Draco
uscì di fretta dalla Sala
Grande, allargando violentemente il nodo alla cravatta
perché si sentiva
stringere troppo, in trappola. Tiger e Goyle si affettarono a
raggiungerlo
senza dire una parola.
- A
che gioco sta giocando? - ,
chiese Draco svoltando l’angolo, diretto
all’ufficio del Preside: era
determinato a parlare con Piton, a farsi togliere il prima possibile da
quell’assurda situazione. – Quel
Lumacorno… cosa diavolo ha per la testa? – .
I
due scagnozzi grugnirono in
risposta.
-
Ma Piton deve sentirmi, non ho
nessuna intenzione di passare la serata quella Babbano-fila -
-
Forse… - . Goyle sembrava
intento a cercare una spiegazione, la fronte aggrottata come se stesse
compiendo uno sforzo enorme. – Forse vuole che facciate
amicizia… -
-
Ma ci sei o ci fai, Goyle? - ,
sbottò furioso Draco. – A nessuno sano di mente
verrebbe un’idea del genere! –
-
Vorrà farvi smettere di litigare
- , intervenne Tiger, titubante. – Non date un bello
spettacolo… - .
Draco
si fermò di botto, si guardò
intorno e appoggiò la schiena sul muro di pietra accanto
all’entrata dell’ufficio
di Piton, incrociando le braccia. – Qualunque sia il motivo,
stasera, da Lumacorno,
ci sarà soltanto la Weasley
- .
Rimase
in attesa del Preside, ma
non dovette aspettare molto: qualche minuto dopo Piton si
avvicinò e diede
segno di averli visti solo quando non poté più
evitarli.
-
Preside! - , proruppe Draco
appena gli fu davanti. – Mi tolga immediatamente dalla
punizione! - .
Piton
non sembrò offeso dal tono
arrogante del ragazzo, ma continuò a guardarlo con rabbia,
evidentemente
colpito da altro.
-
Non se ne parla - , rispose
infine.
Draco
sembrava aver appena
ricevuto un ceffone in pieno viso.
-
Cosa? - . La sua voce si era
fatta più bassa, strascicata.
-
Te la meriti - , disse Piton, e
ora anche lo sguardo del ragazzo si riempì di rancore.
-
Me lo… me lo merito?
E’ impazzito? Solo perché ho attaccato quella
sporca
Babbano-fila di una Weasley… -
-
No, perché l’hai fatto senza
bacchetta - , concluse Piton. – Ti sei comportato come un
volgare Babbano,
vergognati - .
Non
sembrava voler pronunciare la
parole d’ordine davanti a loro tre, probabilmente per paura
che Draco salisse
nel suo ufficio costringendolo a continuare la discussione; ma il
Serpeverde
sembrava aver capito esattamente il suo sbaglio e rimpiangere
abbastanza
quell’attimo di debolezza, così fece cenno ai suoi
compagni di seguirlo.
Già
rimuginava sui mille modi di
usare la bacchetta per vendicarsi della Weasley.
Non
era la prima punizione per
Ginny, quindi si avviò verso l’ufficio di
Lumacorno con abbastanza
tranquillità; l’unica differenza sarebbe stata la
presenza di Draco. Lui
l’avrebbe insultata, questo sì, ma una punizione
con Lumacorno sarebbe
sicuramente stata più gradita di quelle che aveva sopportato
finora.
Bussò
alla porta dello studio,
calma, e quando il professore venne ad aprire notò con
stupore che Draco era
già dentro. Il ragazzo evitava il suo sguardo, ma a Ginny
non dava
assolutamente fastidio; al contrario, lo reputava un passo avanti per
la serata
che stava per iniziare.
-
Ah, signorina Weasley - , la
accolse Lumacorno scuotendo la testa. – Non avrei voluto,
glielo assicuro… ma
non è assolutamente così che ci si dovrebbe
comportare –
-
Ora che è arrivata, mi spiega
cosa dobbiamo fare… professore?
- ,
chiese Draco con irritazione: evidentemente, pensò Ginny,
non doveva essere la
prima volta che poneva quella domanda.
-
Per prima cosa, dobbiamo uscire
di qui - .
Ginny
lanciò istintivamente uno
sguardo alla finestra, verso i prati bagnati dalla pioggia incessante:
voleva
portarli nella Foresta Proibita?
Lumacorno
parve leggerle nel
pensiero. – Oh, no, signorina Weasley, non ho alcun
intenzione di portarvi
fuori dal castello con questo tempo. Pensavo… ad una
semplice gita nei
sotterranei - .
La
ragazza guardò Draco, che
sembrava, come lei, non stare al passo con i pensieri del professore.
Tuttavia,
seguì Lumacorno fuori dalla stanza, con Draco alle calcagna.
Scesero le scale
stando attenti agli imprevedibili scherzi di Pix; svoltarono a destra,
poi
proseguirono lungo uno stretto corridoio ai cui lati pendevano delle
torce che
illuminavano fiocamente la loro strada.
Ginny
si rese conto che si stavano
recando nell’aula di pozioni: cosa avrebbero dovuto preparare?
Giunti
davanti all’aula, Lumacorno
spalancò la porta, incitando i due ragazzi ad entrare,
mentre lui dondolava
sull’uscio.
-
Le bacchette, prego - .
La
richiesta giunse inaspettata:
Draco, meccanicamente, infilò la mano in tasca,
più che per stringerla
piuttosto che per consegnare la bacchetta di biancospino: Ginny
guardò
sospettosa il professore, ma infine decise di consegnare la sua,
cosicché il
Serpeverde fu costretto a fare altrettanto.
Lumacorno
mise via le bacchette e
il suo volto si fece serio. – Passerete la notte qui, a
riordinare gli scaffali:
state attenti a non rompere o mescolare le pozioni, non voglio
incidenti –
-
Perché ci ha preso le bacchette?
- , chiese Draco, inarcando le sopracciglia.
-
Preferisco evitare che vi
feriate a vicenda: ho imparato a conoscervi –
- E
non ha paura che la aggredisca
lo stesso? –
-
No, signor Malfoy, perché so che
non è uno stupido –
- E
se dovesse succedere qualcosa?
- , intervenne Ginny.
-
La ragazzina ha paura - ,
commentò Draco, sprezzante.
-
No, razza di idiota, non ha
sentito quello che ha detto sulle pozioni? – . La Grifondoro
gli lanciò
un’occhiata di fuoco.
-
Ho dato per scontato che non
avreste distrutto niente - . Lumacorno parve indeciso in quel momento;
dopotutto, si trattava di lasciare un’aula completamente
nelle mani di quei
due, che non erano certo noti per la loro tranquillità.
– Ma dato che andrò a
dormire nel mio ufficio e qui non rimarrà
nessuno… - . Tracciò una linea sul
pavimento, appena dentro la stanza, con la propria bacchetta. -
… meglio
evitare spiacevoli inconvenienti. Se dovesse crearsi qualche problema,
basterà
che superiate questa linea e suonerà un allarme nel mio
studio. Questo serva
anche da avvertimento: se provate a scagliarvi oggetti e uno di essi
dovesse
raggiungere questo punto, non sarò affatto contento di
trovare la mia aula
distrutta solo per i vostri litigi, chiaro? - .
I
due ragazzi annuirono mentre
Lumacorno lasciava la stanza; poi si guardarono, disgustati.
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