentando di riprendersi dalla doccia fredda
improvvisa, incapace di formulare un pensiero coerente.
-E'
il corpo di Vincent. Dannazione, Asth! E' come baciare lui! E non
credo sarebbe consenziente!-
Si
sentì morire, ma assunse l'espressione meno addolorata
possibile per guardarla e sorridere: -Tu non hai idea dei pensieri
che fa su di te, Yuffie Kisaragi.- Non voleva dire questo! Oh Shiva,
perché era così rincoglionito?! Però era vero.
Soprattutto in quel momento, la desiderava.
-Questo
è il suo corpo. Quando un giorno si ricorderà di quello
che ho fatto, come credi che si sentirà?-
Da
dio?
-A
lui non importa nulla di te.-
-Non
dire stronzate. E' mio amico! Ed è stato lui a consolarmi
quando Aeris è morta!- sbottò lei, con le mani sui
fianchi.
Che
carina... E lui che aveva sempre pensato che fosse totalmente
insensibile ai suoi tentativi di essere meno stronzo con il mondo...
-Ma
io non potevo, io...!-
-Il
corpo non è tuo, torna quando avrai una delega scritta.-
-Perché
mi fissi?-
La
donna aprì gli occhi e lui non poté fare a meno di
sobbalzare. Come si era accorta che la guardava? Esitò un
attimo, poi sospirò e decise, per una volta, di confidarsi con
lei. -Io e mia sorella dormivamo spesso insieme... Chissà
perché me l'hai ricordata...-
Lei
si girò su un fianco, imitando specularmente la sua posizione,
con una mano sotto il mento. -Non mi hai mai parlato di lei. Era
bella?-
-Molto.
Eravamo gemelli. Prima che me lo chiedi, sì, ci somigliavamo
molto. Solo che lei aveva gli occhi verdi.-
-E
i tuoi com'erano?-
-Nocciola.-
-E'
un bel colore.-
Fece
un breve sorriso, poi riprese il racconto: - Quando ero bambino avevo
paura di tutto e io mi rifugiavo sempre da lei per piangere.-
-Cosa
ti fa venire voglia di piangere?-
Prese
a fissare il soffitto, pentendosi della propria confessione. Per
molte cose avrebbe volentieri pianto ed una di quelle era lei. Lei,
che si era appena infilata nel suo letto e l'aveva stretto a sé.
Ricordare che poco tempo prima quella principessa era sua, che
conosceva ogni centimetro di quel corpo caldo, le cicatrici e la
morbidezza della sua pelle, era terribile.
Allora
aveva pianto, perché si era illuso di poterle confessare
tutto, una volta morto Chaos. Si era illuso che Vincent poteva
bastarle. Ma si rendeva conto, finalmente, che l'unica persona che
avrebbe dovuto morire, quella notte in cui aveva combattuto contro
Omega, era lui.
Era
stanco di vivere.
Doveva andarsene.
L'angolo
degli amichetti di Chaos
Chaos:
Waaah! (piange) Tornerò ad essere un personaggio che non caga
nessunoooo!
Yuffie:
(piange) Tornerò ad essere una brutta copia di Selphieeee!!!
Vincent:
Tornerò IC! (eseguendo il balletto di Thriller dalla felicità)
Ho
avuto dei problemi ad identificare la canzone che ho messo
all'inizio... Ve la saprei cantare e la so a memoria, ma non sapevo
né il titolo né il cantante... Ma in Blackpool (una
mini serie inglese troppo troppo bella) la cantano un po' tutti,
compreso... DAVID TENNANT!
Yuffie:
ecco che si scioglie e va a pregare al suo altarino...
Insomma,
quando l'ho sentita ho subito pensato a Vinnie, anche se sinceramente
non avrei mai pensato che lui e Asthy fossero la stessa persona...
Yuffie:
Ma sei l'autrice!!!
Bé,
a volte le cose mi sfuggono un po' di mano e per la fine non sapevo
più dove sbattere la testa per spiegare Astharoth.
Yuffie:
Un po'?! Non ti sei accorta che due personaggi erano la stessa
persona!!!
Bé,
se ha sorpreso me, pensa i lettori... Tre anni a scervellarsi sui
sentimenti di Vincent e poi scoprono che ce li avevano sotto il naso
tutto il tempo... Come avrò fatto a non accorgermene?
Yuffie:
Oh, Leviathan, salvaci tu... E te non dici nulla, cretino?!
Vincent:
Ah, io lo sapevo che ero Astharoth, so tutto quello che succede nella
mente dell'autrice, persino con chi ti farà avere un'avventura
romantica nella prossima fic... Mi fai quasi tenerezza, Yuffie...
Yuffie:
Oh Leviathan, ovviamente non vuoi dirmelo, vero?
Vincent:
Non sarebbe divertente! Fwahahahaha!
Shelke:
Mi dissocio da quello che dice Cid all'inizio del capitolo, ho preso
la patente alla prima! E quel Kyaktus aveva veramente manie suicide!
Cid:
Sì e le altre sette? E il Tomberry? E l'Omega weapon? E Rinoa?
Shelke:
Glom...
E'
fatta, posso finalmente mettere la parola fine a questa storia. Devo
ringraziare tutti quelli che hanno recensito e tutte quelle persone
che, in generale, mi sostengono tutti i giorni. Grazie mille, spero
di potervi sempre divertire con le mie storie. ^_^
|