Sirius
Black,
alla Stazione, Professor Lupin e fratelli maggiori.
Michael pensò di
andare a trovare la McGonagall, dato che era stata così
gentile con lui e sperando
di sentire qualcosa di più certo su quello che era successo
a Harry Potter. Si
sentiva ancora strano nei suoi confronti, lui era vivo e Cedric no, e
poi si provava
un po' di senso di colpa per aver sempre guardato Weasley dall'alto in
basso
per un motivo o l'altro, soprattutto ora che era chiuso in infermeria
con la
Granger. Molti dicevano che se l'erano vista brutta, e infatti
inizialmente
anche la sorellina di Weasley, Neville Longbottom e Loony Lovegood
erano
ricoverati con loro.
Fu proprio la voce
di quest'ultima che sentì quando stava per svoltare
l'angolo, e si fermò ad
ascoltare.
«Perché mio padre
dice che è stato dichiarato innocente anche dal Ministero.
È vero che il suo
vero nome è Stubby Boarman, come dic-»
«No.» la interruppe
bruscamente un’altra voce femminile, «Sirius era il
padrino di Harry, il
migliore amico di suo padre, ed era anche come un padre... e un
fratello... per
Harry stesso. Ed è stato costretto a restare rinchiuso in un
posto che odiava
dopo dodici anni da innocente ad Azkaban, tutto perché quel
maledetto Ministero
non voleva accettare la realtà!» gridò
rabbiosamente e Michael udì il rumore della
carta che veniva stracciata, «Non hanno neppure scritto che
è morto! Solo due
parole per dire che era innocente come se ormai importasse qualcosa!
Maledizione!»
«Ginny...»
«Non è giusto!
Sirius era... fantastico! Ed ha visto il suo migliore amico morto,
erano come
fratelli! E poi è finito ad Azkaban con la colpa che non
aveva commesso, e il
traditore è ancora a piede libero! E ora è morto,
morto, e questo stupido
giornale...» la voce di “Ginny”, che
doveva essere la sorella di Weasley se non
ricordava male, si spezzò. «E Percy non ha neanche
scritto un accidente per
dire che torna a casa o che gli dispiace, e noi siamo quasi morti tutti
per
colpa del suo amato Ministero! Sirius era innocente!»
Michael aveva udito
abbastanza, perché improvvisamente aveva ricordato il
discorso della
McGonagall. Svoltò l'angolo fingendo di non aver sentito
nulla e vide che la
ragazzina coi capelli rossi si era seduta per terra, con brandelli di
giornale
intorno a lei, mentre Loony Lovegood le dava qualche leggera pacca
sulla testa
con aria assente.
Accelerò il passo e
bussò alla porta dell'ufficio della McGonagall.
«Avanti.»
«Professoressa...»
salutò e la donna alzò lo sguardo dalla scrivania
con aria sorpresa.
«Stebbins! Cosa ci
fai qui?»
«Fa piacere anche a
me vederla.» ghignò lui, richiudendo la porta,
«Volevo solo... ringraziarla per
il discorso che mi ha fatto qualche mese fa. Sa, mi è
servito molto.»
«Ho saputo che hai
saltato gli esami.» commentò lei scettica.
«Sì, ma...
insomma...»
E improvvisamente
la donna sorrise.
«Lo vedo, Michael.
Sono felice che tu ti stia riprendendo.»
Lui si strinse
nelle spalle. «Come sta lei ora?»
«Molto meglio.»
«Specialmente ora
che la Umbridge non c'è?»
«Non ho detto nulla
in tal proposito.» replicò lei con un mezzo
sorriso soddisfatto. «Volevi dirmi
anche qualcos'altro?»
«No, solo
ringraziarla...»
«Non ce n'è
bisogno, ho solo fatto il mio lavoro. Ed è anche stato un
piacere discutere con
te, per quanto tu a volte sia un po' testardo, per usare un
eufemismo...»
«Posso farle una
domanda, professoressa?» domandò con voce
sommessa, e la McGonagall lo guardò
stupita.
«Certamente.»
«Si ricorda che mi
ha paragonato a una persona che conosceva? Una persona che aveva perso
un amico
esattamente come me?»
La McGonagall
sussultò.
«Certo...»
«Era per caso
Sirius Black?» chiese a bruciapelo e le labbra della
professoressa si strinsero
mentre il suo viso impallidiva.
«Come lo sai?»
«Ho fatto qualche
collegamento... e se ricorda mio padre era a scuola al loro stesso
anno,
Ravenclaw.»
«Ricordo, sì... e
sì, era lui... Ma devi capire che non volevo... Sirius
era...»
«Innocente?» la
aiutò lui, «C'è scritto nella Gazzetta
e ho sentito... gente parlarne.»
«Sì, innocente.»
confermò lei e Michael poté scorgere il dolore
nei suoi occhi, «Ed era un bravo
ragazzo, uno studente tra i più brillanti... Lui e James
erano inseparabili.»
«James Potter, il
padre di Harry Potter, giusto?»
«Sì, esatto. Sempre
insieme, nel bene e nel male. Fino a...»
«Ad Halloween.»
La donna
rabbrividì.
«Purtroppo. Ma tu
non avrai lo stesso fato di Sirius, tu sei già diverso, hai
avuto la
possibilità di vivere nel vero senso della parola, di avere
i tuoi amici
accanto e di andare avanti... Tu starai bene, Michael.» disse
la professoressa McGonagall
con decisione e il ragazzo sorrise dolorosamente.
«È difficile ma...
penso di poter cominciare a crederlo. Non faccio più
soltanto finta ormai,
adesso, a volte, rido veramente... Però poi mi sembra sempre
strano non potermi
girare e dire a Cedric quanto lo trovo divertente... Mi aspetto sempre
che sia
accanto a me.»
Lei annuì
comprensiva.
«Prendi un
biscotto.»
«Neville...
Neville!» chiamò Hannah dopo la festa di fine anno
e lui tornò indietro.
«Ciao!»
«Ciao!» la salutò
anche lui, sorpreso.
«Come stai? Non
sono mai riuscita a trovarti in questo ultimo mese e so che sei stato
in
infermeria anche tu...»
«Solo perché avevo
il naso rotto e qualche livido, nulla di chè.» si
schernì lui.
«Ma anche tu eri
con Harry, no? Nel Dipartimento dei Misteri.» lo vide
sobbalzare e si portò una
mano alle labbra, «Scusami! Sicuramente non ne vuoi parlare,
lo so! Ma ora come
stai?»
Neville sorrise.
«Bene, grazie. Ehi,
quella...» cominciò, notando Ginny passeggiare per
il giardino in compagnia di
Dean. Poi i due si scambiarono un bacio e Neville tornò a
guardare altrove,
rosso in viso.
«Andiamo insieme ai
dormitori.» propose Hannah ridacchiando, «Ti
accompagno.»
«No, io ho
accompagno te, semmai.» borbottò lui,
«Più tempo passo senza vedere Ron ora e
meglio è.»
«Ah, già, è un
fratello maggiore protettivo?»
«Non ne hai idea.
Credevo che avrebbe ucciso Michael Corner all'ultima
riunione...» commentò
Neville e lei scosse la testa, giocherellando coi capelli sciolti.
«Ma tu e Ginny...
Non siete andati al Ballo del Ceppo assieme?»
«Sì, perché?»
Lei gli lanciò
un'occhiata.
«Oh, no!» esclamò
Neville, «No, no! Ginny è come una sorellina, non
ho mai... No!»
«Va bene, va bene!»
rise lei, «Era solo per sapere... Come sta la Mimbulus
Mimbletonia, allora?»
Neville la guardò a
bocca aperta: «Te... Te la ricordi?»
«Certo che me la
ricordo! Che c'è ora?» sbottò lei,
notando che Neville era arrossito di nuovo.
«Niente... Sta bene
anche lei. È cresciuta molto e adesso reagisce al mio
tocco!»
«Allora è matura...
Prima di salire sul treno me la devi far vedere un'ultima volta, non
vedo l'ora
che metta su i fiori! Ricorda che me ne hai promesso uno quando i
petali
cominceranno a cadere!»
Lui sembrava ancora
più sconvolto.
«Non pensavo che mi
avessi ascoltato davvero! Quando comincio a parlare di
piante...»
«A me interessa.»
tagliò corto lei, «Non so come tu sia abituato, ma
io ti ascolto sempre quando
parli e mi sembra anche normale!»
«Non tanto...»
commentò lui, ma ora sorrideva in modo incontrollabile.
«Non posso credere
che quest'anno sia già finito... Perché
quell'aria battagliera, Georgie?»
domandò Michael mentre il treno si fermava.
«Perché mio
fratello si era convinto a rinunciare ma ora che ha letto di Tu-Sai-Chi
mi ha
già mandato una lettera con scritto che dobbiamo parlare a
voce della questione
“lavoro”. Vorrà combattere ancora di
più, tra Mangiamorte evasi e Tu-Sai-Chi di
nuovo tra noi.»
«Non ripeterlo di
continuo.» gemette Quill.
«Ma è così.»
ringhiò Megan, «Lo sapevamo dall'anno scorso,
ricordi?»
«Ehi, mettendo un
momento da parte i discorsi tetri, quest'estate dobbiamo incontrarci
quindi
tenete sempre i telefoni a portata di mano.» disse Jack,
scompigliando i
capelli di Charlotte, «Specie tu, se tra tua sorella e tuo
fratello avrai
bisogno d'aria, sai il mio numero.»
Lei arrossì e cercò
di annuire, tirando senza farsi notare un calcio a Rent che rideva.
Il treno si fermò e
Walter, che era andato a salutare tutti come Jack e Rent avevano
già fatto,
tornò per scendere col fratello.
«Sally-Anne dov'è?»
«Ha detto che
doveva parlare con quel tipo con cui esce. Di sicuro lo
pianta.» rispose Megan,
«Brian.»
«Jacob.» la
corresse Georgia, «Chi sarebbe Brian? Stephen, dovrei
passare.»
«Un attimo, metto
il libro nella... Okay, fatto. Jack, Rent, se non uscite restiamo
bloccati
qui.» disse ai due, che avevano occupato lo scompartimento
per potersi unire a
loro nonostante fosse pieno.
«Quante storie per
un po' di tempo con noi!» esclamò Rent
allegramente, «Stiamo condividendo aria,
non è amicizia questa?»
«È ammalarsi e
morire giovani.» ribatté Stephen.
Scesero dal treno
tra spintoni e risatine, quasi isteriche visto che per alcuni di loro
era
l'ultima volta, e Megan scoppiò in vere risate quando vide
passare quelli che
sembravano un incrocio tra Malfoy, Crabbe e Goyle e tre palle.
«Cosa gli è successo?»
domandò Charlotte, incredula.
«Incontro
ravvicinato con noi.» spiegò Ernie, scendendo dal
treno con aria allegra.
«Cercavano di farla
pagare a Harry per i loro genitori in prigione, ma gliel'abbiamo fatta
vedere.»
commentò Susan soddisfatta.
«Mi piaci quando
sei malvagia.» disse Sally-Anne, trascinando a fatica i
borsoni che si portava
dietro.
«Baule
locomotor.» disse Walter puntando la bacchetta su
di loro, in modo che la
seguissero senza che dovesse tenerli.
«Ti ringrazio.»
fece lei con aria infastidita, «Megan, Michael, voi venite
con me, vero?»
«Perlomeno stavolta
ha ringraziato.» sussurrò Rent.
«SORELLINA!» urlò
qualcuno, facendoli sobbalzare tutti. Sally-Anne si portò
una mano al petto,
voltandosi verso uno sconosciuto piuttosto bizzarro: un ragazzo che
doveva
avere una decina d'anni più di loro, molto alto, con i
capelli legati in una
coda alta bionda, un viso bellissimo con due occhi azzurri come quelli
di
Sally-Anne e i lineamenti altrettanto delicati, abiti babbani tra cui
una felpa
di un arancione sgargiante e dei campanellini sui lacci con cui avrebbe
dovuto
allacciare il cappuccio che tintinnavano a ogni suo movimento.
«Chi... Cosa...»
cominciò Megan confusa.
«Gabriel!» strillò
Sally-Anne incredula, correndo ad abbracciarlo.
«Ah, la mia adorata
sorellina! Tu mi hai scritto ed eccomi qui!»
esclamò lui a volume
eccessivamente alto, attirandosi delle occhiate dagli altri adulti in
zona,
«Sì, qualcosa da dire? Lo so, sono
bellissimo!» e poi scoppiò a ridere in modo
maniacale. Sally-Anne neanche arrossì ma gli diede uno
schiaffo alla spalla.
«È uno scherzo,
vero?» tentò Walter.
«Tu... sei...
Gabriel, il fratello di Sally-Anne, vero?» tirò
per sommi capi Georgia,
terrificata.
Il ragazzo rise,
annuendo, e involontariamente le ragazze si incantarono di fronte ai
suoi denti
bianchissimi e agli occhi brillanti.
«Chiamatemi Gah!
Con la “H” finale! Vieni, Sally, andiamo in
Australia!»
«Come scusa?» fece
lei con voce fioca.
«Sono tempi
pericolosi questi, perché restare in Inghilterra? Facciamo
un viaggio intorno
al mondo!»
«Ma mamma e papà lo
sanno?» domandò Sally-Anne titubante.
«Glielo dirò quando
capita.» rispose lui, adocchiando poi Megan e Georgia,
«Ehi, quanti anni avete?»
«Sedici e mezzo...»
«Sedici.»
«Minorenni?
Accidenti. Quando ne compi diciassette?»
«A... dicembre?»
rispose Megan.
«E tu la stavi
invitando a casa, vero?» si rivolse alla sorella,
«Bene. Tutte minorenni le tue
amiche? D'accordo, allora nessuna di loro può viaggiare con
noi. Saluta e
andiamo! Prendo io le tue valigie!»
«È un terremoto...»
sussurrò Susan.
«Non posso credere
che quello sia il fratello di Sally-Anne.»
commentò Justin, che tutto il tempo
era rimasto in tetro silenzio.
«Tu non dovresti
essere a pomiciare con la tua bella?» domandò Rent
e Hannah lo guardò con
orrore, «Cosa?»
«Ci siamo
lasciati.» rispose bruscamente Justin, «Ma siamo
ancora amici, non
preoccupatevi. Comunque io vado, ho visto i miei. Buone
vacanze!»
«Buone vacanze,
Justin!» salutarono tutti, a disagio.
«Non sapevo neanche
che uscisse con una ragazza...» borbottò Walter,
lanciando un'occhiata a Rent
che invece era sempre informatissimo.
«Megan, Michael...»
tentò Sally-Anne, sentendosi divisa tra l'andare con l'amato
fratello e il non
volerli abbandonare.
«Avrei dovuto
comunque chiarire coi nonni.» disse Megan, «E poi
ci sono anche tutti gli altri
per me.»
«Devo parlare coi
Diggory ora che sono di nuovo sopportabile.»
tagliò corto Michael, «E poi
Walter può ospitarmi.»
«Allora ci vediamo
a settembre...» salutò lei, abbracciando poi le
ragazze.
«Passiamo la
barriera assieme prima, credo che gli altri ci aspettino fuori, non
è molto
sicuro stare qui.» propose Susan e tutti annuirono,
ascoltando con interesse
Gabriel “Gah” ciarlare sul suo ultimo viaggio in
sud America.
Passata la barriera
ebbero una gradita sorpresa: insieme a quello che doveva essere il vero
Alastor
Moody e a una donna coi capelli rosa c'era il professor Lupin, che
stava
salutando a distanza i Weasley che si allontanavano da loro.
«DORS!» gridò
improvvisamente Gah, facendoli sobbalzare di nuovo tutti. Anche i tre
si
voltarono e la donna dai capelli rosa spalancò la bocca.
«Gah?»
«Tonks?» esclamarono
in coro Michael, Walter, Rent e Jack.
«Chi... Stebbins?»
«Si ricorda il mio cognome!»
trillò Michael aggrappandosi alla maglietta di Walter.
«Dors!» ripeté Gah
andandole incontro a braccia aperte. Tonks si gettò subito
su di lui e l'uomo
la fece roteare allegramente per aria. «Amore mio!»
«Gah, luce della
mia vita! Che diavolo ci fai qui!»
«Sono venuto a
prendere mia sorella!» esclamò lui, mettendola
giù. Evidentemente doveva aver
notato l'aria torva dei due uomini che erano in compagnia di Tonks,
perché
aggiunse: «Sono un suo vecchio compagno di scuola.»
«Il più stupido
Ravenclaw del mondo!» disse Tonks affettuosamente.
«Ravenclaw?»
ripeté Ernie sconvolto.
«Lui è Moody, è
stato il mio... è praticamente il mio mentore, come ti ho
scritto molte volte, e
lui è Remus, il mio...» Tonks esitò e
gli altri notarono che il professor Lupin
aveva l'aria inquieta, «Mio... amico.»
«Professor Lupin!»
esclamarono allora gli studenti, felici di rivederlo.
«Oh, sì, Stebbins,
e voi... Hopkins, Summers e Summerby, i miei protetti all'ultimo
anno!» rise
Tonks.
«Sei sempre nei
nostri cuori.» disse Michael semplicemente, «Il
nostro è amore imperituro.» e
lei rise di nuovo.
«Salve ragazzi.» li
salutò il professor Lupin, avvicinandosi. Megan
pensò che sarebbe svenuta di
gioia, «È bello rivedervi. Non sapevo che Michael
fosse un protetto di Tonks...
e questo spiega molte cose di ciò che ricordo di lui... e
anche di Rent, in
effetti. Jack e Walter oserei dire che si siano salvati...»
«Ehi!» protestò
Tonks ridendo.
«Jack sembra
soltanto.» precisò Rent.
«Si ricorda ancora
i nostri nomi.» si stupì Walter.
«Mi ricordo di
tutti voi.» sorrise il professore.
«Oh, ci manca
tantissimo averla come insegnante!» esclamò Hannah.
«È vero, era il
migliore di tutti!» confermò Megan con voce quasi
pigolante, «Difesa non è più
la stessa!»
«È grazie a lei se
passeremo i G.U.F.O.!» aggiunse Susan, pensando che Harry era
stato un bravo
insegnante soprattutto per merito suo.
«Oh, non credo
proprio.» si schernì lui, «Ma grazie.
Anche voi mi mancate molto»
«Allora, te la sei
trovata una donna? O un uomo, per quel che ricordo?»
domandò Tonks a Gah e
tutti li guardarono scioccati. Gah stava di nuovo ridendo.
«Lo sai che con
Bill scherzavo soltanto! Per quanto riguarda una donna ne ho trovate
una
ventina e tutte in posti diversi. Comunque ora mi dovrò
comportare bene, c'è
Sally con me.»
«Come se tu ne
fossi in grado.» commentò Sally-Anne, che
però sorrideva in un modo che nessuno
le aveva mai visto fare, raggiante e ancora più bella. Terry
Boot, Kevin
Entwhistle e Anthony Goldstein passavano in quel momento, e
quest'ultimo si
fermò per un istante a guardarla, prima di riprendere a
camminare facendo finta
di nulla.
Susan cominciò a
ridere e scosse la testa quando Stephen la guardò
interrogativamente. Poi salutò
con un cenno della mano Cindy, che aveva agitato un braccio
entusiasticamente e
se ne stava andando a braccetto con Dorian.
«E tu, nessun uomo
in vista?» riprese Gah.
«Oh, soltanto uno
che non ricambia.» rispose lei con un gran sorriso e Wayne e
Stephen, che
restavano gli osservatori più attenti, notarono che il
professor Lupin si era
irrigidito. Anche Megan lo vide, dato che non gli toglieva gli occhi di
dosso.
«È pazzo a non
ricambiarti!»
«Lo convincerò
prima o poi!»
Michael scosse la
testa, dando ragione a Gah, quando ricordò che anche il
professor Lupin era
stato amico di James Potter, Sirius Black e Peter Pettigrew. Ne avevano
parlato
anche l'anno prima, guardando le foto portate da Megan. Si
chinò e parlò a un
orecchio della ragazza mentre gli altri si salutavano.
«Professor Lupin,
posso dirle una cosa un momento?» chiese Megan un attimo
dopo, «Voi andate a
bloccare i miei nonni, non siate lì così...
inutili.» ordinò.
«Che carina.»
commentò Gah di nuovo.
«Ha un carattere
adorabile, sì.» commentò Ernie
sarcastico, ma tacque a un'occhiataccia di lei.
«Vedo che non sei
cambiata.» osservò il professor Lupin,
incamminandosi con lei.
«Oh, no. Sono
cambiata moltissimo... Sa di Cedric, non è vero?»
chiese a bruciapelo.
«Sì, lo so,
purtroppo. Mi dispiace davvero in un modo che non puoi immaginare,
ricordo bene
quanto foste tutti legati a lui, specialmente Michael...»
«Già, erano
fratelli.» confermò lei con la voce che rischiava
di venirle a mancare. «E so
che proprio lei può capirci. Noi sappiamo... delle sue
vecchie amicizie, e l'ho
chiamata da parte per un po' di discrezione perché volevo
dirle che mi dispiace
a nome di tutti per... sa, Black.»
Lupin impallidì.
«Voi... sapete?»
«Mia madre era
Cordelia Adams, per cinque anni ha frequentato Hogwarts con voi, era
nella
stanza di Mary McDonald e...»
«Mary.» gemette
lui, «Sì, ora ricordo, Cordelia... Non l'avrei mai
collegata a te.»
«E quindi sì,
sappiamo che eravate tutti amici, e sappiamo che Sirius Black
è innocente
perché era nel giornale e che, purtroppo, è
caduto al Dipartimento dei Misteri.
Questo perché ovviamente Michael spia le ragazze quando
parlano o qualcosa del
genere. Ha sentito Ginny Weasley parlarne. E sappiamo anche di come
Black fosse
vicino a James Potter, perché la professoressa McGonagall
anche senza fare nomi
aveva paragonato lui e Michael. Quindi, in un certo senso, sappiamo
come si può
sentire lei, anche se di sicuro sta molto, molto peggio di quanto
possiamo
immaginare. Beh, è un po' strano, ma volevamo dirle che le
siamo vicini per
quanto possibile. Se mai avessimo la possibilità di fare
qualcosa per lei la
faremmo in ogni modo. E se dipendesse da noi lei sarebbe ancora nostro
professore, lei ci ha insegnato che siamo tutti uguali e che se siamo
buoni o
cattivi dipende solo dalle nostre scelte, non da come ti etichettano
gli altri.
Beh, ce l'hanno insegnato anche i nostri genitori, chi ce li ha almeno,
ma lei
più di tutti. È una persona da imitare, buona con
tutte le sue forze.»
concluse, sentendo di essere arrossita miseramente.
Il professore
sembrava stupefatto e toccato.
«Megan... Non ho
parole. Davvero. Per tutti voi. Grazie per tutto quello che hai detto e
per la
fiducia spropositata che avete in me. Non so quanto io possa essere
considerato
buono con tutte le mie forze come hai detto tu, anzi... Io resto pur
sempre...
quello che sono. Ma le vostre parole sono ciò che mi
ripagano delle mie scelte.
E per quanto riguarda Sirius... grazie anche per questo e per non
considerarlo
un criminale come molti continuano a fare. Lui era il miglior amico che
si
potesse desiderare.»
«Posso
immaginarlo.» mormorò lei, guardando Michael e
facendo per tornare dagli altri,
«Ah, professore?» chiamò, voltandosi
un'ultima volta.
«Puoi chiamarmi
anche Remus ormai, non sono più un professore.»
«Non so se ci
riuscirò... Comunque è veramente, veramente
carina. Sembra la tizia che ti fa
cambiare idea sul tuo conto in cinque minuti, che fa
sorridere.»
Lui aggrottò la
fronte: «Chi?»
«Quella Tonks.»
rispose lei sogghignando, «Buona vacanze!»
Ormai si erano
avvicinati anche alcuni familiari e tutti si stavano salutando tra
loro, quando
Megan tornò a prendere le proprie cose con allegria e
Michael le fece presente
che Lupin era più pallido di prima.
«Ma cosa gli hai
detto alla fine? Sembrava tranquillo finché non ti sei
girata l'ultima
volta...»
«Ma nulla! Wayne,
Walter, stanno arrivando i vostri genitori, ci si vede
d'estate!»
«Se lo fanno
uscire.» borbottò Georgia.
«Perché?» domandò
lei stupita, «Sì, ciao Sally-Anne.»
«Perché lo
bocciano, no?»
«Che cosa?»
Georgia si morse la
lingua.
«Non avrei dovuto
dirtelo forse... Però si sa che Wayne non stava facendo
nulla, no?»
«Ma negli ultimi
mesi abbiamo recuperato! Abbiamo ripassato!»
protestò lei lanciando un'occhiata
indietro, dove Walter e Wayne stavano salutando gli altri.
«Sì, ma tu
hai ripassato. Lui ha pensato a far studiare te e non alle sue
cose.» brontolò
Georgia, «Ho provato anche a parlargliene ma ha detto che
andava bene così. Io
sinceramente lo trovo idiota, ma del resto Mike ha fatto lo stesso per
me, non
posso lamentarmi...»
Megan lasciò cadere
le borse e Georgia salvò per un pelo la gabbia del gufo.
Corse verso Wayne e
gli saltò addosso, facendogli sbattere la schiena contro un
pilastro di cemento
e baciandolo quasi con violenza. Wayne ricambiò all'istante,
circondandola con
le braccia e sollevandola per aria fino a invertire le loro posizioni.
I signori Hopkins,
che erano di nuovo venuti assieme litigando su chi doveva tenere i
ragazzi, si
fermarono increduli a osservare la scena, come del resto Walter che
aveva la
bocca spalancata. Rent si resse a Jack, mentre Georgia tornava
lentamente indietro
e afferrava Charlotte per un braccio, dato che la sorellina si era
fermata
metri indietro e ora li guardava interessata come solo una ragazzina
poteva
essere. Ernie aveva cominciato a tossire e Susan e Hannah gli batterono
distrattamente le mani sulla schiena con un po' troppa forza, mentre
Stephen
aveva fatto cadere le valigie sul piede di Quill e Michael rideva quasi
euforico. Anche Gah rideva e Tonks si voltò verso Lupin e
ammiccò. Moody scosse
la testa.
«Quindi... buone
vacanze.» disse Megan, separandosi da lui, «Ti sei
fatto bocciare per me, sei
uno stronzo. Ti passo a trovare sistemate le cose a casa.»
«Mh.» confermò
Wayne, leggermente stravolto per via dell'attacco in piena regola.
Megan lo lasciò
andare prendendo il respiro con aria sconvolta, ma lui la
baciò di nuovo,
stavolta per qualche secondo soltanto, e poi di nuovo ancora.
«Okay, vai.» disse
tra un bacio e l’altro.
«Vado. Ci stanno
fissando, vero?»
«Ti importa
davvero?»
«No, posso sempre
picchiarli.»
Wayne sorrise e lei
arretrò di qualche passo prima di voltarsi e tornare ai suoi
bagagli.
«Georgia, sai, non
penso mi serva compagnia dopotutto. Ciao, eh. Divertiti. Ti passo a
trovare.»
salutò piuttosto confusamente prima di ripartire alla volta
dei nonni, che
l'avevano poi vista ma non avevano voluto interferire.
«Che banano è
appena successo?» sbottò Rent,
per poi ridere insieme a Michael. Walter e Jack si unirono a loro.
«L'amore...»
commentò Tonks, salutando tutti con un largo gesto del
braccio. Lupin non
sembrò avere nulla da commentare in proposito.
«Vogliamo muoverci,
Ninfadora?» brontolò Moody.
«Non chiamarmi in
quel modo!»
«Fratellino, tu hai
da raccontarmi qualcosa, sai?» fece Walter, afferrando Wayne
per spingerlo
verso i genitori.
«Cosa mi sono
perso?» domandò Robert, mancando di un secondo Gah
e Sally-Anne che si
allontanavano per andare verso una moto.
«Sapessi... Forse
ospiteremo un'amica quest'estate.» lo avvisò
Georgia, un po' a disagio dato che
per tutto l'anno non avevano fatto che litigare per lettera. Charlotte
lo
salutò con un cenno della testa poco amichevole e dicendo
che aveva fame.
«D'accordo. Tutto
quello che vuoi.» concesse lui che evidentemente voleva
comprarla.
«Ce ne sono di cose
che voglio...»
«Non cominciare.»
Tutti si erano
quasi dispersi quando altre due figure si avvicinarono alla barriera
che
separava la stazione dall'Espresso.
«Michael! Per
fortuna ci sei ancora!»
«Signor Diggory!»
trasalì lui.
«Ciao, caro!
Scusaci, non sapevamo fosse il caso di venire o meno, ma poi abbiamo
ricevuto
la lettera che ci diceva che forse non avresti avuto un posto in cui
stare...»
lo salutò anche la signora Diggory.
«Come? Quale
lettera?» domandò lui confuso.
«Quella che ci
diceva che la tua amica ti avrebbe ospitato a casa sua ma forse tu
avresti
voluto cambiare aria... Non eravamo sicuri che tu volessi vederci, ma
lei ci ha
assicurato che ti avrebbe fatto piacere...»
«Certo che mi fa
piacere!» esclamò Michael, «Sarei
passato a trovarvi! Solo che anche io non
sapevo se fosse il caso o meno, vedermi magari può essere...
difficile...»
«Non essere
sciocco.» lo rimproverò la signora Diggory,
«Tu sei un figlio per noi. Non
vogliamo perdere anche te.»
«Prometto che non
ti assillerò con domande su di lui.»
mormorò il signor Diggory, «Perciò se
tu
volessi stare da noi puoi farlo per tutto il tempo che vuoi, anche solo
per un
giorno quando tornerai da casa della tua amica...»
«Ti avremmo
contattato direttamente lì ma volevo vedere come
stavi.» spiegò la signora
Diggory guardandosi attorno, «Ma dov'è la tua
amica?»
«Abbiamo cambiato
programmi e ci siamo divisi... Ma io non sapevo di nessuna
lettera.»
I due lo guardarono
sorpresi.
«Ce l'ha mandata
Georgia, diceva che tu probabilmente avresti preferito viaggiare un po'
e
magari venirci a trovare, per questo sarebbe stato carino se ti
avessimo detto
che per noi non c'era problema in modo che non ti sentissi preoccupato
al
riguardo.» spiegò la donna.
«Georgie...»
mormorò lui, passandosi una mano tra i capelli e arruffando
quelli più corti
che non erano legati saldamente nel codino basso che aveva preso a
farsi.
«Dovevo aspettarmelo...» poi sorrise,
«Posso venire subito da voi?»
«Ma certo che sì!»
«Devi raccontarci
tutto quello che hai fatto! Come sono andati i tuoi M.A.G.O.?»
«Oh, questa sarà
una lunga storia...»
Era praticamente
l'alba quando Stephen si svegliò, dopo soltanto due ore di
sonno. Sentì Rent
imprecare e si mise a sedere, ricordandosi di trovarsi nel divano del
soggiorno
della signora Hopkins e che lui e Walter, Wayne, Rent, Jack e Michael
si erano
trattenuti per giocare a carte e bere per tutto quel sabato notte,
accampati
come barbari con le bottiglie di firewhisky e burrobirra sparse a
terra. Per
fortuna la madre di Wayne aveva trovato un lavoro part-time al san
Mungo,
perciò avevano tutto il tempo di pulire.
Si rese conto che a
svegliarlo era stato il cellulare, che in quel momento ronzava sopra il
tavolo.
Doveva essere Quill che aveva dato loro buca come al solito, o Ernie,
dato che
era rimasto a fare compagnia a Justin che era ancora nella fase
peggiore dopo
la rottura con la fidanzata.
Strisciò verso il
tavolo e scorse il nome di Susan un attimo prima di rispondere,
all'improvviso
sveglissimo.
«Susan, che
succede?»
Gli altri si
svegliarono lamentandosi.
«Ti prego, non
siamo nottambuli come te...» protestò Jack.
«Cosa? Susan, non
ho capito!» li ignorò lui, cercando di arginare le
parole e i singhiozzi
dell'amica al telefono, «Chi è morta?»
Tutti si rizzarono
a sedere, spaventati.
«Cosa? Per
Tu-Sai-Chi? A casa sua?»
Wayne si portò una
mano al petto e tutti capirono all'istante: Megan viveva con i nonni
babbani,
era figlia di un nato-babbano, mentre le altre erano purosangue o
comunque non
avevano parenti babbani prossimi.
«Mi dispiace
tanto...» Stephen finalmente li notò e aggiunse,
«... per tua zia. Mi cambio e
vengo a casa tua, Michael mi materializzerà da te. Chiamo io
le altre.»
Tutti tirarono un
involontario sospiro di sollievo.
«Va bene, a tra
poco.» disse, chiudendo la chiamata, «Sua zia
Amelia è stata trovata morta,
c'erano anche segni di battaglia dentro casa ed era una grande
strega...»
«Sì, la conosco di
vista, mio padre è un suo collega. Era.»
mormorò Michael, ancora pallido.
«Fatti una doccia e
vai. Noi ti raggiungiamo man mano.» disse Wayne, recuperata
la calma, «Io
chiamo Megan, Michael, chiama Georgia, Rent, chiama Justin, Walter,
chiama
Sally-Anne almeno per avvertirla e Jack, tu chiama Hannah.»
Stephen corse al
bagno mentre gli altri andavano alla ricerca dei cellulari.
Wayne sospirò.
Era cominciata
l'era del terrore anche per loro.
E così si chiude Cedric’s friends 2. Ci
vorrà un pochino
prima che io cominci a pubblicare il tre perché per ora ne
ho scritto solo
dodici o tredici capitoli e perché a volte arrivando invece
all’ultimo correggo
alcune cose dei primi…
In ogni caso grazie, GRAZIE a tutti voi che leggete e a voi
che recensite, specialmente agli ultimi perché è
bello sapere cosa ne pensate,
nel bene o nel male.
E non mi viene in mente nient’altro da dire.
|