Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 3
Lord Rhadamanthys prese un lungo sorso dalla tazza. E non storse il
naso solo perché la situazione era già delicata
di suo.
Ci mancava solo un commento poco educato sulla pessima
qualità
del tè che gli avevano servito ed era ragionevolmente certo
che
Saga di Gemini avrebbe ingaggiato con lui, senza altri pensieri, una
battaglia dei mille giorni. (Perché - checché
Kanon ne
dicesse – aveva già avuto un pareggio
nell'affrontare
l'altro Gemini, e contro Saga era quasi completamente sicuro di poter
ottenere il medesimo risultato.)
Il Gold Saint, dal canto suo, era totalmente concentrato sull'ospite
che aveva in casa, seduto su uno dei divani blu del salotto. Era
talmente preso nel fissarlo con ostilità che non stava
prestando
attenzione ad altro. E per questo si era praticamente ustionato la
lingua con il caffè bollente, buttato giù senza
nemmeno
soffiarci sopra un attimo. Ma non l'avrebbe mai dato a vedere che
dentro di sé stava imprecando contro mezzo Olimpo.
Se in seguito all'oltraggioso
comportamento dello spectre era riuscito a trattenersi dal
prenderlo a Galaxian
Explosion
sulle gengive era stato solamente perché prima di poter
agire
concretamente Aiolos era comparso dalle scalinate della Quarta casa. Si
stava dirigendo all'Arena per il suo consueto l'allenamento quotidiano,
e come tutti i giorni era passato a salutare il suo più caro
amico. L'ira funesta di Saga era svanita in un attimo, come una bolla
di sapone. E se anche Aiolos dapprima aveva rivolto a Rhadamanthys
un'occhiata vagamente preoccupata, alla fine aveva sorriso, dando una
pacca sulla spalla a Saga, e donandogli una delle sue luminose
espressioni di incoraggiamento. Aveva poi salutato con un
più
che rispettoso cenno del capo il Generale e si era ritirato. Saga non
aveva potuto fare altro che condurre meccanicamente l'ospite
all'interno della Terza Casa.
Purtroppo però l'effetto benefico della presenza di Aiolos
era
svanito troppo in fretta e in breve nella stanza dove i due si erano
sistemati era scesa una delle atmosfere più pesanti che
entrambi
i guerrieri avessero mai avuto l'occasione di sperimentare.
Saga fissava malevolmente sospettoso Rhadamanthys. Rhadamanthys cercava
di apparire tranquillo e serafico, ma il suo nobile monosopracciglio
non poteva non corrugarsi istintivamente ogni volta in cui doveva
sorbire un altro sorso di quel tremendo tè che stava
bevendo. O
quando intravedeva qualche cosa palesemente discutibile nell'arredo.
Senza naturalmente contare il dover sopportare stoicamente le
occhiatacce fiammeggiati di Saga. Anche se la cosa peggiore da
sopportare era di sicuro il tè.
“Kanon ha intenzione di presentarsi?”
domandò infine
Rhadamanthys, posando con eleganza la tazza sul piattino. Non voleva
darla vinta ad un Gold Saint interrompendo per primo quella specie di
infantile gara del silenzio, ma quel tè si era dimostrato
ben
più forte di lui. Aveva dovuto arrendersi.
“È quello che vorrei sapere anche io. Aveva detto
che ti avrebbe accompagnato dall'Inghilterra.”
Un altro contrarsi nervoso del monosopracciglio.
“A me invece aveva detto dato appuntamento ad Atene. Ore fa.”
Saga chiuse gli occhi, e con lentezza esasperata prese a massaggiarsi
le tempie, ruotando le dita in ampi cerchi sulla fronte.
Tipico di Kanon. L'avrebbe strozzato. Altro che Capo Sounion. Questa
volta sarebbe andato sul sicuro e l'avrebbe strangolato a morte con le
sue stesse mani. Perché gli era capitato un fratello
così
dannatamente pestifero?
“Immagino che a questo punto non abbia proprio intenzione di
farsi vedere” Rhadamanthys rimarcò l'evidenza. Lo
disse
tanto per dire qualcosa e per dare così la
possibilità
all'altro di riprendere l'uso della parola.
“Per la sua incolumità, spero non si faccia
rivedere, o è la volta buona che ce lo faccio restare davvero in fondo al
mare” sibilò Saga.
Rhadamanthys si espresse in uno sbuffo divertito. Per quanta scena
potesse fare, lo Spectre era sicuro che quella fosse solo una ampia
esagerazione, e che Saga non avrebbe mai attuato sul serio le minacce
di morte nei confronti del fratello. Ah, i greci e il loro amore per la
tragedia!
Ma Saga captò il timbro ironico di quello sbuffo e non si
tirò indietro dal lanciare l'ennesima occhiata di disprezzo
verso l'ospite.
“Sei consapevole che è solo colpa tua?”
“Cosa, di grazia?”
“Tutto!” e Saga fece un ampio gesto con le braccia,
ad
abbracciare quel -tutto- che il suo salotto sembrava racchiudere.
“Temo di non capire.”
Saga gli puntò l'indice contro il naso.
“Hai circuito mio fratello!”
Rhadamanthys questa volta non ce la fece a mantenere il suo severo
contegno e scoppiò in una sonora risata. Questo naturalmente
non
fece che irritare ancora di più Saga, ma lo Spectre non
poteva
fare a meno di ridere sentitamente.
“Non per infrangere l'idea del fratello virtuoso che credi di
avere, Saga di Gemini, ma Kanon non è una verginella. Sa
quello
che sta facendo. E non l'ho certo circuito io.”
“Come ti permetti?!”
“Sei libero di credere quello che più ti
aggrada…” proclamò Rhadamanthys,
accavallando le
gambe e puntando lo sguardo rapace su Saga: era intrigante vedere quel
volto così familiare stravolto da una rabbia così
inusuale “… ma Kanon è libero di fare
quello che
vuole. E di frequentare chi
vuole.”
“Che avesse dei gusti balordi e idee anche peggio lo sapevo
già da tempo! Non per questo può sentirsi
autorizzato a
fare delle scelte così palesemente sbagliate!”
“Mpf! Hai intenzione di tenerlo segregato in questa casa per
sempre? Credevo fossero le madri ad avere la sindrome del nido
vuoto!”
“Bada a come parli, Spectre!”
“Altrimenti?!”
Due potenti cosmi si stavano levando. Erano entrambi maestosi, e
fiammeggianti. Stava per scoppiare il finimondo. Il peggio stava
per…
“Permesso?”
Una voce metallica e leggermente gracchiante aveva sovrastato il rombo
del cosmo dei due guerrieri, ed entrambi si erano voltati verso il
fondo della casa dei Gemelli. Appoggiato sullo stipite della porta, con
uno dei suoi soliti ghigni poco rassicuranti, stava DeathMask. Si mosse
deciso, mani in tasca ed espressione spavalda, anche se l'andatura
leggermente contratta lasciava trasparire un vago nervosismo. Si
avvicinò al centro del Tempio e dopo aver salutato
scherzosamente Saga si lasciò cadere divano al fianco del
collega.
“DeathMask?”
“Sì?”
“Che diavolo ci fai qua?!”
“Oh, passavo di qui, e pensavo di fare un saluto.”
“…”
“…”
“Ho ospiti…”
“Ah, lo so bene!” sghignazzò Cancer
“Vi si sentiva bisticciare anche da casa mia.”
“E allora perché sei qui?”
“Non certo perché mi andava!”
borbottò
DeathMask. In realtà era stato Shion a chiedergli
– ad ordinargli
– di stare pronto ad intervenire nel caso l'incontro con
Rhadamanthys fosse degenerato. E di evitare quanto più
possibile
di arrivare allo scontro diretto. Certo, chiedere a DeathMask di Cancer
di fare da paciere perché non scoppiasse una battaglia non
sembrava essere una scelta molto azzeccata, ma il risultato era stato
adeguato. La sua inaspettata e improvvisa comparsa aveva smontato
immediatamente gli animi belligeranti.
“Allora, Boss, ti serve una mano per ricacciare il bastardo
da
dove è venuto?” chiese scherzando DeathMask. Per
quanto
potesse scherzare uno che era stato preso a calci da Rhadamanthys, sia
ben chiaro. La cosa gli bruciava ancora parecchio, e se Saga gli avesse
teso anche la più piccola traccia di consenso DeathMask
l'avrebbe afferrata al volo. Aveva già puntato con occhi di
brace lo Spectre infingardo.
Ma per quanto l'idea si prospettasse allettante, Saga aveva
già ripreso il controllo. Si limitò a sospirare.
“Non dire idiozie. È un ospite, e gli ospiti vanno
trattati bene.”
“Se lo dici tu, Boss…”
“E per l'amor di Athena, smettila di chiamarmi
Boss!”
DeathMask scoppiò a ridere. Con un colpo di reni si rimise
in
piedi e si diresse da dove erano arrivato. Se ne andò
fischiettando, dopo aver ribadito un: “Se cambi idea sai dove
trovarmi!”
Si fermò solo un attimo, prima di uscire, per rivolgere
un'ultima parola tagliente a Rhadamanthys: “Immagino tu
l'abbia
capito: non sei il benvenuto qui. Per quello che mi frega puoi
sbatterti chi ti pare” DeathMask ignorò l'occhiata
fulminante di Saga “… ma fossi in te eviterei di
fare gite
qui al Santuario. La prossima volta potrei anche dimenticarmi di
venire quaggiù a fermare lo psicopatico
lì.” Il ghigno si allargò tetramente.
Rhadamanthys assottigliò lo sguardo, ma lasciò
che le labbra si increspassero in un sorriso affilato.
“Se la cosa ti tranquillizza, Gold Saint, sappi pure che non
intendo certo fermarmi qui più del necessario. È
un
ambiente ben poco salutare qui!”
DeathMask scoppiò di nuovo a ridere, e dopo quest'ultima
uscita
si eclissò definitivamente. Saga e Rhadamanthys erano di
nuovo
soli.
“Spero che tu abbia davvero intenzione di non farti
più vedere da queste parti.”
“Hai la mia parola.”
“Parola di Spectre?”
“Parola di Generale. O di Lord, come preferisci”
avesse
avuto a disposizione una bevanda più decente avrebbe
sottolineato la sua solennità sorbendo con eleganza un sorso
di
tè.
I due si squadrarono ancora un momento, prima che Rhadamanthys si
rimettesse in piedi. Stirò con il palmo della mano le pieghe
sulle maniche della giacca di tweed e ne sistemò il colletto.
Poi ritornò a fissare intensamente Saga.
“Questo naturalmente non significa che non intendo rivedere
Kanon, sia chiaro.”
Saga lo guardò come si guarda uno scarafaggio alto mezzo
metro.
Ma per quanto la cosa lo lacerasse dentro, sapeva bene di non poter
certo vietare a Kanon di fare quello che voleva. A meno di rinchiuderlo
di nuovo,
ormai non era più un bambino. E per quando il più
delle
volte gli apparisse molto, molto idiota, generalmente suo fratello
sapeva bene quello a cui andava incontro quando decideva di percorrere
una determinata strada. Ma questo di certo non sarebbe stata una
ragione sufficiente
perché si sentisse autorizzato a non doversi sorbire la
ramanzina infinita
che lo aspettava. Non appena fosse riuscito a scoprire dove diavolo si
fosse andata a cacciare quell'irresponsabile!
E mentre Saga si scervellava su mille e più pensieri,
Rhadamanthys si divertiva ad osservare gli ingranaggi del Gold Saint
lavorare a pieno ritmo per trovare un'onorevole via d'uscita, una che
non gli avrebbe portato troppo disonore.
Rhadamanthys ghignò soffisfatto.
Quello scontro l'aveva decisamente
vinto lui.
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Angolo dell'Autrice:
*troppo imbizzarrita per
aggiungere altro*
Sappiate solo che vi adoro, tutti quanti! ♥
*offre tazze di
tè a tutti*
*tè inglese*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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