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Autore: Julia Weasley    17/01/2011    15 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Non può piovere per sempre

Capitolo 16
La scelta di Barty
 
Lord Voldemort fissò i quattro Mangiamorte, allineati uno affianco all’altro di fronte a lui, e parlò dopo un lungo silenzio.
« Come sapete, domani il Consiglio Magico si riunirà per eleggere il nuovo Ministro della Magia. La morte di Boot ha indebolito enormemente il Ministero, facendogli perdere credibilità agli occhi della comunità magica. Tuttavia, tutti credono che sia stato ucciso perché era un lurido Sanguesporco, e così deve essere, altrimenti si inizierebbe a pensare che il nostro unico obiettivo sia quello di metterci a capo della comunità magica. Ovviamente aspiriamo anche a quello, ma nessuno darà retta a quei pochi che la pensano così, se lasceremo una parvenza di legalità.
Per questo motivo, non possiamo permetterci di uccidere i candidati al ruolo di Ministro. Sono entrambi Purosangue, e se li togliessimo di torno alla vigilia delle elezioni, le famiglie Purosangue che approvano i nostri obiettivi penserebbero di trovarsi in pericolo, e la perdita del loro appoggio sarebbe un enorme peccato. Quindi è di vitale importanza che Millicent Bagnold vinca queste elezioni. È una donna estremamente fiduciosa nella buona fede dei suoi collaboratori, ed è stato facile porli sotto maledizione Imperius.
Tuttavia, dobbiamo essere sicuri che i Consiglieri votino in maggioranza per lei. Fortuna vuole che lo stesso Silente la appoggi. Dobbiamo essergli tutti grati per questo ».
Voldemort si interruppe un secondo, per permettere ai quattro Mangiamorte di reagire con dei ghigni sarcastici a quella notizia.
« Purtroppo, molti sostengono Crouch, e il rischio che vinca lui è enorme. Per questo motivo, vi affido l’incarico di imporre l’Imperius su tutti i Consiglieri possibili, senza esagerare e creare sospetti, tanti quanti ne basteranno per permettere alla Bagnold di vincere. Ovviamente evitate di imporla su maghi in grado di contrastarla. Sta a voi valutare tutti i rischi. Se riuscirete nell’impresa, avrete la ricompensa che vi spetta… se fallirete, riceverete una punizione adeguata. Lucius, Mulciber, Rookwood, non deludetemi ».
I tre Mangiamorte interpellati chinarono la testa e si affrettarono ad assicurare il Signore Oscuro che non avrebbero fallito.
« Molto bene, potete andare. Quanto a te, Barty, vorrei che restassi ancora un po’. Ho alcune cose da dirti ».
Il ragazzo annuì, rigido come un palo, e rimase immobile fino a che i suoi compagni non ebbero abbandonato la stanza. Erano rimasti solo lui e il Signore Oscuro. Barty deglutì, certo che, di qualunque cosa volesse parlargli, non si sarebbe profuso in complimenti.
« Mi hanno riferito che sei stato tu a uccidere Boot. È così? »
Il ragazzo esitò. Voldemort lo fissava con uno sguardo indagatore, mentre lisciava con le dita sottili la bacchetta che teneva in mano. Gli sarebbe bastato un niente per usare la Legilimanzia contro di lui, e Barty sapeva proprio per questo che sarebbe stato inutile mentire.
« Non proprio, Signore. L’ho ucciso, ma è stato un incidente » ammise, agitato.
« Esattamente. Fai bene ad essere sincero. Sai che nessuno deve mai osare mentirmi. Tuttavia, è proprio per questo che devo farti qualche domanda. Ti ritenevo ormai pronto per compiere il tuo primo vero omicidio, ma qualcosa deve averti bloccato. So quanto odi tuo padre, e non credo che tu ti senta in colpa nei suoi confronti. Per caso la morte del tuo amico Black ti ha rammollito, o sbaglio? »
Barty si sentì percorrere da una scarica di agitazione. Ce l’aveva con se stesso e con la propria incapacità di essere come tutti gli altri Mangiamorte, e temeva di perdere la fiducia del Signore Oscuro.
« No, io… »
« Invece è esattamente così. Forse non ti sta bene la mia decisione di averlo fatto uccidere. Ma non è con me che devi prendertela. Lui sapeva bene cosa gli sarebbe successo se avesse tradito. Abbandonando la nostra causa, ha firmato la propria condanna a morte. Sai bene che i traditori meritano questa fine ».
« Non ce l’ho con Voi, mio Signore! » si affrettò a rispondere Barty. « Non oserei mai… Regulus ha tradito e ne ha subito le conseguenze. La colpa è sua, non vostra ».
« Spero che tu pensi sul serio quel che hai appena detto. Io ti ho concesso una grande fiducia, Barty. Nessun altro mio seguace può vantarsi di sapere quello che tu sai su di me. Ti ho detto che abbiamo molte cose in comune. Questo perché so che potresti essere uno dei miei migliori Mangiamorte. Ma se mi tradirai, ti assicuro che mi vendicherò di persona, e non avrò alcuna pietà ».
Barty non sapeva quale forza riuscisse ancora a farlo rimanere in piedi. Gli tremavano le ginocchia per il terrore, anche se allo stesso tempo era stupito delle parole di Voldemort. Gli aveva fatto capire che sarebbe potuto diventare il suo Mangiamorte preferito, il migliore di tutti. Nessun altro poteva gloriarsi di questo onore. Nonostante tutto, aveva ancora fiducia in lui, e Barty non poteva tradirla. Voldemort riusciva davvero a capirlo, perché si somigliavano. Nessun altro poteva comprenderlo quanto il Signore Oscuro.
« Io non sono come Black. Non vi tradirò mai, lo giuro » disse, con un tono più fermo e deciso di quanto lui stesso si era aspettato.
« Allora dimostralo. Fai del tuo meglio per portare a termine gli incarichi che ti assegno, senza farti ostacolare dalla compassione. La pietà è per i deboli, ricordalo ».
Barty annuì.
« Puoi andare » lo congedò Voldemort, voltandogli le spalle senza degnarlo più di uno sguardo.
Il ragazzo uscì dalla stanza, ignorando tutti gli altri Mangiamorte nell’ingresso, e uscì nel cortile del castello dei Lestrange.
Era notte fonda e un vento gelido sferzava le cime degli alberi nel parco.
Barty rimase immobile a fissare il vuoto, i pugni serrati, cercando di costringere se stesso a smetterla. Non voleva più provare il senso di orrore che l’omicidio dell’ex Ministro gli aveva procurato, voleva dimenticare la sensazione di inadeguatezza nei confronti di tutti gli altri Mangiamorte, ma soprattutto voleva lasciarsi alle spalle la nostalgia che lo tormentava da troppo tempo.
Regulus era stato il suo migliore amico, un tempo. Ma le cose erano cambiate: era stato lui stesso a dirglielo, il giorno prima della sua scomparsa.
Io servirò sempre e incondizionatamente il Signore Oscuro. Per questo i suoi nemici sono anche miei nemici.
Forse aveva sottovalutato il rimpianto che avrebbe provato con la morte di Regulus, e non era riuscito subito a considerarlo un nemico, né a odiarlo come avrebbe dovuto. Quando aveva ucciso Boot, aveva quasi temuto di capire che cosa avesse spinto Regulus ad abbandonare il Signore Oscuro.
Ma adesso aveva finalmente preso una decisione, anche se sapeva che avrebbe dovuto prenderla sin dall’inizio. Se Regulus aveva tradito Voldemort, aveva tradito anche Barty, perciò non poteva più considerarsi suo amico, anche se la sua morte lo aveva colpito parecchio.
Più che altro, finché aveva condiviso lo stesso segreto con Regulus, si era sentito spalleggiato, quasi più sicuro di quello che faceva. Ma quando l’altro aveva fatto marcia indietro, era rimasto solo, l’unico Mangiamorte inesperto tra tutti. E aveva iniziato a temere di avere ripensamenti, proprio come Regulus. Aveva cominciato ad avere nostalgia dei tempi di Hogwarts, del periodo in cui poteva contare sulla complicità di Regulus e in cui non rischiava di dover uccidere Rachel.
Emmeline gli tornava in mente di continuo. Non gli mancava affatto, ma la pensava spesso.
Forse era stato troppo sicuro di sé quando aveva rinunciato a molte cose per seguire Voldemort, pensò. Era sempre convinto della sua scelta, ma non aveva considerato la sofferenza che sarebbe derivata da tutte quelle rinunce.
Senza rendersene conto, estrasse da una tasca interna del mantello una fotografia che Rachel aveva scattato l’ultimo giorno di scuola, una delle tante, in realtà.
Lui e Regulus stavano discutendo sull’ultima partita tra Puddlemere United e Vespe di Wimbourne.
A Barty mancava ancora quel periodo, ma si rendeva conto che quel che era stato non sarebbe più tornato. Regulus era morto, Rachel ormai era sua nemica, anche se lei non lo sapeva, e anche Emmeline si trovava sul fronte opposto al suo.
In ogni caso, ora era deciso a lasciarsi alle spalle tutti i rimpianti. Chi meritava la sua lealtà era Voldemort, non certo chi non avrebbe mai approvato il Marchio Nero che aveva al polso, né tanto meno quel traditore che gli aveva mentito fino all’ultimo.
Anzi, in quel momento lo odiava così tanto che avrebbe voluto che fosse vivo solo per poterlo punire personalmente.
No, si disse, non avrebbe mai fatto la sua fine. Non sarebbe diventato un traditore.
Una scintilla si sprigionò dalla punta della sua bacchetta, e la fotografia prese fuoco, mentre gli angoli si annerivano ed essa cominciava ad accartocciarsi su se stessa, fino a che non ne rimase solo cenere, che fu sollevata e dispersa dal vento.
 
 
« Adoro la pausa pranzo! »
Fabian divorò in un sol boccone il panino che aveva appena scartato, riempiendosi per bene la bocca e restando incapace di aprirla per parecchi minuti.
« Non fare complimenti » commentò Gideon, ironico, lanciando un’occhiata al fratello e servendosi di una non inferiore porzione di tramezzino al prosciutto, anche se con meno ingordigia.
« Non riesco a capire come fate a mangiare così tanto » disse Rachel, intenta a guardare gli impiegati del Ministero che affollavano l’Atrium e chiacchieravano animatamente tra di loro.
« È tutta questione di abitudine, ma questo è niente. Dovresti vedere quello che prepara nostra sorella a Natale. Comunque, anche nei giorni normali ci manda sempre il pranzo direttamente nei nostri uffici. Dice che saremmo capaci di mangiare solo schifezze se non ci fosse lei… a proposito, tu che programmi hai per Natale? »
Rachel guardò Gideon, esitando.
« Veramente non ci ho pensato… »
« Ma mancano cinque giorni! »
« Penso che lo trascorrerò con i miei ».
« Sicura? Se non hai niente di meglio da fare potresti unirti a noi ».
« Ma sì! » intervenne Fabian, dopo aver finalmente inghiottito. « Così ti facciamo conoscere Molly. Ti assicuro che tra nostro cognato e i loro cinque figli non ti annoierai di certo! Devi solo stare attenta a nostra sorella. È incinta del sesto figlio ed è molto irascibile. Ah, e poi ci sarà anche quella vecchia befana di zia Muriel! E Bilius è un tipo fortissimo. Ci fa sempre fare un sacco di risate! Allora, che ne pensi? Almeno non te ne starai da sola ».
Rachel ricambiò gli sguardi dei due fratelli, e si sentì improvvisamente in colpa. Fin da subito, si era accorta che tacere sul ritorno di Regulus non era affatto facile, soprattutto se quei due pensavano che la sua intenzione di restare a casa per Natale fosse solo una scusa per non vedere nessuno e chiudersi in se stessa.
« Vi ringrazio, davvero, ma ormai ho detto ai miei che sarei rimasta con loro ».
I Prewett si lanciarono un’occhiata insolitamente seria, poi tornarono a guardarla.
« Senti, non vogliamo farci gli affari tuoi, ma… bè, sappiamo che questo per te è un pessimo periodo e che sei depressa. Sei libera di fare quello che vuoi, però secondo me dovresti distrarti un po’ » disse Gideon, mentre Fabian sembrava aver improvvisamente perso la voglia di mangiare.
Rachel strinse i pugni, dispiaciuta. Capiva il motivo per cui Silente aveva deciso di non riferire a nessuno quel che era successo, ma in certi momenti aveva la tentazione di disobbedire e raccontarlo almeno ai membri dell’Ordine con cui aveva legato di più. Si sentiva crudele nel vederli così dispiaciuti per lei.
« Non vi preoccupate, sto bene. Davvero ».
I Prewett non sembravano affatto convinti, ma non poterono insistere, perché in quel momento furono raggiunti da Dorcas.
« State controllando per bene? » esordì lei, scoccando un’occhiata scettica ai due fratelli, che si affrettarono a nascondere il cibo dietro la schiena.
« Certo! »
« Finora non è passato nessuno di sospetto » confermò Rachel.
« Uhm… mi raccomando, questo è un momento estremamente pericoloso. I membri del Consiglio Magico si stanno avviando verso le aule del Decimo Livello, dove inizieranno a votare. Malocchio e i Paciock sono già lì con parecchi Auror, nel caso in cui succedesse qualcosa. State attenti ».
« Rilassati, Dorcas, certe volte sembri quasi una parente di Malocchio! » esclamò Fabian.
« Una parente molto stretta » confermò Gideon.
« Non è il momento di scherzare! » sbottò lei, esasperata. « Le elezioni del nuovo Ministro sono una faccenda seria ».
« Dorcas, Emmeline non doveva stare con te? » domandò Rachel, nel tentativo di distrarla un po’: era sempre nervosa, ma quel giorno aveva un diavolo per capello.
« Ha detto di dover andare in bagno. Ci raggiungerà tra poco, credo » rispose l’altra, lanciando un’occhiata dietro la schiena di Fabian e strappandogli il panino di mano. « E questo? Sei in missione per conto dell’Ordine e non puoi mangiare! »
« Ma siamo in pausa pranzo! » provò a protestare lui, mentre Gideon nascondeva il proprio sandwich fischiettando con aria innocente.
« Ah certo, perché nel caso in cui Voldemort avesse intenzione di attaccare il Ministero, aspetterebbe educatamente che tu finisca di ingoiare! Sei in servizio, quindi smettila di mangiare, e stai attento ai tipi sospetti. È mai possibile che alla vostra età dovete comportarvi come dei bambini? Rachel, per favore, controllali tu ».
« Ehm, va bene » rispose Rachel, cercando di trattenere la propria ilarità.
Dorcas voltò loro le spalle, diretta verso gli ascensori.
« È più acida del Pus di Bubotubero… »
« Ti ho sentito, Gideon ».
« Ops… »
 
Nel frattempo, Emmeline si trovava in piedi davanti al lavandino del bagno, al Secondo Livello. Era tutta la mattina che pattugliava il Ministero, cercando allo stesso tempo di non destare sospetti, perché nessuno doveva sapere che facesse parte dell’Ordine della Fenice. Perciò era piuttosto stanca, e si era concessa due minuti di pausa per sciacquarsi il viso con l’acqua fredda.
Dopo essersi asciugata, stava fissando il proprio riflesso allo specchio, quando alle sue spalle sentì il chiaro rumore di uno sciacquone e vide aprirsi la porta di uno dei bagni.
Con suo grande stupore, ne uscì un uomo con una folta barba rossa. Si chiamava Ulysses Edgecombe ed Emmeline lo conosceva in quanto suo insegnante del corso di Magisprudenza.
« Ehm, signor Edgecombe, questo è il bagno delle donne » gli fece notare Emmeline.
Era un uomo cordiale, perciò la ragazza si stupì quando la guardò con poco interesse e rispose con un mugugno cupo, per poi voltarle le spalle e dirigersi verso la porta.
In pochi secondi, la mente di Emmeline fu attraversata da più di un pensiero. Prima di tutto, Ulysses Edgecombe era uno dei maghi illustri che facevano parte del Consiglio Magico, perciò era strano che in quel momento non si trovasse a votare. Un’altra stranezza era data dal suo comportamento, che di solito era gioviale e fin troppo allegro. La terza stonatura Emmeline la notò guardandolo negli occhi: erano innaturalmente vacui e senza espressione.
C’è qualcosa che non va, le disse una voce dentro la sua testa, una voce straordinariamente simile a quella di Alastor Moody.
C’erano troppe coincidenze, e lei alle coincidenze non aveva mai creduto. Edgecombe sembrava Confuso, oppure sotto una Maledizione Imperius malriuscita.
Così, Emmeline uscì dal bagno e si mise a seguirlo a distanza di sicurezza, incerta se intervenire subito o chiamare gli altri in soccorso.
L’uomo si stava dirigendo verso un ascensore. Camminava barcollando e sembrava incapace di decidere dove andare. Nei dintorni non c’era nessuno.
Alla fine Emmeline si costrinse ad agire, nonostante l’ansia e un po’ di paura le stessero facendo tremare le gambe.
« Ehm… signor Edgecombe? Scusi…? » provò, imbarazzata.
Ma che diamine sto dicendo? pensò.
Quello non era esattamente il modo migliore per intimare a qualcuno di non fare un passo in più. La ragazza si chiese come facesse Malocchio ad essere così deciso quando prendeva le situazioni di petto.
« Fermo! » esclamò, cercando di sembrare più sicura di sé.
L’uomo obbedì, almeno all’inizio. Non appena vide la bacchetta di Emmeline puntata contro di sé, qualcosa scattò dentro di lui, inducendolo a reagire.
Un getto di luce verde scaturì senza preavviso dalla bacchetta di quest’ultimo, ed Emmeline riuscì ad evitarlo per il rotto della cuffia, buttandosi di lato, con il cuore che le martellava in gola. Non ebbe il tempo di restare sotto shock. Doveva rispondere all’attacco.
« Stupeficium! » esclamò.
Edgecombe riuscì a rispedirglielo contro con un Sortilegio Scudo, ma Emmeline non perse tempo.
« Stupeficium! »
Questa volta ebbe successo, grazie anche alle condizioni non proprio perfette del mago, che fu colpito in pieno e crollò a terra, privo di sensi.
Prima che la ragazza, respirando pesantemente, potesse tornare in piedi e avvicinarsi, le griglie dorate dell’ascensore si aprirono, e ne uscì Barty.
 
Il ragazzo rimase immobile per alcuni lunghi istanti, paralizzato dallo shock. Emmeline aveva Schiantato Edgecombe, uno dei Consiglieri che erano stati stregati dai Mangiamorte.
« Che cosa succede? » disse, imprecando mentalmente. Non doveva andare così.
Lei lo guardò, ancora spaventata, cercando di tornare a respirare normalmente.
« C-credo che sia stato colpito da una Maledizione Imperius » rispose. « I sintomi c’erano tutti. Quando ho provato a fermarlo, mi ha attaccata… Comunque la maledizione non era stata imposta a regola d’arte, altrimenti non sarebbe sembrato così stordito ».
Barty ricordò che Edgecombe era stato assegnato a Mulciber, e non poté fare a meno di maledire quest’ultimo. Per colpa sua, tutto il piano del Signore Oscuro rischiava di fallire.
Il ragazzo si sentì attraversare da qualcosa di molto simile ad una scarica elettrica: toccava a lui fare in modo che non succedesse. Non osava immaginare cosa sarebbe accaduto se la notizia si fosse diffusa: forse tutti gli altri Consiglieri sarebbero stati perquisiti e controllati e, una volta fatti tornare normali coloro che erano stregati, i Mangiamorte che li avevano maledetti sarebbero stati scoperti… senza contare il fatto che suo padre avrebbe vinto sicuramente le elezioni.
Doveva fare qualcosa, e alla svelta.
« Che cosa faccio? » si lasciò sfuggire la ragazza. Era chiaramente sconvolta; forse non si era aspettata di dover combattere con un suo insegnante. Tuttavia, subito dopo si rese conto di aver espresso troppo i propri timori con lui, e riservò a Barty un’occhiataccia, come per fargli capire di non aver bisogno dell’aiuto di nessuno.
« Deve essere portato al San Mungo. Lì potranno liberarlo dalla Imperius » suggerì Barty, ignorando quella sfida silenziosa.
« Era quello che avevo pensato… »
« Ci penso io a lui. Tu vai ad avvertire il mago della sicurezza ».
Emmeline esitò per alcuni istanti, probabilmente irritata dal fatto di prendere ordini da lui, ma alla fine si decise a dargli retta.
Non appena lei gli voltò lo spalle, Barty estrasse la bacchetta e fece apparire dal nulla un denso fumo nero, che invase il corridoio in pochi secondi, permettendogli di trascinare Edgecombe in un ufficio vicino senza essere visto.
Quando uscì, Emmeline aveva già fatto sparire quasi tutto il fumo. Cogliendola alle spalle, Barty la Schiantò. La ragazza cadde a terra, esattamente come aveva fatto Edgecombe poco prima.
« Mi dispiace » le sussurrò lui, anche se sapeva che non lo avrebbe potuto sentire. Guardandola così, come se fosse addormentata, sentì una fitta di nostalgia e rimorso per averla attaccata. Tuttavia represse subito quella sensazione: qualunque altro Mangiamorte la avrebbe uccisa senza esitare. Lui invece le avrebbe solo modificato la memoria. Al suo risveglio, non avrebbe ricordato nulla, e si sarebbe convinta di essere svenuta per lo stress.
Dopo aver cancellato l’ultimo ricordo dalla mente di Emmeline, fu il turno di Edgecombe. Barty chiuse dietro di sé la porta dell’ufficio, per essere sicuro che nessuno lo avrebbe interrotto, mentre guardava il mago che stava iniziando a svegliarsi.
Era indeciso su come comportarsi con lui. In fondo, nel remoto caso in cui Emmeline avesse recuperato il ricordo di quello che era successo, non sarebbe stato un guaio enorme. Non lo aveva visto mentre la attaccava, perciò lui non correva alcun rischio.
Edgecombe invece poteva aver visto Mulciber stregarlo, e Mulciber era un infiltrato importante al Ministero. Voldemort si sarebbe infuriato se lo avesse perso.
Perciò c’era una sola cosa da fare: Edgecombe doveva morire. Non avrebbe avuto problemi ad eliminare le tracce, ma prima avrebbe dovuto ucciderlo…
Barty non poté fare a meno di respirare a fondo. Era passato poco tempo dall’ultima volta che aveva guardato negli occhi una sua vittima, e non era sicuro di essere in grado di uccidere a sangue freddo.
Le parole che Voldemort gli aveva rivolto quella notte gli tornarono in mente, annebbiandogliela.
La pietà è per i deboli.
Ricordò la sua promessa di non tradirlo, la sua intenzione di non fare la fine di Regulus. Non poteva più tirarsi indietro. si sarebbe abituato, prima o poi… o almeno lo sperava.
Puntò la bacchetta contro il cuore del mago, che si stava ancora riprendendo dallo stordimento dovuto allo Schiantesimo.
Questa volta la mano non gli tremava. Barty sentiva solo una grande esaltazione farsi strada in lui, facendo indietreggiare la paura e i sensi di colpa.
Questa volta sapeva che ci sarebbe riuscito.
« Avada Kedavra ».
Pronunciò la formula prima di rendersi davvero conto di quel che stava per fare, e in quel momento fu come se non sapesse cosa quell’Anatema avrebbe comportato. Non era affatto lucido, ma si sentiva esattamente come gli avevano raccontato: non del tutto consapevole, ma in preda ad una sensazione strana, un misto di potere ed euforia.
L’aria circostante vibrò. L’ufficio lampeggiò di una sinistra luce verde. Infine ci fu un tonfo.
Barty guardò in basso, mentre qualcosa di molto simile ad un vuoto gelido si impossessava di lui.
Edgecombe giaceva a terra, morto.
E il suo assassino non provava più nulla.

 
 
*Angolo autrice*
Ben trovati a tutti! Spero che questo capitolo non sia stato troppo noioso come sembra a me. Ormai, se non compare Regulus non sono soddisfatta! XD Fortunatamente nel prossimo ci sarà! *-*
Per quanto riguarda le elezioni del Ministro della Magia, la Rowling non ha mai detto nulla su come si svolgono, quindi ho inventato, chiedendo anche dei pareri ad altre autrici fidate, e alla fine ho ipotizzato questo metodo: i maghi del Consiglio sono personaggi molto influenti/eccellenti/in gamba (per esempio Silente, ecc.), ognuno dei quali rappresenta le idee di una parte della comunità magica. Quindi il Consiglio Magico è una specie di mini-parlamento col solo compito di eleggere il Ministro della Magia.
Lo so, non è un metodo molto democratico, ma in effetti non lo è nemmeno il ruolo di Ministro della Magia, che è praticamente il capo di tutto. Insomma, ho deciso di fare così. Comunque ai fini della storia non è una questione di fondamentale importanza! ^^ Lo era solo per questo capitolo.

Secondo il Lexicon, Millicent Bagnold sarà Ministro dal 1980 al 1990. Qui le elezioni sono nel dicembre 1979, ma entrerà ufficialmente in carica a gennaio, quindi niente di nuovo.

*mette via gli striscioni "Go, Bagnold, go!" e "Crouch: loser! Bwahahaha!"*

-_- Ok, detto questo, vado di fretta, quindi non mi dilungherò oltre. Il prossimo capitolo probabilmente sarà pubblicato tra il 30 e il 31 gennaio, dipende da quanto riuscirò a scrivere in questi giorni pieni di odiosissimi esami.  -.-"
  
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