I would rather sway forever
Si ritrovarono
sull’immensa terrazza del palazzo dell’Hokage.
L’altana era
circondata da tre lati dal tetto in tegole di ceramica, mentre di
fronte presentava una raffinata ringhiera aggettante sul meraviglioso
panorama: era in piena vista il fiume Momonoka che con i suoi flutti
bluastri spumeggianti si mescolava alla volta nera del cielo. Le
miriadi di lanterne e luci in festa riverberavano lontane rendendo le
strade infiniti luminari oro e bianco. La luna lattea dalle lievi
sfumature rosate si poneva al centro di quel paesaggio notturno, di una
rotondità poco definita si ergeva al di sopra delle fronde
dei boschi come unico barlume in quella notte senza stelle.
Hinata corse verso la
ringhiera e subito illuminò il viso con estasiata
espressione.
A passo lento Naruto si
avvicinò e l'abbracciò da
dietro, cogliendola di sorpresa. Le sfilò dai capelli
lo spillone decorato che le fermava la crocchia, facendo sì
che la lunga chioma si posasse in morbide onde sulla schiena della
ragazza. Hinata sgranò appena gli occhi in risposta a quel
gesto e schiuse la bocca per poi dar spazio a un sincero sorriso. Le
labbra di Naruto si posarono sui capelli corvini, quasi a volerne
assaporare il profumo.
In silenzio
iniziò a cullarla lentamente tra le sue braccia spostando il
peso da una gamba all’altra. Hinata si abbandonò a
quei movimenti socchiudendo le palpebre variopinte, ninnata dalla
presenza di Naruto così calda e tanto rassicurante.
“Credi che
abbia fatto bene a partire?”
Hinata si riscosse al
suono della voce del ragazzo e impiegò alcuni secondi prima
di riuscire a capire a cosa si stava riferendo.
Sicuramente a quando era partito per recuperare Sasuke, ma ancora le
sfuggiva il motivo per cui le poneva proprio ora quella domanda.
“Se era
ciò che ti sentivi di fare, è giusto che tu
l’abbia fatto. Non dovresti pentirti di nulla.”
Rispose con calma.
“Non posso
agire solo perché mi sento di farlo, guarda che cosa ho
ottenuto. Non ho salvato Sasuke, ci ho solo perso…”
“Ma almeno hai
provato.” Lo interruppe Hinata con decisione. Non era da lui
avere dei ripensamenti o rimpianti, lo giustificò pensando
che fosse ancora scosso per la delusione data da Sakura, del resto era
da tutta la serata che si comportava in modo certamente strano.
Molto probabilmente, si
era finalmente deciso a sfogarsi.
“Al mio
ritorno ho perso anche l’amicizia con Sakura. Li ho persi,
entrambi.” Terminò la frase lasciata in sospeso.
“Ma hai
trovato qualcos’altro.” Incalzò lei con
la stessa determinazione di prima, non poteva sopportare quella
rassegnazione nella voce di Naruto.
“Ho trovato
te.” Pronunciò lentamente, tanto che Hinata
avvertì perfettamente il chiudersi e schiudersi delle labbra
di Naruto ancora posate sul suo capo.
“Sì
me, Naruto.” Ripeté piano.
“Ma questo non
mi basta.” Lo disse in un soffio di fiato, un sussurro appena
percettibile, ma che comunque non raggiunse mai le orecchie di Hinata.
Le parole furono coperte
dall’ingresso in cielo di due fuochi
d’artificio che in seguito, con un sonoro botto
finale, si aprirono in mazzi di luci dalle varie sfumature del rosso
che ricaddero come pioggia scomparendo nel nero della notte.
Le prime due fiammate
funsero da apertura dello spettacolo pirotecnico, subito dopo, infatti,
seguirono gruppi composti ognuno da una decina di fuochi uno di seguito
all’altro. Il foglio nero del cielo si tinse di miriadi di
vivaci colori: a ogni scoppiò s’illuminava di
bianco per poi riempirsi di pioggerelle di brillanti comete.
Hinata
sollevò il volto entusiasta, spalancando gli occhi di fronte
a un così straordinario spettacolo. Naruto a sua volta
appoggiò il mento delicatamente sopra il capo di lei e
stringendola ancor più a sé si lasciò
appassionare da quegli stupendi fiori di fuoco che esplodevano in cielo.
“Vorrei…
voglio fare l’amore con te, Naruto.”
Fu un sussurro che lo
lasciò stupito. Era la prima volta che decideva di prendere
l’iniziativa.
La strinse maggiormente
a sé e facendo presa ai lati delle spalle abbassò
il capo bruscamente. I capelli biondi gli ricaddero sul viso celandogli
gli occhi. Era impossibile riuscire a distinguere un solo sentimento in
quell’intricatissimo groviglio emotivo che si era depositato
nel suo cuore. Respirò profondamente andando a tracciare
un’immaginaria linea di baci sul niveo collo di Hinata,
mentre lei socchiudendo gli occhi inclinava il volto assecondando quei
gesti. Naruto fece discendere il kimono lasciandole nude le spalle.
“Qui?”
Domandò sommessamente seguitando nel lambire quella pelle
candida.
“Sì.”
“Ne sei
sicura?”
“Sì.”
Corrucciò le labbra quando sentì la bocca del
ragazzo morderle l’incavo del collo.
Se Naruto avesse continuato con quelle stupide domande, tutta la sua
sicurezza si sarebbe di certo torta il collo. Aveva già
dell’incredibile che la proposta fosse venuta da lei, ma che
riuscisse a persistere nel dimostrare la sua decisione era veramente
troppo.
“Quando si
è tristi, la cura migliore è
l’amore.” Disse lieve voltandosi verso Naruto e
poggiando la schiena contro la ringhiera gli carezzò
dolcemente il viso. Passò innumerevoli volte le affusolate
dita fra quei fili dorati per poi mettersi fronte contro
fronte con lui.
Schiuse le labbra color
prugna a minima distanza dalle sue e con le mani posate sulle guancie
scalfite da lievi cicatrici cadde profondamente negli occhi di Naruto,
in quei due infelici azzurri senza cielo.
“Non sono
triste.” Il respiro fresco del giovane le sfiorò
il viso.
“Stanne certo
Naruto che io riesco a comprenderti molto più di quanto
pensi. E se non altro è proprio perché sono
capace di comprenderti a fondo che mi hai scelta.”
Asserì a sottilissima voce.
Sì, da quella distanza avrebbe potuto contare ogni ciglia di
quegli occhi e ammirare sconcertata l’alternarsi regolare dei
fili biondi e corvini di entrambe le frange.
“Quante
sciocchezze sai dire.” Socchiuse gli occhi dispiaciuto.
Un debole e amaro
sorriso si allungò sulle labbra di Hinata.
“Ci sono
infinite ragioni perché io abbia deciso di stare al tuo
fianco, il fatto è che sono troppo stupido per rendermene
conto. A questo punto mi domando come tu possa sopportare di rimanere
un solo minuto con un idiota del genere.”
Scandì piano,
sillabando con lentezza senza emetter suono la parola - ti amo -. Bastava
quello, per rispondere a ogni sua insulsa domanda.
Naruto fece sue quelle
labbra che avevano osato pronunciare tanto. Che si erano permesse di
aprirgli il cuore, farlo sciogliere come neve al sole. Le
assaporò in tutta la loro dolcezza, carezzo quella lingua di
miele, non lasciando il tempo né a lui né a lei
di respirare.
A che serviva l’aria se aveva Hinata? A che serviva tutto il
resto del mondo se aveva lei? Poteva farne a meno, sarebbe diventato
un’insignificante realtà.
L’abbracciò
con forza, continuando quel bacio finché anche le sue labbra
non si tinsero di rossetto violaceo.
Dietro di lei la sottile
ringhiera a dividerla dal vuoto e dal meraviglioso panorama notturno,
davanti a lui la possibilità di essere felice, se solo
avesse saputo apprezzare in pieno quell’amore che Hinata
già gli aveva donato, se solo avesse potuto liberare il
cuore da ingombranti sentimenti ormai irrealizzabili.
“Qualsiasi
cosa,” Hinata sospese con finezza il bacio, mentre Naruto
ancora bagnava con la lingua quelle morbide labbra.
“qualsiasi cosa accada,” Lasciò
discendere una mano sciogliendogli il nodo dell’hakama.
“noi sapremo risollevarci insieme.”
Naruto
arrossì impercettibilmente al gesto della ragazza e un
intenso calore s'infuse nel suo cuore nell’udire
quelle parole, che solo perché pronunciate da lei riuscirono
a instillargli una sottile e sincera speranza. Si rese conto per la
prima volta che cosa significasse avere qualcuno che ti prende la mano
e ti trascina via dal dolore, qualcuno capace di dimostrarti il bene e
l’amore che consola da tutto.
La bacio nuovamente
sollevandole le sottovesti del kimono e, cingendola per i fianchi,
l'alzò permettendole di poggiarsi sopra il corrimano della
ringhiera.
Scivolò a
terra l’hakama arancio e con esso si liberò dai
restanti indumenti.
Spezzò il
bacio per riprendere fiato. Respirò intensamente
l’aria fresca di quella notte d’estate, mentre il
suo ardore cresceva implacabile.
“Ti
desidero,” Sussurrò a fior di labbra.
“mia, per sempre.”
Hinata non
poté reprimere l’irrefrenabile arrossarsi delle
gote e socchiuse gli occhi di perla in un’impudica
espressione di voglia, accettando così di appartenergli.
La fece sua con un unico
colpo, penetrandola in profondità. La vide reclinare il
volto all’indietro colta dall’improvviso piacere, e
questa volta non ci sarebbe stato modo o scusa di soffocare i gemiti.
La strinse forte ai fianchi per non permettere che cadesse nel vuoto.
In quella posizione arrischiata e imprudente si ebbe l’inizio
della danza di autentica passione, in cui alle cadenzate movenze si
univano gli ansimi e i sospiri dell’amore.
Il sentimento centuplicato dall’imprevedibile azzardo di
vederla sospesa in quell’amplesso tra il nulla e la salvezza,
vita e morte, in cui unicamente le sue forti braccia a trattenerla
ritraevano il confine tra ogni possibilità.
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Il suo pensiero
volò a Hinata, al bacio rubato poco prima di vederla
scivolare via nella notte, attraverso il cancello di villa Hyuuga.
Appoggiò la
mano sulla maniglia metallica e fredda, per poi allontanarla di colpo
sgranando gli occhi quando notò un particolare inaspettato.
La porta del suo
monolocale era appena socchiusa e la serratura forzata.
Il cuore gli
salì in gola pulsando convulso. Chi poteva essersi
intrufolato in casa? E poi per quale motivo?
Diede un leggero colpo
con il palmo destro lasciando aprire completamente la porta con lievi
scricchiolii. Oltrepassò l’ingresso di qualche
passo tastando freneticamente sulla parete alla ricerca
dell’interruttore della luce. Nel raggelante silenzio gli
rimbombavano alle orecchie solo i palpiti cardiaci, ma
s’immobilizzò quando una voce sottile si
unì ai suoi battiti.
“Oh
sì Sasuke, ti voglio mio, sei solo mio, mio, mio.”
Fece vagare lo sguardo
alla ricerca di quella voce bisbigliata, che seppur conoscesse da anni,
in quel momento, preso dall’agitazione com'era, non
riuscì in alcun modo a identificare.
“Sasuke
ti amo, tu sei solo mio, come io sono solo tua. Lo sai che ti amo? Ti
amo, ti amo, ti amo…”
Puntò gli
occhi sbarrati all’angolo accanto alla finestra dove,
accovacciata e con le ginocchia strette vicino al mento, stava Sakura.
I capelli rosa
spettinati e serici erano lievemente illuminati dalla luce bianca della
luna che filtrava dal vetro, allo stesso modo gli occhi, che
riverberavano sotto la luce lunare di un verde chiarissimo, erano
spalancati e folli, scalfiti da due leggere occhiaie. Tra le mani
strizzava un obbrobrioso pupazzetto di stoffe ricucite insieme,
vagamente riconducibile alle fattezze di Sasuke; sul capo erano stati
cuciti dei fili neri di lana rattrappita, due macchie scure erano i
suoi occhi e una tremula linea corrucciata gli
rappresentava la bocca. Quel fantoccio fatto di cuciture e
pezze traboccanti cotone veniva stretto con forza, Sakura lo portava
alle labbra baciandolo, gli sussurrava dichiarazioni d’amore
infilandoselo dentro la maglia all’altezza del seno.
Un rivolo di saliva
discese la gola di Naruto irritandola. La scena gli aveva provocato un
senso di nausea profonda fin dalla bocca dello stomaco, mentre un
improvviso e opprimente mal di testa gli premeva alle tempie,
rendendogli ogni bisbiglio di Sakura simile a un roco boato.
“Sakura.”
La chiamò, la sua voce gli parve così ovattata e
tenue che si stupì quando la ragazza levò lo
sguardo su di lui, sorridendogli.
Rimasero a fissarsi
senza pronunciar parola. Naruto ancora lievemente inclinato verso di
lei e la bocca schiusa in segno di stupore.
“Hai visto.
Alla fine è tornato.” Spezzò il
silenzio agitando il pupazzetto davanti a sé e trattenendolo
per i due moncherini delle braccia.
“Sakura.”
Mormorò nuovamente. Forse si sarebbe risvegliato, forse
quella riprovevole immagine davanti ai suoi occhi sarebbe scomparsa,
forse gli avrebbe risposto la vera Sakura Haruno.
“É
lì sul davanzale della finestra, dovresti
salutarlo.” Bisbigliò inclinando graziosamente il
volto di lato, un sorriso ampio si delineò sulle labbra
rosate.
Si girò di
scatto a guardare, una frazione di secondo dopo si maledì
per averlo fatto. Ma possibile che fosse così idiota da
darle ancora retta?
“Non credere
che non me ne sia accorta.” Sakura abbassò lo
sguardo cambiando rapidamente discorso.
“Di, di che
cosa?” La voce di Naruto risultò stranamente roca,
come se non avesse nessun desiderio di scivolare via dalla lingua.
“Mi stai
evitando.”
Naruto
arretrò di un passo lasciando dondolare mollemente le
braccia lungo i fianchi.
“Ti ho evitato
perché. Perché Sai mi ha detto tutto.”
Ammise in fine incespicando, nonostante che in un primo momento
avevesse avuto la tentazione di negare di averla mai tenuta a distanza.
Sakura
continuò a osservarlo sbattendo più volte le
ciglia.
“Mi hai
ferito. Ti sei presa gioco di me. Non riuscivo nemmeno a sopportare di
averti vicina.” In quel momento Naruto sputò
rabbia tra le parole. Benché sapesse quanto fosse inutile
sfogarsi e infierire su qualcuno che aveva perso completamente il
senno, decise di non poter omettersi oltre dal dire la
verità a Sakura.
“Credi davvero
che io l’abbia fatto con l’intento di farti del
male!?” Esclamò scuotendo il capo e stringendo al
petto con foga il piccolo bambolotto.
L’altro
sgranò gli occhi per poi trafiggersi i palmi chiusi con le
unghie. Lasciò cadere lo sguardo annebbiato al pavimento.
Lei non voleva ferirlo,
lei non era nemmeno padrona delle sue parole e azioni. Lei non era
più Sakura, semplicemente questo. Eppure lui era stato
capace di offendersi, era stato capace di arrabbiarsi, era stato capace
di tutto, fuorché di aiutarla. Era questo ciò che
intendeva quando diceva di voler prendersi cura di Sakura?
Quando Sasuke, sarebbe
davvero tornato, era questa la Sakura che gli avrebbe fatto ritrovare?
Una ragazzina spaventata, dai grandi occhi spauriti, completamente
privi di quella forza e determinazione che prima gli abitava e dai
capelli sporchi e scarmigliati, proprio Sakura che per Sasuke era
capace di pettinarseli e lavarli per ore. No, non l’avrebbe
permesso. Ogni cosa sarebbe tornata come prima. Sarebbero tornati a
sorridere tutti e tre, insieme.
Guardò le
piccole gocce di lacrima che erano andate a bagnare il pavimento sotto
di sé. S’avvicinò velocemente a Sakura
e chinandosi in ginocchio l’afferrò per le spalle.
“Perdonami.”
Sussurrò con un filo di voce abbracciandola con forza.
Strinse quel corpo inerme al suo, tuffando il viso tra i suoi
capelli rosa spento che, una volta profumati di pesche e ciliegie, ora
effondevano l’acre olezzo del fumo.
In quel momento lo colse
la cupa consapevolezza che se non l’avesse lasciata per
quell’utopistico tentativo di riportare indietro Sasuke,
forse a quest’ora circondata dalle sue braccia, ci sarebbe
stata la solita Sakura di sempre. Preferì darsi la colpa di
tutto pur di sopperire qualsiasi rimasuglio di risentimento nei
confronti dell’amica.
“Sasuke
è tornato…”
Riuscì a
malapena a distinguere le parole di Sakura, straziate dal pianto. Non
sapeva nemmeno se fosse una domanda oppure un’affermazione,
ciononostante desiderava consolarla, alleviarle per quanto gli era
possibile il suo dolore.
“Non
è tornato Sakura, ma tornerà, te lo
prometto.” La strinse ancor di più a
sé, mentre la sua spalla veniva bagnata dalle irrefrenabili
lacrime della ragazza.
“Sasuke
è tornato…” Un altro delirante lamento
soffocato dal pianto.
“Ti prometto
che tornerà da noi. Non so quanto ci metterò per
trovarlo e riportarlo qui da te, ma ti prometto, dovessi metterci tutta
la vita, che ti riportò il nostro Sasuke.” La sua
voce diveniva sempre più sicura, o forse sempre
più disperata. Perché si sarebbe convinto persino
lui delle sue stesse parole, sarebbero divenute il suo unico credo.
Avrebbe fatto di tutto, qualsiasi cosa, per rivedere di nuovo il
sorriso su quel volto distrutto dalle lacrime.
“Sasuke
è tornato…”
Le prese il viso tra le
mani con dolcezza. “Salverò Sasuke, fosse
l’ultima cosa che faccio.” Sillabò piano
con voce calda a un sospiro dal viso di Sakura.
Ma le lacrime
continuavano a solcarle le gote, correndo giù veloci senza
freni, e quegli occhi verdi divenivano sempre più rossi e
gonfi e vomitavano, vomitano lacrime senza che si esaurissero mai.
“Me
l’hai promesso anni fa Naruto, ma non sei mai riuscito a
mantenere la parola data. Lasciami stare, lasciami credere a
ciò che voglio. Se non credo a questo morirò,
perché non posso in alcun modo vivere senza di
lui.” Mugugnò fra i singhiozzi sempre
più forti, strinse per l’ultima volta il
pupazzetto di stoffa per poi lasciarlo scivolare a terra e con entrambe
le mani ghermì disperata i polsi di Naruto.
“Continuerò
a provarci Sakura, io non mi arrenderò mai. Sasuke lo
riporteremo indietro insieme e ogni cosa tornerà come prima,
tutto sarà come prima, te lo prometto.”
Insisté Naruto osservandola con sguardo colmo
d’affetto, mentre il viso di lei ricadeva debolmente sul suo
petto.
“L’hai
mai amato, Naruto? Sai forse cosa significa amarlo, Naruto?”
Mormorò sommessamente, stringendo con rabbia i lembi di
stoffa del kimono arancio.
Lui non volle rispondere
a quella provocazione, si limitò a cingerla tra le braccia e
ad appoggiare il volto sul suo capo, strusciando con dolcezza la
guancia fra gli opachi capelli rosa. Mai Sakura gli era parsa tanto
piccola e fragile, debole e inerme, persa tra le sue forti braccia.
“Avrei voglia
di morire. E tu non sai fino a che punto possa desiderare questo,
perché non sai cosa si senta ad amare Sasuke.”
Sussurrò ancora tra le lacrime, il respiro le diveniva
profondo e le palpebre sempre più pesanti.
Naruto iniziò
a cullarla dolcemente. Portò le labbra
all’orecchio bisbigliandole poche parole, che fecero
allungare sulle labbra di Sakura bagnate dalle lacrime un breve
sorriso. Nell’udire quella dichiarazione si sentì
infinitamente compresa.
“È
per questo che farò di tutto Sakura, per salvarlo. E
salverò anche te, ritornerà tutto come prima, si
risolverà tutto.” Continuò con voce
tenera. Solo l’incredibile malinconia che si rifletteva negli
occhi blu smascherava la preoccupazione nelle sue parole.
“Posso
piangere ancora con te, Naruto?” Bisbigliò con il
viso affondato nella veste del ragazzo. Lui per risposta
annuì leggermente col capo. Aprì le gambe facendo
sì che Sakura si adagiasse comodamente sul suo petto. La
accoccolò a sé carezzandole con dolcezza i
capelli.
“Va tutto
bene, tornerà tutto a posto.” Mormorò
con affetto parole per consolarla, fino a che non si fosse
tranquillamente addormentata. Fino a che il sonno non colse anche lui
facendogli abbandonare il capo tra la chioma rosata di lei, lasciandoli
le labbra, vuote di parole, dischiuse e nascondendogli gli occhi
azzurri dietro palpebre stanche.
Che
diresti Naruto? E se per salvarci tutti e tre fosse necessario il
sacrificio di uno?
Non
ha molto senso, perché in questo caso non sarebbero salvati
tutti, ma io credo che andrà bene lo stesso!
Angolino
Autrice:
Diciamo
pure che in questo capitolo mi sono sbizzarrita al massimo
u_ù
Spero
di non aver messo frasi eccessivamente strampalate, e che si capisca
almeno un poco il messaggio che portano.
Dico
sempre che siamo vicini alla fine, ma non sembra affatto, be’
secondo i miei calcoli certamente sbagliati, dovrebbero mancare due
capitoli e sinceramente non vedo l’ora di scriverli, non
pensavo nemmeno io che questa storia si protraesse tanto a
lungo…
Ringrazio
moltissimo Vaius
per la bella recensione scorsa, questa storia
è tutta basata sul tuo unico e meraviglioso sostegno
^-^
Incrocio
le dita sperando che questo capitolo non ti abbia deluso, ma ovviamente
qualsiasi critica sarà ben accettata, anzi almeno ne colgo
un’occasione in più per migliorarmi.
Infine
ringrazio tutti i lettori, e coloro che hanno aggiunto la storia tra le
seguite.
Colgo
anche l’occasione per augurare a tutti buone feste e un
felice Natale! *-*
Alla
prossima!
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