Shade Garden & Sky_3
SHADE GARDEN
& SKY
Sono cresciuto per
esser così capace
di sorridere anche
attraverso il dolore più grande.
03. CHAPTER THREE
AND NO LIPS ARE TOLD
La
notte era ormai calata, e io mi trovavo fuori in giardino a godermi la
frescura
di quella bella serata mentre udivo i richiami lontani di qualche
rapace.
Il padrone di casa, poche ore
addietro, mi aveva offerto del sakè, e adesso, seduto sul
ballatoio di legno
che affacciava proprio sul guardino interno, mi apprestavo a consumarlo
in
silenzio, perso nei miei più disparati pensieri.
«Ehi», si fece
però sentire la
voce di Inuyasha, ovattata nel silenzio della notte.
«Stavolta sei tu che hai
bisogno di solitudine?»
Mi lasciai sfuggire un piccolo
sbuffo ilare e mi voltai verso di lui, sollevando appena un angolo
della bocca
in un mezzo sorriso. «A quanto pare», mormorai,
alzando una mano per mostrargli
poi il bicchierino di sakè che reggevo. «Ti unisci
a me?» gli domandai, vedendolo
scuotere il capo e prender poi posto accanto a me su quel ballatoio di
legno,
esattamente come avevo fatto io sere addietro su quello spiazzo
d’erba in cui
c’eravamo ritrovati. «E’ proprio una gran
bella serata, non trovi?» cominciai,
intavolando con lui un discorso pressoché inutile. Sapevo
difatti troppo bene
quanto Inuyasha trovasse futili argomentazioni come quella, e ancor
più quanto
odiasse chiacchierare quando in realtà non ce
n’era bisogno.
Lui, però, fu capace di
sorprendermi, volgendo lo sguardo dorato al cielo notturno.
«Già, proprio una
bella serata», ripeté, e mi ritrovai a fissarlo in
viso con fare interdetto.
Era realmente Inuyasha quello seduto al mio fianco, o mi ero forse
addormentato
e quello era semplicemente un sogno?
«C’è
qualcosa che ti turba, per
caso?» domandai svelto, approfittando forse del fatto che
sembrasse più loquace
di quel che mi sarei mai aspettato. Aveva lo sguardo mesto e stanco,
esattamente come chi si era ormai rassegnato alla sconfitta. Ma
Inuyasha non
era così, e io non riuscivo a vederlo in quello stato.
Si limitò a scrollare di poco
le spalle, senza portare su di me i suoi occhi ambrati.
«Stavo pensando a
Kagome», ammise, e io sentii una strana fitta al petto prima
che lui
continuasse. «Ne abbiamo parlato e, anche se le ho chiesto di
restare al sicuro
nella sua epoca, lei sembra intenzionata a continuare a viaggiare con
noi».
Era preoccupato per lei, gli si
leggeva chiaramente in viso. Ed era più che normale. Il suo
amore per Kagome
era conosciuto da molti, persino suo fratello Sesshomaru se
n’era
immediatamente accorto. Solo lui, sebbene lo dimostrasse, sembrava
quasi che
faticasse ad ammetterlo. Trassi un lungo sospiro come per
farmi coraggio, bevendo subito dopo un altro piccolo sorso di
sakè. «Comprendo
benissimo ciò che provi, Inuyasha», mi sentii in
dovere di rassicurarlo, quasi
fosse dovuto. «Preferisci saperla lontana piuttosto che in
pericolo, e questo è
un comportamento umano. Lei ha però deciso di voler restare
al tuo fianco, ed è
giusto che tu la capisca e rispetti questa sua decisione».
«Io non voglio che rischi la
vita»,
ribatté, e io alzai appena una mano come per zittirlo.
«Posso capirti», gli
dissi
comprensivo. «Io stesso ho bevuto il veleno medicina di
Yakuro Dokusen per non
mettere più in pericolo Sango, ma non posso impedirle di
combattere», feci una
lunga pausa, quasi volessi attendere che Inuyasha comprendesse
ciò che volevo
realmente dirgli, con lo sguardo rivolto al cielo stellato.
«Vogliono restarci
accanto e combattere al nostro fianco», ripresi.
«Ciò che dobbiamo fare è
proteggerle per quanto ci sia concesso, senza impedir loro di seguire
la strada
dettata dal cuore».
Forse quelle mie parole servirono
realmente a qualcosa, poiché con la coda
dell’occhio vidi Inuyasha alzarsi. «Non
riguarda soltanto loro, Miroku», asserì infine,
guardandomi di sottecchi con
quello sguardo ferino. «Io ho qualcosa e qualcuno da
proteggere, certo, e sono
disposto a tutto per far sì che la mia forza basti... ma
quel qualcuno da
proteggere non è solo Kagome».
Fu a quel punto che mi voltai a
guardarlo del tutto, cercando una qualsiasi spiegazione nei suoi
lineamenti e
nell’espressione che aveva assunto il suo viso. Che cosa
aveva voluto intendere
con quelle parole? Che si fosse forse accorto di qualcosa? Oppure ero
stato io,
inconsciamente, a mostrare nei miei gesti più di quanto
avessi dovuto?
Avrei voluto domandarglielo, ma le
parole sembrarono restare ferme in gola. Non riuscivo ad aprir bocca,
limitandomi soltanto a fissalo con attenzione negli occhi. E lui non
cercò di
distogliere lo sguardo, anzi, sembrò quasi sfidarmi a farlo
per primo. Io però
non cedetti, abbandonando il bicchierino di sakè prima
d’alzarmi in piedi a mia
volta e fronteggiarlo alla sua stessa altezza.
Ci squadrammo negli occhi per
attimi che parvero interminabili, finché a rompere il
silenzio non fu il salto
d’una carpa nel laghetto lì vicino e il suono del
bambù subito dopo. Ci
ridestammo entrambi, allontanandoci di scatto senza sapere realmente
quando ci
fossimo avvicinati così tanto.
«Combatterò con
tutte le forze a
mia disposizione», si fece sentire infine la voce di
Inuyasha, che tornò a
guardarmi in quel chiarore creato dal lieve alone della mezza luna e
dalle
fiaccole appese alla parete dietro di lui. «Non
farò rischiare inutilmente la vita
a nessuno di voi. Specialmente a te, Miroku»,
asserì, serio e risoluto. «Quindi
non aprire più il vortice fino a quel momento».
Per quanto quella sua premura mi
facesse sorridere, sospirai. «Lo faccio per Sango, Inuyasha.
Mi sembrava di
avertelo già detto».
«E io non voglio che tu lo
faccia
per lei», rimbeccò, avvicinandosi a me
così velocemente che quasi non mi resi
conto dei suoi passi sulle assi di legno del ballatoio.
«Credi forse che
sarebbe felice di sapere che vuoi morire avvelenato solo per
salvarla?» mi
domandò duramente, assottigliando gli occhi e afferrandomi
il polso destro. I
grani del rosario frusciarono contro la stoffa che mi nascondeva la
mano, ma
nessuno di noi due parve farci caso. «La tua morte la farebbe
soltanto
soffrire. Faresti soffrire lei, la futura madre dei tuoi figli, e anche
Kagome
e Shippo», mi lasciò con la stessa foga con cui mi
aveva agguantato, stringendo
quella stessa mano a pugno per abbandonarla poi lungo un fianco.
«E faresti
soffrire anche me».
Quel suo discorso, mio malgrado,
mi lasciò interdetto. L’avevo visto
così disperato soltanto quando la
venerabile Kikyo era morta fra le sue braccia. Sembrava davvero che la
prospettiva di perdere uno di noi lo straziasse, e io non riuscivo a
vederlo
così angustiato. Fu dunque senza riflettere che mi avvicinai
a lui,
poggiandogli una mano su una spalla nel vano tentativo di confortarlo.
Gli attimi che seguirono furono
così rapidi e sfocati che non ce ne capacitammo, ma il
nostro avvicinarsi fu
tale che sentimmo il respiro dell’altro ad una spanna dal
viso, un alito caldo
e piacevole come la brezza estiva. Timide ed insicure, poi, le labbra
di
Inuyasha cercarono le mie, e potei avvertirne la consistenza non appena
le
poggiò contro di esse. Fu soltanto un leggero sfiorarsi,
certo, ma in quel
bacio potei avvertire tutta la preoccupazione e il sentimento che
Inuyasha
portava rinchiuso nel suo cuore. E la cosa, forse, mi stupì.
Cosa ci avesse
spinti a quel gesto probabilmente non l’avremmo capito
nemmeno noi, giacché
eravamo sicuri che quell’amore, se tale esso fosse, non
sarebbe potuto
sbocciare come avremmo realmente voluto. Non era così che
sarebbero dovute
andare le cose. Io dovevo rendere felice Sango; aveva sofferto troppo
per
meritarsi un tradimento anche da parte mia. Inuyasha aveva invece
Kagome a cui
badare, ed anche lei, a causa della continua indecisione di
quest’ultimo, aveva
subito troppe ripercussioni. Ma solo per quella notte, con le stelle
come
nostre uniche testimoni, potevamo almeno godere di quella piccola ed
effimera
utopia?
Senza ragionare, forse proprio a
causa di quei miei disparati pensieri, mi sporsi io stesso verso di
lui,
rendendo quel bacio più passionale di quanto non avessimo
voluto al principio.
Inuyasha aprì di poco le labbra quando sentì la
mia lingua premere insistente
contro di esse, esplorando il suo palato non appena mi fu concesso.
Avvertii un
lieve bruciare quando sfiorai inavvertitamente una zanna con la punta,
ricercando ben presto la sua lingua per intrecciarla con la sua.
Durò poco più di
quanto credessi.
Troppo presi dalla foga del momento, e dunque poco intenti a riflettere
sulle
nostre azioni o sui nostri gesti, avevamo consumato in fretta
l’ossigeno, tanto
che, quando ci separammo, ansimammo come se avessimo corso fino a quel
momento.
Un rivolo di saliva pendeva dalle labbra di Inuyasha, e lui se lo
leccò via
mentre mi guardava, allungando poi una mano verso di me per sfiorarmi
un angolo
della bocca.
Non capii cosa stesse facendo
finché non sentii il suo polpastrello
sfiorarmi il labbro inferiore e il suo artiglio solleticarmi dolcemente
la zona
più sensibile della bocca, e fremetti senza poterne fare a
meno. Forse avvertì
quel mio brivido - dovuto probabilmente all’eccitazione del
momento -, poiché
allontanò le dita e fece uno scatto all’indietro,
come se fosse stato morso da
un serpente.
In quel lasso di tempo che mi
parve infinito non fiatammo, limitandoci solo a tenerci a debita
distanza e a
fissare ognuno gli occhi dell’altro, ponendoci forse le
stesse domande. Cosa ci
era preso, così all’improvviso? Perché
l’avevamo fatto? E, soprattutto, come
mai sentivamo l’irrefrenabile voglia di farlo ancora? Quesiti
che avrebbero
fatto meglio a restare senza risposta, lo sapevamo entrambi.
«Le ragazze non dovranno mai
saperlo», riuscii finalmente a dire,
sebbene alle mie orecchie la mia stessa voce suonasse incrinata e,
forse,
persino vagamente isterica. Eppure mi era piaciuto. Facevo male ad
ammetterlo,
probabilmente, ma era così.
Annuendo, Inuyasha decise di fare
un altro piccolo passo indietro, come per riportare le giuste distanze
fra di
noi. «Sono d’accordo», fu
l’unica cosa razionale che articolò, dandomi
infine
le spalle. Anche lui, come me, appariva nervoso. «Torniamo
dentro», soggiunse,
e se non l’avessi conosciuto bene, avrei detto che si era
imbarazzato. E come
dargli torto? Lo ero anch’io. Con la mia fama
di libertino sulle spalle, mai avrei pensato di baciare un uomo. O di
innamorarmi di uno di loro, per giunta. Eppure era successo.
Mi ritrovai dunque a convenire
troppo rapidamente per apparire credibile, ma sembrava che in quel
momento non
importasse né a me né tanto meno a lui. Lasciammo
solo lì il sakè e ce ne
tornammo in casa, forse sperando che quella notte passasse in fretta e
si
portasse via ciò che era accaduto fra noi. Peccato che
com’era prevedibile non
accadde, ma quando ci rimettemmo in cammino tentammo di camuffare il
tutto
sotto i nostri soliti modi di fare: lui litigando con Shippo per motivi
futili,
venendo immediatamente richiamato da Kagome, e io, beh... io carezzando
dolcemente
il fondoschiena di Sango, beccandomi uno schiaffo per averlo fatto in
un
momento poco opportuno.
Mai come in quel momento,
però, mi
ritrovai a pensare che quello schiaffo stavolta me l’ero
meritato davvero.
Forse un’innocente scappatella con una donna me
l’avrebbe perdonata, dopo
avermi riempito di botte. Ma chissà come avrebbero reagito
lei e Kagome se,
malauguratamente, fossero venute a conoscenza di ciò che era
accaduto la sera
addietro fra me e Inuyasha.
E forse fu nel pensare nello
stesso istante l’identica cosa che noi due ci gettammo uno
sguardo eloquente, affrettandoci
subito dopo a guardare altrove e a gettarci quel momento alle spalle,
abbandonando il villaggio che ne era stato il segreto testimone.
Avremmo tenuto quel ricordo dentro
di noi, senza condividerlo con il mondo. Sarebbe stata una piccola
illusione,
un fiore che sarebbe rimasto sopito fino a che non sarebbe giunto il
momento di
sbocciare, fosse anche esso solo durato la falsa eternità
d’un attimo.
«Inuyasha,
Miroku...»
«Che
cosa vuoi, Shippo?»
«Cosa
stavate facendo l’altra sera vicino al laghetto?»
_Note conclusive (E
inconcludenti) dell'autrice
Questa
storia
è stata
scritta per il contest “Quando
l'amore può vincere anche un destino avverso”
indetto da Lady Kid1412, e si è classificata Terza.
Non
dirò che questa è la
prima long fiction che scrivo su questo fandom, visto che
già chissà quanti anni
or soro buttai giù due o tre one-shot su Inuyasha e persino
qualche long che
chissà dove è andata a finire. Ma proprio
perché sono stata
lontana dal fandom per così tanto tempo, non mi ritengo
affatto soddisfatta del
mio operato.
Probabilmente avrei voluto
fare qualcosa di più, non ne sono sicura, ma fatto sta che
è stato abbastanza
divertente riprendere
in mano i personaggi di Inuyasha e piazzarli in
un’ambientazione da me ideata.
Ammetto che al principio
avrebbe dovuto essere una one-shot ambientata durante la saga dei
sette, dato
che ho sempre adorato quei mercenari, e che avrei voluto fare qualche
accenno
Inuyasha/Jakotsu, ma alla fin fine è venuta fuori una cosa
del genere, guidata
da chissà cosa, o forse più probabilmente al
fatto che la mia coppia preferita,
aimè, è parecchio sottovalutata nel fandom qui su
EFP e persino un po’ ovunque.
Un’altra cosa che ci tengo a
dire, poi, è che il titolo della storia è
ispirato ad un’antologia di doujinshi
chiamata per l’appunto “Shade garden and sky”,
alla quale hanno
collaborato molte doujika.
So anche bene che la storia,
alla fin fine, non arriva praticamente da nessuna parte, ma avevo
voglia di
fare un Missing Moment e una What if in cui, nella mia contorta visione
di
questo manga/anime, si può benissimo vedere quanto io sia
attaccata ai due
personaggi maschili della serie.
Non ha nemmeno un lieto fine,
lo so, e forse è proprio per questo che ho inserito quelle
frasi in corsivo
come bonus: per spezzare un po’ la malinconia con una
semplice domanda del
piccolo Shippo.
Spero che in qualche modo
sia piaciuta. ♥
TERZA CLASSIFICATA
GIUDIZIO
Premetto che ho
letto anche la tua fan fiction che mi avevi consigliato e mi
è piaciuta molto.
Quest’ultima storia è davvero ben scritta e,
infatti, ho voluto
premiare con il massimo dei punti la caratterizzazione dei personaggi e
la descrizione dell’ambiente. Si vede che questo fandom ti
piace
parecchio, infatti, riesci a descriverlo alla perfezione e
così facendo
trasmetti al lettore tutte le emozioni che il personaggio sta vivendo
in quel momento, ed è anche per questo che l’ho
apprezzata molto. Il
punteggio si è abbassato per i punti bonus che, alcune
volte, sono
stati presi alla leggera, ma non prendertela male per la tua posizione,
il punteggio che hai ottenuto è comunque molto buono e sono
sicura che,
se ci fossero stati più partecipanti, avresti mantenuto una
buona
posizione in classifica.
Punteggio:
84/100
Alla prossima ♥
_My Pride_
Messaggio
No
Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
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