Viaggio
Urû'baen non si vedeva ancora.
Non glielo aveva detto che la stava portando lì, ma
Arlin lo sapeva. D’altra parte, era logico: l’aveva rapita ed era l’unico posto
dove rinchiuderla.
No, non l’aveva rapita.
Era lei che aveva scelto di andare con lui. Anche se
avesse provato ad opporsi sarebbe stato inutile. Lui avrebbe vinto in ogni
caso, era troppo forte.
Castigo era accucciato dietro di lei, teneva le
iridi rubino sulla ragazza rannicchiata. La controllava, ma il suo sguardo non
era ostile, tutt’altro. Sembrava quasi incuriosito.
Arlin fissava la schiena del ragazzo voltato di
spalle rispetto a lei. Stava stendendo una coperta. Quando fece per voltarsi,
Arlin guardò il terreno arido. Mossa infantile, era un riflesso involontario.
Dentro di lei, odio e amore lottavano per avere uno
il sopravvento sull’altro.
Il ragazzo però non la guardò. Si limitò a sedersi
sulla coperta in silenzio.
Ripensò a quando erano partiti.
L’aveva
fatta salire, non sorpreso del fatto che sapesse andare sul dorso di un drago
così agilmente. Era più turbato dal suo aspetto, per alcuni tratti elfici. Non
la guardava, teneva i severi occhi azzurri vaganti nelle vicinanze, cercando di
sentire qualche altra presenza e prepararsi ad un eventuale attacco.
Quando
la ragazza si era posizionata sulla sella, il Cavaliere le era salito dietro.
Castigo era partito con un balzo, e lei era stata sbalzata all’indietro. La sua
schiena era stata in contatto con il petto di lui, e per un attimo Arlin non
aveva respirato sia per la momentanea mancanza d’aria, sia per la sorpresa.
Era
la prima volta che volava insieme a Murtagh.
Preferiva
non pensare al luogo dove la stava conducendo, oppure la tentazione di saltare
giù sarebbe aumentata, anche se l’altezza era troppa e il Cavaliere era
sicuramente pronto ad ogni mossa improvvisa di lei.
La
sua coscienza, però, le diceva che non si sarebbe mai azzardata a tanto.
Volavano
sopra le Pianure coperte dalla sottile nebbia, vedendo in lontananza lo stesso
paesaggio per miglia e miglia.
Uno scalpiccio di zoccoli la fece tornare in sé.
Anche il Cavaliere se n’era accorto, e guardavano
tutti e tre nella stessa direzione.
Erano ancora lontani, ma l’udito più fine della
norma glieli aveva fatti sentire presto.
Probabilmente il ragazzo aveva detto qualcosa al suo
drago, perché quest’ultimo diede un leggero colpo alla schiena della ragazza.
Lei si voltò e lo guardò contrariata, non capendo.
-Sali su Castigo e allontanatevi.- disse Murtagh,
alzandosi e mettendosi Zar’roc al fianco.
Da quando erano partiti quella era la prima volta che
le rivolgeva la parola. La sua voce era fredda e autoritaria, che non ammetteva
repliche.
-Ma…-
-Fa come ho detto.- Il Cavaliere tornò a sedersi,
senza guardarla, e fissò il punto da cui sarebbero dovuti comparire i cavalli.
Arlin lo fulminò con lo sguardo e strinse un pugno,
poi si voltò e salì sulla sella di Castigo per la seconda volta, arrampicandosi
sulla zampa posteriore. Il drago rosso cresceva ogni giorno di più, la ragazza
si chiese come facesse a farlo così velocemente. Forse, una volta giunti a Urû'baen
lo avrebbe scoperto, se non fosse morta prima.
Arlin impugnò più forte che poté le estremità della
sella, e quando Castigo si sollevò le parve che lo facesse con meno foga della
prima volta.
Arrivarono in alto abbastanza da essere scorti
appena da terra. Arlin riusciva a distinguere tre uomini a cavallo di destrieri
marroni, il quarto nero. Probabilmente era il capo, visto che era anche il più
grasso. Castigo continuava a volare in circolo sopra di loro, come una
sentinella silenziosa. Arlin teneva lo sguardo puntato su Murtagh, l’unica
figura rossa in mezzo a tutto quel grigiore.
************
Mantenne
un’espressione neutra quando i quattro gli si avvicinarono. Notò la loro
espressione feroce sul volto, sicuramente erano dei predoni del deserto alla
ricerca di schiavi.
Lui, però,
era già schiavo di Galbatorix.
-Guardate
un po’ chi abbiamo qui, un ragazzino!- esclamò uno.
Forse non
lo vedevano bene in faccia. Murtagh restò immobile. –Cosa volete?-
-Bè,
vediamo…- il capo smontò dal suo cavallo. Il Cavaliere immaginò che l’animale
doveva sentirsi sollevato nel liberarsi da tutto quel peso, poi riportò
l’attenzione sull’uomo che avanzava pensoso verso di lui. -…prima ci darai i
suoi averi, dopo potrai venire con noi al mercato. Che ne dici?-
-Dico che
siete dei poveri illusi se pensate di mettermi le mani addosso.-
L’uomo
sogghignò. –Non fare tanto lo spiritoso, o ti daremo una bella lezione.-
-E se
invece la dessi io a voi?- strinse l’elsa di Zar’roc.
I tre
scagnozzi dell’uomo grasso lo circondarono, ma il Cavaliere non si scompose.
-Prima
vorrei che mi togliessi una curiosità.- disse l’uomo mentre estraeva la sua
arma, una pesante sciabola. I suoi uomini lo imitarono, avevano le stesse armi.
–Cosa ci fai qui, solo, in mezzo al deserto senza nemmeno una cavalcatura?-
-La mia
cavalcatura è lassù.- rispose calmo l’altro, indicando il cielo.
I quattro
alzarono gli occhi e videro un uccello nero. -Ma che…- Non ebbero il tempo di
dire altro, perché la lama di Zar’roc trapassò il collo del capo.
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Vide
Murtagh uccidere prima il capo dei quattro, che crollò a terra come un
fuscello.
Gli altri
tre prima restarono sbigottiti dal gesto e dalla splendente arma
dell’avversario, dopo di che fecero per darsela a gambe, tornando di corsa ai
cavalli.
Murtagh
pulì la lama sui vestiti del cadavere e la rinfoderò, con tutta la calma che si
poteva immaginare. Alzò il palmo destro in direzione degli uomini che stavano
facendo voltare i cavalli e mormorò alcune parole nell’antica lingua.
I tre
vennero avvolti da catene invisibili, che li fecero disarcionare a causa della
stretta. Gli animali proseguirono nella loro corsa nel deserto, soli ma liberi.
Le catene
stringevano sempre di più i predoni, fino a quando il fiato iniziò a mancargli
e chiesero pietà. In tutta risposta, Murtagh serrò la presa ulteriormente.
Fu fatale
per i tre.
Le catene
invisibili ruppero molte costole, e non riuscendo più a respirare morirono
soffocati.
Quando
vide i loro corpi smettere di agitarsi e restare immobili, Murtagh abbassò la
mano e nello stesso istante Castigo gli planò al fianco. Arlin non disse nulla,
si limitò a smontare dal dorso del drago. Guardò il Cavaliere mentre recuperava
la coperta che aveva steso pochi minuti prima.
La pausa
era finita.