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Autore: Akane    26/01/2010    7 recensioni
‘Finché non mi parlerai come si deve non ho intenzione di vederti più. Matt’
Ecco la parte più nascosta di Tai che grazie a Matt viene a galla.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un unico destino'
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TITOLO: Parlami
AUTORE: Akane
SERIE: Digimon
GENERE: sentimentale
TIPO: slash, One Shot
RATING: giallo/PG13
PAIRING: TaiXMatt
AMBIENTAZIONE: è il seguito della mia precedente su di loro chiamata Volere è potere. Quindi qua sono tipo sui 17/18 anni, a scuola insieme.
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma degli aventi diritti, se ho apportato qualche involontaria modifica alla serie originale chiedo perdono ma è solo una fanfic.
NOTE: Questa fic è richiesta da mia sorella Yukino, quindi è a lei che dovete ringraziare se l’ho scritta… questi due le sono sempre piaciuti, come a me del resto, quindi un seguito dell’altra che ho scritto su loro ci stava bene.
Semplice, senza pretese, meno lemonosa dell’altra. È un po’ insolita però, perché pensando a Tai e Matt uno se li immagina in un certo modo, ma qua ad un certo punto è come se si scambiassero i ruoli… e devo dire che per essere la fic di una che non aveva la più pallida idea di che cosa scrivere, è venuta discretamente! Si si! ^_^
Spero che vi piaccia.
Buona lettura.
Baci Akane
DEDICHE: a mia sorella Yukino per il suo compleanno. Auguri!
RINGRAZIAMENTI: a chiunque leggerà e commenterà.

PARLAMI

/A pain that i’m used to - Depeche mode/
Ed ecco, era di nuovo finita in quel modo.
Non era per il fatto che gli fosse venuto dentro ma perché avevano fatto l’amore al posto di parlare.
Come sempre.
Quando quel pomeriggio Matt era andato a casa di Tai con la scusa dello studio, aveva subito provato ad intavolare un discorso su quel certo argomento, ma appena era arrivato il momento di parlare seriamente le mani di Tai avevano cercato i suoi pantaloni e le bocche in poco tempo non erano più state in grado di parlare.
Il lavoretto che gli aveva fatto per distrarlo era stato molto convincente ma Matt era rimasto ben saldo in sé e nel suo obiettivo, aveva insistito ancora un po’ però alla fine aveva ceduto.
Tai sapeva decisamente cosa toccare e come, sapeva che il suo corpo era particolarmente sensibile alla sua lingua e alle sue dita, che il suo inguine reagiva facilmente, che la sua pelle si scaldava subito, che ogni parte di sé era sempre costantemente disposta verso qualunque cosa l’altro gli facesse.
Aveva acquistato esperienza proprio con lui, Tai, ed ormai era unico nel farlo impazzire col piacere fisico.
Stesi nel pavimento dove avevano fatto l’amore, vicino al tavolino basso, si trovavano in una posizione strana quando Matt si perse a contemplare il viso del suo ragazzo addormentato.
Erano l’uno all’opposto dell’altro e si guardavano al contrario, gli occhi azzurri del biondo ora spettinato assorti sui lineamenti vicinissimi del castano.
Aveva un espressione intensa anche nel sonno, le sopracciglia lievemente corrucciate nonostante avesse vinto lui e non ne avessero parlato.
Non voleva darlo a vedere, ma sicuramente ci pensava molto, a ciò che provava per lui. Ed allora perché non gliene parlava? Che fosse davvero così confuso da non sapere cosa dirgli?
Non riusciva proprio a capirlo.
Dopo quella prima volta sul terrazzo della scuola si erano messi insieme decidendo di parlare in seguito dei loro sentimenti, Matt l’aveva ampiamente fatto scoprendosi straordinariamente per primo e dicendo che si era innamorato di lui, ma Tai aveva chiesto ancora del tempo per essere più chiaro. Sapeva solo che voleva stare con lui, il resto era un ‘gran casino‘.
Ma che casino poteva mai essere?
Se stava con lui allora ne era innamorato, no?
Sospirò leggero cercando di non svegliarlo, ma l’accarezzò come avesse davanti la cosa più fragile del mondo.
Tai era forte ma a volte era solo la sua apparenza.
Scostò dal viso una ciocca di quel cespuglio che si trovava per capelli, erano così buffi…
Avvicinò ancora un po’ il viso al suo, ora aveva il respiro addosso a solleticargli la fronte.
Perché evadeva sempre così la questione ‘parliamo’?
Col sesso?
Cosa c’era che non riusciva a dirgli e soprattutto perché?
Non ci credeva che non sapesse ancora cosa provava per lui, era certo che le sue idee invece fossero chiarissime… lui era Tai, agiva d’istinto perché le sue idee erano sempre cristalline!
Certo, tra il sapere cosa si vuole ed il motivo ce ne passava, ma Matt non poteva credere che fosse così insicuro.
Bastava vedere come facevano l’amore insieme, come lo prendeva, come veniva dentro di lui…
Non aveva dubbi sui sentimenti che provavano l’uno per l’altro, ma lo turbava il fatto che non volesse parlargliene.
Ormai la cosa andava avanti da troppo tempo, non poteva averne bisogno di ulteriore.
Matt aveva ponderato a lungo la mossa migliore da fare a quel punto, era stato molto combattuto se farlo o no ma alla luce di quel nuovo tentativo fallito, si disse che non ci sarebbe stato altro.
Contrariato e con una certa sofferenza visibile sul viso, gli baciò leggero le labbra, poi si alzò, si vestì senza staccargli gli occhi di dosso e, dopo averlo ricoperto con una plaid e lasciato un messaggio su un biglietto, se ne andò.
Quando Tai riaprì gli occhi, ancora prima di mettere bene a fuoco la stanza intera sapeva già di trovarsi da solo.
Si drizzò a sedere con aria infastidita, quindi dopo aver appurato che Matt se ne era effettivamente andato senza svegliarlo e salutarlo, cosa che odiava, sbuffò stiracchiandosi. La coperta scivolò alla vita scoprendogli il busto nudo.
Gli piaceva svegliarsi con il bel viso di Matt davanti al suo… perché non l’aveva aspettato? Mica poteva essere così tardi…
Cercando l’orologio sul tavolino notò un biglietto, riconobbe subito la calligrafia del suo compagno quindi si mise a gattoni per prenderlo lasciando cadere del tutto il plaid che lo lasciò completamente nudo. Sembrava non avesse il minimo problema.
- Vediamo cosa ha scritto quello scemo… - Borbottò seccato. Quando lo ebbe fra le mani era in ginocchio.
Gli occhi castani scorsero in fretta quelle pochissime righe inequivocabili mentre immediato un tuffo nel petto gli impediva di respirare normalmente.
‘Finché non mi parlerai come si deve non ho intenzione di vederti più. Matt’
- E questo che diavolo significa? -
Ringhiò a denti stretti Tai mentre qualcosa di pericoloso cominciava a montargli dentro.
Pericoloso, in effetti, era sminuire ciò che provò in quel momento.
Il cuore prese improvviso a battergli impazzito nel petto mentre il respiro divenne corto ed affannato. Il sangue gli ribolliva, sentiva anche l’adrenalina caricarlo e la rabbia salirgli incontrollata.
Il cervello sconnesso non appena le ultime parole del biglietto furono lette.
Si alzò di scatto in piedi e con l’aria di chi sta per prendere a pugni chiunque gli capiti sotto mano, si precipitò fuori dalla camera così com’era, senza preoccuparsi della sua completa nudità. Inciampò sulla coperta ma non si fermò.
Una volta nel corridoio si precipitò in soggiorno nella speranza che ci fosse qualcuno, poi gridò a gran voce:
- MATT! MATT, SEI ANCORA QUA? - Inutile stupida illusione. Sapeva che non poteva esserci…
Gli occhi sgranati di Kari lo fissarono inebetita mentre il suo viso assumeva un imbarazzatissimo color porpora.
- Ma Tai, sei nudo! - E se c’erano stati dubbi sul loro rapporto, dopo di questo svanirono subito!
- CERTO CHE LO SONO, COSA CREDEVI CHE FACESSI CON MATT IN CAMERA? DA QUANTO E’ ANDATO VIA? - Kari non ebbe il tempo di comprendere a fondo il significato delle sue parole di per sé sconvolgenti, suo fratello era una furia e di norma era famoso per non essere uno che faceva cose sensate.
- N-non saprei, sono tornata da poco, lui già non c’era… - Un moto di spavento vedendolo in quello stato lo provò, proprio non capiva cosa gli prendesse. Tai non perse tempo a fare altre domande, quindi aggrappandosi all’assurda speranza che fosse ancora nei paraggi uscì di corsa così com’era, dimenticando il proprio stato, chiamandolo con quanto fiato aveva in gola, furioso.
Kari sempre più sconvolta agì d’istinto e prendendo una giacca appesa all’ingresso lo inseguì allarmata:
- Tai, sei nudo, non puoi uscire così! - Era impazzito del tutto?
Per sua fortuna riuscì a raggiungerlo, quindi avvolgendogli l’indumento intorno alla vita gli coprì il minimo indispensabile: - Copriti, per l’amor di Dio! Se ti vedono ti arrestano per oltraggio al pudore! - Anche se sapeva che non gliene importava nulla… lo capì dallo sguardo con cui la fulminò mentre si fermò.
Non la vedeva davvero e nemmeno la sentiva. Era come se le guardasse attraverso con la speranza che si trasformasse in Matt.
Quando non successe si prese i capelli e tirandoseli ai lati del viso, con l’ennesimo moto di rabbia, ringhiò frustrato:
- DANNAZIONE, MATT! -
Dopo un ultimo sguardo ed un flebile: - Mi spiace… - di Kari che in due minuti aveva capito la situazione e non aveva tempo per sconvolgersi di suo fratello gay, Tay si girò e tornò in casa stringendosi la giacca senza rendersene conto.
Aveva agito prima ancora di realizzarlo davvero… il significato reale di quel biglietto era molto più pesante di quanto non apparisse. Solo dopo ci si sarebbe messo a pensare e l’avrebbe capito a fondo, ma prima di allora si era trovato ad agire ugualmente non avendolo comunque elaborato del tutto. Semplicemente lui agiva così, senza riflettere.
Quelle parole significavano che Matt lo lasciava fino a che lui non fosse stato pronto ad affrontare i suoi sentimenti, che non gli bastava solo il sesso, che voleva di più. Un ‘di più’ che non era sicuro di sapergli dare. Non era certo che dandoglielo avrebbe fatto la cosa giusta… e se l’avrebbe rovinato?
Matt era così diverso dagli altri… così delicato… aveva sempre paura di romperlo quando l’aveva fra le mani. Figurarsi cosa sarebbe potuto succedergli riempiendolo dei suoi rozzi e spesso troppo violenti o addirittura sbagliati sentimenti!
Si richiuse in camera lasciando una Kari senza parole dall’altra parte della porta, quindi si accasciò a terra e nascose il viso fra le mani premendo impetuoso, lasciandosi trasportare dal dolore.
Era così? L’aveva lasciato?
Era già finita?
Bè… l’aveva già rovinato, se gli avesse parlato dei suoi sentimenti davvero cosa gli sarebbe successo?
Una fessura fra le dita gli diede la visione proprio del biglietto di Matt sul tavolino. Quelle parole incise nella sua mente a fuoco che non avrebbe mai dimenticato.
E stare male per lui, per la sua mancanza, e chiedersi come superarlo, cosa fare.
Ma lui se ne è andato.
Se ne è andato per mai più ritornare a patto che lui gli parli… di cosa? Dei suoi sentimenti? Dei suoi devastanti sentimenti capaci solo di rovinare tutto?
Qualcosa di così grande che lo spaventavano?
Qualcosa che forse doveva rimanere solo celato dentro sé stesso?
Con l’ennesimo moto di rabbia ribaltò il tavolino con un calcio, il fracasso fu un attimo, dopo solo il silenzio, un altro insopportabile silenzio in mezzo a quel disordine che non parlava di Matt ma solo del suo dolore per essere stato lasciato così stupidamente.
- Idiota! - La voce era un sussurro rotto.


- Dovresti parlarci… - Solo Kari ormai osava avvicinarsi a Tai, del resto lei era abituata a litigare con lui…
Lo sguardo con cui la guardò fu micidiale, simile a quello di un cane rabbioso.
- E tu che ne sai di cosa dovrei fare? -
- Oh piantala Tai! - Tagliò corto la sorella spazientita.
- Non è più venuto a scuola, TK non ha sue notizie… nessuno sa dove sia! È sparito, non vuole farsi trovare, non vuole che gli parli! - Tai si stava scaldando ma Kari non ne sembrava intimorita, infatti rispose fermamente convinta di ciò che diceva:
- Non è vero e lo sai! Lui vuole parlare con te… - Non sapeva bene tutta la storia ma non ci voleva un genio per immaginare. Aveva inoltre avuto modo di intravedere il famoso biglietto.
- PALLE! SI E’ NASCOSTO, E’ LUI IL PRIMO CHE NON VUOLE PARLARE CON ME! - Gridò allora perdendo del tutto la pazienza. Ormai Tai andava a scuola per forza d’inerzia ma saltava praticamente tutte le lezioni e le poche che frequentava non le seguiva comunque. Si era lasciato molto andare, era trascurato ed i suoi continui scatti d’ira non li sopportava più nessuno.
- Andiamo, Tai, tu lo conosci meglio di chiunque altro! Tu sai dov’è, lo sai benissimo. Sai cosa fare per mettere tutto a posto, sai dove trovarlo, sai cosa dirgli! Devo solo trovare il coraggio di farlo! -
- NON E’ QUESTIONE DI CORAGGIO! LUI MI HA PIANTATO CON UN BIGLIETTO DEL CAZZO E SOLO PERCHE’ NON PARLIAMO DI QUELLO CHE VUOLE LUI! - Tai non avrebbe mai alzato un dito contro di lei ma per chi non lo sapeva si sarebbe potuto pensare il contrario.
- CERTO CHE E’ QUESTIONE DI CORAGGIO! CORAGGIO DI DIRGLI QUELLO CHE VUOLE SENTIRE, PERCHE’ SAI ANCHE TU CHE E’ GIUSTO, CHE VA DETTO, ALTRIMENTI NON TI AVREBBE MAI LASCIATO PUR DI FARTELO DIRE! E TU NON HAI LE PALLE DI DIRGLIELO! SEI TU CHE STAI SCAPPANDO, TAI! TU E NON LUI! - Kari, dal canto suo, non avrebbe mai avuto paura di suo fratello.
Queste parole furono per lui come uno schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo doloroso al suo orgoglio.
Così come lei lo urlò, lui si spense bloccandosi senza riuscire a parlare, a muoversi e quasi a respirare.
Era vero.
Era così come diceva lei… era così stupidamente vero.
Allora si era solo nascosto nella comodità di non poterglielo dire perché lui era andato via?
Ne aveva approfittato e basta?
Era lui il codardo?
Si mise una mano sulla bocca sgranando gli occhi come se non credesse alle sue orecchie, quindi non si accorse dell’assenza di Kari, non si accorse di essere di nuovo nella sua stanza da solo con il suo maledetto biglietto davanti al naso.
Non se ne accorse subito, rimase lì immobile a realizzare ciò che aveva davvero fatto come se fosse appena sopravvissuto ad un terribile pestaggio. Ed avrebbe mille volte preferito una rissa a quella situazione.
Dopo quanto i suoi occhi castani lucidi tornarono a vedere davanti a sé? Dopo quanto tornò alla realtà?
Dopo quanto si riprese?
Non ne aveva idea ma sapeva dov’era Matt perché, come aveva detto Kari, in realtà l’aveva sempre immaginato.


/Talk - Coldplay/
Quel posto era stato caro ad entrambi e sarebbe sempre rimasto nei loro cuori.
Ogni volta che aveva bisogno di riflettere e stare solo si rifugiava là, non c’erano altri luoghi dove si sentisse a casa. Era strano… in fondo quello era un mondo digitale…
A Matt non importava, quella dimensione per lui era tutto e quando ne aveva bisogno ci andava, stava un po’ col suo digimon e passava giorni a parlare con lui o magari anche solo in silenzio. Lui lo capiva, non lo opprimeva, non lo obbligava a fare nulla che non volesse, lui semplicemente c’era e gli dimostrava tutto il suo affetto incondizionatamente senza vergognarsene.
Ed ora lì, nel solito posto che preferiva… sulla riva del lago che da bambini avevano salutato prima di tornare definitivamente sulla Terra… guardava la superficie di quel meraviglioso colore mutevole che sembrava innaturale, lo guardava cercando la pace che gli mancava ormai da giorni.
“Perché per amore si riesce a soffrire così bene? “
Se lo chiedeva in continuazione e come se il suo buffo e morbido digimon lo capisse, gli si stringeva accanto nonostante il ragazzo non fosse più un bambino.
Era cresciuto ma per certe cose sembrava sempre quel piccolo di quinta elementare che si faceva carico di troppi problemi.
- Quanto rimarrai? - Chiese Gabumon gentile.
- Non so… - Rispose Matt soprappensiero.
- Potrebbe non venire mai… starai qui per sempre? - Naturalmente Gabumon sapeva tutta la loro storia e gli aveva anche dato molti buoni consigli in passato, ma ora non sapeva proprio cosa fare per aiutare il suo amico.
- Sto qua perché non lo voglio vedere… è uno stupido immaturo che non vuole crescere… - Ora il tono cominciava a farsi più secco, dopo la delusione ed il dolore per Tai, era arrivata la rabbia. Aveva fatto correre troppo tempo. Questo significava che non provava nulla per lui se non attrazione fisica e lui di quella non se ne faceva niente. Anche se gli piaceva da matti fare sesso con lui.
- Ma potrebbe anche venire e trovarti… - Azzardò quello che sembrava un raro animale di pelliccia.
- Vorrebbe dire che mi ha cercato e dubito che si abbasserà a parlarmi, quell’idiota! - Il fastidio crebbe come il suo tono.
- Allora vuol dire che ho appena perso un paio di centimetri! - Una voce familiare, acuta e sostenuta lo fece sobbalzare. Quando si girò Matt si trovò un Tai dritto e corrucciato davanti a sé, spettinato, disordinato e trasandato più che mai. Agumon accanto a lui.
- Divertente! - Ringhiò a denti stretti tornando a voltarsi verso il lago, dandogli la schiena per ignorarlo. Tai sospirò pesantemente irritato, quindi fece un gesto con la testa ai due digimon che capirono l’antifona e se ne andarono.
- Sapevo che eri qua. - Sentenziò ancora sostenuto il castano sedendosi accanto.
- Davvero? Pensavo proprio il contrario visto quanto ci hai messo a venire! - In effetti aveva fatto passare molti giorni prima di decidersi, prima aveva addirittura fatto finta di non sapere come rintracciarlo. Non c’era stato bisogno di grandi ricerche, Tai avrebbe sempre trovato Matt al primo colpo.
- Senti, sono venuto, no? Quindi piantala! - Borbottò seccato l‘altro, detestava quando il suo ragazzo faceva il sostenuto. A questi però non piacque per niente la sua risposta, quindi si rivoltò gelidamente arrabbiato:
- Che grande favore! Se è per scaricarti la coscienza o per mostrarti superiore, allora puoi anche tornare indietro! - I suoi occhi azzurri erano come lame di ghiaccio, quando Matt si arrabbiava diventava il re delle nevi anche se diventava ugualmente pericoloso e manesco quanto l’altro che, al contrario, diventava il re del fuoco!
Infatti non era raro che finissero alle mani…
- Sei tu che volevi che parlassimo, dannazione! Sono venuto per questo e non sei ancora contento? - Lo sgarbo che ci mise Tai, però, alimentò l’idea dell’altro che fra i due le cose non potessero funzionare.
- Non me ne faccio niente delle tue parole se vengono solo per costrizione! Se non sei tu che vuoi non ha senso! - Ora Matt stava alzando la voce perdendo anche quella freddezza di prima, ben presto le cose sarebbero degenerate come al solito e forse era proprio quello che serviva.
Tai allora si alzò esasperato convinto che non ci fosse niente da fare, lui ci aveva provato questa volta. Ce l’aveva messa tutta ma non era questione di coraggio, solo di pazienza… e lui non ne aveva mai avuta!
Proprio non lo capiva…
- Va al diavolo, Matt! Non ti va mai bene niente! - Ringhiò allora, quindi dandogli le spalle fece per andarsene.
- A ME NON VA BENE NULLA?! NON E’ CHE TU MI DIA MOLTA SCELTA… NON MI HAI DATO UNA SERIE DI ALTERNATIVE UNA MIGLIORE DELL’ALTRA… - A quello Tai si fermò e girandosi tornò indietro come un treno, Matt si era alzato e la furia ora si leggeva anche nei suoi occhi. Occhi lucidi che facevano di tutto per non rivelare le ferite che aveva subito.
Quel che provava dentro era indescrivibile, voleva piangere ed urlare e non litigare con lui.
- COSA VUOI DIRE? PARLA PIU’ CHIARO, MATT! SAI, SONO UN IMBECILLE, NON LE CAPISCO CERTE COSE! - Invece aveva capito bene, solo che la strisciante consapevolezza che il biondo avesse ragione era peggio di qualunque altra cosa. Non voleva ammetterlo che aveva sbagliato tutto.
- VOGLIO DIRE CHE NON MI HAI DATO NULLA AL DI LA’ DEL SESSO! NULLA, TAI! COSA DOVREI SCEGLIERE? QUALI SONO QUESTE GRANDI ALTERNATIVE CHE NON MI VANNO MAI BENE? NON MI HAI DATO NULLA! COME PUOI PENSARE CHE A ME, CHE TI AMO, MI POSSA BASTARE SOLO DEL FOTTUTISSIMO SESSO E BASTA? -
Ormai non ce la faceva più e gridava senza ragionarci su molto, non aveva idea di cosa avesse detto, sapeva solo che lo pensava, che era la verità e… e che aveva colpito Tai nel profondo. Si bloccò, sbatté le palpebre stordito con gli orecchi che presero a fischiargli, quindi irrigidito chiese con un filo di voce credendo di aver capito male:
- Mi… mi ami? - Matt non capì… gliene aveva parlato mille volte dei suoi sentimenti… tutto quello stupore da dove derivava?
- Si che ti amo… - Rispose abbassando il suo tono stordito a sua volta: - …te l’ho detto un sacco di volte… -
Tai parve sentirlo per la prima volta ed ancora bloccato disse:
- Ma no… tu mi dicevi che eri innamorato di me e… -
- E non è la stessa cosa? - Matt invece non riusciva a calmarsi anche se aveva smesso di urlare. Il nodo che aveva dentro stava per uscire, l’esasperazione era alle stelle e sulla pelle ingigantiva tutto quello che aveva passato in quei mesi a pensare di non essere ricambiato veramente.
- No, per me no… innamorarsi è piacersi, amarsi è… bè… io non so cosa sia ma è molto di più… - Era caduto in una specie di altra dimensione dove parlava e ragionava ma non sapeva esattamente di farlo… forse era più un riflettere ad alta voce, un capire le cose sul momento così come venivano, fare ciò che non aveva mai fatto.
- Per me è la stessa cosa, ma anche se fosse come dici tu… Tai, cosa ti costava dirmi allora che ti piacevo, che eri innamorato di me? Perché non parli mai di sentimenti? Perché non mettiamo la nostra storia a un livello più profondo? Non serve che arriviamo già all’amore, ma… - A quel punto si rese conto di essersi addolcito, le mani smisero di tremargli come il resto del corpo che si rilassò, fu a quel punto che il famoso nodo salì spaventosamente agli occhi sempre più lucidi. Quegli occhi così belli.
La paura di mettersi a piangere davanti a lui era incombente ma forse… forse le cose, dopo tutto, potevano sistemarsi, no?
A quelle parole, però, Tai subì un netto cambiamento. Così come Matt acquistava fiducia, Tai ne perdeva spaventandosi. Senza rendersene conto iniziò ad indietreggiare e il biondo si raggelò osservando la sua espressione smarrita che andava terrorizzandosi sempre più. Cosa aveva detto? Cosa gli prendeva?
Tai che non aveva mai paura di nulla, che si buttava a capofitto in tutto senza mai pensare, che alla fine risolveva ogni cosa… era lì ed aveva paura… ma di cosa?
- Tai, cosa c’è? - Avanzò alzando una mano incerto per toccarlo ma lui lo respinse istintivo, quindi dopo l’ennesima esortazione a parlare, egli lo fece sussurrando a fatica, come facesse la cosa più difficile della sua vita. Come se dicesse quelle cose per la prima volta anche a sé stesso.
- Io non ne sono capace… quando ci provo mi blocco… i sentimenti e queste cose profonde… non fanno per me… io… penso che rovinerei tutto. Guarda cosa ti ho fatto solo tacendoteli. Pensa… pensa cosa potrei farti se te li vomitassi addosso! - Il suo linguaggio era sempre molto personale e a Matt piaceva anche per questo, ma lì per lì rimase smarrito. Immobile. Senza respirare e forse nemmeno i suoi battiti ripresero.
La sua mente però rielaborò tutto quello che aveva appena sentito ributtandogli addosso ogni cosa.
E il nodo uscì, ma non nel modo che aveva temuto, dagli occhi, come lacrime. Uscì dalle mani. Qualcosa di improvviso ed inaspettato si impossessò di lui e non si affannò a porgli resistenza, anzi.
Lasciando che tutto il suo dolore si tramutasse in forza, lo colpì con un pugno in pieno viso che fece male anche a sé stesso. Dopo di questo Tai cadde a terra per la sorpresa, non reagì, non avrebbe fatto nullla… lui lì a terra a subire un trattamento fisico simile pur di non… non vivere una relazione profonda… ma non era mai cresciuto, in tutti quegli anni?
La rabbia ingigantì ancora e senza riflettere minimamente si buttò addosso e cominciò a picchiarlo come da anni non faceva più.
Erano piccoli l’ultima volta che l’aveva fatto, ma allora Tai aveva reagito dandogliene a sua volta altrettante.
Ma colpiva, colpiva, colpiva ancora senza fermarsi a respirare o ragionare. Colpiva ricordando quel che aveva provato, quel che provava ancora, quel che sentiva per quel testone, cosa gli aveva invece detto, cosa pensava, cosa preferiva fare… lo colpiva sfogando rabbia, frustrazione ed ogni altro tipo di sentimento che aveva trattenuto per dargli i suoi tempi.
Inutilmente.
A saperlo l’avrebbe messo con le spalle al muro prima, tanto non avrebbe avuto un esito migliore!
- E TU PENSI CHE BASTI QUESTO? TU ARRIVI A FARTI AMARE, MI FAI TUO, MI FAI PERDERE LA TESTA PER TE TANTO CHE NON C’E’ UN MOMENTO IN CUI NON TI PENSI E POI BASTA TIRARSI INDIETRO COSI’? NON SEI CAPACE DI AMARE? DI VIVERE I SENTIMENTI? DI AVERE STORIE SERIE? MA COSA DIAVOLO SIGNIFICA? NON E’ FORSE ORA DI CRESCERE? DI PROVARE ANCHE LE COSE PIU’ COMPLICATE E PERICOLOSE? HAI FATTO DI PEGGIO DA BAMBINO ED ORA CHE SEI GRANDE HAI PAURA DI UNA STORIA SERIA? MA COSA DICI? TAI, IO TI AMO, NON PUOI GIOCARE CON QUESTO! NON PUOI! NON TE LO PERMETTO! - Dopo questo sfogo urlato con quanto fiato aveva, accompagnato da una serie di pugni tirati al suo viso, si fermò a cavalcioni su di lui steso a terra, immobile, il viso che perdeva sangue da alcuni punti, sporco e pieno di lividi e… e quelle.
Quelle che gli sottrassero di nuovo tutta la rabbia cieca insieme al proprio dolore e ai sentimenti terribili che aveva sentito in un istante.
Quelle che scendevano dai suoi occhi ancora chiusi stretti un po’ gonfi, rigavano le guance attraversando lo sporco ed il sangue che era anche sulle nocche di Matt. Quelle chiare e limpide che tracciavano delle scie trasparenti erano lacrime.
Lacrime che non vedeva in Tai da… Dio, da quanti anni?
“Era piccolo quando l’ha fatto l’ultima volta… eravamo a Digiworld… e non mi ricordo nemmeno perché!”
La sensazione gigantesca di sentirsi un verme se lo divorò bloccandolo, appesantendolo e devastandolo.
Ridurre Tai in quello stato era peggio che sentirsi rifiutare da lui.
Si prese il viso fra le mani, poi i capelli biondi che si scostò dalla fronte dove erano ricaduti scomposti, quindi sospirò un paio di volte ritrovando la calma, allora si chinò posandole ai lati del suo, di viso.
Gonfio e pestato.
- Potevi almeno reagire… - Mormorò dolcemente cambiando totalmente tono ed intenzioni.
Mentre lo toccava pulendolo dal sangue come poteva e dalle lacrime che però continuavano implacabili, l’osservava teneramente come si fa con un bambino e capì… sentì tutti i sentimenti orrendi svanire e arrivare alla risposta, arrivare al cuore di Tai. Un ragazzo talmente complesso solo perché esternamente sembrava quello più semplice e chiaro di tutti.
“Ma l’apparenza inganna sempre…”
Dopo avergli pulito lieve la faccia come poté, posò le labbra sulla sua fronte, scostandogli i capelli ingrovigliati. Scese piano sugli occhi, asciugò il suo pianto che proseguì lo stesso, poi arrivò alle labbra serrate e tremanti. Gliele aveva spaccate, gli facevano male, ma lui come se gliele stesse curando le leccò come facevano i digimon con i loro tagli.
- Basto io per tutti e due. - Sussurrò infine fermandosi a contemplarlo. Attese che aprisse gli occhi, quando le sue iridi castane tutte acquose lo fissarono smarrito ed impaurito, mortificato, Matt sorrise dolcemente maturo.
- Io lo so che tu provi lo stesso per me, non serve che me lo dici. Altrimenti non saresti venuto e non piangeresti così per paura di rovinare tutto. Tu prenditi il tempo che ti serve per lasciarti andare. Ci penso io a guidare, per questa volta. Il tuo amore ce l’ho ed è bellissimo! Mi basta. - Dicendo questo lo circondò con le braccia attirandolo a sé, l’abbracciò e lo strinse come non aveva mai fatto. Non era da lui comportarsi così ma pensò che per una volta potevano anche scambiarsi i ruoli…
Accentuò il sorriso quando il castano finalmente ricambiò aggrappandosi a sua volta a lui e alla sua schiena, come fosse l’unica ancora di salvezza, tutto ciò che poteva mantenerlo in vita.
- Ti voglio bene. Non lasciarmi mai più. - Il mormorio soffocato contro il suo collo l’udì chiaro.
Da Tai non poteva aspettarsi di più, per il momento.

FINE
   
 
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