Non
può piovere per sempre
Capitolo
16
La scelta di Barty
Lord Voldemort
fissò i quattro Mangiamorte, allineati uno affianco
all’altro di fronte a lui,
e parlò dopo un lungo silenzio.
« Come sapete, domani
il Consiglio Magico si riunirà per eleggere il nuovo
Ministro della Magia. La
morte di Boot ha indebolito enormemente il Ministero, facendogli
perdere
credibilità agli occhi della comunità magica.
Tuttavia, tutti credono che sia
stato ucciso perché era un lurido Sanguesporco, e
così deve essere, altrimenti
si inizierebbe a pensare che il nostro unico obiettivo sia quello di
metterci a
capo della comunità magica. Ovviamente aspiriamo anche a
quello, ma nessuno
darà retta a quei pochi che la pensano così, se
lasceremo una parvenza di
legalità.
Per questo
motivo, non possiamo permetterci di uccidere i candidati al ruolo di
Ministro.
Sono entrambi Purosangue, e se li togliessimo di torno alla vigilia
delle
elezioni, le famiglie Purosangue che approvano i nostri obiettivi
penserebbero
di trovarsi in pericolo, e la perdita del loro appoggio sarebbe un
enorme
peccato. Quindi è di vitale importanza che Millicent Bagnold
vinca queste
elezioni. È una donna estremamente fiduciosa nella buona
fede dei suoi
collaboratori, ed è stato facile porli sotto maledizione
Imperius.
Tuttavia,
dobbiamo essere sicuri che i Consiglieri votino in maggioranza per lei.
Fortuna
vuole che lo stesso Silente la appoggi. Dobbiamo essergli tutti grati
per
questo ».
Voldemort si
interruppe un secondo, per permettere ai quattro Mangiamorte di reagire
con dei
ghigni sarcastici a quella notizia.
« Purtroppo,
molti sostengono Crouch, e il rischio che vinca lui è
enorme. Per questo motivo,
vi affido l’incarico di imporre l’Imperius su tutti
i Consiglieri possibili,
senza esagerare e creare sospetti, tanti quanti ne basteranno per
permettere
alla Bagnold di vincere. Ovviamente evitate di imporla su maghi in
grado di
contrastarla. Sta a voi valutare tutti i rischi. Se riuscirete
nell’impresa,
avrete la ricompensa che vi spetta… se fallirete, riceverete
una punizione
adeguata. Lucius, Mulciber, Rookwood, non deludetemi ».
I tre
Mangiamorte interpellati chinarono la testa e si affrettarono ad
assicurare il
Signore Oscuro che non avrebbero fallito.
« Molto bene,
potete andare. Quanto a te, Barty, vorrei che restassi ancora un
po’. Ho alcune
cose da dirti ».
Il ragazzo
annuì, rigido come un palo, e rimase immobile fino a che i
suoi compagni non
ebbero abbandonato la stanza. Erano rimasti solo lui e il Signore
Oscuro. Barty
deglutì, certo che, di qualunque cosa volesse parlargli, non
si sarebbe profuso
in complimenti.
« Mi hanno
riferito che sei stato tu a uccidere Boot. È
così? »
Il ragazzo
esitò. Voldemort lo fissava con uno sguardo indagatore,
mentre lisciava con le
dita sottili la bacchetta che teneva in mano. Gli sarebbe bastato un
niente per
usare la
Legilimanzia
contro di lui, e Barty sapeva proprio per questo che sarebbe stato
inutile
mentire.
« Non proprio,
Signore. L’ho ucciso, ma è stato un incidente
» ammise, agitato.
« Esattamente. Fai
bene ad essere sincero. Sai che nessuno deve mai osare mentirmi.
Tuttavia, è
proprio per questo che devo farti qualche domanda. Ti ritenevo ormai
pronto per
compiere il tuo primo vero omicidio, ma qualcosa deve averti bloccato.
So
quanto odi tuo padre, e non credo che tu ti senta in colpa nei suoi
confronti.
Per caso la morte del tuo amico Black ti ha rammollito, o sbaglio?
»
Barty si sentì
percorrere da una scarica di agitazione. Ce l’aveva con se
stesso e con la
propria incapacità di essere come tutti gli altri
Mangiamorte, e temeva di
perdere la fiducia del Signore Oscuro.
« No, io… »
« Invece è
esattamente così. Forse non ti sta bene la mia decisione di
averlo fatto
uccidere. Ma non è con me che devi prendertela. Lui sapeva
bene cosa gli
sarebbe successo se avesse tradito. Abbandonando la nostra causa, ha
firmato la
propria condanna a morte. Sai bene che i traditori meritano questa fine
».
« Non ce l’ho
con Voi, mio Signore! » si affrettò a rispondere
Barty. « Non oserei mai… Regulus
ha tradito e ne ha subito le conseguenze. La colpa è sua,
non vostra ».
« Spero che tu
pensi sul serio quel che hai appena detto. Io ti ho concesso una grande
fiducia, Barty. Nessun altro mio seguace può vantarsi di
sapere quello che tu
sai su di me. Ti ho detto che abbiamo molte cose in comune. Questo
perché so
che potresti essere uno dei miei migliori Mangiamorte. Ma se mi
tradirai, ti
assicuro che mi vendicherò di persona, e non avrò
alcuna pietà ».
Barty non
sapeva quale forza riuscisse ancora a farlo rimanere in piedi. Gli
tremavano le
ginocchia per il terrore, anche se allo stesso tempo era stupito delle
parole
di Voldemort. Gli aveva fatto capire che sarebbe potuto diventare il
suo
Mangiamorte preferito, il migliore di tutti. Nessun altro poteva
gloriarsi di
questo onore. Nonostante tutto, aveva ancora fiducia in lui, e Barty
non poteva
tradirla. Voldemort riusciva davvero a capirlo, perché si
somigliavano. Nessun
altro poteva comprenderlo quanto il Signore Oscuro.
« Io non sono
come Black. Non vi tradirò mai, lo giuro » disse,
con un tono più fermo e
deciso di quanto lui stesso si era aspettato.
« Allora
dimostralo. Fai del tuo meglio per portare a termine gli incarichi che
ti assegno,
senza farti ostacolare dalla compassione. La pietà
è per i deboli, ricordalo ».
Barty annuì.
« Puoi andare »
lo congedò Voldemort, voltandogli le spalle senza degnarlo
più di uno sguardo.
Il ragazzo uscì
dalla stanza, ignorando tutti gli altri Mangiamorte
nell’ingresso, e uscì nel
cortile del castello dei Lestrange.
Era notte fonda
e un vento gelido sferzava le cime degli alberi nel parco.
Barty rimase
immobile a fissare il vuoto, i pugni serrati, cercando di costringere
se stesso
a smetterla. Non voleva più provare il senso di orrore che
l’omicidio dell’ex
Ministro gli aveva procurato, voleva dimenticare la sensazione di
inadeguatezza
nei confronti di tutti gli altri Mangiamorte, ma soprattutto voleva
lasciarsi
alle spalle la nostalgia che lo tormentava da troppo tempo.
Regulus era
stato il suo migliore amico, un tempo. Ma le cose erano cambiate: era
stato lui
stesso a dirglielo, il giorno prima della sua scomparsa.
Io servirò sempre e
incondizionatamente il
Signore Oscuro. Per questo i suoi nemici sono anche miei nemici.
Forse aveva
sottovalutato il rimpianto che avrebbe provato con la morte di Regulus,
e non
era riuscito subito a considerarlo un nemico, né a odiarlo
come avrebbe dovuto.
Quando aveva ucciso Boot, aveva quasi temuto di capire che cosa avesse
spinto
Regulus ad abbandonare il Signore Oscuro.
Ma adesso aveva
finalmente preso una decisione, anche se sapeva che avrebbe dovuto
prenderla
sin dall’inizio. Se Regulus aveva tradito Voldemort, aveva
tradito anche Barty,
perciò non poteva più considerarsi suo amico,
anche se la sua morte lo aveva
colpito parecchio.
Più che altro,
finché aveva condiviso lo stesso segreto con Regulus, si era
sentito
spalleggiato, quasi più sicuro di quello che faceva. Ma
quando l’altro aveva
fatto marcia indietro, era rimasto solo, l’unico Mangiamorte
inesperto tra
tutti. E aveva iniziato a temere di avere ripensamenti, proprio come
Regulus.
Aveva cominciato ad avere nostalgia dei tempi di Hogwarts, del periodo
in cui
poteva contare sulla complicità di Regulus e in cui non
rischiava di dover
uccidere Rachel.
Emmeline gli
tornava in mente di continuo. Non gli mancava affatto, ma la pensava
spesso.
Forse era stato
troppo sicuro di sé quando aveva rinunciato a molte cose per
seguire Voldemort,
pensò. Era sempre convinto della sua scelta, ma non aveva
considerato la
sofferenza che sarebbe derivata da tutte quelle rinunce.
Senza
rendersene conto, estrasse da una tasca interna del mantello una
fotografia che
Rachel aveva scattato l’ultimo giorno di scuola, una delle
tante, in realtà.
Lui e Regulus
stavano discutendo sull’ultima partita tra Puddlemere United
e Vespe di
Wimbourne.
A Barty mancava
ancora quel periodo, ma si rendeva conto che quel che era stato non
sarebbe più
tornato. Regulus era morto, Rachel ormai era sua nemica, anche se lei
non lo
sapeva, e anche Emmeline si trovava sul fronte opposto al suo.
In ogni caso,
ora era deciso a lasciarsi alle spalle tutti i rimpianti. Chi meritava
la sua
lealtà era Voldemort, non certo chi non avrebbe mai
approvato il Marchio Nero
che aveva al polso, né tanto meno quel traditore che gli
aveva mentito fino
all’ultimo.
Anzi, in quel
momento lo odiava così tanto che avrebbe voluto che fosse
vivo solo per poterlo
punire personalmente.
No, si disse,
non avrebbe mai fatto la sua fine. Non sarebbe diventato un traditore.
Una scintilla si
sprigionò dalla punta della sua bacchetta, e la fotografia
prese fuoco, mentre
gli angoli si annerivano ed essa cominciava ad accartocciarsi su se
stessa,
fino a che non ne rimase solo cenere, che fu sollevata e dispersa dal
vento.
« Adoro la
pausa pranzo! »
Fabian divorò
in un sol boccone il panino che aveva appena scartato, riempiendosi per
bene la
bocca e restando incapace di aprirla per parecchi minuti.
« Non fare
complimenti » commentò Gideon, ironico, lanciando
un’occhiata al fratello e
servendosi di una non inferiore porzione di tramezzino al prosciutto,
anche se
con meno ingordigia.
« Non riesco a
capire come fate a mangiare così tanto » disse
Rachel, intenta a guardare gli
impiegati del Ministero che affollavano l’Atrium e
chiacchieravano animatamente
tra di loro.
« È tutta
questione di abitudine, ma questo è niente. Dovresti vedere
quello che prepara
nostra sorella a Natale. Comunque, anche nei giorni normali ci manda
sempre il
pranzo direttamente nei nostri uffici. Dice che saremmo capaci di
mangiare solo
schifezze se non ci fosse lei… a proposito, tu che programmi
hai per Natale? »
Rachel guardò
Gideon, esitando.
« Veramente non
ci ho pensato… »
« Ma mancano
cinque giorni! »
« Penso che lo
trascorrerò con i miei ».
« Sicura? Se
non hai niente di meglio da fare potresti unirti a noi ».
« Ma sì! »
intervenne Fabian, dopo aver finalmente inghiottito. «
Così ti facciamo
conoscere Molly. Ti assicuro che tra nostro cognato e i loro cinque
figli non
ti annoierai di certo! Devi solo stare attenta a nostra sorella.
È incinta del
sesto figlio ed è molto irascibile. Ah, e poi ci
sarà anche quella vecchia
befana di zia Muriel! E Bilius è un tipo fortissimo. Ci fa
sempre fare un sacco
di risate! Allora, che ne pensi? Almeno non te ne starai da sola
».
Rachel ricambiò
gli sguardi dei due fratelli, e si sentì improvvisamente in
colpa. Fin da
subito, si era accorta che tacere sul ritorno di Regulus non era
affatto
facile, soprattutto se quei due pensavano che la sua intenzione di
restare a
casa per Natale fosse solo una scusa per non vedere nessuno e chiudersi
in se
stessa.
« Vi ringrazio,
davvero, ma ormai ho detto ai miei che sarei rimasta con loro
».
I Prewett si
lanciarono un’occhiata insolitamente seria, poi tornarono a
guardarla.
« Senti, non
vogliamo farci gli affari tuoi, ma… bè, sappiamo
che questo per te è un pessimo
periodo e che sei depressa. Sei libera di fare quello che vuoi,
però secondo me
dovresti distrarti un po’ » disse Gideon, mentre
Fabian sembrava aver
improvvisamente perso la voglia di mangiare.
Rachel strinse
i pugni, dispiaciuta. Capiva il motivo per cui Silente aveva deciso di
non
riferire a nessuno quel che era successo, ma in certi momenti aveva la
tentazione di disobbedire e raccontarlo almeno ai membri
dell’Ordine con cui
aveva legato di più. Si sentiva crudele nel vederli
così dispiaciuti per lei.
« Non vi
preoccupate, sto bene. Davvero ».
I Prewett non
sembravano affatto convinti, ma non poterono insistere,
perché in quel momento
furono raggiunti da Dorcas.
« State
controllando per bene? » esordì lei, scoccando
un’occhiata scettica ai due
fratelli, che si affrettarono a nascondere il cibo dietro la schiena.
« Certo! »
« Finora non è
passato nessuno di sospetto » confermò Rachel.
« Uhm… mi
raccomando, questo è un momento estremamente pericoloso. I
membri del Consiglio
Magico si stanno avviando verso le aule del Decimo Livello, dove
inizieranno a
votare. Malocchio e i Paciock sono già lì con
parecchi Auror, nel caso in cui
succedesse qualcosa. State attenti ».
« Rilassati,
Dorcas, certe volte sembri quasi una parente di Malocchio! »
esclamò Fabian.
« Una parente
molto stretta » confermò Gideon.
« Non è il
momento di scherzare! » sbottò lei, esasperata.
« Le elezioni del nuovo
Ministro sono una faccenda seria ».
« Dorcas,
Emmeline non doveva stare con te? » domandò
Rachel, nel tentativo di distrarla
un po’: era sempre nervosa, ma quel giorno aveva un diavolo
per capello.
« Ha detto di
dover andare in bagno. Ci raggiungerà tra poco, credo
» rispose l’altra,
lanciando un’occhiata dietro la schiena di Fabian e
strappandogli il panino di
mano. « E questo? Sei in missione per conto
dell’Ordine e non puoi mangiare! »
« Ma siamo in
pausa pranzo! » provò a protestare lui, mentre
Gideon nascondeva il proprio
sandwich fischiettando con aria innocente.
« Ah certo, perché
nel caso in cui Voldemort avesse intenzione di attaccare il Ministero,
aspetterebbe educatamente che tu finisca di ingoiare! Sei in servizio,
quindi
smettila di mangiare, e stai attento ai tipi sospetti. È mai
possibile che alla
vostra età dovete comportarvi come dei bambini? Rachel, per
favore, controllali
tu ».
« Ehm, va bene
» rispose Rachel, cercando di trattenere la propria
ilarità.
Dorcas voltò
loro le spalle, diretta verso gli ascensori.
« È più acida
del Pus di Bubotubero… »
« Ti ho
sentito, Gideon ».
« Ops… »
Nel frattempo, Emmeline
si trovava in piedi davanti al lavandino del bagno, al Secondo Livello.
Era
tutta la mattina che pattugliava il Ministero, cercando allo stesso
tempo di
non destare sospetti, perché nessuno doveva sapere che
facesse parte
dell’Ordine della Fenice. Perciò era piuttosto
stanca, e si era concessa due
minuti di pausa per sciacquarsi il viso con l’acqua fredda.
Dopo essersi
asciugata, stava fissando il proprio riflesso allo specchio, quando
alle sue
spalle sentì il chiaro rumore di uno sciacquone e vide
aprirsi la porta di uno
dei bagni.
Con suo grande stupore, ne uscì un
uomo con una folta barba rossa. Si chiamava Ulysses Edgecombe ed
Emmeline lo
conosceva in quanto suo insegnante del corso di Magisprudenza.
« Ehm, signor Edgecombe, questo è
il bagno delle donne » gli fece notare Emmeline.
Era un uomo cordiale, perciò la
ragazza si stupì quando la guardò con poco
interesse e rispose con un mugugno
cupo, per poi voltarle le spalle e dirigersi verso la porta.
In pochi secondi, la mente di
Emmeline fu attraversata da più di un pensiero. Prima di
tutto, Ulysses
Edgecombe era uno dei maghi illustri che facevano parte del Consiglio
Magico,
perciò era strano che in quel momento non si trovasse a
votare. Un’altra
stranezza era data dal suo comportamento, che di solito era gioviale e
fin
troppo allegro. La terza stonatura Emmeline la notò
guardandolo negli occhi:
erano innaturalmente vacui e senza espressione.
C’è qualcosa che non va,
le disse una voce dentro la sua testa, una
voce straordinariamente simile a quella di Alastor Moody.
C’erano troppe coincidenze, e lei
alle coincidenze non aveva mai creduto. Edgecombe sembrava Confuso,
oppure
sotto una Maledizione Imperius malriuscita.
Così, Emmeline uscì dal bagno e
si mise a seguirlo a distanza di sicurezza, incerta se intervenire
subito o
chiamare gli altri in soccorso.
L’uomo si stava dirigendo verso
un ascensore. Camminava barcollando e sembrava incapace di decidere
dove
andare. Nei dintorni non c’era nessuno.
Alla fine Emmeline si costrinse
ad agire, nonostante l’ansia e un po’ di paura le
stessero facendo tremare le
gambe.
« Ehm… signor Edgecombe? Scusi…?
» provò, imbarazzata.
Ma che diamine sto dicendo? pensò.
Quello non era esattamente il
modo migliore per intimare a qualcuno di non fare un passo in
più. La ragazza
si chiese come facesse Malocchio ad essere così deciso
quando prendeva le
situazioni di petto.
« Fermo! » esclamò, cercando di
sembrare più sicura di sé.
L’uomo obbedì, almeno all’inizio.
Non appena vide la bacchetta di Emmeline puntata contro di
sé, qualcosa scattò
dentro di lui, inducendolo a reagire.
Un getto di luce verde scaturì
senza preavviso dalla bacchetta di quest’ultimo, ed Emmeline
riuscì ad evitarlo
per il rotto della cuffia, buttandosi di lato, con il cuore che le
martellava
in gola. Non ebbe il tempo di restare sotto shock. Doveva rispondere
all’attacco.
« Stupeficium!
» esclamò.
Edgecombe riuscì a rispedirglielo
contro con un Sortilegio Scudo, ma Emmeline non perse tempo.
« Stupeficium!
»
Questa volta ebbe successo,
grazie anche alle condizioni non proprio perfette del mago, che fu
colpito in
pieno e crollò a terra, privo di sensi.
Prima che la ragazza, respirando
pesantemente, potesse tornare in piedi e avvicinarsi, le griglie dorate
dell’ascensore
si aprirono, e ne uscì Barty.
Il ragazzo rimase immobile per
alcuni lunghi istanti, paralizzato dallo shock. Emmeline aveva
Schiantato
Edgecombe, uno dei Consiglieri che erano stati stregati dai
Mangiamorte.
« Che cosa succede? » disse,
imprecando mentalmente. Non doveva andare così.
Lei lo guardò, ancora spaventata,
cercando di tornare a respirare normalmente.
« C-credo che sia stato colpito
da una Maledizione Imperius » rispose. « I sintomi
c’erano tutti. Quando ho
provato a fermarlo, mi ha attaccata… Comunque la maledizione
non era stata
imposta a regola d’arte, altrimenti non sarebbe sembrato
così stordito ».
Barty ricordò che Edgecombe era
stato assegnato a Mulciber, e non poté fare a meno di
maledire quest’ultimo.
Per colpa sua, tutto il piano del Signore Oscuro rischiava di fallire.
Il ragazzo si sentì attraversare
da qualcosa di molto simile ad una scarica elettrica: toccava a lui
fare in
modo che non succedesse. Non osava immaginare cosa sarebbe accaduto se
la
notizia si fosse diffusa: forse tutti gli altri Consiglieri sarebbero
stati perquisiti
e controllati e, una volta fatti tornare normali coloro che erano
stregati, i
Mangiamorte che li avevano maledetti sarebbero stati
scoperti… senza contare il
fatto che suo padre avrebbe vinto sicuramente le elezioni.
Doveva fare qualcosa, e alla
svelta.
« Che cosa faccio? » si lasciò
sfuggire la ragazza. Era chiaramente sconvolta; forse non si era
aspettata di
dover combattere con un suo insegnante. Tuttavia, subito dopo si rese
conto di
aver espresso troppo i propri timori con lui, e riservò a
Barty
un’occhiataccia, come per fargli capire di non aver bisogno
dell’aiuto di
nessuno.
« Deve essere portato al San
Mungo. Lì potranno liberarlo dalla Imperius »
suggerì Barty, ignorando quella
sfida silenziosa.
« Era quello che avevo pensato… »
« Ci penso io a lui. Tu vai ad
avvertire il mago della sicurezza ».
Emmeline esitò per alcuni
istanti, probabilmente irritata dal fatto di prendere ordini da lui, ma
alla fine
si decise a dargli retta.
Non appena lei gli voltò lo
spalle, Barty estrasse la bacchetta e fece apparire dal nulla un denso
fumo
nero, che invase il corridoio in pochi secondi, permettendogli di
trascinare
Edgecombe in un ufficio vicino senza essere visto.
Quando uscì, Emmeline aveva già
fatto sparire quasi tutto il fumo. Cogliendola alle spalle, Barty la
Schiantò. La
ragazza cadde a
terra, esattamente come aveva fatto Edgecombe poco prima.
« Mi dispiace » le sussurrò lui,
anche se sapeva che non lo avrebbe potuto sentire. Guardandola
così, come se
fosse addormentata, sentì una fitta di nostalgia e rimorso
per averla
attaccata. Tuttavia represse subito quella sensazione: qualunque altro
Mangiamorte la avrebbe uccisa senza esitare. Lui invece le avrebbe solo
modificato la memoria. Al suo risveglio, non avrebbe ricordato nulla, e
si
sarebbe convinta di essere svenuta per lo stress.
Dopo aver cancellato l’ultimo
ricordo dalla mente di Emmeline, fu il turno di Edgecombe. Barty chiuse
dietro
di sé la porta dell’ufficio, per essere sicuro che
nessuno lo avrebbe
interrotto, mentre guardava il mago che stava iniziando a svegliarsi.
Era indeciso su come comportarsi
con lui. In fondo, nel remoto caso in cui Emmeline avesse recuperato il
ricordo
di quello che era successo, non sarebbe stato un guaio enorme. Non lo
aveva
visto mentre la attaccava, perciò lui non correva alcun
rischio.
Edgecombe invece poteva aver
visto Mulciber stregarlo, e Mulciber era un infiltrato importante al
Ministero.
Voldemort si sarebbe infuriato se lo avesse perso.
Perciò c’era una sola cosa da
fare: Edgecombe doveva morire. Non avrebbe avuto problemi ad eliminare
le
tracce, ma prima avrebbe dovuto ucciderlo…
Barty non poté fare a meno di respirare
a fondo. Era passato poco tempo dall’ultima volta che aveva
guardato negli
occhi una sua vittima, e non era sicuro di essere in grado di uccidere
a sangue
freddo.
Le parole che Voldemort gli aveva
rivolto quella notte gli tornarono in mente, annebbiandogliela.
La pietà è per i deboli.
Ricordò la sua promessa di non
tradirlo, la sua intenzione di non fare la fine di Regulus. Non poteva
più
tirarsi indietro. si sarebbe abituato, prima o poi… o almeno
lo sperava.
Puntò la bacchetta contro il
cuore del mago, che si stava ancora riprendendo dallo stordimento
dovuto allo
Schiantesimo.
Questa volta la mano non gli
tremava. Barty sentiva solo una grande esaltazione farsi strada in lui,
facendo
indietreggiare la paura e i sensi di colpa.
Questa volta sapeva che ci
sarebbe riuscito.
« Avada Kedavra
».
Pronunciò la formula prima di
rendersi davvero conto di quel che stava per fare, e in quel momento fu
come se
non sapesse cosa quell’Anatema avrebbe comportato. Non era
affatto lucido, ma
si sentiva esattamente come gli avevano raccontato: non del tutto
consapevole,
ma in preda ad una sensazione strana, un misto di potere ed euforia.
L’aria circostante vibrò.
L’ufficio lampeggiò di una sinistra luce verde.
Infine ci fu un tonfo.
Barty guardò in basso, mentre
qualcosa di molto simile ad un vuoto gelido si impossessava di lui.
Edgecombe giaceva a terra, morto.
E il suo assassino non provava
più nulla.
*Angolo
autrice*
Ben
trovati a tutti! Spero che questo capitolo non sia stato troppo noioso
come sembra a me. Ormai, se non compare Regulus non sono soddisfatta!
XD Fortunatamente nel prossimo ci sarà! *-*
Per
quanto riguarda le elezioni del Ministro della Magia, la Rowling non ha
mai detto nulla su come si svolgono, quindi ho inventato, chiedendo
anche dei pareri ad altre autrici fidate, e alla fine ho ipotizzato
questo metodo: i maghi del Consiglio sono personaggi molto
influenti/eccellenti/in gamba (per esempio Silente, ecc.),
ognuno dei quali rappresenta le idee di una parte della
comunità
magica. Quindi il Consiglio Magico è una specie di
mini-parlamento col solo compito di eleggere il Ministro della Magia.
Lo
so, non è un metodo molto democratico, ma in effetti non lo
è nemmeno il ruolo di Ministro della Magia, che è praticamente il capo di tutto. Insomma, ho deciso di fare così.
Comunque
ai fini della storia non è una questione di fondamentale
importanza! ^^ Lo era solo per questo capitolo.
Secondo il Lexicon, Millicent Bagnold sarà Ministro dal 1980
al
1990. Qui le elezioni sono nel dicembre 1979, ma entrerà
ufficialmente in carica a gennaio, quindi niente di nuovo.
*mette via gli
striscioni "Go, Bagnold, go!" e "Crouch: loser! Bwahahaha!"*
-_-
Ok, detto questo, vado di fretta, quindi non mi dilungherò
oltre. Il prossimo capitolo probabilmente sarà pubblicato
tra il
30 e il 31 gennaio, dipende da quanto riuscirò a scrivere in
questi giorni pieni di odiosissimi esami. -.-"
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