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Autore: My Pride    02/04/2011    3 recensioni
Sono cresciuto per esser così capace di sorridere anche attraverso il dolore più grande.
«Feh! Avevo bisogno di starmene da solo»
«Tu hai sempre bisogno di startene da solo»
«Non cominciare, Miroku. Non è serata»
[ Prequel della one-shot «Until our wisdom is exhausted» ]
[ Accenni Miroku/Sango, Inuyasha/Kagome e Miroku/Inuyasha ]
[ Missing Moment dei capitoli presenti alla fine del volume sessanta e all’inizio del sessantuno ]
[ Terza classificata al contest «Quando l'amore può vincere anche un destino avverso» indetto da Lady Kid1412 ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Shippou
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pray to the moon'
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Shade Garden & Sky_3
SHADE GARDEN & SKY
 
Sono cresciuto per esser così capace
di sorridere anche attraverso il dolore più grande.
 
03. CHAPTER THREE
AND NO LIPS ARE TOLD
 
    La notte era ormai calata, e io mi trovavo fuori in giardino a godermi la frescura di quella bella serata mentre udivo i richiami lontani di qualche rapace.
    Il padrone di casa, poche ore addietro, mi aveva offerto del sakè, e adesso, seduto sul ballatoio di legno che affacciava proprio sul guardino interno, mi apprestavo a consumarlo in silenzio, perso nei miei più disparati pensieri.
    «Ehi», si fece però sentire la voce di Inuyasha, ovattata nel silenzio della notte. «Stavolta sei tu che hai bisogno di solitudine?»
    Mi lasciai sfuggire un piccolo sbuffo ilare e mi voltai verso di lui, sollevando appena un angolo della bocca in un mezzo sorriso. «A quanto pare», mormorai, alzando una mano per mostrargli poi il bicchierino di sakè che reggevo. «Ti unisci a me?» gli domandai, vedendolo scuotere il capo e prender poi posto accanto a me su quel ballatoio di legno, esattamente come avevo fatto io sere addietro su quello spiazzo d’erba in cui c’eravamo ritrovati. «E’ proprio una gran bella serata, non trovi?» cominciai, intavolando con lui un discorso pressoché inutile. Sapevo difatti troppo bene quanto Inuyasha trovasse futili argomentazioni come quella, e ancor più quanto odiasse chiacchierare quando in realtà non ce n’era bisogno.
    Lui, però, fu capace di sorprendermi, volgendo lo sguardo dorato al cielo notturno. «Già, proprio una bella serata», ripeté, e mi ritrovai a fissarlo in viso con fare interdetto. Era realmente Inuyasha quello seduto al mio fianco, o mi ero forse addormentato e quello era semplicemente un sogno?
    «C’è qualcosa che ti turba, per caso?» domandai svelto, approfittando forse del fatto che sembrasse più loquace di quel che mi sarei mai aspettato. Aveva lo sguardo mesto e stanco, esattamente come chi si era ormai rassegnato alla sconfitta. Ma Inuyasha non era così, e io non riuscivo a vederlo in quello stato.
    Si limitò a scrollare di poco le spalle, senza portare su di me i suoi occhi ambrati. «Stavo pensando a Kagome», ammise, e io sentii una strana fitta al petto prima che lui continuasse. «Ne abbiamo parlato e, anche se le ho chiesto di restare al sicuro nella sua epoca, lei sembra intenzionata a continuare a viaggiare con noi».
    Era preoccupato per lei, gli si leggeva chiaramente in viso. Ed era più che normale. Il suo amore per Kagome era conosciuto da molti, persino suo fratello Sesshomaru se n’era immediatamente accorto. Solo lui, sebbene lo dimostrasse, sembrava quasi che faticasse ad ammetterlo. Trassi un lungo sospiro come per farmi coraggio, bevendo subito dopo un altro piccolo sorso di sakè. «Comprendo benissimo ciò che provi, Inuyasha», mi sentii in dovere di rassicurarlo, quasi fosse dovuto. «Preferisci saperla lontana piuttosto che in pericolo, e questo è un comportamento umano. Lei ha però deciso di voler restare al tuo fianco, ed è giusto che tu la capisca e rispetti questa sua decisione».
    «Io non voglio che rischi la vita», ribatté, e io alzai appena una mano come per zittirlo.
    «Posso capirti», gli dissi comprensivo. «Io stesso ho bevuto il veleno medicina di Yakuro Dokusen per non mettere più in pericolo Sango, ma non posso impedirle di combattere», feci una lunga pausa, quasi volessi attendere che Inuyasha comprendesse ciò che volevo realmente dirgli, con lo sguardo rivolto al cielo stellato. «Vogliono restarci accanto e combattere al nostro fianco», ripresi. «Ciò che dobbiamo fare è proteggerle per quanto ci sia concesso, senza impedir loro di seguire la strada dettata dal cuore».
    Forse quelle mie parole servirono realmente a qualcosa, poiché con la coda dell’occhio vidi Inuyasha alzarsi. «Non riguarda soltanto loro, Miroku», asserì infine, guardandomi di sottecchi con quello sguardo ferino. «Io ho qualcosa e qualcuno da proteggere, certo, e sono disposto a tutto per far sì che la mia forza basti... ma quel qualcuno da proteggere non è solo Kagome».
    Fu a quel punto che mi voltai a guardarlo del tutto, cercando una qualsiasi spiegazione nei suoi lineamenti e nell’espressione che aveva assunto il suo viso. Che cosa aveva voluto intendere con quelle parole? Che si fosse forse accorto di qualcosa? Oppure ero stato io, inconsciamente, a mostrare nei miei gesti più di quanto avessi dovuto?
    Avrei voluto domandarglielo, ma le parole sembrarono restare ferme in gola. Non riuscivo ad aprir bocca, limitandomi soltanto a fissalo con attenzione negli occhi. E lui non cercò di distogliere lo sguardo, anzi, sembrò quasi sfidarmi a farlo per primo. Io però non cedetti, abbandonando il bicchierino di sakè prima d’alzarmi in piedi a mia volta e fronteggiarlo alla sua stessa altezza.
    Ci squadrammo negli occhi per attimi che parvero interminabili, finché a rompere il silenzio non fu il salto d’una carpa nel laghetto lì vicino e il suono del bambù subito dopo. Ci ridestammo entrambi, allontanandoci di scatto senza sapere realmente quando ci fossimo avvicinati così tanto.
    «Combatterò con tutte le forze a mia disposizione», si fece sentire infine la voce di Inuyasha, che tornò a guardarmi in quel chiarore creato dal lieve alone della mezza luna e dalle fiaccole appese alla parete dietro di lui. «Non farò rischiare inutilmente la vita a nessuno di voi. Specialmente a te, Miroku», asserì, serio e risoluto. «Quindi non aprire più il vortice fino a quel momento».
    Per quanto quella sua premura mi facesse sorridere, sospirai. «Lo faccio per Sango, Inuyasha. Mi sembrava di avertelo già detto».
    «E io non voglio che tu lo faccia per lei», rimbeccò, avvicinandosi a me così velocemente che quasi non mi resi conto dei suoi passi sulle assi di legno del ballatoio. «Credi forse che sarebbe felice di sapere che vuoi morire avvelenato solo per salvarla?» mi domandò duramente, assottigliando gli occhi e afferrandomi il polso destro. I grani del rosario frusciarono contro la stoffa che mi nascondeva la mano, ma nessuno di noi due parve farci caso. «La tua morte la farebbe soltanto soffrire. Faresti soffrire lei, la futura madre dei tuoi figli, e anche Kagome e Shippo», mi lasciò con la stessa foga con cui mi aveva agguantato, stringendo quella stessa mano a pugno per abbandonarla poi lungo un fianco. «E faresti soffrire anche me».
    Quel suo discorso, mio malgrado, mi lasciò interdetto. L’avevo visto così disperato soltanto quando la venerabile Kikyo era morta fra le sue braccia. Sembrava davvero che la prospettiva di perdere uno di noi lo straziasse, e io non riuscivo a vederlo così angustiato. Fu dunque senza riflettere che mi avvicinai a lui, poggiandogli una mano su una spalla nel vano tentativo di confortarlo.
    Gli attimi che seguirono furono così rapidi e sfocati che non ce ne capacitammo, ma il nostro avvicinarsi fu tale che sentimmo il respiro dell’altro ad una spanna dal viso, un alito caldo e piacevole come la brezza estiva. Timide ed insicure, poi, le labbra di Inuyasha cercarono le mie, e potei avvertirne la consistenza non appena le poggiò contro di esse. Fu soltanto un leggero sfiorarsi, certo, ma in quel bacio potei avvertire tutta la preoccupazione e il sentimento che Inuyasha portava rinchiuso nel suo cuore. E la cosa, forse, mi stupì. Cosa ci avesse spinti a quel gesto probabilmente non l’avremmo capito nemmeno noi, giacché eravamo sicuri che quell’amore, se tale esso fosse, non sarebbe potuto sbocciare come avremmo realmente voluto. Non era così che sarebbero dovute andare le cose. Io dovevo rendere felice Sango; aveva sofferto troppo per meritarsi un tradimento anche da parte mia. Inuyasha aveva invece Kagome a cui badare, ed anche lei, a causa della continua indecisione di quest’ultimo, aveva subito troppe ripercussioni. Ma solo per quella notte, con le stelle come nostre uniche testimoni, potevamo almeno godere di quella piccola ed effimera utopia?
    Senza ragionare, forse proprio a causa di quei miei disparati pensieri, mi sporsi io stesso verso di lui, rendendo quel bacio più passionale di quanto non avessimo voluto al principio. Inuyasha aprì di poco le labbra quando sentì la mia lingua premere insistente contro di esse, esplorando il suo palato non appena mi fu concesso. Avvertii un lieve bruciare quando sfiorai inavvertitamente una zanna con la punta, ricercando ben presto la sua lingua per intrecciarla con la sua.
    Durò poco più di quanto credessi. Troppo presi dalla foga del momento, e dunque poco intenti a riflettere sulle nostre azioni o sui nostri gesti, avevamo consumato in fretta l’ossigeno, tanto che, quando ci separammo, ansimammo come se avessimo corso fino a quel momento. Un rivolo di saliva pendeva dalle labbra di Inuyasha, e lui se lo leccò via mentre mi guardava, allungando poi una mano verso di me per sfiorarmi un angolo della bocca.
    Non capii cosa stesse facendo finché  non sentii il suo polpastrello sfiorarmi il labbro inferiore e il suo artiglio solleticarmi dolcemente la zona più sensibile della bocca, e fremetti senza poterne fare a meno. Forse avvertì quel mio brivido - dovuto probabilmente all’eccitazione del momento -, poiché allontanò le dita e fece uno scatto all’indietro, come se fosse stato morso da un serpente.
    In quel lasso di tempo che mi parve infinito non fiatammo, limitandoci solo a tenerci a debita distanza e a fissare ognuno gli occhi dell’altro, ponendoci forse le stesse domande. Cosa ci era preso, così all’improvviso? Perché l’avevamo fatto? E, soprattutto, come mai sentivamo l’irrefrenabile voglia di farlo ancora? Quesiti che avrebbero fatto meglio a restare senza risposta, lo sapevamo entrambi.
    «Le ragazze non dovranno mai saperlo», riuscii finalmente a dire, sebbene alle mie orecchie la mia stessa voce suonasse incrinata e, forse, persino vagamente isterica. Eppure mi era piaciuto. Facevo male ad ammetterlo, probabilmente, ma era così.
    Annuendo, Inuyasha decise di fare un altro piccolo passo indietro, come per riportare le giuste distanze fra di noi. «Sono d’accordo», fu l’unica cosa razionale che articolò, dandomi infine le spalle. Anche lui, come me, appariva nervoso. «Torniamo dentro», soggiunse, e se non l’avessi conosciuto bene, avrei detto che si era imbarazzato. E come dargli torto? Lo ero anch’io. Con la mia fama di libertino sulle spalle, mai avrei pensato di baciare un uomo. O di innamorarmi di uno di loro, per giunta. Eppure era successo.
    Mi ritrovai dunque a convenire troppo rapidamente per apparire credibile, ma sembrava che in quel momento non importasse né a me né tanto meno a lui. Lasciammo solo lì il sakè e ce ne tornammo in casa, forse sperando che quella notte passasse in fretta e si portasse via ciò che era accaduto fra noi. Peccato che com’era prevedibile non accadde, ma quando ci rimettemmo in cammino tentammo di camuffare il tutto sotto i nostri soliti modi di fare: lui litigando con Shippo per motivi futili, venendo immediatamente richiamato da Kagome, e io, beh... io carezzando dolcemente il fondoschiena di Sango, beccandomi uno schiaffo per averlo fatto in un momento poco opportuno. 
    Mai come in quel momento, però, mi ritrovai a pensare che quello schiaffo stavolta me l’ero meritato davvero. Forse un’innocente scappatella con una donna me l’avrebbe perdonata, dopo avermi riempito di botte. Ma chissà come avrebbero reagito lei e Kagome se, malauguratamente, fossero venute a conoscenza di ciò che era accaduto la sera addietro fra me e Inuyasha. E forse fu nel pensare nello stesso istante l’identica cosa che noi due ci gettammo uno sguardo eloquente, affrettandoci subito dopo a guardare altrove e a gettarci quel momento alle spalle, abbandonando il villaggio che ne era stato il segreto testimone.
    Avremmo tenuto quel ricordo dentro di noi, senza condividerlo con il mondo. Sarebbe stata una piccola illusione, un fiore che sarebbe rimasto sopito fino a che non sarebbe giunto il momento di sbocciare, fosse anche esso solo durato la falsa eternità d’un attimo.
 
 
 
«Inuyasha, Miroku...»
«Che cosa vuoi, Shippo?»
«Cosa stavate facendo l’altra sera vicino al laghetto?»






_Note conclusive (E inconcludenti) dell'autrice
Questa storia è stata scritta per il contest Quando l'amore può vincere anche un destino avverso indetto da Lady Kid1412, e si è classificata Terza. Non dirò che questa è la prima long fiction che scrivo su questo fandom, visto che già chissà quanti anni or soro buttai giù due o tre one-shot su Inuyasha e persino qualche long che chissà dove è andata a finire. Ma proprio perché sono stata lontana dal fandom per così tanto tempo, non mi ritengo affatto soddisfatta del mio operato.
Probabilmente avrei voluto fare qualcosa di più, non ne sono sicura, ma fatto sta che è stato abbastanza divertente riprendere in mano i personaggi di Inuyasha e piazzarli in un’ambientazione da me ideata.
Ammetto che al principio avrebbe dovuto essere una one-shot ambientata durante la saga dei sette, dato che ho sempre adorato quei mercenari, e che avrei voluto fare qualche accenno Inuyasha/Jakotsu, ma alla fin fine è venuta fuori una cosa del genere, guidata da chissà cosa, o forse più probabilmente al fatto che la mia coppia preferita, aimè, è parecchio sottovalutata nel fandom qui su EFP e persino un po’ ovunque.
Un’altra cosa che ci tengo a dire, poi, è che il titolo della storia è ispirato ad un’antologia di doujinshi chiamata per l’appunto “Shade garden and sky”, alla quale hanno collaborato molte doujika.
So anche bene che la storia, alla fin fine, non arriva praticamente da nessuna parte, ma avevo voglia di fare un Missing Moment e una What if in cui, nella mia contorta visione di questo manga/anime, si può benissimo vedere quanto io sia attaccata ai due personaggi maschili della serie.
Non ha nemmeno un lieto fine, lo so, e forse è proprio per questo che ho inserito quelle frasi in corsivo come bonus: per spezzare un po’ la malinconia con una semplice domanda del piccolo Shippo.
Spero che in qualche modo sia piaciuta. ♥


TERZA CLASSIFICATA 


GIUDIZIO
Premetto che ho letto anche la tua fan fiction che mi avevi consigliato e mi è piaciuta molto.
Quest’ultima storia è davvero ben scritta e, infatti, ho voluto premiare con il massimo dei punti la caratterizzazione dei personaggi e la descrizione dell’ambiente. Si vede che questo fandom ti piace parecchio, infatti, riesci a descriverlo alla perfezione e così facendo trasmetti al lettore tutte le emozioni che il personaggio sta vivendo in quel momento, ed è anche per questo che l’ho apprezzata molto. Il punteggio si è abbassato per i punti bonus che, alcune volte, sono stati presi alla leggera, ma non prendertela male per la tua posizione, il punteggio che hai ottenuto è comunque molto buono e sono sicura che, se ci fossero stati più partecipanti, avresti mantenuto una buona posizione in classifica.

Punteggio: 84/100


Alla prossima ♥
_My Pride_


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