Zucchero
filato
Esiste
qualcosa di così perfetto in natura – un
equilibrio, già – che
non è possibile descrivere.
Per
esempio, il fatto che dopo la tempesta subentri l'arcobaleno:
è
scientificamente provato ma dietro il miracolo della scienza
c'è
l'operato della natura.
Perché,
vedete, la tempesta e l'arcobaleno sono diventati due simboli: come
dire, dietro una lacrima, c'è sempre un sorriso.
A
volte, il cielo ci vuole mandare dei segnali.
Forse.
«Yamanaka,
ti sei bevuta completamente il cervello?»
Si
limitò a commentare Shikamaru, stiracchiando le braccia in
alto.
Ino
lo fissò imbronciata, poi voltò lo sguardo
dall'altra parte.
Allorché, il ragazzo sminuì ulteriormente le sue
teorie: «E chi te
l'avrebbe detto, poi? Una veggente... Solo tu
puoi sprecare
soldi in questa maniera.»
Ino
stavolta intervenne, pronta a dargli il dovuto benservito:
«Me l'ha
detto per strada, Shika. Non ho speso nemmeno uno yen. E poi... l'ho
sentito.»
«Sentito?»
Ripeté
il ragazzo.
«Sentito,
sì. Il rumore della natura, il suono aspro del vento, la
furia della
pioggia.»
Shikamaru,
per quanto razionale, quasi prova timore ascoltando le teorie di Ino.
Osservandola così concentrata, si sente un misero umano.
Sì, un
dannatissimo essere umano che non vede più in là
del proprio naso,
escludendo a priori qualunque logica meno ovvia della propria.
«Il
problema Shika è che... tu vedi. Tocchi. Io credo.»
Sospira
la ragazza, buttandosi – nel senso letterale del termine
– a
terra. I fili d'erba urtano la sua schiena, ma le bastano pochi
minuti per abituarsi e quella sensazione diventa solo solletico.
Fissa
il cielo azzurro Ino – così idolatrato da
Shikamaru – cerca di
comprendere le forme delle nuvole, ma riesce a vedere solo zucchero
filato. Sì, proprio così.
«Zucchero
filato.»
Ribadisce,
ad alta voce.
«Eh?»
Non
riesce proprio a comprenderla, è surreale il modo in cui Ino
arriva
a certi ragionamenti. Fantastico, proprio perché assurdo.
Ino gli
indica un punto – uno fra i tanti, infiniti, nel cielo
– e i suoi
occhi vanno a scoprire una nuvola più deforme delle altre.
«Tu
non ci crederesti, ma è zucchero filato. Tu, Shika, hai
bisogno di
toccare lo zucchero filato... assaggiarlo, forse.
E, anche
avendolo assaggiato e toccato, non è detto che tu ne sia
pienamente
convinto. Io... credo. So. Non è più bello
così, il mondo?»
«Bello?»
ripete il ragazzo, piuttosto costernato. «E dove la metti la
differenza tra reale e irreale?»
A
questa domanda Ino non risponde, si limita a chinare il capo e a
strappare un filo d'erba. Poi, pare accorgersi solo in quel momento,
Shikamaru è ad una spanna dal suo volto, in ginocchio.
È intento a
guardare nella sua stessa direzione, non si è reso conto che
i loro
visi si sono avvicinati più del necessario – il
respiro di
Shikamaru... ha paura. Paura, sì, di esserne travolta
– e a quel
punto ad Ino non può che balenare una domanda in mente:
«Non
vuoi baciarmi?»
Sussurra.
È talmente sottile il suo timbro di voce, in quel momento,
che non
si stupirebbe se il ragazzo non avesse udito quella domanda –
supplica?.
Shikamaru
l'ha sentita, invece – anche quando non parla, la sente.
«Cosa
diavolo ti...»
«Senza
pensare.»
Butta
una frase a caso, totalmente priva di razionalità. A
Shikamaru
riesce davvero difficile quell'azione, dal momento che è
totalmente
dominato dal pensiero.
«Senza
pensare.»
La
bacia, senza pensare. Non hanno paura di sembrare impacciati, non
c'è
timidezza ma solo coscienza. Sì, esiste una coscienza
istintuale che
ci permette di dominare la ragione. Ino sorride, quando Shikamaru
riprende fiato; sorride, perché sa già di aver
risposto ad una sua
domanda: «Vedi? Credevi tutto ciò irreale un
attimo fa, invece è
reale. Vedi... come si varca
il confine?»
Esiste
qualcosa di così perfetto in natura – un
equilibrio, già – che
non è possibile descrivere.
Per
esempio, il fatto che dopo la tempesta subentri l'arcobaleno:
è
scientificamente provato ma dietro il miracolo della scienza
c'è
l'operato della natura.
Perché,
vedete, la tempesta e l'arcobaleno sono diventati due simboli: come
dire, dietro una lacrima, c'è sempre un sorriso.
A
volte, il cielo ci vuole mandare dei segnali.
Forse.
E,
un giorno, il cielo ruggì contro di loro.
D'un
tratto si sentirono le sedie traballare, la terra muoversi sotto il
terreno e le urla, i gridi di paura – Dov'è
il mio bambino?, gridava una
signora in preda al panico –
il terrore
dimorava nei loro sguardi.
Agitazione,
in una sola parola.
Ino
in quel momento si volta verso Shikamaru: non si parlano, le parole
sono preziose proprio perché poche – sanno
già come sarebbe
andata a finire – e non vanno sprecate in stupidi
battibecchi.
«Ino,
mendosuke,
cosa fai?!»
Urla
Shikamaru, non riuscendo a trattenerla. La mano di Ino si divincola
dalla sua presa – gli sembra quasi d'aver afferrato l'aria,
effimera ma preziosa – e, traballante, si dirige fuori dal
locale.
In
verità, pochi minuti prima, loro non stavano facendo un bel
niente:
Shikamaru non aveva voglia di dialogare con lei e Ino non voleva
turbare l'apparente quiete che leggeva nel suo sguardo. Poi, si
sentì
una forza disumana... Una furia distruttrice che in pochi secondi
aveva fatto crollare tutta la storia di quel mondo –
sì, quel
piccolo
mondo – senza muovere un dito. Non aveva forma, non
aveva volto ma bastava che sfiorasse più audacemente del
solito le
case degli abitanti e il sottosuolo per intimorire una moltitudine di
abitanti.
«Shika,
la vedi?»
Ino
punta lo sguardo in alto. Il ragazzo la osserva da una modica
distanza, cercando di mantenersi ad un qualunque appiglio –
ignora
le suppliche degli abitanti, ignora le pretese quali: “ragazzo,
cosa ci fai qui? La terra si sta sgretolando e tu te ne stai fermo...
qui, impalato” e dopo
qualche secondo “Fai
come vuoi! Al
diavolo!” – mentre
la ragazza lo fissa con un'ovale di
stupore.
Stupita,
sì. Adesso
c'è una pioggerellina sottile – tanti aghi
acuminati, che sembrano lame di coltello– e un po'
fastidiosa...
ma va bene così.
«E'
come se... stesse piovendo zucchero filato» aggiunge, quasi
ne fosse
deliziata. «... Mi credi?»
Shikamaru
la fissa intensamente, soppesa il reale significato di quella domanda
e, poi, le risponde: «Sì... ti
credo.»
E
d'un tratto, si ritrova accanto a lei. Le loro dita sono intrecciate,
come se avessero suggellato un patto: sì, come se dicessero “tu
mi credi, allora anche io credo in te”.
Il
mondo, piano, scoppia. Ma non lo sentono – no, è
troppo breve
quell'istante. Troppo, persino per pensare – ma hanno la
sensazione
di essere assorbiti da qualcosa: una nube bianca, densa, una luce che
li sta guidando in tutt'altra dimensione.
In
quel momento, Ino sorride e Shikamaru sa già cosa sta
pensando: «Sì, è zucchero
filato.»
La
rassicura lui, iniziando a credere
di più e ad esistere
di meno.
Fine.
Note:
E
questa era l'ultima.
E'
molto filosofica – introspettiva, diversa dalle altre...
Spero vi
sia piaciuta ^^.
Si
può leggere come un AU o meno, in fondo a Konoha potrebbe
benissimo
presentarsi un terremoto di tali dimensioni, gli eventi imprevedibili
della natura insomma.
Ringrazio:
ryanforever:
la spin off di “Inside your heart” ci
sarà... ma non ora.
Probabilmente verso metà agosto, dato che – come
ben sai, dato che
ti vedo spesso nelle mie fan fiction *-* – ho tanti impegni
da
portare a termine. Questa è una raccolta angst, mi dispiace
aver
distrutto l'ottimista che è in te XD. Però,
volendo, possiamo
leggere questa fic come un happy ending – in fondo muoiono
insieme
e innamorati u__u. Grazie mille, un bacio!
celiane4ever:
Vale, mi dispiace XD. Sapevo che tu eri un'estimatrice dell'happy
ending, ti ho distrutta immagino °-°. Grazie mille
cara, spero che
questa ti sia piaciuta! Un bacio e grazie!
Hana
Turner: grazie mille e...
sì, l'intento è proprio di lasciare
qualcosa nel lettore. Spero che anche questa ti sia piaciuta! Un
bacio <3.
E
tutte le preferite/seguite, grazie mille
*_*
Alla
prossima!
Kiki.
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