Insonnia
Guardo
l’orologio.
01:53
Non ho
sonno, ma ormai a forza di stare al computer gli occhi cominciano a
bruciare un po’ per la stanchezza, e poi sono consapevole che
se voglio alzarmi ad un’ora dignitosa (per
un’universitaria) è il caso che inizi a fare i
conti con Morfeo. Già, proprio a farci i conti. Io provo a
cadere tra le sue braccia, ma pare che ogni volta lui abbia
qualcos’altro di meglio da fare e mi da buca.
E’
come se quando poggio la testa sul cuscino e spingo
l’interruttore dell’abatjour sul mio comodino,
premessi contemporaneamente un tasto che alza al massimo il volume dei
miei pensieri. E’ come se la vista e l’udito
distraessero la tua mente e ti costringesse ad affrontare un pensiero
alla volta, mentre al buio e in silenzio è come se venissero
eliminati tutti i filtri, e tutti i pensieri, le sensazioni provate, le
parole sentite, le immagini viste fino a quel momento si riversassero
nella tua mente in una miscellanea confusa e poco gestibile.
Nella
confusione totale di solito la prima che mi aggredisce è la
musichetta di qualche stupido jingle ascoltato alla
pubblicità o qualche pezzetto di canzone sentita
chissà quando, che non vuole lasciarmi stare e che
ricomincia in continuazione dallo stesso punto. Per togliermela dalla
testa inizio a pensare ad altro, del tipo: ho messo i soldi nel
portafogli? Quand’era l’orario di ricevimento con
il professor Tal De Tali? Ora che ci penso ho sete, ma mi secca alzarmi
di nuovo…
Continuo a
pensare che non dovrei pensare a niente, quindi provo a rilassarmi e a
svuotare la mente, ma come una bambina stupida penso che se sto
pensando ‘Ho sgombrato la mente’, in
realtà sto pensando a qualcosa e quindi non ho sgombrato
effettivamente la mia mente, e da lì ricomincia il circolo
vizioso.
Mentre
aspetto che Morfeo torni dalla sua sigaretta, cerco di concentrarmi sul
suono del mio respiro per schiarirmi le idee, nella speranza di
addormentarmi, ma di solito è solo il preludio a pensieri
più complessi. E lì ci sguazzo. Tornano in mente
vecchi ricordi, persone ormai sfocate nel tempo. Persone a cui tenevi e
che magari sono andate via senza un perché. Inizi a cercare
un motivo per quel ‘perché’ mancato
sapendo già di non poter arrivare più in
là di dove non fossi già arrivata in precedenza.
Magari pensi
a persone che per colpa tua hanno sofferto, a cose che avresti potuto
fare, a parole che avresti dovuto dire. Ti danni l’anima per
sapere se anche loro ogni tanto hanno un pensiero per te, e se quel
pensiero è ancora sempre e solo negativo.
Inizi a
fantasticare su persone e su fatti che nella vita reale non potrebbero
mai accadere, su cose che sai non ti sentiresti mai dire, su azioni che
sai non potresti mai fare e che alla luce del sole sarebbero
semplicemente ridicole, o non avrebbero lo stesso fascino, o non
sarebbero così vere, oppure chissà, forse lo
sarebbero anche di più.
E intanto,
senza che neanche me ne accorga, Morfeo arriva nel bel mezzo delle mie
elucubrazioni, si scusa per il ritardo, e prendendomi per mano
finalmente mi culla nel suo dolce oblio.
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