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Autore: La Fleur    18/05/2010    4 recensioni
Allysia è una giovane strega a cui manca poco per diventare maggiorenne e liberarsi completamente dalle restrizioni che la famiglia e la scuola privata le impongono. Per frenare la sua esuberanza, eccessiva in una famiglia d'alto rango come la sua, i genitori la allontanano dalle "cattive compagnie" e dalla Scozia, e la mandano a vivere a casa del cugino Ephram(niente poco di meno che in America), che è destinato a succedere al padre come capofamiglia: peccato che la sua vita nel mondo come noi lo conosciamo risulterebbe tutt'altro che limpida agli occhi dei suoi parenti! Come capofamiglia è destinato infatti a sposare una persona di sangue magico, non con una semplice umana... Ma Ephram è innamorato di Charlotte, con cui intreccia una storia romantica, e che non sa nulla della sua "abilità" magica, né della famiglia da cui lui proviene e a cui è destinato a tornare un giorno. Boone è il fratello di Charlotte ed è un buon amico di Ephram nella vita normale, Andrew è l'ultimo dei coinquilini della grande casa che i personaggi della storia si dividono; ha un carattere allegro e piuttosto particolare, che gli frutta reazioni differenti da ognuno degli altri inquilini. Gli altri personaggi (e sono molti) verranno presentati man mano nella narrazione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Serie dei Maghi di scozia, ovvero, Allysia e dintorni!'
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 Rivelazioni a cena!

<< MMMH! Charlotte... Asp... Ah! Aspetta...>> Ephram ansimava, il respiro mozzato da quel tocco che gli bruciava la pelle in un’ustione non dolorosa... Anzi...
Esplosero in una sinfonia di respiri più profondi e poi più affannosi. Uniti. Le mani intrecciate. Charlotte, col fiato corto, gli sorrise a labbra socchiuse e posò un bacio sulla guancia, poi lo fissò negli occhi con i suoi così brillanti...
Oh, potrei morire adesso e sarebbe la morte più felice dell’universo, sospirò Ephram tra sé, null’altro che lei di fronte e intorno. Le mani, la mente, il cuore... Perfino la mia anima ti appartiene, considerò tra sè fissandola con una lacrima che trasbordava dal limite delle ciglia e gli inumidì salata la pelle. E il sorriso che lei gli regalò a quell’espressione spontanea di emozione fu così grande che sarebbe scoppiato a piangere, lì con lei, tra i suoi seni delicati e con i suoi capelli a circondarlo come la corona del regno più ambito possibile. Il tuo cuore. Perché tu mi ami, mi ami, mi ami... Charlotte lo fissava dall’alto, su di lui come gli si era accomodata sopra prima, con quel sorriso birichino che gli faceva sempre venire in mente uno sciame di emozioni tali da attorcigliargli la lingua.
<< Te l’ho... mai detto... che mi... travolgi, ogni volta?>> le sussurrò ancora ansimante, un sorriso che andava facendosi sempre più largo anche sul suo viso. Erano passati dalla cucina, alle scale, alla camera di lei così gradualmente che l’esplosione di passione con cui l’aveva attaccato non appena si erano chiusi la porta dietro la schiena era stata irresistibile, impetuosa... Non che avesse intenzione di resistere, in ogni caso. Ricambiò il bacio dolce che lei gli aveva regalato con uno, più trattenuto, sulla fronte liscia.
<< Mi sei mancato tantissimo...>>
<< Sapessi quanto mi sei mancata tu! Sembra passata un’infinità da quando sei partita. Io stavo per esplodere! Se avessi aspettavo solo un’altra ora avreste dovuto raccogliere pezzi di me da tutta la casa. Anche dal giardino. Pensa tu che schifo...>>
<< Ephram! - lo rimproverò Charlotte scandalizzata - Non si fanno certi discorsi macabri mentre si sta facendo l’amore!>> e tuttavia sorrise, riscaldandogli un punto preciso nel petto, dove il suo cuore sbatteva rumoroso contro le costole.
<< Non sto scherzando! Ci hai messo così tanto a disfare le tue valigie che ho pensato che ti fossi stancata di me...>>
Charlotte gli posò un bacio a fior di labbra, poi sfregò la bocca contro la sua, in una carezza tenera e giocosa.
<< Saresti dovuto venire a casa con me, sapevo che non avrei dovuto lasciarti solo. Sarebbe stata una gran tentazione averti nella camera accanto e non poterti raggiungere, ma almeno non ti saresti sentito trascurato, povero amore mio... Dolce... Delicato...>> aveva ripreso a baciarlo lentamente, mormorando quelle parole ancora labbra contro labbra, labbra contro mascella, labbra contro collo, segno che la pausa era terminata e lei si aspettava tutt’altro tipo di conversazione. Ephram però si tese. Doveva parlarle, e aveva tirato fuori l’argomento giusto. Non poteva perdere il controllo!
<< Lottie! Lotte, aspetta, devo dirti una cosa... Aspetta, su, è importante... - gli sfuggì un gemito e le strinse le spalle con le mani, distanziandosi appena da quelle labbra così voraci. - Aspetta. Un. Minuto. E poi vedrai se vorrai ancora fare... l’amore...>> esitava sempre su quell’espressione, non riusciva a fare a meno di sentirsi un po’ impacciato anche a dirlo. Però era bella. Fare l’amore. L’amore con Charlotte. Si sarebbe arrabbiata?
Sicuro che si arrabbia. E’ l’idea più stupida che tu abbia mai avuto, caro il mio signor Mago.
Coon fece capolino dal letto e, pur in evidente disaccordo con lui, saltò su a distanziare ancora Charlotte per dargli modo di fare il suo discorso.
Non è per te, ma è meglio tenerle le mani impegnate, perché secondo me vorrà ucciderti, dopo questo bel discorsetto.
Grazie tante.
Ephram cercò di imprimere del sarcasmo nel ringraziamento solo pensato, e si tirò su a sedere, coprendosi col lenzuolo, mentre Charlotte guardava con curiosità il suo viso diventare serio, e prendeva automaticamente Coon tra le braccia tornite. Ormai si era talmente abituata ad averlo intorno che non si stupiva più di ritrovarselo intorno nei momenti più strani. Né lui avrebbe mai pensato di poterlo lasciare fuori dalla porta.
Si schiarì la voce, contrasse le labbra e cominciò.
<< Dunque... Ti ho detto che c’è la mia cuginetta qui a casa, vero?>>
Charlotte annuì perplessa. Che c’entra sua cugina mentre ci diamo da fare? Non vorrà già parlare di mettere su famiglia, spero. Va bene rassicurarlo, ma abbiamo 21 anni, no? Oh, ma che mi salta in mente! Figurarsi se mi chiede di sposarlo! Oh, cavolo, e se me lo chiede?! Oh! Ohohohohoh!
Spalancò gli occhi grigi e cercò di tornare coi piedi per terra, concentrandosi su Ephram, che aspettava ancora la sua risposta. Sempre così cortese!
<< Certo che mi ricordo di... Ally, giusto? Si chiama così, vero? E’ arrivata prima di Natale e rimarrà qui, e non sono più riuscita a tirarti fuori una parola sull’argomento.>>
Ephram annuì, serissimo. << Sì. Bene, mia cugina, oltre a essere... una bambina... Come me quando sono arrivato, ti ricordi che non avevo idea di cosa mi aspettasse e che ero sempre spaesato? Oltre a questo... Vedi, lei è molto... Fragile. - cercò affannosamente una parola che potesse andar bene per descrivere lo stato in cui Ally era arrivata a casa sua, ma gli veniva in mente solo l’Urlo di Munch. Un’immagine decisamente impressionante, e comunque non abbastanza intensa. L’urlo era tragico, ma non abbastanza... doloroso. Come avrebbe potuto dirlo? Senza spiegarle che le avevano tolto la cosa più importante? - Ecco... lei... ha subito... un trauma e... i suoi genitori me l’hanno mandata qui per farle cambiare aria... E io devo badare a lei, capisci? - Charlotte lo guardava sempre più seria e preoccupata. Era certo che si stesse preoccupando per lei, la ragazzina che ancora neanche conosceva. Era una ragazza compassionevole, buona. Forse non l’avrebbe scacciato dal suo letto a calci. Si fece coraggio. - E sai che nella mia famiglia sono un po’ più chiusi riguardo certi... atteggiamenti... - mosse l’indice tra di loro, a indicare quello che stavano facendo prima che lui la interrompesse - Per cui sarebbe... meglio... evitare... che ci veda...>>
<< Vuoi che smettiamo di fare sesso mentre lei è qua?!>> gli chiese sbalordita, lasciando cadere il gatto che aveva stretto al petto.
Oh-oh. Sei nei guai, sfigato!
Coon cercò di arrampicarsi di nuovo addosso a Charlotte, che si era spinta ancora più indietro sul letto e lo fissava senza parole.
<< No! - gridò quasi Ephram, agitato. Cercò di abbassare la voce, ma l’angoscia trapelava, ormai, chiara e forte. - No, certo che no, penso solo che... dovremmo... Magari non dirle... che stiamo insieme... Non farle capire... Che siamo... intimi...>> rimase senza voce. Inghiottì a vuoto e rimase a guardarla mentre lei sbiancava e poi cominciava piano ad arrossire, fino a diventare di un acceso cremisi fin sul collo.
<< Vuoi... che... fingiamo... di non stare... insieme?>> le era uscito un acuto non indifferente. Ephram annuì seccamente, spaventato. Spaventato anche che potessero sentirla fuori e mandare a monte tutto il suo progetto. Ma Ally non deve saperne niente! Con o senza poteri, fa parte della comunità magica e se la cosa si sa a casa, non rischio solo la mia carica di capofamiglia, ma anche la mia vita, e quella di Lottie! Strinse i denti, determinato nonostante tutto a concretizzare la sua idea. In fondo, anche se Charlotte l’avesse lasciato in quel preciso istante, lui l’avrebbe avuta vinta. E l’avrebbe tenuta al sicuro con il segreto di quel suo amore, così Magico, per una ragazza Normale. Si addolcì e tese una mano, spostandosi con la schiena in avanti. Le sfiorò delicatamente una guancia.
<< Per favore, Lotte. Solo davanti a lei. Si tratta solo di fare un po’ d’attenzione... Puoi assecondarmi?>>
E se ci sta puoi anche chiamarla la donna della tua vita, bello! Vide lo sguardo di Charlotte farsi nuvoloso come un cielo prima della pioggia. La pioggia di Scozia che lo aspettava, suo padre... Si sentì stringere il cuore. Senza di lei...
<< E va bene.>> lo concesse con un sospiro, imbronciata, attorcigliata in un lembo di lenzuolo. Così piccola rispetto alle donne che l’avevano sempre circondato. Piccola e da proteggere, con quei fianchi rotondi, fatti apposta per essere trattenuti dalle sue mani. Si sentì travolgere da un’ondata di sollievo tale che avrebbe potuto benissimo rimettersi a piangere.
Ci siamo salvati ancora una volta. Charlotte è proprio un angelo.
Lo so... Lo so.

L’abbracciò di slancio e riprese da dove avevano interrotto.

Ally sospirò e socchiuse gli occhi, svegliata da un caos infernale che trapassava il vetro della finestra sigillata e inondava camera sua. A differenza della canzone di prima, non si riuscivano ad avvertire le parole tanto era assordante la batteria, il basso... e qualche strillo acuto buttato qua e là per caso. Aggrottò le sopracciglia scure, scambiando un’occhiata perplessa con Famiglio, che l’aveva vegliata in silenzio.
La tregua è ancora in vigore?
Ally richiuse gli occhi e allungò una mano ad avvolgere il suo gatto, indecisa: la voce si era alzata appena.
Sì. Basta che mi spieghi qualcosa di più. Di te, di cosa sei, e del perché hai scelto me. Be’, me prima. Soffocò una piccola eco di dolore a quel pensiero e si concentrò.
Sentì un sospiro soffocato. A dire il vero non posso darti molte spiegazioni. Mi sono svegliata una notte nel panorama dei tuoi sogni, non so bene per quale motivo. Era tutto molto colorato, e certi profumi che sentivo... Ah, Allysia! Vorrei che la tua mente potesse ancora tollerarne il ricordo! La tua testa era un paradiso per la mia voce senza corpo...
Senza corpo? Cercò di concentrasi sul sibilo, senza perdersi nei ricordi: la Voce aveva ragione, lei non era in grado di tollerare. Nuova esitazione.
Suppongo di averne avuto uno. Sì, dovevo averlo.- la Voce era più convinta. Si era preparata il discorso mentre lei dormiva? - Ma l’ho perso quando sono entrata nella tua testa. Tutto era così ricco che l’ho dimenticato, nelle forme e nei colori. Quasi subito. E ti ho scelta... perché la tua mente è il porto più accogliente in cui avrei mai potuto attraccare. Ero in totale confusione e il mio corpo, sì, il mio corpo, era molto stanco. Esausto. Non sentivo più nulla e non potevo accasciarmi... perché era tutto doloroso, tutto straziante. Non potevo abbandonarmi alla spossatezza, e dovevo... andare... in un posto... Dove la tua mente mi avrebbe guidato. Ma l’ho dimenticato. L’ho dimenticato fino ad oggi e quel dolore così forte è stato una sorpresa anche per me. Non avrei voluto infliggertelo, te lo giuro. La tua mente è diventata tanto delicata...
In quel sussurro si avvertiva tutta la compassione che la voce aveva di lei. Ally s’intristì.
Ti ho imprigionato con me nel vuoto della mia testa... Non doveva andare così, non è vero?
Aprì di nuovo gli occhi e sollevò il capo, fissando con desolazione il suo Famiglio, compagno di mille scherzi e avventure che non avrebbero mai più fatto parte della loro vita.
Non sentirti in colpa, Ally!
La supplicò Famiglio, accucciandosi più stretto contro la sua mano. La ragazza si alzò a sedere sul materasso morbido, inarcando la schiena, arrabbiata.
Come faccio a non sentirmi in colpa? Guardati, sei debole! Come me, perché sei mio! E anche la Voce ora non sa più dove stiamo andando, dove arriveremo! Vi ho entrambi legato a un destino che si risolverà in un grosso NIENTE, perché io non ci sono più! - corrugò le sopracciglia nere e sottili e strinse le labbra in una linea tesa - Comincio a credere di avere sbagliato. Se non avessi corso tanti rischi, adesso non saremmo ridotti in questo stato... così degradante. L’errore è stato mio. Solo mio.
NO!

Mai Voce e Famiglio si erano dimostrati più d’accordo l’uno con l’altro. Ally sbuffò e proseguì torva verso lo specchio sulla mensola nell’angolo, alzandosi dal letto e avvertendo quella canzone assordante veleggiare verso la fine. Un attimo di silenzio e poi si ritrovò a fissare il suo riflesso, quello triste di Buffalo. Si soppesò con attenzione calcolata. Il viso dolce, a cuore, era così candido da sembrare fatto della stessa neve che ornava il giardino nell’inverno caratteristico di Buffalo. Non poteva vantare delicate guance rosa, solo un neo a un angolo della guancia, sotto l’occhio destro. Il contrasto tra il nero delle sopracciglia e l’immacolatezza dell’incarnato era lampante. Il colore rosso delle labbra dalla curva dolce era altrettanto straordinario. In tutto, il suo viso era luminoso e quasi sfavillante. In tutto tranne che negli occhi... Contenne un sospiro e si apprestò a soppesare anche quelli con la dovuta freddezza: erano grandi, ornati da ciglia lunghe e nere. E verdi. Ma era tutto lì, solo lì. Non c’era niente in quel verde dal vuoto profondo, niente cambiamento, niente vita. Li aveva visti osservare i suoi occhi e mostrarsene attratti. Assetati di morte e distruzione come ogni essere umano... I Normali erano attratti dal vuoto?
Adesso smettila, Ally. Questi pensieri non ti fanno bene. Con sua sorpresa, non fu il suo Famiglio a proferire quelle parole, ma la Voce, che le pronunciava come se venissero dal suo orecchio. Era un sussurro più vigoroso degli altri, si riusciva quasi a distinguere... la tonalità... della voce. Era autorevole. Il che le fece venire in mente...
Avevi qualcuno di cui prenderti cura, Voce, lì dov’eri prima?
Una pausa di silenzio così lunga che Ally pensò che non volesse risponderle. Poi, un sussurro, nuovamente affaticato, come da uno sforzo sofferente.
Non l’ho mai raggiunto...
<< Ally, ragazzi! A tavola, è ora di cena!>>
La ragazza sobbalzò spaventata e quasi cadde all’indietro.
<< E’ completamente impazzito!>> bisbigliò col batticuore. Che aveva da urlare in quel modo?
Sembra un tantinello su di giri, tuo cugino, stasera! , osservò Famiglio.
Allysia annuì a vuoto, sentendo un tipo di tachicardia più preoccupante. La cena coi Normali...
Fai come se. Un po’ di fame ce l’hai.
La Voce sembrava intontita quanto lei dopo le confessioni che le aveva rivolto.
<< Sì, un po’...>> borbottò Ally, sfiorandosi la fronte con una mano e accogliendo con l’altro braccio il corpo caldo e peloso del suo amico. Si alzò lentamente dal letto, continuando a massaggiarsi la fronte, in preda a un fastidio non meglio identificato. Si avviò a passo lento verso la porta, riluttante, posando Famiglio a metà del tragitto, sul pavimento. Quasi sulla porta infilò un paio di scarpe scure. Aveva già la mano stretta alla maniglia, aveva già ruotato il polso e tirato quando sentì le loro voci.
<< Il nostro cuoco provetto si è dato da fare, stasera!>> annunciò una voce maschile dall’accento strascicato con un tono così malizioso da farla rabbrividire.
<< Andrew!>> Avrebbe dovuto essere un rimprovero, ma non lo sembrò. Una lunga risata, che si accordava perfettamente all’esclamazione di quella voce dolce e femminile, risuonò per il pianerottolo fino allo spiraglio che la sua porta lasciava aperto.
<< Che ho detto?>> continuava la voce strascicata, in tono divertito. Muovevano dei passi lievi, come se non volessero realmente affrettarsi verso il piano inferiore. Si godevano la passeggiata.
Ally era pietrificata, sentiva la porta appena schiusa risucchiarla come una voragine. Si sarebbero accorti di lei non appena avessero guardato nella sua direzione, ne era più che certa!
Fu distratta dal sibilo leggero di un’altra porta che si apriva. Una voce più bassa, appena un accenno di stanchezza.
<< Dite a Eph che ho da studiare. Niente cena per me.>>
<< Cosa?>> la voce maschile più strascicata sembrò irritarsi di colpo. Suonava strana quella nota più ripida, come un masso su una strada lieve. Un ostacolo. Non le si addiceva quel tono più ruvido.
<< Ooh, Boone, non puoi saltare la cena! Siamo appena tornati, datti una mossa!>> Anche la voce femminile sembrò contrarsi, protestava. Era strano sentire quei suoni senza poterli abbinare a dei volti. Come nella sua testa, solo che così faceva molta più paura.
<< No, sul se... ANDREW, che diamine...! >> la voce subì una rapida impennata e poi s’interruppe. Ally aveva fatto un salto. Qualcuno era passato rasente alla sua porta e il sibilo, troppo vicino, l’aveva costretta a fare un passo indietro... e la mano, pietrificata intorno alla maniglia, il gomito rigido, l’avevano seguita trascinando indietro anche la porta, cosicché quelle che erano state solo voci, fino a quel momento, si trasformarono in persone in carne e ossa e loro... loro vedevano lei!
Cadde il silenzio mentre tutti si fissavano. I due ragazzi erano stretti in una strana posa, e si districarono rapidamente per allontanarsi appena l’uno dall’altro.
Famiglio miagolò ai suoi piedi e si lanciò fuori dalla sua stanza, con un balzello. Ally lo raccolse a metà del salto per stringerselo al petto, uscendo allo scoperto anche lei.
Coraggio, Ally! La incitò il gattino.
Ally si schiarì la voce, ubbidiente, e sussurrò, come Ephram le aveva insegnato:
<< Ciao...>>
Li fissò ad uno ad uno, incerta. Avevano tutti espressioni differenti sui visi che aveva visto fino a quel mattino in fotografia: la ragazza dai tratti dolci era letteralmente a bocca aperta; il ragazzo biondo coi capelli lunghi sul collo invece aveva un’espressione che la fece avvampare, ragion per cui passò in fretta al terzo viso, quello del ragazzo più scuro, che si trovava dietro il biondo, e la soppesava fissandola intensamente, un po’ severo, un po’ sorpreso.
<< Saresti tu la cuginetta?>> chiese con voce incredula il ragazzo biondo, padrone della voce strascicata e maliziosa. In realtà parlava un inglese americano perfetto, ma con una cadenza più lenta rispetto agli altri. Masticava un po’ di più le parole in bocca. Ally lo fissò e di nuovo distolse immediatamente lo sguardo, sentendosi le guance bruciare. Famiglio si mosse appena tra le sue braccia.
<< Saresti tu Ally?>> la voce femminile suonava dolce e le diede il coraggio di rialzare gli occhi. Sembrava che si fosse riavuta dalla sorpresa, ma nel suo sguardo c’era ancora uno scintillio sbigottito, e si era avvicinata. Di un passo appena, ma bastò a farle stringere le labbra, tesa. Represse l’impulso di indietreggiare.
<< Be’, accidenti...>> la voce strascicata la costrinse nuovamente a spostare lo sguardo sul ragazzo dalla chioma dorata così curata. Si stava massaggiando il mento e la guancia con una mano sola, e la squadrava, con quello sguardo che le riscaldava le guance e il collo.
<< Piantala, depravato.>> lo rimbeccò seccamente il ragazzo moro, come se potesse leggergli nel pensiero. Era dietro il biondo e lo colpì con uno scalpellotto. Si rivolse a lei con più gentilezza, e Ally riconobbe immediatamente l’accento di Buffalo con cui Ephram aveva modellato il suo inglese accademico della scuola scozzese.
<< Ciao, Ally. Lui è Andrew, lei è mia sorella Charlotte e io... sono Boone. Piacere di conoscerti.>> aveva una voce gradevole.
Un sospiro dentro la sua testa. Ally cercò di non prestare attenzione alla Voce e balbettò:<< Ciao, Boone. L-lui è Famiglio.>> accennò al gattino, che emise in risposta un lungo miagolio accattivante che nella testa di Ally si tradusse in un : Visto? Non era difficile! Che mandò quasi all’aria i suoi sforzi, facendola sbuffare, anche mentre si strusciava pesante contro il suo mento per rabbonirla.
<< Be’, che ci fate ancora qui?>> la voce seccata di Ephram prese corpo mentre i suoi passi lo annunciavano ed emergeva dalla rampa di scale. Li riscosse tutti da quelle pose imbarazzate. Solo Andrew sorrise, impertinente: << Stavamo facendo conoscenza con la bambina...>> era ironico e accennò ad Ally col palmo della mano sollevato verso l’alto.
<< Ah! - Ephram la mise a fuoco e si sentì per un attimo colto in fragranza di reato. Ma che reato, poi? Sua cugina brandiva Famiglio come uno scudo, e lo teneva stretto al petto come un’ancora di salvezza. Le sorrise delicatamente per rassicurarla. - Ally, piccola, scendi a cena con noi? E’ andata bene la scuola, oggi?>>
Si avvicinò per circondarle le spalle con un braccio, mentre la ragazza annuiva e si lasciava trascinare. Charlotte era sorpresa dal garbo che trapelava dalla voce del fidanzato, e dai suoi gesti. Non che non sia il più dolce dai ragazzi, ecco. Ma solitamente è tutto mio!
Boone ruppe il silenzio e cominciò:<< Ephram, ehi, io rimango in camera a studia...>>
<< BOONE!>> Andrew e Charlotte lo interruppero con la stesso tono scocciato, facendo sobbalzare i due cugini.
<< OK, ho capito.>> borbottò il ragazzo moro, chiudendosi in un silenzio cupo che fece scoppiare gli altri a ridere. Ally tacque e si strinse di più al fianco del cugino, come non avrebbe mai fatto un tempo, con tutta la sua audacia.
<< A scuola penso sia andata bene. Ho fatto tante conoscenze.>> rispose a voce appena più alta mentre scendevano le scale, seguiti dagli altri.
<< Mi fa piacere! - Ephram sembrò soddisfatto, ma la strinse più forte sentendo la tensione nelle spalle magre che premevano di più contro di lui. Doveva usare il suo potere per calmarla? Decise in un attimo che non sarebbe servito, con gli altri ancora con loro. Forse più tardi, quando fosse andata a dormire...- E le lezioni, ti sono piaciute?>> continuò a parlare con il tono gentile che usava da quando Ally era arrivata. In inglese e non in gaelico, per non insospettire gli altri.
Dietro di lui, Charlotte aveva la fronte aggrottata per lo stupore.
<< Credevo che Ally fosse una bambina delle elementari! Ne parlava come di una bimba piccola!>> bisbigliò suo fratello maggiore, suo malgrado sorpreso. Andrew sogghignò, sentendo lo scambio:<< Proprio bella la cuginetta, vero?>>
I due fratelli lo squadrarono così cupamente da fargli perdere un gradino.
<< Piantala, Andrew - lo freddò Boone mentre il biondo ritrovava l’equilibrio, col batticuore per quella caduta mancata. E ti pareva! Attacca a farmi la morale! - Se è minorenne, come penso che sia, devi starle alla larga! Chiaro?>>
A sorpresa, anche Charlotte sembrava seccata. Perché Andrew aveva detto che Ally era bella. Non che non lo fosse, ovvio. Era molto più che bella. Ephram non le aveva mai detto che aveva una specie di top model dagli occhi smeraldini come cugina! Né che l’avrebbe trattata con quella tenerezza davanti ai suoi occhi. E lei non poteva nemmeno reclamare il suo possesso!
Andrew si affrettò ad allontanarsi da loro e a sedersi al suo solito posto, con il sorriso delle grandi occasioni appiccicato alla faccia.
Boone lo seguiva torvo e preoccupato.
Si accomodarono tutti, Ally per ultima, solo dopo aver nascosto Famiglio sulle cosce, sotto al tavolo.
La tavola era rettangolare, la stessa su cui lei e il cugino avevano fatto colazione quel mattino, ma così popolato le sembrava più piccolo.
Si era seduta alla destra di Ephram, che aveva accanto quella ragazza, Charlotte. Proprio accanto le sedeva Andrew, a capotavola come lei, e poi il cupo Boone. I ragazzi della foto di Ephram. Ally sospirò e proseguì la conversazione con il cugino da dove l’avevano interrotta.
<< Chimica e fisica mi piacciono.>> Cercò di non far notare il lieve tremito delle mani nascondendole dietro il piatto.
Ephram annuì e si rivolse alla tavolata, per smorzare la tensione:<< Così, avete conosciuto la mia piccola Ally... Che ve ne pare?>>scherzò.
<< Che tutto direi, tranne che è piccola! - Andrew colse la palla al balzo. Seduto di fronte ad Ally, aveva una perfetta visuale del suo imbarazzo - Sono tutte così in Scozia?>>
Charlotte intervenne:<< Già, da come ne avevi parlato... Ci saremmo aspettati una ragazzina - si rivolse direttamente ad Ally - Quanti anni hai?>>
<< Io... 17... - inghiottì insieme alla saliva i ricordi dolorosi legati alle trascorse speranze di compierne 18 al più presto - e mezzo...>>
<< Frequenta l’ultimo anno delle superiori - Ephram abbozzò un sorriso tirato - E’ avanti di un anno pieno.>>
<< Sembri più grande - rispose Charlotte sincera, e sforzandosi di parlarle con buon animo - E devi essere anche molto intelligente per essere così avanti coi corsi...>>
Ally riconobbe il complimento, ma scosse la testa. I lucidissimi capelli neri si mossero intorno al suo viso senza scompigliarsi minimamente. << Sono solo entrata a scuola un anno prima... perché i miei speravano che mi responsabilizzassi>> terminò con un filo di voce e posò le posate , fissando il piatto.
<< Bella e scavezzacollo... Il mio sogno!>>Un sorriso entusiasta e malizioso da parte di Andrew. Ally alzò la testa di scatto, sgranando gli occhi incredula.
Ephram intervenne:<< Andrew, non mettere in imbarazzo Ally, per favore. Da dove veniamo noi... Le ragazze vengono trattate con più... “cortesia”, ecco, credo che sia la parola giusta. Non siamo abituati ai complimenti sfacciati o ai contatti privati in pubblico... Giusto Ally?>>
La ragazza annuì seccamente, soprappensiero:<< A scuola ho visto molte... coppie, oggi. Siete molto più “liberi”, qui.>>
<< Anche tuo cugino era impacciato! - ricordò Lotte con un sorriso, cercando di rassicurare quella ragazza così bella che avrebbe dovuto essere sicura di sé fino all’antipatia e invece le sembrava sperduta, spaesata.- Vedrai che ti ambienterai presto, proprio come ha fatto lui; non temere.>>
<<... Grazie.>>
Tutti iniziarono a cenare, tranne Ally che, in ansia per quello che avrebbe voluto dire, rimase a fissare immobile il piatto per un paio di minuti. Doveva dirglielo davanti a tutti, purtroppo.
<< Ephram... C’è una materia... che vorrei togliere dal mio piano di studi. Non penso di riuscire a frequentare come dovrei.>>
Il cugino alzò lo sguardo sconcertato su di lei: si era comportata così affabilmente che quel tono formale lo scosse, e dovette far passare qualche secondo per rendersi conto che della cuginetta pestifera che lui ricordava non era rimasta che l’ombra che gli sedeva vicina.
<< Di che si tratta?>> Che cosa poteva produrre un rifiuto tanto netto nella psiche lacerata di quella ragazzina? Si incuriosì suo malgrado, e l’espressione contratta di tristezza profonda e malcelata di Ally accese la sua preoccupazione.
<< ... Canto.>>
Ephram s’impietrì.
<< Credevo che ti piacesse cantare... Ricordo che lo facevi sempre, quando io ero a ca-..>> s’interruppe di colpo quando comprese le implicazioni delle sue parole, e impallidì. Come aveva potuto non pensarci?
Ally, sganciata la bomba, aveva preso a mangiare svogliatamente, indifferente alla reazione di suo cugino che era invece palese agli altri ragazzi, che avevano seguito lo scambio senza commentare.
Ephram sentì improvvisamente un dolore freddo dentro il petto, e vi si scagliò contro con tutte le sue forze.
<< Non potresti provare a frequentarlo almeno? Ti piaceva tanto cantare! Eri bravissima!>> Si era sforzato di essere autorevole, ma era consapevole di stare supplicando: la sua era una protesta vivace, in aperto contrasto con lo scambio di battute precedenti che era stato espresso in toni molto pacati. Ma, nonostante tutto, Ephram non riusciva a far conciliare con i suoi pensieri un’Allysia che, in uno stato o nell’altro, fosse lontana dal canto. Cantava perfino con la febbre alta! Aveva cantato perfino quella volta che aveva perso la voce, incantando le proprie corde vocali per ottenere dei gorgheggi armonici! In ogni momento della sua vita Ally aveva cantato: canzoni tradizionali, canti del folklore magico, canti allegri, tristi o grintosi! Ma aveva cantato sempre. Senza che lui lo volesse, il ricordo del canto di Allysia si era fissato nella sua memoria come una delle poche memorie piacevoli della sua vita sotto il giogo paterno, in Scozia. Cercò di usare un tono più calmo.
<< Sforzati un po’. Zia Eleanor amava sentire il suono della tua voce, a anche tuo Padre.>>
Non riuscì ad aggiungersi a quel piacere smodato che ricordava di aver provato nel sentirla cantare sotto la finestra della sua stanza in giardino, lei che frugava il prato folto alla ricerca di Erbe, mentre lui studiava. Avvicinò una mano a quella che Charlotte teneva abbandonata sul tavolo, in una richiesta di conforto del tutto genuina, ma si fermò appena in tempo per nasconderla sotto il tavolo, dove Charlotte, che aveva capito, la unì alla propria, intenerita. Nessun altro se ne accorse.
Non sono l’unica a cui non dici tutto, vero, amore mio? Eppure la ragazza continuò a stringere quelle dita tra le sue, e si ripromise ulteriormente di essere paziente.
<< Eleanor è tua madre, Ally?>> chiese con gentilezza, per smorzare la tensione: Ally si comportava come se Ephram non le avesse neanche risposto, un atteggiamento un po’ inquietante.
<< Sì. - mormorò - Eleanor Dawnrose Grendhal... Dei Grendhal di Lower dei Boschi...>> ma l’ultima parte della frase si perse in un sussurro appena sillabato, e nessuno lo sentì.
<< Cosa? Grendahl?>> Boone alzò di scatto lo sguardo dl suo piatto, e lo rivolse a Charlotte, altrettanto sorpresa, che chiese:<< Secondo te è la stessa persona?>>
Ephram s’incuriosì a quello strano scambio di battute e decise di intervenire:<< Anni fa zia Eleanor cantava come professionista... Credo che abbandonò il palcoscenico solo per amore di mio zio...>>
<< La conosciamo bene! - Charlotte aveva liberato la mano da quella del ragazzo e la muoveva entusiasta insieme alla compagna, ansiosa di spiegarsi, ai lati del piatto - Mia madre la ascoltava sempre! Aveva un suo disco, un vinile, e quando eravamo piccoli ci svegliava sempre con la sua voce... Diceva che cullava i nostri sogno verso il più dolce risveglio...>>
I due fratelli si scambiarono un sorriso, raggiante quello di lei, nostalgico quello di lui, ma pur sempre un sorriso.
<< Boone, smettila di fare quelle smorfie! Un sorriso sembra raccapricciante in faccia a te, sto ancora mangiando!>> sbottò Andrew all’improvviso, fissando Boone in un cagnesco che il moro ricambiò prontamente.
Lotte ridacchiò e accarezzò un braccio del fratello per rabbonirlo, troppo presa dalla notizia per curarsi più di tanto dei due che avevano preso a battibeccare.
<< Tua madre aveva una voce bellissima, davvero!>> si complimentò di cuore.
<< Ce l’ha ancora...>> le rispose con un filo di voce la ragazza. Teneva lo sguardo altrove, distratta volentieri da Boone ed Andrew che si punzecchiavano a vicenda, a voce troppo bassa perché potesse sentire quel che dicevano.
Forse hanno ragione loro, Ally... Famiglio s’impose con una dolcezza di per sé insostenibile, sovrastando tutte le interferenze. Era ancora sulle sue gambe, ma se sbatteva le palpebre lo poteva vedere, acciambellato, sul retro del suo occhio. In quel momento Boone incrociò il suo sguardo, e un’altra immagine sostituì quella del minuscolo gatto pezzato. Nuvole sulla laguna. Ally si umettò le labbra e chinò lo sguardo sul proprio piatto, lasciando che il ragazzo continuasse a soppesarla.
<< Okay, ci proverò.>> rispose contemporaneamente a Famiglio e ad Ephram, in tono piatto. Solo il gatto percepì lo sforzo devastante in quella breve risposta. La ragazza raccolse una pera dalla fruttiera che Ephram, o chiunque avesse apparecchiato la tavola, aveva sistemato alla sua destra, e prese a sbucciarla metodicamente.
Mi sembrava strano che nessuno si fosse fatto sentire finora, pensò piuttosto ironicamente. E, si sa, l’ironia è la più bassa forma di umorismo.
Non te la stavi cavando male, si giustificò sfrontata la Voce.
Tuo cugino è in pena per te. Famiglio era decisamente più delicato, ma aveva mordente.
Ally sospirò. Boone continuò a fissarla indisturbato... o quasi.
Hai notato che quella creatura ti sta squadrando un po’ troppo?
Ally aggrottò le sopracciglia scure con grazia inconsapevole mentre masticava. Che creatura?
Quella! Davanti a te, più o meno. Ce l’hai sott’occhio.
Si chiama Boone, è un Normale.
Sarà...

Ally assentì soprappensiero e lo sfondo delle nuvole sulla laguna tornò a riempire per un istante la sua mente. A sorpresa, non fu per nulla doloroso, come se non fosse un’immagine partorita dalla sua fantasia, ma uno scenario cristallizzato nella sua memoria cerebrale. Si mosse a disagio, stranita da quell’eventualità. Non era normale. Contrasse il labbro superiore a quell’espressione, alzò lo sguardo e trovò ancora Boone che la fissava assorto.
E’ diverso dagli altri. Mi piace! La voce acquistò per un attimo vigore. Non era da lei tanta approvazione...!
Miew.
Ephram sobbalzò, a vuoto perché lei non lo stava guardando, ancora girata verso Boone, ma sentì la sua voce.
<< Hai portato il gatto a tavola?>> si voltò appena in tempo per vederlo aggrottarsi, e lo squadrò con improvvisa freddezza.
<< Ce ne stavamo andando.>> rispose in un tono gelato come una folata di neve.
Si alzò con grazia, dopo aver scostato la sedia senza far rumore e aver trattenuto il minuscolo animale nell’incavo di un braccio.
<< Con permesso, Cugino.- rispose formale, come se fosse ancora in Scozia - Buonanotte a voi.>>
Sentiva una certa tensione alla nuca, come un ricordo che premeva per essere riportato alla luce.

Sentirono il rumore di passi svanire su per le scale e il tonfo attutito di una porta che si chiudeva.
Charlotte sollevò le sopracciglia, ancora sorpresa per quell’improvviso cambiamento, e intrecciò le dita sulla tovaglia, sfiorando il bordo del tavolo con la pelle delicata dell’interno polso. Rimase in silenzio finchè la tensione glielo permise, e la pressione sul finto legno le lasciò un segno rosso sulla pelle solcata dalle vene bluastre.
<< Allora, vuoi spiegarmi cos’è questa storia? Pensavo che tua cugina fosse una bambina piccola, non una...>> le mancarono le parole per continuare, e Andrew la aiutò... a suo modo:<< ... E’ una ragazza bellissima! Sul serio! Dove la tenevi nascosta? E’... E’...>>
Sembrò che anche a lui mancassero le parole, e a quel punto Boone pensò d’intervenire, perché sua sorella cominciava a diventare paonazza in viso. <<... E’ minorenne, vuoi dire?>> chiese palesemente ironico, non così contento di avere ragione come aveva pensato.
Fu l’unico che continuò la cena tranquillo, a scapito dei libri che lo attendevano in camera sua. Avrebbe dovuto avere fretta di tornare a studiare, invece non gli andava di alzarsi e salire al piano di sopra. Non riuscì a giustificare il suo interesse, ma pensò bene di dissimularlo usando un tono indifferente.
Avevano tutti detto cose vere, solo Ephram restava in silenzio. Trascorse un minuto interminabile.<< Volevo solo proteggerla. Non intendevo... sviarvi, o almeno - si corresse, vedendo gli occhi di Charlotte scintillare pericolosamente - non vi volevo sviare troppo . Ma vi assicuro che Allysia ha davvero bisogno di aiuto e che in certe cose è fragile proprio come una bimba piccola.- Continuò a fatica,provando a scegliere le parole giuste per essere sincero e non tradirsi - Lei ha... – strinse le labbra- ... subito una specie di violenza... Una cosa così crudele che i suoi genitori hanno pensato fosse meglio allontanarla dall’intero continente. Cercate di comprendermi. In queste settimane ha fatto qualche progresso, ma oggi è stato il suo primo giorno di scuola e sono pronto a scommettere che il poco di cui mi ha parlato l’ha sconvolta tantissimo! Avevo cercato di prepararla al vostro arrivo, ma so già che non ci sono riuscito a sufficienza. Sono suo cugino, e non la conosco. Non l’ho conosciuta quando era piccola e non l’avrei conosciuta se fosse stata quella che ricordo... Ma non è più neanche quella persona. E’ esitante in tutto e così fragile che ho temuto le notizie da dare ai suoi: ha completamente cambiato interessi e preferisce stare il più possibile sola e non uscire... Anche se vorrei aiutarla... Non so quanto posso osare, non so se spingendo, pressando, finirò col farle del male.>> chiuse la bocca senza sapere se il suo discorso fosse stato sensato, e il silenzio si perpetuò, gelando la tavolata.
Charlotte Provò:<< Così, i suoi genitori sono in Scozia...>>
Ephram annuì, tenendo gli occhi bassi:<< Mi hanno implorato di tenerla con me.>>
<< Ti hanno lasciato una minorenne traumatizzata e se ne sono andati?>> Boone sembra sconvolto. Senza dubbio lo era davvero, ed Ephram strinse i denti:<< Sono certo che non l’avrebbero lasciata, se non fosse stato necessario.>>
Andrew, che era quello che s’intendeva meno di traumi, chiese ingenuamente:<< Che tipo di violenza?>> perché quella parola gli era rimasta impressa e non riusciva a farla combaciare con l’immagine di Ally.
Il giovane McNamara si animò:<< Credo che abbia a che fare con delle compagnie non troppo raccomandabili che frequentava. Le hanno fatto il lavaggio del cervello!- nella sua voce affiorarono inequivocabili rabbia, rancore e pena- E’ come se... se l’avessero spenta. Così, come se niente fosse.>> dovette interrompersi, perché il groppo in gola gli aveva incrinato la voce e strinse i pugni, per trattenere l’ira. Non avrebbe potuto dire niente di più e quella era la spiegazione più concreta che avrebbe potuto fornire ai suoi amici. Sperò che non insistessero. Il Taglio, la peggiore tortura cui si potesse condannare una strega, era tanto più destabilizzante quanto più era accurato, e le Forbici D’Oro avevano acconciato Allysia alla perfezione. C’era da sorprendersi che fosse ancora in vita.
Charlotte gli posò una mano sul braccio:<< Cercheremo di aiutarti.>>
<> s’impegnò Andrew, turbato.
Boone sospirò e scosse il capo:<< Sarebbe molto meglio internarla in un istituto e tenerle intorno un ambiente a lei noto, amico... Non credo che possiamo aiutarla noi.- Il ragazzo scuro si alzò da tavola, sforzandosi di essere obiettivo di fronte a quella situazione niente affatto rosea. Sentì un certo dolore al petto nel vedere gli sguardi traditi dei suoi coinquilini.- Non sai esattamente cosa le sia capitato, non sai cosa potrebbe far scattare il meccanismo che l’ha traumatizzata - si aggrottò - Ma è una scelta che non mi riguarda. La terrò d’occhio, per salvaguardare tutti noi. Torno a studiare adesso, e domani preparerò la colazione, visto che non resto ad aiutarvi a rigovernare.>> si defilò senza lasciare loro il tempo di replicare. Ma non potè fare a meno di lanciare un’occhiata alla porta chiusa che nascondeva la ragazza, passando.

<< Ma è... un bastardo!- sibilò allibito Andrew - Fattelo dire, Lottie, tuo fratello non è solo represso, è soprattutto un grandissimo figlio di...>>
<< No, ha ragione.- Si affrettò a interromperlo Ephram. La sua educazione non gli permetteva ancora di accettare certe espressioni particolarmente colorite tipiche del linguaggio Normale, e in più se non fosse intervenuto Charlotte non avrebbe più saputo con chi schierarsi -E’ una follia tenerla qui, e vi sto esponendo tutti a un grosso rischio. Non sono neanche sicuro che sia legale tenerla qui, anche se ufficialmente sono il suo tutore. So solo che non posso farla tornare indietro. Mia cugina ha bisogno di stare tranquilla e di tagliare con il passato, ricominciare da capo, e io voglio aiutarla in tal senso, anche se Boone non è daccordo. Anche se ha ragione lui.>>
Andrew sembrò sul punto di riprendere da dove era stato interrotto, ma Lotte ridacchiò. I ragazzi la guardarono come se fosse improvvisamente impazzita, ma lei scosse i capelli castani, continuando imperterrita la sua risatina.
<< Vivete qui da anni e ancora non avete capito quel semplicione di Boone, che fa tanto il cattivo e invece ha un cuore di glassa! Ephram, ti aiuterà più di tutti quanti, da adesso in poi! Sono pronta a scommettere che già adesso sta cominciando a fare infinite ricerche su internet sugli adolescenti traumatizzati e si riempirà la testa di nozioni e idee utili da snocciolare e usare alla prima occasione! Si farà in quattro per lei, primo perché sei un suo amico e uno tra i più cari, che gli ha parlato col cuore in mano, secondo perché hai solleticato il senso di protezione che lo porta a schierarsi “coi deboli e gli oppressi” e terzo perché la psicologia è il suo (futuro) mestiere e non c’è niente che lo interessi maggiormente di conoscere la mente umana e aiutare gli altri grazie alle sue conoscenze.>>
Andrew ed Ephram si guardarono, poi, invogliati da Charlotte che si era alzata per rigovernare, fecero del loro meglio per aiutarla, ognuno pensando a quel che lei aveva detto e ognuno traendone conclusioni differenti, in linea con la rispettiva personalità. E mentre Ephram compilava su suggerimento di Lotte la lista dei piatti preferiti di Ally che aveva sperimentato in quei giorni, Andrew andò a prepararsi per il dopocena con le ragazze che lo avevano cercato, e che lo avrebbero trovato molto, molto distratto.






Quante recensioni all'ultimo capitolo! Non ci potevo credere! (sono stata sul punto di montarmi la testa, ma ci ha pensato il pc rotto a smontarmi - scusatescusatescusate per l'assenza così prolungata! faccio perdere la pazienza anche ai santi, lo so! Mi perdonate?)

Addy, zietta mia! Mi spiace che questa storia proceda a rilento, evidentemente è questo il suo destino! Come vedi non mi dimentico affatto di te, anzi, hai visto "Il Riconoscimento"? Una pillolina nuova! Spero che ti piacerà! Mi fa piacere che Andrew riscuota successo, del resto non è solo un simpaticone, è anche un bel ragazzo!(eh, sì, gente! Andrew è un figo da paura!) Boone ha proprio bisogno di tirarsi su di morale, invece... e di rilassarsi un minimo, non credi anche tu? Meglio che sposi te piuttosto che la sua ex ragazza! Te lo lascio volentieri, se me lo tratti bene!

Lucyette, in questo capitolo finalmente si conoscono tutti i coinquilini vedono Ally, tu cosa dici? Andrew continua a sembrarti rompiscatole? E Boone? Ally, poveretta, ha ancora un sacco di strada da fare per star meglio! In questo capitolo Charlotte spiega al posto mio, c'è qualcosa che lei non ha chiarito che posso spiegarti meglio io?

Dedalo! Un altro capitolo in fretta? (guarda con aria innocente) Qui finalmente Ally interagisce con gli altri, o meglio, si fa dare una sbirciata. A me sembra che, come prima impressione, non ci siano stati troppi scivoloni. In compenso Ephram ha la paurosa tendenza ad incartarsi da solo, Charlotte non ci ha messo molto a vedere Ally e a fare due più due! Ma tu quando posti?? Voglio il continuo della tua storia!

Giulia91: La prima parte della storia era volutamente ingarbugliata perchè, in realtà, i pensieri dei personaggi dovevano intrecciarsi strettamente alle parole della canzone, che parla di un malessere profondo e di una voce in testa che prende il tuo posto per aiutarti a sopravvivere... quanto c'è di vero in questa situazione? Ho lasciato per un po' il mio posto di narratore onniscente per mettermi solo nei panni degli altri, per una volta.  La canzone è molto bella, Hello degli Evanescence. Molto evocativa, specialmente nel verso "don't try to fix me, I'm not broken..." e cioè: "non provate ad aggiustarmi, non sono rotta". Allysia è sempre se stessa in realtà. A parte la Voce, lei è totalmente se stessa. Anche se ha bisogno di una spinta per andare avanti, anche se si guarda allo specchio e non si riconosce. Trovo che sia una cosa molto drammatica. spero, nonostante l'assenza prolungata, che continuerai a leggere!

Bluesmoke, i tuoi commenti mi hanno fatto sorridere: anzi, all'idea di uno slash tra Boone e Andrew mi sono messa a ridere di gusto, pensando alle facce che avrebbero fatto i personaggi! Come vedi, Charlotte è proprio brava ad inquadrare un po' tutti, e si diverte a fare la mamma in una casa di soli uomini! Ora che c'è anche Ally, le ci vorrà un po' a riprendersi... mentre Andrew troverà altri spunti per tormentare tutti e in particolare il suo bacchettone preferito! I ragazzi dividono casa: hanno contattato un'agenzia e si sono ritrovati in questo gigantesco agglomerato di stanze, ma ora la casa è al completo, non ci sono più posti liberi! L'avevo accennato quando Ephram, all'arrivo di Ally, ripensa a quando Charlotte ha varcato le soglie del cancello, cogliendolo alla sprovvista perchè lui credeva di avere una villona tutta per sè - illuso! Illuso e un gran romanticone, vedi che brava? Ho pure accennato un momento "intimo", anche se notoriamente non riesco a spiccicare una parola dalla tastiera in questo senso! Il ragazzo ha guadagnato in pratica, col tempo, ma credo che sia Charlotte la "dominante", tra i due!- Sulla Voce scriverò ancora parecchio, ma più avanti. Credo che metterò un Missing moment che la riguarda, nella recentissima collana "I Maghi di Scozia"! Sta facendo una strage, io volevo creare un alone di mistero, non gettare nel buio più totale!
 Il "buon ritmo" è andato tempestivamente a farsi benedire, purtroppo! Ma spero di postare ogni due-tre settimane (corre a nascondersi e a scrivere furiosamente)

Georgette: colgo l'occasione per ringraziarti pubblicamente della tua recensione a "Il Riconoscimento", e in più ti aggiudichi una stellina dorata per essere stata la prima a commentare! grazie infinite, sei una persona squisita! Boone, non dovrei dirlo perchè poi gli altri si offendono - soprattutto Charlotte, che sembra tanto dolce e cara, ma sapessi che permalosa che è! - ma è anche il mio preferito... non so, tutte le sue corazze mi inteneriscono! Sia tu che Blue volete lo slash tra Boone e Andrew, ma credo che al solo sentire di una cosa tra maschi con lui come protagonista, Andy (io POSSO! Sì, IO POSSO!) sia diventato verdognolo. Boone è rimasto impietrito, mentre Charlotte ammicca con aria moooolto curiosa... credo che ci penserà anche lei, d'ora in poi. se sghignazza senza motivo nel corso della storia sappiate che è per questo! In realtà Andrew è l'amicone del gruppo, anche se gioca a fare il casanova sotto sotto è meno superficiale di quello che sembra: credo che andrebbe incredibilmente daccordo con Jack (chi non lo farebbe? merito di Jack, chiaramente) e che Kram lo terrorizzerebbe a morte. Invece con Charlotte Kram fonderebbe un'associazione a delinquere! Ah, se ci fosse l'Allysia dei vecchi tempi.... Tra lei e Kram ballerino scapestrato non so chi sarebbe peggio! Ally è timida dolce e delicata, e molto bisognosa di affetto, in questo momento: penso che la disputa durerà molto a lungo! Charlotte in questo capitolo è un po' spiazzata, per colpa di Ephram che non le ha chiarito proprio niente. Posso dirti che, se Allysia fosse stata nel pieno delle sue forze, avrebbe capito subito quello che il cugino le nasconde! E che Charlotte le sarebbe piaciuta molto, solo che avrebbe tardato un po' a dimostrarlo. Charlotte l'avrebbe trovata il prototipo della ragazza odiosa, e ci avrebbe messo un po' a capire chi c'era dietro la sua facciata altezzosa... ma poi si sarebbero amate alla follia!(povero Ephram!) Per cui ti do buone speranze anche per questa realtà in modalità Ally-depressa/oppressa!  

  
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