TITOLO:
Parlami
AUTORE: Akane
SERIE: Digimon
GENERE:
sentimentale
TIPO: slash,
One Shot
RATING:
giallo/PG13
PAIRING:
TaiXMatt
AMBIENTAZIONE:
è il seguito della mia precedente su di loro chiamata Volere
è potere. Quindi qua sono tipo sui 17/18 anni, a scuola
insieme.
DISCLAMAIRS: i
personaggi non sono miei ma degli aventi diritti, se ho apportato
qualche involontaria modifica alla serie originale chiedo perdono ma
è solo una fanfic.
NOTE: Questa
fic è richiesta da mia sorella Yukino, quindi è a
lei che dovete ringraziare se l’ho scritta… questi
due le sono sempre piaciuti, come a me del resto, quindi un seguito
dell’altra che ho scritto su loro ci stava bene.
Semplice, senza
pretese, meno lemonosa dell’altra. È un
po’ insolita però, perché pensando a
Tai e Matt uno se li immagina in un certo modo, ma qua ad un certo
punto è come se si scambiassero i ruoli… e devo
dire che per essere la fic di una che non aveva la più
pallida idea di che cosa scrivere, è venuta discretamente!
Si si! ^_^
Spero che vi
piaccia.
Buona lettura.
Baci Akane
DEDICHE: a mia
sorella Yukino per il suo compleanno. Auguri!
RINGRAZIAMENTI:
a chiunque leggerà e commenterà.
PARLAMI
/A
pain that i’m used to - Depeche mode/
Ed
ecco, era di nuovo finita in quel modo.
Non era per il
fatto che gli fosse venuto dentro ma perché avevano fatto
l’amore al posto di parlare.
Come sempre.
Quando quel
pomeriggio Matt era andato a casa di Tai con la scusa dello studio,
aveva subito provato ad intavolare un discorso su quel certo argomento,
ma appena era arrivato il momento di parlare seriamente le mani di Tai
avevano cercato i suoi pantaloni e le bocche in poco tempo non erano
più state in grado di parlare.
Il lavoretto
che gli aveva fatto per distrarlo era stato molto convincente ma Matt
era rimasto ben saldo in sé e nel suo obiettivo, aveva
insistito ancora un po’ però alla fine aveva
ceduto.
Tai sapeva
decisamente cosa toccare e come, sapeva che il suo corpo era
particolarmente sensibile alla sua lingua e alle sue dita, che il suo
inguine reagiva facilmente, che la sua pelle si scaldava subito, che
ogni parte di sé era sempre costantemente disposta verso
qualunque cosa l’altro gli facesse.
Aveva
acquistato esperienza proprio con lui, Tai, ed ormai era unico nel
farlo impazzire col piacere fisico.
Stesi nel
pavimento dove avevano fatto l’amore, vicino al tavolino
basso, si trovavano in una posizione strana quando Matt si perse a
contemplare il viso del suo ragazzo addormentato.
Erano
l’uno all’opposto dell’altro e si
guardavano al contrario, gli occhi azzurri del biondo ora spettinato
assorti sui lineamenti vicinissimi del castano.
Aveva un
espressione intensa anche nel sonno, le sopracciglia lievemente
corrucciate nonostante avesse vinto lui e non ne avessero parlato.
Non voleva
darlo a vedere, ma sicuramente ci pensava molto, a ciò che
provava per lui. Ed allora perché non gliene parlava? Che
fosse davvero così confuso da non sapere cosa dirgli?
Non riusciva
proprio a capirlo.
Dopo quella
prima volta sul terrazzo della scuola si erano messi insieme decidendo
di parlare in seguito dei loro sentimenti, Matt l’aveva
ampiamente fatto scoprendosi straordinariamente per primo e dicendo che
si era innamorato di lui, ma Tai aveva chiesto ancora del tempo per
essere più chiaro. Sapeva solo che voleva stare con lui, il
resto era un ‘gran casino‘.
Ma che casino
poteva mai essere?
Se stava con
lui allora ne era innamorato, no?
Sospirò
leggero cercando di non svegliarlo, ma l’accarezzò
come avesse davanti la cosa più fragile del mondo.
Tai era forte
ma a volte era solo la sua apparenza.
Scostò
dal viso una ciocca di quel cespuglio che si trovava per capelli, erano
così buffi…
Avvicinò
ancora un po’ il viso al suo, ora aveva il respiro addosso a
solleticargli la fronte.
Perché
evadeva sempre così la questione
‘parliamo’?
Col sesso?
Cosa
c’era che non riusciva a dirgli e soprattutto
perché?
Non ci credeva
che non sapesse ancora cosa provava per lui, era certo che le sue idee
invece fossero chiarissime… lui era Tai, agiva
d’istinto perché le sue idee erano sempre
cristalline!
Certo, tra il
sapere cosa si vuole ed il motivo ce ne passava, ma Matt non poteva
credere che fosse così insicuro.
Bastava vedere
come facevano l’amore insieme, come lo prendeva, come veniva
dentro di lui…
Non aveva dubbi
sui sentimenti che provavano l’uno per l’altro, ma
lo turbava il fatto che non volesse parlargliene.
Ormai la cosa
andava avanti da troppo tempo, non poteva averne bisogno di ulteriore.
Matt aveva
ponderato a lungo la mossa migliore da fare a quel punto, era stato
molto combattuto se farlo o no ma alla luce di quel nuovo tentativo
fallito, si disse che non ci sarebbe stato altro.
Contrariato e
con una certa sofferenza visibile sul viso, gli baciò
leggero le labbra, poi si alzò, si vestì senza
staccargli gli occhi di dosso e, dopo averlo ricoperto con una plaid e
lasciato un messaggio su un biglietto, se ne andò.
Quando Tai
riaprì gli occhi, ancora prima di mettere bene a fuoco la
stanza intera sapeva già di trovarsi da solo.
Si
drizzò a sedere con aria infastidita, quindi dopo aver
appurato che Matt se ne era effettivamente andato senza svegliarlo e
salutarlo, cosa che odiava, sbuffò stiracchiandosi. La
coperta scivolò alla vita scoprendogli il busto nudo.
Gli piaceva
svegliarsi con il bel viso di Matt davanti al suo…
perché non l’aveva aspettato? Mica poteva essere
così tardi…
Cercando
l’orologio sul tavolino notò un biglietto,
riconobbe subito la calligrafia del suo compagno quindi si mise a
gattoni per prenderlo lasciando cadere del tutto il plaid che lo
lasciò completamente nudo. Sembrava non avesse il minimo
problema.
- Vediamo cosa
ha scritto quello scemo… - Borbottò seccato.
Quando lo ebbe fra le mani era in ginocchio.
Gli occhi
castani scorsero in fretta quelle pochissime righe inequivocabili
mentre immediato un tuffo nel petto gli impediva di respirare
normalmente.
‘Finché
non mi parlerai come si deve non ho intenzione di vederti
più. Matt’
- E questo che
diavolo significa? -
Ringhiò
a denti stretti Tai mentre qualcosa di pericoloso cominciava a
montargli dentro.
Pericoloso, in
effetti, era sminuire ciò che provò in quel
momento.
Il cuore prese
improvviso a battergli impazzito nel petto mentre il respiro divenne
corto ed affannato. Il sangue gli ribolliva, sentiva anche
l’adrenalina caricarlo e la rabbia salirgli incontrollata.
Il cervello
sconnesso non appena le ultime parole del biglietto furono lette.
Si
alzò di scatto in piedi e con l’aria di chi sta
per prendere a pugni chiunque gli capiti sotto mano, si
precipitò fuori dalla camera così
com’era, senza preoccuparsi della sua completa
nudità. Inciampò sulla coperta ma non si
fermò.
Una volta nel
corridoio si precipitò in soggiorno nella speranza che ci
fosse qualcuno, poi gridò a gran voce:
- MATT! MATT,
SEI ANCORA QUA? - Inutile stupida illusione. Sapeva che non poteva
esserci…
Gli occhi
sgranati di Kari lo fissarono inebetita mentre il suo viso assumeva un
imbarazzatissimo color porpora.
- Ma Tai, sei
nudo! - E se c’erano stati dubbi sul loro rapporto, dopo di
questo svanirono subito!
- CERTO CHE LO
SONO, COSA CREDEVI CHE FACESSI CON MATT IN CAMERA? DA QUANTO
E’ ANDATO VIA? - Kari non ebbe il tempo di comprendere a
fondo il significato delle sue parole di per sé
sconvolgenti, suo fratello era una furia e di norma era famoso per non
essere uno che faceva cose sensate.
- N-non saprei,
sono tornata da poco, lui già non
c’era… - Un moto di spavento vedendolo in quello
stato lo provò, proprio non capiva cosa gli prendesse. Tai
non perse tempo a fare altre domande, quindi aggrappandosi
all’assurda speranza che fosse ancora nei paraggi
uscì di corsa così com’era,
dimenticando il proprio stato, chiamandolo con quanto fiato aveva in
gola, furioso.
Kari sempre
più sconvolta agì d’istinto e prendendo
una giacca appesa all’ingresso lo inseguì
allarmata:
- Tai, sei
nudo, non puoi uscire così! - Era impazzito del tutto?
Per sua fortuna
riuscì a raggiungerlo, quindi avvolgendogli
l’indumento intorno alla vita gli coprì il minimo
indispensabile: - Copriti, per l’amor di Dio! Se ti vedono ti
arrestano per oltraggio al pudore! - Anche se sapeva che non gliene
importava nulla… lo capì dallo sguardo con cui la
fulminò mentre si fermò.
Non la vedeva
davvero e nemmeno la sentiva. Era come se le guardasse attraverso con
la speranza che si trasformasse in Matt.
Quando non
successe si prese i capelli e tirandoseli ai lati del viso, con
l’ennesimo moto di rabbia, ringhiò frustrato:
- DANNAZIONE,
MATT! -
Dopo un ultimo
sguardo ed un flebile: - Mi spiace… - di Kari che in due
minuti aveva capito la situazione e non aveva tempo per sconvolgersi di
suo fratello gay, Tay si girò e tornò in casa
stringendosi la giacca senza rendersene conto.
Aveva agito
prima ancora di realizzarlo davvero… il significato reale di
quel biglietto era molto più pesante di quanto non
apparisse. Solo dopo ci si sarebbe messo a pensare e
l’avrebbe capito a fondo, ma prima di allora si era trovato
ad agire ugualmente non avendolo comunque elaborato del tutto.
Semplicemente lui agiva così, senza riflettere.
Quelle parole
significavano che Matt lo lasciava fino a che lui non fosse stato
pronto ad affrontare i suoi sentimenti, che non gli bastava solo il
sesso, che voleva di più. Un ‘di
più’ che non era sicuro di sapergli dare. Non era
certo che dandoglielo avrebbe fatto la cosa giusta… e se
l’avrebbe rovinato?
Matt era
così diverso dagli altri… così
delicato… aveva sempre paura di romperlo quando
l’aveva fra le mani. Figurarsi cosa sarebbe potuto
succedergli riempiendolo dei suoi rozzi e spesso troppo violenti o
addirittura sbagliati sentimenti!
Si richiuse in
camera lasciando una Kari senza parole dall’altra parte della
porta, quindi si accasciò a terra e nascose il viso fra le
mani premendo impetuoso, lasciandosi trasportare dal dolore.
Era
così? L’aveva lasciato?
Era
già finita?
Bè…
l’aveva già rovinato, se gli avesse parlato dei
suoi sentimenti davvero cosa gli sarebbe successo?
Una fessura fra
le dita gli diede la visione proprio del biglietto di Matt sul
tavolino. Quelle parole incise nella sua mente a fuoco che non avrebbe
mai dimenticato.
E stare male
per lui, per la sua mancanza, e chiedersi come superarlo, cosa fare.
Ma lui se ne
è andato.
Se ne
è andato per mai più ritornare a patto che lui
gli parli… di cosa? Dei suoi sentimenti? Dei suoi devastanti
sentimenti capaci solo di rovinare tutto?
Qualcosa di
così grande che lo spaventavano?
Qualcosa che
forse doveva rimanere solo celato dentro sé stesso?
Con
l’ennesimo moto di rabbia ribaltò il tavolino con
un calcio, il fracasso fu un attimo, dopo solo il silenzio, un altro
insopportabile silenzio in mezzo a quel disordine che non parlava di
Matt ma solo del suo dolore per essere stato lasciato così
stupidamente.
- Idiota! - La
voce era un sussurro rotto.
- Dovresti
parlarci… - Solo Kari ormai osava avvicinarsi a Tai, del
resto lei era abituata a litigare con lui…
Lo sguardo con
cui la guardò fu micidiale, simile a quello di un cane
rabbioso.
- E tu che ne
sai di cosa dovrei fare? -
- Oh piantala
Tai! - Tagliò corto la sorella spazientita.
- Non
è più venuto a scuola, TK non ha sue
notizie… nessuno sa dove sia! È sparito, non
vuole farsi trovare, non vuole che gli parli! - Tai si stava scaldando
ma Kari non ne sembrava intimorita, infatti rispose fermamente convinta
di ciò che diceva:
- Non
è vero e lo sai! Lui vuole parlare con te… - Non
sapeva bene tutta la storia ma non ci voleva un genio per immaginare.
Aveva inoltre avuto modo di intravedere il famoso biglietto.
- PALLE! SI
E’ NASCOSTO, E’ LUI IL PRIMO CHE NON VUOLE PARLARE
CON ME! - Gridò allora perdendo del tutto la pazienza. Ormai
Tai andava a scuola per forza d’inerzia ma saltava
praticamente tutte le lezioni e le poche che frequentava non le seguiva
comunque. Si era lasciato molto andare, era trascurato ed i suoi
continui scatti d’ira non li sopportava più
nessuno.
- Andiamo, Tai,
tu lo conosci meglio di chiunque altro! Tu sai
dov’è, lo sai benissimo. Sai cosa fare per mettere
tutto a posto, sai dove trovarlo, sai cosa dirgli! Devo solo trovare il
coraggio di farlo! -
- NON
E’ QUESTIONE DI CORAGGIO! LUI MI HA PIANTATO CON UN BIGLIETTO
DEL CAZZO E SOLO PERCHE’ NON PARLIAMO DI QUELLO CHE VUOLE
LUI! - Tai non avrebbe mai alzato un dito contro di lei ma per chi non
lo sapeva si sarebbe potuto pensare il contrario.
- CERTO CHE
E’ QUESTIONE DI CORAGGIO! CORAGGIO DI DIRGLI QUELLO CHE VUOLE
SENTIRE, PERCHE’ SAI ANCHE TU CHE E’ GIUSTO, CHE VA
DETTO, ALTRIMENTI NON TI AVREBBE MAI LASCIATO PUR DI FARTELO DIRE! E TU
NON HAI LE PALLE DI DIRGLIELO! SEI TU CHE STAI SCAPPANDO, TAI! TU E NON
LUI! - Kari, dal canto suo, non avrebbe mai avuto paura di suo
fratello.
Queste parole
furono per lui come uno schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo doloroso
al suo orgoglio.
Così
come lei lo urlò, lui si spense bloccandosi senza riuscire a
parlare, a muoversi e quasi a respirare.
Era vero.
Era
così come diceva lei… era così
stupidamente vero.
Allora si era
solo nascosto nella comodità di non poterglielo dire
perché lui era andato via?
Ne aveva
approfittato e basta?
Era lui il
codardo?
Si mise una
mano sulla bocca sgranando gli occhi come se non credesse alle sue
orecchie, quindi non si accorse dell’assenza di Kari, non si
accorse di essere di nuovo nella sua stanza da solo con il suo
maledetto biglietto davanti al naso.
Non se ne
accorse subito, rimase lì immobile a realizzare
ciò che aveva davvero fatto come se fosse appena
sopravvissuto ad un terribile pestaggio. Ed avrebbe mille volte
preferito una rissa a quella situazione.
Dopo quanto i
suoi occhi castani lucidi tornarono a vedere davanti a sé?
Dopo quanto tornò alla realtà?
Dopo quanto si
riprese?
Non ne aveva
idea ma sapeva dov’era Matt perché, come aveva
detto Kari, in realtà l’aveva sempre immaginato.
/Talk
- Coldplay/
Quel
posto era stato caro ad entrambi e sarebbe sempre rimasto nei loro
cuori.
Ogni volta che
aveva bisogno di riflettere e stare solo si rifugiava là,
non c’erano altri luoghi dove si sentisse a casa. Era
strano… in fondo quello era un mondo digitale…
A Matt non
importava, quella dimensione per lui era tutto e quando ne aveva
bisogno ci andava, stava un po’ col suo digimon e passava
giorni a parlare con lui o magari anche solo in silenzio. Lui lo
capiva, non lo opprimeva, non lo obbligava a fare nulla che non
volesse, lui semplicemente c’era e gli dimostrava tutto il
suo affetto incondizionatamente senza vergognarsene.
Ed ora
lì, nel solito posto che preferiva… sulla riva
del lago che da bambini avevano salutato prima di tornare
definitivamente sulla Terra… guardava la superficie di quel
meraviglioso colore mutevole che sembrava innaturale, lo guardava
cercando la pace che gli mancava ormai da giorni.
“Perché
per amore si riesce a soffrire così bene? “
Se lo chiedeva
in continuazione e come se il suo buffo e morbido digimon lo capisse,
gli si stringeva accanto nonostante il ragazzo non fosse più
un bambino.
Era cresciuto
ma per certe cose sembrava sempre quel piccolo di quinta elementare che
si faceva carico di troppi problemi.
- Quanto
rimarrai? - Chiese Gabumon gentile.
- Non
so… - Rispose Matt soprappensiero.
- Potrebbe non
venire mai… starai qui per sempre? - Naturalmente Gabumon
sapeva tutta la loro storia e gli aveva anche dato molti buoni consigli
in passato, ma ora non sapeva proprio cosa fare per aiutare il suo
amico.
- Sto qua
perché non lo voglio vedere… è uno
stupido immaturo che non vuole crescere… - Ora il tono
cominciava a farsi più secco, dopo la delusione ed il dolore
per Tai, era arrivata la rabbia. Aveva fatto correre troppo tempo.
Questo significava che non provava nulla per lui se non attrazione
fisica e lui di quella non se ne faceva niente. Anche se gli piaceva da
matti fare sesso con lui.
- Ma potrebbe
anche venire e trovarti… - Azzardò quello che
sembrava un raro animale di pelliccia.
- Vorrebbe dire
che mi ha cercato e dubito che si abbasserà a parlarmi,
quell’idiota! - Il fastidio crebbe come il suo tono.
- Allora vuol
dire che ho appena perso un paio di centimetri! - Una voce familiare,
acuta e sostenuta lo fece sobbalzare. Quando si girò Matt si
trovò un Tai dritto e corrucciato davanti a sé,
spettinato, disordinato e trasandato più che mai. Agumon
accanto a lui.
- Divertente! -
Ringhiò a denti stretti tornando a voltarsi verso il lago,
dandogli la schiena per ignorarlo. Tai sospirò pesantemente
irritato, quindi fece un gesto con la testa ai due digimon che capirono
l’antifona e se ne andarono.
- Sapevo che
eri qua. - Sentenziò ancora sostenuto il castano sedendosi
accanto.
- Davvero?
Pensavo proprio il contrario visto quanto ci hai messo a venire! - In
effetti aveva fatto passare molti giorni prima di decidersi, prima
aveva addirittura fatto finta di non sapere come rintracciarlo. Non
c’era stato bisogno di grandi ricerche, Tai avrebbe sempre
trovato Matt al primo colpo.
- Senti, sono
venuto, no? Quindi piantala! - Borbottò seccato
l‘altro, detestava quando il suo ragazzo faceva il sostenuto.
A questi però non piacque per niente la sua risposta, quindi
si rivoltò gelidamente arrabbiato:
- Che grande
favore! Se è per scaricarti la coscienza o per mostrarti
superiore, allora puoi anche tornare indietro! - I suoi occhi azzurri
erano come lame di ghiaccio, quando Matt si arrabbiava diventava il re
delle nevi anche se diventava ugualmente pericoloso e manesco quanto
l’altro che, al contrario, diventava il re del fuoco!
Infatti non era
raro che finissero alle mani…
- Sei tu che
volevi che parlassimo, dannazione! Sono venuto per questo e non sei
ancora contento? - Lo sgarbo che ci mise Tai, però,
alimentò l’idea dell’altro che fra i due
le cose non potessero funzionare.
- Non me ne
faccio niente delle tue parole se vengono solo per costrizione! Se non
sei tu che vuoi non ha senso! - Ora Matt stava alzando la voce perdendo
anche quella freddezza di prima, ben presto le cose sarebbero
degenerate come al solito e forse era proprio quello che serviva.
Tai allora si
alzò esasperato convinto che non ci fosse niente da fare,
lui ci aveva provato questa volta. Ce l’aveva messa tutta ma
non era questione di coraggio, solo di pazienza… e lui non
ne aveva mai avuta!
Proprio non lo
capiva…
- Va al
diavolo, Matt! Non ti va mai bene niente! - Ringhiò allora,
quindi dandogli le spalle fece per andarsene.
- A ME NON VA
BENE NULLA?! NON E’ CHE TU MI DIA MOLTA SCELTA…
NON MI HAI DATO UNA SERIE DI ALTERNATIVE UNA MIGLIORE
DELL’ALTRA… - A quello Tai si fermò e
girandosi tornò indietro come un treno, Matt si era alzato e
la furia ora si leggeva anche nei suoi occhi. Occhi lucidi che facevano
di tutto per non rivelare le ferite che aveva subito.
Quel che
provava dentro era indescrivibile, voleva piangere ed urlare e non
litigare con lui.
- COSA VUOI
DIRE? PARLA PIU’ CHIARO, MATT! SAI, SONO UN IMBECILLE, NON LE
CAPISCO CERTE COSE! - Invece aveva capito bene, solo che la strisciante
consapevolezza che il biondo avesse ragione era peggio di qualunque
altra cosa. Non voleva ammetterlo che aveva sbagliato tutto.
- VOGLIO DIRE
CHE NON MI HAI DATO NULLA AL DI LA’ DEL SESSO! NULLA, TAI!
COSA DOVREI SCEGLIERE? QUALI SONO QUESTE GRANDI ALTERNATIVE CHE NON MI
VANNO MAI BENE? NON MI HAI DATO NULLA! COME PUOI PENSARE CHE A ME, CHE
TI AMO, MI POSSA BASTARE SOLO DEL FOTTUTISSIMO SESSO E BASTA? -
Ormai non ce la
faceva più e gridava senza ragionarci su molto, non aveva
idea di cosa avesse detto, sapeva solo che lo pensava, che era la
verità e… e che aveva colpito Tai nel profondo.
Si bloccò, sbatté le palpebre stordito con gli
orecchi che presero a fischiargli, quindi irrigidito chiese con un filo
di voce credendo di aver capito male:
-
Mi… mi ami? - Matt non capì… gliene
aveva parlato mille volte dei suoi sentimenti… tutto quello
stupore da dove derivava?
- Si che ti
amo… - Rispose abbassando il suo tono stordito a sua volta:
- …te l’ho detto un sacco di volte… -
Tai parve
sentirlo per la prima volta ed ancora bloccato disse:
- Ma
no… tu mi dicevi che eri innamorato di me e… -
- E non
è la stessa cosa? - Matt invece non riusciva a calmarsi
anche se aveva smesso di urlare. Il nodo che aveva dentro stava per
uscire, l’esasperazione era alle stelle e sulla pelle
ingigantiva tutto quello che aveva passato in quei mesi a pensare di
non essere ricambiato veramente.
- No, per me
no… innamorarsi è piacersi, amarsi
è… bè… io non so cosa sia
ma è molto di più… - Era caduto in una
specie di altra dimensione dove parlava e ragionava ma non sapeva
esattamente di farlo… forse era più un riflettere
ad alta voce, un capire le cose sul momento così come
venivano, fare ciò che non aveva mai fatto.
- Per me
è la stessa cosa, ma anche se fosse come dici tu…
Tai, cosa ti costava dirmi allora che ti piacevo, che eri innamorato di
me? Perché non parli mai di sentimenti? Perché
non mettiamo la nostra storia a un livello più profondo? Non
serve che arriviamo già all’amore, ma…
- A quel punto si rese conto di essersi addolcito, le mani smisero di
tremargli come il resto del corpo che si rilassò, fu a quel
punto che il famoso nodo salì spaventosamente agli occhi
sempre più lucidi. Quegli occhi così belli.
La paura di
mettersi a piangere davanti a lui era incombente ma forse…
forse le cose, dopo tutto, potevano sistemarsi, no?
A quelle
parole, però, Tai subì un netto cambiamento.
Così come Matt acquistava fiducia, Tai ne perdeva
spaventandosi. Senza rendersene conto iniziò ad
indietreggiare e il biondo si raggelò osservando la sua
espressione smarrita che andava terrorizzandosi sempre più.
Cosa aveva detto? Cosa gli prendeva?
Tai che non
aveva mai paura di nulla, che si buttava a capofitto in tutto senza mai
pensare, che alla fine risolveva ogni cosa… era
lì ed aveva paura… ma di cosa?
- Tai, cosa
c’è? - Avanzò alzando una mano incerto
per toccarlo ma lui lo respinse istintivo, quindi dopo
l’ennesima esortazione a parlare, egli lo fece sussurrando a
fatica, come facesse la cosa più difficile della sua vita.
Come se dicesse quelle cose per la prima volta anche a sé
stesso.
- Io non ne
sono capace… quando ci provo mi blocco… i
sentimenti e queste cose profonde… non fanno per
me… io… penso che rovinerei tutto. Guarda cosa ti
ho fatto solo tacendoteli. Pensa… pensa cosa potrei farti se
te li vomitassi addosso! - Il suo linguaggio era sempre molto personale
e a Matt piaceva anche per questo, ma lì per lì
rimase smarrito. Immobile. Senza respirare e forse nemmeno i suoi
battiti ripresero.
La sua mente
però rielaborò tutto quello che aveva appena
sentito ributtandogli addosso ogni cosa.
E il nodo
uscì, ma non nel modo che aveva temuto, dagli occhi, come
lacrime. Uscì dalle mani. Qualcosa di improvviso ed
inaspettato si impossessò di lui e non si affannò
a porgli resistenza, anzi.
Lasciando che
tutto il suo dolore si tramutasse in forza, lo colpì con un
pugno in pieno viso che fece male anche a sé stesso. Dopo di
questo Tai cadde a terra per la sorpresa, non reagì, non
avrebbe fatto nullla… lui lì a terra a subire un
trattamento fisico simile pur di non… non vivere una
relazione profonda… ma non era mai cresciuto, in tutti
quegli anni?
La rabbia
ingigantì ancora e senza riflettere minimamente si
buttò addosso e cominciò a picchiarlo come da
anni non faceva più.
Erano piccoli
l’ultima volta che l’aveva fatto, ma allora Tai
aveva reagito dandogliene a sua volta altrettante.
Ma colpiva,
colpiva, colpiva ancora senza fermarsi a respirare o ragionare. Colpiva
ricordando quel che aveva provato, quel che provava ancora, quel che
sentiva per quel testone, cosa gli aveva invece detto, cosa pensava,
cosa preferiva fare… lo colpiva sfogando rabbia,
frustrazione ed ogni altro tipo di sentimento che aveva trattenuto per
dargli i suoi tempi.
Inutilmente.
A saperlo
l’avrebbe messo con le spalle al muro prima, tanto non
avrebbe avuto un esito migliore!
- E TU PENSI
CHE BASTI QUESTO? TU ARRIVI A FARTI AMARE, MI FAI TUO, MI FAI PERDERE
LA TESTA PER TE TANTO CHE NON C’E’ UN MOMENTO IN
CUI NON TI PENSI E POI BASTA TIRARSI INDIETRO COSI’? NON SEI
CAPACE DI AMARE? DI VIVERE I SENTIMENTI? DI AVERE STORIE SERIE? MA COSA
DIAVOLO SIGNIFICA? NON E’ FORSE ORA DI CRESCERE? DI PROVARE
ANCHE LE COSE PIU’ COMPLICATE E PERICOLOSE? HAI FATTO DI
PEGGIO DA BAMBINO ED ORA CHE SEI GRANDE HAI PAURA DI UNA STORIA SERIA?
MA COSA DICI? TAI, IO TI AMO, NON PUOI GIOCARE CON QUESTO! NON PUOI!
NON TE LO PERMETTO! - Dopo questo sfogo urlato con quanto fiato aveva,
accompagnato da una serie di pugni tirati al suo viso, si
fermò a cavalcioni su di lui steso a terra, immobile, il
viso che perdeva sangue da alcuni punti, sporco e pieno di lividi
e… e quelle.
Quelle che gli
sottrassero di nuovo tutta la rabbia cieca insieme al proprio dolore e
ai sentimenti terribili che aveva sentito in un istante.
Quelle che
scendevano dai suoi occhi ancora chiusi stretti un po’ gonfi,
rigavano le guance attraversando lo sporco ed il sangue che era anche
sulle nocche di Matt. Quelle chiare e limpide che tracciavano delle
scie trasparenti erano lacrime.
Lacrime che non
vedeva in Tai da… Dio, da quanti anni?
“Era
piccolo quando l’ha fatto l’ultima
volta… eravamo a Digiworld… e non mi ricordo
nemmeno perché!”
La sensazione
gigantesca di sentirsi un verme se lo divorò bloccandolo,
appesantendolo e devastandolo.
Ridurre Tai in
quello stato era peggio che sentirsi rifiutare da lui.
Si prese il
viso fra le mani, poi i capelli biondi che si scostò dalla
fronte dove erano ricaduti scomposti, quindi sospirò un paio
di volte ritrovando la calma, allora si chinò posandole ai
lati del suo, di viso.
Gonfio e
pestato.
- Potevi almeno
reagire… - Mormorò dolcemente cambiando
totalmente tono ed intenzioni.
Mentre lo
toccava pulendolo dal sangue come poteva e dalle lacrime che
però continuavano implacabili, l’osservava
teneramente come si fa con un bambino e capì…
sentì tutti i sentimenti orrendi svanire e arrivare alla
risposta, arrivare al cuore di Tai. Un ragazzo talmente complesso solo
perché esternamente sembrava quello più semplice
e chiaro di tutti.
“Ma
l’apparenza inganna sempre…”
Dopo avergli
pulito lieve la faccia come poté, posò le labbra
sulla sua fronte, scostandogli i capelli ingrovigliati. Scese piano
sugli occhi, asciugò il suo pianto che proseguì
lo stesso, poi arrivò alle labbra serrate e tremanti. Gliele
aveva spaccate, gli facevano male, ma lui come se gliele stesse curando
le leccò come facevano i digimon con i loro tagli.
- Basto io per
tutti e due. - Sussurrò infine fermandosi a contemplarlo.
Attese che aprisse gli occhi, quando le sue iridi castane tutte acquose
lo fissarono smarrito ed impaurito, mortificato, Matt sorrise
dolcemente maturo.
- Io lo so che
tu provi lo stesso per me, non serve che me lo dici. Altrimenti non
saresti venuto e non piangeresti così per paura di rovinare
tutto. Tu prenditi il tempo che ti serve per lasciarti andare. Ci penso
io a guidare, per questa volta. Il tuo amore ce l’ho ed
è bellissimo! Mi basta. - Dicendo questo lo
circondò con le braccia attirandolo a sé,
l’abbracciò e lo strinse come non aveva mai fatto.
Non era da lui comportarsi così ma pensò che per
una volta potevano anche scambiarsi i ruoli…
Accentuò
il sorriso quando il castano finalmente ricambiò
aggrappandosi a sua volta a lui e alla sua schiena, come fosse
l’unica ancora di salvezza, tutto ciò che poteva
mantenerlo in vita.
- Ti voglio
bene. Non lasciarmi mai più. - Il mormorio soffocato contro
il suo collo l’udì chiaro.
Da Tai non
poteva aspettarsi di più, per il momento.
FINE
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