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Autore: Fluxx    28/06/2010    4 recensioni
[Se vi piace o comunque apprezzate, mi farebbe piacere se lasciaste una recensione ^^ ora leggete pure quanto segue.. ->]
Infilò la
siringa nel collo della bestiolina che cominciò a dimenarsi,
cercando di liberarsi dall'uomo che lo teneva per le lunghe orecchie
bianche e soffici. Il pistone della siringa scendeva pian piano
finché il liquido blu non fu finito. Tirò via
l'ago dal collo dell'animale che si placò istantaneamente.
Lo tirò su sempre per le orecchie, senza alcun riguardo.
"Ora vedi di fare il tuo lavoro.." Disse come se stesse parlando con il
povero coniglietto che ancora teneva gli occhi sbarrati. Lo
infilò in una gabbia decisamente molto più grande
di una per conigli e la richiuse.
Si tolse i guanti in
lattice, buttandoli dentro al secchio, poi si mise i suoi guanti neri
di pelle e dopodiché si infilò il lungo cappotto
nero, anch'esso di pelle. Si tirò su la manica e
guardò l'ora. 'Sono in ritardo, di nuovo..'
Pensò, sbrigandosi a mettere in ordine le ultime cose, poi
si avviò all'uscita del laboratorio. Aprì la
porta e diede un ultimo sguardo alla gabbia dove il batuffolo bianco
stava scorrazzando tranquillamente. Rimase a fissarlo per qualche
istante prima di spegnere la luce, uscire e richiudere la porta alle
sue spalle.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Altro Personaggio, William Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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3


With your tyranny,

Deep inside of me.
Put yourself in my place
And feel what I feel.
I'm in too deep with you,
My little tragedy.


Excella era in uno dei tanti laboratori, completamente bianco: pareti bianche, mattonelle a terra bianche, tavolini bianchi, attrezzature bianche, sedie bianche… L’unica cosa che staccava un pochino dalla monotonia del bianco erano gli armadietti di metallo anche se, nemmeno quelli, esprimevano molto oltre la freddezza di quel posto.
Era seduta su di una sedia, digitando alcune cose sulla tastiera del computer, controllando poi lo schermo. Schiacciò il tasto di invio e cominciò a stampare alcuni fogli che avrebbe dovuto portare poi più tardi ad Albert. Si chiedeva che cosa stessero facendo ora Albert e quella mocciosetta, era il suo pensiero fisso da quando aveva lasciato lo studio di Albert.
Sospirò e si appoggiò contro lo schienale della sedia, esitando un istante e sentendo un brivido nel momento in cui la sua schiena nuda entrò in contatto con la sedia fredda, poi si rilassò, continuando a fissare senza espressione i fogli che uscivano dalla stampante uno dopo l’altro, lo sguardo perso mentre pensava a tutt’altro.
Volse il capo di scatto quando sentì la porta aprirsi, vedendo la figura di Wesker avanzare dentro il laboratorio. Distolse lo sguardo, alzandosi dalla sedia e prendendo i fogli che aveva appena finito di stampare, senza degnarlo di una minima attenzione, era offesa. Come aveva potuto dire alla sua partner in affari di smammare così alla leggera? Batté un’estremità dei fogli sul tavolo al centro del laboratorio, riordinandoli, poi li ripose in una valigetta aperta, sempre sopra al tavolino. Albert ancora non aveva fiatato così lo guardò. “Che c’è?” Chiese con un tono che lasciava trapelare una certa irritazione.
Albert si fermò poco più lontano, guardandosi intorno fin quando non posò lo sguardo sulla donna. “Non mi piace il tuo comportamento Excella, ho intenzione di prendere provvedimenti.” Disse con tono piatto.
A Excella tremò lo sguardo, dapprima freddo e ostile, ora smarrito e sottomesso. “In.. Che senso?” Chiese con un tono di voce umile.
Albert fu subito soddisfatto nella reazione della donna, tornata a quella sottomissione che da sempre la contraddistingueva da un qualsiasi stupido umano arrogante, prepotente e presuntuoso.
“Intendo dire che mi stai stancando con il tuo comportamento altezzoso, devo rinfrescarti forse la memoria e farti capire una volta per tutte chi è che comanda qui?” Chiese con tono di voce tranquillo. Lui non si alterava mai o almeno molto raramente.
Excella abbassò il capo, scuotendolo. “No..” Poi alzò lo sguardo, tenendo comunque il capo basso. “Lo so che sei tu qui a comandare..” Proferì a bassa voce, avvicinandosi ad Albert che teneva gli occhi puntati su di lei. “Mi dispiace…” Aggiunse poi una volta di fronte a lui, cercando di scorgere i suoi occhi dietro le lenti nere degli occhiali.
“Mh.. Non ti trovi più bene al mio fianco forse?” Chiese lui con tono tagliente, la donna lo sapeva che doveva stare ben attenta a come rispondere a certe sue domande.
“No, ovviamente no, non è questo.. E’ solo che..” Lo guardò speranzosa di un minimo di curiosità da parte sua ma lui rimase in silenzio come al solito, come se non gliene importasse niente. Difatti non gliene importava davvero niente.
Excella gli appoggiò una mano sul petto mentre l’altro braccio glielo portò intorno al collo. Albert rimase fermo ed impassibile, non era la prima volta che assisteva ad uno dei tentativi di seduzione da parte di Excella nei suoi confronti.
“E’ solo che divento pazza quando qualcuno si avvicina al mio.. Padrone..” Bisbigliò totalmente sottomessa a quell’uomo, quel sentimento folle e perverso che oramai le riempiva il cuore.
Wesker schiuse appena le labbra, continuando a fissarla in silenzio senza batter ciglio, lo sguardo di Excella scese sulle labbra di Albert, avvicinandosi pian piano fin quando a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra poté sentire la salda presa della mano dell’uomo, ricoperta dal guanto di pelle, stringerle la parte inferiore del viso. “E allora comportati da brava schiava e non cercare di mischiarti al tuo padrone.” Disse con tono tagliente, tenendola ancora per la mascella prima di respingerla in malo modo. Excella fece qualche passo indietro mentre cominciava a sentire una spiacevole sensazione di umiliazione e imbarazzo divampare dentro di lei.
“Torna a fare il tuo lavoro.” Proferì lui, uscendo dal laboratorio.
Respinta un’altra volta. Sospirò, cercando di mantenersi tranquilla anche se si sentì terribilmente umiliata. Abbassò lo sguardo e annuì. “Certo, certo che torno a fare il mio lavoro…” Gli rispose anche se lui oramai era uscito e non poteva più sentirla. Lo odiava ma allo stesso tempo non poteva più fare a meno di lui. Gli era sempre stata così fedele, non l’aveva mai tradito e nonostante tutto ancora non riusciva a rientrare nelle sue grazie. Cosa doveva fare? Era davvero destinata a rimanere con quel peso sul cuore? Con quel sentimento malsano e perverso, così folle da farle perdere la testa anche solo alla sua vista? In cosa aveva sbagliato? Perché nonostante tutto Albert non si fidava ancora di lei? Con questi pensieri tornò al tavolino, sistemando per bene i fogli e chiudendo la valigetta, poi si apprestò a lasciare il laboratorio, più tardi avrebbe dovuto comunque rivederlo per quei fogli.


I’m in to deep with you,
And all you do is fucking hurt me…




To be continued..

   
 
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