A un occhio del tutto inesperto, senza particolari esperienze alle
spalle, quella scena non avrebbe fatto lo stesso effetto di chi invece
aveva attraversato innumerevoli battaglie difficili, con avversari
dotati di poteri incredibili ed eccezionali. Chi da terra avrebbe
osservato le scialuppe abbandonare il Vento dell’Est mentre
imbarcava sempre più acqua attorniata dalle altre navi,
mezze incendiate, avrebbe semplicemente pensato all’epilogo
sempre più prossimo di un normale combattimento nautico.
Al contrario, chi per anni aveva attraversato mari e oceani,
scontrandosi – vincendo o perdendo – avrebbe
avvertito qualcosa di impalpabile nell’aria, qualcosa di
indefinito, ma sempre più potente. Una forza nascente da un
epicentro che si liberava nell’aria e la rendeva sempre
più tagliente e pesante. Era come un vulcano che stava
accumulando pressione prima di esplodere e radere al suolo tutto
ciò che lo circondava per chilometri.
E l’epicentro di questa catastrofe ormai prossima si trovava
in Shanks il Rosso.
Ogni suo movimento, gesto, spostamento era spento. Non occorreva
nemmeno guardare i suoi occhi privi di anche una minima scintilla di
vitalità per rendersi conto dello stato mentale in cui il
capitano era precipitato. Ormai era come se in quegli ultimi istanti il
suo cuore, la sua anima e il suo spirito fossero stati annientati in un
unico colpo lasciando solo un guscio vuoto e ricolmo di energia
distruttiva.
Anche se camminava, spostandosi sul Vento dell’Est, era come
se in realtà fosse caduto in un oblio dove dinnanzi ai suoi
occhi continuava a ripetersi la stessa scena e lui ogni volta era
impossibilitato a cambiarla. A rallentatore, le immagini si
susseguivano, entrando con crescente veemenza nella sua carne e ad ogni
attimo il dolore si acutizzava.
Quantificare la portata di quella sofferenza e di
quell’angoscia era impossibile, ma si poteva lontanamente
immaginare pensando che uno dei Quattro Imperatori ne fosse succube
– tanto da nichilizzare i suoi pensieri. Ora non rimaneva che
quel sentimento di disperazione mista a dolore a guidarlo e dentro di
sé, per evitare di essere schiacciato da quella mistura
impossibile da sopportare ancora a lungo, si delineava
un’unica via da prendere.
La rabbia tramutava la sua sofferenza e ben presto ci sarebbe solo
stata l’ira da liberare, per annientare in modo definitivo
chi gli aveva portato via la donna che amava. E nella sua mente non
c’era spazio per pensare alle conseguenze, non
c’era un residuo di lucidità abbastanza forte da
fargli presente cosa avrebbe comportato la liberazione completa e priva
di limiti del suo haki.
La morte sarebbe stata una liberazione.
Ormai il Vento dell’Est era deserto, le scialuppe erano tutte
discese in mare e si stavano avvicinando progressivamente alla riva
– tranne per quella guidata dallo striker di Ace, il quale
con prudenza lo aveva utilizzato per portare la piccola imbarcazione a
terra in modo che Hikari potesse ricevere le cure adeguate.
Ben corrugò la fronte, preoccupato. Ormai era
l’unico rimasto insieme al suo capitano e a Kami.
Avvertiva l’aria tesa e carica di haki liberato dal Rosso e
per alcuni attimi dovette appoggiarsi con una spalla al muro di legno
per evitare di crollare a terra. L’ambizione di Shanks era
troppo forte anche per lui, soprattutto quando veniva liberati in
quelle quantità spaventose con cui avrebbe potuto facilmente
distruggere qualsiasi cosa nel raggio di qualche chilometro.
Respirò a fondo, consapevole di non potersi avvicinare
troppo all’epicentro di quella forza. Sarebbe svenuto anche
lui e a quel punto non sarebbe più stato di nessuna
utilità una volta che anche l’ultima parte di
quell’insensata battaglia fosse giunta al suo degno epilogo.
Con passi vacillanti si incamminò. In qualche modo, anche a
distanza, avrebbe dovuto far tornare un po’ di cervello in
quella testa vuota.
- Come al solito tocca a me la parte peggiore. Che capitano stupido -
pensò sorridendo tra il divertito e l’amaro per la
situazione in generale. Non sapeva se Hikari se la sarebbe cavata e non
sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a salvare la pelle al suo migliore
amico. Di perdere in un colpo due tra le persone più
importanti della sua vita non ne aveva la minima intenzione, e se per
la prima non poteva far nulla, per il secondo contava di poter per lo
meno tentare qualcosa.
L’unica cosa che era certa in quella situazione era che ormai
il Vento dell’Est era irrecuperabile e anche ammettendo che
per miracolo si sarebbe salvato dalla furia di Shanks, non avrebbe
avuto vinta tanto lunga.
- Almeno su questo punto siamo fortunati - borbottò tra
sé e sé Ben continuando a procedere a rilento per
via della forza dell’haki verso il suo capitano.
Il vento che passava tra le fessure e tra i lembi strappati delle vele
non era normale. Non era generato da correnti ascensionali, ma prendeva
vita da una forza diversa che proveniva da un’unica persona.
E l’haki del Re scatenato da Shanks il Rosso aveva il sapore
dell’angoscia e del dolore. Chiunque fosse stato sospinto da
quella brezza feroce avrebbe compreso per istinto la
brutalità di quei sentimenti negativi in essa liberati e si
sarebbe sentito afferrare da una paura primordiale. Essere avvolti da
quel vento significava avvertire un presagio di distruzione ormai
imminente e implacabile che si sarebbe abbattuto su quella piccola
parte di oceano dimenticata.
Era del tutto inutile nascondersi, solo uno spreco di forze che non
avrebbe dato alcun risultato. Ma il terrore della morte era troppo
grande nelle persone e in alcune si presentava in modo tanto brutale e
violento davanti ai loro occhi da mettere in luce il loro essere
codardo.
Per quanto Kami fosse una persona crudele e malvagia, per quanto
adorasse lo scorrere del sangue caldo delle sue vittime sulle proprie
mani e l’odore della putrefazione e della morte, rimaneva
anche una persona con un certo onore. Era meschina e subdola con i
propri nemici, lo aveva dimostrato in tutte le occasioni che si erano
presentate di fronte a lui senza rinunciare nemmeno una volta a
infliggere dolore e sofferenza.
La sua anima era nera, corrotta ed erosa dalla sete di morte. E di
fronte alla consapevolezza di questa non arretrava.
Era scritto che sarebbe morto sulle assi distrutte e sporche della nave
di Shanks il Rosso e sarebbe rimasto lì, seduto con le gambe
incrociate e la schiena appoggiata a un resto di parete, ad attenderlo.
Non aveva più forze per combatterlo, l’haki lo
aveva prosciugato completamente e dalla sua aveva anche finito gli
ultimi assi nelle maniche.
Tuttavia, nonostante l’imminenza di quella fine, tra un
respiro affannato e l’altro, un sorriso sadico incurvava
ancora le sue labbra sottili. Considerando che si era scontrato con uno
dei Quattro Imperatori, non poteva nemmeno lamentarsi di come erano
andate le cose e lui la sua figura l’aveva fatta, riuscendo a
mettere in seria difficoltà gli uomini del Rosso.
“E’ un capolavoro, vero?” chiese con
soddisfazione all’uomo in piedi di fronte a sé.
Non pareva abbastanza lucido per potergli rispondere. Kami, negli occhi
del suo nemico e carnefice, vedeva solo odio derivante dal dolore che
lui gli aveva inflitto.
La consapevolezza di essere stato lui stesso a ridurre in quella
condizione psicologica il grande Shanks non poteva far altro che
ampliare nuovamente il suo ego. Il suo colpo finale, inferto a quella
donna, era stato davvero un tocco di pura classe – classe
della malvagità, ma lui faceva parte di quella schiera e non
aveva mai cercato di nasconderlo. Anche se non poteva vincere contro un
uomo come il Rosso, gli aveva lasciato un ricordo che non avrebbe mai
potuto cancellare e in quel modo lui avrebbe continuato a vivere in
quell’angoscia.
“Lo è stato, Shanks, lo è
stato” si rispose da solo Kami sogghignando.
Chiuse gli occhi, troppo stanco per poter continuare a mantenere lo
sguardo fisso. Le sue forze erano state completamente annientate, tanto
da cominciare a vedere sfocato.
“Saluterò la tua amica da parte tua”
asserì con affilata crudeltà.
Era a qualche metro da Shanks, una decina.
Di più Ben non riusciva ad avvicinarsi. L’haki
rendeva l’aria pesante, quasi densa, e lui non era in grado
di poter sopportare un simile peso – soprattutto dopo aver
sostenuto uno scontro in precedenza. Da quella posizione
però gli era possibile continuare a tenere sotto controllo
la situazione: di fronte al capitano, a poca distanza, se ne stava
seduto Kami.
Erano giunti all’inizio dell’epilogo e Ben comprese
esattamente il momento in cui finalmente la quiete apparente sarebbe
sparita per lasciar spazio alla tempesta. L’ultima frase
pronunciata dall’uomo a terra era stata l’ultima
della sua vita.
Il vento si trasformò in bufera nel giro di un attimo.
Le nubi presero a vorticare in senso antiorario, mentre il sole veniva
oscurato.
Le onde del mare presero a ingrossarsi sempre più
rapidamente, ingigantendosi. Lo scontro contro le navi era sempre
più violento e la posizione salda delle persone sopra era
sempre più compromessa.
Ben non riuscì a vedere il momento esatto in cui il corpo di
Kami venne perforato completamente dall’haki di Shanks
– in quel momento era troppo impegnato a tenersi in piedi. Ma
vide il risultato: dallo spettacolo di sangue scarlatto e carne
squarciata era facilmente intuibile quanta poca lucidità
avesse in quel momento il suo amico.
L’odore acre e metallico venne portato dal vento e ben preso
il sapore salmastro dell’oceano lo coprì
completamente. Il potere dell’haki sprigionato non aveva
ancora portato a compimento il suo fine di distruzione. Shanks non era
in sé e non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe
liberato completamente il suo potere come grido al mondo del suo dolore.
Gli occhi blu di Ben si soffermarono un attimo alla vista delle altre
navi venire rovesciate dalle onde ormai imponenti che presto sarebbero
arrivate in tutta la loro forza fino al Vento dell’Est una
volta che la difesa apportata dalla flotta sarebbe venuta meno.
“Shanks! Fermati” gridò dalla sua
precaria posizione.
Le travi del ponte cominciavano a incrinarsi e spaccarsi. Con
attenzione il vicecapitano dovette trovare un altro appoggio
più sicuro perché alla distruzione della loro
nave stava provvedendo personalmente Shanks.
Le crepe sul pavimento si facevano sempre più articolate.
Velocemente raggiunsero ogni angolo della nave, andando a ingrandire
quelle già presenti e usufruendo anche dell’usura
di tanti anni di navigazione. Presto sarebbe stata sgretolata
dall’haki, una previsione ottimistica avrebbe dato al Vento
dell’Est altri venti secondi di vita.
“Idiota, così moriremo tutti e due,
piantala”!
L’urlo di Ben si perse nel vento impetuoso mentre tutto
crollava inesorabilmente.
Il sole brillava con vigore.
I suoi raggi caldi abbracciavano il mondo e il cielo attorno a lui era
completamente scombro di nuvole – l’azzurro
trionfava ed era tanto forte da bruciare gli occhi di chi lo fissava a
lungo. Qualche gabbiano aveva già ripreso a volare alla
ricerca di qualche preda o semplicemente per risentire la sensazione
dolce del volo sopra l’oceano. Le acque blu erano calme, la
distesa piatta e smossa da piccole increspature poco rilevanti che
portavano a riva.
La pace, dopo la tempesta, era tornata a regnare in natura. Era solo un
ricordo, uno dei tanti, e nessun animale pareva dare troppo peso a
quella distruzione che aveva concesso al mare di inghiottire e portare
sul proprio fondale altre navi, a far compagnia ai relitti
già presenti.
Con lentezza, dovuta alla stanchezza e al peso sulle spalle, Ben
nuotava lentamente verso riva.
“Che razza di capitano” bofonchiò
lanciandogli un’occhiata.
L’uomo, svenuto, era stato caricato sulle proprie spalle. Lo
aveva recuperato per puro miracolo nel caos che aveva seguito la colata
a picco del Vento dell’Est, ed esattamente, la dinamica delle
sue stesse azioni non le avrebbe sapute ricostruire. Nel buio freddo
dell’oceano si era mosso ad istinto e dopo aver ritrovato il
suo migliore amico, per qualche caso fortuito, era riuscito a trovare
una corrente che li aveva riportati in superficie invece di sbatterli
negli abissi. Con la perdita di conoscenza di Shanks anche il suo haki
era venuto meno e tutto si era tranquillizzato.
“Ben?!” mormorò frastornato mentre
l’altro continuava a nuotare verso la spiaggia.
“Hai combinato un bel macello, lo sai?”
asserì sorridendo appena il vice “Da solo hai
provveduto ad un’intera flotta. Anche la nostra purtroppo ne
ha risentito, ma per lo meno avevamo già
pensato...”
“Hikari?” chiese con un sussurro atono
interrompendo l’altro.
“Non lo so in che condizioni sia ora, ma sono certo che Lucas
sta facendo tutto il possibile per lei” rispose cercando di
sembrare ottimista “E’ forte e...” si
interruppe non sapendo come continuare.
L’unico suono che li circondava era quello del mare, il quale
pareva accompagnarli in quel loro tragitto, sospingendoli verso la loro
meta. Shanks non riusciva nemmeno a riflettere sulla situazione, nella
mente gli si ripresentava agli occhi la scena e tutto ciò
che era in grado di sentire era il dolore della sua anima lacerata. E
ora, nemmeno la rabbia poteva nascondere quella ferita,
l’aveva già liberata e non ne aveva più
dentro di sé.
“Il Vento dell’Est?” domandò
per tenersi occupato e tentare in qualche modo di evitare di prendere
in considerazione gli scenari più drammatici –
anche se, con le condizioni in cui l’aveva vista, si
meravigliava del semplice fatto che ancora respirasse.
“Andato” spiegò lapidario Ben
“Ma avevamo già dato la commissione per una nuova
nave, ricordi? Per quanto resistente sia stata e per quanto ci abbia
accompagnato dall’inizio della nostra attraversata, ormai era
venuto il momento di cambiarla”.
Stava ripetendo ad alta voce cose che Shanks sapeva perfettamente e lo
stava facendo nel tentativo di far deviare almeno momentaneamente il
suo filo di pensieri. Parlandogli dei progetti per la Red Force
– la loro nuova nave – e di come era stato
difficile prendere quella decisione di separarsi dal Vento
dell’Est sperava di tenerlo impegnato.
“In ogni caso dovremmo chiedere di farcela recapitare al
nascondiglio più vicino” continuò Ben
“Qui non possiamo rimanere e al massimo possiamo comprare una
nave al villaggio, ma non saranno molto grandi o resistenti e la
navigazione potrà portarci al massimo fino
all’altro rifugio”.
“Va bene così” commentò atono
Shanks “Ora voglio solo sapere come sta Hikari”.
Il nuovo silenzio che li accompagnò fino alla riva non venne
interrotto. Non c’era nulla che potesse distogliere il
capitano dalla sua profonda e opprimente preoccupazione per la sua
donna e qualsiasi discorso in quel momento risultava del tutto inutile.
Ben lo lasciò stare, capendo cosa dovesse provare in quel
momento.
Il mare continuava ad accompagnarli.
- TO BE CONTINUED -
-
Un passo indietro... Poi sempre avanti -
Salve ragassuole! ^^
Tra mitra e minacce
sinceramente abbiamo anche paura ad uscire di casa... Siete state
terribilmente schiette e cristalline, questo ve lo devo dire - sulla
sorte di Hikari intendo. Convincenti, direi.
Tuttavia lo sapete che
siamo sadiche a tenervi sulle spine... Via, lo sapete, è
già capitato spesso - mi ricordo quei capitoli durante il
litigio tra Shanks, Smoker, Hikari ed Ace, sul Vento dell'Est. xD
In ogni caso... Ale chan
ci ringrazierà, visto che di Kami non ci è
rimasto più nulla. Quando Yu scrisse il capitolo, mi ricordo
che gli ho urlato al tel: "Ma mi hai vaporizzato il ViceAmmiraglio!" xD
A me Kami piaceva...
Come cattivo intendo. Un po' mi è spiaciuto perderlo... Ma
ha deciso così - e sinceramente non si poteva far altro mi
sa.
Ed ora immaginatevi Ben
con una faccia scazzata, atto a nuotare verso riva, con uno Shanks con
gli occhi a croce svenuto sulle sue spalle: così mi si
è presentata la scena, nel mio immaginario nonsense. xD
Presto saprete la
verità su Hikari. Quindi pazientate ancora un pochino. ^^'
Grazie mille per le
recensioni, al solito!
Al prossimo capitolo! ^^
- Bea&Yuki -
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