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With
your tyranny,
Deep inside of me.
Put yourself in my place
And
feel what I feel.
I'm
in too deep with you,
My little tragedy.
Excella
era in uno
dei tanti laboratori, completamente bianco: pareti bianche, mattonelle
a terra
bianche, tavolini bianchi, attrezzature bianche, sedie
bianche… L’unica cosa
che staccava un pochino dalla monotonia del bianco erano gli armadietti
di metallo
anche se, nemmeno quelli, esprimevano molto oltre la freddezza di quel
posto.
Era
seduta su di una
sedia, digitando alcune cose sulla tastiera del computer, controllando
poi lo
schermo. Schiacciò il tasto di invio e cominciò a
stampare alcuni fogli che avrebbe
dovuto portare poi più tardi ad Albert. Si chiedeva che cosa
stessero facendo
ora Albert e quella mocciosetta, era il suo pensiero fisso da quando
aveva
lasciato lo studio di Albert.
Sospirò
e si appoggiò
contro lo schienale della sedia, esitando un istante e sentendo un
brivido nel
momento in cui la sua schiena nuda entrò in contatto con la
sedia fredda, poi
si rilassò, continuando a fissare senza espressione i fogli
che uscivano dalla
stampante uno dopo l’altro, lo sguardo perso mentre pensava a
tutt’altro.
Volse
il capo di
scatto quando sentì la porta aprirsi, vedendo la figura di
Wesker avanzare
dentro il laboratorio. Distolse lo sguardo, alzandosi dalla sedia e
prendendo i
fogli che aveva appena finito di stampare, senza degnarlo di una minima
attenzione,
era offesa. Come aveva potuto dire alla sua partner in affari di
smammare così
alla leggera? Batté un’estremità dei
fogli sul tavolo al centro del
laboratorio, riordinandoli, poi li ripose in una valigetta aperta,
sempre sopra
al tavolino. Albert ancora non aveva fiatato così lo
guardò. “Che c’è?”
Chiese
con un tono che lasciava trapelare una certa irritazione.
Albert
si fermò poco
più lontano, guardandosi intorno fin quando non
posò lo sguardo sulla donna.
“Non mi piace il tuo comportamento Excella, ho intenzione di
prendere
provvedimenti.” Disse con tono piatto.
A
Excella tremò lo
sguardo, dapprima freddo e ostile, ora smarrito e sottomesso.
“In.. Che senso?”
Chiese con un tono di voce umile.
Albert
fu subito
soddisfatto nella reazione della donna, tornata a quella sottomissione
che da
sempre la contraddistingueva da un qualsiasi stupido umano arrogante,
prepotente e presuntuoso.
“Intendo
dire che mi
stai stancando con il tuo comportamento altezzoso, devo rinfrescarti
forse la
memoria e farti capire una volta per tutte chi è che comanda
qui?” Chiese con
tono di voce tranquillo. Lui non si alterava mai o almeno molto
raramente.
Excella
abbassò il
capo, scuotendolo. “No..” Poi alzò lo
sguardo, tenendo comunque il capo basso.
“Lo so che sei tu qui a comandare..”
Proferì a bassa voce, avvicinandosi ad
Albert che teneva gli occhi puntati su di lei. “Mi
dispiace…” Aggiunse poi una
volta di fronte a lui, cercando di scorgere i suoi occhi dietro le
lenti nere
degli occhiali.
“Mh..
Non ti trovi
più bene al mio fianco forse?” Chiese lui con tono
tagliente, la donna lo
sapeva che doveva stare ben attenta a come rispondere a certe sue
domande.
“No,
ovviamente no, non è questo.. E’
solo che..” Lo guardò speranzosa di un
minimo di curiosità da parte sua ma lui rimase in silenzio
come al solito, come
se non gliene importasse niente. Difatti non gliene importava davvero
niente.
Excella
gli appoggiò
una mano sul petto mentre l’altro braccio glielo
portò intorno al collo. Albert
rimase fermo ed impassibile, non era la prima volta che assisteva ad
uno dei
tentativi di seduzione da parte di Excella nei suoi confronti.
“E’
solo che divento
pazza quando qualcuno si avvicina al mio.. Padrone..”
Bisbigliò totalmente
sottomessa a quell’uomo, quel sentimento folle e perverso che
oramai le
riempiva il cuore.
Wesker
schiuse appena
le labbra, continuando a fissarla in silenzio senza batter ciglio, lo
sguardo
di Excella scese sulle labbra di Albert, avvicinandosi pian piano fin
quando a
pochi centimetri di distanza dalle sue labbra poté sentire
la salda presa della
mano dell’uomo, ricoperta dal guanto di pelle, stringerle la
parte inferiore
del viso. “E allora comportati da brava schiava e non cercare
di mischiarti al
tuo padrone.” Disse con tono tagliente, tenendola ancora per
la mascella prima
di respingerla in malo modo. Excella fece qualche passo indietro mentre
cominciava a sentire una spiacevole sensazione di umiliazione e
imbarazzo
divampare dentro di lei.
“Torna
a fare il tuo
lavoro.” Proferì lui, uscendo dal laboratorio.
Respinta
un’altra
volta. Sospirò, cercando di mantenersi tranquilla anche se
si sentì
terribilmente umiliata. Abbassò lo sguardo e
annuì. “Certo, certo che torno a
fare il mio lavoro…” Gli rispose anche se lui
oramai era uscito e non poteva
più sentirla. Lo odiava ma allo stesso tempo non poteva
più fare a meno di lui.
Gli era sempre stata così fedele, non l’aveva mai
tradito e nonostante tutto
ancora non riusciva a rientrare nelle sue grazie. Cosa doveva fare? Era
davvero
destinata a rimanere con quel peso sul cuore? Con quel sentimento
malsano e
perverso, così folle da farle perdere la testa anche solo
alla sua vista? In
cosa aveva sbagliato? Perché nonostante tutto Albert non si
fidava ancora di
lei? Con questi pensieri tornò al tavolino, sistemando per
bene i fogli e
chiudendo la valigetta, poi si apprestò a lasciare il
laboratorio, più tardi
avrebbe dovuto comunque rivederlo per quei fogli.
I’m in to deep with you,
And all you do is fucking hurt me…
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