Ed eccomi qui! Lo so,
siete liberi di linciarmi, ma questo è un periodo pieeeno di
scuola per me! Non ho mai avuto voglia e tempo di scrivere. Ma alla
fine ce l'ho fatta. Dato che starò via dalla prossima
settimana fino a fine mese per andare a fare uno stage in un'azienda di
bovine da latte a Jesi (la mia scuola è zootecnica), ho
deciso di scrivere il capitolo prima di partire. Parto domenicaaa!
Fatemi gli auguri! (perchè fare l'esplorazione rettale alla
vacca non è tutto sto gran gusto ... Ma forse
vedrò anche un parto o due ... i parti in diretta sono la
cosa più bella del mondo!!!) Ok, la finisco. Rispondo ai
commenti.^^
masterof
dark: si,
BbS è già uscito in Giappone, ma io intendevo qui
in Italia ... Ma questo è il periodo di FF XIII, a KH non ci
pensa nessuno ... Certi dicono che uscirà il primo giugno,
ma io non ci credo mica tanto. Ah, l'altra fanfic ancora non l'ho
cominciata, la scriverò quando avrò finito
questa. Beh, dato che mancano due capitoli alla fine (più
uno extra), presto comincerò a scrivere anche quell'altra.
Ormai sono lanciata!
mietitrice:
hai visto come ho aggiornato presto? Solo un mese dopo!! Ok, ora puoi
riempire di insulti la prossima recensione! xD
Ottoperotto:
hehe, già, quella scenetta mi è venuta proprio
bene, lo so.xD Sto migliorando! Ah, Sion Barzahd (ma sono sicura che
nel frattempo lo avrai già cercato su Google), è
il protagonista del primo gioco sulla PS2 della SquareSoft, "The
Bouncer". Sion è un ragazzo di 19 anni che fa il buttafuori
in un locale notturno, insieme a suoi due amici. Uno si chiama Volt e
l'altro Kou. Un giorno, la sua ragazza, Dominique, viene rapita da
un'organizzazione chiamata Mikado (che NON sono i grissini ricoperti di
cioccolato!), e da lì parte la storia. Il gioco è
un picchiaduro (Sion e compagni fanno a cazzotti!), e la storia non è niente di che, ma il gioco vale la pena di comprarlo solo
perchè c'è Sion. Sion esteticamente è
UGUALE a Sora (ed è pure un po' tonto). Ma proprio spiccicato! Sembra suo fratello! Cerca delle
immagini su internet e lo trovi.^^
vickai:
Uh-uh, una lettrice nuova! Grazie per i complimenti!^^ Hai ragione,
Kazi è un amore! (he he, non per niente l'ho inventato io!xD)
La Luce dei Keyblade Master
“Aaaah, che bella dormita che ho fatto,
kupò!” sbadigliò Mog, stiracchiandosi
svogliatamente. Nonostante fosse una giornata nuvolosa, a lui sembrava
la più bella degli ultimi anni.
Ora che aveva saputo che Kazi era vivo e stava bene, stava cominciando
a considerare i lati positivi della sua assenza: poter tranquillamente
stare straiato sull’erba a sonnecchiare senza la paura che
qualche principe ti salti addosso da un momento all’altro
… non dover più badare a un moccioso che corre di
qua e di là senza darti un attimo di respiro … e
quando Aerith prepara un dolce, potersene prendere una fetta senza che
un rompiscatole te la freghi dalle zampe … Questa era vita!
Questa era sempre stata la vita di Mog prima che quel marmocchio
nascesse, e si insinuasse senza pietà nella sua pacifica
esistenza, come un fulmine a ciel sereno.
“Mog, che fai?” chiese una candida voce femminile.
“Oh, ciao Angel … niente, mi sto solo riposando,
kupò.” Disse Mog mettendosi a sedere.
“Sono proprio stufa, ma quando torna Kazi?” chiese
lei, sedendosi di fianco all’animaletto.
“Spero molto tardi, kupò. Questo regno
è un paradiso da quando è sparito.”
“A me manca. A te no?”
“No!” rispose Mog sdraiandosi di nuovo
sull’erba, voltandosi dall’altra parte per non
farle capire che mentiva.
“Ma non sei preoccupato che possa succedergli
qualcosa?”
“Succedergli qualcosa? Quel diavolo per qualche giorno se la
spasserà come un matto, kupò! Spero solo che i
suoi tutori provvisori non l’abbiano scaricato,
kupò. Certo che con lui non ci vuole molto
…”
“No, Mog! Non dire così!”
gridò Angel arrabbiata. “Non ti permetto di
parlare in questo modo di Kazi!”
“Ma non ho detto nulla di falso … beh, non ho
voglia di discutere, kupò. Andrò a fare una
visitina a Kairi. Ciao, Angel!”
Si alzò in volo e si diresse verso il castello. Intanto il
cielo nuvoloso aveva cominciato a rovesciarsi sul regno. La principessa
era al suo solito posto, sul balcone. Da quando aveva saputo che Kazi
era vivo, non si era mossa da lì. Mog la raggiunse e si mise
sul parapetto.
“Kairi, dai, vieni dentro che piove,
kupò.”
“Con questo tempo, Kazi rischia di ammalarsi
…” mormorò Kairi, scrutando
l’orizzonte.
“Se non mi dai ascolto, chiamerò Leon, e
sarà costretto a usare le maniere forti,
kupò.”
Lei si scosse e si voltò verso di lui. “Scusami
… stavo solo …”
“Non pioverà dappertutto, e poi Kazi
troverà riparo.” Si inchinò davanti a
lei. “Se la signorina vuole il mio fazzoletto
…”
A Kairi venne da sorridere. “Grazie Mog, sei davvero un caro
amico. È solo che sono preoccupata per lui, sai.”
“Credo di capirti, kupò. Ma se sai che sta bene,
perché ti preoccupi tanto? Prima o poi
tornerà.”
“Mi sento vuota senza di lui. Sento come … come se
non valga più la pena di vivere.”
Mog si impressionò. “No, non dire così,
kupò.”
“Non puoi capire. Se non sei una madre che ha perso la sua
unica creatura, che sente le sue viscere e il suo dolore come se
fossero propri, non puoi capire. Chissà
dov’è adesso, così piccolo, e stanco, e
spaventato … e con tutti questi Unversed in giro
… potrebbe capitargli qualunque cosa …”
“Ma Kairi, ora è con quei ragazzi …
loro lo proteggeranno, kupò.”
“Ma questo è mio dovere. Sono sua madre, dovrei
difenderlo e proteggerlo io …”
“Spiegami che differenza fa, kupò.”
“Perché io gliel’avevo promesso
…”
“Tu cosa? Quando?”
“Quando è nato. L’ho preso in braccio e
gli ho promesso che nessuno l’avrebbe fatto morire, e che
sarebbe stato sempre con me. Capisci adesso?”
“Credo di si, kupò. Adesso entriamo,
sennò ci raffreddiamo. Vedrai che tornerà
presto.”
“Lo spero, Mog, sto aspettando troppa gente. Ci sono
così tante persone importanti che devono tornare, e che sto
aspettando … Ci mancava solo mio figlio
…”.
“Coraggio, prepariamoci, stamattina si parte per i Sunset
Horizons!” gridò Topolino, accendendo di colpo la
luce della camera di Sora.
“Così presto? Con le stelle ancora fuori?
…” chiese Kazi ancora mezzo addormentato, e
nascose il viso nel petto di Sora per coprirsi dalla luce improvvisa.
“Si. Dobbiamo partire subito. Lo so che sono solo le cinque,
ma stamattina dobbiamo adattarci.”
Kazi lo guardò storto. Topolino cercò di
convincerlo. “Dai, che svegliarsi presto al mattino fa solo
bene.”
“Spero che mi faccia bene, visto che mi fa morire
…” mugugnò il principe.
Sora si mise a ridere. “Sei troppo simpatico, Kazi. Dai,
alziamoci, sennò il Re perde la
pazienza!”
A colazione, Kazi, contro le sue abitudini, era molto silenzioso:
sapeva che il momento della resa dei conti con gli Unversed si stava
avvicinando; e doveva confrontarsi contro Master Xehanort,
l’uomo che aveva causato la morte di suo nonno.
Cominciò ad avere una gran fifa.
“Kazi, non finisci la brioche?” gli chiese Pippo,
quando vide che il piatto del bambino era ancora pieno.
“Si … adesso mangio …”
cominciò a masticare di malavoglia.
Tutti gli altri invece non pensavano minimamente allo scontro
imminente: erano tutti abituati a battaglie di quel calibro: Ansem
(cioè, l’Heartless di Xehanort), Xemnas,
Sephiroth, il Lingering Sentiment … Sora infatti si
ingozzava di latte e paste senza preoccuparsi. Kazi lo
guardò stupito: come faceva ad essere così
tranquillo?
Sora notò come il bambino lo guardava. “Qui coi
combattimenti ci siamo cresciuti, per questo non ce ne preoccupiamo:
sappiamo che la Luce vincerà sempre, in un modo o
nell’altro.”
“E la Luce saremmo noi?”
“Esatto, ricordati che la Luce riesce sempre a farsi strada
nell’Oscurità: anche quando tutto sembra perduto,
si riesce a rivedere la Luce.”
“Io l’ho vista. Attraverso il buio, ho visto i miei
parenti. Erano inondati di luce.”
“Per questo devi stare tranquillo. Questo è
successo anche a me, anni fa: sprofondavo
nell’Oscurità, ma una persona mi ha fatto
ritornare. Sarà dura, ma ce la caveremo, vedrai.”
“Ma l’attacco che dite che ho usato nel castello
… quello era Luce?”
Riku incrociò le braccia sul petto. “Probabilmente
si. Anzi, sicuramente. Ne sappiamo tutti abbastanza per poterlo
confermare.”
Sora, ripensandoci, si insospettì. “Questo
però non è normale …” e
scattò, afferrando Kazi per le spalle e fissandolo negli
occhi. “Kazi, adesso tu mi dici chi sei: non sei un semplice
Keyblade Master come noi, vero?”
Kazi lo fissò preoccupato.
“Come si chiamano i tuoi parenti? C’è o
c’è stato qualcuno di importante nella tua
famiglia?”
Kazi, spiazzato, decise di rivelargli i nomi di suo nonno e di sua
madre, ormai non c’era più motivo di tenergli
nascosto il fatto che fosse un principe. “Ecco …
mio nonno era …”
Ma a quel punto Riku si mise in mezzo e separò Sora dal
bambino. “Cosa sono tutte queste storie? È tardi
per chiacchierare, dobbiamo partire! Forza, che Master Xehanort non
aspetta nessuno!”
Prese in braccio Kazi e lo allontanò dagli altri.
“Su, vai a metterti l’armatura.”
Kazi, sorpreso da quell’atteggiamento, non poté
fare altro che obbedire.
Mezz’ora dopo, erano tutti in partenza.
Sora era piuttosto imbronciato, perché non si aspettava un
comportamento simile dal suo migliore amico: allontanarlo da Kazi in
quel modo, mentre gli stava chiedendo una cosa importante! Ma
capì anche che se Riku aveva agito così, era
perché, per un motivo o per un altro, non voleva che Kazi
gli rispondesse. Ora che ci pensava meglio, anche i giorni precedenti
aveva impedito a lui e agli altri qualunque approfondimento
sull’identità del bambino, troncando le
conversazioni sul nascere.
‘Se Riku agisce così, avrà i suoi buoni
motivi. Allora lo accontenterò ed eviterò a Kazi
delle domande indiscrete. Ne riparlerò con lui
più avanti.’
Paperino si mise al volante del mezzo, e sotto la guida di Topolino,
partì verso il mondo di Xehanort.
Riku sedeva senza dire nulla, con Pippo di fianco, stranamente ancora
più taciturno, cominciando anche loro ad emozionarsi per
quel grande scontro: se avessero vinto, i mondi sarebbero finalmente
stati salvi: non potevano fallire!
Sora e Kazi stavano seduti in due sedili vicini. Sora vide che il
bambino sbadigliava dal sonno. “Ci vorrà qualche
ora prima di arrivare, perché non dormi intanto?”
Kazi annuì. Sora si aspettava che Kazi si appoggiasse contro
lo schienale, per dormire. Invece si sdraiò sul sedile e
appoggiò la testa sulle ginocchia di Sora. Lui ne rimase
sorpreso: gli voleva proprio bene. Gli accarezzò le spalle
per farlo addormentare, e Riku gli chiese. “Gli vuoi bene,
no?”
Sora annuì lentamente.
“Perché?”
“Niente. Volevo sapere solo questo.”
A Sora questa domanda parve strana, ma dato che Riku sembrava
soddisfatto della sua risposta, non indagò oltre.
Per far dormire meglio Kazi, lo prese in braccio e continuò
ad accarezzarlo. Kazi dopo un po’ si addormentò
profondamente.
Riku rimase a guardare quei due abbracciati, e quasi si mise a ridere.
“Si, Sora, evidentemente gli vuoi bene.”
Pippo commentò, tutto intenerito: “Sembri me
quando tenevo in braccio Max per farlo dormire.”
Riku lo guardò strano. “E Max chi
sarebbe?”
“Oh, Max è mio figlio!”
Sora si voltò a guardarlo sorpreso. “Hai un
figlio? Non ce l’avevi mai detto!”
“No? Devo essermi scordato di dirvelo, allora …
Anche lui mi sta aspettando … però lui non
è come Kazi, Max è grande, ormai.”
Dopo alcune ore, finalmente Topolino gridò:
“Eccolo! Riesco già a vederlo! Quelli sono i
Sunset Horizons!”
Tutti, tranne Kazi che dormiva, premettero il viso contro i finestrini
per vedere meglio. E già da quella distanza si riusciva a
scorgere una landa desolata, un deserto di sabbia rossa in cui non
c’era anima viva.
Riku sbuffò. “Un mondo così pieno di
Oscurità, io non l’avevo mai visto.”
Paperino atterrò con cautela in un anfratto nascosto.
“Prepariamoci anche per questa battaglia, quack!”
Sora svegliò Kazi. “Siamo arrivati, svegliati,
su.”
Kazi aprì gli occhi e gli venne da ridere.
“Perché mi hai preso in braccio?”
Sora arrossì e distolse lo sguardo. “Ah
… così …”
Topolino aprì il portello, e raccomandò a tutti
di fare molto piano. “Dobbiamo cercare di avvicinarci il
più possibile a Xehanort senza farci scoprire. È
una cosa praticamente impossibile, ma almeno ci dobbiamo
provare.”
Kazi si affacciò e subito ritirò la testa.
“Kazi, perché tremi?” chiese Pippo,
preoccupato.
“Non voglio uscire fuori. Ho paura. Non riuscirò
mai a vincere …”
Sora lo fissò, severo. “Ora basta Kazi, ti stai
comportando da codardo. Esci fuori immediatamente e dimostra a tutti di
essere un Keyblade Master degno, avanti!”
Il principe si spaventò: Sora non si era mai arrabbiato con
lui. Non voleva che la persona del gruppo di cui più si
fidava, gli fosse nemica. Non voleva fare arrabbiare Sora ancora di
più, perciò scese per primo dalla Gummi Ship e
atterrò su quel suolo polveroso.
Per miglia intorno non si vedeva altro che sabbia. Le folate di vento
che spazzavano la terra alzavano polveroni e turbini che avvolgevano
l’ambiente intorno, facevano entrare la sabbia negli occhi di
Kazi, facendoglieli lacrimare e arrossire e costringendolo a chiudere
le palpebre per alcuni istanti.
Mentre gli altri scendevano, il bambino sentì un fruscio
provenire dall’alto. Alzò lo sguardo e
riuscì a notare un guizzo blu in cima a una scogliera.
Sentendosi gelare, andò a chiamare Sora.
“Sora … c’è qualcuno
lassù …”
“Dove?”
“In cima a quella roccia. Forse era un Unversed
…”
“Allora ci stanno spiando … meglio tenersi pronti.
Sei pronto, Kazi?”
Kazi, che voleva farsi perdonare, si mise sull’attenti.
“Certo, signore!”
“Così ti voglio.” Sorrise Sora.
“Mio signore! Mio signore!”
“Che cosa c’è, Unversed?”
chiese Vanitas.
“Li ho visti! I Keyblade Master! Sono appena
arrivati!”
“E dimmi: hai visto quel bimbo che vuole il
maestro?”
“Si, quello con i capelli rossi: c’era anche
lui!”
“Perfetto!” ghignò il ragazzo.
“Vado a informare Master Xehanort. Dì ai tuoi
colleghi di ritirarsi.”
Vanitas corse da Xehanort.
“Maestro! Maestro! Sono arrivati!”
Xehanort fissò il suo apprendista. “Sai cosa devi
fare, no?”
Gli occhiacci gialli da bestia feroce di Vanitas brillarono di
malvagità. “Certo, signore!” era
felicissimo, dopo tutti quegli anni, di poter andare a misurarsi con
qualcuno degno di essere combattuto.
“Cerca di non deludermi, Vanitas.”
“Dunque, ora dobbiamo trovare Master Xehanort. Questo mondo
non è vastissimo come sembra, non dovremmo metterci
molto.” Assicurò Topolino.
Mentre camminavano, in un gruppo compatto, Kazi cercava di mostrarsi
spavaldo camminando in testa insieme agli adulti. Ma sentiva che
qualcosa di spiacevole sarebbe presto successo.
E infatti, proprio mentre stava cominciando a rilassarsi, rassicurato
dal fatto che in giro non c’era nessuno, una palla di fuoco
arrivò a tutta velocità verso il gruppo. Tutti
quanti, che avevano dei buoni riflessi, riuscirono a schivarla per un
pelo.
“Chi è stato?!” gridò Riku,
estraendo il Keyblade.
Dal polverone che si era sollevato, comparve un ragazzo vestito di
nero, con un elmetto che gli copriva il viso.
“Chi sei?!” chiese Riku. “Cosa
vuoi?!”
“Oh, proprio niente da voi.” Rispose malignamente
Vanitas “Sono venuto semplicemente per eseguire gli ordini
del mio maestro. Cioè uccidervi!”
Tutti, a quella parola, sguainarono le rispettive armi. Tranne Kazi,
che aveva perso tutta la sua baldanza non appena aveva visto
quell’individuo. Sembrava una normalissima persona, ma gli
metteva più paura di qualsiasi nemico incontrato fino a quel
momento.
“Oh, non fatemi ridere: io sono molto più forte di
voi, non avete speranze combattendo contro di me.”
“Dici?! Proviamo!” lo sfidò Riku.
“Beh, ma la cosa si può risolvere in maniera molto
meno dolorosa: sappiate che io non sono obbligato ad ammazzarvi, se
ovviamente scendiamo a patti.” Continuò Vanitas in
modo subdolo.
“E questi patti sarebbero?” chiese Topolino,
sospettoso.
“Io salvo la vita a tutti voi, e smetteremo di mandare
Unversed nei mondi, se mi consegnate lui.” e
indicò Kazi, che a sentire quelle parole si era aggrappato
terrorizzato a una gamba di Sora.
Riku guardò il principe sorpreso. “Chi? Questo? Il
bambino vuoi?”
“Si.” Rispose Vanitas.
Il gruppo si aspettava di tutto, tranne che una richiesta simile: cosa
se ne poteva fare, Xehanort, di un bimbo piccolo?
Riku guardò male Vanitas. “E che cosa ne vorresti
fare?”
Vanitas lo fissò infastidito. “Questo non ti
riguarda. Le condizioni le ho dette, i patti sono questi, allora qual
è la vostra risposta?”
Sora, che non aveva ancora detto una parola, abbassò lo
sguardo su Kazi. Il principe aveva capito che ormai la sua salvezza
dipendeva dalla loro decisione, anche se non aveva dubbi sulla risposta
di Sora: cos’era la vita di un bambino, in confronto alla
salvezza dell’universo? Tremando, abbracciò la
gamba del ragazzo, rassegnato al proprio destino.
Sora appoggiò la mano sulla testa Kazi, poi
guardò Vanitas, furioso, e con gran sorpresa del principe,
gridò “No. La risposta è no! Il bambino
non si tocca!”
Vanitas rimase di princisbecco per un attimo, ma si ricompose subito.
“Ne sei sicuro, ragazzo? La salvezza vostra e di tutti i
mondi è proprio qui a portata di mano. Il prezzo da pagare
è solo una misera vita.”
Sora non demorse. “Ti ripeto che il bambino resta con
noi!”
Vanitas ghignò sotto la maschera. “E allora come
vuoi risolvere la questione, sentiamo?”
“La risolveremo a modo mio: battiti con me.”
Vanitas cominciò a perdere la pazienza.
“Rischieresti la tua vita per questo moccioso che a stento
conosci?”
“Si.”
“Spiegami il motivo.”
“Non te lo sto a spiegare, tanto non capiresti. E adesso
combatti! O forse non ne hai il coraggio?”
Se c’era una cosa che Vanitas non sopportava, erano le
provocazioni. “E va bene, ma poi non dire che non ti avevo
avvisato. Avete buttato alle ortiche la vostra
opportunità.”
Sora si voltò verso i suoi compagni. “Andate
avanti e cercate Xehanort. A lui ci penso io.”
Tutti annuirono in silenzio. Kazi mormorò “Sora
… grazie …”
Sora lo abbracciò e per la prima volta lo baciò
sulla fronte. “Non potrei mai darti via. E adesso vai!
Sconfiggi Master Xehanort insieme agli altri!”
Il resto del gruppo si ritirò silenziosamente e
passò oltre, lasciando soli Sora e Vanitas in mezzo al campo.
Vanitas, studiando il suo avversario, pensò:
‘Vediamo se riuscirò a farti smettere di darti
arie, sbruffone impudente.’
“Veloci, correte!” gridò Topolino.
“Ma non possiamo lasciare Sora da solo!”
protestò Kazi, parlando anche per Paperino e Pippo, ai quali
non stava bene lasciare il loro amico nei guai.
“Stai tranquillo, Sora ha visto di molto peggio nella sua
vita. Quell’uomo diceva di essere forte, ma lo ha detto solo
per farci scoraggiare; alla fine non è niente di
eccezionale.” Lo rassicurò il Re.
Anche correndo, sentivano dietro di loro il rumore di lame che si
scontravano, in un combattimento violento e crudo; tuttavia non si
voltarono.
Corsero per un miglio senza fermarsi mai, e infine riuscirono a
scorgere Master Xehanort che li fissava, con le mani incrociate dietro
la schiena. Guardò Kazi con aria scettica. ‘E
questo bimbetto sarebbe il principe del Radiant Garden? Non ha affatto
l’aria di un principe.” Poi parlò ai
guerrieri.
“Allora è così … Vanitas non
è riuscito a prendere il bambino … che incapace
… mi ha deluso profondamente.”
“Taci, Xehanort!” gridò Topolino
minaccioso. “Ora dovrai combattere contro di noi.”
“Contro di voi? Ma chi vuoi prendere in giro?”
ridacchiò Xehanort. Poi, improvvisamente di nuovo serio
“Non ho voglia di perdere tempo con voi. Datemi quel
moccioso, e vi lascerò andare.”
“Lui non va da nessuna parte!” rispose Riku.
“Stai indietro Kazi. Ci pensiamo noi a lui.”
Ma Kazi lo fermò. “No, non è giusto che
rischiate voi la vita per me. È me che vuole, no? Xehanort,
combatterò io contro di te! Lealmente: io e te
soli.”
“Tu? Eccolo qui, un pulcino non ancora uscito dal guscio, che
pretende di misurarsi in lotta con me!” rise Xehanort.
“Ma in fondo va bene. Tanto non ho da perdere
nulla.”
“Kazi, no!” cercarono di fermarlo Paperino e Pippo.
“è troppo pericoloso.”
“Lasciate fare, vedrete che riuscirò a
sconfiggerlo.”
Riku, a sentire tanta determinazione, sorrise. “State tutti
indietro!” e indietreggiò con gli altri per
lasciare spazio a Kazi.
Il principe e il maestro rimasero immobili, in silenzio, studiandosi a
vicenda, Kazi col suo Keyblade di luce, il vecchio con quello
dell’Oscurità. Xehanort, all’improvviso,
creò una sfera nera e la scagliò contro Kazi. Il
bambino, quando vide quella cosa oscura capitargli addosso, fece un
salto per schivarla. Il maestro non gli diede tregua e creò
altre sfere che sparse per tutto il campo. Kazi non riuscì
ad evitarle tutte, ma non si arrese, e veloce arrivò alle
spalle di Xehanort, colpendolo alla schiena. Il vecchio non parve
minimamente scalfito da quel colpo. Anzi si voltò di scatto
e afferrò il braccio di Kazi, congelandoglielo. Il bambino,
con un braccio fuori uso, ora era molto più vulnerabile. Per
fortuna il braccio immobilizzato era il destro, e il principe, con
fatica, riuscì ad evitare gli attacchi successivi. Ma non
tutti. Xehanort non aveva nessuna fretta, gli diminuiva le energie pian
piano, in modo da non ucciderlo. Voleva farlo svenire, non morire. Gli
serviva vivo. E quando vide che le gambe di Kazi tremavano dalla
stanchezza, concentrò tutta la sua potenza in una sfera di
dimensioni più grandi e gliela lanciò. Kazi
cercò di sfuggire, ma la palla era troppo grossa e lui era
troppo stanco: lo centrò in pieno, e lui sfinito cadde a
terra.
“Kazi!” gridarono gli altri, cercando di
intervenire per salvarlo, ma Xehanort, pronto, lanciò un
Blizzaga ai loro piedi, bloccandoli sul posto.
“Non interferirete! E adesso osservate bene tutti!”
afferrò Kazi, che era immobilizzato, e lo rivoltò
a pancia in su.
“La Luce di questo bambino è pari a quella di
tutte le sette principesse prese assieme. Il suo potere, da solo, mi
permetterà di accedere al Cuore di tutti i Mondi: Kingdom
Hearts!” poi, leccandosi le labbra, aggiunse estasiato
“Non ho mai provato una gioia così grande
nell’uccidere un Keyblade Master da quando ho ammazzato Kazi,
più di vent’anni fa!”
“Tu … cosa?!” gridò Kazi con
voce roca. “Sei tu … sei tu che hai ucciso il
nonno?!”
Kazi rimase di stucco: sua madre gli aveva accennato che Xehanort era
stato la causa
della morte del nonno; ma non aveva mai detto, né Kazi aveva
mai pensato, che lo avesse ucciso lui direttamente, con le sue mani.
“Tu … come hai potuto …?!”
ringhiò Kazi, impossibilitato a muoversi.
Ma il vecchio non gli diede retta. Afferrò il Keyblade
oscuro e lo conficcò nel petto di Kazi, esattamente la
stessa cosa che era successa a Sora, otto anni prima. Kazi
gridò dal dolore, ma non riuscì a reagire.
“Si … un cuore puro di Luce … quello
che ci voleva … con questo, Kingdom Hearts sarà
mio!”
“Lascia subito Kazi!” gridò Topolino.
“Oh, mi dispiace. Ma è chiaro che il vostro
piccolo non potrà continuare a vivere, una volta che cuore e
corpo saranno separati.”
“Sei un mostro!” ringhiò Paperino.
Kazi, mentre sentiva la lama penetrare nel petto, sentiva anche
l’oscurità avvolgerlo.
“Non ce la
faccio … senza il mio cuore non sono nessuno, se non ho il
mio cuore di Luce l’Oscurità riuscirà a
prendermi … mamma … tuo figlio se ne va
… mi dispiace, non riuscirò a rivederti
… mamma?”
“Kazi, non
arrenderti!” gridò una voce familiare.
“Mamma, sei
tu? Dove sei? Non ti vedo!”
“Sono qui.
Riesci a vedermi?”
“Si, ora ti
vedo! Non c’è più niente da fare, quel
maledetto mi ha tolto il cuore …”
“No, ancora
non te l’ha tolto. Puoi ancora rimediare.”
“Ma la mia
Luce sta svanendo … non ho più energia
…”
“Vieni,
raggiungimi. Ce la fai?”
“Ci provo. Ci
sto provando.”
Kairi tese la mano.
“Prendimi la mano.”
Kazi, con sforzo,
riuscì ad arrivare fino alla madre. “Ce
l’ho fatta! Mammina, mi sei mancata … Ma chi
c’è di fianco a te?”
“Indovina!”
“Aqua! Nonno!
E anche Ven e Terra, e un sacco di altre persone … ci sono
anche Topolino, Sora e Riku vicino a te.”
“Hai visto?
Siamo tutti qui. Siamo tutti i Keyblade Master vivi e morti. Tutti noi
ti daremo un po’ della nostra Luce. Perché in
tutti noi c’è la Luce, e tutti possiamo darne una
quantità a te. Prendila, uniscila alla tua e sfruttala
meglio che puoi.”
Kairi
appoggiò la mano sulla testa di Kazi. “Venite.
Tutti quanti.”
Tutti gli altri, Aqua,
Kazi, il padre di Sora, Terra, Ven, Riku, Topolino, Sora, e tante
persone che Kazi non aveva mai visto, toccarono Kazi. E, come un
potente flusso di energia, ciascuno di loro passò al bambino
una quantità della loro Luce. Kazi la riceveva, e si sentiva
di secondo in secondo sempre più vivo, più puro,
più potente.
“Grazie
… grazie a tutti!” disse quando ebbero finito.
Il nonno gli diede un
buffetto. “Ora vai. E vendicaci.”
“Vendicaci
tutti.” Aggiunse Aqua.
“Ma … cosa succede? … Perché
il cuore non esce? Avanti!” disse Xehanort, spazientito.
Kazi, luminoso come il sole di mezzogiorno, si rialzò in
piedi, completamente ricaricato e con il braccio guarito. Xehanort, per
la luce, indietreggiò.
“Tu … come hai potuto ammazzare mio
nonno?!” Kazi fissò Xehanort con uno sguardo
feroce che aveva usato solo due volte nella sua vita: una volta appena
nato, e una volta nel mondo di Tron.
Il vecchio osò guardarlo negli occhi. Terrorizzato,
gridò “No … non guardarmi
così … Solo lui osava guardarmi in quel
modo!”
Kazi irrigidì tutti i muscoli, e sfruttando la sua luce,
unita a quella di tutti i Keyblade Master, si sollevò in
aria e il suo Keyblade, più bianco e luminoso che mai, si
staccò dalla sua mano e si scagliò contro
Xehanort. Un solo colpo annullò le sue difese, e Kazi
avanzò lentamente, mentre il vecchio indietreggiava.
“No … non succederà …
l’Oscurità è dalla mia parte
… riuscirò a batterti, moccioso!”
“No! Perché io ho imparato una cosa: esistono sia
la Luce che l’Oscurità, ma sarà la Luce
a vincere sempre!”
Gridò, liberando tutta la sua energia, e la Luce scaturita
avvolse Xehanort, che, travolto da quella forza, cominciò a
svanire. In punto di morte, non pensò al suo desiderio di
conquista andato in fumo, ai suoi sogni di gloria svaniti, ma
fissò per l’ultima volta gli occhi fieri di Kazi,
e pensò:
“Veramente questo bambino è un principe
… Veramente è il nipote di Kazi
…”
I cieli di tutti i Mondi vennero abbagliati da quella Luce accecante.
Tutti gli abitanti guardarono sorpresi verso l’alto,
chiedendosi cosa mai fosse successo. Kairi, Mog, Angel, e tutti gli
altri, sgomenti cominciarono a bisbigliare fra loro, e la madre di
Kazi, con lo sguardo preoccupato, mormorò “tesoro,
che cosa ti è successo? …”
Il principe, dopo quell’attacco aveva perso tutta la sua
energia, e cadde svenuto per terra. Riku e gli altri, ormai liberi
dall’incantesimo congelante, si precipitarono sul bambino.
“Kazi …” mormorò Riku.
“Guardate! Si muove. Sta aprendo gli occhi.” Era la
voce emozionata di Pippo.
“Si, è sveglio!” questo era Riku.
Kazi, lentamente mosse le palpebre. Intorno a lui c’erano
tutti, Paperino, Topolino, Pippo, Riku …
“Sora!” gridò Kazi, improvvisamente in
sé, spalancando gli occhi all’improvviso.
“Si, sono io! Ti sei svegliato!” rise Sora.
“Allora hai vinto contro Vanitas!”
“Si, è stata dura ma ce l’ho fatta. Non
appena l’ho ucciso, sono scomparsi tutti gli Unversed intorno
a lui. Era lui a crearli, allora. E tu … tu hai sconfitto
Master Xehanort, a quanto mi dicono gli altri.”
“Io? No, non è possibile. Sono stato io,
Riku?” Il ragazzo più grande annuì
soddisfatto.
“Sapevo che lo avresti sconfitto. Ne ero sicuro. Vieni qua,
campione!” lo tirò fuori dalle coperte e lo
strinse in braccio, ridendo con una risata genuina che non aveva mai
usato da quando era partito da casa. “Master Xehanort
è morto! I Mondi sono di nuovo salvi! La guerra è
finita! Dovresti essere felice, Kazi!”
“Certo che sono contento, Sora!”
“Ma non solo per questo. Anche perché domani si
torna a casa!”
“Domani? … Oh, no, non voglio tornare a
casa!”
“Ma come?” chiese Sora sorpreso “Tu non
vedevi l’ora di tornarci, fino a poco tempo fa.”
“Più presto tornerò a casa,
più presto perderò voi …”
mormorò Kazi, triste.
Sora ammise che aveva ragione. “Si, ma almeno rivedrai tutti
i tuoi amici? Non ti manca il tuo Moguri?”
“Oh, si che mi manca!”
“Li rivedrai. Non ti preoccupare, domani ti accompagneremo
fin dentro la città. Almeno potrò salutare
anch’io i tuoi famosi amichetti. Poi potrò
rivedere Cloud, Leon, Aerith e gli altri. Sono un sacco di anni che non
li vedo …”
“Va bene! Allora torniamo domani a casa?”
“Domani!” assicurò Sora.
Note mie: come
mai sto cacchio di capitolo mi è venuto così
corto?! Vabbè
che anche nei videogiochi di KH le battaglie finali non sono mai niente
di eccezionale ...
ok, avrei anche una cosuccia da dire: io ho modificato, sul mio
computer, il capitolo 5. Ora che sono molto più brava a
scrivere, i mesi scorsi l'ho riscritto quasi tutto, ho modificato
alcune parti, e ora è più introspettivo e
dettagliato di prima, i sentimenti sono espressi molto meglio. E
descrive, ehm, un po' meglio, cosa fanno Kairi e Sora la notte prima
della partenza, senza però andare mai nell'esplicito. Ho una
voglia matta di pubblicarlo, ma mi vergogno da morire ... credo proprio
che ci penserò su.
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