Ciao
ragazzi! Lo so che questa storia era finita da una vita, ma rileggendo
le vostre recensioni, in cui in molti mi avevano chiesto un piccolo
epilogo, o un riferimento alla storia di Penelope, alla fine mi sono
decisa a scriverlo, ed eccomi qui! :) In realtà, come al solito, non è
che mi convinca troppo, ma spero di strapparvi almeno un piccolo
sorriso. Un abbraccio, Sophie!
Buona
lettura ;)
Potete trovare la mia pagina su fb qui: http://www.facebook.com/pages/Sophie_85/297003163686205 dove inserirò eventuali nuove storie e chiacchiericci vari ^_^
*.*.*.*
Epilogo
Ormai erano
passati dieci anni da quando Voldemort era stato sconfitto per mano di
Harry. La gente conduceva una vita relativamente tranquilla: alcune
frange estremiste dei seguaci del Mago Oscuro erano ancora in fuga e
cercavano sempre nuovi modi per riunirsi e non gettare la spugna, ma da
quando il Ministero era stato ripulito, tornando a funzionare a pieno
regime, non avevano vita facile. Senza contare che la promozione di
Harry a capo della sessione Auror, avvenuta pochi anni dopo che fu
entrato al Ministero, fece salire alle stelle le catture dei
Mangiamorte, moltiplicando i successi contro l’applicazione
delle Arti Oscure.
Oltre a
lavorare per il Ministero, Harry di recente aveva anche iniziato a
frequentare di tanto in tanto le lezioni di Difesa Contro le Arti
Oscure a Hogwarts come assistente saltuario.
“Anche
oggi gli studenti mi sono sembrati entusiasti. Lei cosa ne pensa,
professor Piton?”
Il
professore guardò dall’alto in basso
l’uomo di fronte a lui, soffermandosi chiaramente infastidito
sulla chioma spettinata. “Sa perfettamente che la sua
collaborazione è stata una richiesta avanzata dalla preside
e non da me… ma devo ammettere che preferisco fare lezioni
più pratiche, sicuramente gli studenti possono imparare di
più che leggendo manuali obsoleti. E poi, vuole mettere con
quale attenzione mi seguono ora che hanno in aula ogni tanto il capo
della sessione Auror…” l’ultima parte
della frase era stata detta con voluta ironia.
Durante i
primissimi tempi in cui Harry entrò a far parte del reparto
speciale del Ministero, la collaborazione di Severus Piton fu
fondamentale; nel corso del suo lungo e spinoso processo,
procurò alla giustizia un consistente numero di nomi
insospettabili che per anni avevano sostenuto Voldemort in vari modi,
tra i quali lo spionaggio e il sabotaggio del Ministero. Il giudizio
finale contro Piton non fu semplice, né privo di
difficoltà e polemiche, soprattutto in luce di quanto
testimoniato dallo stesso Harry a suo favore. Alla fine fu condannato a
vent’anni di reclusione ad Azkaban.
“Lo
so che il mio ‘essere famoso’ l’ha sempre
infastidita professore, ma deve ammettere che almeno in questa
occasione ho saputo sfruttarlo al meglio. Se non altro le ha
risparmiato qualche anno di Dissennatori, non le pare?”
Infatti
Piton era stato scarcerato anticipatamente. Nonostante
l’ammissione di aver ucciso uno dei più grandi
maghi del secolo, Albus Silente, la comunità magica rimase
scandalizzata da quella condanna: tramite l’aiuto prezioso di
Ginny, che aveva iniziato a lavorare per la Gazzetta del Profeta, e le
numerose interviste rilasciate da Harry, tutti avevano appreso come
l’uomo si fosse sacrificato durante quegli anni sotto
richiesta dello stesso Silente, e come fosse stato fondamentale nella
sconfitta di Voldemort. Alla fine, a furor di popolo, Piton fu
scarcerato dopo quattro anni di reclusione e tornò a
presidiare la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, sotto invito
della McGranitt, preside di Hogwarts.
Piton
lanciò ad Harry un’occhiata di traverso.
“Se si aspetta dei ringraziamenti da parte mia, signor
Potter, può anche levarsi dalla faccia quel ghigno beffardo,
perché tanto non li avrà.” E gli diede
le spalle.
Harry fece
un mezzo sorriso. Nonostante mantenesse sempre un comportamento
terribilmente freddo nei suoi confronti, non lo sentiva più
così ostile come un tempo. Sembrava si comportasse
così più per coerenza e abitudine, che per altro.
Prima di andarsene domandò. “Professore, sa per
caso se Malfoy è andato via?”
“Il
professsor
Malfoy aveva la sua ultima lezione nel primo pomeriggio, quindi
suppongo che sia già andato via. Ora se non le dispiace
avrei dei compiti da correggere. E la prossima volta, Mangiamorte a cui
dare la caccia o meno, veda di presentarsi puntuale alla lezione,
altrimenti non la farò entrare. Arrivederci.”
Scuotendo la
testa, Harry seguì il gentile invito a lasciare
l’ufficio del suo ex professore, e si accinse a tornare a
casa.
*
Come a
Piton, anche a Draco Malfoy fu offerta una cattedra, quella di Pozioni,
per sostituire il professor Lumacorno, deciso ad andare in pensione e
godersi gli agi e le comodità che le sue conoscenze gli
procuravano.
Proprio dopo
una lunga giornata a Hogwarts, Draco Malfoy si apprestò a
percorrere la strada di un grazioso quartiere residenziale poco fuori
Londra. Dopo aver raggiunto la porta della casa con le aiuole di
tulipani, che ormai gli erano familiari, suonò il campanello
con aria infastidita, come tutte le volte che passava per casa Potter.
Maledetta Granger! Non si
potrebbe viaggiare come le persone normali, tramite la
Smaterializzazione o la Metropolvere?! Nooooooo… che sei
matto! Metti che ci sono i vicini babbani, o un’amichetta di
Scarlett?! Ma chi me l’ha fatto fare a diventare loro
‘conoscente’…
Tutte le
volte gli stessi pensieri gli attraversavano la mente, ma la
verità era che ormai si era abituato a quella combriccola di
matti filobabbani e anche se non l’avrebbe ammesso neanche
sotto tortura, gli faceva piacere la loro compagnia. Quella sera in
particolare erano stati invitati tutti a cena per festeggiare la
promozione di Ron a portiere titolare nella quadra di Quidditch del
Chudley Cannons.
Sbuffò
perché nessuno ancora si degnava di aprirgli, ma quando la
porta si aprì, la sua espressione si tramutò da
infastidita a piacevolmente sorpresa.
“Ehi,
non sei ancora un po’ piccola per aprire la porta da
sola?” disse scompigliando i folti capelli castani della
bambina che lo aveva lasciato entrare.
“Uffa,
zio Draco! Quante volte ti devo dire che non sono più
piccola! Ho quasi quattro anni e mezzo!” rispose indignata.
“E comunque c’è zio Ronnye di
là, solo che sta in bagno e non poteva venire.”
Con una strana luce negli occhi poi aggiunse. “Ti perdono
solo se mi prometti che mi risponderai a qualche domanda.” E
lo prese per mano trascinandolo nella sua stanza. Draco sorrise. Si
ostinava a chiamarli ‘zii’ anche se aveva cercato
di spiegarle che in realtà non erano parenti; in quella
occasione però lei gli aveva risposto: “E
perché non dovrei chiamarvi così? Tutte le mie
amiche hanno degli zii. Voi siete gli adulti a cui voglio
più bene dopo mamma e papà, quindi voi siete i
miei zii!” e così, non aveva più
protestato.
“Allora,
Scarlett. Che vuoi sapere questa volta?” le chiese prendendo
posto sul suo letto. La bambina gli si arrampicò affianco
con un vecchio volume tra le mani, stranamente familiare, e
iniziò a sfogliarlo frenetica.
“La
mamma ieri sera mi ha dato il permesso di vedere le vostre vecchie foto
di scuola e mentre le guardavo ad un certo punto ho scoperto una cosa
strana…”
Ora
capisco perché era familiare! E’ quel maledetto
annuario…
Le si
illuminarono gli occhi quando trovò la pagina che cercava e,
nello stesso tempo, Draco si porto una mano al viso, disperato.
“Ecco! E’ questa che cercavo! Chi è
questa ragazza così bella che sta con la mamma? Lei mi ha
detto che si chiama Penelope, ma non ha aggiunto altro. Ha ridacchiato
e ha detto che dovevo chiedere a te.”
Maledetta
Granger…
Malfoy
guardò la foto di Hermione che rideva di gusto, vicino ad
una ragazza bionda. “Non lo so, non la conosco.”
Cerco di inventare lui, ma la bambina non volle crederci.
“Non
dire bugie, zio Draco. Ti assomiglia troppo! E’ una tua
cugina?” il suo sguardo curioso ricordava quello della madre,
con la differenza che gli occhi erano di un intenso verde smeraldo.
“Sei
troppo sveglia, ragazzina. Sono contento che almeno non abbia preso il
cervello di quell’idiota di tuo padre.” Gli
arrivò un forte pizzicotto: Scarlett adorava suo padre.
“Ahio! E va bene… ti ricordi che tanto tempo fa
c’era un mago molto cattivo in giro? Bene, zio Draco per un
po’ a causa sua ha dovuto nascondersi…”
Mentre
raccontava tutta la storia alla bambina, Draco rivisse la scena nei
minimi dettagli, con non poco fastidio.
*Dieci
anni prima*
Stava ancora
dormendo in una saletta vicino all’infermeria quando la
Granger gli portò la pozione che gli avrebbe reso le due
settimane successive un inferno. Dopo averla maltrattata un
po’ per averlo svegliato, si placò quando seppe il
perché della sua visita.
“E
quindi con questa dovei assumere le sembianze di una specie di mio
alter ego, giusto?”
Draco teneva
tra le dita una fialetta, guardandone il contenuto dal colore
leggermente aranciato in controluce con fare sospetto, sempre stando
nel letto. “Granger, sei sicura di avere seguito alla lettera
le istruzioni del professor Piton e non stare semplicemente tentando di
avvelenarmi?”
“Smettila
di fare tante storie, Malfoy! Ti assicuro che è perfetta, ma
se preferisci rimanere rinchiuso qui a tempo indeterminato per noi non
è un problema, te l’assicuro.
Anzi…”
Ormai era
quasi una settimana che non usciva da quelle quattro mura causa del
mandato di cattura che era stato diffuso contro lui e contro Piton dal
Ministero, deciso ad incriminarli nonostante avessero abbandonato i
piani di Voldemort prima della guerra. Piton aveva suggerito questa
soluzione alla McGranitt per permettere almeno al ragazzo di girare
libero per Hogwarts e, nonostante le resistenze di Moody che non si
fidava affatto dell’ex-professore di Pozioni, alla fine la
preside aveva accettato il consiglio e dato a Hermione il compito di
preparare il tutto.
Malfoy
rimase per qualche altro secondo a guardare la pozione e alla fine con
un’alzata di spalle disse: “E sia!”
buttò giù la fiala, storcendo la bocca alla fine.
“Bleah. Che retrogusto smielato!”aggiunse poggiando
la fiala sul comodino.
“Dovrebbe
agire entro un paio di minuti. Chissà se avrà
effetto anche sul tuo carattere. Sicuramente potrebbe solo
migliorare!”
“Non
ci sperare, Granger! Sono curioso di sapere come diventerò,
piuttosto… Visto come sono ora, potrei ipotizzare capelli
castani, occhi marroni… decisamente più comune e
meno attraente. Ma che ci vogliamo fare, per la libertà un
po’ bisogna soffrire.”
Hermione gli
fece il verso dietro, scimmiottandolo senza farsi vedere, ma gli si
avvicinò subito preoccupata quando lo vide accasciarsi su se
stesso. “Malfoy, tutto bene?!”
Il ragazzo
non rispose. Si teneva il viso tra le mani per il dolore, mentre la
fisionomia del suo corpo stava lentamente cambiando, rendendosi
più sottile e i capelli si allungavano a vista
d’occhio. Dopo qualche secondo il dolore sembro smettere e il
ragazzo tornò a respirare di nuovo in maniera normale,
sempre tenendosi la testa tra le mani. Improvvisamente la porta si
aprì e Ron fece il suo ingresso nella stanza.
“Hermione,
sei qui! Hai già finito la pozione per Malfoy?”
sia Hermione che Draco si girarono verso di lui e videro Ron diventare
tutto rosso e girarsi di colpo. “Sc-scusate…
”
I due
ragazzi si girarono uno verso l’altro guardandosi
interrogativamente, quando improvvisamente anche Hermione
cambiò espressione, passando da un sorpreso ad un
palesemente divertito; di fronte a lei c’era sì
l’alter ego di Draco Malfoy, ma al femminile: dei lunghi e
sottili capelli biondi gli incorniciavano il viso dai lineamenti
delicati, e la canottiera con cui prima stava dormendo era scivolata da
un lato scoprendo una spalla bianchissima e un‘abbondante
porzione di pelle poco sopra il piccolo seno che spiegava
l’improvviso rossore di Ron. Hermione non riuscì a
trattenersi oltre e si lasciò scappare una risatina.
“Che
diavolo hai da ridere, Granger!” ma appena finito di parlare
si portò preoccupato una mano alla gola, visto che invece
della sua solita voce, aveva parlato con un tono più alto,
leggermente rauco ma decisamente femminile.
Hermione non
trattenne più le risate e rispose: “Beh,
sicuramente non hai perso il tuo fascino, Malfoy, anche se penso che
è meglio che ti vada a cercare qualche vestito…
adatto!”
E con un
abile colpo di bacchetta gli fece apparire uno specchio enorme davanti.
Corse verso la porta trascinandosi dietro Ron, che nel frattempo era
rimasto di spalle, come tramortito dalla bellezza della sconosciuta e
chiuse la porta, sigillandola.
“Ma
quella… era Malfoy?!”
Dall’interno
della stanza intanto si sentirono rumori di vetri rotti e una voce
femminile che urlava a squarciagola. “Granger! Maledetta! Che
diavolo hai combinato, se ti prendo ti disintegro!”
Quando nel
pomeriggio Hermione e la McGranitt gli portarono una divisa femminile
con relativa biancheria, per poco Draco non sveniva e quando poi quella
sera fu presentato di fronte a tutti come
“Penelope”, ormai il ragazzo, o meglio la ragazza,
aveva assunto un colore verdastro, ma sembrava piuttosto rassegnato.
Alla fine della presentazione, raggiunse il tavolo dei Grifondoro,
mettendosi seduto tra Ron e Hermione, sperando di poter evitare di
scambiare una parola con chiunque.
“Allora,
come ci si sente a portare una gonna, Penelope?”
Malfoy
inforchettò una patata con violenza ma non rispose alla
provocazione di Ron, che continuò imperterrito.
“Dovevi vedere come ti guardavano tutti i ragazzi…
penso che potrai avere tranquillamente chi vuoi, pendevano tutti dalle
tue labbra.”
“Chiudi
quella fogna, Weasley! Se non sbaglio tu sei stato il primo a sbavarmi
dietro…”
Ron rispose
pronto “Ma per forza, sei troppo bella! E poi
cerca di parlare in maniera più femminile, certe parole non
si addicono ad una ragazza come te!”
A fine cena,
mentre si stavano dirigendo verso i dormitori di Grifondoro, un gruppo
di Serpeverde gli sbarrò il cammino.
“Ciao,
Penelope. Io sono Blaise Zabini.” E gli lanciò uno
sguardo lascivo, percorrendo tutto il suo corpo. A Draco vennero i
brividi dal ribrezzo.
“E
io sono Theodore Nott.” Il Serpeverde si avvicinò
ancora di più mettendogli una mano sulla vita e
sussurrandogli all’orecchio. “Ehi, ma lo sai che
sei veramente carina.”
Malfoy non
resistette più: al colmo della rabbia repressa e del
disgusto tirò fuori la bacchetta, schiantò Nott
facendogli fare un volo di quasi cinque metri e poi puntò di
nuovo la bacchetta contro Zabini sibilando: “Provate a
toccarmi di nuovo con quelle luride mani, o anche solo guardarmi, e
giuro che neanche vostra madre sarà in grado di riconoscervi
quando avrò finito con voi!”
Roteò
la testa per scansarsi i capelli dal viso e se ne andò
camminando a passo di marcia, lasciando Ron che si reggeva la pancia
dalle risate, Zabini che lo guardava con aria sognante e Hermione che
gli correva dietro gridando “Aspetta, Mal… emh
Penelope! Non sai la parola d’ordine!”
Qualche
tempo dopo, Potter si riprese dallo scontro con Voldemort e andarono a
trovarlo in infermeria per aggiornarlo sui recenti sviluppi. Fu proprio
dopo la visita, durante la quale anche lui non mancò di
deriderlo, che incontrarono quell’insopportabile Canon con la
sua maledetta macchinetta fotografica. Aveva insistito così
tanto a fare la foto alle due ragazze per l’annuario, che
alla fine Malfoy aveva ceduto.
Hermione gli
si era avvicinato mettendosi in posa abbracciandolo per la vita per
potergli sussurrare all’orecchio “E dai, non fare
quel broncio! Pensa che aneddoto divertente sarà da
raccontare ai tuoi nipotini…” con un sorriso
tirato il biondo rispose “Fottiti, Granger!” La
ragazza rise di cuore.
**
La bambina
aveva ascoltato il suo racconto senza fare una piega.
“Scommetto che deve essere stato molto divertente, no?! Certo
che eri davvero bella, lo sai, zio Draco? Quasi quanto la
mamma.”
“Ma
che dici, ero decisamente più bella io!”
In quel
momento, Hermione entrò nella stanza della bambina.
“Oh, ciao Draco. Scusami, sono appena tornata dal Ministero.
Vuoi qualcosa da bere? Anche Harry è appena arrivato, sta
parlando di là in soggiorno con Ron.”
“Sto
bene così, grazie. Adesso vi raggiungo.”
Hermione si
abbassò per dare un bacio a sua figlia e si
rialzò adagio, portando una mano alla pancia, che ormai
lasciava ben pochi dubbi sulla sua gravidanza. “Ciao piccola
peste, non tormentare Draco come al solito, ok?” Poi lo
sguardo le cadde sull’album di foto e una scintilla le
illuminò lo sguardo, mentre a stento nascondeva un sorriso.
“Allora ti aspettiamo di là.” E se ne
andò.
Scarlett,
come se niente fosse, si girò verso lo
‘zio’ e disse: “Mi dispiace, ma
è più bella la mamma.”
Draco
ripensò alla donna che era appena andata via. Gli anni le
avevano donato una dolcezza particolare nello sguardo e nel sorriso, e
la maternità aveva reso le sue curve più generose
rendendola più donna.
“Ok,
forse posso darti ragione, ma non lo dire alla mamma, altrimenti si
monta la testa e non la finisce più.” Poi
improvvisamente un’idea gli passò per la testa.
“Che ne dici, Scarlett, ti va di giocare alle
pozioni?”
“Sììììì!”
*
Circa
un’ora più tardi, Harry e Ron si godevano la pace
del soggiorno finendo l’ennesima partita agli scacchi dei
maghi.
“Allora,
come va con Luna? Ho sentito che state uscendo insieme. Di
nuovo.”
Infatti
subito dopo Hogwarts i due ragazzi, pieni di impegni da entrambe le
parti, avevano allentato un po’ i contatti.
Ron
diventò rosso in zona orecchio. “E a te chi te
l’avrebbe detto, scusa?”
Harry
ridacchiò. “Lo sai che le voci corrono tra le
donne!”
Ron
evitò volutamente di rispondere e disse:
“Perché invece non assaggiamo il tè che
ci ha preparato Scarlett? Ci ha messo tanto impegno,
poverina!” mentre versava due abbondanti bicchieri chiese:
“Com’è andata la lezione con Piton,
oggi? E come mai non sei tornato con Malfoy?”
“Malfoy
era già andato via quando io ho finito, infatti è
strano, dovrebbe essere già qui da
tempo…” si portò il bicchiere alla
bocca, ma appena sentì l’odore del liquido si
blocco. Lo fece roteare sovrappensiero, poi con un mezzo sorriso lo
riposò sul tavolo, senza toccarlo.
“Vedrai
che starà arrivando. E con Piton, invece?” Ron
buttò giù un bel sorso di tè e storse
il naso. “Forse la prossima volta dobbiamo dire a Scarlett di
dosare meglio lo zucchero.”
“Con
Piton la solita storia. Prima della lezione mi dice di andarci piano
nella dimostrazione perché sono solo studenti e poi mi
rifila sempre qualche incantesimo non verbale a tradimento. Ovviamente
subito dopo si scusa sostenendo che voleva solo provare ai suoi
studenti quanto fosse competente il capo della sessione Auror. Ehi,
Ron, ma ti senti bene?” il tono però non sembrava
molto preoccupato. Con la coda dell’occhio intanto
notò un movimento e aggiunse “ Vieni qui, mio
piccolo terremoto! Non ti stai spaventando, vero? Che avete combinato
questa volta tu e zio Draco?”
Scarlett
corse via dal nascondiglio, buttandosi tra le braccia del padre,
ridendo. “No, papà. Zio Draco mi aveva spiegato
che avrebbe avuto un pochino di mal di testa, ma ero troppo
curiosa… dici che zio Ronnye si arrabbierà con
me?”disse improvvisamente preoccupata.
“No,
con te no, amore…” lanciando un’occhiata
divertita verso Draco, uscito anche lui dal nascondiglio. Ron intanto
sembrava essersi ripreso, ma ancora non parlava e si continuava a
tenere la testa.
“Dannazione,
eppure ero convinto che non te ne saresti accorto! Ma perché
non hai avvertito anche Weasley?”
Harry fece
un sorrisone a Scarlett. “Non potevo mica rovinare il
divertimento alla mia bambina, non ti pare?”
“Certe
volte ho l’impressione che il Cappello Parlante abbia
sbagliato a smistarti…”
Ron intanto
si alzò con la mano sul fianco guardando storto Harry.
“Perché vuoi dirmi che tu ti eri accorto che
c’era qualcosa di strano nel tè?!”
esattamente come Draco dieci anni prima, anche lui si portò
una mano alla gola, data la voce acuta con cui aveva parlato.
Scarlett,
tutta felice, batté le mani, “Lo sapevo! Sei
bellissima, zio Ronnye! Vado a chiamare la mamma!” e scese
dalle braccia del padre, correndo verso la cucina e gridando:
“Mamma, mamma! Vieni a vedere quanto è bella lo
zio Ronnye!”
Ron guardava
spaesato prima Harry, palesemente divertito, e poi Draco, che per la
prima volta in vita sua vedeva ridere a crepapelle, senza il suo usuale
contegno un po’ snob.
“Come
sarebbe a dire ‘sei bellissima’?! Non mi dire
che…” disse con voce femminile e portandosi una
mano tra i lunghi e rossi capelli, che scendevano in morbide onde.
Abbassò di scatto la testa e si trovò a fissare
un seno prosperoso, che faceva appena capolino dalla piccola scollatura
creatasi dai primi due bottoni della camicia che aveva lasciato aperti.
A quel punto sbiancò, portandosi anche entrambe le mani sul
sedere, più voluminoso del solito.
Draco, che
non riusciva a smettere di ridere, gli disse: “Ehi, Wealsey!
Smettila di toccarti come un maniaco: se vuoi capire quanto sei bella,
ti aiuto io!” e con la bacchetta fece apparire uno specchio.
Dopo aver
fissato attonito la sua immagine, cercò la sua bacchetta per
scagliarsi contro Draco, che si mise a ridere ancora di più,
ma il ritorno di Hermione e Scarlett lo costrinse a bloccarsi.
“Avevi
ragione, amore! E’ proprio bella!” disse ridendo
Hermione. “Se vuoi, ti presto uno dei miei vestiti, ti
va?”
Ron non fece
in tempo a replicare, che il campanello suonò, Scarlett
corse ad aprire e tutti gli altri invitati alla cena fecero il loro
ingresso in salotto. Una volta che la nuova ragazza fu prontamente
presentata da uno stranamente ospitale Draco Malfoy, tutti quanti
scoppiarono a ridere di cuore, sua sorella Ginny in particolare gli
scattò una foto, con la sua inseparabile macchinetta che
portava sempre dietro in caso di scoop.
A Ron non
rimase altro che nascondersi in un angolino del salotto, facendo
scivolare i capelli sul viso, paonazzo, aspettando che tutti la
piantassero di ridere di lui.
“Oh,
miseriaccia!”
Fine
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