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Autore: Miwako_chan    29/12/2010    3 recensioni
“Co-mor-bo-si-tà” Sillabo incerto sperando che almeno questa volta abbia capito bene.
“Si, Naruto. Bravo, finalmente ce l’hai fatta.”
Incrocio le braccia imbronciandomi. Giuro, non la sopporto quando mi tratta da stupido.
“Io per te sono come una comorbosità.” Mi spiega Sakura giocherellando con le dita tra le ciocche rosa.
“E quindi?” Domando indisponente, irritato più che altro dal fatto che non ho ancora ben afferrato che cacchio vuol dire sta comorbosità.
“Avrò rilevanti implicazioni nel tuo esito finale.” Mi dici sorridendo. Pari quasi contenta.
“Sarebbe?” Esclamo stranito. È anche vero che sono un emerito baka, ma oggi a Sakura proprio non la riesco a capire.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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he price of beauty













Domenica





Indossò il vestitino di cotone bianco, con un rapido gesto liberò la chioma corvina rimasta impigliata nel colletto, ravvivò le vaporose maniche a sbuffo di pizzo e resettò le pieghe dell’orlo che rasente il ginocchio presentava graziosi trafori dalle forme floreali. Mostrò un umile sorriso davanti all’alto specchio della cameretta. Privata dalle briglie della timidezza si chinò in avanti e con le mani poggiate sulle gambe sfoderò un’irreverente linguaccia.

Era l’ultimo giorno per stare insieme.
L’ultima giornata da dedicarsi prima che lui partisse per la missione. Stupida missione, stupidissima.

Si ricompose turbata da quei pensieri. Ieri era stata una piacevole serata in fin dei conti, ma erano rimasti dei turbamenti, delle latenti incomprensioni.
Fino allo scadere dell’ultimo minuto insieme avrebbe fatto di tutto per risollevargli lo spirito, non poteva di certo sopportare che partisse per quell’incarico senza aver dato il massimo per rivedergli un caldo sorriso sul volto.

Scostò una ciocca corvina dietro l’orecchio sorridendo trepida. Magari Naruto durante la missione sarebbe anche riuscito a chiarirsi con Sakura e tornare in buoni rapporti. Del resto avrebbero dovuto scortare quel caro dignitario insieme, e se solitamente non c’è molta azione in quei frangenti, avrebbero di certo trovato il tempo per ravvicinarsi.

Discese con rapidità le scale girando stretta al termine dei gradini in legno e infilò i sandali neri posti all’angolo di questi. Arrivata in cucina, s’inginocchiò all’altezza del forno estraendo una piccola crostata di mirtilli. La confezionò con cura con carte viola pastello per poi riporla dentro la borsa di tessuto che portava a tracolla.
Naruto sarebbe stato contentissimo di vederla con quel dolce che aveva preparato amorevolmente a tarda notte e di nascosto non appena tornata dalla festa. Era più che sicura che per lui sarebbe stata una piacevolissima sorpresa. Arrossì lievemente nel pensarsi insieme a lui nel suo monolocale a far colazione, proprio come una coppia matura che dopo essersi alzata dal letto si reca nella cucina di casa.


Persa tra nuvole di pensieri si diresse nell’ampia sala illuminata da grandi finestre, lì vide Hanabi ancora in veste da notte con i piedi nudi poggiati sul freddo e bianco pavimento, quasi completamente sgombro da mobili.

Hinata sussultò lieve aggrappandosi con nervoso alla cinta della borsa.

“Ho sentito dei rumori.” Mormorò a voce sottile scostandosi di poco i lunghi capelli castani dagli occhi, rivelando un viso incredibilmente altero ed elegante, d’autentica bellezza.
“Dove stai andando, Hinata?” Continuò poiché le era mancato anche un solo cenno d’intendimento da parte della maggiore.
Hinata abbassò lo sguardo come di consueto di fronte alla sorellina, ciononostante rispose con forza.
“Da Naruto.”
“Andavi senza avvertire nessuno?” La pungolò con velata boria.
Hinata ignorò la domanda, ma schiuse le labbra esasperata quando la figura di Hiashi si stagliò dietro la sorellina, poggiandole una mano sulla spalla. Hanabi sollevò i cinici occhi sul volto severo del padre.
Un tremendo imbarazzo andò a impossessarsi di ogni singola parte di Hinata facendole serrare il labbro inferiore tra i denti. Percepì chiaramente lo sguardo del padre penetrarla da parte a parte con sprezzo, anche se forse, questa sua impressione era amplificata dallo stato d’animo in cui si ritrovava ogni qualvolta fosse di fronte al capostipite.
Hiashi del resto non infierì con termini e vocaboli, ma rimase in esecrabile silenzio, limitandosi a scambiare un’eloquente occhiata con la figlia minore.
Iniziò ad avvertire un lieve capogiro e, conoscendosi, per non cadere esanime al suolo decise di andarsene al più presto da quella stanza. Avanzò a lunghe quanto traballanti falcate, non aiutata certo dal leggero vestitino che ad ogni passo mostrava pericolosamente la coscia.
All’altezza di Hiashi e Hanabi a voce vibrante affermò nuovamente la sua destinazione. “V-vado da Naruto-kun.”
Appena fuori dall’ingresso di casa si voltò chinandosi spropositatamente su se stessa verso i due familiari che ancora silenti l’osservavano con accigliati sguardi di biasimo.
“A-arrivederci Hiashi-sama.” Ne seguì un prolungato inchino in cui metà volto le fu nascosto dalla frangia bluette. “Hanabi-san.” Compì un altro inchino, ma nettamente più breve del precedente e poi corse via lungo il cortiletto di villa Hyuuga, chiedendosi se al suo ritorno ci sarebbe stato qualcuno ad accoglierla, poteva aspettarsi di tutto dai draconiani e drastici familiari.

Riprese fiato una volta giunta sulla strada principale, fuori dal quartiere del casato Hyuuga. Si diresse verso il centro di Konoha a sguardo alto. Davanti a sé il lunghissimo viale in terra battuta, talmente arida e secca da parer polvere.
I lati della strada erano fiancheggiati da alti pali della corrente circondati da fili d’erba rigogliosa, mentre il paesaggio circostante, sorvolato da un terso cielo azzurro, era caratterizzato da prati floridi e boschetti di faggi.

Alzò lo sguardo al cielo, frattanto che la brezza leggera le portava sollievo alla calura estiva, sfiorandole il volto e sollevandole le ciocche corvine. Sorrise piano ingoiando l’ultimo rimasuglio di amarezza e angoscia nei confronti del progenitore. Era una mattinata oltremodo bella per sprecarla lasciandosi soffocare dalla vergogna, avrebbe pensato più tardi a loro, ora poteva rilassarsi immaginando il suo Naruto, assaporare il caldo sole e la quiete della bella stagione, ascoltare il vibrante frinire delle cicale, talvolta intenso e incessante.

All’improvviso al termine di un faggeto, una sagoma colorata colse la sua piena attenzione. Si portò una mano alla fronte per schermarsi dai raggi solari, intuendo meglio il profilo della figura rosa e rossa. Si fermò su due piedi assottigliando lo sguardo, se non errava, quella laggiù poteva essere con ogni probabilità Sakura. Era piuttosto lontana, Hinata gonfiò le guancie dall’indecisione se farsi avanti e salutarla o procedere tranquillamente per la sua strada.
Un istante dopo ogni suo dubbio fu sbaragliato dal vociare della suddetta ragazza.
“Ehi!” Strepitò a gran voce Sakura agitando un braccio.
Hinata sobbalzò sul posto a quel richiamo e dopo svariati secondi, alzò timidamente la mano per risposta. Contro la sua volontà, come un automa guidato dalla buona educazione che le imponeva di salutare a dovere l’amica occasionale, si diresse a passo incerto in mezzo all’erba in direzione della giovane.
Tenne basso lo sguardo per tutto il tragitto osservando i fili smeraldini che le solleticavano le caviglie. Più volte fu presa dal desiderio di voltarsi e tornare sui suoi passi, ma ormai aveva iniziato ad avvicinarsi a Sakura e sarebbe stato veramente scortese cambiare direzione così all’improvviso, dimostrando in pieno il mutamento d’intenzioni.

Alzò gli occhi di neve solamente una volta giunta di fronte all’Haruno. La ragazza era in piedi a gambe incrociate, tamburellava con insistenza le dita contro un grande tronco d’albero e sul viso, sciorinato tra ciocche rosate, faceva sfoggio un irreverente sorriso illuminato da impudenti occhi smeraldini. Hinata non si accorse nemmeno del tempo eccessivo in cui rimase a fissarla senza emetter parola, come se si trovasse di fronte a una fattispecie di ninfetta fuoriuscita dalla boscaglia. Inoltre, quando notò i numerosi lividi che percorrevano il braccio destro di Sakura reso visibile dallo smanicato rosso, lasciò perfino schiudere estatica la bocca.
“C-ciao Sakura-san.” Farfugliò confusa dopo un po’ arrossendo intensamente. Pensò alla tremenda figura che doveva aver appena fatto; era rimasta senza parole a fissarla e per di più su un particolare tanto scomodo, come quei misteriosi lividi. Maledì mentalmente la sua vergognosa inadeguatezza.
“Ciao Hinata!” Esclamò Sakura sorridendo radiosa.
Notando che Hinata, prevedibilmente, non aveva nulla da aggiungere, proseguì nel discorso.
“Meno male che ti ho vista. Sai non volevo disturbarti, ma ho proprio bisogno di chiederti un favore.” Dichiarò nitida tracciando piccoli cerchi immaginari con il piede sui fili d’erba. “Perdonami, sei di fretta per caso?”
Hinata rimase interdetta a quella domanda, non era da lei negare un piacere, ma doveva anche recarsi da Naruto, quindi dipendeva tutto da che tipo di favore intendeva Sakura.
“Ecco, vedi, stavo andando da Naruto.” Mormorò infine torturandosi le mani. Avrebbe tanto desiderato sparire all’istante, quella ragazza le aveva messo addosso una soggezione tale da farle aspirare a qualsiasi scusante pur di allontanarsi da lì.
“Ma è perfetto!” La sua debole frasetta fu sopraffatta dall’esclamazione di Sakura.
Il supplizio delle mani fu accentuato da quest’ultima affermazione.
“Avevo proprio bisogno che qualcuno recapitasse un messaggio a Naruto, quindi dato che vai da lui calzi proprio a pennello.” Seguitò briosa.
Hinata sviò lo sguardo sognante verso la strada, poteva mettersi a correre e scappare via, cosa da poco, perfettamente attuabile, se solo le sue gambe non fossero paralizzate al terreno, temerarie nel rimanervi incollate.
“Vedi, doveva ritrovarsi tutto il team; io, Naruto-kun, Sai-kun e Yamato-sama stamattina alle sette, ma Naruto-kun è già da mezzora che l’aspettiamo e ancora non si è fatto vivo, sospetto che quel baka si sia dimenticato come suo solito.” Rise Sakura poggiandosi con la spalla al tronco del faggio.
“Conoscendolo si sarà sicuramente dimenticato, oppure è semplicemente in ritardo.” Commentò Hinata nascondendo un piccolo sorriso dietro un pugno chiuso.
“Già pensa che agli albori del team sette arrivava persino più tardi del maestro Kakashi.” Aggiunse Sakura, stando particolarmente attenta a utilizzare un aneddoto di cui Hinata non poteva esserne stata partecipe o a conoscenza.
“Oh sì, me lo posso immaginare.” Sospirò impercettibilmente. “Comunque non pensavo che per una missione così facile, cioè per ninja come voi mi sembra molto semplice, ci sia il bisogno di un raduno il giorno prima… E poi, poi nel bosco, ecco, mi sembra solo un poco strano…” Osservò con tristi impappinamenti abbassando repentinamente lo sguardo a terra. Aveva iniziato a nutrire sospetti nei confronti di Sakura in vista degli ultimi avvenimenti, e seppur non osasse mettere in dubbio la naturale bontà della ragazza, non riusciva a tacere di fronte anche alle più piccole incongruenze, in particolar modo se della questione, Naruto era tra gli interessati.
“Non bisogna mai sottovalutare le missioni, anche quelle apparentemente più facili.” Rispose sibillina. “Anche se, in questo caso trovo anch’io le precauzioni di Yamato-sensei eccessive, ma credo che gli ordini vengano dall’alto.” Indicò figurativa il cielo rimarcando il potere della Godaime Tsunade. “In pratica deve mostrarci il luogo di ritrovo di domani, le armi e altri consigli extra sulla missione.” Sakura socchiuse gli occhi gesticolando con sufficienza con il braccio in vista, mentre l’altro fin dall’inizio del dialogo restava ancora celato dietro la schiena.
“Deve essere particolarmente noioso.” Mormorò Hinata acuendo lo sguardo verso quel braccio nascosto che ora, dopo i lividi scuri sull’altro, diveniva un altro crucciato particolare.
“Oh infatti! Ma che ci vuoi fare? Dopo che Naruto mesi fa è scappato dal villaggio non fanno altro che trattarlo come un bambino troppo vivace. E il risultato qual è? Missioni banalissime, di grado oltremodo basso e in più ritrovi superflui, come quello di oggi. Proprio come se fossimo dei genin maldestri, anche se, be’ Naruto è ancora un genin, ma questo non c’entra poi molto.” Smorzò la frase in una risatina affettata per poi avvicinarsi rapidamente a Hinata e afferrandole una lunga ciocca corvina la osservò accattivante.
“Che c’è non ti fidi? Mi sembri poco convinta dalle mie parole, Hinata. Guarda che se non ci credi puoi venire anche tu con noi a verificare. In fondo sei la fidanzata di Naruto, quindi non credo ci siano problemi se vieni a conoscenza di ulteriori particolari sulla missione.” Strofinò tra due dita i fili mori accentuando la malizia nello sguardo verde reale.
Hinata sussultò tentando qualche breve passo all’indietro per evitare quell’inopportuna vicinanza della rosa su di lei. Boccheggiò affranta, chiedendosi come fosse possibile che Sakura si fosse accorta con tanta precisione dei dubbi che l’affliggevano. Tuttavia l’aspetto positivo era che ora aveva la quasi completa certezza che le stesse dicendo la verità, del resto se non fosse stato così non si sarebbe azzardata di invitarla al ritrovo con il rischio di far smascherare una sua possibile menzogna.
“I-io Sakura non è vero che n-non mi fido, è solo che…” Sussurrò titubante incollando lo sguardo esterrefatto su quello di Sakura.
“Mmmh, te lo si leggeva negli occhi.” Le comparì sul volto un sorrisetto sghembo sottolineato da una sagace espressione.
Hinata affannata dall’imbarazzo spinse debolmente via Sakura riuscendo così ad arretrare di qualche passo, ma Haruno le fu immediatamente addosso estraendo da dietro la schiena il braccio sinistro.
Hinata sgranò gli occhi di perla trattenendo il fiato, il gesto di Sakura aveva un non so ché di minaccioso e inoltre fu così inaspettato che per un attimo le mancò il respiro. Si ritrovò quel pugno sinistro teso, proprio sotto il naso, all’altezza del seno.
“Guarda.” Pronunciò Sakura imperante facendo schiudere a poco a poco il pugno.
La Hyuuga spalancò gli occhi scrutando all’interno di quel pugno da cui iniziavano a intravedersi i definiti contorni di una farfalla dalle meravigliose ali blu incorniciate di nero.
“È una Phengaris arion, conosciuta anche come Glaucopsyche arion, non è stupenda?” Gli occhi di Sakura divennero lucidi racchiusi tra le lunghe ciglia nere.
“È bellissima.” Mormorò Hinata dopo essersi tranquillizzata. “Ma, ma non si muove.” Osservò nuovamente inquieta.
“Oh è normale! Sarà un’oretta che la tengo chiusa in pugno.” Spiegò sorridendo, mentre apriva completamente il palmo della mano mostrando in tutto il suo splendore l’insetto dalle ali spiegate.
“Dovresti lasciarla andare, Sakura.”
“Sai le loro ali erano utilizzate per degli infusi portentosi. Si credeva ristabilissero i livelli di mineralcorticoidi nel sistema ematico, ad esempio l’aldosterone, a partire dalla riduzione delle SBP. Purtroppo il largo uso che ne è stato fatto in passato ha portato la specie alla quasi estinzione, perciò nell’epoca attuale non è stato possibile fare dei significativi esperimenti per verificare la reale effettività dei suoi benefici. Per tal motivo sono stati completamenti abbandonati gli studi naturopati sulla Phengaris arion, e devo dire che me ne dispiaccio molto.”
“Credo che dovresti lasciarla ora, altrimenti morirà.” Reiterò la proposta, il discorso precedente non l’aveva per nulla colpita, anzi ne aveva colto il senso solo per metà.
“Una creatura tanto bella quanto rara, pensa che addirittura era considerata il Gioiello della Foglia, solo nel nostro Paese sono presenti le condizioni ambientali adatte a questa delicatissima specie.”
“Sakura lasciala, per favore.” Questa volta si sforzò utilizzando un tono deciso e sicuro che non ammetteva repliche.
Haruno la osservò assottigliando lo sguardo riducendo a fessure taglienti le iridi smeraldine. Con un rapido gesto capovolse il palmo della mano lasciando capitolare al suolo l’inerme farfalla.
L’insetto pervinca, a contatto con la polverosa terra, iniziò a dibattere debolmente le ali sotto lo sguardo sconcertato di Hinata.
Ma mai i suoi occhi si erano sgranati tanto e resi dilatati come da un pianto imminente, se non quando il piede di Sakura colpì con efferatezza la piccola creatura ponendo fine al suo ormai agonizzante dimenarsi.
“Perché l’hai fatto?!” Sussultò a voce acuta e tremolante cercando in tutti i modi di far desistere le proprie vivide emozioni.
Sakura esibì un’espressione dispiaciuta sollevando con lentezza il sandalo dal suolo, rivelando così il martoriato corpo dell’impolverata farfalla.
“Sei stata crudele.” Proferì corrucciando le labbra.
“Io, crudele? Mi hai chiesto tu di lasciarla. Sai cosa sarebbe stato davvero crudele? Lasciarla lì ad agonizzare per terra. Io invece le ho risparmiato tante sofferenze sferrandole il colpo di grazia.” Si giustificò abbassando il capo e sviando lo sguardo in una posa ricordante qualche virginale santa.
“Non avresti dovuta ridurla in quello stato!” Le rinfacciò con astio.
“Hai ragione, sono stata una sciocca, perdonami. Il colore delle sue ali mi ricordava tanto gli occhi di Naruto che non ho potuto desistere dal catturarla.” Lasciò cadere una piccola pausa, continuamente attraversata dallo sguardo inclemente di Hinata.  
“Mi dispiace tantissimo, ora però me lo faresti quel favore? Puoi ricordare a Naruto del ritrovo e dirgli che lo stiamo aspettando tutti nel bosco? Te ne sarei davvero grata.” Continuò a parlare con tono dolce e mortificato, mostrando un sincero dispiacere per il fatto appena verificatosi.
Hinata indietreggiò di qualche passo. Qualunque cosa, qualunque cosa pur di andarsene via da lì, lontana da Sakura all’istante.
Annuì frettolosamente col capo per poi allontanarsi a grandi e svelte falcate, tanto che non fece nemmeno in tempo a sentire il grazie pronunciato con gran sorriso da Sakura alcuni secondi dopo.



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Schiuse un occhio ceruleo infastidito dai forti raggi di sole che filtravano dalla finestra. Sbadigliò rumorosamente scompigliandosi assonnato la zazzera bionda, serrò le palpebre e girandosi dalla parte opposta si rimise accovacciato nell’angolo polveroso. Mugugnò sommessamente ancora immerso in oniriche fantasticherie, il nome di Sakura.
Quegli sprazzi di sole estivo erano troppo forti e irritanti. A nulla era valso il cambiare più volte posizione che alla fine si decise a tirarsi su in ginocchio, si passò una mano sul volto sconvolto cercando di svegliarsi definitivamente.
Vagò con lo sguardo appannato per tutto il monolocale e a poco a poco che prendeva coscienza di essere solo, gli occhi gli si sgranavano maggiormente.
“Sakura-chan?” Mormorò al nulla alzandosi finalmente in piedi.
Era completamente solo, di Sakura non c’era più nessuna traccia, se n’era andata.
“Dobe.” S’insultò socchiudendo gli occhi, mentre il torpore del sonno nuovamente s’infondeva in lui. Rimase svariati minuti immobile ad osservare il pulviscolo volteggiante nell’aria, reso visibile dai caldi raggi di luce.
“Sakura.” La chiamò sospirando e voltandosi verso l’ampia vetrata dell’unica finestra.
“Dove sei andata?” Sbatté violentemente la fronte contro la fredda superficie di vetro, maledicendo la sua stessa inettitudine.
Considerando lo stato in cui versava la notte precedente, sarebbe stata capace di compiere qualsiasi follia.
Non si era nemmeno accorto di quando aveva lasciato la stanza. Doveva prendersi cura di lei, era sotto la sua responsabilità. E ora? Ora non sapeva neppure dove fosse.

Si cambiò velocemente, sfilandosi il kimono arancio che lo limitava troppo nei movimenti e optando per una maglia a maniche corte nera e un paio di calzoni racimolati dal pavimento, immediatamente si precipitò fuori sulla strada alla ricerca di Sakura.
Non poteva assolutamente lasciarla sola, ad ogni costo doveva ritrovarla.

Nella fretta finì contro a una giovane donna dai capelli castani.
“Scusami!” Cercò di farsi perdonare aiutandola a risollevarsi.
La donna schivò la mano di Naruto rialzandosi con le proprie forze. “Dovresti stare più attento ragazzo.” Lo ammonì squadrandolo severa con gli occhi color malva, dopodiché con brevi gesti riassettò le pieghe della gonna.
Naruto la fissò rammaricato, ma proprio in quel momento notò il particolare coprifronte della giovane legato al collo, rappresentante l’effige del villaggio della luna.
Stava per porle delle domande riguardo quella stravaganza, poiché era piuttosto insolito vedere dei ninja stranieri a Konoha, salvo non ci fossero delle particolari circostanze, ma in quel momento aveva una questione ben più importante da risolvere anziché perdersi in chiacchiere.
“Sto cercando una ragazza della mia età, ha i capelli rosa e gli occhi verdi, per caso l’ha vista passare?” Disse con enfasi non riuscendo a trattenersi dal gesticolare.
La donna alzò lo sguardo al cielo puntellandosi un dito al mento pensierosa.
“La prego è importante.” La implorò Naruto pestando i piedi, non aveva tempo da perdere; o l’aveva vista o non l’aveva vista, non c’era molto da pensarci sopra.
“Oh no, credo proprio di no. Una tipetta del genere dai capelli rosa me la sarei sicuramente ricordata se solo l’avessi vista.” Commentò infine abbozzando un piccolo sorrisetto sulle labbra cremisi.
“Grazie lo stesso.” S’affrettò a rispondere deluso, incominciando ad allontanarsi.
La giovane tuttavia gli fece cenno di fermarsi, afferrandogli delicatamente con la punta delle dita l’orlo della maglia.
“Spero che la ritroverai presto, ti auguro buona fortuna.” Disse sorridendogli con dolcezza e lasciando il lembo di tessuto.
Naruto ricambiò il sorriso, rincuorato dalla particolare gentilezza di quella sconosciuta.
Non appena riprese ad avanzare fu nuovamente costretto a fermarsi e questa volta a causa di una voce a lui ben familiare.
“Naruto!”
Si voltò indietro per veder avvicinarsi a lui Hinata, sembrava leggermente trafelata e con la frangia in disordine, quasi avesse corso fin da poco.
“Hinata-chan! Che ci fai qui?” Esclamò sorpreso di vederla.

“Naruto,”
Dissolse il rimasuglio di distanza che li separava con una piccola corsa, mentre la borsa a tracolla le urtava le gambe.

“volevo farti una sorpresa stamattina e fare colazione assieme.” Mormorò gettando un’occhiata imbarazzata alla giovane dagli occhi violetti in prossimità di Naruto.
“Ma strada facendo ho incontrato Sakura…”
Non riuscì a terminare la frase che il ragazzo le afferrò con forza le spalle inondandola di domande.
“L’hai vista? Dove? Che ti ha detto? Hinata?”
Ma lei rimase a bocca aperta di fronte all’esagitazione di Naruto senza neppur tentare di dare una benché misera risposta.
“Hinata, dimmi tutto.” La sollecitò con sguardo rattristato.
“M-mi ha detto di ricordarti che stamattina avevate una specie di ritrovo per la missione, insieme a Sai e maestro Yamato, immaginava che tu di sicuro te ne fossi scordato.” Biascicò cercando di far allentare la presa di Naruto, il quale rendendosi conto di quei tentativi le lasciò le spalle abbandonando le braccia mollemente lungo i fianchi.
“No, non è vero.” Mormorò osservando un punto indefinito in lontananza, perso nei suoi pensieri.
Hinata si preoccupò a quell’affermazione e ormai ignorando completamente la presenza di un’estranea a pochi passi da loro, si attaccò al braccio di Naruto reclamando con forza una spiegazione.
“Come sarebbe a dire che non è vero? Ne sei sicuro?”
“Ti ha mentito, non c’era nessun ritrovo.” Continuò imperterrito senza degnarla di uno sguardo.
Hinata indietreggiò stupefatta. “C-come mi ha mentito? E Perché?” Si limitò a balbettare confusa.
Naruto si fece vicino prendendo con delicatezza un’estremità dell’abitino bianco richiamando la sua piena attenzione.
“Dimmi dov’era.”
“Perché avrebbe dovuto dirmi una bugia? Che vuoi fare?”
“Hinata, dimmi dov’è Sakura.” Reiterò Naruto sforzandosi di mantenere un tono pacato.
“Al termine del boschetto di faggi sulla strada per il quartiere Hyuu..”
Non poté ultimare il discorso che Naruto la scostò da sé per correre via rapidissimo a grandi balzi.

La giovane donna, di nome Touei, sorrise raggiante portandosi le mani ai fianchi.
“Che ragazzo pieno di vita!” Commentò tra sé e sé.
Hinata le dedicò un'ultima torva occhiata per poi correre via nel tentativo di raggiungere Naruto.



 












Angolino Autrice:

Ed ecco a voi l’undicesimo capitolo, uff che faticaccia!
Ignorate pure questa Touei, è soltanto frutto di un mio sghiribizzo mentale e comunque avrà soltanto una piccola quanto trascurabile parte nel capitolo finale. E fatevi pure quattro risate sull'apparizione dei due loschi parenti di Hinata xD

Passo subito a rispondere alle recensioni! Che sono tre… Tre! Cavolo, tra un po’ mi commuovo ç///////ç  Grazie di cuore ragazzi! Sarà forse merito dello spirito natalizio ancora aleggiante nell’aria? Bah, lasciatemi perdere che è meglio…  -_____-


Vaius: Il mio recensore number one! Grazie infinite per i complimenti e per il sostegno! ^-^  Le frasi dello scorso capitolo di cui non hai inteso bene il significato ho provato a renderle in un modo migliore, ma alla fine ho deciso di eliminarle, infine ho sistemato un pò di punteggiatura. Credo che ti riferissi a quelle in cui Hinata si paragona a una madre e Naruto invece è rapportato alla figura paterna. Quello che intendevo dire era che Naruto e Hinata fossero lontani dal riconoscersi in una coppia tradizionale, in cui l’amore presente è rappresentato da quello tra un uomo e una donna, bensì rischiavano spesso di equivocare il loro amore e confonderlo o utilizzarlo come sostituto a quello genitoriale. Poiché a entrambi in un modo o nell’altro è mancato l’affetto dei familiari, colmavano quella mancanza tra di loro, trasfigurando il proprio amore, il ché a livello di coppia non credo sia naturale o comunque positivo. Sì lo so mi sono spiegata da schifo, ma abbi pazienza u__u
Spero sia questa la parte che ti era poco chiara, nel caso avessi sbagliato fammelo presente : )

wari: Grazie mille per aver recensito e per esserti interessata alla mia storiella! Ho capito perfettamente cosa intendevi riguardo l’IC dei personaggi e riconosco che, lasciando da parte Sakura che l’ho messa in una condizione d’insania mentale, la maggior parte dei personaggi hanno avuto atteggiamenti ooc, escludo solo Hinata perché è l’unica in cui riesco a rispecchiare la mia personale idea che ho su di lei. Quello che vorrei dire è che, in particolare per Naruto e Sai, non solo mi discosto dalla tua resa e visione del personaggio, ma purtroppo anche dalla mia, tuttavia non mi sembrano dei comportamenti così eccessivamente fuori dal personaggio da dover mettere l’ooc nelle note.
Ho corretto tutti gli errori che mi hai elencato e altri che giustamente non sei stata lì a scrivermi, altrimenti sarebbe venuta fuori una lista lunghissima. Ti ringrazio davvero per esserti presa la briga di segnalarmeli e avermi dato anche la correzione già bella e pronta. Solo uno non l’ho corretto perché non era un errore accidentale, il “più migliore” inserito in un dialogo di Naruto era voluto. Ho pensato che parlando, a una persona possa capitare di utilizzare forme grammaticali sbagliate e così mi sono presa questa libertà. (So che in un libro sarebbe sbagliato un ragionamento del genere, ma essendo una fanfiction penso si possa fare). Ho voluto caratterizzare il parlare di Naruto in questo modo, non perché lo considero un grullo sgrammaticato (come la sottoscritta xD), ma perché è molto enfatico nei modi. Lo stesso ragionamento vale per “esageroso” al posto di “esagerato” in un dialogo di Sakura.

Hai centrato perfettamente il mio problema, spesso mi arrampico in frasi troppo contorte che ovviamente non riesco a gestire.
Non mi ha seccato per nulla la tua recensione, anzi mi hai dato un grande aiuto, è stata veramente preziosa. Spero di ritrovarti! ^-^


missredlights
: Tantissime grazie per aver recensito e per il tuo sostegno! Spero che questo capitolo non ti deluda :)



Un’ultima cosa e poi vi lascio in pace, il titolo di questo capitolo l’ho letteralmente rubato all’omonima canzone dei Suicide Silence, se vi va o avete due minuti da perdere, ascoltatela. ^.^
Ringrazio ovviamente anche tutti coloro che leggono e che hanno aggiunto la storia nelle seguite e da ricordare.




Alla prossima!











  
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