«TS FAINAL CAUNDAUN!»
Vittorio
sorpassò suo fratello Ross, parecchio brillo, che urlava e saltava con vigore vicino a una spaesata
Nicole. Scosse la testa sorridendo.
Tutti si erano
precipitati a ballare. Aveva concesso il ballo a
Natalie che insisteva, il Capus aveva danzato con Valeryn - cosa che non
gli era andata tanto giù - e adesso doveva uscire da quella
mischia di parenti e amici che si scatenavano.
Intravide Francesca ballare con
suo padre e rise a crepapelle notando i movimenti buffi dell’uomo che cercava di imitare John Travolta.
Ma dov’era capitato?!
Quella era la famiglia più speciale del mondo, si disse, l’amava con tutto sé
stesso. Non avrebbe mai potuto fare a
meno di Ross, Natalie, Francesca e i suoi genitori.
Pensò per un
attimo alla sua vera madre e credette che
forse era destino che Marta morisse. Tutto era successo per far
incontrare lui quelle splendide persone di cui aveva dubitato. Aveva sofferto, ma i rancori
erano andati ad affievolirsi. Anche con sua
madre. Mena ballava con Piero, suo cugino
di primo grado, che guardava proprio in sua
direzione. Vittorio lo
salutò con un sorrisino sghembo. Qualcosa gli diceva che non aveva preso bene la notizia e
sua madre stava sicuramente provando a convincerlo, ma poco male,
ormai ci era troppo dentro. Amava quella ragazza, non poteva tornare indietro.
Adesso doveva solamente trovarla per stringerla in un
ballo tutto per loro. L’aveva appena scorsa che ballava, quando qualcuno lo
fermò da un braccio.
«Vitto, sei stato
grande!» Francesca lo abbracciò «Hai
detto la verità davanti a tutti, ti sei
dimostrato molto responsabile»
Vittorio avrebbe voluto dire che Ross aveva fatto di tutto per
farsi scippare un patto, ma stette in silenzio e annuì.
«Grazie, Fra.
Era mio, ehm, dovere»
«E sei stato bravissimo e bellissimo nelle
vesti di
damigello» gli strapazzò fastidiosamente le guance
mentre lui faceva una smorfia.
«Valeryn, poi, è stata
splendida!»
«Lei lo
è sempre...» sussurrò quasi senza
rendersene conto.
«Cosa?»
«Ehm,
che tu sei splendida» si corresse. Ed era
anche vero.
Francesca unì
le mani affettuosamente.
«Oh,
fratellino, grazie! È il complimento più bello
che abbia mai sentito!»
Lo stritolò in
un abbraccio, approfittando per muoversi in un ballo lento. Vittorio maledisse
mentalmente la sua boccaccia.
Quando Paolo
trascinò la sua sposa a danzare, il ragazzo si
dileguò tra gli invitati ringraziando il
cognato. Doveva trovare Valeryn.
«Frate!»
Ross si lanciò
sopra di lui senza preoccuparsi di fargli male.
«Ti
amo!» gli urlò poi in un orecchio.
Vittorio fece una smorfia
schifata, togliendoselo di dosso. Puzzava di alcol ed era molesto.
«Io no. Vedi di sparire,
cretino»
«Ehi, ehi, io
sono il maggiore!» ribatté il ragazzo, puntandogli
il dito contro, con fare minaccioso.
Ma aveva il singhiozzo e non era
certo credibile.
«Non ti
sopporto più, Ross, va’ a ballare la
samba da un’altra parte!» il castano lo
lanciò sopra qualcuno, che sbraitò.
«Dico, ma ti
sembra il modo?!» urlò Daniel, spuntato da
chissà dove.
«Stavo solamente venendo con lo scopo di
farti gli auguri e per dirti che mi stavo quasi mettendo a
piangere dalla commozione quando ti ho visto nelle vesti di quel grazioso
damigello immacolato» Vittorio fece una faccia
sconcertata «e tu mi ripaghi gettandomi addosso questa specie
di individuo?»
Ross gli mollò
un pugno sulla nuca.
«Chiudi il
becco, testa quadrata, io sono una persona importante!»
Vittorio rise, mentre il
ragazzo con i capelli a caschetto si massaggiava la testa.
«Per la
miseria, mi ha rotto il cranio!» si lamentava.
«Così
ti impari, pivello!»
Ross se ne
andò sculettante, mezzo ubriaco.
Vittorio aveva sospirato; meno male
che il fratello non doveva bere mai
più! Si voltò verso un Daniel dolorante.
«Però
tu te le cerchi sempre, eh?»
«Stai zitto! Se
tuo fratello è un assassino non è colpa
mia!» lo guardò torvo quello.
«Ma
è pure vero che tu sei un
rompipalle»
«Come ti
permetti?!» Daniel si avvicinò
minaccioso, ma nello stesso momento qualcuno gli tirò un
calcio sul didietro.
«AHIA!»
ululò «Per diamine, chi è stato?! Lo
ammazzo!»
Si voltò trovando Elia che lo fissava scettico.
«Amico mio, sei
stato tu? Questo non me l’aspettavo da te...»
«Vuoi lasciare in pace Vitto?» chiese
con una smorfia «O ti diverti a farti
menare?»
Daniel fece per aprire
bocca, ma la richiuse sotto un suo sguardo ammonitore. Vittorio sorrise
trionfante verso il biondo.
«Uhm...»
borbottò «D’accordo. Ma solo
perché c’è la torta nuziale!»
Il castano lo
squadrò scettico dalla testa ai piedi.
«Ma va, sei peggio di un
tricheco. Pensa a dimagrire»
«E tu pensa
alla tua pazza di fidanzata!»
«Non nominare Valeryn o ti pesto!»
lo minacciò Vittorio.
«VALERYN LA
PAZZA!» urlò Daniel con tutta la forza che aveva in corpo.
«TESTA DI CAVOLO!»
«CERVELLETTO!»
«MEDUSA!»
«Sara Calvarano!»
Daniel saltò
sull’attenti.
«Chi ha osato
nominare la mia piccina?!» esclamò.
«Hai visto come t’incazzi?»
Il ragazzo
guardò Elia in cagnesco. Era stato lui a nominare la sua
amata.
«Tu sei pazzo,
Elia! Andando dietro a Vittorio e Valeryn ti sei rincitrullito
completamente, per tutti i piripilli!»
esclamò, indignato.
«Basta, auguri
per la parte del damigello gay» si rivolse al castano
«e buona fortuna. Io vado da un’altra
parte, voi due insieme mi state
troppo sui gioielli d’oro di
famiglia!»
Se ne andò,
sorpassando una marea di persone, inciampando sui suoi stessi piedi.
Risero appena imprecò contro Carmine e Alex che tentavano di alzarlo.
«Che
piaga!» sbottò subito dopo Vittorio, sospirando
«Non lo sopporto più»
Elia scosse la testa.
«Prima era in vantaggio
perché stavo contro di te e poteva insultarti quanto voleva. È fatto
così. Mentre adesso...» si fermò. Poi
lo guardò negli occhi e si bloccò. Non sapeva nemmeno lui cosa voleva dire.
«Adesso?»
lo incitò l’amico.
Elia scrollò
le spalle e tentò di ridestarsi.
«Adesso sto
solamente dalla tua parte. Hai fatto bene a dire tutto a quel
microfono» gli diede un cinque.
Vittorio sorrise con
affetto.
«Mi diverto troppo quando sto
con te» gli disse.
Il biondo
ricambiò il sorriso.
«Mi mancavano tutte le nostre cose.
Le nostre idiozie, i nostri consigli, le nostre chiacchierate. Non dividiamoci mai
più»
«No, se ci divideremo sarà
soltanto per un motivo...»
Elia lo guardò
preoccupato e nello stesso tempo curioso.
«Per cosa?
Ormai abbiamo posto il divieto di non innamorarci
più della stessa ragazza»
«No, per l’appunto» Vittorio
ghignò, poi lo guardò allusivo.
«Non saremo
più amici quando uno dei due si innamorerà dell’altro» se ne
uscì infine.
Voleva essere una battuta per
fare intendere che probabilmente la loro amicizia non si sarebbe mai
distrutta, ma Elia pensò che non si riusciva mai a prevedere niente di certo
nella vita.
Risero entrambi,
prendendola come un gioco.
«Probabile. Fai
attenzione, non ci assicura nessuno che tu non lascerai
lei per me, Vic» lo prese in
giro, con una punta volutamente suadente nell’usare il suo soprannome.
«Secondo me ti
innamorerai per primo» scosse la testa Vittorio.
Il biondo rimase per un
po’ interdetto. Anche se stavano scherzando quelle
parole gli avevano fatto effetto. Ma
dato che aveva esagerato con il vino decise di
sdrammatizzare e gli strizzò un occhio, poi lo spinse verso una ragazza dall’aria familiare.
«Sta’
zitto! Va’ a
cercarla prima che cambi idea e vi ammazzi
entrambi» lo canzonò con un ghigno.
Vittorio guardò
il ragazzo con aria leggermente preoccupata. Fece un sorrisino incerto,
mentre questi rideva.
«Scherzo,
scemo, sbrigati altrimenti la perdi di nuovo» gli
consigliò.
Il castano
tirò un sospiro, e poi si sporse per abbracciarlo.
«Grazie»
gli sussurrò.
Elia lo guardò
in viso e fu tentato di
aggiungere qualche altra cosa. Ma nuovamente lasciò
perdere e gli diede una pacca sulla spalla.
Vittorio andò via e il biondo l’osservò attentamente
andare in direzione della sua ex ragazza. Proprio in quel momento
capì che Valeryn non avrebbe potuto trovare di meglio. Stare
insieme era la cosa migliore per entrambi, si disse, loro due sembravano fatti l’uno per l’altra. Il rapporto tra
lui e Vittorio non sarebbe
cambiato, era speciale.
Fin troppo speciale...
E sarebbe sempre stato
così.
Nonostante tutto.
Una sensazione di
amarezza attanagliò il suo petto, ma decise di smettere di
pensarci e afferrò Carmine, trascinandolo a bere altri
calici di vino e a ballare in mezzo
alla mischia.
Valeryn uscì fuori.
Si spostò delle ciocche che le ricadevano in volto, e si sventolò con una
mano; faceva caldo, in fin dei conti
era giugno.
Poggiò le
braccia sul balcone, osservando il panorama davanti a sé. Era
ormai buio, gli alberi che le si paravano di fronte erano scuri
e le foglie nemmeno si riconoscevano. La luna era piena,
luminosa e romantica. Inspirò una grande quantità
d’aria. Che pace, che
tranquillità. Quasi si sentiva meglio dopo tutti i
casini successi in quegli ultimi mesi.
Vittorio la raggiunse dopo
averla adocchiata per colpo
di fortuna. Le si avvicinò
sorridendo e l’abbracciò da
dietro.
«Ehi, non vieni di
là?» le chiese.
Valeryn negò con la
testa, tornando a guardare il cielo.
«No, preferisco
prendere un po’ d’aria» rispose.
Il castano la
guardò interrogativo, ma non si mosse.
«Ce l’hai con me
perché ho detto di noi a tutta la sala?»
azzardò.
Effettivamente non aveva nemmeno chiesto un suo
parere.
Lei, però, lo
guardò interrogativo.
«Perché
dovrei avercela con te? In fondo
era ciò che speravamo» rispose.
«E
allora?» la incitò a parlare «Sei
stanca?»
Valeryn non rispose, continuando
a guardare con un leggero velo di malinconia il
cielo.
«Sono successe
un sacco di cose, amore mio» sussurrò
«Non riesco ancora crederci...»
Il ragazzo la strinse
più forte a sé.
«Non riesci a
crederci che ormai noi due stiamo insieme ufficialmente?»
Lei fece un sorrisino
sghembo.
«No, non
questo. Sembra passata un’eternità...»
Lui le
accarezzò il viso, dolcemente.
«E invece no»
«Invece
sì» sospirò «L’estate con Elia, i nostri
sguardi, i nostri abbracci, quando tutto non era ancora
chiaro...»
«Ci consideravamo
ancora cugini...» mormorò l’altro.
«...io che mi
accorgo di amarti, tu che stai male, il bacio alla gara. Per non
parlare della rottura tra te ed Elia!»
Vittorio annuì,
volgendo a sua volta gli occhi al cielo.
«So che gli ho
fatto veramente male. Lui fa
finta di averci messo una pietra
sopra, ma in realtà non so quanto può farlo
soffrire ancora»
Valeryn sospirò.
«Abbiamo
sbagliato a fargli questo. Ma quello che ci è capitato
è stato così forte e improvviso»
«Lo
so» ripensò al biondo e al suo sorriso e
sentì qualcosa al cuore. Non riuscì nemmeno lui a
capire cosa fosse.
Poggiò il
mento sopra la testa di Valeryn per distrarsi. La sua
testa vagò e gli venne in mente tutto
quello che aveva passato.
«Grazie,
amore» disse dopo.
«Grazie per
cosa?»
«Perché
mi sei stata vicina nel momento
più brutto della mia vita»
abbassò lo sguardo «Mi hai aiutato tanto.
Chissà cos’avrei fatto senza di
te»
Lei gli fece una carezza.
«Io per te ci
sarò sempre»
«Anche
io» Si guardarono negli occhi «Non voglio che ci divida niente e nessuno.
Nemmeno tuo padre o mia madre»
Valeryn sospirò, scuotendo la testa. Quasi se
n’era dimenticata.
«Mannaggia a
mio papà! Non so se l’abbia presa
bene» commentò sconsolata.
«Prima mi ha
lanciato uno sguardo omicida»
«Che
cosa?!»
«Non
preoccuparti, se non vuole che stiamo insieme
ti rapisco»
Risero insieme.
«E ti
porterò via da qui. Solo noi
due» sussurrò all'altezza del suo orecchio.
«Quanto sei
poeta, amore mio» lo prese in giro lei.
«Questi sono i
sintomi di quando uno è fottuto»
Lei si mise a ridere a
crepapelle.
«Ma va?»
«Certo. D’altronde mi sono
innamorato di mia cugina»
Lei lo guardò
intensamente. Gli passò una mano tra i capelli perdendosi in
quegli occhi grigi.
Quanto era bello il suo
amore? Quanto l’aveva fatta cambiare? L’aveva fatta diventare più
forte, più matura, più donna.
«Te l’ho già detta
una cosa?» sussurrò lui d’un tratto.
«Cosa?»
Le baciò pian
piano il collo.
«Che ti
amo»
Valeryn non fece in tempo a
rispondere che lo amava anche lei, quando il
ragazzo la catturò in un bacio mozzafiato.
Sentì per un
attimo la testa girare, era presente solo con il cuore, non respirava più.
Ricambiò senza aspettare oltre e l’attirò a
sé con foga. Voleva che la prendesse
subito, non importava il luogo, non importava il giorno. Lo amava come mai aveva fatto prima.
Vittorio le accarezzava la schiena.
Desiderò che
quel momento non finisse mai. Entrambi lì, su quel balcone
che incoronava per l’ennesima volta il loro amore.
Uniti come non mai,
stretti, sicuri, innamorati.
Non esisteva nessun altro oltre loro
in quel momento così speciale. Nessuna persona a parte Valeryn e Vittorio, nessun
sentimento a parte il loro amore.
Niente poteva intromettersi nella
loro bolla.
Erano solo loro due in
quella dolce, ma anche un po’ amara splendida follia.
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