A Panther's Heart-17
Capitolo 17
Incontrando i Serpeverde
C’era un freddo pungente quella mattina; gli studenti si avvolsero strettamente nei
loro mantelli e calcarono i cappelli sulle teste, mentre camminavano verso Hogsmeade. Alcuni alberi intorno alla scuola sfoggiavano
le loro prime foglie rosse, ricordando agli studenti che l’inverno si stava
avvicinando velocemente. Comunque Pansy non sentiva il freddo contro la sua pelle,
il liquore che stava bevendo portava un adorabile calore e sconfiggeva il
freddo prima che potesse far presa su di
lei.
Pansy era seduta nella guferia, arrampicata sul largo
davanzale di una finestra, aspettando pazientemente che il gufo di suo padre si
facesse vedere. Era seduta con le ginocchia contro il petto, le dita avvolte
oziosamente intorno al bicchiere che sorreggevano. Il suo sguardo si mosse sugli studenti che
brulicavano sotto di lei: i Corvonero che cullavano libri nelle mani serrate; i Tassorosso
che si raccoglievano per parlare fra di loro; e i Grifondoro. Arricciò le
labbra guardando la nobile e antica casa di Godric Grifondoro correre in giro
come un branco di ragazzini. Sorridendo malignamente, alzò il bicchiere in un
silenzioso brindisi prima di bere un
sorso di liquore sottratto dallo studio di suo padre. Il Whiskey Incendiario
tracciò un cammino bruciante dentro la sua gola quando lo sorseggiò,
evidenziando il pregio del liquore.
Un bagliore bianco le
fece rialzare gli occhi e rimise il bicchiere sul davanzale; le dita si posarono sulll’inchiostro del
messaggio appena scritto, già quasi secco. Concentrandosi sull’avvolgimento
perfetto della lettera, si assicurò che
fosse pronta per essere spedita prima che si avvicinasse la candida civetta.
“Dove sei stato, stupido uccello?” sibilò, allungando una
mano per afferrare l’uccello prima che potesse svolazzare lontano dalla sua
portata. La civetta sbatté i suoi occhi ambrati lentamente mentre Pansy legava
la lettera piegata alla sua gamba. “Papà sarà così orgoglioso” sussurrò
sorridendo mentre la lanciava fuori dalla finestra e la guardava descrivere un
cerchio prima di volare oltre la scuola. Tornando con grazia al davanzale,
riprese il bicchiere e diede un sorso, felice, mandando il contenuto del bicchiere giù per la gola.
Contrasse il viso al bruciore improvviso, fece scivolare il bicchiere vuoto in
una tasca e si diresse verso le scale, sperando di arrivare in fondo prima che
il liquore facesse il suo effetto.
La stanza era ancora buia, quando Harry tentò di aprire gli
occhi. Liberando lentamente un braccio, si sfregò gli occhi, facendo una
smorfia allo stirarsi dei suoi muscoli.
I caldi sbuffi del respiro contro il retro del suo collo lo fecero
rabbrividire, ma lo rilassarono una volta che colse il familiare odore di
vaniglia. Voltandosi cautamente, guardò alla bionda testa appoggiata sul
cuscino dietro di lui. I capelli di seta si allargavano sopra la federa nera,
facendo sembrare Draco più bianco del solito. Harry si appoggiò su un gomito e
accarezzò i capelli intorno alla fronte di Draco con le dita che si perdevano dolcemente
attraverso le ciocche bionde. Aggrottò le sopracciglia davanti ai cerchi neri
intorno ai suoi occhi chiusi; brontolò
triste per quello in cui Hermione li aveva cacciati. Accarezzando con un solo
dito uno dei cerchi neri, si sedette lentamente, appoggiando la schiena contro
la testiera e guardando in basso al suo drago che dormiva. Sospirando decise
che era ora di mettersi all’opera e si mosse fuori dal letto. In piedi di
fronte a Draco, Harry sorrise e rimboccò le coperte intorno all’altro ragazzo,
assicurandosi che il cuscino non si fosse spostato a causa dei suoi movimenti.
Erano da poco passate le nove di sabato mattina; nella sala comune dei Serpeverde già si trascinavano degli studenti che aspettavano
qualche segno di movimento dalla stanza di Draco. Alcuni studenti attendevano
pazientemente, finendo i compiti e scrivendo lettere ai genitori, mentre altri
camminavano avanti e indietro e facevano giochi rumorosi sperando di svegliare
gli abitanti di quella stanza. Blaise era seduto compostamente sulla sua sedia,
lucidandosi con cura le unghie mentre fingeva disinteresse per le conversazioni
intorno a lui. Ghignando per qualche sussurro e ridacchiando verso gli altri,
si domandava quanto avrebbe dovuto aspettare prima di poter andare a Hogsmeade.
Allungando una mano magra, lisciò la fitta pelliccia sulla testa di Nox,
facendola scorrere lungo la schiena del lupo. Il lupo mugolò e scodinzolò,
felice di avere così beneaccette attenzioni.
“Bravo ragazzo, bravo Nox” mormorò Blaise, voltandosi per
prendere la tazza di tè che era sul tavolo accanto alla scacchiera abbandonata.
Fermandosi a riflettere, guardò cauto la scacchiera prima di comprendere che con un’altra mossa Draco l’avrebbe
battuto. Sorridendo, mise le dita sopra il pezzo, ma si congelò al lento
scricchiolio della porta.
Harry si guardò intorno dalla soglia della porta di Draco,
con gli occhi che si spalancarono nel vedere il numero di Serpeverde che
stavano in panciolle. Preparandosi, sia fisicamente che magicamente, aprì la
porta lentamente ed entrò nella sala comune, chiudendosela alle spalle.
“Oddio, non abbiamo un bell’aspetto stamattina” dichiarò
Blaise, ghignando in direzione di Harry che arrossì leggermente e passò le dita
nel disordinato cespuglio di capelli neri.
“Beh, certamente non posso andare in giro come ieri sera”
borbottò seccamente, tirandosi l’orlo della maglietta che aveva preso in
prestito dall’armadio di Draco. La maglietta color smeraldo stava alla
perfezione con i suoi occhi e gli dava un aspetto davvero formale ed autoritario.
I pantaloni neri scendevano morbidi sui fianchi e cadevano sulla punta dei suoi piedi.
“Peccato, sono sicuro che un sacco di persone saranno
davvero deluse di non poter dare una seconda occhiata” commentò Blaise,
guardando Harry avvicinarglisi con un familiare pavoneggiarsi nella sua
andatura. “Sei stato intorno a Draco troppo a lungo” brontolò, roteando gli
occhi per guardare meglio Harry sedersi con nonchalance sulla sedia di Draco.
Sbuffando per i sussurri che sentiva,
Harry lasciò che i suoi occhi si muovessero intorno alla stanza, fermandosi su
diverse persone che stavano in piedi lì vicino. Tiger e Goyle si separarono da
un piccolo gruppo e gli andarono incontro. Si fermarono proprio davanti a lui e
si guardarono prima di porgergli le mani.
“Vincent Tiger”
“Gregory Goyle”
“È un piacere incontrarvi” mormorò Harry, stringendo
entrambe le mani che gli erano porte. Guardò con una certa confusione la coppia
di massicci di Serpeverde che si mossero
per mettersi dietro la sua sedia nello
stesso modo che usavano fare con Draco. La stanza rimase silenziosa quando
tutti si accorsero della situazione, cercando di capire come potevano comportarsi. Un movimento veloce gli fece
girare gli occhi; una piccola strega si
mosse verso di lui. Stando davanti ad Harry lo guardò dritto negli occhi prima
di fare un elegante inchino e sorridere sfacciatamente.
“Il mio nome è Matilda Dershire, è fantastico incontrarti
Harry Potter” raddrizzandosi, tirò fuori una bacchetta sottile da una tasca
della sua veste. La tenne sul palmo della mano, e l’intera stanza si bloccò
alla sua vista. “Questa appartiene alla mezzos... alla Granger” disse,
distogliendo lo sguardo per l’errore commesso. Harry fissò la bacchetta, una
bacchetta che l’aveva protetto negli
ultimi anni.
“Grazie Matilda” disse Harry sorridendo alla strega,
sollevando rispettosamente la bacchetta dalla sua mano, sapendo che lei aveva
fatto una grande attestazione di fiducia
nei suoi confronti. Prima ancora di sapere che cosa stesse accadendo, fu
attorniato da Serpeverde, le mani si avvicinavano per stringere la sua, mentre
lui tentava di ricordare nomi e controllare, nello stesso tempo, se qualcuno
potesse costituire una minaccia. Tiger e Goyle si mossero con fermezza accanto
a lui, facendo uno scudo umano che rallentò la folla e li costrinse a salutarlo
un paio per volta anziché in massa.
Li incontrò tutti, da quelli del primo anno fino a quelli
del settimo, strinse mani e apprese nomi mentre li osservava attentamente per capire da che parte fossero. Mani dopo
mani stringevano le sue e tutto andava bene, nel modo giusto; come se non ci fosse il male in nessuno di loro. Voltando la testa,
confuso, guardò Blaise che si limitò a scuotere la testa e sogghignare. Ridendo
dell’espressione sul volto dell’altro mago, Harry si voltò per ritrovarsi
coinvolto in una discussione sul Quidditch.
Draco si svegliò da solo; il posto accanto al suo era
freddo, Harry se ne era andato da parecchio tempo. Chiamandolo dolcemente,
aggrottò le sopracciglia quando non ricevette alcuna risposta. Osservando la
porta, i suoi occhi si spalancarono nel sentire le voci che discutevano. Trascinandosi fuori
dal letto, la sua mano si strinse intorno alla bacchetta e l’altra prese i
vestiti che aveva gettato sul pavimento la notte prima. Indossò i
pantaloni e spalancò la porta raggelandosi per quello che videro i suoi occhi. Harry
Potter era nel bel mezzo di una partita di Spara Schiocco mentre tentava di
intrattenere una conversazione sull’uso della Magia Nera per scopi di difesa.
Sospirando platealmente, si lasciò crollare contro lo
stipite della porta. Portandosi una mano sul viso, camminò lentamente verso il
camino dov’era seduto Blaise, che guardava le attività con uno sguardo di puro
divertimento sul viso.
“Come sta andando?” mormorò Draco, sedendosi, piegando i piedi al di sotto di lui e guardando con meraviglia Harry lanciare a terra la carta vincente
gongolando. Piccole mani raccolsero le carte e le mescolarono per una nuova
partita organizzata da un ragazzo del secondo anno.
“Sorprendentemente bene, considerando il fatto che è un
Grifondoro” disse Blaise, versando a Draco una tazza di tè freddo. Sorridendo
compiaciuto davanti all’espressione di disgusto sul volto del suo amico,
ridacchiò, guardando come Draco tentava di ingoiare il tè senza farselo andare
di traverso.
“Formalmente Grifondoro” brontolò Draco, appoggiando la
tazza alle sue labbra arricciate.
Chiudendo gli occhi, fece cadere la testa contro la sedia.
“Per una volta hanno davvero una possibilità. Il Ragazzo
Sopravvissuto è seduto nella loro sala comune, sta giocando con loro,
accettandoli per quello che sono invece che per chi sono i loro genitori”
Blaise e Draco lasciarono che i loro occhi s’incontrassero; per una volta
avevano entrambi una speranza. Sorridendo, Blaise porse la mano a Draco che
avvolse la sua intorno a quella di
Blaise, stringendola forte prima di lasciarla andare con l’intenzione di fare
la sua ultima mossa nella partita di scacchi dimenticata.
“Scacco matto” sogghignò alla smorfia di Blaise, guardando
l’altro mago stare in piedi e fare un piccolo segno sul più che usato pezzo di
carta che stava accanto alla scacchiera. “Stai migliorando, lo devo ammettere;
ma se vuoi barare, assicurati di farlo in tuo favore”.
Ridacchiando, tornò nella sua stanza, si fermò accanto ad Harry, posando una
mano leggera sulla cima del suo morbido groviglio di ricci e tirandoli
dolcemente prima di continuare verso la sua stanza. Chiudendo la porta dietro
di sé, sospirò prima di cadere sul letto e mettere un braccio davanti agli
occhi.
Il professor Piton era seduto al tavolo degli insegnanti
nella Sala Grande, con gli occhi puntati sulle porte massicce che portavano
all’entrata. Aveva notato che nemmeno un membro della sua casa le aveva
attraversate quella mattina. Si chiese
se non fossero andati troppo oltre con i festeggiamenti. Scosse la testa, portò
lentamente una forchetta piena di uova alla bocca, ignorando i vagheggiamenti
del preside che gli sedeva accanto. La sua mente tornò ai fatti: la cicatrice, l’odio per Lucius e per lui stesso, l’utilizzo
di un incantesimo che non era nel curriculum. Tutto questo puntava dritto verso
uno studente, lo stesso studente che si
supponeva fosse sparito. Aggrottando le sopracciglia si scusò ed uscì dalla
sala grande. Camminando velocemente lungo il corridoio, si fermò quando sentì
l’inconfondibile voce di Ronald Weasley. Sorrise arcignamente nell’udire le
parole d’insulto risuonare per il corridoio dell’entrata, e si assicurò di
superare il Grifondoro arrabbiato e ringhiare contro di lui.
“Dieci punti in meno per il Grifondoro signor Weasley per
uso di termini osceni di fronte a
studenti più giovani” a volte i Grifondoro miglioravano le sue giornate.
Draco aprì lentamente gli occhi sentendo le dita che
dolcemente si intrecciavano fra i suoi capelli. Voltando la testa, guardò nei
luminosi occhi di Harry Potter, che sedeva accanto a lui sul letto.
“ Non puoi stare senza parlarmi neanche per un’intera ora?” disse
Draco facendo il broncio, e facendo scorrere un dito lungo la guancia di Harry.
“Sì, mi mancava il dolce suono della tua voce tubante quando
mi dai ordini e assumi atteggiamenti principeschi” mormorò Harry guardando
Draco che rimase disteso a letto.
“Lo supponevo” annunciò Draco con aria compiaciuta, gli occhi che brillavano in una silenziosa
risata quando Harry abbassò la testa e rise rocamente.
“Che fai oggi Draco?” mormorò Harry, con le mani che continuavano
il loro lento accarezzarsi.
“Vado a fare shopping, non ti possiamo far andare in giro
con vestiti che non sono della tua
misura, no?” Harry roteò gli occhi alla risposta di Draco e rise quando l’altro
ragazzo lo tirò giù per farlo stendere sul letto accanto a lui. Le dita
s’intrecciarono intorno al collare d’argento che riluceva contro la pelle scura
della gola di Harry.
Suppongo di no, anche
se devo dire che mi diverte indossare i tuoi. I chiari occhi di Draco
scattarono quando la voce di Harry sussurrò nella sua mente, attorcigliandosi
strettamente in essa.
C’è solo una cosa di
mio che devi indossare, e l’hai già addosso. Mormorò Draco, con le mani che
giocavano con la campana che pendeva dal collare. I suoi occhi si spalancarono
quando la mano di Harry si chiuse attorno alla campana d’argento gemella che
circondava la gola di Draco, tirandola vicino all’ altra.
Ne sei proprio sicuro?
Mormorò Harry, avvicinando Draco in modo che non fossero separati che da
pochi millimetri. Perché io ho gli occhi
su quel mantello argentato con le fibbie a forma di teste di serpente.
Mi prendi in giro! Mormorò Draco, seppellendo il suo
viso nel collo di Harry quando le sue dita tornarono alle loro dolci carezze,
facilitandogli il sonno.
Ron sedeva sul suo letto nel dormitorio dei Grifondoro.
Fogli e libri erano sparpagliati in quello che lui considerava un caos
organizzato; aveva appena finito di leggere interamente un articolo nel
Settimanale del Quidditch. Il suo compito incompleto di Difesa Contro Le Arti
Oscure giaceva accanto alla piuma, abbandonato. Aveva dapprima pianificato di
passare la giornata ad Hogsmeade con Hermione, ma lei era scesa dai dormitori femminili molto presto.
Ron aveva ovviamente provato a ricattarla e implorarla a pieni polmoni perché
lo aiutasse con i compiti, mentre ignorava gli sguardi che riceveva dai suoi
compagni di casa, prima di rinunciare e
camminare con passo pesante verso la Sala Grande. Poco dopo i suoi compagni di
dormitorio lo avevano lasciato mentre si dirigeva verso la torre per recuperare
i guanti. Era tornato all’entrata
trovando pochi Grifondoro; di conseguenza aveva poi perso dieci punti
quando un professore di passaggio l’aveva sentito imprecare.
Voltò una pagina e aggrottò le sopracciglia udendo il
picchiettio che veniva dalla direzione della finestra. Afferrò nervosamente la
bacchetta, si mosse verso la finestra, con le mani aggrovigliate intorno alle
tende prima di tirarle per aprirle e puntare la bacchetta alla figura seduta
sul davanzale. La civetta bianco fece un verso leggero quando lui si lasciò
andare ad un sospiro di sollievo e chiuse la finestra. L’uccello si appollaiò
con cautela sul braccio disteso e permise a Ron di metterla sulla sua scrivania.
“Ciao Edwige” disse Ron, facendo scorrere l’indice sulla
testa dell’uccello. Le dita sciolsero con esperienza il nodo che legava il
foglio alla zampa dell’uccello. “Non ti preoccupare; mi assicurerò che Harry lo
riceva”. Scavando in un cassetto disordinato della scrivania, tirò fuori una piccola
delizia per gufi e la diede alla civetta bianca. Tirandola su con delicatezza,
le accarezzò la schiena, permettendole di mordicchiargli le dita prima di
metterla sul davanzale. Sorridendo con
aria compiaciuta, guardò la brezza pomeridiana portare in alto la civetta,
arrotolò la piccola nota nella mano e ghignò.
“Vediamo cosa deve fare Harry Potter”
Grazie a nanerottola per la recensione e a lumamo64 come sempre per il betaggio :)
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