Chapter Ten
N.
A. Sono tornatooooo!! Scusate la lunga assenza, per cui un paio di
aggiornamenti: Buon Nataleeeee!!! e anche Buon Annooooo!! Anche se in mostruoso
ritardo xDxD.
Per prima cosa ringrazio as usual coloro che hanno recensito lo
scorso capitolo (cari perchè state diminuendo??? Sob): Polz90, MrxBecKx (grazie per tutte e nove le
recensioni xD), Sif (deaaaaaaar
rieccomi dopo anni luce xD), Kikisummer (sii sempre così ispirata
cara, mi riempi il cuore di gioia!!), Leonard91, Rosa Princess.
Ed ora il primo
SPAZIO PUBBLICITA' vero e proprio!!!! (Le storie sono ordinate in ordine
alfabetico):
- Happy New Year! di Sif
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=404627&i=1)
- Her Hidden Dark Side di EllyChan91
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=409914&i=1)
- Hunter's Life di Leonard 91
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=451359&i=1)
- The Prophecy di Kikisummer
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=449176&i=1)
Chapter
Ten
Hated, Lost, Found, Rejoined
“Sì, ok”
La ragazza guarda l’orologio. Alza gli
occhi al cielo, spazientita.
“Va bene, ok, certo”
Lancia uno sguardo
esasperato all’amica, che sorride per la sua faccia buffa.
“No, no”
La voce dall’altra parte del
cellulare non la smette di blaterare. La ragazza cambia orecchio, e con la mano
destra adesso libera apre lo zaino. Agguanta la sua fotocamera digitale nella
borsa e comincia ad immortalare all’impazzata il paesaggio fuori dal
finestrino.
“Certo, anch’io ti voglio bene mamma,
ciao, un bacione”
Preme il pulsante che pone fine alla
chiamata.
“Mamma mia, sarà la ventesima volta
che mi chiama da quando siamo partiti!”
“Magari avessi una madre così
protettiva nei miei confronti” fa l’altra ragazza. Afferra una ciocca dei suoi
capelli neri scalati e la annusa. “L’ho dovuta chiamare io una volta scesi
dall’aeroporto.
La prima, boccoli biondi ed occhi
verdi, le sorride comprensiva.
“Su, avanti Maddalena, facciamoci una
bella foto insieme! Dì paella”
“Che fine ha fatto il vecchio
cheese?”
“Nah, En espaniol es mucho
mejor!“
Le due ragazze
ridacchiano.
Qualcosa tira un ricciolo biondo. La
ragazza alza gli occhi. Un sorriso beffardo troneggia su di
lei.
“Elias, piantala! Già ho dei capelli
abbastanza osceni senza che tu peggiori la situazione!”
“Oh, andiamo Michelle,
rilassati. Non essere acida. Siamo in gita!”
E detto questo il ragazzo sparisce
dalla visuale, andando in fondo al pulmino per scherzare con i suoi
amici.
“È
cotto di te” sussurra Maddalena con aria di chi la sa lunga.
“Macchè!” Michelle scuote la
testa sorridendo.
In quella, il professore di inglese si
alza in piedi e richiama l’attenzione.
“Senores e senoritas, siamo in
arrivo alla nostra meta: Pinksea! Next stop: Pinksea!” conclude imitando
gli speaker delle ferrovie.
Tutti ridono, al ricordo del viaggio
in treno verso Caracas.
“Madda, vieni a vedere il terrazzo! È
stupendo!”
La ragazza dai capelli corvini
raggiunge la sua amica ed entrambe si soffermano ad ammirare l’orizzonte. Il
sole, già per metà dentro il mare, si accinge a sprofondare sempre più. I suoi
raggi caldi arrossiscono le piccole onde del placido oceano. Il cielo è di una
bella tonalità di arancione. Le due ragazze sospirano, estasiate da quella
vista.
Sotto di loro, parallele alla lunga
fila di alberghi, le immense spiagge rosa, celeberrime in tutto il
mondo.
“Come avrei voglia di fare un bagno”
mormora Michelle.
“Concordo. Sebbene sia solo Aprile,
quel blu cristallino è così invitante…” prosegue l’amica con aria
sognante.
La suoneria di un cellulare rompe
tutta la magia.
“Possibile che mia madre debba sempre
rovinare questi momenti?” commenta Michelle stizzita.
Sala da ballo
dell’albergo.
“Luegones! Luegones! Luegones!” gli
studenti incoraggiano il professore a gran voce e battendo le
mani.
“Ok,
ok, se proprio insistete, canterò una canzone!” esclama l’uomo,
fiero.
“Sììììììì!” un boato esplode dai
ragazzi.
I want to break free, I
want to break free from your lies, you’re so self satisfied I
don’t need you, God knows, God knows I want to break
free…
***
Caldo.
Il sole è alto nel
cielo.
Una
sottile brezza scompiglia i capelli degli sfidanti.
Quattro ragazzi da un lato, tre
fanciulle ed un suino cornuto dall’altro.
Si guardano in
cagnesco.
Qualche goccia di sudore imperla le
loro fronti.
Sono tutti concentrati sul loro
obiettivo: un fazzoletto di seta azzurro.
“Numero…” urla la voce di Ezius,
sorreggendo il pezzo di stoffa e lanciando occhiate divertite alle due opposte
fazioni.
“Due!”
Hellen ed Edward scattano. Il mago è
il primo a raggiungere il fazzoletto, ma la principessa è subito dietro.
Entrambi si fissano, con un sorriso di sfida. Lanciano occhiate al loro
obiettivo, aspettando il momento propizio per conquistarlo e scappare via senza
farsi toccare.
“Oh, no, l’Uniporco sta
male!”
Hellen gira lo sguardo preoccupata.
Elle grugnisce contento.
Edward, rapido, afferra il fazzoletto
e fugge via, trionfante.
I ragazzi
festeggiano.
“Ma no, Hellen, era una trappola!” le
fa Emerald.
Orazius passa con un cartello in mano
con su scritto: Round Uno. Boys 1 – Girls 0.
“Ai vostri posti” richiama
Ezius.
Si
fa ridare il pezzo di stoffa da Edward e lo stende di nuovo a metà strada tra i
contendenti.
“Numero…”
Tutti si guardano
tesi.
“Tre!”
Leonard e Casey partono in quarta.
Agile e scattante, l’elfa raggiunge per prima il fazzoletto e fugge via
rapida.
“Vai, Leo,
prendila!”
Il cavaliere di draghi comincia ad
inseguirla per impedirle di fuggire. Compie un balzo quasi felino e allunga una
mano verso l’elfa, con lo scopo di sfiorarle la schiena.
Puff! Cade sulla sabbia con
un rumore sordo.
“Ahia” mormora,
deluso.
“Sììì!” Casey saltella allegra e le
ragazze festeggiano con lei.
Orazius mostra il suo cartello. La
situazione è di assoluta parità.
“Numero…” scandisce Ezius, una volta
che i contendenti hanno ripreso le loro postazioni.
“Uno!”
Paul ed Emerald partono in quarta. La
vampira giunge per prima, ma aspetta il suo compagno. Le due paia di iridi di
diverse tonalità di verde si studiano beffarde.
“Amore” esordisce la vampira
zuccherosa. “Hai una scarpa slacciata!”
“Ho i sandali, Emerald” sorride
Paul.
Si
muovono a scatti per ingannare l’avversario.
Paul assume una faccia
indignata.
“Perché non hai intonato le tue
infradito con gli orecchini?”
Emerald si guarda confusa i piedi.
Paul, rapido, afferra il fazzoletto e scappa via.
“Sììì!” i ragazzi danno pacche gioiose
sulla schiena del vincitore.
“No, stiamo perdendo!” esclama
Casey.
Infatti Orazius mostra il risultato:
Boys 2 – Girls 1.
“Visto che questa è l’ultima sfida,
darà due punti alla squadra che agguanterà per prima il fazzoletto. Tutto
chiaro?” spiega Ezius con tono pratico.
I ragazzi e le ragazze annuiscono. Il
messaggio, non poi così implicito, è semplice: chi vince questa manche
vince la competizione.
“Numero…” Ezius lascia alla suspense
il tempo di rendere l’aria più tesa.
“Quattro!”
Xander e Elle l’Uniporco
scattano.
Le due fazioni fanno un tifo
sfegatato, una parte per il ragazzo, l’altra per la tenera
bestiola.
“Ti farò mangiare la polvere!” esclama
Xander sicuro di sé.
“Oink!” è la risposta furente del
suino.
I
due giungono davanti all’ambito premio.
“Guarda! Una confezione di prosciutti
volante! Non saluti i tuoi parenti?”
E mentre addita un punto indefinito
nel cielo, l’Uniporco, scaltro, fa un balzo e con la boccuccia adiposa afferra
la stoffa azzurra e fugge via a perdifiato.
“Doh!” esclama Xander,
fregato.
“Evvai!” le ragazze saltellano allegre
attorno alla creatura che le ha fatte vincere.
Paul, Leonard e Edward si massaggiano
i polsi, furenti, e si avvicinano arrabbiati a Xander.
“Ci hai fatto perdere contro
delle ragazze. Che umiliazione!”
Benché tutti siano a conoscenza del
risultato finale, Orazius alza nel cielo il suo cartellone, che adesso reca la
scritta: Boys 2 – Girls 3. Girls winners, boys losers!
***
“E questa è la statua del più grande
condottiero peruviano che ha colonizzato quest’area. Spero siate tutti a
conoscenza del fatto che gli spagnoli furono i primi ad insediarsi in questa
zona, vero?” chiede la guida esperta, additando un’imponente statua di un uomo
baffuto e dai tratti sudamericani.
Michelle fotografa all’impazzata tutti
gli edifici della piazza, quindi si concentra sugli adolescenti della
città.
“Mica male, eh?”
“Ma cosa? La statua?” chiede
Maddalena scettica.
“Macchè! La fauna di
quest’isola!”
La mora dà un’occhiata
attorno.
“Mah, preferisco i
venezuelani”
“Bene, la prossima tappa sarà la
Chiesa di San Venceslao di Pinksea, da questa parte ragazzi, seguitemi e
non disperdetevi”
“Che noia!” sussurra una voce
nell’orecchio di Michelle, mentre la scolaresca avanza alle spalle della guida
indigena.
La ragazza si volta. Elias le sorride
radioso.
“Oh, sei solo tu!”
“Ehi, chi ti aspettavi, il
principe azzurro?”
“Magari! Mi porterebbe via da questo
noiosissimo tour della città. Mi porterebbe a vedere le spiagge rosa, altroché.
Quelle sì che sono degne di essere immortalate!”
“Bè, ti ci posso portare io” mormora
Elias sul vago, con sguardo sicuro di sé.
Michelle lo guarda
incerta.
“Come si fa con Luegones e Mr.
Aburrido?”
“Ma figurati se si accorgono della
nostra assenza! Hanno lo stesso spirito di osservazione di una
talpa”
Michelle sembra pensarci un
attimo.
“Mi hai convinto! Andiamo!
Maddalena?”
“Lasciala lì dov’è, voglio stare da
solo con te”
“Oh, questo posto è
bellissimo”
Michelle, le scarpe in una mano,
cammina a piedi nudi sulla sabbia chiara. Si diverte a lasciare delle
orme.
“Quando la gente verrà a mare
quest’estate potrà ammirare le orme dei miei bellissimi
piedini”
“Mentre io a Maracaibo potrò ammirare
la bellissima proprietaria di queste impronte”
Elias stringe la ragazza a
sé.
Met you by surprise, I didn’t realize that my life
would change forever…
Michelle si lascia trasportare dal
ragazzo, assuefatta dal tepore del sole mattutino.
“Guarda l’acqua, è
bellissima!”
Si avvicinano alle piccole onde del
mare. La ragazza immerge i suoi piedi nell’acqua limpida.
“Brr, è anche
gelida!”
Elias abbraccia la
ragazza.
“Cosa vuoi fare adesso,
piccola?”
Attende speranzoso la
risposta.
“Mmh, una bella foto per immortalare
questo momento?”
“Agli ordini,
signorina!”
Michelle ride. Con lo sguardo cerca
altre presenze umane lungo l’infinita spiaggia.
A poca distanza da loro, un gruppo di
ragazzi è sdraiato su degli asciugamani. Sono tutti intenti a godersi il bel
sole.
I
due venezuelani si avvicinano alla comitiva.
“Salve ragazzi, ci potreste fare una
foto? Magari con questo bel mare come sfondo”
“Avete parlato di foto?” Hellen salta
su entusiasta. “Se volete vi faccio un set completo!”
Tutti
ridacchiano.
La principessa si impossessa della
macchina digitale della ragazza e mette a fuoco la coppia. Elias si sporge per
poggiare le labbra sulla guancia di Michelle.
Dopo due o tre scatti Hellen mette lo
zoom, e si blocca improvvisamente. Quella tonalità di verde le sembra così
familiare. E anche i tratti somatici, ma non riesce a collegarli a nessuno delle
persone che conosce.
Si scrolla di dosso quei pensieri con
un sorriso e continua con i suoi scatti.
“Grazie mille” la proprietaria della
digitale riprende il suo oggetto dalle mani di Hellen e si
presenta.
“Sono Michelle e lui è
Elias”
Dal
canto suo la principessa comincia a presentare tutti i suoi
amici.
Un
grugnito annuncia che qualcuno nell’elenco è stato
dimenticato.
Michelle si gira verso la fonte del
rumore.
“Ma che carino! Che
cos’è?”
Si
avvicina alla creatura e ne accarezza la rosea testolina.
“È un Uniporco. Non è
adorabile?”
“Oh, sì, voglio una foto con
lui!”
“Subito!”
Concluso anche il secondo set
fotografico, Michelle si accascia su uno degli asciugamani.
“Fai pure!” esclama Paul
ironico, inarcando un sopracciglio.
Xander ed Hellen incollano lo sguardo
sui due, quindi si scambiano un’occhiata. Stanno pensando la stessa cosa. E non
sono i soli.
“State un attimo fermi” intima Emerald
ai due.
Paul e Michelle la guardano. Stessi
occhi, stessi zigomi, stesso taglio di labbra.
“Avete mai sentito parlare dei
sosia?”
I
due “sosia” si scrutano l’un l’altro, quindi scuotono la testa, non molto
convinti.
Tutti li guardano, stupiti
dall’evidente somiglianza. Le uniche due differenze consistono nell’età e nella
carnagione: bruna ed abbronzata nel caso di Michelle, pallida e cadaverica
quella del guerriero.
I due rimangono a fissarsi, di
nuovo.
“Nah!” esclamano
infine.
Tutti ridacchiano.
“Di dove siete? “ chiede
Casey.
“Maracaibo”
“Maracaibo, mare forza
nove, fuggire sì ma dove, zà, zà!” canticchiano Xander ed Edward, uno più
stonato dell’altro, provocando le risa degli amici.
Elias inarca un sopracciglio,
lanciando ripetute occhiate all’orologio.
Gli spagnoli salutano il
resto della comitiva, la principessa riceve in dono anche due baci sulla guancia
per la sua disponibilità.
Una volta allontanati, Elias torna ad
abbracciare la ragazza dai boccoli d’oro.
“Come facciamo a tornare
indietro?”
“Tranquilla, abbiamo ancora
tempo”
“E
se ci scoprono?”
“Ritorneremo in albergo prima di loro
e diremo che, dato che ci eravamo persi, siamo tornati molto diligentemente in
hotel da soli ad aspettarli”
“Sei un genio, Eli!”
“Lo so!”
“E ora dove stiamo
andando?”
“Ti farò provare un’esperienza
indimenticabile prima di andare via. Avrai un bellissimo ricordo di questa gita,
te lo assicuro”
Michelle sorride, a suo agio, e si
lascia condurre fiduciosa dal ragazzo.
Dreams are my reality, a
different kind of real fantasy, illusions are a common thing, I try to live in
dreams, although it’s only fantasy…
***
“È una delle cose più belle che abbia
mai visto!”
Becco chiaro, sguardo altero, candido
piumaggio e possenti ali brune, congiunte da un torso leonino a vigorose zampe
equine e ad una coda argentea. L’Ippogrifo, possente e statuario, passeggia con
sguardo regale e con magnificenza. Come lui, altre creature simili brucano
all’interno dell’ampio recinto.
“Ti va di cavalcarne uno?” chiede
Elias, la voce piena di dolcezza.
“Ma non sarà
pericoloso?”
“Saliremo su dei piccoli Ippogrifi,
non sono più alti di un metro. Fingi di essere su un pony
volante”
Il ragazzo si rivolge all’uomo che
possiede le splendide e fiere creature.
“Quanto costa il noleggio dei
cuccioli?”
L’uomo sbatte le palpebre
ripetutamente.
“75 kine all’ora a testa, ma bisogna
essere maggiorenni, fanciullo”
“Ho già sedici anni!” Elias gonfia il
petto. Michelle ridacchia per la bugia dell’amico.
“Risposta sbagliata!” il possidente
degli Ippogrifi mostra un sorriso sdentato. “In quest’isola bisogna avere
ventuno anni per essere maturi, e ti posso assicurare che tu sei lontano anni
luce da questo aggettivo”
Il ragazzo mostra una banconota, così
leggera e così potente.
“500 kine per me e la mia dama
bastano? Staremo in volo giusto tre quarti d’ora, poi dobbiamo letteralmente
volare in albergo”
L’uomo strabuzza gli
occhi.
“M-mi raccomando, che rimanga tra noi…
avanti, svelti, i più piccoli sono in quella stalla laggiù,
seguitemi”
Elias sorride sfacciato a
Michelle.
Questo è uno degli infiniti vantaggi
di essere il figlio del dirigente della più proficua catena di supermercati
venezuelana.
***
“Dove diavolo si sono cacciati?”
ansima Maddalena.
Sta correndo lungo la spiaggia,
inquieta. Il professore e tutta la scolaresca stanno tornando in albergo
anticipatamente, perché un ragazzo si è sentito male. Ovviamente nessuno si è
accorto dell’assenza di due – ora tre – membri della classe, ma deve avvertirli,
prima che sia troppo tardi.
“Sara il caso di chiedere
indicazioni!”
E rallenta, stanca. Cammina tenendosi
le mani sui fianchi.
“Michelle mi deve un favore, un
enorme favore!”
Paul cammina lungo la spiaggia, da
solo.
Uno
strano sentimento, rassomigliante alla speranza, gli invade il cuore. Ma non osa
crederci.
Non può certo ignorare la stupefacente
somiglianza con Michelle, ma c’è anche un altro dettaglio che complica le cose.
Maracaibo. Afron è nata lì. O meglio, era. Lei è morta nell’incendio di
Andselv. È anche solo lontanamente possibile che sia sopravvissuta e sia
tornata, con una creatura in grembo, nel suo paese d’origine?
Paul scuote la testa. Tutto
ciò è assurdo.
Eppure, anche l’età non è improbabile.
Paul cerca la discrasia tra i dati che ha. La ragazza va in terza media. Ciò
implica che è nata nel 1994. L’incendio di Andselv risale al Natale
93.
Il
cuore di Paul si fa pesante. Ma sì, anche la fissa di Afron per la Francia e
tutto ciò che riguardava questa nazione, nomi propri di persona con accento
sull’ultima sillaba compresi.
E se fosse davvero così? Se Afron
fosse davvero sopravvissuta?
Deve assolutamente parlarne con quella
ragazza. Ha una lista infinita di domande da porle.
Ma dove si sarà
cacciata?
“Scusa, hai per caso visto una ragazza
alta più o meno così con voluminosi boccoli biondi e occhi
verdi?”
Paul dirige lo sguardo verso la
ragazza che ha parlato. I suoi occhi sono inespressivi.
“Ehi, ci sei? Perché mi
guardi così?” la moretta gli sventola una mano sotto il naso.
“Eh, sì, scusa. Sto cercando
anch’io Michelle”
Maddalena è
sorpresa.
“Davvero? E tu chi saresti per lei? Un
amico?”
“Non ne ho assolutamente
idea!”
“Perfetto! Sei la persona adatta ad
accompagnarmi nelle mie ricerche!”
***
Vola con quanto fiato in gola la luce
ti innamora e l’Ippogrifo vola nel cielo vola.
“Yuuuhuuu! È bellissimo!” Michelle
allarga le mani, incurante del serio pericolo in cui si trova.
Lascia che il vento le
sferzi il volto.
Elias, saldamente ancorato al
piumaggio del suo baby Ippogrifo la guarda terrorizzato.
“Non essere idiota e tieniti
stretta al tuo destriero, Miky!”
“Oh, andiamo, cosa vuoi che succeda?
Non stiamo volando mica tanto alto!”
Elias guarda in basso. La stalla
dell’uomo sdentato è solo un puntino lontano, le spiagge una linea rosa con
delle imperfezioni. Deglutisce.
“Ma guarda quell’incosciente!” Paul
addita un punto nel cielo. Due Ippogrifi si librano nell’aria, uno in
particolare in modo scomposto e con movimenti troppo fulminei e
vacillanti.
“Come fai a sapere che sono loro?”
chiede Maddalena al suo fianco, sorpresa.
“Lo so e basta.
Andiamo!”
E i due iniziano a correre verso la
stalla.
La voce lamentosa del professore non
fa altro che parlare e parlare.
Michelle disegna stancamente sul
diario, prestando attenzione solo a tratti alla
spiegazione.
“A Creta il re Minosse aveva chiesto a
Dedalo di costruire un labirinto per il Minotauro. Concluso il lavoro,
conoscendone l’intricata struttura, a Dedalo e il figlio Icaro fu preclusa ogni
via di fuga dall’isola da parte di Minosse, che temeva che ne fossero svelati i
segreti. Per scappare, Dedalo costruì delle ali con delle penne e le attaccò ai
loro corpi con della cera. Il padre mantenne una traiettoria di volo a metà tra
il sole, che col suo calore avrebbe sciolto la cera, e le onde impetuose del
mare. Al contrario, Icaro, avvinto dall’ebbrezza del volo, saliva su e giù nel
cielo incurante del pericolo. Ma la tragedia tanto temuta da Dedalo avvenne:
Icaro si avvicinò troppo al sole, la cera che lo teneva legato alle sue ali si
sciolse e lui precipitò, con un urlo infinito, nel mare blu, e non uscì più vivo
dal regno di Poseidone”
***
“Guardami! Con una mano sola!” esclama
Michelle, al settimo cielo.
“Sul serio, sarei molto più a mio agio
se tu ti tenessi con entrambe le mani” le fa eco Elias, con buonsenso e una nota
di terrore nella voce.
“Ed ora, senza mani!” la ragazza
solleva anche l’altra. “Vuoi che mi alzi in piedi?”
“Assolutamente no! Stai ferma dove
sei!”
Michelle, incurante dei consigli del
ragazzo, induce l’animale a ruotare su se stesso. L’Ippogrifo vortica in modo
pauroso e perde parecchi metri.
Elias ha un tuffo al cuore, cerca
disperatamente con lo sguardo Michelle.
Ma ella ricompare all’improvviso, più
allegra che mai.
“È stato favoloso! Su, non fare il
vecchio e divertiti un po’!”
“Michelle, stai
attenta!”
La voce imperiosa non è quella di
Elias. La ragazza si volta verso il suo reale proprietario.
Paul, a cavallo di un
piccolo Ippogrifo, li ha raggiunti, seguito a ruota da Maddalena, palesemente
affaticata. Il primo rivolge uno sguardo severo all’incosciente
bionda.
“Oh, non ti ci mettere anche
tu!”
“Michelle, ora ritorniamo
indietro”
“Questo è fuori discussione, mi sto
divertendo come una matta!”
“Miky” la voce di Maddalena è
supplicante. “Ti prego, Luegones e gli altri stanno ritornando in
albergo…”
“Ma perché tutti volete impedirmi di
essere me stessa? Tornerò indietro quando non vorrò più stare qua a dondolarmi
nel cielo!”
“Non fare la bambina e vieni con me,
prima che ti tiri un ceffone!” il tono di Paul è duro.
“Ma chi diavolo sei tu per
darmi ordini?” chiede Michelle sconvolta.
“Tuo fratello,
Marianne!”
“Come mi hai
chiamato?”
Succede tutto in un
attimo.
Michelle stringe le piume
dell’Ippogrifo per la sorpresa, la creatura si issa compiendo un’ampia
parabolica e la ragazza viene sbalzata via dalla sella
piumosa.
“AAAAHHHH!”
Con un urlo lacerante
precipita sempre più giù, diretta verso l’oceano.
“Michelle!” urla Paul, e sprona il suo
Ippogrifo a planare verso la figura in caduta libera.
Ma è troppo
tardi.
Michelle cade in
acqua.
“Marianne, vuoi stare
attenta?”
Helga, intenta a prestare attenzione
alla guida, richiama la sua bambina, che cammina sul bordo tra il cemento e la
laguna.
Sono a Venezia e il sole risplende
sulle cupole di San Marco. L’ultima gita che Hubert e Helga hanno passato
assieme a tutta la famiglia.
Marianne, come se non avesse sentito,
continua a camminare imperterrita, troppo vicina all’acqua della
laguna.
Un passo falso e…
oops!
“Marianne!” urla Helga,
stridula.
Ma Paul era lì, a pochi centimetri
dalla sorellina, ad assolvere al compito di stretta sorveglianza che spettava ai
suoi genitori.
L’undicenne afferra rapido la bimba di
due anni con presa salda, prima che essa possa toccare
l’acqua.
Ma questa volta non è stato
così.
Sua
sorella l’acqua l’ha toccata, eccome.
Sarà difficile dimenticare
l’espressione di sorpresa mista a terrore sul volto della sua ritrovata
sorella.
Paul si lancia dall’Ippogrifo e con un
tuffo vigoroso si immerge sott’acqua.
Volge la testa a destra e a sinistra e
dilata gli occhi per avere una visuale più ampia possibile.
Eccola, è indistinguibile.
La figura sta affondando lentamente, priva di sensi, inghiottita dal blu sempre
più scuro dell’oceano.
Paul nuota, veloce e aggraziato. Gli
anni passati a convivere e comunicare con la natura non sono stati inutili. I
suoi polmoni soffrono poco l’assenza di ossigeno, al contrario di
Michelle.
La raggiunge rapidamente e la agguanta
per il bacino.
Cerca di riemergere in superficie, ma
la zavorra lo rallenta molto.
Il naso e i polmoni cominciano a
bruciare. Le orecchie sembrano chiudersi. Il non sentire Michelle respirare non
lo aiuta. Si sente affaticato.
Ma alla fine… luce. I raggi di sole lo
colpiscono in volto. Nuota senza fermarsi, sfruttando le onde, con una mano.
L’altra stringe saldamente la sorella.
Guarda verso la costa, la distesa di
sabbia rosa non è lontana. Ce la può fare.
Ce la deve
fare.
***
“Si riprenderà?” chiede Casey
triste.
Una piccola folla ha lo sguardo posato
su una figura dormiente su di un letto bianco. È avvolta da lenzuola dello
stesso colore e numerosi tubi la collegano a strani
macchinari.
Paul, seduto accanto a lei,
annuisce.
“Deve. Ho già perso abbastanza
fratelli, non posso lasciare andar via anche l’ultima che mi è
rimasta”
“Ma sei sicuro che sia tua sorella?”
chiede Leonard.
“Non ne ho la certezza, ma me lo
sento”
Paul non distoglie lo sguardo dalla
ragazza.
“Se solo fossi intervenuto prima…”
mormora, duro.
“Non dire sciocchezze, amore, è merito
tuo se ora tua sorella è ancora viva” la vampira stringe le spalle del
guerriero.
Dalla parte opposta, Elias e Maddalena
piangono, mentre il professor Luegones osserva il dottore visitare la paziente.
Nessuno sembra aver ascoltato una sola parola del dialogo.
I primi raggi di sole
illuminano la stanza d’ospedale.
Paul non ha chiuso occhio neanche per
un minuto.
Si sente indolenzito ma non gli
importa.
La porta della stanza si
apre.
“Oh,
pensavo non ci fosse nessuno”
Paul inarca un sopracciglio. Elias
prende posto accanto al letto sul quale è stesa Michelle.
“Nulla di
nuovo?”
Paul scuote la
testa.
“Non capisco cosa le sia saltato in
mente…” mormora Paul tra sé e sé. “Perché fare una cosa così pericolosa?
Possibile che sia così incosciente?”
Elias tossicchia, a disagio. Il
guerriero alza gli occhi verso di lui.
“Ecco, non è stata proprio un’idea di
Michelle, quella degli Ippogrifi…”
Paul dilata gli occhi, poi assume
un’aria pensierosa. Sospira rassegnato, non è più in grado di arrabbiarsi. Non è
più in grado di provare alcuna emozione.
“Da quanto tempo è che conosci
Michelle?”
“Oh, una vita, abbiamo fatto asilo,
elementari e medie insieme. Frequenteremo anche lo stesso
liceo”
Paul sorride.
“Parlami di
lei”
“Come
hai detto?”
“Raccontami qualcosa sul suo conto,
sui suoi genitori, su qualche evento degno di nota della vostra
infanzia”
Questa volta è Elias a
sorridere.
“Mia zia è molto simpatica, anche se è
un po’ oppressiva a volte. Ma ogni volta che vado a mangiare da lei fa dei dolci
squisiti”
“È la mamma di
Michelle?”
“Sì, la chiamo zia perché la conosco
da quando sono nato, ma non c’è nessun legame di parentela”
“E qual è il suo
nome?”
“Afron Dominguez”
Paul sorride. Ne era
certo.
“E
che mi dici del padre?”
“Michelle non lo ha mai conosciuto. So
soltanto che è morto prima ancora che nascesse, ma non so neanche il suo
nome”
Una
volta sciolto, Elias si lancia in un ripasso di tutti i ricordi più belli
passati in compagnia di Michelle, un excursus che va dal loro primo
“ciao” all’asilo, al primo dente da latte caduto, a tutte le volte che si sono
sporcati il grembiule alla mensa della scuola alle elementari, alle prime
esplosioni di pubertà e ai primi fidanzati delle medie.
Paul si lascia trasportare
dal suo racconto, cerca di rivivere tutte le esperienze che non ha potuto
osservare in prima persona, e i suoi occhi si fanno sempre più
lucidi.
Elias aggiunge sempre dettagli, entra
in una sorta di intimità con quel suo confidente tanto interessato alla sua
migliore amica, fino ad esplicitargli candidamente la sua cotta segreta per
lei.
Il
venezuelano abbandona l’ospedale solo all’ora di pranzo, lasciando Paul solo con
Michelle.
***
È stato un sogno
bellissimo.
Un uomo dai suoi stessi occhi verdi e
la pelle chiara le diceva che era troppo presto per lei. Aveva ancora tante cose
da vedere, sentire e provare in vita. Non era ancora tempo per lei di
raggiungerlo e fargli compagnia in quello strano posto bianco, sfocato,
atemporale.
Sì, è stato un sogno
indimenticabile.
Socchiude gli occhi lentamente, e la
luce comincia a colpire le sue iridi. Li richiude subito. Non è facile abituarsi
a ciò a cui non si è avvezzi da tempo.
Ha un lieve mal di testa. Sembra che
abbia dormito per anni.
Apre gli occhi nuovamente, questa
volta con un po’ più di coraggio. Di fronte a lei, una parete
bianca.
Prova a compiere un qualsiasi momento
invano. Si accorge con orrore dei tubicini che la legano ai
macchinari.
Un leggero russare alla sua sinistra.
Gira lievemente la testa, incurante del dolore alla nuca.
È il ragazzo che ha
conosciuto in spiaggia, ma non si ricorda il suo nome. A dire il vero, non
riesce a ricordare nulla, neanche il perché lei sia stesa su quel letto
d’ospedale.
La porta si apre di scatto e una
figura irrompe nella sala. Non fa il tempo a girare il viso che si ritrova nella
morsa di un abbraccio stritolatore. Delle gocce calde le colpiscono le
gote.
“Oh,
Michelle… non sai che ansia… ho preso il primo aereo… ho subito pensato al
peggio… i dottori mi avevano detto che eri in coma… e invece sei sveglia,
piccola mia!”
“Mamma, mi stai facendo
male!”
Afron si discosta dalla figlia, senza
abbandonare le sue guance.
“Scusa, tesoro!”
“Mi sono appena svegliata.
Ma perché sono qui? Che è successo?”
“Non importa, non importa,
l’importante è che tu sia viva, è tutto finito, tutto finito…” continua a
borbottare la donna, piangendo lacrime di gioia. Si volta per una frazione di
secondo verso la finestra per poi ritornare ad osservare la
figlia.
Un
momento… Afron si gira di nuovo, incredula.
Paul è sveglio – la brusca entrata in
scena della madre ansiosa non era stata silenziosa – e ha la bocca lievemente
schiusa per la sorpresa.
Stessi occhi scuri, stessa carnagione
così familiare trasmessa alla figlia, capelli meno lucenti, labbra meno
attraenti, i segni del tempo più incisivi nel suo volto di
quarantenne.
Ma è lei, la sua
matrigna.
Non si accorge delle lacrime che
segnano solchi profondi sulle sue guance, non si accorge che il suo cuore ha
iniziato a martellargli nel petto, non si rende conto di essersi alzato ed
essersi avvicinato ad Afron, realizza solo di stringere tra le sue braccia la
donna che aveva odiato quattordici anni addietro, che aveva creduto morta e che
era resuscitata, non si sa come, non si sa perché. E mentre lui perdeva tutti i
suoi fratelli, lei ha lenito il dolore con il miracolo più bello, quello della
nascita, il miracolo della vita. Ha trovato la ragione di vivere che lui non è
riuscito a trovare, distrutto dal dolore. Si è ritrovata tra le mani un motivo
per cui combattere, credendo perduto suo marito e tutti i figli non suoi. Tutto
l’odio, tutta la tristezza, tutto il dolore, svaniscono così, in un unico,
lunghissimo, intenso abbraccio. Certo, il ricordo rimarrà per sempre, ma è più
facile reggere quel fardello in tre, uniti, che divisi e
lontani.
Parallelamente, Michelle riacquista la
memoria, e si osserva, da un’altra prospettiva, nella sua stoltezza, nella sua
fanciullaggine. Ricorda la rivelazione del fratello, la somiglianza che aveva
sottovalutato, il racconto malinconico della mamma su suo padre e sui suoi
fratelli, creduti tutti svaniti in quel rogo natalizio.
Un minuto, dieci, mezz’ora,
chi può dirlo?
Nessuno dice una parola, ma i tre
personaggi comprendono tutto. Non ci sono segreti in quel momento di intimità
così forte, in quella silenziosa comunicazione a tre voci, in quelle lacrime che
sembrano non finire più, celate dietro anni e anni di rassegnata sofferenza mai
placata.
E
poi, molto banalmente, così come era iniziato, tutto si
interrompe.
Il dottore entra nella stanza e chiede
di parlare con la madre. La donna non guarda ne la figlia ne il figliastro ed
esce dalla stanza, ancora singhiozzando e tirando su col naso.
Paul e Michelle si guardano
e restaurano subito la comunicazione persa con
quell’interruzione.
Abbiamo un identico paio di iridi, lo
stesso di papà,
sembra dire Paul.
Grazie fratellone, sono contenta di
averti ritrovato, è
ciò che gli occhi lucidi di Michelle esprimono.
E poi, una taciturna richiesta, così
lampante in quegli occhi tanto curiosi e nostalgici.
E Paul la accontenta, le parla di
papà, questa volta con la voce.
Hubert Nikolai Iglar, un
grand’uomo. Non a caso è lui l’artefice di quei
due gioiellini insieme nella stessa stanza d’ospedale.
Senz’altro sta sorridendo
lassù, adesso. Lui ha sempre saputo tutto, della gita, dell’Ippogrifo, tutto. E
senz’altro attendeva con ansia questo giorno.
Parla solo Paul, Michelle non riesce a
proferir parola. Ma continua a comunicare con gli occhi, come solo lei, sua
madre e suo fratello sanno fare.
E tutto il vuoto creato dal tempo in
tutti questi anni sembra riempirsi pian piano, ad ogni notizia, ad ogni evento
degno di nota.
Afron rientra, adesso sorride. È
serena, è uno dei più bei giorni della sua vita.
E vale lo stesso per i suoi figli, ne
è certa.
Nulla, adesso, può andare storto.
Nothing can go wrong.
***
Aeroporto di
Eufrasia.
“Michelle!”
Maddalena affonda il suo
viso nei boccoli dell’amica.
“Non sai quanto mi sei
mancata!”
“Anche tu, Madda”
Elias la guarda,
sospettoso.
“Dove sono le tue
valige?”
Maddalena verifica quella notizia.
Dilata gli occhi sorpresa.
“Michelle, cosa sta
succedendo?”
“Ragazzi, ho ritrovato mio fratello,
io e mia madre non possiamo separarci da lui”
“Ma… Maracaibo?” chiede Elias,
attonito.
“Andiamo, abbiamo sempre stentato ad
arrivare a fine mese, mia madre non ha mai avuto un lavoro in regola. La vita
qua è meno cara”
“E dove vivrete?” chiede Maddalena,
rassegnata. È triste dover dire addio ad una delle persone più importanti della
propria vita, ma comprende le sue ragioni. E la comprensione e la ragione
aiutano sempre ad affrontare le perdite.
“Nel castello del re, Paul è amico
della principessa. Il sovrano ha gentilmente ospitato me e mia
madre”
Michelle e Maddalena si
abbracciano.
“Ci sentiremo spesso, me lo prometti?”
chiede la mora, incalzante.
“Ti invio una e-mail tutti i giorni!”
le fa Michelle, cercando di cacciare indietro le lacrime.
Ma Elias non riesce a
rassegnarsi.
“Non puoi!”
Michelle si volta verso di
lui.
“Andiamo, Eli, cerca di
capirmi”
“Io, capirti? Come ti permetti di
farmi questo?”
“Ti prego, non complicare le cose, è
già abbastanza difficile così”
Le gocce salate cominciano a scendere
copiose.
Come allo specchio, Elias la
imita.
“Come puoi, Miky, come puoi farmi del
mare così? Non lo sai che ti amo? Non te ne sei accorta in tutti questi
anni?”
“Non è vero, Elias, non raccontarti
storie…”
“È la verità, io sono pazzo di te,
come puoi chiedermi di vivere così distante da te?”
“Ma perché stai peggiorando la
situazione? Lo dici solo per non farmi andare via… Ti prego, è meglio così, ci
sentiremo te lo prometto…”
“Cosa me ne frega?” urla Elias,
ferito. “Io ti voglio con me, sei solo un’egoista!”
“Elias, per
favore…”
La ragazza compie qualche passo
incerto.
“No, stai ferma dove sei!” Elias, con
gli occhi lucidi, la osserva per l’ultima volta, come cercasse di fissare per
sempre quell’ultima immagine nella mente.
Quindi, scappa via.
“Elias!” urla Michelle. Si
copre il viso con le mani.
Maddalena l’abbraccia, e quando è
costretta ad andare a prendere l’aereo, è sostituita da Hellen. La principessa
piange con lei, partecipa emotivamente a quella dolorosa
separazione.
I ragazzi guardano l’aereo sollevarsi
da terra e partire, allontanarsi sempre di più, diventare un puntino nero nel
cielo azzurro e, infine, sparire.
Michelle non la smette di
singhiozzare.
Le mancherà Maracaibo, ma sa che la
scelta che ha preso è quella giusta. Il domani lenirà il dolore. Rimpiange solo
quella brusca separazione da Elias.
Tomorrow it may change…
Tomorrow it may… change…
N. A. Ed eccoci con
un'altra scheda personaggio ossia quella del maghetto
Edward!
Nome: Edward Sergej
Cognome: Dumidov
Nickname: Ed
Data di
nascita: 1 Marzo
1991
Occhi: verde
Capelli: nero
Altezza: 1,70 m
Genitori: Roman Leonyd & Regina Mylena
Fratelli: Valerya Beatrix (1987)
Status
scolastico: non ha mai
frequentato alcuna scuola
Città
natale: Ratmanov, Russia
Lingue
parlate: inglese, russo,
giapponese
Condizione economica
familiare:
povera
Personaggio/creatura nella
storia:
fattucchiere
Mi raccomando
continuate a votare! I prossimi candidati sono: Michelle, Theodorus, Andres,
Aida o Georjane!!
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