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Autore: rose07    11/09/2010    2 recensioni
Valeryn e Vittorio sono cugini di terzo grado, belli, simpatici e molto affiatati.
Inaspettatamente, entrambi si prendono una cotta per l’altro, alimentando una lunga catena di guai; lei è fidanzata con il migliore amico di lui.
Ma non è finita qui: quale segreto nasconde la famiglia di Vittorio?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubi maior minor cessat'
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«TS FAINAL CAUNDAUN!»



 
Vittorio sorpassò suo fratello Ross, parecchio brillo, che urlava e saltava con vigore vicino a una spaesata Nicole. Scosse la testa sorridendo. 
Tutti si erano precipitati a ballare. Aveva concesso il ballo a Natalie che insisteva, il Capus aveva danzato con Valeryn - cosa che non gli era andata tanto giù - e adesso doveva uscire da quella mischia di parenti e amici che si scatenavano. 
Intravide Francesca ballare con suo padre e rise a crepapelle notando i movimenti buffi dell’uomo che cercava di imitare John Travolta. 
Ma dov’era capitato?! Quella era la famiglia più speciale del mondo, si disse, l’amava con tutto sé stesso. Non avrebbe mai potuto fare a meno di Ross, Natalie, Francesca e i suoi genitori. 
Pensò per un attimo alla sua vera madre e credette che forse era destino che Marta morisse. Tutto era successo per far incontrare lui quelle splendide persone di cui aveva dubitato. Aveva sofferto, ma i rancori erano andati ad affievolirsi. Anche con sua madre. Mena ballava con Piero, suo cugino di primo grado, che guardava proprio in sua direzione. Vittorio lo salutò con un sorrisino sghembo. Qualcosa gli diceva che non aveva preso bene la notizia e sua madre stava sicuramente provando a convincerlo, ma poco male, ormai ci era troppo dentro. Amava quella ragazza, non poteva tornare indietro. 
Adesso doveva solamente trovarla per stringerla in un ballo tutto per loro. L’aveva appena scorsa che ballava, quando qualcuno lo fermò da un braccio. 
«Vitto, sei stato grande!» Francesca lo abbracciò «Hai detto la verità davanti a tutti, ti sei dimostrato molto responsabile» 
Vittorio avrebbe voluto dire che Ross aveva fatto di tutto per farsi scippare un patto, ma stette in silenzio e annuì. 
«Grazie, Fra. Era mio, ehm, dovere» 
«E sei stato bravissimo e bellissimo nelle vesti di damigello» gli strapazzò fastidiosamente le guance mentre lui faceva una smorfia. 
«Valeryn, poi, è stata splendida!» 
«Lei lo è sempre...» sussurrò quasi senza rendersene conto. 
«Cosa?» 
«Ehm, che tu sei splendida» si corresse. Ed era anche vero. 
Francesca unì le mani affettuosamente. 
«Oh, fratellino, grazie! È il complimento più bello che abbia mai sentito!» 
Lo stritolò in un abbraccio, approfittando per muoversi in un ballo lento. Vittorio maledisse mentalmente la sua boccaccia. 
Quando Paolo trascinò la sua sposa a danzare, il ragazzo si dileguò tra gli invitati ringraziando il cognato. Doveva trovare Valeryn. 
«Frate!» 
Ross si lanciò sopra di lui senza preoccuparsi di fargli male. 
«Ti amo!» gli urlò poi in un orecchio. 
Vittorio fece una smorfia schifata, togliendoselo di dosso. Puzzava di alcol ed era molesto. 
«Io no. Vedi di sparire, cretino» 
«Ehi, ehi, io sono il maggiore!» ribatté il ragazzo, puntandogli il dito contro, con fare minaccioso. 
Ma aveva il singhiozzo e non era certo credibile. 
«Non ti sopporto più, Ross, va’ a ballare la samba da un’altra parte!» il castano lo lanciò sopra qualcuno, che sbraitò. 
«Dico, ma ti sembra il modo?!» urlò Daniel, spuntato da chissà dove. 
«Stavo solamente venendo con lo scopo di farti gli auguri e per dirti che mi stavo quasi mettendo a piangere dalla commozione quando ti ho visto nelle vesti di quel grazioso damigello immacolato» Vittorio fece una faccia sconcertata «e tu mi ripaghi gettandomi addosso questa specie di individuo?» 
Ross gli mollò un pugno sulla nuca. 
«Chiudi il becco, testa quadrata, io sono una persona importante!» 
Vittorio rise, mentre il ragazzo con i capelli a caschetto si massaggiava la testa. 
«Per la miseria, mi ha rotto il cranio!» si lamentava. 
«Così ti impari, pivello!» 
Ross se ne andò sculettante, mezzo ubriaco. 
Vittorio aveva sospirato; meno male che il fratello non doveva bere mai più! Si voltò verso un Daniel dolorante. 
«Però tu te le cerchi sempre, eh?» 
«Stai zitto! Se tuo fratello è un assassino non è colpa mia!» lo guardò torvo quello. 
«Ma è pure vero che tu sei un rompipalle» 
«Come ti permetti?!» Daniel si avvicinò minaccioso, ma nello stesso momento qualcuno gli tirò un calcio sul didietro. 
«AHIA!» ululò «Per diamine, chi è stato?! Lo ammazzo!» 
Si voltò trovando Elia che lo fissava scettico. 
«Amico mio, sei stato tu? Questo non me l’aspettavo da te...» 
«Vuoi lasciare in pace Vitto?» chiese con una smorfia «O ti diverti a farti menare?» 
Daniel fece per aprire bocca, ma la richiuse sotto un suo sguardo ammonitore. Vittorio sorrise trionfante verso il biondo. 
«Uhm...» borbottò «D’accordo. Ma solo perché c’è la torta nuziale!» 
Il castano lo squadrò scettico dalla testa ai piedi. 
«Ma va, sei peggio di un tricheco. Pensa a dimagrire» 
«E tu pensa alla tua pazza di fidanzata!» 
«Non nominare Valeryn o ti pesto!» lo minacciò Vittorio. 
«VALERYN LA PAZZA!» urlò Daniel con tutta la forza che aveva in corpo. 
«TESTA DI CAVOLO!» 
«CERVELLETTO!» 
«MEDUSA!» 
«Sara Calvarano 
Daniel saltò sull’attenti. 
«Chi ha osato nominare la mia piccina?!» esclamò. 
«Hai visto come t’incazzi?» 
Il ragazzo guardò Elia in cagnesco. Era stato lui a nominare la sua amata. 
«Tu sei pazzo, Elia! Andando dietro a Vittorio e Valeryn ti sei rincitrullito completamente, per tutti i piripilli!» esclamò, indignato. 
«Basta, auguri per la parte del damigello gay» si rivolse al castano «e buona fortuna. Io vado da un’altra parte, voi due insieme mi state troppo sui gioielli d’oro di famiglia!» 
Se ne andò, sorpassando una marea di persone, inciampando sui suoi stessi piedi. Risero appena imprecò contro Carmine e Alex che tentavano di alzarlo. 
«Che piaga!» sbottò subito dopo Vittorio, sospirando «Non lo sopporto più» 
Elia scosse la testa. 
«Prima era in vantaggio perché stavo contro di te e poteva insultarti quanto voleva. È fatto così. Mentre adesso...» si fermò. Poi lo guardò negli occhi e si bloccò. Non sapeva nemmeno lui cosa voleva dire. 
«Adesso?» lo incitò l’amico. 
Elia scrollò le spalle e tentò di ridestarsi. 
«Adesso sto solamente dalla tua parte. Hai fatto bene a dire tutto a quel microfono» gli diede un cinque. 
Vittorio sorrise con affetto. 
«Mi diverto troppo quando sto con te» gli disse. 
Il biondo ricambiò il sorriso. 
«Mi mancavano tutte le nostre cose. Le nostre idiozie, i nostri consigli, le nostre chiacchierate. Non dividiamoci mai più» 
«No, se ci divideremo sarà soltanto per un motivo...» 
Elia lo guardò preoccupato e nello stesso tempo curioso. 
«Per cosa? Ormai abbiamo posto il divieto di non innamorarci più della stessa ragazza» 
«No, per l’appunto» Vittorio ghignò, poi lo guardò allusivo. 
«Non saremo più amici quando uno dei due si innamorerà dell’altro» se ne uscì infine. 
Voleva essere una battuta per fare intendere che probabilmente la loro amicizia non si sarebbe mai distrutta, ma Elia pensò che non si riusciva mai a prevedere niente di certo nella vita. 
Risero entrambi, prendendola come un gioco. 
«Probabile. Fai attenzione, non ci assicura nessuno che tu non lascerai lei per me, Vic» lo prese in giro, con una punta volutamente suadente nell’usare il suo soprannome. 
«Secondo me ti innamorerai per primo» scosse la testa Vittorio. 
Il biondo rimase per un po’ interdetto. Anche se stavano scherzando quelle parole gli avevano fatto effetto. Ma dato che aveva esagerato con il vino decise di sdrammatizzare e gli strizzò un occhio, poi lo spinse verso una ragazza dall’aria familiare. 
«Sta’ zitto! Va’ a cercarla prima che cambi idea e vi ammazzi entrambi» lo canzonò con un ghigno. 
Vittorio guardò il ragazzo con aria leggermente preoccupata. Fece un sorrisino incerto, mentre questi rideva. 
«Scherzo, scemo, sbrigati altrimenti la perdi di nuovo» gli consigliò. 
Il castano tirò un sospiro, e poi si sporse per abbracciarlo. 
«Grazie» gli sussurrò. 
Elia lo guardò in viso e fu tentato di aggiungere qualche altra cosa. Ma nuovamente lasciò perdere e gli diede una pacca sulla spalla. 
Vittorio andò via e il biondo l’osservò attentamente andare in direzione della sua ex ragazza. Proprio in quel momento capì che Valeryn non avrebbe potuto trovare di meglio. Stare insieme era la cosa migliore per entrambi, si disse, loro due sembravano fatti l’uno per l’altra. Il rapporto tra lui e Vittorio non sarebbe cambiato, era speciale. 
Fin troppo speciale... 
E sarebbe sempre stato così. 
Nonostante tutto. 
Una sensazione di amarezza attanagliò il suo petto, ma decise di smettere di pensarci e afferrò Carmine, trascinandolo a bere altri calici di vino e a ballare in mezzo alla mischia. 
 


 


  
Valeryn uscì fuori. Si spostò delle ciocche che le ricadevano in volto, e si sventolò con una mano; faceva caldo, in fin dei conti era giugno. 
Poggiò le braccia sul balcone, osservando il panorama davanti a sé. Era ormai buio, gli alberi che le si paravano di fronte erano scuri e le foglie nemmeno si riconoscevano. La luna era piena, luminosa e romantica. Inspirò una grande quantità d’aria. Che pace, che tranquillità. Quasi si sentiva meglio dopo tutti i casini successi in quegli ultimi mesi. 
Vittorio la raggiunse dopo averla adocchiata per colpo di fortuna. Le si avvicinò sorridendo e l’abbracciò da dietro. 
«Ehi, non vieni di là?» le chiese. 
Valeryn negò con la testa, tornando a guardare il cielo. 
«No, preferisco prendere un po’ d’aria» rispose. 
Il castano la guardò interrogativo, ma non si mosse. 
«Ce l’hai con me perché ho detto di noi a tutta la sala?» azzardò. 
Effettivamente non aveva nemmeno chiesto un suo parere. 
Lei, però, lo guardò interrogativo. 
«Perché dovrei avercela con te? In fondo era ciò che speravamo» rispose. 
«E allora?» la incitò a parlare «Sei stanca?» 
Valeryn non rispose, continuando a guardare con un leggero velo di malinconia il cielo. 
«Sono successe un sacco di cose, amore mio» sussurrò «Non riesco ancora crederci...» 
Il ragazzo la strinse più forte a sé. 
«Non riesci a crederci che ormai noi due stiamo insieme ufficialmente?» 
Lei fece un sorrisino sghembo. 
«No, non questo. Sembra passata un’eternità...» 
Lui le accarezzò il viso, dolcemente. 
«E invece no» 
«Invece sì» sospirò «L’estate con Elia, i nostri sguardi, i nostri abbracci, quando tutto non era ancora chiaro...» 
«Ci consideravamo ancora cugini...» mormorò l’altro. 
«...io che mi accorgo di amarti, tu che stai male, il bacio alla gara. Per non parlare della rottura tra te ed Elia!» 
Vittorio annuì, volgendo a sua volta gli occhi al cielo. 
«So che gli ho fatto veramente male. Lui fa finta di averci messo una pietra sopra, ma in realtà non so quanto può farlo soffrire ancora» 
Valeryn sospirò. 
«Abbiamo sbagliato a fargli questo. Ma quello che ci è capitato è stato così forte e improvviso» 
«Lo so» ripensò al biondo e al suo sorriso e sentì qualcosa al cuore. Non riuscì nemmeno lui a capire cosa fosse. 
Poggiò il mento sopra la testa di Valeryn per distrarsi. La sua testa vagò e gli venne in mente tutto quello che aveva passato. 
«Grazie, amore» disse dopo. 
«Grazie per cosa?» 
«Perché mi sei stata vicina nel momento più brutto della mia vita» abbassò lo sguardo «Mi hai aiutato tanto. Chissà cos’avrei fatto senza di te» 
Lei gli fece una carezza. 
«Io per te ci sarò sempre» 
«Anche io» Si guardarono negli occhi «Non voglio che ci divida niente e nessuno. Nemmeno tuo padre o mia madre» 
Valeryn sospirò, scuotendo la testa. Quasi se n’era dimenticata. 
«Mannaggia a mio papà! Non so se l’abbia presa bene» commentò sconsolata. 
«Prima mi ha lanciato uno sguardo omicida»  
«Che cosa?!» 
«Non preoccuparti, se non vuole che stiamo insieme ti rapisco» 
Risero insieme. 
«E ti porterò via da qui. Solo noi due» sussurrò all'altezza del suo orecchio. 
«Quanto sei poeta, amore mio» lo prese in giro lei. 
«Questi sono i sintomi di quando uno è fottuto» 
Lei si mise a ridere a crepapelle. 
«Ma va?» 
«Certo. D’altronde mi sono innamorato di mia cugina» 
Lei lo guardò intensamente. Gli passò una mano tra i capelli perdendosi in quegli occhi grigi. 
Quanto era bello il suo amore? Quanto l’aveva fatta cambiare? L’aveva fatta diventare più forte, più matura, più donna. 
«Te l’ho già detta una cosa?» sussurrò lui d’un tratto. 
«Cosa?» 
Le baciò pian piano il collo. 
«Che ti amo» 
Valeryn non fece in tempo a rispondere che lo amava anche lei, quando il ragazzo la catturò in un bacio mozzafiato. 
Sentì per un attimo la testa girare, era presente solo con il cuore, non respirava più. Ricambiò senza aspettare oltre e l’attirò a sé con foga. Voleva che la prendesse subito, non importava il luogo, non importava il giorno. Lo amava come mai aveva fatto prima. 
Vittorio le accarezzava la schiena. 
Desiderò che quel momento non finisse mai. Entrambi lì, su quel balcone che incoronava per l’ennesima volta il loro amore. 
Uniti come non mai, stretti, sicuri, innamorati. 
Non esisteva nessun altro oltre loro in quel momento così speciale. Nessuna persona a parte Valeryn e Vittorio, nessun sentimento a parte il loro amore. 
Niente poteva intromettersi nella loro bolla. 
Erano solo loro due in quella dolce, ma anche un po’ amara splendida follia. 













   
 
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