Uau,
l'ultimo capitolo! Abbiate pazienza, ma certe storie nascono e
finiscono in breve tempo. =) Alesomerhalder96: non è detto
che non mi cimenti in un'altra composizione come questa. Elijah è
un personaggio troppo interessante per non essere approfondito.
Ili91: anche le più forti cedono e Kat non è la
roccia che vuole far credere. Frantzin: Damon/Kat sono la mia
coppia preferita. Grazie per aver dato spazio anche al commento sulla
scrittura, per me molto importante, mi aiuta a crescere. Joy:
forse ho reso bene i loro sentimenti perché mi sono sentita
coinvolta.. a chi non è successo di essere amato e non
ricambiato? =) Buona lettura, ci sentiamo alla prossima!
“Tu
vorresti impedirmi di vederlo?” La voce di Jenna era irrisoria,
quasi sprezzante. “Per quale motivo?!”
“Non
è in se, al momento.” Elena aveva molte spiegazioni da
dare, ma nessuna che eludesse l'argomento 'il tuo ragazzo è
posseduto dallo spirito di un vampiro e sta cercando di uccidermi'.
“La comparsa di Isobel l'ha sconvolto...”
Klaus
posò la spazzola con cui stava accarezzando i capelli color
miele di Jenna e sorrise dentro di se. “Venire a sapere che la
propria moglie è un vampiro, sconvolgerebbe chiunque”
mormorò osservandola dallo specchio.
Elena
impallidì fino ad assumere una tinta cinerea.
“Rick
deve volerti proprio bene” continuò avvicinandosi alla
ragazza. “La tua somiglianza con Katherine è così
irritante che quello stupido corpo non ha avuto la benché
minima reazione” ammise con un sospiro ironico e sconsolato.
“Ma non sono qui per una visita di piacere. O meglio. Non
'piacere' in quel senso.”
“K-Klaus...”
bisbigliò quasi ammutolita e incapace di muoversi.
“Sorpresa!”
sghignazzò accarezzandole i capelli. Le colpì il mento
con un gesto affettuoso ed Elena si rese conto di essere rimasta a
bocca aperta. Allargò ancora di più gli occhi e si
impose di non guardare alle spalle della donna. Ma non poteva
permetterlo.
“No!”
esclamò spingendo Jenna da un lato. Elena finì sul
pugnale, sentì la lama trafiggerle lo stomaco e aprì la
bocca in un grido muto mentre tratteneva il braccio di Elijah con
entrambe le mani.
Jenna
si avventò sul vampiro ma la sua prontezza di riflessi la
fermò. Elijah la scaraventò a terra e premette la
carotide fino a farla svenire. Poi si voltò verso la ragazza
che ansimava penosamente, i palmi premuti contro lo stomaco e il
pugnale. Con un gesto brusco lo estrasse ed Elena gridò di
dolore. Non esitò neppure un istante: si squarciò il
polso e lo compresse contro le labbra di Elena che bevve, così
come aveva imparato a fare con Stefan. Il dolore diminuì fino
a scomparire. Elijah la fissò un po' riprovevole. “Non
farlo un'altra volta” mormorò infilando un braccio sotto
la schiena e uno sotto le ginocchia piegate di Elena.
La
ragazza si ritrovò sballottolata contro la giacca elegante del
vampiro. Se l'avesse lasciata a terra, sarebbe stato meglio. “Non
potevo lasciartelo fare...”
“Credevi
l'avrei uccisa?”
“Avevi
un pugnale in mano” mormorò dubitativa.
Elijah
socchiuse gli occhi e alzò appena il labbro sinistro. Era
l'equivalente di una scrollata di spalle.
“Puoi
mettermi a terra?”
“Ti
senti bene?”
“Benissimo”
mormorò un po' imbarazzata, riacquistando la posizione
verticale. “Jenna come sta?”
Elijah
la guardò, fissò gli occhi sulla donna a terra, sistemò
i polsini della camicia e tornò a guardarla dopo un breve
battito di ciglia. “E' svenuta.”
Elena
trattenne un 'ma va', mentre si chinava sulla zia. “E'...
posseduta? E' un doppione?”
“Corda
da bucato.”
Cosa?
Elena lo fissò battendo le palpebre a lungo.
“Per
legarla” sussurrò carezzevole come se parlasse ad una
bambina particolarmente stupida.
Elena
fece una breve considerazione sul fatto che Elijah fosse ben peggiore
di Damon in fatto di ironia e, senza far rumore, si diresse in cucina
in cerca di qualcosa di più adatto di una corda da bucato...
che non aveva mai visto in vita sua, disponendo di fantastici
stendini per la biancheria! “Del filo elettrico andrà
bene ugualmente?” urlò ad alta voce.
“Benissimo”
rispose sorridente ad un'infuriatissimo Klaus che aveva ripreso i
sensi e lo guardava con i grandi occhi castani di Jenna digrignando i
denti fra la labbra carnose.
“Niente
filo elettrico, ma dell'ottimo.... spago” sussurrò
bloccandosi di fronte alla scena: Elijah tratteneva Jenna a terra con
una mano mentre la donna lo fissava scalciando.
“Hai
fatto una gran cazzata!” esclamò arrochendo la voce. “Te
la farò pagare, fratello!”
Elena
si bloccò sul posto e arretrò verso la parete.
Elijah
voltò solo la testa sfiorandola con lo sguardo. “Lo
spago andrà benissimo.”
***
L'aveva
stretta troppo. Le sarebbero rimasti i segni. Elena si morse le
labbra e li guardò a debita distanza. Jenna - Klaus –
era legata come un salame alla sedia del salotto ed Elijah di fronte
a lei – cioè, lui – lo studiava,
tormentando i polsini della camicia. Erano sporchi di sangue e la
cosa lo disturbava. Elena si accorse che anche la sua maglietta era
costellata di macchie rosse. Si allontanò due minuti per
cambiare abbigliamento e quando tornò, la situazione era
cambiata impercettibilmente. C'era un nuovo partecipante
all'interrogatorio muto. “Stefan!”
“Stai
bene?”
“S-sì”
bisbigliò omettendo il breve salto sul pugnale “come hai
fatto a sapere...”
“Katherine
ha avvertito Damon e lui ha chiamato me” mormorò
spostando lo sguardo sulla donna legata. “Fa venire Bonnie.”
“Oh,
non è morta?! Eppure ero sicuro di averla uccisa!”
esclamò la voce imbronciata di Jenna.
Beh,
non l'hai fatto, pensò guardando Stefan con un assenso. Il
ragazzo l'afferrò per la vita e la trattenne, un bacio di
incoraggiamento e d'affetto che lenì la paura appena provata.
Jenna/Klaus
– sorrise. “Sono così carini, insieme... non sono
carini?”
“Molto
carini” mormorò Elijah eliminando la giacca e
arrotolando le maniche per mascherare le striature di sangue.
“Anche
tu eri molto carino con Katerina, lo ricordi, fratello?”
Elijah
sorrise ma non cambiò espressione. “Molto carino”
ripetè a bassa voce. “Dove nascondi i tuoi stregoni?”
“Dove
nascondevi quel pugnale?”
“Ruota
a terra.” Elena si bloccò in mezzo alla stanza. Il
ghigno di Klaus era insopportabile. “Bonnie è bloccata e
Damon non risponde al telefono.”
“Vado
a prenderla, tu resta qui” sussurrò gettando un'occhiata
alle sue spalle “e sta attenta.”
Elena
annuì sibilando un sì fra i denti. La sua
attenzione era presa fra il sorrisetto di Jenna/Klaus e
l'impassibilità di Elijah. Quei due erano come Stefan e Damon
e, a quanto sembrava, anche loro avevano ceduto al fascino di
Katherine. Che diavolo aveva per farli impazzire tutti a quel modo?
Elena incrociò le braccia un po' seccata. Vide il pugnale
posato sul tavolino e lo rigirò fra le mani, pulendolo del
sangue rimasto. Sedette sulla poltrona, molto distante dalla coppia
che seguiva ogni suo spostamento e posò la lama sulla gamba
sinistra, la punta rivolta verso di loro.
***
“Ora
chi lo pulisce, il disastro?”
“Tu.”
“Scordatelo,
principessa...”
L'acqua
si era raffreddata. Katherine si voltò fra le braccia di
Damon, nell'immensa vasca di marmo bianco e l'acqua traboccò
un'altra volta a terra.
“Ah,
non mi piace...”
“Cosa?”
“Tu.
Cosa stai escogitando?” Damon bloccò il bacio della
donna con un dito. Katherine aprì le labbra e accarezzò
il polpastrello con la lingua. “Nulla.”
“Vuoi
farmi credere che... questo non ha alcun fine?!”
“Il
piacere.”
Sarebbe
stato bello, se fosse stato vero. Damon mugugnò fra i denti,
fissò i capelli raccolti con un sorrisetto e Katherine lo
minacciò con lo sguardo prima di tornare ad accucciarsi sul
suo petto. “Credi sempre che abbia un piano in mente...”
“Povera
piccola! Pura come un giglio, lei...”
Katherine
accennò una minuscola linguaccia ad occhi chiusi.
“Fai
sul serio?” Damon era rigido e analizzava ogni cambiamento con
occhio clinico.
“Hai
abbandonato la tua cara Elena per stare con me...” sussurrò
“come hai potuto?”
“Elena
ha il suo ragazzo, mentre tu devi avere una commozione celebrale o
uno sdoppiamento di personalità” mormorò
scostandola da se.
Katherine
lo guardò battendo piano le palpebre. “Non è
quello che hai sempre voluto?”
Non
l'aveva mai vista così dolce, carina e condiscendente. E
falsa. Come una banconota da trenta dollari o una pepita di pirite.
“Bah!” sbottò uscendo dalla vasca. Katherine restò
ad osservare il corpo perfetto del suo amante e sospirò,
appoggiando le braccia al bordo “non sto prendendoti in
giro...”
“Rivestiti
e vattene” le ordino laconico, togliendole le parole di bocca.
“E torna in te, mi stai facendo paura” la prese in giro
scoccandole un'occhiata. Katherine aveva un'espressione remota e
assente. Annuì sovrappensiero, afferrò l'asciugamano e
se lo drappeggiò attorno al corpo. “Salutami Stefan.”
Damon
percepì una minima esitazione nella sua voce. Sta per dire
'Elena'.
***
Perché
tutti i vampiri che conosceva le porgevano la mano a quel modo? Elena
teneva le braccia incrociate e le gambe accavallate, in un totale
atteggiamento di chiusura. Guardò Elijah con un interrogativo
negli occhi.
“Il
pugnale.”
Elena
battè le palpebre e tirò giù la gamba. Il
pugnale scivolò fra i jeans e il tessuto della poltrona.
Improvvisamente non si fidava più di lui e la paura cominciava
a farsi pressante. “Tiralo fuori da Jenna ed io...” la
voce si ridusse in un miagolio quando lo ritrovò a pochi
centimetri dal viso.
“Non
puoi contrattare con me” mormorò spostandole gentilmente
il ginocchio da una parte e infilando la mano sotto la coscia destra.
Elena
ghiacciò all'istante e i suoi occhi si fecero grandi e
immobili.
“Ti
ho dato la mia parola. Non ti basta?”
La
risata di Klaus scoppiò fragorosa. Elijah si accigliò
lievemente e fissò Elena negli occhi, scivolando lungo il
ciondolo protettivo.
“Non
ci sei riuscito cinquecento anni fa, credi che stavolta sarà
diverso?”
Elena
spostò lo sguardo dal viso contratto di Elijah alla donna che
ridacchiava. Lo trovava veramente spassoso. “Il tuo umorismo è
pessimo” mormorò notando con una certa sorpresa il
movimento di stupore del vampiro di fronte a lei. Elena recuperò
il pugnale – ignorando il fatto che fosse seduta sopra la
sua mano - posò cortesemente il palmo sulla spalla di
Elijah e si alzò, sentendo due paia d'occhi puntati addosso.
“E' tuo fratello.”
“E'
un traditore.”
“Non
condivide il tuo folle piano e per questo...” Elena ammutolì
quando vide il viso di Jenna trasfigurarsi in una smorfia dura e
arrabbiata. Stava per riguadagnare il suo scudo protettivo –
ancora inginocchiato a terra con un'espressione remota sul volto
– quando il campanello suonò. Non poteva essere Stefan.
Neppure Damon. Loro non usavano la porta. Alaric, pensò
voltandosi verso l'ingresso. Jenna aveva appuntamento con Rick.
“Vai”
mormorò una voce dietro di lei.
Elena
studiò il vampiro per un lunghissimo momento. Non era molto
bravo a nascondere i suoi sentimenti. Guardava lei e vedeva
Katherine. Elena ne ebbe compassione. Quella donna era un flagello,
lasciava il segno e distruggeva rapporti consolidati dalla nascita.
“Non darle tutto questo potere” mormorò mentre il
campanello suonava per la seconda volta.
Elijah
la fissò senza espressione. Aprì bocca ma qualcosa lo
fermò. Il visitatore sconosciuto, la donna alle sue spalle o
il suo sorrisino di incoraggiamento? Sogghignò e scosse la
testa, voltandosi verso il fratello. Passeggiò dietro la sedia
e premette con decisione la bocca con la mano. Jenna/Klaus gli
scoccò un'occhiata incandescente mentre Elijah gli faceva
cenno di restare in silenzio e mugolava qualcosa in una lingua
incomprensibile.
***
“Da
quando sei così gelosa di Elena?”
Le
domande di Damon. Sempre così inopportune e stupide. Katherine
si era rivestita – proprio con gli abiti della sua 'nemica'
– e stava acconciando i capelli di fronte allo specchio.
Non si degnò di rispondere. “Addio, Damon” mormorò
spostando dietro l'orecchio una ciocca.
“Si
dice arrivederci” la corresse con un piccolo ghigno.
Katherine
si fermò per un istante, strinse gli occhi e mormorò un
'grazie' che smorzò il suo riso. Damon si incupì
definitivamente, le bloccò l'uscita strattonandola per un
braccio. “Grazie di cosa?”
Le
domande insopportabili di Damon. Katherine torse il braccio e
lo spinse via. Era facile, ora. Era di nuovo in forze ma non aveva
voglia di... la porta si spalancò alle sue spalle. Stefan le
riempì la vista e Katherine percepì un restringimento
al cuore che le bloccò il respiro. Tutto il tempo passato ad
amare il fratello sbagliato...
Stefan
li guardò a turno, un po' sorpreso.
Andava
di corsa. La beneamata Elena era nei guai. La visione di
Bonnie la estrapolò dai suoi pensieri. Erano alla resa dei
conti con Klaus. Sapeva già ciò che stava per dire.
“Addio, Stefan.”
Il
vampiro la lasciò passare, Bonnie non la guardò neppure
e Katherine sbuffò di derisione e amarezza.
“Aspetta
un attimo.”
Katherine
udì la voce di Damon ma non si fermò, dovette fare
parecchi passi prima di raggiungerla. Quando la voltò su se
stessa, Katherine lo fissò annoiata ma quando Damon le sfiorò
il viso, si tirò indietro, indurendo lo sguardo. “Non
sai mai quando smetterla” sibilò evitando di guardarlo
negli occhi.
“Prova
a dire che non conto niente per te...”
“Tu
non sei niente per me!” Katherine aveva sputato le
parole a fatica. “Amo Stefan. Lo amo e lo amerò per
sempre. Tu sarai sempre l'eterno secondo, il bambolotto con cui
giocare quando sei annoia...” morse il resto della frase quando
Damon la baciò sulla fronte e le alzò il mento
stampandole un bacio tenero sulle labbra.
“Ti
amo anche io.”
Katherine
si accorse di aver chiuso gli occhi mentre la baciava.
“Dimmi
che mi ami o ti riporto da Klaus.”
“Mentirei.”
Damon
sogghignò e gli occhi azzurri balenarono nei suoi. “Hai
sempre mentito.”
Katherine
si allontanò facendo due passi indietro. Gli diede le spalle e
sorrise. Aveva sempre mentito. Fin dal suo primo vagito.
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