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Autore: beat    15/12/2010    7 recensioni
Era stato dunque con un enorme sorriso di vittoria che Kanon gli aveva dato appuntamento per quella mattina, nella piazza principale di Atene. Insieme si sarebbero poi diretti verso il Santuario, per quella convenzione sociale - di cui Rhadamanthys proprio non capiva la necessità – che era presentarsi alla famiglia del compagno.
[Post-Hades, tutti felici e contenti. Rhada x Kanon]
Genere: Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 3


Lord Rhadamanthys prese un lungo sorso dalla tazza. E non storse il naso solo perché la situazione era già delicata di suo. Ci mancava solo un commento poco educato sulla pessima qualità del tè che gli avevano servito ed era ragionevolmente certo che Saga di Gemini avrebbe ingaggiato con lui, senza altri pensieri, una battaglia dei mille giorni. (Perché - checché Kanon ne dicesse – aveva già avuto un pareggio nell'affrontare l'altro Gemini, e contro Saga era quasi completamente sicuro di poter ottenere il medesimo risultato.)
Il Gold Saint, dal canto suo, era totalmente concentrato sull'ospite che aveva in casa, seduto su uno dei divani blu del salotto. Era talmente preso nel fissarlo con ostilità che non stava prestando attenzione ad altro. E per questo si era praticamente ustionato la lingua con il caffè bollente, buttato giù senza nemmeno soffiarci sopra un attimo. Ma non l'avrebbe mai dato a vedere che dentro di sé stava imprecando contro mezzo Olimpo.
Se in seguito all'oltraggioso comportamento dello spectre era riuscito a trattenersi dal prenderlo a Galaxian Explosion sulle gengive era stato solamente perché prima di poter agire concretamente Aiolos era comparso dalle scalinate della Quarta casa. Si stava dirigendo all'Arena per il suo consueto l'allenamento quotidiano, e come tutti i giorni era passato a salutare il suo più caro amico. L'ira funesta di Saga era svanita in un attimo, come una bolla di sapone. E se anche Aiolos dapprima aveva rivolto a Rhadamanthys un'occhiata vagamente preoccupata, alla fine aveva sorriso, dando una pacca sulla spalla a Saga, e donandogli una delle sue luminose espressioni di incoraggiamento. Aveva poi salutato con un più che rispettoso cenno del capo il Generale e si era ritirato. Saga non aveva potuto fare altro che condurre meccanicamente l'ospite all'interno della Terza Casa.
Purtroppo però l'effetto benefico della presenza di Aiolos era svanito troppo in fretta e in breve nella stanza dove i due si erano sistemati era scesa una delle atmosfere più pesanti che entrambi i guerrieri avessero mai avuto l'occasione di sperimentare.
Saga fissava malevolmente sospettoso Rhadamanthys. Rhadamanthys cercava di apparire tranquillo e serafico, ma il suo nobile monosopracciglio non poteva non corrugarsi istintivamente ogni volta in cui doveva sorbire un altro sorso di quel tremendo tè che stava bevendo. O quando intravedeva qualche cosa palesemente discutibile nell'arredo. Senza naturalmente contare il dover sopportare stoicamente le occhiatacce fiammeggiati di Saga. Anche se la cosa peggiore da sopportare era di sicuro il tè.
“Kanon ha intenzione di presentarsi?” domandò infine Rhadamanthys, posando con eleganza la tazza sul piattino. Non voleva darla vinta ad un Gold Saint interrompendo per primo quella specie di infantile gara del silenzio, ma quel tè si era dimostrato ben più forte di lui. Aveva dovuto arrendersi.
“È quello che vorrei sapere anche io. Aveva detto che ti avrebbe accompagnato dall'Inghilterra.”
Un altro contrarsi nervoso del monosopracciglio.
“A me invece aveva detto dato appuntamento ad Atene. Ore fa.
Saga chiuse gli occhi, e con lentezza esasperata prese a massaggiarsi le tempie, ruotando le dita in ampi cerchi sulla fronte.
Tipico di Kanon. L'avrebbe strozzato. Altro che Capo Sounion. Questa volta sarebbe andato sul sicuro e l'avrebbe strangolato a morte con le sue stesse mani. Perché gli era capitato un fratello così dannatamente pestifero?
“Immagino che a questo punto non abbia proprio intenzione di farsi vedere” Rhadamanthys rimarcò l'evidenza. Lo disse tanto per dire qualcosa e per dare così la possibilità all'altro di riprendere l'uso della parola.
“Per la sua incolumità, spero non si faccia rivedere, o è la volta buona che ce lo faccio restare davvero in fondo al mare” sibilò Saga.
Rhadamanthys si espresse in uno sbuffo divertito. Per quanta scena potesse fare, lo Spectre era sicuro che quella fosse solo una ampia esagerazione, e che Saga non avrebbe mai attuato sul serio le minacce di morte nei confronti del fratello. Ah, i greci e il loro amore per la tragedia!
Ma Saga captò il timbro ironico di quello sbuffo e non si tirò indietro dal lanciare l'ennesima occhiata di disprezzo verso l'ospite.
“Sei consapevole che è solo colpa tua?”
“Cosa, di grazia?”
“Tutto!” e Saga fece un ampio gesto con le braccia, ad abbracciare quel -tutto- che il suo salotto sembrava racchiudere.
“Temo di non capire.”
Saga gli puntò l'indice contro il naso.
“Hai circuito mio fratello!”
Rhadamanthys questa volta non ce la fece a mantenere il suo severo contegno e scoppiò in una sonora risata. Questo naturalmente non fece che irritare ancora di più Saga, ma lo Spectre non poteva fare a meno di ridere sentitamente.
“Non per infrangere l'idea del fratello virtuoso che credi di avere, Saga di Gemini, ma Kanon non è una verginella. Sa quello che sta facendo. E non l'ho certo circuito io.”
“Come ti permetti?!”
“Sei libero di credere quello che più ti aggrada…” proclamò Rhadamanthys, accavallando le gambe e puntando lo sguardo rapace su Saga: era intrigante vedere quel volto così familiare stravolto da una rabbia così inusuale “… ma Kanon è libero di fare quello che vuole. E di frequentare chi vuole.”
“Che avesse dei gusti balordi e idee anche peggio lo sapevo già da tempo! Non per questo può sentirsi autorizzato a fare delle scelte così palesemente sbagliate!”
“Mpf! Hai intenzione di tenerlo segregato in questa casa per sempre? Credevo fossero le madri ad avere la sindrome del nido vuoto!”
“Bada a come parli, Spectre!”
“Altrimenti?!”
Due potenti cosmi si stavano levando. Erano entrambi maestosi, e fiammeggianti. Stava per scoppiare il finimondo. Il peggio stava per…
“Permesso?”
Una voce metallica e leggermente gracchiante aveva sovrastato il rombo del cosmo dei due guerrieri, ed entrambi si erano voltati verso il fondo della casa dei Gemelli. Appoggiato sullo stipite della porta, con uno dei suoi soliti ghigni poco rassicuranti, stava DeathMask. Si mosse deciso, mani in tasca ed espressione spavalda, anche se l'andatura leggermente contratta lasciava trasparire un vago nervosismo. Si avvicinò al centro del Tempio e dopo aver salutato scherzosamente Saga si lasciò cadere divano al fianco del collega.
“DeathMask?”
“Sì?”
“Che diavolo ci fai qua?!”
“Oh, passavo di qui, e pensavo di fare un saluto.”
“…”
“…”
“Ho ospiti…”
“Ah, lo so bene!” sghignazzò Cancer “Vi si sentiva bisticciare anche da casa mia.”
“E allora perché sei qui?”
“Non certo perché mi andava!” borbottò DeathMask. In realtà era stato Shion a chiedergli – ad ordinargli – di stare pronto ad intervenire nel caso l'incontro con Rhadamanthys fosse degenerato. E di evitare quanto più possibile di arrivare allo scontro diretto. Certo, chiedere a DeathMask di Cancer di fare da paciere perché non scoppiasse una battaglia non sembrava essere una scelta molto azzeccata, ma il risultato era stato adeguato. La sua inaspettata e improvvisa comparsa aveva smontato immediatamente gli animi belligeranti.
“Allora, Boss, ti serve una mano per ricacciare il bastardo da dove è venuto?” chiese scherzando DeathMask. Per quanto potesse scherzare uno che era stato preso a calci da Rhadamanthys, sia ben chiaro. La cosa gli bruciava ancora parecchio, e se Saga gli avesse teso anche la più piccola traccia di consenso DeathMask l'avrebbe afferrata al volo. Aveva già puntato con occhi di brace lo Spectre infingardo.
Ma per quanto l'idea si prospettasse allettante, Saga aveva già ripreso il controllo. Si limitò a sospirare.
“Non dire idiozie. È un ospite, e gli ospiti vanno trattati bene.”
“Se lo dici tu, Boss…”
“E per l'amor di Athena, smettila di chiamarmi Boss!”
DeathMask scoppiò a ridere. Con un colpo di reni si rimise in piedi e si diresse da dove erano arrivato. Se ne andò fischiettando, dopo aver ribadito un: “Se cambi idea sai dove trovarmi!”
Si fermò solo un attimo, prima di uscire, per rivolgere un'ultima parola tagliente a Rhadamanthys: “Immagino tu l'abbia capito: non sei il benvenuto qui. Per quello che mi frega puoi sbatterti chi ti pare” DeathMask ignorò l'occhiata fulminante di Saga “… ma fossi in te eviterei di fare gite qui al Santuario. La prossima volta potrei anche dimenticarmi di venire quaggiù a fermare lo psicopatico lì.” Il ghigno si allargò tetramente.
Rhadamanthys assottigliò lo sguardo, ma lasciò che le labbra si increspassero in un sorriso affilato.
“Se la cosa ti tranquillizza, Gold Saint, sappi pure che non intendo certo fermarmi qui più del necessario. È un ambiente ben poco salutare qui!”
DeathMask scoppiò di nuovo a ridere, e dopo quest'ultima uscita si eclissò definitivamente. Saga e Rhadamanthys erano di nuovo soli.
“Spero che tu abbia davvero intenzione di non farti più vedere da queste parti.”
“Hai la mia parola.”
“Parola di Spectre?”
“Parola di Generale. O di Lord, come preferisci” avesse avuto a disposizione una bevanda più decente avrebbe sottolineato la sua solennità sorbendo con eleganza un sorso di tè.
I due si squadrarono ancora un momento, prima che Rhadamanthys si rimettesse in piedi. Stirò con il palmo della mano le pieghe sulle maniche della giacca di tweed e ne sistemò il colletto.
Poi ritornò a fissare intensamente Saga.
“Questo naturalmente non significa che non intendo rivedere Kanon, sia chiaro.”
Saga lo guardò come si guarda uno scarafaggio alto mezzo metro.
Ma per quanto la cosa lo lacerasse dentro, sapeva bene di non poter certo vietare a Kanon di fare quello che voleva. A meno di rinchiuderlo di nuovo, ormai non era più un bambino. E per quando il più delle volte gli apparisse molto, molto idiota, generalmente suo fratello sapeva bene quello a cui andava incontro quando decideva di percorrere una determinata strada. Ma questo di certo non sarebbe stata una ragione sufficiente perché si sentisse autorizzato a non doversi sorbire la ramanzina infinita che lo aspettava. Non appena fosse riuscito a scoprire dove diavolo si fosse andata a cacciare quell'irresponsabile!
E mentre Saga si scervellava su mille e più pensieri, Rhadamanthys si divertiva ad osservare gli ingranaggi del Gold Saint lavorare a pieno ritmo per trovare un'onorevole via d'uscita, una che non gli avrebbe portato troppo disonore.
Rhadamanthys ghignò soffisfatto.
Quello scontro l'aveva decisamente vinto lui.




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Angolo dell'Autrice:

*troppo imbizzarrita per aggiungere altro*
Sappiate solo che vi adoro, tutti quanti! ♥
*offre tazze di tè a tutti*
*tè inglese*


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


   
 
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