capitolo 4
Per Stefano
4
Questione di colori
C’è sempre il giorno in cui decidi che è il caso di
ripescare dalla scatola i ricordi. O semplicemente non lo decidi. Ci sei solo
costretta.
I luoghi…
Gli odori…
I suoni…
Ci sono giorni in cui è più facile lasciare che ti riportino
indietro in tempi lontani. Ne faresti volentieri a meno, perché spesso a venire
a galla sono i fallimenti della tua vita e non proprio quelli che tu stessa hai
definito “successi”.
A saltare a più riprese nella tua giornata non sono i premi e
i riconoscimenti, i momenti felici passati con le amiche… sono sempre le
angosce.
È a questo che penso sdraiata sulla moquette a fissare il
telefono che non squilla.
Riconosco perfettamente il crampo allo stomaco dell’ansia,
il battito strozzato della delusione e le lacrime pungenti del rammarico.
Le ho patite per anni.
Ogni volta mi riprometto di non patirle mai più.
Eppure sono ancora una volta qui. Ad attendere un messaggio
che non arriva. Una telefonata che non accenna a partire. Una vibrazione che non
ha alcuna intenzione di vibrare.
Ma cosa potevo aspettarmi?
Sinceramente… uno dovrebbe averci fatto il callo no?
Dovrebbe imparare!
Perché ho permesso di nuovo ad un mammifero maschio di
entrare nella mia vita?
Perché ho lasciato che la musichetta, non proprio della
marcia nuziale ma almeno di una canzone scrausa alla Dawson’s creek, si facesse
largo nella mia testa immaginando momenti romantici?
Perché ho tirato fuori le lenti rosa dell’amore dal cassetto
degli occhiali da sole dopo aver giurato a me stessa di portare solo ed
esclusivamente wayfarer neri?
Perché sono una patetica sentimentalista, ecco perché.
Perché la prima e più importante delle mie teorie è andata a
farsi friggere davanti ai suoi occhi azzurri, ecco perché.
Perché non ho accettato il mio destino di diventare una
zitella acida circondata da gatti con addosso calze contenitive e un senalino
sporco di sugo, ecco perché.
Perché sono una smidollata, ecco perché.
Perché il mio telefono non suona, ecco perché.
Maledetta me. Sul serio, maledetta me e la mia genetica
romantica.
- toc, toc-
Maledetta me e il mio vizio di non chiudere la porta di casa
con il catenaccio.
- uh che bello! Una scena alla CSI! Entro in casa e trovo un
morto sul pavimento!-
Maledettissima me.
- hai intenzione di alzarti prima o poi, o mediti di morire
soffocata dalla polvere che inalerai a startene lì sdraiata sul pavimento?-
- oppure mummificata. Sai che se non aprissi la mia porta di
continuo, la temperatura qua dentro sarebbe costante e asciutta e io mi
mummificherei meglio di Tutankhamon?-
- spiacente. Sono un amante dei film splatter, e venire a
controllare lo stato del tuo corpo in decomposizione è un’occasione che non mi
puoi togliere-
- Will, potresti solo… sparire? Lasciarmi sola con il mio
dolore e il mio telefono muto? Pensi di farcela?-
- no. Anche il mistero degli zombie mi ha sempre
affascinato-
- per favore…-
Contro ogni aspettativa e lungi in ogni caso dall’essere
richiesto, Will, spostati un paio di jeans e una maglietta dal pavimento, si
sdraia supino al mio fianco e inizia a fissarmi. Tra noi solo il mio telefono.
Che ancora non squilla. E non ha nemmeno l’aria di essere intenzionato a farlo
nelle prossime ore.
- ok… sei quasi gentile, sei su un pavimento, hai lo sguardo
vacuo… che succede?- dice con voce tenera, allungando una mano per accarezzarmi
il viso con il suo indice.
- cos’ho che non va Will?- singhiozzo senza ritegno, conscia
del fatto che davanti a lui posso farlo.
- come scusa?-
- devi dirmi cos’ho che non va, perché… è impossibile,
matematicamente impossibile che su un campione di uomini abbastanza alto
nessuno riesca ad alzare la cornetta per chiamarmi nel giro di una settimana.
Presumo sia statisticamente impossibile che tutti abbiano una lesione del
tunnel carpale che gli impedisca di far uso dei pollici opponibili, sicchè la
domanda mi sorge spontanea… cos’ho che non va?-
- non ti ha chiamata?-
- non mi ha chiamata, non mi ha scritto… mi ha tirato pacco
e non mi ha chiamata-
- e tu stai così perché un idiota non è capace di usare un
telefono?-
- sto così perché tutti gli uomini con cui ho a che fare non
sono in grado di usare un telefono-
- e non ti sembra di esagerare un pochino?-
- no. Il mio pavimento è l’unico che può capire. Calpestato,
ricalpestato e ricalpestato ancora. Solo il mio pavimento può capire-
- mmm… ti va di raccontarmi bene tutto?-
Allungo la mano e accetto il fazzoletto che mi sta porgendo.
Non mi ero nemmeno resa conto di stare piangendo.
- ti ricordi quel tipo carino che abbiamo incontrato alla
festa di sabato scorso?-
- quello un po’ bassino che non ti ha tolto gli occhi di
dosso tutta la sera?-
- per i tuoi standard sono tutti un po’ bassini-
- beh… non ci posso fare niente se ho un posto in prima fila
per guardare tutti letteralmente dall’alto in basso-
- comunque… lui-
- mmm. Mi era sembrato carino-
- anche a me. Anche il suo modo di farsi avanti lo è stato-
- si, mi hai raccontato. E poi che è successo?-
- la sera dopo mi ha chiesto di vederci e io… beh ci sono
andata. Quando sono tornata a casa, dopo solo un’ora che siam stati in giro, mi
ha scritto che gli era dispiaciuto non poter stare di più con me quella sera ma
che l’impressione che gli avevo dato di brava ragazza era corretta-
- mm-mmm-
- poi per qualche giorno ci siamo messaggiati ancora. Mi ha
chiesto di uscire e poi se n’è dimenticato. Abbiamo messaggiato ancora per
qualche giorno e poi è sparito. Un classico-
- e tu ora stai su un pavimento a respirare polvere per una
sua chiamata? Uno strano modo il tuo di protestare, non credi?-
Continua ad accarezzarmi, incurante del fatto di aver la
mano umida per via delle mie lacrime. Mi sorride dolce, e con la stessa
dolcezza mi parla. Non lo avrei mai creduto possibile fino a un mese fa.
- Will tu mi trovi un po’ bella?- balbetto imbarazzata.
- ma che domande sono, Sam?-
- tu…usciresti con me?- insisto, cercando di fargli capire
il cuore del problema.
- Sam, cosa centra? Perché mai non dovresti essere bella?-
- beh alla festa… le luci erano soffuse e… e avevo un
vestito e dei tacchi e…-
- e quando sei uscita?-
- beh… ci avevo comunque messo impegno a prepararmi quindi…-
- quindi pensi che con le luci soffuse e il vestito tu gli
sia sembrata più bella di quando ti ha visto la seconda volta sotto una luce
normale ed è per questo che non ti ha richiamata, giusto?-
Annuisco. Un nuovo singhiozzo mi si è fermato in gola,
rendendomi impossibile parlare, ma del resto non l’avrei fatto comunque. Un
“si” detto a voce alta mi avrebbe fatta sentire ancora più stupida di così.
- Sam, piccola…-
- cos’ho che non va?-
- cucciola, non hai niente che non va-
- e allora perché finisce sempre così?-
- è finita così una volta sola, tesoro. Capita-
- non è una volta sola-
Piango senza ritegno.
So di essere patetica. Piangere perché un uomo non richiama
è sempre stato uno dei comportamenti ai primi posti della mia lista delle cose
da non fare mai. Ma non ce la faccio. Oggi non riesco a smettere.
Oggi sono patetica. Oggi mi disprezzo profondamente. Ma non
riesco a smettere. E guardare gli occhi azzurri di Will carichi di tenerezza mi
fa solo voglia di piangere ancora di più e più forte.
- ne vuoi parlare? Magari davanti a una tazza di cioccolata
calda… sul mio fantastico divano… con quella coperta patchwork che ti piace
tanto buttata sulle spalle…?-
- detto così suona patetico-
- forse si, ma se serve a farti stare meglio perché no?
Sarei patetico assieme a te-
Non aspetta nemmeno una risposta che, già in piedi, mi aiuta
ad alzarmi e spegne il mio cellulare. Senza alcuna cautela, lo lancia da
qualche parte nella stanza e, prendendomi per mano, imbocca la via del
portoncino per andare a casa sua.
Un mese esatto è passato dal nostro appuntamento su quel
pianerottolo, ed è stato il mese più intenso della mia vita.
Penso ancora che sia un narciso e irritante poltergeist, ma
è diventato il mio narciso e
irritante poltergeist. Passando del tempo con lui ho avuto il tempo di
accorgermi di quanto io mi fossi sbagliata sul suo conto. Oltre che
oggettivamente bello è anche molto simpatico, intelligente, brillante…
premuroso. Si, premuroso.
Non so come mi consideri, forse un caso patologico, o forse
per lui sono al pari di uno di quei cuccioletti che trovi abbandonati in uno
scatolone vicino all’immondizia, sta di fatto che da quella sera non fa che
prendersi cura di me. Si preoccupa del fatto che io non mangi troppe schifezze
ma anche della verdura, che consegni i miei articoli in tempo e che non passi
tutto il giorno seduta alle fermate degli autobus ma che viva effettivamente in
mezzo alla gente.
Quella sera mi disse che il mio lavoro era mediocre. Aveva ragione.
Rileggendo ora i miei articoli, mi rendo conto di quanto essi fossero
effettivamente mediocri e tutti tendenti al nero più che al bianco, o per lo
meno al grigio. Siccome curo una rubrica che parla di persone, ha pensato bene
che le caffetterie, le palestre, i cinema fossero i luoghi migliori per
attingere idee per i miei articoli, che prima di essere spediti al giornale
devono tutti quanti passare il suo vaglio.
Fortunatamente ho smesso di trovarmi i suoi “amici” distesi
davanti al portone di casa la mattina, e sono io che dormo direttamente sul suo
divano, pestandoli subito tutti quanti nello sforzo di raggiungere casa mia,
reduce dalla sue feste.
Grazie a lui sono riuscita a elaborare altre brillanti
teorie sulla conoscenza uomo-donna, come quella sugli incontri amorosi che
subiscono un’impennata quanto più l’alcool sia presente all’interno dei loro
corpi. Triste e desolante. Questa brillante intuizione ha dato vita a uno degli
articoli meglio riusciti della mia carriera giornalistica, dal titolo “
principe azzurro? No grazie, un absolut” dove descrivevo dettagliatamente il
passaggio dal mito di Cenerentola e il suo principe alla triste verità delle
sveltine nei bagni alle feste con sconosciuti. Le lettere dei lettori al
giornale, cariche di esperienze personali, opinioni e complimenti fioccano
nella mia casella mail, e il mio capo-redattore non è mai stato più felice di
dare un aumento a qualcuno.
A Will piace prendersi il merito di tutto questo mentre la
sera leggiamo insieme le lettere, sorseggiando tisane depurative, mannaggia a
lui e a quando me ne ha fatta assaggiare una. Sul suo fantastico divano,
avvolti nella coperta patchwork che le nonne Musterson amano tramandare ai
piccoli della famiglia, leggiamo, lavoriamo, guardiamo film, ascoltiamo musica.
Ci conosciamo.
Io sono la vena cinica che lo tiene aggrappato alla realtà,
lui la mia fonte ispiratrice sognatrice che mi aiuta a lasciarmi andare di
tanto in tanto. Una squadra. Una famiglia.
Ci vogliamo bene. Siamo amici. E mentre lo guardo rimestare
con un cucchiaio di legno in un pentolino la nostra cioccolata calda mi sento
invadere dallo strano morso allo stomaco che mi colpisce sempre mentre lo
osservo prendersi cura di me.
Sono fatta di carne e sangue. Sono dannatamente,
tristemente, irrimediabilmente umana. E come tutti gli esseri umani scopro di
essere incompleta. E sola.
Si, perché nemmeno William riesce a tirarmi fuori da questo
baratro che mi ha sempre tenuto prigioniera.
William ha una ragazza a Seattle. Stanno insieme da diversi
anni e lei è andata fin laggiù a fare un master in comunicazioni che la terrà
lontana per un anno intero. William la adora e da come ne parla l’adorerei
anche io. Ma non ci riesco ad adorarla perché la realtà è che la invidio troppo
per trovarla anche solo vagamente simpatica.
William si è rivelato un ragazzo fantastico sotto tanti di
quegli aspetti che mi rende estremamente triste saperlo legato sentimentalmente
a un’altra persona che non sia io. Detesto pensare che tutto quello che fa per
me come se fosse una sorta di fratello maggiore possa farlo anche per qualcun
altro.
Ho smesso di avere amici nel momento in cui questi si sono
fidanzati tutti. Poco per volta li ho lasciati andare alle loro vite a suon di
rifiuti agli inviti ad uscire, a parlare e quant’altro. Ero felice, sono felice per loro ma la verità è che
mi rende troppo triste uscire e sentire quel piccolo schiocco di baci alle mie
spalle quando pensano che non me ne accorga. Quello scambio di sguardi
complici… era tutto così dannatamente insopportabile.
Specie dopo Mike.
Mike…
Credevo di conoscerlo. Pieno di difetti che avevo imparato
ad accettare come parte di lui. Ero disposta ad accettare la sua indecisione,
facendomi bastare i brevi momenti che mi concedeva negli spazi tra una crisi e
l’altra con la sua ragazza.
Lui è stata una delle mie delusioni più grandi. Quella che
mi ha fatto dire basta ai rapporti con l’altro sesso. Forse ho aspettato troppo
tempo prima di metterlo da parte e trattarlo con la considerazione che
meritava, ma dopo giorni e giorni passati a cercare di giustificarlo ho capito
che mi stavo distruggendo.
Quando venni a sapere la verità sulla vita che il mio ex
storico stava conducendo, invece, il mondo mi è crollato completamente addosso.
Sentirsi dire “ti sto lasciando perché non ti vedo felice. Tu meriti tutto e se
quel tutto non riesco a dartelo allora è il caso che tu lo cerchi altrove” e
poi scoprire che due settimane dopo ha portato a casa un’altra ragazza mi ha
fatto perdere completamente fiducia nel genere maschile.
Poi è arrivato Will.
Mi ha impiantato il germe del dubbio.
Germe che è fiorito ed ha ricominciato ad essere
sistematicamente reciso.
E io sono ripiombata nella depressione.
In questi momenti mi pare impossibile che qualcuno possa mai
amarmi. Che qualcuno possa mai regalarmi almeno la metà delle sensazioni che mi
danno gli uomini di carta, protagonisti indiscussi dei miei sogni. Più leggo e
più mi rendo conto di quanto io mi allontani dalla realtà, trovandola troppo
deludente per essere ancora presa in considerazione.
E William è fidanzato.
Con Nora. Una bionda super-sexy, laureata in veterinaria e
appassionata di sushi.
- la cioccolata è pronta, la coperta è sul divano… ora ti
tocca sputare il rospo- dice Will, passandomi una tazza di cioccolata fumante
su cui ha spruzzato una generosa quantità di panna.
Come al solito ci sediamo sul divano, ci avvolgiamo nella
coperta patchwork e mentre la sua spalla mi fa da cuscino, io inizio a parlare.
E come sempre sono sincera.
Gli racconto tutto. Di quanto soffrissi nel mio corpo
cicciottello nell’adolescenza, quando venivo sempre presa in giro dai miei
compagni di scuola. Non ero realmente grassa, ma i ragazzi spesso sono cattivi.
Mi hanno sempre fatta sentire non all’altezza di essere presa nemmeno in
considerazione quando, da idioti quali erano, stilavano la famosa classifica
delle compagne di classe dalla più carina alla più brutta. Gli ultimi posti
erano sempre i miei.
Gli racconto degli anni di liceo passati in una classe di
sole femmine ad ascoltare le confidenze delle mie compagne che raccontavano di
come fosse stato bello uscire con Jack, di ballare la loro canzone preferita
con Kellan o di essere andate al cinema con Justin, mentre io non facevo che
innamorarmi da sola di ragazzi che non sapevano nemmeno che esistessi.
Gli racconto di quando scoprii il mondo della chat. Di
quando il virtuale mi permetteva di avere come ragazzo un’anima disperata
quanto me che stava dall’altro capo del paese il cui unico contatto era
rappresentato dai messaggi telefonici. Una volta mi ero realmente innamorata di
uno di loro. Si chiamava Michael e dalla foto che ancora conservo di lui era
stupendo. Mi imbarazza ammetterlo, ma le timide effusioni che ci siamo
scambiati via telefono per notti e notti sono state le più belle che io abbia
mai vissuto. Durò un mese e poi troncai la storia. Faceva troppo male.
Gli racconto del ragazzo che mi ha lasciata sola il giorno
dei miei diciotto anni. L’ho aspettato per ore e lui non è mai arrivato.
Gli racconto di David, di come l’ho conosciuto, di come dopo
sette mesi io mi sia resa conto di non essere realmente innamorata di lui ma di
aver tirato avanti per ben quattro anni, dicendomi che fosse del tutto normale
un affievolimento della passione con l’andar del tempo. Ci siamo lasciati di
comune accordo, ma scoprirlo con un’altra poche settimane dopo mi ha fatta
sentire come se non potessi più fidarmi di nessuno, dicendomi che se un ragazzo
che aveva passato con me quattro anni della sua esistenza era riuscito a
prendersi gioco di me, tutti gli altri non avrebbero avuto il minimo scrupolo a
fare anche di peggio.
E così è.
Da quando William mi ha riportato nel mondo ho provato a
dare un’altra chance agli uomini, ma dopo ben due volte passate a osservare il
telefono che non suona ho smesso di pensare che da qualche parte esista davvero
qualcuno che sia disposto a dimostrarmi che mi vuole. Qualcuno che mi stia
dietro e mi corteggi. Che mi faccia sentire desiderata prima ancora che amata.
Quando termino il mio racconto è già notte fonda, e se non
conoscessi bene William dal suo respiro lento e regolare potrei dire che si sia
addormentato. In realtà mi sta solo abbracciando e lisciando i miei capelli,
ascoltando senza mai interrompermi.
Lo sforzo di rovesciare per la prima volta tutto fuori mi
costa la gola, ormai secca e riarsa.
- ecco qua. Questo è tutto- concludo accettando il bicchiere
d’acqua che mi sta porgendo.
- beh… è una storia triste Sam, ma… capitano a tutti le
delusioni- dice cauto tornando a sprofondare sul divano e trascinandomi con sé
non appena poso il bicchiere sul tavolino.
- bella novità, Musterson. Quello che mi fa rabbia è che una
dovrebbe imparare! Mentre invece ci ricasco sempre-
- non puoi imparare ad essere quella che non sei, Sam.
Nessuno può-
- e allora a che serve sbagliare?-
- non è detto che tu abbia necessariamente sbagliato-
- se sono qui con te su questo divano, Will… mi sa che ho
davvero sbagliato tutto-
- innanzi tutto grazie per la considerazione. Davvero. Ma
quello che voglio dire è che tu non puoi essere diversa da te. Puoi smettere di
fare la superdonna, non sei obbligata a farlo-
- se non lo faccio soffrirò ancora-
- perché da stronza cinica hai ottenuto qualcosa?-
- ho accettato la realtà, Will-
- quale realtà?-
- che per me non c’è nessuno la fuori-
- tu puoi avere chiunque se ti decidi a levarti questo
scheletro dall’armadio che nascondi con tanta diligenza-
- si, come no-
- è così. Mi hai chiesto se ti trovo bella. Io ti trovo
bella, Sam. E molto. E tu? Tu ti vedi bella?-
I suoi occhi sono fissi su di me, il suo busto teso in
avanti. Sembra seriamente preoccupato e partecipe, il che mi fa sentire una
stupida. Mi sono sempre sentita una stupida a trattare l’argomento, conscia del
fatto che esistono cose più importanti.
- mi vedo insignificante- borbotto abbassando lo sguardo.
- e come pretendi che qualcuno ti trovi bella se tu per
prima non ti vedi per come sei?-
- io mi vedo per come sono, Will. Sono una stupida che
ricade sempre negli stessi errori, ecco come sono. Un’illusa-
- tu ti ostini a parlare di errori, Sam. Ma gli errori non
esistono. Tutto quello che hai fatto è solo una serie di avvenimenti. Di
eventi. Di fatti accaduti. Sei tu che vuoi dare loro un significato, ma in
realtà non dicono niente. Non puoi imparare niente dal tuo passato perché il
passato è muto. Non può insegnare. Sei come tutti gli altri Sam, un essere in
continua evoluzione che non riesce a comprendersi e quindi ad accettarsi. Se tu
vedessi quanto sei bella, sia fuori che dentro. Se tu accettassi che sei un
animo irrimediabilmente romantico e pieno di vita, se accettassi la tua
ipersensibilità e la tua più che giusta speranza di essere amata, allora
attenderesti con più serenità l’arrivo di quel qualcuno che è stato creato
apposta per combaciare con te. Sei tu per prima che non vuoi vederti in un
certo modo, Sam -
- e gli altri? Gli altri si sono tutti accettati?-
- chi si e chi no. Molti portano una maschera, ci hai mai
pensato?-
- io penso solo che vorrei tanto essere una ragazza con un
vestito rosso-
- un’altra delle tue teorie?-
- chiamala così, per me è solo la verità-
- e… cosa direbbe la verità?-
- che se porti un vestito rosso sei davvero sicura di te
stessa. I vestiti rossi attirano l’attenzione e chi riuscirebbe a sopportarla
se non qualcuno felice e sicuro di sé?-
- ci sono tanti altri colori, Sam-
- sarà. Ma io mi vedo bene solo con il nero-
- e allora io farò in modo che tu possa arrivare almeno fino
al giallo-
Dubito che ci riuscirà, ma conoscendolo nulla gli impedirà
di provarci.
Sam e Will
Cari lettori, salve. Se siete ancora qui dopo aver atteso il
capitolo tanto a lungo, grazie. Mi spiace di averci messo molto ma c’è un
perché. C’è molto di autobiografico in questa storia che è l’ultimo dei miei
sogni. Ciò comporta che io viva determinate cose perché le possa scrivere perché
è ciò che mi accade tutti i giorni a dettare l’andazzo di questa ff.
In più ho concluso il secondo capitolo di un’altra ff su
Robert Pattinson dal titolo “L’ultimo cavaliere” (trailer nel link) che è in
fase betaggio e di cui attendo di avere pronti un bel po’ di capitoli prima di
pubblicare. Sono già sotto a studiare per esami ed esoneri per l’uni. Questo è
l’anno più duro perché è l’ultimo e bisogna correre, per cui vi chiedo di
portare pazienza per i miei sporadici
aggiornamenti.
Questo capitolo lo dedico a una persona molto importante
della mia vita: Stefano.
È una specie di fratello per me. Il ragazzo della mia
migliore amica, compagno instancabile di risate e perfetto compagno di
disgrazie all’università. Quantificare il mio affetto per lui è impossibile. È
grazie a Stefano se è nato questo capitolo. In questi giorni sono stata come
Samantha e lui, come Will, mi è stato vicino assieme alla sua ragazza e mia
migliore amica. Il discorso finale di Will sono parole sue, miste a quelle di
uno strampalato prof di filosofia che ci ha aperto un mondo. Giuste o sbagliate
che siano, hanno avuto il potere di farmi stare meglio e già per questo gli
dico grazie.
Grazie Ste. Grazie per essere venuto con Fra a prendermi di
peso e farmi uscire e parlare anche quando vi avrei volentieri ucciso per
avermi strappato via dal fazzoletto e dalla coperta. Grazie. Prima o poi
smetterò di fare la superdonna e sarò solo io, o almeno ci proverò, te lo
prometto :)
Detto ciò mi auguro che la storia continui a piacervi e a
tenervi incollati quel tanto che basti a decidere di non abbandonarla.
Oggi vi metto anche il link della canzone ispiratrice del
capitolo “il peso della valigia” di Ligabue. Ascoltatela e forse riuscirete a
capire ancora meglio Sam e il suo rapporto con Will.
alice_cassedy
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Ciao carissima!!! Deve essere telepatia, perché anche oggi aggiorno
a pochi giorni dalla tua ultima recensione! Cmq, l’importante è che arrivi,
giusto???
Sono contenta che Will ti piaccia! La faccenda della spazzatura
purtroppo è una cosa che ormai per me è diventata una fissa. Non so da te
come funzioni, ma qua nella provincia di Torino siamo obbligati alla
differenziata e ogni condominio ha i suoi bidoni. In quello della carta non
si possono buttare sacchetti, sicchè è praticamente impossibile non sapere
cosa butti via un altro per quanto riguarda il cartaceo. XD
È stupido, lo so… però mi è venuto spontaneo pensare a Will che
sappia tutti i panini che mangia Sam osservando le scatole di cartone del
Mc!
Molto carino il blu della rec!!!!
In effetti così è meglio!
Un bacio grande!
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Foolfetta
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:) ciao Fetta! Il
capitolo precedente è stato una sorpresa anche per me a dire il vero. Il
personaggio di Will se ne va per gli affari suoi, tranne che il caso oggi
perché dietro di lui c’è una persona reale, come ho detto sopra.
In genere anche
io odio chi parla per aforismi, ma
stavolta ho pensato che potessero tornare utili alla sua causa di
autopromozione quindi… ho chiuso un occhio ;)
Scusa per averti fatto
attendere tanto, spero che i tempi di attesa man mano si riducano :)
Un bacio grande!
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dindy80
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Ciao Dindy
:).
Come avrai
capito, questo capitolo è una risposta esauriente alla recensione della one
shot che ho pubblicato un po’ di giorni fa. Mi ha fatto davvero commuovere
il tuo interessamento! Grazie mille! Ogni tanto mi prendono un pò questi
attacchi di tristezza e delusione ma poi passano.
Tornando
alla storia, si Will ha conquistato Samantha. Ma non nel modo romantico che
i primi capitoli facevano intuire giusto?
Ma sai che
sono un’amante dei lieti fini, quindi ovviamente prima o poi accadrà :)
Grazie
ancora per l’appoggio e l’affetto :) ho apprezzato tanto! Un abbraccio
forte forte!
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Enris
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Ciao Enris
:)
Contro
tutte le tue preoccupazioni la recensione ti era riuscita bene e ho capito
perfettamente cosa volevi dire :) quindi tranquilla! Nonostante la
stanchezza sei stata efficacissima!
Will è
saltato fuori come una personalità forte e credo che in questo capitolo si
sia dimostrato anche empatico e saggio.
cito da te: “Sam, invece, è più particolare come personaggio, oserei dire
complesso. Insomma è la classica persona misantropa -o quasi- piena di
pregiudizi, scontrosa ed egocentrica. Sì, in questo capitolo mi ha dato
questa impressione, considerando che la sua presunzione nel svergognare
Will si è rivelata sbagliata, eccome! Alla fine non è riuscita nel suo
intento, tutto il contrario, però non è detto che non possa trarre dei
vantaggi anche dalla consapevolezza di non avere sempre ragione. Per
esempio, Sam ha sbagliato impressione riguardo l'enigmatico vicino di casa,
ma ora si presenta l'occasione per conoscerlo meglio e soprattutto per
aprirsi sul mondo. Chiudersi così a riccio rappresenta soltanto un male, e
oggi Sam è stata 'schiaffeggiata' abbastanza dalla realtà”
Hai fatto
centro. Sam sono io. Non starò a negarlo e tranquilla non ho preso la
recensione come una critica personale perché so bene di essere
effettivamente così. Spero solo che questo capitolo abbia permesso di
entrare nel suo/mio mondo e capire di più il perché del suo/mio bisogno di
svergognare Will nel capitolo precedente.
Come ho
fatto dire a Will in questo chap, le delusioni capitano a tutti certo. Ma
sono delusioni e ferite che ci portano a proteggerci da ciò che ci fa male,
no? Sam preferisce l’attacco alla difesa ormai ed è completamente
sfiduciata perché vede le sue speranze e i suoi sogni andare in pezzi
ragazzo dopo ragazzo. Ora non le resta che risalire :)
Un bacio grande,
carissima!
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Gixi
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Addirittura
un film???? Cavolo!!!! Gixi!
Dici che
troverei qualcuno abbastanza pazzo da stendere un copione per questa
storia??? :)
Mah,
concediamo il beneficio del dubbio!
Sono
contenta che il capitolo ti sia piaciuto e soprattutto che tu lo abbia
trovato in qualche modo originale :)
Sam è
proprio Mandy Moore :)
Dopo
averla vista in “perché te lo dice mamma” mi sono convinta che solo lei
potesse essere la mia Sam!
Un bacio!
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romina75
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Romy tu
vuoi farmi piangere. Ammettilo. Non c’è niente di male, ma cavolo
ammettilo!!!!
Tu. Mi.
Vuoi. Far. Piangere!
*____*
“il bello
di te è che crei personaggi che stanno quasi antipatici, perché sono tutto
fuorchè perfetti, ma sanno redimersi e conquistarti.
è stato così con Ale, in certi momenti volevo ucciderla in altri avrei
voluto abbracciarla e ho idea che Sam sia così e che metterà alla prova la
nostra pazienza è un amore odio, forse perché in lei c'è un po' di tutte
noi che non vorremmo mai ammettere”
Cioè
capisci???? Per me è come se mi avessi dato il premio pulitzer!!!!!
Davvero! In ogni libro che leggo c’è sempre il momento in cui odio i
personaggi prima di tornare ad amarli profondamente! Bella ne è un esempio
perfetto! Poi i libri di Lara Adrian! Gabrielle e Tess le ho prese a
schiaffi mentalmente un sacco di volte! Se mi dici questo, mi fai essere
davvero orgogliosa del mio lavoro :)
Scommetto
che l’amicizia tra i due era l’ultima cosa che ti aspettavi vero??
Magari una
storia che nasceva piano piano, fatta di punzecchiate e simil cose… e
invece no! Sai che il lieto fine c’è, mi conosci ormai ma arriverà con
comodo… Will dovrà lavorare parecchio per darle fiducia in sé stessa e lei
dovrà imparare a viversi diversamente.
Cavolo mi
sembra di fare la lista propositi per l’anno nuovo attraverso Sam, ma non
importa. Spero che tu sia riuscita a capirla un po’ di più adesso :)
Un bacio
grande per te e uno enorme per il tuo cucciolo. Ma quanto è bello?????
*_____*
Da grande
diventerà un figaccione, me lo sento!
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JessikinaCullen
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Allora…
innanzitutto… sai che sei un’assassina???? Creare personaggi come Alex è un
attentato alla vita!
Si cara!
Ho iniziato travolgimi! A piccole dosi perché il mio povero cuoricino
spezzato non riesce a reggere troppo amore tutto insieme, ma sto andando
avanti e… Wow!!!! Davvero Wow!
Cioè….
Wow! Ok la pianto… ho idea che appena arriverò a mettermi al passo coi
capitoli ti troverai una recensione infinita che faràà perdere il conto dei
punti persio ad Erika, ma pazienza, spero la sopporterai XD
Tornando
alla sede della storia… immagino di aver spiazzato un po’. Amici e non
soggetti che si guardano con mire di tutt’altro genere forse non è proprio
ciò che tutti si aspettavano, ma la verità è che non vedevo Sam a dare
confidenza a uno sconosciuto che pensava di farle la corte dopo tutto
quello che ha passato. Ho pensato avesse bisogno di qualcuno che la capisse
prima ancora che l’amasse. Io ho vissuto sulla mia pelle quanto avere un
punto di vista maschile sui propri problemi di cuore sia essenziale. Loro
sanno sempre dirti dove sbagli. Forse è l’unica cosa che sanno fare gli
uomini quando sono amici veri.
E va beh…
vedremo un po’ come andranno le cose.
Un bacio
enorme!!!! *____* e se trovi Alex per favore… dagli il mio indirizzo!
Serve!!!!
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Angyr88
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Eccomi
qua. Abbiamo attaccato da poco il telefono ed eccomi di nuovo a rompere, lo
so. So, sopportami.
“mi piace
perchè sei tu che parli tramite lei,io lo so e basta. e quindi quando mi
ritrovo i suoi pensieri è come se ti stessi ascoltando al telefono mentre
mi racconti tutti i tuoi fatti e mi fa anche sorridere,la sam,come succede
nella realtà”
Sai anche
quello che ho scritto stasera. Anche se non l’ho forse mai detto
esplicitamente so che sai anche questo di me. Come hai detto tu, lo sai e
basta. A volte ho come l’impressione che le mie paure siano anche le tue.
Forse non tutte ma alcune di esse si. Lo so e basta.
Ti voglio
bene piccola So!!!!!!!
E vedi di
farmi venire un’idea geniale e altamente stupida per il prossimo capitolo
intesi?????? Questo era troppo serio!!!!!!!
Un bacio
gigantesco!!!!!!!!!!!
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