Non può piovere per sempre
Capitolo
13
Sospetti e
rivelazioni
Il retro di casa
Puddle dava su un
minuscolo orto incolto, in cui le erbacce regnavano sovrane. Quella
mattina la
neve caduta si stava già sciogliendo, e gelide gocce
d’acqua cadevano giù dalle
fronde di un abete.
Regulus si
soffermò più del necessario
a osservare il cortile, fingendo di non sapere perché suo
zio lo avesse voluto
trarre in disparte.
« Regulus
» esordì Alphard,
infatti. « Capisco se non vuoi farti sentire da Rachel, ma
ora è occupata,
quindi puoi parlare liberamente. Che cosa ti è successo
esattamente? A me puoi
dirlo »
Il ragazzo
sospirò. Sapeva che
Alphard avrebbe fatto delle domande, era naturale. In fondo, dopo tutto
quello
che aveva fatto per lui, gli sembrava ingiusto continuare a
mentirgli… ma non
poteva raccontargli degli Horcrux.
« Mi
dispiace, davvero, ma non ti
dirò niente. Lo so che non ti meriteresti di essere tenuto
all’oscuro di tutto,
ma è meglio così. Ho scoperto qualcosa di molto
importante e ti farei rischiare
troppo se te lo dicessi » rispose, risoluto.
Alphard non
poté nascondere le
delusione che provava.
« Io potrei
aiutarti ».
« Lascia
stare, per favore. Stai
già correndo troppi pericoli a causa mia ».
L’uomo
scosse la testa come per
minimizzare.
« Se ti
riferisci a Rodolphus,
sono stato attento. Conosco dei trucchi che lui nemmeno si immagina.
Non sarei
di certo venuto fin qui, se non fossi stati sicuro di averlo seminato
».
«
D’accordo, però non
sottovalutarlo. Tu non sai di cosa sono capaci, lui e Bellatrix. Non li
hai mai
visti in azione… »
Regulus
tremò impercettibilmente.
Poi guardò di nuovo lo zio e si sentì in dovere
di aggiungere: « Avrei dovuto
darti retta, quando cercavi di convincermi a non diventare un
Mangiamorte. Ero
così stupido che non mi rendevo conto di quello che
significava. Mi dispiace ».
« Regulus,
se continuerai a
scusarti, comincerò a dubitare della tua identità
» cercò di sdrammatizzare
Alphard, e Regulus in quel momento pensò, senza un motivo,
che in quelle
situazioni lo zio somigliava terribilmente a Sirius.
Alphard gli
posò una mano sulla
spalla.
« Forse non
è da un rinnegato che
vorresti sentirtelo dire, ma sappi che sono fiero di avere un nipote
come te ».
Regulus
riuscì addirittura a
sorridere, ma non disse altro, perché in quel momento furono
raggiunti da
Rachel e Kreacher.
« Ah, siete
qui. Vi ho cercati
dappertutto. Alphard, prendi, prima che mi torni la tentazione di
tenerla »
disse lei, porgendogli la Giratempo miracolosa.
Mentre Alphard la
riponeva al
sicuro, Kreacher si avvicinò a Regulus, e gli porse il
mantello che il ragazzo
di solito usava nei giorni più freddi dell’anno.
« Kreacher
ha portato questo per
il padroncino, così padron Regulus non prende freddo
» disse.
« Grazie,
Kreacher » rispose lui,
ma un attimo dopo si meravigliò, quando l’elfo
scoppiò in singhiozzi. « Cosa
gli prende? »
« Credo che
non si sia ancora abituato
all’idea che tu sia vivo e vegeto. Sinceramente non pensavo
che avesse il cuore
così tenero » commentò Alphard.
Kreacher gli lanciò un’occhiataccia.
« Ehm, su,
Kreacher, calmati… »
provò Regulus, imbarazzato, nel tentativo di consolarlo.
« Abbiamo ancora
bisogno di te. Sai cosa devi fare ».
L’elfo si
asciugò gli occhi, felice
come non mai al pensiero di obbedire ad un ordine del suo padrone. Poi
tese la
mano verso Alphard, bofonchiando qualcosa ed esibendo
un’espressione schifata,
e lo fece Smaterializzare con sé.
« Sei
proprio convinta che sia
una buona idea? » chiese Regulus alla ragazza, mentre
indossava il mantello.
Rachel infatti aveva
deciso di
abbandonare casa Puddle al più presto. All’inizio
aveva pensato di nascondere
Regulus lì, almeno fino a che non avessero parlato con
Silente, ma l’imprudenza
di Alphard nel presentarsi in quella casa la aveva convinta ad
andarsene il
prima possibile. Gli incantesimi di protezione c’erano, ma
lei non si sentiva
tranquilla: il solo ricordo dello sguardo di Lestrange bastava a farle
venire i
brividi.
Regulus naturalmente
era
d’accordo con lei, anche se la sistemazione che Rachel aveva
trovato non lo
entusiasmava più di tanto.
« Certo, a
casa mia sarai più al
sicuro » confermò lei, mentre si assicurava di non
aver lasciato tracce del
loro passaggio. Quando tuttavia notò la sua espressione
scettica, aggiunse: «
Stai tranquillo ».
« Sembra
facile. I tuoi mi
uccideranno » bofonchiò Regulus, abbattuto.
« Hai
affrontato un esercito di
Inferi. Questa dovrebbe essere una passeggiata al confronto ».
« Questa
è peggio invece ».
Rachel sorrise.
« Tuo zio
è andato prima di noi
proprio per calmare gli animi dei miei. Vedrai che andrà
tutto bene. Racconterà
loro soltanto quello che lui stesso sa, e cioè che abbiamo
usato una Giratempo
– naturalmente senza dire che abbiamo dovuto rubarla
– per provare a salvarti
la vita, mentre alcuni Mangiamorte ti cercavano per ucciderti. Questa
bugia non
ti rende per nulla giustizia, ma… »
« Tanto tuo
padre mi odierebbe
anche se uccidessi il Signore Oscuro in persona »
bofonchiò Regulus, depresso.
« Smettila
».
Attesero almeno un
quarto d’ora,
poi Kreacher si Materializzò di nuovo accanto a loro.
«
Com’è andata? » chiese Regulus,
titubante. Non era proprio sicuro di voler conoscere la risposta.
« Il padre
della signorina era un
po’ agitato » rispose l’elfo, «
ma la signora lo ha convinto a calmarsi ».
« Visto?
» fece Rachel. « Andiamo
».
Anche se aveva cercato
di
nasconderlo fino a quel momento, anche lei era molto nervosa.
Kreacher prese per
mano i due
ragazzi e li Smaterializzò direttamente nel salotto dei
Queen.
« Non
sarebbe stato più educato
bussare? » obiettò Regulus, notando con sollievo
che per il momento nella
stanza c’erano solo loro.
« Sarebbe
stato anche più
pericoloso. Possibile che ti preoccupi dell’etichetta anche
in una situazione
come questa? » rispose Rachel, mentre ascoltava dei passi
affrettati che si
avvicinavano e una voce che diceva:
« Sono
calmo, Diane, sono
calmissimo… Tu! »
Il tono con cui
Perseus aveva
pronunciato l’ultimo monosillabo era tutt’altro che
calmo, in realtà, e Regulus
avrebbe avuto una chiara idea di chi fosse il destinatario di
quell’esclamazione anche senza vedere il signor Queen entrare
in salotto e
fissarlo con gli occhi iniettati di sangue.
Regulus non sapeva
cosa dire, né
ebbe il tempo di pensare alcunché. Perseus lo raggiunse in
un attimo e lo
afferrò per il bavero senza troppi complimenti, mentre alle
sue spalle Diane e
Alphard cercavano di farlo tornare alla ragione.
Quanto a Rachel, era
indecisa se
salvare Regulus o lo stesso Perseus, dal momento che Kreacher fissava
l’uomo
con indignazione e rabbia.
«
Papà, smettila » disse,
cercando di non far avvicinare troppo l’elfo.
Perseus non era
paonazzo: il suo
volto era di un colore violaceo tendente al nero.
« E
così ti presenti a casa mia,
dopo tutto quello che hai combinato? » sibilò,
mentre Regulus cercava di non
apparire troppo spaventato.
« Mi
dispiace, davvero… » ammise.
« Vorrei ben
dire ».
« Perseus,
lascialo » intervenne
Diane. Aveva gli occhi arrossati e sembrava piuttosto scossa.
Il marito
obbedì, e Regulus si
massaggiò il collo, imbarazzato.
«
Io… io ti… » fece l’uomo,
senza
avere la più pallida idea di cosa dire.
Regulus tuttavia
abbassò lo
sguardo. Si era aspettato quella reazione, ed era anche convinto di
meritarsela, in realtà.
«
Papà, non cominciare. Lui ha
sbagliato, ma si è pentito e ha cercato di rimediare. Non
merita di essere
trattato così » intervenne Rachel con tanto impeto
che Perseus tacque.
« E
ricordati che mi ha salvato
la vita quando i Mangiamorte hanno attaccato il San Mungo »
intervenne Diane.
Perseus di colpo
sembrò meno
astioso nei confronti di Regulus, anche se era evidente che piuttosto
che
ammetterlo si sarebbe fatto uccidere.
Diane lo
superò per raggiungere
Regulus, il quale non sapeva bene come comportarsi. Non pensava che
Rachel le
avesse detto che il misterioso Mangiamorte che la aveva salvata fosse
proprio
lui.
« Grazie
» disse la donna,
commossa.
« Non mi
deve ringraz- »
Regulus si
bloccò di colpo,
perché Diane aveva fatto una cosa che lo
paralizzò: lo aveva abbracciato.
Lui
arrossì: non si era mai
sentito così imbarazzato in vita sua. Quando, rigido come
uno stoccafisso,
cercò con lo sguardo l’aiuto di Rachel,
scoprì con rammarico che la ragazza
ridacchiava tra sé.
« Mamma,
basta così » intervenne
lei alla fine, quando iniziò a provare pena per lui.
« Regulus non è abituato
».
« Perdonami
» fece la donna, staccandosi.
« Mi sono fatta prendere dall’entusiasmo. Ti vedo
sciupato: vado a farti
preparare qualcosa. Tu intanto accomodati ».
Era così
premurosa che Regulus si
sentiva ancora più in colpa: la sua morte apparente aveva
sconvolto la vita di
Rachel, ma doveva aver avuto grandi ripercussioni anche sulla sua
famiglia.
« La
prossima volta » concluse
Perseus, rivolgendosi ad un imbarazzato Alphard, « voglio
sapere quello che tu
e mia figlia progettate prima che succeda, e non a fatti compiuti. Non
mi
piacciono le sorprese ».
« Lo so, non
si ripeterà più »
disse Alphard, scambiando un’occhiata eloquente con Rachel:
se Perseus avesse
saputo i rischi che avevano corso non si sarebbe controllato
così tanto.
Rachel
tornò a guardare Regulus,
ma lui stava fissando La Gazzetta del Profeta con una strana
espressione.
« Il
Ministro della Magia è
morto? » esclamò, dopo aver letto il titolo.
«
Già, è stato ammazzato ieri
notte » confermò Perseus, senza rinunciare al suo
tono irritato. « E pensare
che aveva la scorta: è morta anche quella…
»
Rachel
balzò in piedi,
improvvisamente agitata.
« Devo
andare al quartier
generale » sussurrò a Regulus, a bassa voce per
non farsi sentire da Alphard. «
È strano. Quasi nessuno sapeva dove lo avevano nascosto.
Solo alcuni Auror e
noi dell’Ordine ».
Regulus sembrava
altrettanto
preoccupato.
« Allora
stai attenta ».
«
Tranquillo. Già che ci sono,
spero di incontrare anche Silente… e a proposito »
disse Rachel, guardandolo
con una certa esitazione. « Se c’è
Sirius… mi sento in dovere di dirgli che sei
vivo ».
Regulus non la
guardò ma le fece
capire che fosse libera di decidere.
« Non
parlarne con nessun altro,
però… Se solo voi sapevate dov’era
Boot, tra di voi potrebbe nascondersi una
spia ».
« Rachel!
Per la barba di
Merlino, che fine avevi fatto? Stavo iniziando a preoccuparmi!
»
L’esclamazione
di Emmeline fu la
prima cosa che Rachel sentì quando mise piede in casa di
Dedalus, subito
seguita da altre voci concitate che discutevano tra di loro.
« Scusami,
sono stata… impegnata
» rispose, cercando di sembrare abbastanza naturale.
« Silente non c’è? »
« No, lui e
Dorcas sono ad una
riunione del Wizengamot. Stanno decidendo cosa fare adesso. Bisogna
nominare un
nuovo Ministro il prima possibile, altrimenti nella comunità
magica scoppierà
il caos ».
« Quindi
immagino che tra Crouch
e la Bagnold
sia ormai scontro aperto » commentò Rachel.
«
Già… Silente naturalmente
sostiene la Bagnold,
ma sono talmente equilibrati che, comunque vada, quasi la
metà della comunità
magica non sarà soddisfatta ».
« La mia
famiglia ha sempre
appoggiato lei, ma penso che a questo punto non sia così
importante chi vinca.
Quel che conta è che non salga al potere qualcuno
controllato da Voldemort ».
Rachel interruppe il
discorso e guardò
il gruppo di persone che discutevano animatamente intorno al tavolo.
« Dai,
è ridicolo pensare una
cosa del genere » stava dicendo Gideon, cercando di calmare
gli animi.
« Non
è ridicolo » ribatté
Malocchio, severo. « Solo noi dell’Ordine sapevamo
dove si era nascosto Boot,
oltre ai due Auror uccisi insieme a lui. Questo significa che qualcuno
di noi
ha parlato troppo ».
« Non
penserai che tra di noi ci
sia una spia dei Mangiamorte! » scattò Frank,
indignato.
« Non lo so.
Ma di certo qualcuno
di noi ha lasciato trapelare qualche informazione. Non lo
avrà fatto
volontariamente, ma lo ha fatto » decretò Moody, e
di colpo l’atmosfera cambiò.
Adesso tutti si
guardavano con
circospezione, alcuni addirittura con sospetto.
«
Bè, ecco… » intervenne Hagrid,
arrossendo sotto la folta barba nera e agitando le enormi mani.
« Io a volte
parlo un po’ troppo però… vi giuro che
stavolta non ho detto niente! Altrimenti
me lo ricordavo, davvero… »
«
Tranquillo, Hagrid » lo
rassicurò Lily. « Sappiamo che sei una persona
fidata ».
« Non hai
bevuto, ultimamente,
vero? » intervenne tuttavia Remus.
« No! Ne
sono sicuro! »
Nessun altro
parlò.
Rachel si
sentì invadere
dall’agitazione. Anche Regulus aveva subito pensato a quella
possibilità, ma
lei non riusciva a capire chi mai avrebbe potuto fare una cosa del
genere. Le
sembravano tutti schierati con convinzione contro Voldemort.
Ci furono alcuni
interminabili
minuti di silenzio teso e nervoso, ma poi James parlò:
« Ma che
assurdità! Forse quei
due Auror avevano detto a qualcun altro dove si trovava Boot. Non ci
credo che
il colpevole sia uno di noi ».
« Tu ti fidi
troppo, Potter »
rispose Moody.
« Non
possiamo escludere a priori
l’ipotesi che sia stato qualcuno dell’Ordine, ma
dobbiamo pensare che potrebbe
essere stato davvero qualche Auror » intervenne Edgar Bones,
cercando di farli
ragionare.
«
Convincerò Barty a fare delle
indagini interne al Dipartimento » disse Frank. «
Quanto a noi, credo che la
cosa migliore sia parlarne con Silente. Siamo tutti agitati e
rischieremmo di diventare
paranoici ».
« Sono
d’accordo » dissero molti.
« Ben detto ».
« Albus non
si libererà prima di
questa sera, quindi ci rivedremo tutti qui dopo cena per discutere
della
situazione » disse Malocchio, scrutando con attenzione i
presenti attraverso il
suo occhio magico. « Nel frattempo andate, ma cercate di
tornare per tempo,
tutti quanti ».
Il gruppo si sciolse
senza
fretta. Molti ancora mormoravano tra di loro, preoccupati e afflitti.
Rachel
sospirò. Ci mancava solo
quella. Ora sarebbe stato più complicato parlare a Silente
di Regulus. Di
sicuro quella sera non sarebbe riuscita ad ottenere un colloquio con il
Preside, quindi pensò che nel frattempo avrebbe potuto
palare con Sirius, il
quale però stava conversando animatamente con James, Remus e
Lily.
Rachel si era appena
appostata in
un angolo in attesa che lui finisse di parlare, quando Emmeline la
afferrò per
il polso, guardando verso qualcuno alla loro destra.
« Qualche
problema, Minus? Perché
non esprimi ad alta voce i tuoi sospetti, invece di parlar male alle
spalle? »
sbottò la ragazza, con un tono irritato che raramente aveva
assunto.
Minus
sobbalzò, imbarazzato,
allontanandosi da Sturgis Podmore, al quale aveva appena finito di
sussurrare
qualcosa.
« N-non ho
detto niente… »
balbettò, arrossendo.
« Ti ho
sentito. Abbi il coraggio
di dirlo in faccia » ribatté Emmeline.
Quello si
guardò intorno,
terrorizzato: molti si erano voltati verso di loro.
« Non
è nulla, solo una cosa di
poca importanza, vero? » fece, cercando con lo sguardo
l’assenso di Sturgis, il
quale però guardava Emmeline con inquietudine.
« Pensi che
sia una stupida?
Avanti, dillo » insisté lei, ignorando
l’occhiata perplessa di Rachel.
«
Bè » fece Peter allora, con la
voce più stridula del solito, i pugni tremanti e
un’espressione ansiosa dipinta
sul volto. « Non sono l’unico ad aver pensato che
non fosse prudente permettere
a lei di entrare
nell’Ordine! »
Rachel
percepì all’improvviso gli
sguardi di tutti addosso e si sentì invadere da una rabbia
incontrollata. In
quel momento avrebbe voluto ridurre Minus in poltiglia.
« Ah,
è così? » sbottò, furiosa.
« Pensi che io sia una spia? E allora provalo ».
«
Peter… » sospirò Lupin,
passandosi una mano sugli occhi.
Minus divenne ancora
più
paonazzo.
«
Bè… lo sanno tutti che a scuola
frequentavi un sacco di Mangiamorte » esclamò.
Se Gideon non fosse
intervenuto
per fermarle la mano, Rachel avrebbe già estratto la
bacchetta e Schiantato
Minus senza ulteriori indugi. Il sangue le pulsava nelle tempie e le
mani le
tremavano per la rabbia e l’ingiustizia.
Non era affatto vero
quel che
Minus aveva detto. L’unico Mangiamorte con cui aveva legato
era Regulus, che
poi si era pentito. Quanto a Piton, non erano mai stati amici nel vero
senso
della parola. Andavano abbastanza d’accordo e lui a volte la
aiutava con i
compiti; si frequentavano come normali compagni di Casa, ma succedeva
ai tempi
in cui lui era amico di Lily e quindi Rachel non pensava che sarebbe
diventato
un Mangiamorte.
Per questo
quell’accusa le faceva
rodere le viscere. Come poteva quel ragazzino insulso accusarla di
collaborare
con Voldemort, quello che sarebbe stato il responsabile della morte di
Regulus?
« Basta,
smettetela! » intervenne
Alice, rivolta sia a Minus sia a Rachel, che sembrava intenzionata a
strozzarlo
a mani nude. « Non capite che è proprio questo che
Voldemort ha in mente? Vuole
metterci l’uno contro l’altro. Da soli siamo molto
più deboli. Non possiamo
permettergli di averla vinta ».
«
Sì, infatti, signori, diamoci
tutti una calmata » intervenne Fabian, con un tono vivace.
« Immaginate che
mentre noi litighiamo c’è Voldemort che gongola e
ridacchia sotto il naso che
non ha ».
« Esatto
» confermò Hagrid. «
Quello che posso dire è che Rachel è sempre stata
brava… a me non mi ha mai
trattato male, anche se sono un… Mezzogigante, ecco
».
Rachel gli
lanciò un’occhiata
riconoscente.
« Insomma,
Minus, hai perso
un’occasione per tacere » concluse Emmeline, ancora
arrabbiata.
Quello
arrossì e bofonchiò
qualche scusa affrettata, ma Rachel non gli diede retta. Aveva cose
molto più
importanti di lui a cui pensare.
« Grazie
» disse a Emmeline,
mentre si allontanavano.
« Ma
figurati » ribatté lei. «
Minus non sa nemmeno come si usa il cervello. Non dargli ascolto. La
maggior
parte di noi si fida di te ».
« Se lo dici
tu… ».
Rachel
guardò Sturgis, il quale
si era accostato a loro con aria imbarazzata. Emmeline fece lo stesso.
«
Ehm… volevo dirvi che mi
dispiace… io non sono d’accordo con quello che ha
detto Peter » bofonchiò lui,
fissandosi la punta delle scarpe.
Rachel si rese conto
in quel
momento che Sturgis non parlava molto spesso, e che di solito se ne
stava
sempre sulle sue, quindi rimase sorpresa di quell’iniziativa.
« Ma
figurati, non ce l’abbiamo
mica con te » rispose distrattamente Emmeline, dando
un’occhiata all’orario. «
Devo andare all’esercitazione. Ci vediamo stasera »
aggiunse, rivolgendosi a
Rachel.
Quando Emmeline fu
uscita, Rachel
rimase un attimo ferma a riflettere. Anche se le accuse di Minus
continuavano
ancora a risuonarle nella mente, si impose di ignorarle.
« Posso
parlarti? » chiese a
Sirius, con un tono suo malgrado poco cordiale e decisamente scorbutico.
Lui la
guardò e tacque, come per
indurla a proseguire.
« In privato
» aggiunse lei.
«
D’accordo ».
Sirius la
seguì. Mentre Rachel lo
conduceva fuori dal salotto, lui disse:
« Senti,
Peter ha esagerato, ma
non sa quello che dice. È solo spaventato ».
« Quello che
dice il tuo amico
sinceramente mi scivola addosso » mentì lei,
facendolo entrare in cucina e
chiudendosi la porta alle spalle.
Sirius sembrava quasi
allarmato da
tutta quella segretezza.
« Che
succede? »
Rachel si morse il
labbro,
torturandosi le dita a vicenda. Non aveva la più pallida
idea di come dirglielo.
« Forse
è meglio se ti siedi »
provò a temporeggiare, cercando di mettersi nei suoi panni e
immaginare il modo
meno traumatico per dirglielo. Ma si rese conto che non esisteva.
« Mi stai
facendo venire l’ansia.
È qualcosa di grave? »
« No,
anzi… Però è una cosa che
non ti aspetteresti. Prometti che non lo dirai a nessuno, almeno per il
momento
».
Sirius si
passò una mano tra i
capelli, sconcertato.
«
D’accordo, però dimmelo ».
Rachel non era sicura
di aver
scelto il modo migliore per comunicargli la notizia, ma preferiva
essere
rapida, senza adoperare troppi giri di parole.
« Regulus
non è morto » buttò lì.
Seguì un
silenzio di tomba.
Probabilmente lo aveva
detto così
in fretta che Sirius non era riuscito ad assimilare subito
l’informazione. La
fissava con un’espressione in apparenza impassibile, ma non
muoveva un muscolo
e sembrava aver smesso di respirare. Improvvisamente sbiancò.
«
È uno scherzo, vero? » mormorò
con la voce roca.
« Pensi che
io possa scherzare su
una cosa del genere? » ribatté Rachel, cercando di
capire come lui stesse
prendendo la rivelazione. « Non posso spiegarti
com’è stato possibile adesso:
sarebbe troppo lungo da raccontare, e non mi staresti nemmeno a
sentire. Ma è
così. Regulus è vivo ».
Sirius rimase ancora
in silenzio,
fissando con sguardo vacuo rivolto verso il basso, come se il pavimento
potesse
suggerirgli cosa fare.
«
Io… non… come…? »
Stava pronunciando
parole
sconnesse, senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
Rachel non
poteva biasimarlo: se i loro ruoli fossero stati invertiti,
probabilmente
sarebbe impazzita. Ora non sapeva cosa dire per calmarlo.
Sirius si teneva la
testa tra le
mani, come se gli facesse male. Improvvisamente si alzò in
piedi, barcollando.
«
Perché lo so soltanto adesso? È
passato più di un mese! »
« Nemmeno io
lo sapevo prima, ma
c’è una spiegazione anche a questo…
Sirius, vuoi un po’ d’acqua e zucchero? Sei
pallidissimo ».
« Sto bene
» sbottò lui,
voltandole le spalle. Non riusciva a controllare il tremore che lo
percorreva
dalla testa ai piedi.
Rachel non
insisté, immaginando
cosa dovesse provare in quel momento. Aveva trascorso le ultime
settimane nel
tentativo disperato di non pensare alla morte del fratello, per poi
scoprire
che non era successo. Non si sarebbe stupita se Sirius avesse avuto una
sorta
di rifiuto mentale e se avesse preferito continuare a credere che
Regulus fosse
morto piuttosto che affrontare quel nuovo shock. Sarebbe stato come se
il
terreno che si era faticosamente costruito sotto i piedi franasse di
nuovo e senza preavviso.
Rachel
afferrò un pezzo di
pergamena e vi scrisse qualcosa dietro; poi glielo porse.
« Questo
è il mio indirizzo. Se
vuoi incontrarlo… » esordì, esitante,
ma lui la interruppe.
«
No… non ora. Voglio stare solo…
»
Sirius aveva lo
sguardo fisso. Non
riusciva a capacitarsi di quanto era successo.
Rachel non
insisté nemmeno quella
volta, ma si assicurò che lui prendesse il pezzo di
pergamena.
« Quando te
la sentirai, fammelo
sapere ».
«
Sì » rispose lui
distrattamente. Era probabile che non la avesse nemmeno ascoltata.
« Di’ agli
altri che sono tornato a casa perché non mi sento bene
» aggiunse, con la
fronte corrugata e gli occhi che fissavano un punto indefinito fuori
dalla
finestra.
Rachel lo
seguì con lo sguardo
mentre lui usciva dalla casa senza salutare nessuno, e si rese conto
che
convincere i due fratelli a superare l’imbarazzo e il muro di
verità mai
confessate sarebbe stato più difficile del previsto.
Quella sera stessa,
Albus Silente
si presentò al quartier generale dell’Ordine della
Fenice. Il fatto che anche
la professoressa McGranitt avesse abbandonato Hogwarts per quella sera
bastava
a rendere l’idea della gravità della situazione.
« Il nuovo
Ministro sarà nominato
entro questo mese, anche se ufficialmente il suo mandato
inizierà a gennaio, ma
non è questo che ci interessa al momento » disse
il vecchio Preside, rivolto
alle persone riunite nel salotto. « Malocchio mi ha parlato
dei sospetti che
cominciate ad avere, quindi è meglio mettere subito le cose
in chiaro ».
Rachel non
poté fare a meno di
pensare di non aver mai notato quel lato pratico di Silente e si rese
conto del
perché tutti gli altri fossero convinti che Voldemort lo
temesse più di ogni
altro.
« Io non
credo che tra noi ci sia
un traditore » affermò Silente, ignorando lo
sbuffo scettico di Moody. «
Sappiamo che i Mangiamorte ci danno la caccia. Alcuni di loro
potrebbero averci
spiati mentre trasportavamo Algernon Boot in un posto che credevamo
sicuro. Con
questo non sto criticando l’operato di Alastor. So che
è sempre attentissimo,
ma purtroppo le precauzioni non sono mai abbastanza ».
« Pochi
giorni fa, Rookwood è
stato visto parlare con Lestrange » intervenne Dorcas,
ricordando quello che
Rachel le aveva riferito. « Non potrebbe essere stato lui?
»
« Non vedo
il motivo per cui un
Indicibile dovesse sapere i dettagli di un piano di cui erano a
conoscenza solo
pochi Auror all’interno del Ministero » rispose
Silente. « La mia opinione è
che dovremo essere ancora più attenti. È un
momento delicato. Voldemort
approfitterà dell’assenza di un Ministro per
spadroneggiare. Ora più che mai
dobbiamo restare uniti. E ricordo a tutti voi che chiunque di voi un
giorno
avesse bisogno di aiuto, non dovrà vergognarsi a chiederlo
».
L’ultima
frase lasciò Rachel un
po’ di stucco. Sembrava quasi che Silente avesse voluto
lanciare un
avvertimento. Possibile che avesse rifiutato l’idea della
spia solo per non
farli agitare?
La riunione era
finita, ma nessuno
sembrava intenzionato ad andarsene. Discutevano tutti tra di loro. A
quanto
pareva, i tentativi di rassicurazione di Silente non avevano convinto
proprio
tutti.
Il Preside, dopo aver
salutato
molti e aver chiesto come stessero, si avviò verso
l’uscita.
Rachel lo
seguì quasi di corsa.
«
Professore! »
Lui si
voltò, sorpreso.
«
Sì? »
« Mi
dispiace, so che è tardi, ma
le devo parlare con urgenza. Anzi, in realtà è
un’altra persona che dovrebbe
parlarle… le dispiace passare a casa mia? Le assicuro che
è importante ».
Silente sembrava
sorpreso ma non
chiese ulteriori spiegazioni.
« Certo
» rispose.
Rachel ne fu sollevata. Era certa
che, con l’aiuto di Silente, presto la faccenda
dell’Horcrux si sarebbe
sistemata. Non immaginava che quello sarebbe stato solo
l’inizio.
*Angolo
autrice*
Dopo
aver pubblicato tante altre storie, eccomi di ritorno con quella che
considero la principale! <3
Nell'Ordine
della Fenice cominciano i primi inevitabili sospetti, purtroppo. Del
resto Sirius nel terzo libro dice che Peter passava informazioni a
Voldemort già un anno prima dell'ottobre 1981. Peter non
è stupido, secondo me era molto subdolo e sono anche
convinta che abbia contruibuito a indurre Sirius a sospettare di Remus
e viceversa, magari facendo insinuazioni molto vaghe. Anche qui ha
cercato di sviare i sospetti da sé, anche se questa volta
gli è andata male! XD
Per
vedere l'incontro tra Regulus e Sirius dovrete aspettare il prossimo
capitolo. Lo sto finendo di scrivere proprio in questi giorni. Lo so,
sono in ritardo mostruoso, e temo che gli aggiornamenti seguenti
potrebbero essere ritardati di un po' ç_ç
Purtroppo
in questo periodo non ho neanche il tempo di andare a fare lo shopping
di Natale per mezzo pomeriggio.
Comunque,
credo che per il prossimo capitolo non ci siano problemi: dovrebbe
essere il 18 dicembre,
salvo complicazioni del tipo invasione aliena sulla Terra, allora
potrebbe slittare. Per quello dopo ancora vi farò sapere! ^^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!!
Giulia
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