Ford iperventila per non esplodere
e prendere a pugni Max che continua a scuotere la testa.
“Non hai visto come ti guarda? Possibile che tu sia così
rimbambito da non accorgerti che ti muore dietro?” insiste a bassa voce
guardandosi alle spalle.
L’uomo non replica perché non ne è
sicuro al cento per cento. Improvvisamente si rilassa sedendosi di schianto sul divano, facendolo
scricchiolare. E’ vecchio, deve cambiarlo.
“Non lo so. Certe volte mi da quell’impressione, altre…prima
mi ha dato un ceffone e poi mi ha abbracciato. Non la capisco.”
Max si siede davanti a lui e guarda il fondo della stanza
sperando che non appaia proprio in quel
momento “non mi sembra il massimo della maturità, quella ragazza. Per
quello m’impiccio degli affari tuoi.” Specifica a bassa voce. “Si è presa
una cotta per te, sei l’eroe dei suoi sogni. Il principe azzurro che la
va sempre a salvare. Non mi stupirei che lo facesse apposta”
“Ma che dici..” Borbotta
aggrottando la fronte. E
se fosse vero?
Sospira cercando di rimettere a posto i vari fili ..e se avesse ragione lui? Se lo
facesse apposta a scappare? E poi quella frase ‘ti
devo dire una cosa…’
“A te piace, è più che evidente”
Ford non replica e si limita ad ascoltarlo continuando ad
unire i puntini di quello strano disegno che si sta formando nella sua testa.
“E’ troppo piccola…” borbotta a se stesso
“Fosse quello! Il problema sei tu”
L’uomo lo guarda senza capire “io? Cosa ho
fatto?”
“Il turpiloquio spinto e a sproposito, il mondo in cui ti relazioni con la gente, il tuo stile di vita!” elenca
indicando la stanza. “Vivi in un buco che avrebbe bisogno di una ripulita,
imbiancata e di un total re style. Indossi gli stessi vestiti per tre giorni di
seguito, ti ubriachi 5 volte la settimana e rimorchi le prostitute!”
“Non è vero...è capitato una sola
volta” ribatte arrossendo un po’ “e ho un armadio pieno di roba in copia
multipla perché non ho tempo e voglia di girare per negozi”
Tace vergognoso sentendosi immondizia, giocando con
l’orologio e girandolo più volte attorno al polso.
Max lo scruta pensando di aver calcato la mano perché lo
vede in seria difficoltà. Abbozza un bel sorriso conciliante prima di parlare.
“Sorvolando il fatto che in questo momento non saresti
da presentare ai suoi genitori, lavorandoci su potresti migliorare tante cose”
“I suoi mi conoscono…sono di famiglia ormai” mugugna con
voce bassa e imbronciata.
“Il fatto che gli ritrovi la figlia non vuol dire che
sarebbero lieti di vederla uscire con te”
“Smettila”
“No, affronta la realtà: vai bene per stanarla ma non
certamente per portarla all’altare”
Ford lo guarda mezzo allibito “ti stai allargando, adesso”
Max scrolla la testa con un sorriso malandrino “noto un
certo romanticismo nauseante quando vi parlate”
“Se..” Ribatte
indurendo il viso “hai finito la paternale? Guarda che lo so di non
essere alla sua altezza! Quelli vogliono il meglio per Natalie e non lo
troveranno certo in uno come me” afferma depresso,
guardandolo da capo a piedi. “Perché stiamo facendo
questo discorso assurdo?”
“Perché Natalie si è innamorata di
te, tu di lei e se vi accoppiate succedono i casini” gli ricordò velocemente
con voce piatta.
Ford non parla più e pondera seriamente le parole di Gershow.
Fra quello che intendo
fare io - cioè niente - e quello che mi sta prospettando
sto tipo ce ne corre. E’ già tanto essere riuscita ad avvicinarla, Natalie. Non
l’ho fatto apposta, è capitato.
E’ capitato per puro
caso.
Quell’affarino timido che aveva tallonato nel supermarket e
in giro per le varie città, non rientrava nei suoi piani. Gli era piombata fra
le braccia, diciamo così.
Adesso non avrebbe più voluto lasciarla andare, a dirla
tutta. Con quella dolcezza che esplode a momenti e quel sorriso che ti scalda
il cuore.
Lo so che sono
irrecuperabile…però...si abbatte ancora di più ora che la sua inadeguatezza
è stata così brutalmente analizzata.
Io mi sento sempre
fuori posto. Non so stare in un altro modo! Pensa con rabbia mista a
dispiacere. Si guarda attorno e pensa che la sua sciatteria si manifesta
chiaramente nell’appartamento, anche se Charlie ha dato
una bella ripulita.
Almeno quei giornali li poteva
togliere, adesso che c’era Natalie!
Li afferra in blocco e li scarica dietro il divano,
spostando il problema invece di rimuoverlo.
Non ho tempo di
occuparmi di questa casa...e se ce l’ho sono stanco e
preferisco dormire, si scusa dentro di se senza accorgersi che Gershow se n’è andato.
Si sdraia su divano restando a guardare il soffitto. Non sarei in grado di darle niente di quello
che vuole.
***
Natalie guarda dalla finestra incuriosita. Ha sentito il
rumore di una macchina allontanarsi e quando si è accorta che anche Max ha
lasciato la casa, le è saltato il cuore in gola. Lei e Ford sono
soli! Soli!
Una vampata di rossore sale alle guance e ha la bocca secca,
tanto da non riuscire ad ingoiare. Siede sul bordo del letto con il batticuore,
tentando di tirare un profondo respiro. Da
soli… rimembrò i racconti spinti di Bev quando
rimaneva sola col ragazzo e l’emozione prese il sopravvento.
Si stavano baciando e quel disgraziato era arrivato ad
interromperli!
Afferra la maglietta che si è tolta poco prima e comincia
sventolarsi cercando di ‘raffreddarsi’ ma la manovra
non funziona del tutto se non smette di pensare a quei due bacetti leggeri che
si erano scambiati.
Le gambe non le appartengono più: si alza, infilandosi la
maglia ed esce dalla stanza con trepidazione. Un formicolio piacevole le invade
il corpo mentre cammina nel corridoio, la mente occupata da mille pensieri e il
cuore che batte e batte e batte…
****
Rimasto solo, Ford è sprofondato nel sonno mentre ripensava
a lui e a Natalie. Le emozioni del giorno lo hanno stremato,
così sogna. Sogni strani, confusi, indescrivibili che lo fanno svegliare
di colpo, in un lago di sudore con l’eccitazione che urla per essere
soddisfatta.
Luce… fastidio,
pensa girandosi verso lo schienale imbottito e nascondendo la testa sotto il
braccio.
Si muove un po’ cercando la posizione giusta, finchè non
decide che svenire nella propria stanza è molto più comodo. Barcolla intontito
verso la porta e sorpassa Natalie senza neanche vederla.
“Ford..”
Sbatte gli occhi più volte, il viso aggrottato e gli ci
vuole un po’ per mettere a fuoco la ragazza.
La protagonista dei miei sogni sconsiderati mi guarda
sorridendo. Cerco di riprendermi, ma sto stirando dal sonno. Vi hanno mai
tirato giù dal letto nel mezzo della fase REM? Fastidioso, eh?
“Natalie….che fai, non dormi?”
borbotto entrando nella mia stanza e crollando di faccia sul materasso.
La sento ridacchiare e poi qualcosa di morbido
mi tocca il braccio “se resti così, muori soffocato” ridacchia mentre mi
giro pigramente sulla schiena.
Molto meglio adesso…
Sospiro abbozzando un sorriso e ascolto la nuova risata che
stilla dalle sue labbra...così dolce…
“Sembra quasi che tu non dorma da settimane”
“Quasi” ascoltando il suono della sua voce. Sento delle dita
fresche che mi sfiorano il viso e mi fanno voltare verso di lei, gli occhi
aperti. La trovo inginocchiata vicino al mio stomaco con un
filo in mano “ti si era attaccato sulla fronte” ridacchia giocandoci e
arrotolandolo fra i polpastrelli.
“Ti diverti ad approfittarti di me…di un povero vecchio
stanco e assonnato” borbotto voltandomi su un fianco, verso di lei. Ho voglia
di accarezzare quelle ginocchia che spuntano dalla maglietta.
Ha le gambe nude.
“Se vuoi ti lascio dormire..”
Sussurra piegandosi un po’, la sua voce più vicina.
“Mi fa piacere se resti” mugolo abbozzando un sorrisetto che
muore subito. Ha solo quella maglietta. Non
ha il reggiseno. Non dorme col reggiseno, nessuna donna lo fa.
“Va bene” mormora con una nota alterata. Apro un occhio e la
trovo sdraiata davanti a me che sorride timida.
Allungo una mano per accarezzarla e non sono di sicuro di
esserci andato delicato, perché la vedo fare una faccia buffa. “Hai la
delicatezza di uno schiaccia sassi!” ridacchia posando
la sua mano sulla mia.
Bellissima…
“Dormi sempre in questa posizione strana?” mi domanda
indicando il letto.
“E’ uguale” rispondo pensando che ci dormo di traverso non
cade certo il mondo. E accontentiamola, va. Striscio fino a posare la testa
sul cuscino e sospiro felice…cuscino…che goduria!
Lei ride di nuovo e si adagia accanto a me.
“La smetti di prendermi in giro?”
“No, sei buffo, mi fai morire dal ridere!” esclama con una
mano davanti alla bocca e gli occhi che luccicano.
Stupenda…
Allungo un braccio e me la tiro contro, cercando di
soffocarla. “La finisci, eh?”
Natalie all’inizio ride, poi smette quando ha esaurito le
forze. O forse smette perché sta pensando la stessa
cosa che sto pensando io.
Quel corpicino caldo e sottile non mi ci voleva adesso, non
ora. La sento trattenere il respiro mentre si sistema meglio contro di me. Si
aggrappa alla mia maglietta e sta li, ferma e buona, lasciandomi senza parole.
Neanche mi accorgo di cominciare ad accarezzarla, mentre lei posa la testa sul
mio braccio e resta immobile, accarezzandomi di tanto in tanto con due
dita.
Sento il suo respiro un po’ affannoso che mi entra nel collo
della maglietta e riscalda la pelle.
La mia mano scivola fino alla vita, tirandola e
costringendola ad aderire a me, intreccia le gambe con
le mie e mi si aggrappa ancora di più addosso.
Può sentire il batticuore che sta salendo d’intensità se
resta così.
“Non hai caldo?” mi domanda a bassa voce,
le trema un po’…
“Un po’ si” ammetto senza muovermi.
Natalie non respira quasi; finchè non la sento muovermi non
mi sposto di un centimetro.
Lei afferra la maglietta e se la toglie facendomi pensare di
tutto. Sotto ne ha un’altra, molto carina e con due bretelline che sgridano
’strappami, strappami’ a squarciagola.
Mi guarda per un attimo e poi gira la testa dall’altra
parte. “Hai deciso di morire di caldo?”
Ci metto un po’ a realizzare che forse
vuole che io faccia la stessa cosa. Ho il cervello in modalità
‘off’ a quell’ora e con lei che mi sta davanti in
biancheria intima e basta.
Non ce
l’ha il reggiseno, proprio no!
Volta la testa verso di me e mi guarda avvicinandosi
lentamente “posso restare qui?”
“Certo…” borbotto mentre lei torna a sdraiarsi accanto a me
un po’ distante.
Non ricordo una sola parola del discorso di Gershow o delle cose che avevo deciso
da solo. Vedo solo lei, di una bellezza abbagliante, con quel visino che mi fa
pensare di tutto…è praticamente nuda!
Lei si avvicina a me restando con gli occhi legati ai miei e
comincia ad accarezzarmi sulla guancia, facendomi il solletico; le sorrido ma
lei non mi ricambia e continua a guardarmi in quel modo…
La mia mano sale, fino ad infilarsi sotto i suoi capelli. La
sento sobbalzare e quando la volto sotto di me, continuando a fissarla e lei mi
lascia fare con un’espressione languida sul viso.
Natalie trattenne il respiro finchè non
giacque sulla schiena, con Ford su di lei, una gamba infilata fra le sue
che mosse, divaricandole per permettergli di stare più comodo.
Stava arrossendo, sentiva il viso caldo e le sue mani
bollenti su di lei e non riusciva a smettere di fissarlo in quel modo.
Mi prenderà per stupida
se continuo, pensò, cercando di chiudere almeno
gli occhi. No, non ci riusciva, doveva continuare a guardarlo per imprimersi
bene tutti i particolari del suo viso in mente.
La sua mano che scivolava lungo la coscia fino al fianco, la
faceva tendere; sorpassò la maglietta e si perse sul suo stomaco,
massaggiandolo ed eccitandola ancora di più.
Non è
possibile…per così poco, pensò
chiudendo gli occhi e arcuandosi all’improvviso.
“Natalie...che dobbiamo fare?”
“Questo” sussurrò eccitata muovendosi lentamente.
“E poi? Dimmelo tu, io non ci
capisco più niente..” Mormorò costringendola ad aprire
gli occhi al suono della sua voce così giù di morale.
“Neanche io” ammise abbracciandolo con affetto “la prossima
volta che scapperò mi verrai a cercare?” gli domandò con la voce sempre più
evanescente mentre le faceva scivolare una spallina.
Ford si fermò colpito da una mazzata nelle parti basse. ‘mi verrai a cercare’
Aveva
ragione Gershow allora…lo faceva apposta. Si allontanò lasciandola sola,
annientato dalla scoperta e anche un pò felice.
“Ford..” Sussurrò restando a guardarlo interrogativa. Lo
osservò mentre usciva dalla stanza e si tirò a sedere chiedendosi che diavolo
gli passasse per la testa.
Rimise a posto la spallina meccanicamente e arrossì
scoprendo l’elastico degli slip lievemente calato sui
fianchi.
Ford si era ripetuto il discorsetto a mente, mentre
gironzolava fuori della stanza, dandosi del pazzo e anche un po’ del pedofilo. Quando rientrò, certo come non mai di fare la cosa giusta,
allontanandola da se, e la trovò in quella posizione così ingenuamente
seducente, il discorso fu cancellato da un celere colpo di spugna.
Si appoggiò alla porta chiudendola a chiave ma senza
rendersene conto e la fissò divorando con gli occhi ogni parte del suo corpo.
“Non sono molto sicuro che sia una cosa giusta da fare” le
disse a mezza bocca restando dov’era.
“Non facciamo del male a nessuno” gli rispose fissandolo con
un sorriso dolce.
E a noi stessi? Si domandò staccandosi
con ritrosia dalla porta. “Sei pazza a volermi”
“Se non ero pazza non sarei
scappata di casa tutte queste volte per farmi rincorrere da te” sorrise con la
voce lievemente isterica e in preda al panico “se non mi abbracci entro cinque
minuti mi parte un embolo” lo avvertì stringendo il lenzuolo fra le dita.
“Parte a me…” mormorò sedendosi ai piedi del letto, dandole
le spalle. “Non posso, non posso proprio” ripetè più rivolto a se stesso che a
lei che lo stava osservando sbigottita.
“Va via, Natalie” mormoro sentendomi di nuovo in colpa per
averci anche solo pensato “torna a casa tua o a Bleiza.
Fatti un fidanzato della tua età e metti su famiglia”
Lei mi guarda a bocca aperta: non si aspettava un finale del
genere. Io non mi aspettavo che le parole di quel coglione fossero così vicine
alla realtà.
“Io non voglio tornare a casa o mettere su famiglia. Non sono una fissata col matrimonio!” ribatte secca gattonando
fino a me e voltandomi con forza dalla sua parte.
Dio santo, non se ne esce più
adesso. Aveva ancora una via di fuga ...non
ti avvicinare!
“Dovresti. Magari smetti di frignare come una ragazzina che
fa i capricci per non fare i compiti e impari un po’ di buon senso ed io non
sarei più costretto a correrti dietro!”
Cazzo, le ho fatto male. Quella me la potevo risparmiare ma sto cercando i tutti i modi di farla ragionare.
“Mi hai detto che ti mancavo…”
“Dico tante cazzate, non posso ricordarle tutte!” sbotto
allontanandola con un gesto brusco. Sta per mettersi a piangere e la colpa è
solo mia. Ma ha ragione Gershow…su
una buona parte.
“Stronzo!”
E no, porco giuda!
In questo momento mi sta odiando come non ha mai fatto
prima. Dopo qualche secondo vedo le lacrime scivolare
lungo le guance e mi sento ancora di più un mostro.
“Bugiardo…sei uno maledetto
bugiardo!” urla afferrando il cuscino e picchiandomi con quello.
“Smettila” le dico parando i colpi e strappandoglielo di
mano. Non la ferma per un secondo e si getta su di me prendendomi a pugni che
non fanno tanto male perché ha le mani piccole e di botte ne ho prese un bel
po’ nella vita.
“Isterica del cavolo. Tutte uguali voi figlie di papà. Se non avete quello che volete non siete mai contente”
Questo non sono io!
Non sono io che parlo, mi escono da sole!
“Che vuoi da me? Ti ritrovo sempre
fra i piedi, lo fai apposta a scappare per farti correre dietro perché non hai
uno straccio di ragazzo che si prende la briga di venirti a cercare”
“Non è vero! Smettila!” urla divincolando i polsi che le ho bloccato. Fa male dopo un po’.
”Che sei tornata a fare? Non raccontarmi la balla che eri preoccupata per me che non ci
credo!”
“Ma è vero…” singhiozza disperata.
“E adesso che sei venuta a fare?!”
“Adesso…”
“Adesso” puntualizzo stringendole un po’ i polsi e facendole
male.
Questo non sono io!!
Natalie singhiozza e non risponde poi abbassa la testa e
sussurra che non riusciva a dormire e che aveva voglia di stare un po’ con me.
Anche io…
“Come no! Vuoi farlo con me? E Poi?
Credi che la cosa andrà avanti? Che staremo insieme?!”
Non risponde e singhiozza piano lacerandomi dentro.
“Abbiamo due modi diversi di vederla” ridacchio per qualche
secondo facendole alzare la testa.
Mi odia.
Glielo leggo negli occhi che mi sta odiando per il male che
le sto facendo. Io
vorrei stare con te, Natalie, ma non si può...credimi!
E’ un attimo e il vigliacco che non sono io, la rovescia sul
letto facendola gemere. La guarda intensamente ma lei si rifiuta di incontrare
il suo sguardo ma non si divincola, non fa niente. Lo lascia fare senza dire
una parola.
Quello che non sono io le alza la maglietta sullo stomaco
facendola tendere e le passa pesantemente una mano
sulla pelle, eccitandosi ancora di più perché è più liscia di quello che
pensava…ed è più morbida…
Finiscila, cazzo! Smettila, la stai spaventando!
“Ford…” Sussurra senza trattenere le lacrime. Lo lascia libero
di fare quello che vuole perché le piace Ford, le piace tanto anche se sta
facendo lo stronzo in quel modo e le ha detto quelle
cose che l’hanno ferita.
Le piace il modo in cui la guarda e le piace il mondo in cui
la sta toccando e baciando…lei lo vuole e non le importa più nulla…
Si lascia andare ad un gemito d’eccitazione che lo investe
con violenza, lasciandolo frastornato.
Si sdraia su di lei, infilando una mano dietro il collo e
tirandola verso di se, guardandola mentre lascia ricadere la testa
all’indietro, le labbra semiaperte e il respiro affannoso.
Le sue mani risalgono le braccia e lo accarezzano, cercando
di reagire a quella passività che l’ha aggredita.
La tachicardia che l’aveva colta, la poteva sentire sotto le
labbra mentre la baciava e leccava facendola rabbrividire e mugolare. I baci continuarono fin sulla gola, finchè non raggiunse le labbra.
Natalie lo guardò combattendo per restare lucida ma quando sporse le labbra e
le aprì leggermente Ford continuò a guardarla e ad accarezzarla, finché ad un
certo punto smise di sfiorarle il viso e le labbra con la punta delle dita e vi
chiuse la bocca sopra, dandole un bacio pieno e morbido, sfiorandole appena
l’interno delle labbra con la lingua; dopo qualche secondo incontrò quella di
Natalie che lo ricambiò timidamente. Sentiva il respiro farsi più profondo e
ansimante, pari al suo. Il cuore batteva così tanto che sembrava avesse corso per chilometri, e ora si sentiva sprofondare in
acque nere e torbide ed era difficile resisterle!
Le succhiò la lingua facendola trasalire e quando si
premette su di lei, la sentì tendersi.
Quando pensava che più di così non avrebbe potuto eccitarsi,
Natalie fece la stessa cosa con lui e gli catturò la lingua, giocandoci allo
stesso modo e facendolo quasi morire.
La strinse fra le braccia strappandole un gemito; era come
strizzare un passerotto nella mano, ma non smise di farlo: la baciò
violentemente tirandole la testa all’indietro e sentendola mugolare più forte,
trascinandolo in un gorgo senza uscita.
Natalie smise di stringerlo, le braccia deboli ed esauste
dal troppo piacere e aprì la bocca, lasciandolo entrare dentro di lei e
scivolandogli sotto il corpo in preda alla frenesia e all’emozione.
Lo stava mordendo e allo stesso tempo era sul punto di
svenire sentendo la sua lingua che si allacciava alla sua e si muoveva in un
certo modo che le ricordava…
No, era lui...o forse lei?
Ford si muoveva su di lei come se lo stessero facendo
davvero e Natalie aveva aperto le gambe per sentirlo meglio. Le premeva sul
monte di venere e sulla pancia e la faceva sciogliere pericolosamente. Se l’avesse spogliata…se l’avesse toccata…perché non la
toccava? Si domandò ad un certo punto sentendo le sue mani che le accarezzavano
il viso e i capelli tralasciando il resto di lei.
Fece scivolare le mani lentamente, dalle sue spalle fino
alla schiena e giù, incontrando l’orlo dei boxer che si sollevano
dalla schiena flessa. Lentamente v’infilò le mani dentro, con un certo
batticuore.
Lo sentì trattenere il fiato mentre lo faceva, interrompendo
il bacio che le stava sbrindellando la poca coscienza che era rimasta e
insistette nella sua azione sconsiderata non sapendo che danno andava a procurare
alla psiche del suo povero uomo.
E poi lo fa. Quel bastardo fa una
cosa che non dovrebbe fare senza il suo permesso e non in quel modo violento.
Le strappa via le mutandine facendola trasalire e
divincolare per la paura e la sorpresa, dei sottili ‘no, no’ che uscivano dalle sue
labbra gonfie e arrossate. La afferra per la vita tirandola contro di se,
facendole sentire quant’è eccitato, le gambe aperte contro di lui che sta per
scoppiare tanta è la voglia di prenderla.
Non la ascolta mentre continua ad implorarlo di non farlo,
con quella vocetta sottile e spaurita che non riesce a penetrare il frastuono
del sangue che ha in testa. Le solleva una gamba, baciandola e mordicchiandola,
facendole venire i brividi mentre scende sempre di più. Natalie si ritrae per
la sorpresa e l’imbarazzo, l’eccitazione che non la fa quasi respirare, la
paura di non conoscere la sua prossima mossa…ma lei non voleva
che fosse così, non in quel modo brusco, non c’è un minimo di romanticismo in
quello che stanno facendo!
In quel momento si sveglia capendo cosa c’è di sbagliato:
lei lo ama e lui no. Ha solo bisogno di sfogarsi con
qualcuno! Quello non è amore!
“No, no! Lasciami lasciami!” urla disperata cercando di scappare. Trema come un’ossessa e
sta piangendo per l’angosciosa scoperta che le ha fatto
crollare il mondo addosso.
Stordito dall’eros e confuso a sua volta dalla situazione,
la guarda non capendo cosa le stia succedendo. Non
ricorda come sono finiti in quella posizione e non riesce a credere che sia Natalie,
quella stesa sotto di lui.
Quando vede le lacrime che le
rigano il volto e sente i singhiozzi che la scuotono violentemente riceve la
classica secchiata d’acqua gelata addosso.
…dio, come piange…
La lascio andare di colpo,
seguendola con lo sguardo mentre sgattaiola via da me, tirandosi giù la
maglietta in più possibile, raggomitolandosi su se stessa e piangendo
disperata, cadendo quasi dal letto.
Che cazzo hai fatto, idiota?!
Cerco di parlare ma mi esce solo un mormorio roco “Natalie..”
“Sta zitto, bastardo! Non devi neanche nominarmi!!” urla
singhiozzando e tremando così tanto che non riesce a stare in piedi e arretra a
scatti, cercando sempre di coprirsi.
“Credevo che ci tenessi a me!” grida fra le lacrime “io
credevo…che…anche tu…e invece ti servivo solo per dimenticare quella!!”
Quella? Quella chi?
Certo che ci tengo a te! Sono una testa di cazzo ma ti amo!
Provo a dirlo ma non mi esce un filo di voce. Scappa dalla
stanza aprendo quella porta con una violenza inaudita facendola sbattere contro
il muro e tornare indietro immediatamente.
Rielaboro la faccenda il più velocemente possibile ma è solo
quando vedo i suoi slip a terra mezzi lacerati, ritorno del tutto in me..
O porca put…che cazzo hai fatto, Ford! Che
cazzo hai fatto?!
La porta non ha ancora concluso la
sua violenta corsa sui cardini. Quando si chiude, con
un tonfo cupo e sordo, sento le sbarre della galera che si serrano dietro la
mia schiena.