“Non possiamo
procedere alla lettura del testamento senza la signorina Bennet.”
Il notaio era
inflessibile e la sua rigidità disturbava Angela. “Mia
nipote è scomparsa da sei mesi” spiegò compita
un'altra volta. “Stiamo rimandando la lettura del testamento
già da tre!”
“Senza un
certificato che ne attesti la morte...” Una bussata leggera
interruppe l'uomo la sua reprimenda “avanti.”
Claire fece capitolino
nello studio con aria tirata “scusate il ritardo.”
“La scomparsa
signorina Bennet?”
“Già...”
sussurrò chiudendosi la porta alle spalle. C'erano proprio
tutti. E la guardavano come se fosse un fantasma. “Le
spiegazioni più avanti” mormorò mettendosi seduta
accanto a Peter che la guardò con un sorriso che stentava a
nascere. “Ma dove sei stata?”
“A spasso nel
Multiverso” sussurrò sostenendo con odio lo sguardo
allibito di Angela. “Noi fenomeni da baraccone facciamo un
sacco di cose strane.” Guardò Nathan con aria di scuse
“mi dispiace d'avervi fatto preoccupare...”
“Me lo
racconterai dopo, ora... sentiamo le ultime volontà di nostro
padre. Un'altra volta” ironizzò distendendo di poco la
muscolatura. Le afferrò la mano e la strinse “sei stata
inclusa nel testamento di Arthur.”
“Che bellezza...”
sussurrò fra i denti. Angela la guardava ancora. Claire la
fissò con astio e si appoggiò alla poltroncina. Stava
per succedere qualcosa di inaspettato.
Era assurdo,
pensò dieci minuti dopo aggrappandosi ai braccioli e sporgendo
il busto verso il notaio “può rileggere... la parte
dell'erede universale... non l'ho capita.”
“Ha capito
benissimo. Il signor Petrelli le ha lasciato tutto il suo
patrimonio.”
“Ma...”
indicò i due uomini attorno a lei e fece una smorfia “ma
loro sono...”
“E' stata
disposta una quota più che adeguata per i figli… ma
niente per l'ex moglie..” sussurrò scorrendo una nota.
“Strano.”
“Ma io non ne so
niente di questa roba! Sono una ragazzina, non so gestire patrimoni,
non so governare un impero! Devo ancora andare al college!”
Quel figlio di puttana l'aveva fregata!
“Può fare
una rinuncia, è nei suoi diritti. In questo caso l'intera
eredità passerebbe ai figli e ai discendenti...”
“No”
esclamarono i due uomini in coro. Claire li guardò allarmata
“perche no?!”
“Io sono un
infermiere” mormorò Peter rilassato “mi piace il
mio lavoro e non intendo cambiarlo.”
“Idem per me.
Studierai, avrai i migliori insegnanti e consulenti al tuo fianco.
Farai un ottimo lavoro. Nessuno si aspetta che tu sappia gestire una
società dall'oggi al domani. Pensi che capisca ogni singola
manovra governativa?”
Claire si aggrappò
ai braccioli e scosse la testa “ma io...”
“Oh... manca una
persona. Scusatemi” mormorò prendendo il telefono.
Claire voltò la
testa verso il notaio e lo guardò sorpresa. “Un altro
parente? Qualcuno che sappia come si gestisce un'azienda?”
“Eppure la
raccomandata è stata consegnata...” disse una volta
messo giù la cornetta. “Anche il signor Gray è
scomparso come la signorina Bennet?”
Quella era l'ultima
goccia. Si guardarono l'un l'altro senza riuscire a dire una parola.
Claire sentì la rabbia montarle dentro. Un'altra partita a
scacchi! “Non è scomparso, è...”
La porta si aprì
silenziosamente e uno sfattissimo Gabriel in jeans laceri e maglietta
irruppe all'interno della stanza. Li guardò interrogativo, poi
abbassò lo sguardo su Claire e girò gli occhi sul
notaio “non sapevo ci volesse l'abito da sera.”
“Gabriel Gray?”
“Vuoi vedere la
carta d'identità?” sibilò sarcastico.
“Si sieda,
giovanotto!” eruppe rimediando un'occhiata feroce. Gabriel
piombò a sedere accanto ad Angela e fece un sorriso smagliante
“come va, strega?”
“Il tuo fetore
appesta l'aria della stanza” sibilò arricciando il naso.
“Spostati, mi dai la nausea!”
Il notaio si schiarì
la voce per attirare la sua attenzione “lei è stato
incluso nel testamento del signor Petrelli come consulente della
signorina Bennet.”
“Che bello...
adesso mi pagano per fare il babysitter...” sibilò
intrecciando le dita dietro la testa e stravaccandosi meglio.
“Ti piaceva di
più Guardiano?” domandò a bassa voce
l'interessata. “Lui ne sa meno di me di come si muove una
baracca di questa portata” disse diretta al notaio infastidito
dalle continue interruzioni.
“Il signor
Petrelli ritiene che lei sia l'unico in grado di indirizzare le
scelte della signorina Bennet nella giusta direzione.”
Gabriel lasciò
scivolare le mani avanti e scompigliò le ciocche che fino a
quel momento erano state impeccabili. “Non ho capito bene. Cosa
diavolo volete da me?”
“Volente o
nolente, Arthur ci ha fregato” mormorò Claire voltandosi
dalla sua parte. “Mi ha nominato erede universale..”
L'uomo fece una smorfia
e sorrise “così la smetterai di brasare la carta di
Noah...”
“... ma sembra
che tu, dovrai darmi una mano...”
“E se non volessi
partecipare al carosello?”
“In tal caso, il
beneficio decadrebbe e la gestione dell'azienda passerebbe ad Angela
Petrelli.”
Gabriel guardò
il notaio e l'espressione perplessa di Claire. Poi si voltò
verso la donna che sembrava aver ingoiato un limone. “Dove
metto la firma?”
Le sopracciglia di
Angela fremettero e quando lo guardò negli occhi, Gabriel
lesse solo disprezzo. E la cosa gli piacque tantissimo. Sogghignò
e con la coda dell'occhio vide Claire rabbuiarsi. “Non puoi
mettere nei guai me per fare un dispetto ad Angela!”
“E tutto il
discorsetto che mi hai fatto sei mesi fa? Te lo sei dimenticato?”
La ragazza scosse la
testa e si appoggiò alla poltroncina “no. La penso
tutt'ora in quel modo...”
mordicchiò un
labbro strofinandolo lentamente con le dita. Era un gesto nuovo che
non le aveva mai visto fare. Anche la postura era diversa.“E
allora...” sospirò tamburellando le dita sullo stomaco.
“Posso andarmene?”
“Non abbiamo
finito. Il signor Petrelli ha disposto che la signorina Bennet entri
a far parte dell'amministrazione al compimento del ventitreesimo anno
di età.”
“Mi sembra
saggio” commentò Nathan guardando la figlia “così
avrai tutto il tempo per studiare ed entrare nel meccanismo.”
“Se lo dici tu”
commentò pacata “che altro? Devo anche sformare un
marmocchio?”
“Entro il
venticinquesimo anno di età” confermò facendola
sbiancare. Claire rise una volta, poi sogghignò, infine la sua
voce si fece isterica e si mise in piedi, appoggiando le mani sulla
scrivania dell'uomo “mi lasci indovinare chi dovrebbe essere il
padre...”
“Il temine esatto
è 'marito'” corresse stupito dalla sua reazione. Claire
rise un'altra volta e piombò a sedere “voi siete
pazzi... e tu non dire niente, mi raccomando!”
“Sono raggelato”
ammise immobile quando la furia di Claire si abbatté sulle sue
spalle “la premonizione mi ha fatto meno paura.”
“In caso
contrario, cosa succederebbe?” domandò stentando a
trattenere l'ira.
Il notaio si fece serio
e sventolò una lettera chiusa. “La risposta è qua
dentro” le porse la lettera che Claire strappò con
attenzione. I suoi occhi volarono fra le righe e si inchiodarono su
un punto che la lasciò a bocca aperta. “Ci sono
riusciti...”
“Cosa c'è?”
Peter si piegò verso di lei e occhieggiò il documento.
Claire si alzò, afferrò Gabriel per la maglietta
trascinandolo sulle rotelline della sedia e quando furono fuori, la
guardò divertito. “Leggi!” sbottò
mettendogli la lettera a pochi centimetri dalla faccia. Crollò
a sedere sulle sue gambe mentre parlottava a bassa voce. “Qui!”
“Togli il
dito...”
“Più
giù!!”
L'uomo sollevò
la testa e la guardò allibito “come hanno fatto?!”
Claire sollevò
le braccia e le lasciò ricadere. “Non lo so ma io non ci
sputerei sopra...”
“E già...”
mormorò abbracciandola e allargando un po' le gambe per farla
stare più comoda. “Posso sacrificarmi per una
cosa del genere.”
“Idem. Chi
potrebbe sopportarti per tutta l'eternità?”
Gabriel la fissò
con aria cupa “e se fosse una trappola?”
“Lo scopriremo
fra qualche anno” sbottò togliendogli la lettera di
mano. Si piegò da un lato e fece una smorfia “maledetto
ciclo, mi sento uno schifo.”
La guardò e per
un attimo Claire vide passare qualcosa che sembrava delusione “te
l'avevo detto!” La smorfia che fece la rabbuiò “tu
saresti capace di sposarmi e mettermi incinta domani stesso per avere
la cura all'immortalità!”
La sua reazione non fu
quella che si aspettava. La fissò e basta senza dire una
parola.
“C'è una
cosa che devi sapere. Noah mi ha detto che tuo padre è morto
pochi giorni fa.” Forse doveva smetterla. Non respirava e non
batteva nemmeno le palpebre.
“Dovrei esserne
contento” mormorò d'un tratto “ma non me ne frega
niente.”
Mentiva e anche male.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e quando la prese e la
baciò, Claire capì che stava per congedarsi. “Ci
gettiamo nella tana del Bianconiglio?”
“Non abbiamo
niente da perdere” mormorò rimettendola in piedi.
“Quella è meglio tenerla segreta.”
“La cassaforte a
tempo si aprirà fra sei anni, il giorno del mio compleanno”
borbottò scorrendo le righe della lettera. “Pensi che
riusciremo ad aprila prima con qualche trucchetto?”
“Non ho alcuna
fretta.”
Claire lo guardò.
Sembrava stranamente assente. Aveva bisogno di isolarsi. “Torno
dentro a reclamare il patrimonio. Spero che i loro consulenti siano
dannatamente bravi come dicono...”
“Tuo padre sa
dove è stato seppellito quel bastardo?” domandò
distraendola dalle sue elucubrazioni.
“Sicuramente”
rispose restando a guardarlo “posso accompagnarti?”
“Vuoi rovinarti
la giornata?”
“Sono stata nella
stessa stanza con Angela per venti minuti. Un cimitero sarà
più divertente!”
- - -
“Pensavo peggio”
mormorò guardando una tomba simile a tante altre. “Vabbè,
è andata!” sospirò allegro strappandole un mezzo
gemito di sorpresa. “Andiamo a mangiare, ereditiera?”
“Non chiamarmi
così” borbottò abbracciandolo alla vita. “Vuoi
vedere una cosa carina?”
“Certo.”
“In tutti gli
universi in cui sono stata, questo è quello che mi è
piaciuto di più” mormorò indicando la testa
“assorbi e preparati al botto!”
Un bisonte impazzito
avrebbe fatto meno rumore, pensò alzando la testa dal
rettangolo di tessuto nero sul quale era posato un meccanismo
piuttosto semplice da riparare “che vuoi?”
“Claire sta
per partorire” esclamò fermandosi di fronte al tavolo.
La sorpresa che gli lesse sul volto fu sufficiente a fargli capire
che non ne sapeva nulla. “Vieni o resti a giocherellare con gli
orologi?”
Gabriel lo guardò
ammutolito e non mosse un muscolo.
“Non mi
importa se avete litigato, non lascerai quel bambino crescere da
solo” sbottò cattivo “tu non sei come tuo padre.”
“Su tesoro,
non fare quella faccia” mormorò Sandra stringendogli un
braccio “e non svenire.”
“Non svengo”
borbottò lasciandosi condurre verso una serie di poltroncine
“non ancora... io non ne sapevo nulla” disse a sua difesa
quando Noah lo incenerì con un'occhiata “non mi ha detto
niente!”
“Avrei dovuto
ammazzarti quando ne avevo la possibilità!” sibilò
tappandogli la bocca.
“Noah, sta
buono” lo redarguì la ex moglie “non siamo qui per
litigare.”
“Salve!”
La donna sobbalzò quando l'infermiera arrivò presso di
loro “chi è il padre?!” Li guardò a turno e
si concentrò su Gabriel che era sbiancato. Padre. Lui. Alla
sua età.
“Complimenti!
Sono due gemelli!” esclamò stringendogli la mano con
forza.
“Sono
bellissimi, li vuole vedere? Mai avuto bimbi così belli in
tutto il reparto!” L'infermiera continuava a parlare incessante
e Gabriel quasi non l'ascoltava “e... Claire...”
“Sta
benissimo, mai avuto una paziente così forte. Ha giurato di
ucciderla la prossima volta che si sarebbe avvicinato a lei, ma sono
cose che le partorienti dicono normalmente!” scherzò
scambiando un'occhiata con Sandra che annuiva. Gli mise una mano
sulla spalla e lo scrollò. Era rigido come il marmo. “Noi
andiamo da Claire, tu vai a vedere quelle due meraviglie e fa
amicizia con loro.”
Gabriel annuì
basito e seguì la donna fino a reparto. Lui. Padre. Alla sua
età. E non gli aveva detto niente. Scoccò un'occhiata
al di la del vetro e vide due esserini minuscoli con gli occhi chiusi
e i pugnetti stretti che dormivano placidi nelle loro culle.
“Sono un
maschio e una femmina! Così non abbiamo scontentato nessuno!”
ridacchiò la donna prendendone uno fra le braccia. “La
madre sta ancora decidendo i nomi, lei ha qualche suggerimento?”
Nomi. Bambini. Due.
Aveva due figli. La guardò con la stessa espressione che ha
una mucca che osserva i fari della macchina che si avvicina. “No”
mormorò concentrandosi su quell'esserino che si era svegliato
e sorrideva. Sorrideva a lui. Il fagottino mugolò qualcosa di
incomprensibile.
“Non facciamo
distinzioni, eh” borbottò mettendogli in braccio anche
l'altro. “E' la mia preferita. Non dovrei dirlo perché
sono adorabili entrambi... ma guardi che carina! Così
piccola...” mugugnò mentre Gabriel la fissava come se
fosse impazzita. Le donne, sospirò osservando la piccola. Era
minuscola, gli scatenava un terribile senso di protezione. “Virginia”
mormorò senza pensarci “come mia madre.”
“E' un
bellissimo nome!” ribattè infermiera “però
deve stare attento a lei, quando piange... beh fa piuttosto rumore.”
“Cosa?”
domandò senza capire.
“Onde sonore
piuttosto alte. E' il suo potere” mormorò accarezzando
la testa della piccola. “E si rigenerano entrambi”
concluse con un sorriso smagliante “che c'è? Non è
contento?”
Annuì
meccanicamente e glieli rimise in braccio. “Forse devo parlare
con la madre...”
'Non lo farei, fossi
in te...'
“Chi ha
parlato?”
'Il figlio senza
nome... cominciamo già a fare distinzioni?' Domandò una
vocina infantile nella sua testa. 'Chiamami Noah e facciamola
finita.'
“Noah è
un bel nome!” esclamò l'infermiera annuendo.
Gabriel li guardò
a turno, poi si concentrò sul piccolo che aveva aperto gli
occhi. Erano grigi e assonnati. Aveva i capelli neri. 'La mamma è
arrabbiata. Ha detto che l'hai abbandonata quando più aveva
bisogno di te e ha giurato di fartela pagare appena finita la
gestazione.'
“Questo non è
carino” mormorò l'infermiera restando appoggiata alla
culla 'non essere crudele con tuo padre.'
'Sei davvero mio
padre?' Gabriel annuì e lo guardò. Il piccolo sorrise.
'La mamma ha detto che sai fare un sacco di cose, oltre a farla
impazzire di rabbia.'
“Eggià”
sospirò allungando un dito che afferrò saldamente fra
le manine.
'La mamma ti ama
ancora.'
'E io amo lei' gli
sorrise e sentì una specie di risolino nella testa. 'Sei il
più sveglio fra i due, quindi dovrai badare a tua sorella' lo
avvisò preventivamente. 'Vado a vedere come sta... tu... fai
quello che fanno i bambini appena nati.'
'Sarebbe?'
“Non lo so.
Piangi. Fa la cacca. Dormi...” propose un po' divertito da
quella follia.
'Sono un genio e
sono dotato di una lunga memoria. Ricomincia!' esclamò quando
la sorella si mise a piangere. Gabriel dovette tapparsi le orecchie,
sentendo il cervello esplodere di dolore. “Zitta!” urlò
nella sua direzione. La bimba smise di piangere all'istante e
l'infermiera lo guardò ammirato. “Mano ferma,
bravissimo! Ha già capito come si allevano i figli!”
'Papà...'
“Che c'è?”
borbottò in direzione di Noah 'dio, mi ha sfondato un
timpano!'
'Mi prendi un
braccio un'altra volta?'
La sua vocina era
esitante. Sorrise, arreso a quella tenerezza che lo invadeva.
'Certo.'
'L'imprinting dice
che devo assorbire gli odori dei miei genitori' spiegò
facendolo ridere 'quindi scordati che ti richieda di rifarlo tanto
presto.”
“Quando avrai
il pannolino sporco, lo cambierai da solo, va bene?”
“Quando sarà
sporco, te ne accorgerai. Adesso mettimi giù, ho incamerato le
informazioni che mi servivano' ordinò con voce ironica. 'La
scimmietta antropomorfa ne ha bisogno più di me. E'
un'empatica e ha sofferto tanto, quando la mamma piangeva perché
le mancavi. Mi ha angosciato per mesi! Non sai cosa significa stare
in uno spazio tanto stretto con una piagnucolona attaccata alle
chiappe.'
'Non s'è mai
degnata di cercarmi' borbottò a sua difesa abbracciando la
bambina che frignava 'non sapevo fosse incinta.' Il corpicino della
bimba gli si adagiò addosso lasciandolo senza parole. Si
limitò ad accarezzarle la testina coperta di capelli neri.
'Virginia dice che
ti vuole bene. Nella sua mente minore non ha idea di cosa significhi.
Ma non stiamo a polemizzare.'
"Tu fai un pò
troppo il superiore, ragazzo" lo sgridò con voce tenera.
Era minuscola, era nata per ultima. Avrebbe dovuto proteggerla dal
mondo esterno. Cominciava a capire le parole di Noah. Le accarezzò
la schiena e la bimba frignò contro di lui. Gabriel la guardò,
sembrava gli chiedesse qualcosa. “Che c'è, piccola?”
Virginia mosse le braccine contro di lui e gli agguantò un
dito portandolo alla bocca. Lo ricoprì di saliva e la cosa lo
fece sorridere.
'Santo cielo... è
amore a prima vista' sospirò il bimbo 'sarà una
lunghissima infanzia...'
“Sei troppo
ironico per uno appena nato.”
'Passa tu attraverso
un'esperienza del genere! O svieni o sviluppi subito senso
dell'umorismo!'
Strangolando una
risata, camminò lentamente fino alla stanza di Claire con i
due piccini in braccio e quando Sandra lo vide ululò di gioia,
mentre Noah restò raggelato. Non quanto Claire che sbiancò,
come se avesse visto un fantasma. “Non farli cadere!”
esclamò come prima cosa “che diavolo ci fa qui?”
“Secondo te?”
domandò ironico sentendo un risolino infantile nella testa.
Claire lo guardò
e non rispose “mi hanno detto che si rigenerano...”
“Fosse solo
quello!” scherzò accarezzando la schiena della piccola
che passò delicatamente a Sandra che uggiolava di felicità.
“Lui è un genio e abbiamo appena fatto un discorso
niente male. Si è anche scelto il nome” ridacchiò
passando il piccolo Noah al 'nonno'. “E si chiama come te!”
esclamò dandogli il colpo di grazia. “Virginia spacca le
vetrate e i timpani quando piange... ed è empatica!”
“Scegli i nomi
senza consultarmi?” domandò seccata e nervosa “mi
piace Virginia...”
“Mia madre”
mormorò sedendosi accanto a lei “perchè non me
l'hai detto?”
“Ero
arrabbiata con te.”
“Come va la
conduzione dell'impero?”
“E' difficile”
ammise stringendosi nelle spalle “studio cose che non
capisco... ma migliora ogni giorno...”
“Bene”
mormorò guardandola. Allungò una mano e le accarezzò
il viso. Subito la vide chiudere gli occhi con piacere “potreste...”
si voltò ma i due erano già spariti. Chiuse la porta
con un gesto. “Claire se sei arrabbiata con me, va bene, ma
lasciami vedere quelle due meraviglie.”
“Non te lo
impedirei mai” lo rassicurò con voce debole. “Mi
sei mancato tanto...”
“Anche tu”
sussurrò baciandola sulle labbra un po' screpolate “io
ti amo ancora...”
Claire lo guardò
e non rispose. Nei suoi occhi c'era un interrogativo.
“C'è....
un uomo nella tua vita?” non aveva calcolato quella
possibilità.
Una negazione.
“Anche io ti amo. E ho bisogno di te. So che non vuoi essere
intromesso nella faccenda, ma potresti... fare il padre mentre
conduco l'impero?”
“Certo...”
le sorrise e Claire si illuminò e gli gettò le braccia
al collo.
“Scusate,
penso che questa piccolina abbia bisogno della mamma...”
mormorò Sandra rientrando discretamente nella stanza.
Claire allungò
le braccia e la strinse a se. Gabriel le passò un dito sulla
testolina e il piccolo Noah sospirò ironico 'cominciamo col
complesso di Elettra!' esclamò agitandosi in braccio al nonno
'è passata dal volerti bene all'essere innamorata di te.'
'E' giusto'
ridacchiò prendendolo in braccio “cosa ne sai tu del
complesso di Elettra?” domandò diretto al bimbo.
'Sono un genio, so
tutto. Non chiedermi come faccio, ma posso dirti anche quanti peli
hai nella barba.'
“Sentiamo.”
'Tremilasettecentocinquantasette.
Sulla guancia destra' affermò compito.
“Tuo figlio mi
fa paura” mormorò diretta a Claire che li aveva guardati
per tutto il tempo con una strana espressione di dolcezza che non le
aveva mai visto.
'Non l'ho chiesto
io, sono nato così!' ribattè aprendo la bocca e
gorgogliando saliva 'dio, odio quando succede!'
“Cambio”
borbottò la ragazza “sta dormendo, sta attento...”
“Ho mai
lasciato cadere te?”
“No”
mormorò stampandogli un bacio sulle labbra.
'Ci sono dei minori
qui!'
“Sta zitto”
borbottò “fa l'infante.”
“Amore, stai
parlando con un bimbo che ha poche ore di vita... non è
normale” gli fece notare preoccupata “sicuro che la
paternità non ti ha dato alla testa?”
Gabriel si staccò
con un gemito mentre Claire si massaggiava la testa. “Ma un
metodo indolore non l'hai ancora trovato?” lo guardò di
sottecchi e ammutolì. Era commosso? Ma lui voltò
la testa e le spalle e si incamminò per il cimitero da solo.
Preoccupata, gli andò dietro in fretta e quando lo afferrò
alla vita, la strinse contro di se. Gli fremevano i muscoli. “E'
la cosa più bella che abbia mai visto...”
“E' solo uno dei
futuri ipotetici, ce n'erano altri meno strappacuore e molto più
realistici...”
“Mi piace questo”
mormorò con gli occhi lucidi. “Voglio questo!”
Sembrava un bambino
impunito. “Non cominciamo con le pretese! Ho pianto come una
fontana quanto ti ho visto con la bimba” mugugnò a sua
volta. “Sarai un padre schifosamente bravo e premuroso ed io
una madre lavoratrice e stressata che dimentica il compleanno dei
figli...”
“Avrai una
segretaria che te lo ricorderà.”
“Piuttosto mi
sparo un colpo alla nuca.”
“Non ti avevo
detto di spostare il punto debole?”
“Ma dove lo
metto?!” esclamò fermandosi in mezzo alla strada. “Ma
quando muti forma...” Claire lo guardò con un sorrisetto
malizioso e attese.
“Sei pessima...”
Squillino
le trombe! È finita! Deo gracias! Grazie a tutti coloro che
hanno seguito e recensito. Ci si vede alla prossima!
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