Rivelazioni
a cena!
<< MMMH!
Charlotte... Asp... Ah! Aspetta...>> Ephram ansimava, il
respiro mozzato
da quel tocco che gli bruciava la pelle in un’ustione non
dolorosa... Anzi...
Esplosero in una sinfonia di respiri più profondi e poi
più affannosi. Uniti.
Le mani intrecciate. Charlotte, col fiato corto, gli sorrise a labbra
socchiuse
e posò un bacio sulla guancia, poi lo fissò negli
occhi con i suoi così
brillanti...
Oh, potrei morire adesso e sarebbe la morte più
felice dell’universo,
sospirò Ephram tra sé, null’altro che
lei di fronte e intorno. Le mani, la
mente, il cuore... Perfino la mia anima ti appartiene,
considerò tra sè
fissandola con una lacrima che trasbordava dal limite delle ciglia e
gli
inumidì salata la pelle. E il sorriso che lei gli
regalò a quell’espressione
spontanea di emozione fu così grande che sarebbe scoppiato a
piangere, lì con
lei, tra i suoi seni delicati e con i suoi capelli a circondarlo come
la corona
del regno più ambito possibile. Il tuo cuore.
Perché tu mi ami, mi ami, mi
ami... Charlotte lo fissava dall’alto, su di lui
come gli si era accomodata
sopra prima, con quel sorriso birichino che gli faceva sempre venire in
mente
uno sciame di emozioni tali da attorcigliargli la lingua.
<< Te l’ho... mai detto... che mi... travolgi,
ogni volta?>> le
sussurrò ancora ansimante, un sorriso che andava facendosi
sempre più largo
anche sul suo viso. Erano passati dalla cucina, alle scale, alla camera
di lei
così gradualmente che l’esplosione di passione con
cui l’aveva attaccato non
appena si erano chiusi la porta dietro la schiena era stata
irresistibile,
impetuosa... Non che avesse intenzione di resistere, in ogni caso.
Ricambiò il
bacio dolce che lei gli aveva regalato con uno, più
trattenuto, sulla fronte
liscia.
<< Mi sei mancato tantissimo...>>
<< Sapessi quanto mi sei mancata tu! Sembra passata
un’infinità da quando
sei partita. Io stavo per esplodere! Se avessi aspettavo solo
un’altra ora
avreste dovuto raccogliere pezzi di me da tutta la casa. Anche dal
giardino.
Pensa tu che schifo...>>
<< Ephram! - lo rimproverò Charlotte
scandalizzata - Non si fanno certi
discorsi macabri mentre si sta facendo
l’amore!>> e tuttavia sorrise,
riscaldandogli un punto preciso nel petto, dove il suo cuore sbatteva
rumoroso
contro le costole.
<< Non sto scherzando! Ci hai messo così tanto
a disfare le tue valigie
che ho pensato che ti fossi stancata di me...>>
Charlotte gli posò un bacio a fior di labbra, poi
sfregò la bocca contro la
sua, in una carezza tenera e giocosa.
<< Saresti dovuto venire a casa con me, sapevo che non
avrei dovuto
lasciarti solo. Sarebbe stata una gran tentazione averti nella camera
accanto e
non poterti raggiungere, ma almeno non ti saresti sentito trascurato,
povero
amore mio... Dolce... Delicato...>> aveva ripreso a
baciarlo lentamente,
mormorando quelle parole ancora labbra contro labbra, labbra contro
mascella,
labbra contro collo, segno che la pausa era
terminata e lei si aspettava
tutt’altro tipo di conversazione. Ephram
però si tese. Doveva parlarle,
e aveva tirato fuori l’argomento giusto. Non poteva perdere
il controllo!
<< Lottie! Lotte, aspetta, devo dirti una cosa...
Aspetta, su, è
importante... - gli sfuggì un gemito e le strinse le spalle
con le mani,
distanziandosi appena da quelle labbra così voraci. -
Aspetta. Un. Minuto. E
poi vedrai se vorrai ancora fare...
l’amore...>> esitava sempre su
quell’espressione, non riusciva a fare a meno di sentirsi un
po’ impacciato
anche a dirlo. Però era bella. Fare l’amore.
L’amore con Charlotte. Si sarebbe
arrabbiata?
Sicuro che si arrabbia. E’ l’idea
più stupida che tu abbia mai avuto, caro
il mio signor Mago.
Coon fece capolino dal letto e, pur in evidente disaccordo con lui,
saltò su a
distanziare ancora Charlotte per dargli modo di fare il suo discorso.
Non è per te, ma è meglio tenerle le
mani impegnate, perché secondo me vorrà
ucciderti, dopo questo bel discorsetto.
Grazie tante. Ephram cercò di imprimere del
sarcasmo nel ringraziamento
solo pensato, e si tirò su a sedere, coprendosi col
lenzuolo, mentre Charlotte
guardava con curiosità il suo viso diventare serio, e
prendeva automaticamente
Coon tra le braccia tornite. Ormai si era talmente abituata ad averlo
intorno
che non si stupiva più di ritrovarselo intorno nei momenti
più strani. Né lui
avrebbe mai pensato di poterlo lasciare fuori dalla porta.
Si schiarì la voce, contrasse le labbra e
cominciò.
<< Dunque... Ti ho detto che c’è la
mia cuginetta qui a casa,
vero?>>
Charlotte annuì perplessa. Che c’entra
sua cugina mentre ci diamo da fare?
Non vorrà già parlare di mettere su famiglia,
spero. Va bene rassicurarlo, ma
abbiamo 21 anni, no? Oh, ma che mi salta in mente! Figurarsi se mi
chiede di
sposarlo! Oh, cavolo, e se me lo chiede?! Oh! Ohohohohoh!
Spalancò gli occhi grigi e cercò di tornare coi
piedi per terra, concentrandosi
su Ephram, che aspettava ancora la sua risposta. Sempre
così cortese!
<< Certo che mi ricordo di... Ally, giusto? Si chiama
così, vero? E’
arrivata prima di Natale e rimarrà qui, e non sono
più riuscita a tirarti fuori
una parola sull’argomento.>>
Ephram annuì, serissimo. << Sì.
Bene, mia cugina, oltre a essere... una
bambina... Come me quando sono arrivato, ti ricordi che non avevo idea
di cosa
mi aspettasse e che ero sempre spaesato? Oltre a questo... Vedi, lei
è molto...
Fragile. - cercò affannosamente una parola che potesse andar
bene per
descrivere lo stato in cui Ally era arrivata a casa sua, ma gli veniva
in mente
solo l’Urlo di Munch. Un’immagine decisamente
impressionante, e comunque non
abbastanza intensa. L’urlo era tragico, ma non abbastanza...
doloroso. Come
avrebbe potuto dirlo? Senza spiegarle che le avevano tolto la cosa
più
importante? - Ecco... lei... ha subito... un trauma e... i suoi
genitori me
l’hanno mandata qui per farle cambiare aria... E io devo
badare a lei, capisci?
- Charlotte lo guardava sempre più seria e preoccupata. Era
certo che si stesse
preoccupando per lei, la ragazzina che ancora neanche conosceva. Era
una
ragazza compassionevole, buona. Forse non l’avrebbe scacciato
dal suo letto a
calci. Si fece coraggio. - E sai che nella mia famiglia sono un
po’ più chiusi
riguardo certi... atteggiamenti... - mosse l’indice tra di
loro, a indicare
quello che stavano facendo prima che lui la interrompesse - Per cui
sarebbe...
meglio... evitare... che ci veda...>>
<< Vuoi che smettiamo di fare sesso mentre lei
è qua?!>> gli chiese
sbalordita, lasciando cadere il gatto che aveva stretto al petto.
Oh-oh. Sei nei guai, sfigato!
Coon cercò di arrampicarsi di nuovo addosso a Charlotte, che
si era spinta
ancora più indietro sul letto e lo fissava senza parole.
<< No! - gridò quasi Ephram, agitato.
Cercò di abbassare la voce, ma
l’angoscia trapelava, ormai, chiara e forte. - No, certo che
no, penso solo
che... dovremmo... Magari non dirle... che stiamo insieme... Non farle
capire... Che siamo... intimi...>> rimase senza voce.
Inghiottì a vuoto e
rimase a guardarla mentre lei sbiancava e poi cominciava piano ad
arrossire,
fino a diventare di un acceso cremisi fin sul collo.
<< Vuoi... che... fingiamo... di non stare...
insieme?>> le era
uscito un acuto non indifferente. Ephram annuì seccamente,
spaventato.
Spaventato anche che potessero sentirla fuori e mandare a monte tutto
il suo
progetto. Ma Ally non deve saperne niente! Con o senza
poteri, fa parte
della comunità magica e se la cosa si sa a casa, non rischio
solo la mia carica
di capofamiglia, ma anche la mia vita, e quella di Lottie!
Strinse i denti,
determinato nonostante tutto a concretizzare la sua idea. In fondo,
anche se
Charlotte l’avesse lasciato in quel preciso istante, lui
l’avrebbe avuta vinta.
E l’avrebbe tenuta al sicuro con il segreto di quel suo
amore, così Magico, per
una ragazza Normale. Si addolcì e tese una mano, spostandosi
con la schiena in
avanti. Le sfiorò delicatamente una guancia.
<< Per favore, Lotte. Solo davanti a lei. Si tratta solo
di fare un po’
d’attenzione... Puoi assecondarmi?>>
E se ci sta puoi anche chiamarla la donna della tua vita,
bello! Vide lo
sguardo di Charlotte farsi nuvoloso come un cielo prima della pioggia.
La
pioggia di Scozia che lo aspettava, suo padre... Si sentì
stringere il cuore. Senza
di lei...
<< E va bene.>> lo concesse con un sospiro,
imbronciata,
attorcigliata in un lembo di lenzuolo. Così piccola rispetto
alle donne che
l’avevano sempre circondato. Piccola e da proteggere, con
quei fianchi rotondi,
fatti apposta per essere trattenuti dalle sue mani. Si sentì
travolgere da
un’ondata di sollievo tale che avrebbe potuto benissimo
rimettersi a piangere.
Ci siamo salvati ancora una volta. Charlotte è
proprio un angelo.
Lo so... Lo so.
L’abbracciò di slancio e riprese da dove avevano
interrotto.
Ally sospirò e socchiuse gli occhi, svegliata da un caos
infernale che
trapassava il vetro della finestra sigillata e inondava camera sua. A
differenza della canzone di prima, non si riuscivano ad avvertire le
parole
tanto era assordante la batteria, il basso... e qualche strillo acuto
buttato
qua e là per caso. Aggrottò le sopracciglia
scure, scambiando un’occhiata perplessa
con Famiglio, che l’aveva vegliata in silenzio.
La tregua è ancora in vigore?
Ally richiuse gli occhi e allungò una mano ad avvolgere il
suo gatto, indecisa:
la voce si era alzata appena.
Sì. Basta che mi spieghi qualcosa di
più. Di te, di cosa sei, e del perché
hai scelto me. Be’, me prima. Soffocò
una piccola eco di dolore a quel
pensiero e si concentrò.
Sentì un sospiro soffocato. A dire il vero non
posso darti molte
spiegazioni. Mi sono svegliata una notte nel panorama dei tuoi sogni,
non so
bene per quale motivo. Era tutto molto colorato, e certi profumi che
sentivo...
Ah, Allysia! Vorrei che la tua mente potesse ancora tollerarne il
ricordo! La
tua testa era un paradiso per la mia voce senza corpo...
Senza corpo? Cercò di concentrasi sul
sibilo, senza perdersi nei
ricordi: la Voce aveva ragione, lei non era in grado di tollerare.
Nuova
esitazione.
Suppongo di averne avuto uno. Sì, dovevo averlo.-
la Voce era più
convinta. Si era preparata il discorso mentre lei dormiva? - Ma
l’ho perso
quando sono entrata nella tua testa. Tutto era così ricco
che l’ho dimenticato,
nelle forme e nei colori. Quasi subito. E ti ho scelta...
perché la tua mente è
il porto più accogliente in cui avrei mai potuto attraccare.
Ero in totale
confusione e il mio corpo, sì, il mio corpo, era molto
stanco. Esausto. Non
sentivo più nulla e non potevo accasciarmi...
perché era tutto doloroso, tutto
straziante. Non potevo abbandonarmi alla spossatezza, e dovevo...
andare... in
un posto... Dove la tua mente mi avrebbe guidato. Ma l’ho
dimenticato. L’ho
dimenticato fino ad oggi e quel dolore così forte
è stato una sorpresa anche
per me. Non avrei voluto infliggertelo, te lo giuro. La tua mente
è diventata
tanto delicata...
In quel sussurro si avvertiva tutta la compassione che la voce aveva di
lei.
Ally s’intristì.
Ti ho imprigionato con me nel vuoto della mia testa... Non
doveva andare
così, non è vero?
Aprì di nuovo gli occhi e sollevò il capo,
fissando con desolazione il suo
Famiglio, compagno di mille scherzi e avventure che non avrebbero mai
più fatto
parte della loro vita.
Non sentirti in colpa, Ally! La supplicò Famiglio,
accucciandosi più
stretto contro la sua mano. La ragazza si alzò a sedere sul
materasso morbido,
inarcando la schiena, arrabbiata.
Come faccio a non sentirmi in colpa? Guardati, sei debole!
Come me, perché
sei mio! E anche la Voce ora non sa più dove stiamo andando,
dove arriveremo!
Vi ho entrambi legato a un destino che si risolverà in un
grosso NIENTE, perché
io non ci sono più! - corrugò le
sopracciglia nere e sottili e strinse le
labbra in una linea tesa - Comincio a credere di avere
sbagliato. Se non
avessi corso tanti rischi, adesso non saremmo ridotti in questo
stato... così
degradante. L’errore è stato mio. Solo mio.
NO!
Mai Voce e Famiglio si erano dimostrati più
d’accordo l’uno con l’altro. Ally
sbuffò e proseguì torva verso lo specchio sulla
mensola nell’angolo, alzandosi
dal letto e avvertendo quella canzone assordante veleggiare verso la
fine. Un
attimo di silenzio e poi si ritrovò a fissare il suo
riflesso, quello triste di
Buffalo. Si soppesò con attenzione calcolata. Il viso dolce,
a cuore, era così
candido da sembrare fatto della stessa neve che ornava il giardino
nell’inverno
caratteristico di Buffalo. Non poteva vantare delicate guance rosa,
solo un neo
a un angolo della guancia, sotto l’occhio destro. Il
contrasto tra il nero
delle sopracciglia e l’immacolatezza dell’incarnato
era lampante. Il colore
rosso delle labbra dalla curva dolce era altrettanto straordinario. In
tutto,
il suo viso era luminoso e quasi sfavillante. In tutto tranne
che negli
occhi... Contenne un sospiro e si apprestò a
soppesare anche quelli con la
dovuta freddezza: erano grandi, ornati da ciglia lunghe e nere. E
verdi. Ma era
tutto lì, solo lì. Non c’era niente in
quel verde dal vuoto profondo, niente
cambiamento, niente vita. Li aveva visti osservare i suoi occhi e
mostrarsene
attratti. Assetati di morte e distruzione come ogni essere umano... I
Normali
erano attratti dal vuoto?
Adesso smettila, Ally. Questi pensieri non ti fanno bene.
Con sua
sorpresa, non fu il suo Famiglio a proferire quelle parole, ma la Voce,
che le
pronunciava come se venissero dal suo orecchio. Era un sussurro
più vigoroso
degli altri, si riusciva quasi a distinguere... la
tonalità... della voce. Era autorevole.
Il che le fece venire in mente...
Avevi qualcuno di cui prenderti cura, Voce, lì
dov’eri prima?
Una pausa di silenzio così lunga che Ally pensò
che non volesse risponderle.
Poi, un sussurro, nuovamente affaticato, come da uno sforzo sofferente.
Non l’ho mai raggiunto...
<< Ally, ragazzi! A tavola, è ora di
cena!>>
La ragazza sobbalzò spaventata e quasi cadde
all’indietro.
<< E’ completamente impazzito!>>
bisbigliò col batticuore. Che
aveva da urlare in quel modo?
Sembra un tantinello su di giri, tuo cugino, stasera!
, osservò
Famiglio.
Allysia annuì a vuoto, sentendo un tipo di tachicardia
più preoccupante. La
cena coi Normali...
Fai come se. Un po’ di fame ce l’hai. La
Voce sembrava intontita quanto lei
dopo le confessioni che le aveva rivolto.
<< Sì, un po’...>>
borbottò Ally, sfiorandosi la fronte con una
mano e accogliendo con l’altro braccio il corpo caldo e
peloso del suo amico.
Si alzò lentamente dal letto, continuando a massaggiarsi la
fronte, in preda a
un fastidio non meglio identificato. Si avviò a passo lento
verso la porta,
riluttante, posando Famiglio a metà del tragitto, sul
pavimento. Quasi sulla
porta infilò un paio di scarpe scure. Aveva già
la mano stretta alla maniglia,
aveva già ruotato il polso e tirato quando sentì
le loro voci.
<< Il nostro cuoco provetto si è dato
da fare, stasera!>>
annunciò una voce maschile dall’accento
strascicato con un tono così malizioso
da farla rabbrividire.
<< Andrew!>> Avrebbe dovuto essere un
rimprovero, ma non lo sembrò.
Una lunga risata, che si accordava perfettamente
all’esclamazione di quella
voce dolce e femminile, risuonò per il pianerottolo fino
allo spiraglio che la
sua porta lasciava aperto.
<< Che ho detto?>> continuava la voce
strascicata, in tono
divertito. Muovevano dei passi lievi, come se non volessero realmente
affrettarsi verso il piano inferiore. Si godevano la passeggiata.
Ally era pietrificata, sentiva la porta appena schiusa risucchiarla
come una
voragine. Si sarebbero accorti di lei non appena avessero guardato
nella sua
direzione, ne era più che certa!
Fu distratta dal sibilo leggero di un’altra porta che si
apriva. Una voce più
bassa, appena un accenno di stanchezza.
<< Dite a Eph che ho da studiare. Niente cena per
me.>>
<< Cosa?>> la voce maschile più
strascicata sembrò irritarsi di
colpo. Suonava strana quella nota più ripida, come un masso
su una strada
lieve. Un ostacolo. Non le si addiceva quel tono
più ruvido.
<< Ooh, Boone, non puoi saltare la cena! Siamo appena
tornati, datti una
mossa!>> Anche la voce femminile sembrò
contrarsi, protestava. Era strano
sentire quei suoni senza poterli abbinare a dei volti. Come nella sua
testa,
solo che così faceva molta più paura.
<< No, sul se... ANDREW, che diamine...!
>> la voce subì una
rapida impennata e poi s’interruppe. Ally aveva fatto un
salto. Qualcuno era
passato rasente alla sua porta e il sibilo, troppo vicino,
l’aveva costretta a
fare un passo indietro... e la mano, pietrificata intorno alla
maniglia, il
gomito rigido, l’avevano seguita trascinando indietro anche
la porta, cosicché
quelle che erano state solo voci, fino a quel momento, si trasformarono
in
persone in carne e ossa e loro... loro vedevano lei!
Cadde il silenzio mentre tutti si fissavano. I due ragazzi erano
stretti in una
strana posa, e si districarono rapidamente per allontanarsi appena
l’uno
dall’altro.
Famiglio miagolò ai suoi piedi e si lanciò fuori
dalla sua stanza, con un
balzello. Ally lo raccolse a metà del salto per stringerselo
al petto, uscendo
allo scoperto anche lei.
Coraggio, Ally! La incitò il gattino.
Ally si schiarì la voce, ubbidiente, e sussurrò,
come Ephram le aveva
insegnato:
<< Ciao...>>
Li fissò ad uno ad uno, incerta. Avevano tutti espressioni
differenti sui visi
che aveva visto fino a quel mattino in fotografia: la ragazza dai
tratti dolci
era letteralmente a bocca aperta; il ragazzo biondo coi capelli lunghi
sul
collo invece aveva un’espressione che la fece avvampare,
ragion per cui passò
in fretta al terzo viso, quello del ragazzo più scuro, che
si trovava dietro il
biondo, e la soppesava fissandola intensamente, un po’
severo, un po’ sorpreso.
<< Saresti tu la cuginetta?>>
chiese con voce incredula il
ragazzo biondo, padrone della voce strascicata e maliziosa. In
realtà parlava
un inglese americano perfetto, ma con una cadenza più lenta
rispetto agli
altri. Masticava un po’ di più le parole in bocca.
Ally lo fissò e di nuovo
distolse immediatamente lo sguardo, sentendosi le guance bruciare.
Famiglio si
mosse appena tra le sue braccia.
<< Saresti tu Ally?>> la voce femminile
suonava dolce e le diede il
coraggio di rialzare gli occhi. Sembrava che si fosse riavuta dalla
sorpresa,
ma nel suo sguardo c’era ancora uno scintillio sbigottito, e
si era avvicinata.
Di un passo appena, ma bastò a farle stringere le labbra,
tesa. Represse
l’impulso di indietreggiare.
<< Be’, accidenti...>> la voce
strascicata la costrinse nuovamente
a spostare lo sguardo sul ragazzo dalla chioma dorata così
curata. Si stava
massaggiando il mento e la guancia con una mano sola, e la squadrava,
con
quello sguardo che le riscaldava le guance e il collo.
<< Piantala, depravato.>> lo
rimbeccò seccamente il ragazzo moro,
come se potesse leggergli nel pensiero. Era dietro il biondo e lo
colpì con uno
scalpellotto. Si rivolse a lei con più gentilezza, e Ally
riconobbe immediatamente
l’accento di Buffalo con cui Ephram aveva modellato il suo
inglese accademico
della scuola scozzese.
<< Ciao, Ally. Lui è Andrew, lei è
mia sorella Charlotte e io... sono
Boone. Piacere di conoscerti.>> aveva una voce gradevole.
Un sospiro dentro la sua testa. Ally cercò di non prestare
attenzione alla Voce
e balbettò:<< Ciao, Boone. L-lui è
Famiglio.>> accennò al gattino,
che emise in risposta un lungo miagolio accattivante che nella testa di
Ally si
tradusse in un : Visto? Non era difficile! Che
mandò quasi all’aria i
suoi sforzi, facendola sbuffare, anche mentre si strusciava pesante
contro il
suo mento per rabbonirla.
<< Be’, che ci fate ancora qui?>>
la voce seccata di Ephram prese
corpo mentre i suoi passi lo annunciavano ed emergeva dalla rampa di
scale. Li
riscosse tutti da quelle pose imbarazzate. Solo Andrew sorrise,
impertinente:
<< Stavamo facendo conoscenza con la
bambina...>> era ironico e
accennò ad Ally col palmo della mano sollevato verso
l’alto.
<< Ah! - Ephram la mise a fuoco e si sentì per
un attimo colto in
fragranza di reato. Ma che reato, poi? Sua cugina brandiva Famiglio
come uno
scudo, e lo teneva stretto al petto come un’ancora di
salvezza. Le sorrise
delicatamente per rassicurarla. - Ally, piccola, scendi a cena con noi?
E’ andata
bene la scuola, oggi?>>
Si avvicinò per circondarle le spalle con un braccio, mentre
la ragazza annuiva
e si lasciava trascinare. Charlotte era sorpresa dal garbo che
trapelava dalla
voce del fidanzato, e dai suoi gesti. Non che non sia il
più dolce dai
ragazzi, ecco. Ma solitamente è tutto mio!
Boone ruppe il silenzio e cominciò:<< Ephram,
ehi, io rimango in camera a
studia...>>
<< BOONE!>> Andrew e Charlotte lo
interruppero con la stesso tono
scocciato, facendo sobbalzare i due cugini.
<< OK, ho capito.>> borbottò il
ragazzo moro, chiudendosi in un
silenzio cupo che fece scoppiare gli altri a ridere. Ally tacque e si
strinse
di più al fianco del cugino, come non avrebbe mai fatto un
tempo, con tutta la
sua audacia.
<< A scuola penso sia andata bene. Ho fatto tante
conoscenze.>>
rispose a voce appena più alta mentre scendevano le scale,
seguiti dagli altri.
<< Mi fa piacere! - Ephram sembrò soddisfatto,
ma la strinse più forte
sentendo la tensione nelle spalle magre che premevano di più
contro di lui.
Doveva usare il suo potere per calmarla? Decise in un attimo che non
sarebbe
servito, con gli altri ancora con loro. Forse più tardi,
quando fosse andata a
dormire...- E le lezioni, ti sono piaciute?>>
continuò a parlare con il
tono gentile che usava da quando Ally era arrivata. In inglese e non in
gaelico, per non insospettire gli altri.
Dietro di lui, Charlotte aveva la fronte aggrottata per lo stupore.
<< Credevo che Ally fosse una bambina delle elementari!
Ne parlava come
di una bimba piccola!>> bisbigliò suo fratello
maggiore, suo malgrado
sorpreso. Andrew sogghignò, sentendo lo
scambio:<< Proprio bella la
cuginetta, vero?>>
I due fratelli lo squadrarono così cupamente da fargli
perdere un gradino.
<< Piantala, Andrew - lo freddò Boone mentre
il biondo ritrovava
l’equilibrio, col batticuore per quella caduta mancata. E
ti pareva! Attacca
a farmi la morale! - Se è minorenne, come penso
che sia, devi starle alla
larga! Chiaro?>>
A sorpresa, anche Charlotte sembrava seccata. Perché Andrew
aveva detto che Ally
era bella. Non che non lo fosse, ovvio. Era molto più che
bella. Ephram non le
aveva mai detto che aveva una specie di top model dagli occhi
smeraldini come
cugina! Né che l’avrebbe trattata con quella
tenerezza davanti ai suoi occhi. E
lei non poteva nemmeno reclamare il suo possesso!
Andrew si affrettò ad allontanarsi da loro e a sedersi al
suo solito posto, con
il sorriso delle grandi occasioni appiccicato alla faccia.
Boone lo seguiva torvo e preoccupato.
Si accomodarono tutti, Ally per ultima, solo dopo aver nascosto
Famiglio sulle
cosce, sotto al tavolo.
La tavola era rettangolare, la stessa su cui lei e il cugino avevano
fatto
colazione quel mattino, ma così popolato le sembrava
più piccolo.
Si era seduta alla destra di Ephram, che aveva accanto quella ragazza,
Charlotte. Proprio accanto le sedeva Andrew, a capotavola come lei, e
poi il
cupo Boone. I ragazzi della foto di Ephram. Ally sospirò e
proseguì la
conversazione con il cugino da dove l’avevano interrotta.
<< Chimica e fisica mi piacciono.>>
Cercò di non far notare il
lieve tremito delle mani nascondendole dietro il piatto.
Ephram annuì e si rivolse alla tavolata, per smorzare la
tensione:<<
Così, avete conosciuto la mia piccola Ally... Che ve ne
pare?>>scherzò.
<< Che tutto direi, tranne che è piccola! -
Andrew colse la palla al
balzo. Seduto di fronte ad Ally, aveva una perfetta visuale del suo
imbarazzo -
Sono tutte così in Scozia?>>
Charlotte intervenne:<< Già, da come ne avevi
parlato... Ci saremmo
aspettati una ragazzina - si rivolse direttamente ad Ally - Quanti anni
hai?>>
<< Io... 17... - inghiottì insieme alla saliva
i ricordi dolorosi legati
alle trascorse speranze di compierne 18 al più presto - e
mezzo...>>
<< Frequenta l’ultimo anno delle superiori -
Ephram abbozzò un sorriso
tirato - E’ avanti di un anno pieno.>>
<< Sembri più grande - rispose Charlotte
sincera, e sforzandosi di
parlarle con buon animo - E devi essere anche molto intelligente per
essere
così avanti coi corsi...>>
Ally riconobbe il complimento, ma scosse la testa. I lucidissimi
capelli neri
si mossero intorno al suo viso senza scompigliarsi minimamente.
<< Sono
solo entrata a scuola un anno prima... perché i miei
speravano che mi
responsabilizzassi>> terminò con un filo di
voce e posò le posate ,
fissando il piatto.
<< Bella e scavezzacollo... Il mio
sogno!>>Un sorriso entusiasta e
malizioso da parte di Andrew. Ally alzò la testa di scatto,
sgranando gli occhi
incredula.
Ephram intervenne:<< Andrew, non mettere in imbarazzo
Ally, per favore.
Da dove veniamo noi... Le ragazze vengono trattate con
più... “cortesia”, ecco,
credo che sia la parola giusta. Non siamo abituati ai complimenti
sfacciati o
ai contatti privati in pubblico... Giusto Ally?>>
La ragazza annuì seccamente, soprappensiero:<<
A scuola ho visto molte...
coppie, oggi. Siete molto più “liberi”,
qui.>>
<< Anche tuo cugino era impacciato! - ricordò
Lotte con un sorriso,
cercando di rassicurare quella ragazza così bella che
avrebbe dovuto essere
sicura di sé fino all’antipatia e invece le
sembrava sperduta, spaesata.-
Vedrai che ti ambienterai presto, proprio come ha fatto lui; non
temere.>>
<<... Grazie.>>
Tutti iniziarono a cenare, tranne Ally che, in ansia per quello che
avrebbe
voluto dire, rimase a fissare immobile il piatto per un paio di minuti.
Doveva dirglielo
davanti a tutti, purtroppo.
<< Ephram... C’è una materia... che
vorrei togliere dal mio piano di
studi. Non penso di riuscire a frequentare come dovrei.>>
Il cugino alzò lo sguardo sconcertato su di lei: si era
comportata così
affabilmente che quel tono formale lo scosse, e dovette far passare
qualche
secondo per rendersi conto che della cuginetta pestifera che lui
ricordava non
era rimasta che l’ombra che gli sedeva vicina.
<< Di che si tratta?>> Che cosa poteva
produrre un rifiuto tanto
netto nella psiche lacerata di quella ragazzina? Si
incuriosì suo malgrado, e
l’espressione contratta di tristezza profonda e malcelata di
Ally accese la sua
preoccupazione.
<< ... Canto.>>
Ephram s’impietrì.
<< Credevo che ti piacesse cantare... Ricordo che lo
facevi sempre,
quando io ero a ca-..>> s’interruppe di colpo
quando comprese le
implicazioni delle sue parole, e impallidì. Come aveva
potuto non pensarci?
Ally, sganciata la bomba, aveva preso a mangiare svogliatamente,
indifferente
alla reazione di suo cugino che era invece palese agli altri ragazzi,
che
avevano seguito lo scambio senza commentare.
Ephram sentì improvvisamente un dolore freddo dentro il
petto, e vi si scagliò
contro con tutte le sue forze.
<< Non potresti provare a frequentarlo almeno? Ti piaceva
tanto cantare!
Eri bravissima!>> Si era sforzato di essere autorevole,
ma era
consapevole di stare supplicando: la sua era una protesta vivace, in
aperto
contrasto con lo scambio di battute precedenti che era stato espresso
in toni
molto pacati. Ma, nonostante tutto, Ephram non riusciva a far
conciliare con i
suoi pensieri un’Allysia che, in uno stato o
nell’altro, fosse lontana dal
canto. Cantava perfino con la febbre alta! Aveva cantato perfino quella
volta
che aveva perso la voce, incantando le proprie corde vocali per
ottenere dei
gorgheggi armonici! In ogni momento della sua vita Ally aveva cantato:
canzoni
tradizionali, canti del folklore magico, canti allegri, tristi o
grintosi! Ma
aveva cantato sempre. Senza che lui lo volesse, il ricordo del canto di
Allysia
si era fissato nella sua memoria come una delle poche memorie piacevoli
della
sua vita sotto il giogo paterno, in Scozia. Cercò di usare
un tono più calmo.
<< Sforzati un po’. Zia Eleanor amava sentire
il suono della tua voce, a
anche tuo Padre.>>
Non riuscì ad aggiungersi a quel piacere smodato che
ricordava di aver provato
nel sentirla cantare sotto la finestra della sua stanza in giardino,
lei che
frugava il prato folto alla ricerca di Erbe, mentre lui studiava.
Avvicinò una
mano a quella che Charlotte teneva abbandonata sul tavolo, in una
richiesta di
conforto del tutto genuina, ma si fermò appena in tempo per
nasconderla sotto
il tavolo, dove Charlotte, che aveva capito, la unì alla
propria, intenerita.
Nessun altro se ne accorse.
Non sono l’unica a cui non dici tutto, vero, amore
mio? Eppure la
ragazza continuò a stringere quelle dita tra le sue, e si
ripromise
ulteriormente di essere paziente.
<< Eleanor è tua madre, Ally?>>
chiese con gentilezza, per smorzare
la tensione: Ally si comportava come se Ephram non le avesse neanche
risposto,
un atteggiamento un po’ inquietante.
<< Sì. - mormorò - Eleanor Dawnrose
Grendhal... Dei Grendhal di Lower dei
Boschi...>> ma l’ultima parte della frase si
perse in un sussurro appena
sillabato, e nessuno lo sentì.
<< Cosa? Grendahl?>> Boone alzò
di scatto lo sguardo dl suo piatto,
e lo rivolse a Charlotte, altrettanto sorpresa, che
chiese:<< Secondo te
è la stessa persona?>>
Ephram s’incuriosì a quello strano scambio di
battute e decise di
intervenire:<< Anni fa zia Eleanor cantava come
professionista... Credo
che abbandonò il palcoscenico solo per amore di mio
zio...>>
<< La conosciamo bene! - Charlotte aveva liberato la mano
da quella del
ragazzo e la muoveva entusiasta insieme alla compagna, ansiosa di
spiegarsi, ai
lati del piatto - Mia madre la ascoltava sempre! Aveva un suo disco, un
vinile,
e quando eravamo piccoli ci svegliava sempre con la sua voce... Diceva
che
cullava i nostri sogno verso il più dolce
risveglio...>>
I due fratelli si scambiarono un sorriso, raggiante quello di lei,
nostalgico
quello di lui, ma pur sempre un sorriso.
<< Boone, smettila di fare quelle smorfie! Un sorriso
sembra
raccapricciante in faccia a te, sto ancora mangiando!>>
sbottò Andrew
all’improvviso, fissando Boone in un cagnesco che il moro
ricambiò prontamente.
Lotte ridacchiò e accarezzò un braccio del
fratello per rabbonirlo, troppo
presa dalla notizia per curarsi più di tanto dei due che
avevano preso a
battibeccare.
<< Tua madre aveva una voce bellissima,
davvero!>> si complimentò
di cuore.
<< Ce l’ha ancora...>> le rispose
con un filo di voce la ragazza.
Teneva lo sguardo altrove, distratta volentieri da Boone ed Andrew che
si
punzecchiavano a vicenda, a voce troppo bassa perché potesse
sentire quel che
dicevano.
Forse hanno ragione loro, Ally... Famiglio
s’impose con una dolcezza di
per sé insostenibile, sovrastando tutte le interferenze. Era
ancora sulle sue
gambe, ma se sbatteva le palpebre lo poteva vedere, acciambellato, sul
retro
del suo occhio. In quel momento Boone incrociò il suo
sguardo, e un’altra
immagine sostituì quella del minuscolo gatto pezzato. Nuvole
sulla laguna.
Ally si umettò le labbra e chinò lo sguardo sul
proprio piatto, lasciando che
il ragazzo continuasse a soppesarla.
<< Okay, ci proverò.>> rispose
contemporaneamente a Famiglio e ad
Ephram, in tono piatto. Solo il gatto percepì lo sforzo
devastante in quella
breve risposta. La ragazza raccolse una pera dalla fruttiera che
Ephram, o
chiunque avesse apparecchiato la tavola, aveva sistemato alla sua
destra, e
prese a sbucciarla metodicamente.
Mi sembrava strano che nessuno si fosse fatto sentire finora,
pensò
piuttosto ironicamente. E, si sa, l’ironia è la
più bassa forma di umorismo.
Non te la stavi cavando male, si
giustificò sfrontata la Voce.
Tuo cugino è in pena per te. Famiglio era
decisamente più delicato, ma
aveva mordente.
Ally sospirò. Boone continuò a fissarla
indisturbato... o quasi.
Hai notato che quella creatura ti sta squadrando un
po’ troppo?
Ally aggrottò le sopracciglia scure con grazia inconsapevole
mentre masticava. Che
creatura?
Quella! Davanti a te, più o meno. Ce l’hai
sott’occhio.
Si chiama Boone, è un Normale.
Sarà...
Ally assentì soprappensiero e lo sfondo delle nuvole sulla
laguna tornò a
riempire per un istante la sua mente. A sorpresa, non fu per nulla
doloroso,
come se non fosse un’immagine partorita dalla sua fantasia,
ma uno scenario
cristallizzato nella sua memoria cerebrale. Si mosse a disagio,
stranita da
quell’eventualità. Non era normale.
Contrasse il labbro superiore a
quell’espressione, alzò lo sguardo e
trovò ancora Boone che la fissava assorto.
E’ diverso dagli altri. Mi piace! La voce
acquistò per un attimo vigore.
Non era da lei tanta approvazione...!
Miew.
Ephram sobbalzò, a vuoto perché lei non lo stava
guardando, ancora girata verso
Boone, ma sentì la sua voce.
<< Hai portato il gatto a tavola?>> si
voltò appena in tempo per
vederlo aggrottarsi, e lo squadrò con improvvisa freddezza.
<< Ce ne stavamo andando.>> rispose in un
tono gelato come una
folata di neve.
Si alzò con grazia, dopo aver scostato la sedia senza far
rumore e aver
trattenuto il minuscolo animale nell’incavo di un braccio.
<< Con permesso, Cugino.- rispose formale, come se fosse
ancora in Scozia
- Buonanotte a voi.>>
Sentiva una certa tensione alla nuca, come un ricordo che premeva per
essere
riportato alla luce.
Sentirono il rumore di passi svanire su per le scale e il tonfo
attutito di una
porta che si chiudeva.
Charlotte sollevò le sopracciglia, ancora sorpresa per
quell’improvviso cambiamento,
e intrecciò le dita sulla tovaglia, sfiorando il bordo del
tavolo con la pelle
delicata dell’interno polso. Rimase in silenzio
finchè la tensione glielo
permise, e la pressione sul finto legno le lasciò un segno
rosso sulla pelle
solcata dalle vene bluastre.
<< Allora, vuoi spiegarmi cos’è
questa storia? Pensavo che tua cugina
fosse una bambina piccola, non una...>> le mancarono le
parole per
continuare, e Andrew la aiutò... a suo modo:<<
... E’ una ragazza
bellissima! Sul serio! Dove la tenevi nascosta? E’...
E’...>>
Sembrò che anche a lui mancassero le parole, e a quel punto
Boone pensò
d’intervenire, perché sua sorella cominciava a
diventare paonazza in viso.
<<... E’ minorenne, vuoi
dire?>> chiese palesemente ironico,
non così contento di avere ragione come aveva pensato.
Fu l’unico che continuò la cena tranquillo, a
scapito dei libri che lo
attendevano in camera sua. Avrebbe dovuto avere fretta di tornare a
studiare,
invece non gli andava di alzarsi e salire al piano di sopra. Non
riuscì a giustificare
il suo interesse, ma pensò bene di dissimularlo usando un
tono indifferente.
Avevano tutti detto cose vere, solo Ephram restava in silenzio.
Trascorse un
minuto interminabile.<< Volevo solo proteggerla. Non
intendevo...
sviarvi, o almeno - si corresse, vedendo gli occhi di Charlotte
scintillare
pericolosamente - non vi volevo sviare troppo . Ma vi assicuro che
Allysia ha
davvero bisogno di aiuto e che in certe cose è fragile
proprio come una bimba
piccola.- Continuò a fatica,provando a scegliere le parole
giuste per essere
sincero e non tradirsi - Lei ha... – strinse le labbra- ...
subito una specie
di violenza... Una cosa così crudele che i suoi genitori
hanno pensato fosse
meglio allontanarla dall’intero continente. Cercate di
comprendermi. In queste
settimane ha fatto qualche progresso, ma oggi è stato il suo
primo giorno di
scuola e sono pronto a scommettere che il poco di cui mi ha parlato
l’ha
sconvolta tantissimo! Avevo cercato di prepararla al vostro arrivo, ma
so già
che non ci sono riuscito a sufficienza. Sono suo cugino, e non la
conosco. Non
l’ho conosciuta quando era piccola e non l’avrei
conosciuta se fosse stata
quella che ricordo... Ma non è più neanche quella
persona. E’ esitante in tutto
e così fragile che ho temuto le notizie da dare ai suoi: ha
completamente
cambiato interessi e preferisce stare il più possibile sola
e non uscire...
Anche se vorrei aiutarla... Non so quanto posso osare, non so se
spingendo,
pressando, finirò col farle del male.>> chiuse
la bocca senza sapere se
il suo discorso fosse stato sensato, e il silenzio si
perpetuò, gelando la
tavolata.
Charlotte Provò:<< Così, i suoi
genitori sono in Scozia...>>
Ephram annuì, tenendo gli occhi bassi:<< Mi
hanno implorato di tenerla
con me.>>
<< Ti hanno lasciato una minorenne traumatizzata e se ne
sono
andati?>> Boone sembra sconvolto. Senza dubbio lo era
davvero, ed Ephram
strinse i denti:<< Sono certo che non
l’avrebbero lasciata, se non fosse
stato necessario.>>
Andrew, che era quello che s’intendeva meno di traumi, chiese
ingenuamente:<< Che tipo di violenza?>>
perché quella parola gli
era rimasta impressa e non riusciva a farla combaciare con
l’immagine di Ally.
Il giovane McNamara si animò:<< Credo che
abbia a che fare con delle
compagnie non troppo raccomandabili che frequentava. Le hanno fatto il
lavaggio
del cervello!- nella sua voce affiorarono inequivocabili rabbia,
rancore e
pena- E’ come se... se l’avessero spenta.
Così, come se niente fosse.>>
dovette interrompersi, perché il groppo in gola gli aveva
incrinato la voce e
strinse i pugni, per trattenere l’ira. Non avrebbe potuto
dire niente di più e
quella era la spiegazione più concreta che avrebbe potuto
fornire ai suoi
amici. Sperò che non insistessero. Il Taglio, la peggiore
tortura cui si
potesse condannare una strega, era tanto più destabilizzante
quanto più era
accurato, e le Forbici D’Oro avevano acconciato Allysia alla
perfezione. C’era
da sorprendersi che fosse ancora in vita.
Charlotte gli posò una mano sul braccio:<<
Cercheremo di
aiutarti.>>
<>
s’impegnò Andrew, turbato.
Boone sospirò e scosse il capo:<< Sarebbe
molto meglio internarla in un
istituto e tenerle intorno un ambiente a lei noto, amico... Non credo
che
possiamo aiutarla noi.- Il ragazzo scuro si alzò da tavola,
sforzandosi di
essere obiettivo di fronte a quella situazione niente affatto rosea.
Sentì un
certo dolore al petto nel vedere gli sguardi traditi dei suoi
coinquilini.- Non
sai esattamente cosa le sia capitato, non sai cosa potrebbe far
scattare il meccanismo
che l’ha traumatizzata - si aggrottò - Ma
è una scelta che non mi riguarda. La
terrò d’occhio, per salvaguardare tutti noi. Torno
a studiare adesso, e domani
preparerò la colazione, visto che non resto ad aiutarvi a
rigovernare.>>
si defilò senza lasciare loro il tempo di replicare. Ma non
potè fare a meno di
lanciare un’occhiata alla porta chiusa che nascondeva la
ragazza, passando.
<< Ma è... un bastardo!- sibilò
allibito Andrew - Fattelo dire, Lottie,
tuo fratello non è solo represso, è soprattutto
un grandissimo figlio
di...>>
<< No, ha ragione.- Si affrettò a
interromperlo Ephram. La sua educazione
non gli permetteva ancora di accettare certe espressioni
particolarmente
colorite tipiche del linguaggio Normale, e in più se non
fosse intervenuto Charlotte
non avrebbe più saputo con chi schierarsi -E’ una
follia tenerla qui, e vi sto
esponendo tutti a un grosso rischio. Non sono neanche sicuro che sia
legale
tenerla qui, anche se ufficialmente sono il suo tutore. So solo che non
posso
farla tornare indietro. Mia cugina ha bisogno di stare tranquilla e di
tagliare
con il passato, ricominciare da capo, e io voglio aiutarla in tal
senso, anche
se Boone non è daccordo. Anche se ha ragione
lui.>>
Andrew sembrò sul punto di riprendere da dove era stato
interrotto, ma Lotte
ridacchiò. I ragazzi la guardarono come se fosse
improvvisamente impazzita, ma
lei scosse i capelli castani, continuando imperterrita la sua risatina.
<< Vivete qui da anni e ancora non avete capito quel
semplicione di
Boone, che fa tanto il cattivo e invece ha un cuore di glassa! Ephram,
ti
aiuterà più di tutti quanti, da adesso in poi!
Sono pronta a scommettere che
già adesso sta cominciando a fare infinite ricerche su
internet sugli
adolescenti traumatizzati e si riempirà la testa di nozioni
e idee utili da
snocciolare e usare alla prima occasione! Si farà in quattro
per lei, primo
perché sei un suo amico e uno tra i più cari, che
gli ha parlato col cuore in
mano, secondo perché hai solleticato il senso di protezione
che lo porta a schierarsi
“coi deboli e gli oppressi” e terzo
perché la psicologia è il suo (futuro)
mestiere e non c’è niente che lo interessi
maggiormente di conoscere la mente
umana e aiutare gli altri grazie alle sue conoscenze.>>
Andrew ed Ephram si guardarono, poi, invogliati da Charlotte che si era
alzata
per rigovernare, fecero del loro meglio per aiutarla, ognuno pensando a
quel
che lei aveva detto e ognuno traendone conclusioni differenti, in linea
con la
rispettiva personalità. E mentre Ephram compilava su
suggerimento di Lotte la
lista dei piatti preferiti di Ally che aveva sperimentato in quei
giorni,
Andrew andò a prepararsi per il dopocena con le ragazze che
lo avevano cercato,
e che lo avrebbero trovato molto, molto distratto.
Quante recensioni
all'ultimo capitolo! Non ci potevo credere! (sono stata sul punto di
montarmi la testa, ma ci ha pensato il pc rotto a smontarmi -
scusatescusatescusate per l'assenza così prolungata! faccio
perdere la pazienza anche ai santi, lo so! Mi perdonate?)
Addy, zietta
mia! Mi spiace che questa storia proceda a rilento, evidentemente
è questo il suo destino! Come vedi non mi dimentico affatto
di te, anzi, hai visto "Il Riconoscimento"? Una pillolina nuova! Spero
che ti piacerà! Mi fa piacere che Andrew riscuota successo,
del resto non è solo un simpaticone, è anche un
bel ragazzo!(eh, sì, gente! Andrew è un figo da
paura!) Boone ha proprio bisogno di tirarsi su di morale, invece... e
di rilassarsi un minimo, non credi anche tu? Meglio che sposi te
piuttosto che la sua ex ragazza! Te lo lascio volentieri, se me lo
tratti bene!
Lucyette, in
questo capitolo finalmente si conoscono tutti i coinquilini vedono
Ally, tu cosa dici? Andrew continua a sembrarti rompiscatole? E Boone?
Ally, poveretta, ha ancora un sacco di strada da fare per star meglio!
In questo capitolo Charlotte spiega al posto mio, c'è
qualcosa che lei non ha chiarito che posso spiegarti meglio io?
Dedalo! Un
altro capitolo in fretta? (guarda con aria innocente) Qui finalmente
Ally interagisce con gli altri, o meglio, si fa dare una sbirciata. A
me sembra che, come prima impressione, non ci siano stati troppi
scivoloni. In compenso Ephram ha la paurosa tendenza ad incartarsi da
solo, Charlotte non ci ha messo molto a vedere Ally e a fare due
più due! Ma tu quando posti?? Voglio il continuo della tua
storia!
Giulia91: La
prima parte della storia era volutamente ingarbugliata
perchè, in realtà, i pensieri dei personaggi
dovevano intrecciarsi strettamente alle parole della canzone, che parla
di un malessere profondo e di una voce in testa che prende il tuo posto
per aiutarti a sopravvivere... quanto c'è di vero in questa
situazione? Ho lasciato per un po' il mio posto di narratore onniscente
per mettermi solo nei panni degli altri, per una volta. La
canzone è molto bella, Hello degli Evanescence. Molto
evocativa, specialmente nel verso "don't try to fix me, I'm not
broken..." e cioè: "non provate ad aggiustarmi, non sono
rotta". Allysia è sempre se stessa in realtà. A
parte la Voce, lei è totalmente se stessa. Anche se ha
bisogno di una spinta per andare avanti, anche se si guarda allo
specchio e non si riconosce. Trovo che sia una cosa molto drammatica.
spero, nonostante l'assenza prolungata, che continuerai a leggere!
Bluesmoke, i
tuoi commenti mi hanno fatto sorridere: anzi, all'idea di uno slash tra
Boone e Andrew mi sono messa a ridere di gusto, pensando alle facce che
avrebbero fatto i personaggi! Come vedi, Charlotte è proprio
brava ad inquadrare un po' tutti, e si diverte a fare la mamma in una
casa di soli uomini! Ora che c'è anche Ally, le ci
vorrà un po' a riprendersi... mentre Andrew
troverà altri spunti per tormentare tutti e in particolare
il suo bacchettone preferito! I ragazzi dividono casa: hanno contattato
un'agenzia e si sono ritrovati in questo gigantesco
agglomerato di stanze, ma ora la casa è al completo, non ci
sono più posti liberi! L'avevo accennato quando Ephram,
all'arrivo di Ally, ripensa a quando Charlotte ha varcato le soglie del
cancello, cogliendolo alla sprovvista perchè lui credeva di
avere una villona tutta per sè - illuso! Illuso e un gran
romanticone, vedi che brava? Ho pure accennato un momento "intimo",
anche se notoriamente non riesco a spiccicare una parola dalla tastiera
in questo senso! Il ragazzo ha guadagnato in pratica, col tempo, ma
credo che sia Charlotte la "dominante", tra i due!- Sulla Voce
scriverò ancora parecchio, ma più avanti. Credo
che metterò un Missing moment che la riguarda, nella
recentissima collana "I Maghi di Scozia"! Sta facendo una strage, io
volevo creare un alone di mistero, non gettare nel buio più
totale!
Il "buon ritmo" è andato tempestivamente a farsi
benedire, purtroppo! Ma spero di postare ogni due-tre settimane (corre
a nascondersi e a scrivere furiosamente)
Georgette:
colgo l'occasione per ringraziarti pubblicamente della tua recensione a
"Il Riconoscimento", e in più ti aggiudichi una stellina
dorata per essere stata la prima a commentare! grazie infinite, sei una
persona squisita! Boone, non dovrei dirlo perchè poi gli
altri si offendono - soprattutto Charlotte, che sembra tanto dolce e
cara, ma sapessi che permalosa che è! - ma è
anche il mio preferito... non so, tutte le sue corazze mi
inteneriscono! Sia tu che Blue volete lo slash tra Boone e Andrew, ma
credo che al solo sentire di una cosa tra maschi con lui come
protagonista, Andy (io POSSO! Sì, IO POSSO!) sia diventato
verdognolo. Boone è rimasto impietrito, mentre Charlotte
ammicca con aria moooolto curiosa... credo che ci penserà
anche lei, d'ora in poi. se sghignazza senza motivo nel corso della
storia sappiate che è per questo! In realtà
Andrew è l'amicone del gruppo, anche se gioca a fare il
casanova sotto sotto è meno superficiale di quello che
sembra: credo che andrebbe incredibilmente daccordo con Jack (chi non
lo farebbe? merito di Jack, chiaramente) e che Kram lo terrorizzerebbe
a morte. Invece con Charlotte Kram fonderebbe un'associazione a
delinquere! Ah, se ci fosse l'Allysia dei vecchi tempi.... Tra lei e
Kram ballerino scapestrato non so chi sarebbe peggio! Ally è
timida dolce e delicata, e molto bisognosa di affetto, in questo
momento: penso che la disputa durerà molto a lungo!
Charlotte in questo capitolo è un po' spiazzata, per colpa
di Ephram che non le ha chiarito proprio niente. Posso dirti che, se
Allysia fosse stata nel pieno delle sue forze, avrebbe capito subito
quello che il cugino le nasconde! E che Charlotte le sarebbe piaciuta
molto, solo che avrebbe tardato un po' a dimostrarlo. Charlotte
l'avrebbe trovata il prototipo della ragazza odiosa, e ci avrebbe messo
un po' a capire chi c'era dietro la sua facciata altezzosa... ma poi si
sarebbero amate alla follia!(povero Ephram!) Per cui ti do buone
speranze anche per questa realtà in modalità
Ally-depressa/oppressa!
|