Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Epilogo
Kanon non aveva fatto in tempo a mettere piede in camera di
Rhadamanthys che era stato preso e letteralmente lanciato di peso sul
letto.
Non che la cosa dispiacesse poi così tanto a Kanon, ma non
aveva potuto non notare l'eccessiva irruenza dell'altro.
“Non sarai ancora arrabbiato con me, vero Rhada?!”
Kanon venne passato a i raggi X da uno sguardo acuto e penetrante.
“Perché dovrei essere in collera con te Kanon? Mi
hai forse lasciato andare nel quartier generale del nemico, solo e
disarmato?”
Kanon ridacchiò tra sé e sé, e si
tirò Rhadamanthys addosso, arpionandogli le spalle.
“Sento una nota di ironia nella tua voce, Rhadamanthys della
Viverna. Non dirmi che il viaggetto non ti è
piaciuto!”
Rhadamanthys lo fulminò e strinse le ginocchia contro la
base del costato dell'altro.
“Ci è mancato tanto così che
quell'isterico di tuo fratello mi attaccasse sul serio.”
“A sentir Saga, sei tu quello che stava per perdere le
staffe.”
“Saga ha dei seri problemi mentali!”
Pronunciò la sentenza con la massima serietà.
Kanon rise di nuovo. Come si era prefigurato, era uno spasso sentire le
due versioni della storia. Perfino l'austero Lord inglese si stava
lasciando andare a frecciatine e maldicenze che di solito aveva la
decenza di tenere per sé.
“A proposito. Come sei riuscito a corrompere tuo fratello per
lasciarti venir qui? A sentire lui temevo di dover venire a tirarti
fuori da Capo Sounion, o anche qualche cosa di peggio.”
“Corrompere? Via Rhada, ti sembro una persona del genere?!
Non posso semplicemente averlo convinto con un giusto e inconfutabile
ragionamento?”
“L'hai fatto?”
“No.”
“E allora come ci sei riuscito? Ti prego, dimmi che sei
dovuto ricorrere alla violenza…!”
E a proposito di violenza, il malefico spectre gli aveva pure
artigliato la maglia e con un gesto che sarebbe stato da guardare al
ralenti, per riuscire a capire cosa aveva fatto, gliel'aveva sfilata
senza che Kanon potesse far nulla per impedirglielo. Casomai avesse
voluto provarci, sia chiaro.
“Ho i miei metodi” rispose enigmatico Kanon.
In realtà era stato più che consapevole dei
pericoli che rischiava di correre una volta rientrato a casa. E sapeva
bene che quando ci si metteva Saga era peggio di lui nell'impuntarsi su
di una decisione.
Ma Kanon era un uomo dal multiforme ingegno e dalla molta, molta
bastarderia.
Era rientrato a casa, umile e contrito. Si era scusato sentitamente con
il fratello per il tiro mancino che gli aveva tirato. Poco ci mancava
che tirasse fuori anche gli occhioni da cucciolo bastonato.
E se anche Saga, solitamente, non si sarebbe mai e poi mai fatto
fregare da un trucchetto simile, il fatto che Kanon si fosse portato
dietro Aiolos aveva mandato completamente in tilt il sistema neurale di
Saga.
Non ci era voluto molto a convincere il cavaliere del Sagittario
– incontrato per
caso mentre stava risalendo dall'Arena – della
bontà delle sue intenzioni: mettere a confronto da soli Saga e
Rhadamanthys, perché si conoscessero un po' meglio, per poi
da lì compiere quel passo in avanti che era capire quanto
entrambi erano importanti per Kanon. Aiolos aveva sempre avuto un
debole per i buoni sentimenti e Kanon aveva fatto leva su quello.
Su quello non aveva certo voluto imbrogliarlo; un po' meno
disinteressato era stato invece il suo chiedergli di accompagnarlo a
parlare con Saga. “Lui non vuole capire”,
“È un testone!”, “Se ci sei
anche tu sono sicuro che mi darà
retta…”. Più che dargli retta, Saga
ormai faceva in automatico tutto quello che Aiolos diceva. Da che erano
risorti, Saga si era sentito terribilmente in imbarazzo nei confronti
dell'antico compagno. Aiolos aveva compreso e perdonato tutto quello
che Saga aveva fatto sotto l'influsso della sua metà
demoniaca, ma lo stesso Saga non poteva far a meno di crogiolarsi nel
sensi di colpa ogni volta che nel suo campo visivo rientrava quella
figura dalle ali dorate. Senza contare poi il fatto che il cavaliere
del Sagittario era rinato con il corpo di quattordicenne con cui era
morto, e questo non faceva che aumentare il senso di
protettività di Saga nei suoi confronti. Era quasi
imbarazzante alle volte, secondo il modesto parere di Kanon.
E se solo Aiolos fosse stato un pochino più smaliziato
avrebbe davvero potuto far fare a Saga qualsiasi cosa.
L'incontro tra i due fratelli era stato quindi molto breve. Kanon aveva
esposto le sue spiegazioni, si era scusato, e prima che Saga riuscisse
a trovare solo un poco di forza d'animo si era eclissato, lasciando il
fratello spiazzato.
Anche se se ne era andato, Kanon era quasi sicuro di sapere cosa era
avvenuto in seguito: Saga che crollava la testa come afflitto dal
più terribile dei dispiacere, una mano sul volto e l'altra
stretta tra la dita di Aiolos, che gli avrebbe poi posato con affetto
un braccio attorno le spalle. E da lì in poi il cervello di
Saga sarebbe partito per una lunga e spensierata vacanza.
Nonostante tutto, Kanon era immensamente felice per suo fratello:
finalmente era riuscito a trovare quella pace che per così
tanti anni gli era continuata a sfuggire dalle dita.
Ma Kanon non ebbe il tempo di rivolgere altri affettuosi pensieri al
fratello, perché Rhadamanthys aveva cominciato a richiedere
in maniera decisamente pressante la sua più completa
attenzione.
“Ah, un'altra cosa, Kanon.”
“Sì?”
“Sei consapevole vero che mi devi ripagare?”
“In natura va bene? O preferisci forse un assegno?”
Kanon per un attimo rivisse l'istintivo terrore che aveva attanagliato
il suo animo il primo momento in cui aveva posato piede nel Meikai. Lo
rivisse quando incrociò lo sguardo maliziosamente feroce
dell'uomo che incombeva su di lui.
“Che succede?” chiese, un tremito perfettamente
percepibile nella voce.
Rhadamanthys scese su di lui, sfiorandogli con la punta del naso una
guancia e mormorandogli all'orecchio: “Devi ricambiare il
favore, Kanon. Me lo devi.”
“In che senso?”
Rhadamanthys si risollevò. Voleva guardare dritta negli
occhi la sua preda nel momento in cui si rendeva conto di essere senza
scampo.
“Domenica prossima andiamo a presentarti a mio
fratello.”
“… mi avevi detto di essere figlio
unico…”
“In questa vita. Ma sono pur sempre un giudice degli inferi,
e penso tu conosca bene le mie
parentele mitologiche.”
Kanon sbiancò. Nonostante il già normale pallore,
divenne bianco più di un lenzuolo.
“Non starai mica parlando di Minos, vero?”
“Proprio lui!”
Per la prima volta in vita sua, Kanon desiderò ardentemente
di poter essere inghiottito dalla terra. O di potersi buttare in un
cratere vulcanico colmo di lava. Anche tornare a farsi una gita nel
Meikai, se proprio non c'era di meglio. Avrebbe preferito perfino
andare a scusarsi di persona con Poseidon-sama per il tiro mancino che
gli aveva tirato.
Tutto ma non trovarsi di nuovo faccia a faccia con quel sadico di Minos!
Rhadamanthys non poté non scoppiare a ridere di fronte
all'espressione davvero terrorizzata di Kanon. Questo segnava la
definitiva sconfitta anche del secondo Gemelli.
Ah, mai mettersi contro Rhadamanthys della Viverna!
Fine!
“Kanon?”
“Che
altro vuoi, bastardo?”
“In
giacca e cravatta, domenica. E porta il vino.”
“Te
lo scordi!”
“Vuoi
per caso che inviti anche Aiacos e Pandora?”
“…
un giorno te la farò pagare, stanne
certo…”
“Continua
a crederci, Saint. Continua a crederci!”
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Angolo dell'Autrice:
No, ma doveva vincere Kanon alla fine. Sul serio.
Come diavolo faccia la vivernaccia a spuntarla sempre è un
mistero.
Sarà che è inglese…
ù.ù
Non vi spuccio ad uno ad uno per il semplice fatto che sono a letto
appestata da un raffraddore mortaleH e non vorrei contagiarvi. Quindi,
un grazie infinito
a Dima (♥), Titania, DeaEris, charm_strange, Meiou Hades,
Ruri (Orfeoidnvnjsdbvodisbnv)
e Devileyes. Grazie per avermi seguito fino alla fine di questo delirio!
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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