The price
of
beauty
Domenica
Indossò il
vestitino di cotone bianco, con un rapido gesto liberò la
chioma corvina rimasta impigliata nel colletto, ravvivò le
vaporose maniche a sbuffo di pizzo e resettò le pieghe
dell’orlo che rasente il ginocchio presentava graziosi
trafori dalle forme floreali. Mostrò un umile sorriso
davanti all’alto specchio della cameretta. Privata dalle
briglie della timidezza si chinò in avanti e con le mani
poggiate sulle gambe sfoderò un’irreverente
linguaccia.
Era l’ultimo
giorno per stare insieme.
L’ultima giornata da dedicarsi prima che lui partisse per la
missione. Stupida missione, stupidissima.
Si ricompose turbata da
quei pensieri. Ieri era stata una piacevole serata in fin dei conti, ma
erano rimasti dei turbamenti, delle latenti incomprensioni.
Fino allo scadere dell’ultimo minuto insieme avrebbe fatto di
tutto per risollevargli lo spirito, non poteva di certo sopportare che
partisse per quell’incarico senza aver dato il massimo per
rivedergli un caldo sorriso sul volto.
Scostò una
ciocca corvina dietro l’orecchio sorridendo trepida. Magari
Naruto durante la missione sarebbe anche riuscito a chiarirsi con
Sakura e tornare in buoni rapporti. Del resto avrebbero dovuto scortare
quel caro dignitario insieme, e se solitamente non
c’è molta azione in quei frangenti, avrebbero di
certo trovato il tempo per ravvicinarsi.
Discese con
rapidità le scale girando stretta al termine dei gradini in
legno e infilò i sandali neri posti all’angolo di
questi. Arrivata in cucina, s’inginocchiò
all’altezza del forno estraendo una piccola crostata di
mirtilli. La confezionò con cura con carte viola pastello
per poi riporla dentro la borsa di tessuto che portava a tracolla.
Naruto sarebbe stato contentissimo di vederla con quel dolce che aveva
preparato amorevolmente a tarda notte e di nascosto non appena tornata
dalla festa. Era più che sicura che per lui sarebbe stata
una piacevolissima sorpresa. Arrossì lievemente nel pensarsi
insieme a lui nel suo monolocale a far colazione, proprio come una
coppia matura che dopo essersi alzata dal letto si reca nella cucina di
casa.
Persa tra nuvole di pensieri si diresse nell’ampia sala
illuminata da grandi finestre, lì vide Hanabi ancora in
veste da notte con i piedi nudi poggiati sul freddo e bianco pavimento,
quasi completamente sgombro da mobili.
Hinata
sussultò lieve aggrappandosi con nervoso alla cinta della
borsa.
“Ho sentito
dei rumori.” Mormorò a voce sottile scostandosi di
poco i lunghi capelli castani dagli occhi, rivelando un viso
incredibilmente altero ed elegante, d’autentica bellezza.
“Dove stai
andando, Hinata?” Continuò poiché le
era mancato anche un solo cenno d’intendimento da parte della
maggiore.
Hinata
abbassò lo sguardo come di consueto di fronte alla
sorellina, ciononostante rispose con forza.
“Da
Naruto.”
“Andavi senza
avvertire nessuno?” La pungolò con velata boria.
Hinata ignorò
la domanda, ma schiuse le labbra esasperata quando la figura di Hiashi
si stagliò dietro la sorellina, poggiandole una mano sulla
spalla. Hanabi sollevò i cinici occhi sul volto severo del
padre.
Un tremendo imbarazzo
andò a impossessarsi di ogni singola parte di Hinata
facendole serrare il labbro inferiore tra i denti. Percepì
chiaramente lo sguardo del padre penetrarla da parte a parte con
sprezzo, anche se forse, questa sua impressione era amplificata dallo
stato d’animo in cui si ritrovava ogni qualvolta fosse di
fronte al capostipite.
Hiashi del resto non
infierì con termini e vocaboli, ma rimase in esecrabile
silenzio, limitandosi a scambiare un’eloquente occhiata con
la figlia minore.
Iniziò ad
avvertire un lieve capogiro e, conoscendosi, per non cadere esanime al
suolo decise di andarsene al più presto da quella stanza.
Avanzò a lunghe quanto traballanti falcate, non aiutata
certo dal leggero vestitino che ad ogni passo mostrava pericolosamente
la coscia.
All’altezza di
Hiashi e Hanabi a voce vibrante affermò nuovamente la sua
destinazione. “V-vado da Naruto-kun.”
Appena fuori
dall’ingresso di casa si voltò chinandosi
spropositatamente su se stessa verso i due familiari che ancora silenti
l’osservavano con accigliati sguardi di biasimo.
“A-arrivederci
Hiashi-sama.” Ne seguì un prolungato inchino in
cui metà volto le fu nascosto dalla frangia bluette.
“Hanabi-san.” Compì un altro inchino, ma
nettamente più breve del precedente e poi corse via lungo il
cortiletto di villa Hyuuga, chiedendosi se al suo ritorno ci sarebbe
stato qualcuno ad accoglierla, poteva aspettarsi di tutto dai
draconiani e drastici familiari.
Riprese fiato una volta
giunta sulla strada principale, fuori dal quartiere del casato Hyuuga.
Si diresse verso il centro di Konoha a sguardo alto. Davanti a
sé il lunghissimo viale in terra battuta, talmente arida e
secca da parer polvere.
I lati della strada erano fiancheggiati da alti pali della corrente
circondati da fili d’erba rigogliosa, mentre il paesaggio
circostante, sorvolato da un terso cielo azzurro, era caratterizzato da
prati floridi e boschetti di faggi.
Alzò lo
sguardo al cielo, frattanto che la brezza leggera le portava sollievo
alla calura estiva, sfiorandole il volto e sollevandole le ciocche
corvine. Sorrise piano ingoiando l’ultimo rimasuglio di
amarezza e angoscia nei confronti del progenitore. Era una mattinata
oltremodo bella per sprecarla lasciandosi soffocare dalla vergogna,
avrebbe pensato più tardi a loro, ora poteva rilassarsi
immaginando il suo Naruto, assaporare il caldo sole e la quiete della
bella stagione, ascoltare il vibrante frinire delle cicale, talvolta
intenso e incessante.
All’improvviso
al termine di un faggeto, una sagoma colorata colse la sua piena
attenzione. Si portò una mano alla fronte per schermarsi dai
raggi solari, intuendo meglio il profilo della figura rosa e rossa. Si
fermò su due piedi assottigliando lo sguardo, se non errava,
quella laggiù poteva essere con ogni probabilità
Sakura. Era piuttosto lontana, Hinata gonfiò le guancie
dall’indecisione se farsi avanti e salutarla o procedere
tranquillamente per la sua strada.
Un istante dopo ogni suo
dubbio fu sbaragliato dal vociare della suddetta ragazza.
“Ehi!”
Strepitò a gran voce Sakura agitando un braccio.
Hinata
sobbalzò sul posto a quel richiamo e dopo svariati secondi,
alzò timidamente la mano per risposta. Contro la sua
volontà, come un automa guidato dalla buona educazione che
le imponeva di salutare a dovere l’amica occasionale, si
diresse a passo incerto in mezzo all’erba in direzione della
giovane.
Tenne basso lo sguardo
per tutto il tragitto osservando i fili smeraldini che le solleticavano
le caviglie. Più volte fu presa dal desiderio di voltarsi e
tornare sui suoi passi, ma ormai aveva iniziato ad avvicinarsi a Sakura
e sarebbe stato veramente scortese cambiare direzione così
all’improvviso, dimostrando in pieno il mutamento
d’intenzioni.
Alzò gli
occhi di neve solamente una volta giunta di fronte
all’Haruno. La ragazza era in piedi a gambe incrociate,
tamburellava con insistenza le dita contro un grande tronco
d’albero e sul viso, sciorinato tra ciocche rosate, faceva
sfoggio un irreverente sorriso illuminato da impudenti occhi
smeraldini. Hinata non si accorse nemmeno del tempo eccessivo in cui
rimase a fissarla senza emetter parola, come se si trovasse di fronte a
una fattispecie di ninfetta fuoriuscita dalla boscaglia. Inoltre,
quando notò i numerosi lividi che percorrevano il braccio
destro di Sakura reso visibile dallo smanicato rosso, lasciò
perfino schiudere estatica la bocca.
“C-ciao
Sakura-san.” Farfugliò confusa dopo un
po’ arrossendo intensamente. Pensò alla tremenda
figura che doveva aver appena fatto; era rimasta senza parole a
fissarla e per di più su un particolare tanto scomodo, come
quei misteriosi lividi. Maledì mentalmente la sua vergognosa
inadeguatezza.
“Ciao
Hinata!” Esclamò Sakura sorridendo radiosa.
Notando che Hinata,
prevedibilmente, non aveva nulla da aggiungere, proseguì nel
discorso.
“Meno male che
ti ho vista. Sai non volevo disturbarti, ma ho proprio bisogno di
chiederti un favore.” Dichiarò nitida tracciando
piccoli cerchi immaginari con il piede sui fili d’erba.
“Perdonami, sei di fretta per caso?”
Hinata rimase interdetta
a quella domanda, non era da lei negare un piacere, ma doveva anche
recarsi da Naruto, quindi dipendeva tutto da che tipo di favore
intendeva Sakura.
“Ecco, vedi,
stavo andando da Naruto.” Mormorò infine
torturandosi le mani. Avrebbe tanto desiderato sparire
all’istante, quella ragazza le aveva messo addosso una
soggezione tale da farle aspirare a qualsiasi scusante pur di
allontanarsi da lì.
“Ma
è perfetto!” La sua debole frasetta fu sopraffatta
dall’esclamazione di Sakura.
Il supplizio delle mani
fu accentuato da quest’ultima affermazione.
“Avevo proprio
bisogno che qualcuno recapitasse un messaggio a Naruto, quindi dato che
vai da lui calzi proprio a pennello.” Seguitò
briosa.
Hinata sviò
lo sguardo sognante verso la strada, poteva mettersi a correre e
scappare via, cosa da poco, perfettamente attuabile, se solo le sue
gambe non fossero paralizzate al terreno, temerarie nel rimanervi
incollate.
“Vedi, doveva
ritrovarsi tutto il team; io, Naruto-kun, Sai-kun e Yamato-sama
stamattina alle sette, ma Naruto-kun è già da
mezzora che l’aspettiamo e ancora non si è fatto
vivo, sospetto che quel baka si sia dimenticato come suo
solito.” Rise Sakura poggiandosi con la spalla al tronco del
faggio.
“Conoscendolo
si sarà sicuramente dimenticato, oppure è
semplicemente in ritardo.” Commentò Hinata
nascondendo un piccolo sorriso dietro un pugno chiuso.
“Già
pensa che agli albori del team sette arrivava persino più
tardi del maestro Kakashi.” Aggiunse Sakura, stando
particolarmente attenta a utilizzare un aneddoto di cui Hinata non
poteva esserne stata partecipe o a conoscenza.
“Oh
sì, me lo posso immaginare.” Sospirò
impercettibilmente. “Comunque non pensavo che per una
missione così facile, cioè per ninja come voi mi
sembra molto semplice, ci sia il bisogno di un raduno il giorno
prima… E poi, poi nel bosco, ecco, mi sembra solo un poco
strano…” Osservò con tristi
impappinamenti abbassando repentinamente lo sguardo a terra. Aveva
iniziato a nutrire sospetti nei confronti di Sakura in vista degli
ultimi avvenimenti, e seppur non osasse mettere in dubbio la naturale
bontà della ragazza, non riusciva a tacere di fronte anche
alle più piccole incongruenze, in particolar modo se della
questione, Naruto era tra gli interessati.
“Non bisogna
mai sottovalutare le missioni, anche quelle apparentemente
più facili.” Rispose sibillina. “Anche
se, in questo caso trovo anch’io le precauzioni di
Yamato-sensei eccessive, ma credo che gli ordini vengano
dall’alto.” Indicò figurativa il cielo
rimarcando il potere della Godaime Tsunade. “In pratica deve
mostrarci il luogo di ritrovo di domani, le armi e altri consigli extra
sulla missione.” Sakura socchiuse gli occhi gesticolando con
sufficienza con il braccio in vista, mentre l’altro fin
dall’inizio del dialogo restava ancora celato dietro la
schiena.
“Deve essere
particolarmente noioso.” Mormorò Hinata acuendo lo
sguardo verso quel braccio nascosto che ora, dopo i lividi scuri
sull’altro, diveniva un altro crucciato particolare.
“Oh infatti!
Ma che ci vuoi fare? Dopo che Naruto mesi fa è scappato dal
villaggio non fanno altro che trattarlo come un bambino troppo vivace.
E il risultato qual è? Missioni banalissime, di grado
oltremodo basso e in più ritrovi superflui, come quello di
oggi. Proprio come se fossimo dei genin maldestri, anche se,
be’ Naruto è ancora un genin, ma questo non
c’entra poi molto.” Smorzò la frase in
una risatina affettata per poi avvicinarsi rapidamente a Hinata e
afferrandole una lunga ciocca corvina la osservò
accattivante.
“Che
c’è non ti fidi? Mi sembri poco convinta dalle mie
parole, Hinata. Guarda che se non ci credi puoi venire anche tu con noi
a verificare. In fondo sei la fidanzata di Naruto, quindi non credo ci
siano problemi se vieni a conoscenza di ulteriori particolari sulla
missione.” Strofinò tra due dita i fili mori
accentuando la malizia nello sguardo verde reale.
Hinata
sussultò tentando qualche breve passo all’indietro
per evitare quell’inopportuna vicinanza della rosa su di lei.
Boccheggiò affranta, chiedendosi come fosse possibile che
Sakura si fosse accorta con tanta precisione dei dubbi che
l’affliggevano. Tuttavia l’aspetto positivo era che
ora aveva la quasi completa certezza che le stesse dicendo la
verità, del resto se non fosse stato così non si
sarebbe azzardata di invitarla al ritrovo con il rischio di far
smascherare una sua possibile menzogna.
“I-io Sakura
non è vero che n-non mi fido, è solo
che…” Sussurrò titubante incollando lo
sguardo esterrefatto su quello di Sakura.
“Mmmh, te lo
si leggeva negli occhi.” Le comparì sul volto un
sorrisetto sghembo sottolineato da una sagace espressione.
Hinata affannata
dall’imbarazzo spinse debolmente via Sakura riuscendo
così ad arretrare di qualche passo, ma Haruno le fu
immediatamente addosso estraendo da dietro la schiena il braccio
sinistro.
Hinata sgranò
gli occhi di perla trattenendo il fiato, il gesto di Sakura aveva un
non so ché di minaccioso e inoltre fu così
inaspettato che per un attimo le mancò il respiro. Si
ritrovò quel pugno sinistro teso, proprio sotto il
naso, all’altezza del seno.
“Guarda.”
Pronunciò Sakura imperante facendo schiudere a poco a poco
il pugno.
La Hyuuga
spalancò gli occhi scrutando all’interno di quel
pugno da cui iniziavano a intravedersi i definiti contorni di una
farfalla dalle meravigliose ali blu incorniciate di nero.
“È
una Phengaris arion,
conosciuta anche come Glaucopsyche
arion, non è stupenda?” Gli occhi di
Sakura divennero lucidi racchiusi tra le lunghe ciglia nere.
“È
bellissima.” Mormorò Hinata dopo essersi
tranquillizzata. “Ma, ma non si muove.”
Osservò nuovamente inquieta.
“Oh
è normale! Sarà un’oretta che la tengo
chiusa in pugno.” Spiegò sorridendo, mentre apriva
completamente il palmo della mano mostrando in tutto il suo splendore
l’insetto dalle ali spiegate.
“Dovresti
lasciarla andare, Sakura.”
“Sai le loro
ali erano utilizzate per degli infusi portentosi. Si credeva
ristabilissero i livelli di mineralcorticoidi nel sistema ematico, ad
esempio l’aldosterone, a partire dalla riduzione delle SBP.
Purtroppo il largo uso che ne è stato fatto in passato ha
portato la specie alla quasi estinzione, perciò
nell’epoca attuale non è stato possibile fare dei
significativi esperimenti per verificare la reale
effettività dei suoi benefici. Per tal motivo sono stati
completamenti abbandonati gli studi naturopati sulla Phengaris arion, e
devo dire che me ne dispiaccio molto.”
“Credo che
dovresti lasciarla ora, altrimenti morirà.”
Reiterò la proposta, il discorso precedente non
l’aveva per nulla colpita, anzi ne aveva colto il senso solo
per metà.
“Una creatura
tanto bella quanto rara, pensa che addirittura era considerata il
Gioiello della Foglia, solo nel nostro Paese sono presenti le
condizioni ambientali adatte a questa delicatissima specie.”
“Sakura
lasciala, per favore.” Questa volta si sforzò
utilizzando un tono deciso e sicuro che non ammetteva repliche.
Haruno la
osservò assottigliando lo sguardo riducendo a fessure
taglienti le iridi smeraldine. Con un rapido gesto capovolse il palmo
della mano lasciando capitolare al suolo l’inerme farfalla.
L’insetto pervinca,
a contatto con la polverosa terra, iniziò a dibattere
debolmente le ali sotto lo sguardo sconcertato di Hinata.
Ma mai i suoi occhi si
erano sgranati tanto e resi dilatati come da un pianto imminente, se
non quando il piede di Sakura colpì con efferatezza la
piccola creatura ponendo fine al suo ormai agonizzante dimenarsi.
“Perché
l’hai fatto?!” Sussultò a voce acuta e
tremolante cercando in tutti i modi di far desistere le proprie vivide
emozioni.
Sakura esibì
un’espressione dispiaciuta sollevando con lentezza il sandalo
dal suolo, rivelando così il martoriato corpo
dell’impolverata farfalla.
“Sei stata
crudele.” Proferì corrucciando le labbra.
“Io, crudele?
Mi hai chiesto tu di lasciarla. Sai cosa sarebbe stato davvero crudele?
Lasciarla lì ad agonizzare per terra. Io invece le ho
risparmiato tante sofferenze sferrandole il colpo di grazia.”
Si giustificò abbassando il capo e sviando lo sguardo in una
posa ricordante qualche virginale santa.
“Non avresti
dovuta ridurla in quello stato!” Le rinfacciò con
astio.
“Hai ragione,
sono stata una sciocca, perdonami. Il colore delle sue ali mi ricordava
tanto gli occhi di Naruto che non ho potuto desistere dal
catturarla.” Lasciò cadere una piccola pausa,
continuamente attraversata dallo sguardo inclemente di Hinata.
“Mi dispiace
tantissimo, ora però me lo faresti quel favore? Puoi
ricordare a Naruto del ritrovo e dirgli che lo stiamo aspettando tutti
nel bosco? Te ne sarei davvero grata.” Continuò a
parlare con tono dolce e mortificato, mostrando un sincero dispiacere
per il fatto appena verificatosi.
Hinata
indietreggiò di qualche passo. Qualunque cosa, qualunque
cosa pur di andarsene via da lì, lontana da Sakura
all’istante.
Annuì
frettolosamente col capo per poi allontanarsi a grandi e svelte
falcate, tanto che non fece nemmeno in tempo a sentire il grazie pronunciato
con gran sorriso da Sakura alcuni secondi dopo.
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Schiuse un occhio
ceruleo infastidito dai forti raggi di sole che filtravano dalla
finestra. Sbadigliò rumorosamente scompigliandosi assonnato
la zazzera bionda, serrò le palpebre e girandosi dalla parte
opposta si rimise accovacciato nell’angolo polveroso.
Mugugnò sommessamente ancora immerso in oniriche
fantasticherie, il nome di Sakura.
Quegli sprazzi di sole
estivo erano troppo forti e irritanti. A nulla era valso il cambiare
più volte posizione che alla fine si decise a tirarsi su in
ginocchio, si passò una mano sul volto sconvolto cercando di
svegliarsi definitivamente.
Vagò con lo
sguardo appannato per tutto il monolocale e a poco a poco che prendeva
coscienza di essere solo, gli occhi gli si sgranavano maggiormente.
“Sakura-chan?”
Mormorò al nulla alzandosi finalmente in piedi.
Era completamente solo,
di Sakura non c’era più nessuna traccia, se
n’era andata.
“Dobe.”
S’insultò socchiudendo gli occhi, mentre il
torpore del sonno nuovamente s’infondeva in lui. Rimase
svariati minuti immobile ad osservare il pulviscolo volteggiante
nell’aria, reso visibile dai caldi raggi di luce.
“Sakura.”
La chiamò sospirando e voltandosi verso l’ampia
vetrata dell’unica finestra.
“Dove sei
andata?” Sbatté violentemente la fronte contro la
fredda superficie di vetro, maledicendo la sua stessa inettitudine.
Considerando lo stato in
cui versava la notte precedente, sarebbe stata capace di compiere
qualsiasi follia.
Non si era nemmeno
accorto di quando aveva lasciato la stanza. Doveva prendersi cura di
lei, era sotto la sua responsabilità. E ora? Ora non sapeva
neppure dove fosse.
Si cambiò
velocemente, sfilandosi il kimono arancio che lo limitava troppo nei
movimenti e optando per una maglia a maniche corte nera e un paio di
calzoni racimolati dal pavimento, immediatamente si
precipitò fuori sulla strada alla ricerca di Sakura.
Non poteva assolutamente
lasciarla sola, ad ogni costo doveva ritrovarla.
Nella fretta
finì contro a una giovane donna dai capelli castani.
“Scusami!”
Cercò di farsi perdonare aiutandola a risollevarsi.
La donna
schivò la mano di Naruto rialzandosi con le proprie forze.
“Dovresti stare più attento ragazzo.” Lo
ammonì squadrandolo severa con gli occhi color malva,
dopodiché con brevi gesti riassettò le pieghe
della gonna.
Naruto la
fissò rammaricato, ma proprio in quel momento
notò il particolare coprifronte della giovane legato al
collo, rappresentante l’effige del villaggio della luna.
Stava per porle delle
domande riguardo quella stravaganza, poiché era piuttosto
insolito vedere dei ninja stranieri a Konoha, salvo non ci fossero
delle particolari circostanze, ma in quel momento aveva una questione
ben più importante da risolvere anziché perdersi
in chiacchiere.
“Sto cercando
una ragazza della mia età, ha i capelli rosa e gli occhi
verdi, per caso l’ha vista passare?” Disse con
enfasi non riuscendo a trattenersi dal gesticolare.
La donna alzò
lo sguardo al cielo puntellandosi un dito al mento pensierosa.
“La prego
è importante.” La implorò Naruto
pestando i piedi, non aveva tempo da perdere; o l’aveva vista
o non l’aveva vista, non c’era molto da pensarci
sopra.
“Oh no, credo
proprio di no. Una tipetta del genere dai capelli rosa me la sarei
sicuramente ricordata se solo l’avessi vista.”
Commentò infine abbozzando un piccolo sorrisetto sulle
labbra cremisi.
“Grazie lo
stesso.” S’affrettò a rispondere deluso,
incominciando ad allontanarsi.
La giovane tuttavia gli
fece cenno di fermarsi, afferrandogli delicatamente con la punta delle
dita l’orlo della maglia.
“Spero che la
ritroverai presto, ti auguro buona fortuna.” Disse
sorridendogli con dolcezza e lasciando il lembo di tessuto.
Naruto
ricambiò il sorriso, rincuorato dalla particolare gentilezza
di quella sconosciuta.
Non appena riprese ad
avanzare fu nuovamente costretto a fermarsi e questa volta a causa di
una voce a lui ben familiare.
“Naruto!”
Si voltò
indietro per veder avvicinarsi a lui Hinata, sembrava leggermente
trafelata e con la frangia in disordine, quasi avesse corso fin da poco.
“Hinata-chan!
Che ci fai qui?” Esclamò sorpreso di vederla.
“Naruto,”
Dissolse il rimasuglio di distanza che li separava con una piccola
corsa, mentre la borsa a tracolla le urtava le gambe.
“volevo farti
una sorpresa stamattina e fare colazione assieme.”
Mormorò gettando un’occhiata imbarazzata alla
giovane dagli occhi violetti in prossimità di Naruto.
“Ma strada
facendo ho incontrato Sakura…”
Non riuscì a
terminare la frase che il ragazzo le afferrò con forza le
spalle inondandola di domande.
“L’hai
vista? Dove? Che ti ha detto? Hinata?”
Ma lei rimase a bocca
aperta di fronte all’esagitazione di Naruto senza neppur
tentare di dare una benché misera risposta.
“Hinata, dimmi
tutto.” La sollecitò con sguardo rattristato.
“M-mi ha detto
di ricordarti che stamattina avevate una specie di ritrovo per la
missione, insieme a Sai e maestro Yamato, immaginava che tu di sicuro
te ne fossi scordato.” Biascicò cercando di far
allentare la presa di Naruto, il quale rendendosi conto di quei
tentativi le lasciò le spalle abbandonando le braccia
mollemente lungo i fianchi.
“No, non
è vero.” Mormorò osservando un punto
indefinito in lontananza, perso nei suoi pensieri.
Hinata si
preoccupò a quell’affermazione e ormai ignorando
completamente la presenza di un’estranea a pochi passi da
loro, si attaccò al braccio di Naruto reclamando con forza
una spiegazione.
“Come sarebbe
a dire che non è vero? Ne sei sicuro?”
“Ti ha
mentito, non c’era nessun ritrovo.”
Continuò imperterrito senza degnarla di uno sguardo.
Hinata
indietreggiò stupefatta. “C-come mi ha mentito? E
Perché?” Si limitò a balbettare confusa.
Naruto si fece vicino
prendendo con delicatezza un’estremità
dell’abitino bianco richiamando la sua piena attenzione.
“Dimmi
dov’era.”
“Perché
avrebbe dovuto dirmi una bugia? Che vuoi fare?”
“Hinata, dimmi
dov’è Sakura.” Reiterò Naruto
sforzandosi di mantenere un tono pacato.
“Al termine
del boschetto di faggi sulla strada per il quartiere Hyuu..”
Non poté
ultimare il discorso che Naruto la scostò da sé
per correre via rapidissimo a grandi balzi.
La giovane donna, di
nome Touei, sorrise raggiante portandosi le mani ai fianchi.
“Che ragazzo
pieno di vita!” Commentò tra sé e
sé.
Hinata le
dedicò un'ultima torva occhiata per poi correre via nel
tentativo di raggiungere Naruto.
Angolino
Autrice:
Ed
ecco a voi l’undicesimo capitolo, uff che faticaccia!
Ignorate
pure questa Touei, è soltanto frutto di un mio sghiribizzo
mentale e comunque avrà soltanto una piccola quanto
trascurabile parte nel capitolo finale. E fatevi pure quattro risate
sull'apparizione dei due loschi parenti di Hinata xD
Passo subito a rispondere alle recensioni! Che sono tre…
Tre! Cavolo, tra un po’ mi commuovo ç///////ç Grazie
di cuore ragazzi! Sarà forse merito dello spirito natalizio
ancora aleggiante nell’aria? Bah, lasciatemi perdere che
è meglio… -_____-
Vaius: Il mio
recensore number one!
Grazie infinite per i complimenti e per il sostegno! ^-^ Le
frasi dello scorso capitolo di cui non hai inteso bene il significato
ho provato a renderle in un modo migliore, ma alla fine ho deciso di
eliminarle, infine ho sistemato un pò di punteggiatura.
Credo che ti riferissi a quelle in cui Hinata si paragona a una madre e
Naruto invece è rapportato alla figura paterna. Quello che
intendevo dire era che Naruto e Hinata fossero lontani dal riconoscersi
in una coppia tradizionale, in cui l’amore presente
è rappresentato da quello tra un uomo e una donna,
bensì rischiavano spesso di equivocare il loro amore e
confonderlo o utilizzarlo come sostituto a quello genitoriale.
Poiché a entrambi in un modo o nell’altro
è mancato l’affetto dei
familiari, colmavano quella mancanza tra di loro,
trasfigurando il proprio amore, il ché a livello di coppia
non credo sia naturale o comunque positivo. Sì lo so mi sono
spiegata da schifo, ma abbi pazienza u__u
Spero
sia questa la parte che ti era poco chiara, nel caso avessi sbagliato
fammelo presente : )
wari: Grazie mille
per aver recensito e per esserti interessata alla mia storiella! Ho
capito perfettamente cosa intendevi riguardo l’IC dei
personaggi e riconosco che, lasciando da parte Sakura che
l’ho messa in una condizione d’insania mentale, la
maggior parte dei personaggi hanno avuto atteggiamenti ooc, escludo
solo Hinata perché è l’unica in cui
riesco a rispecchiare la mia personale idea che ho su di lei. Quello
che vorrei dire è che, in particolare per Naruto e Sai, non
solo mi discosto dalla tua resa e visione del personaggio, ma purtroppo
anche dalla mia, tuttavia non mi sembrano dei comportamenti
così eccessivamente fuori dal personaggio da dover mettere
l’ooc nelle note.
Ho corretto tutti gli errori che mi hai elencato e altri che
giustamente non sei stata lì a scrivermi, altrimenti sarebbe
venuta fuori una lista lunghissima. Ti ringrazio davvero per esserti
presa la briga di segnalarmeli e avermi dato anche la correzione
già bella e pronta. Solo uno non l’ho corretto
perché non era un errore accidentale, il
“più migliore” inserito in un dialogo di
Naruto era voluto. Ho pensato che parlando, a una persona possa
capitare di utilizzare forme grammaticali sbagliate e così
mi sono presa questa libertà. (So che in un libro sarebbe
sbagliato un ragionamento del genere, ma essendo una fanfiction penso
si possa fare). Ho voluto caratterizzare il parlare di Naruto in questo
modo, non perché lo considero un grullo sgrammaticato (come
la sottoscritta xD),
ma perché è molto enfatico nei modi. Lo stesso
ragionamento vale per “esageroso” al posto di
“esagerato” in un dialogo di Sakura.
Hai
centrato perfettamente il mio problema, spesso mi arrampico in frasi
troppo contorte che ovviamente non riesco a gestire.
Non
mi ha seccato per nulla la tua recensione, anzi mi hai dato un grande
aiuto, è stata veramente
preziosa. Spero di ritrovarti! ^-^
missredlights: Tantissime grazie per aver recensito e per
il tuo sostegno! Spero che questo capitolo non ti deluda :)
Un’ultima
cosa e poi vi lascio in pace, il titolo di questo capitolo
l’ho letteralmente rubato all’omonima canzone dei
Suicide Silence, se vi va o avete due minuti da perdere, ascoltatela.
^.^
Ringrazio
ovviamente anche tutti coloro che leggono e che hanno aggiunto la
storia nelle seguite e da ricordare.
Alla prossima!
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