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Autore: Beatrix e Yuki689    03/05/2011    5 recensioni
[Tratto dal Capitolo 5] " Il Rosso rimuginò in silenzio qualche istante: “Perché dovrei fare un favore a Dragon”? - “Lo devi fare perché è tanto importante per noi quanto per te fermare Smoker… E sappiamo bene quanto tu tenga agli equilibri. I tempi non sono ancora maturi…” e la sua voce era ferma e tagliente. “Shanks, è una questione di vita o di morte. Noi siamo blindati, non possiamo agire in così poco tempo. Dragon te lo sta chiedendo per favore” e si vergognò di implorarlo, anche se era per conto di qualcun altro. […] “Sappi che Dragon mi dovrà un grosso favore” aveva incalzato lui, con un tono lugubre nella voce. “Dragon non è come te. Lui le promesse le mantiene” concluse lei con freddezza, ponendo fine alla chiamata."
Salve a tutti! Siamo Beatrix e Yuki689 e questa è la nostra prima fan fiction scritta a quattro mani: ambientata tra la saga di Water Seven e la fine di Thriller Bark, narrerà principalmente dell’intenzione della Marina nel catturare Pugno di Fuoco. Ma sia i Pirati che i Rivoluzionari avranno qualcosa da ridire in merito. E anche qualche scheletro nell’armadio da tirare fuori, con cui farci i conti. Speriamo di avervi incuriosito abbastanza! Buona lettura!
Genere: Drammatico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Shanks il rosso, Smoker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 57: Infine la fine.
(Chapter Soundtrack: Waiting for the Miracle - Leonard Coen )


A un occhio del tutto inesperto, senza particolari esperienze alle spalle, quella scena non avrebbe fatto lo stesso effetto di chi invece aveva attraversato innumerevoli battaglie difficili, con avversari dotati di poteri incredibili ed eccezionali. Chi da terra avrebbe osservato le scialuppe abbandonare il Vento dell’Est mentre imbarcava sempre più acqua attorniata dalle altre navi, mezze incendiate, avrebbe semplicemente pensato all’epilogo sempre più prossimo di un normale combattimento nautico.

Al contrario, chi per anni aveva attraversato mari e oceani, scontrandosi – vincendo o perdendo – avrebbe avvertito qualcosa di impalpabile nell’aria, qualcosa di indefinito, ma sempre più potente. Una forza nascente da un epicentro che si liberava nell’aria e la rendeva sempre più tagliente e pesante. Era come un vulcano che stava accumulando pressione prima di esplodere e radere al suolo tutto ciò che lo circondava per chilometri.

E l’epicentro di questa catastrofe ormai prossima si trovava in Shanks il Rosso.

Ogni suo movimento, gesto, spostamento era spento. Non occorreva nemmeno guardare i suoi occhi privi di anche una minima scintilla di vitalità per rendersi conto dello stato mentale in cui il capitano era precipitato. Ormai era come se in quegli ultimi istanti il suo cuore, la sua anima e il suo spirito fossero stati annientati in un unico colpo lasciando solo un guscio vuoto e ricolmo di energia distruttiva.

Anche se camminava, spostandosi sul Vento dell’Est, era come se in realtà fosse caduto in un oblio dove dinnanzi ai suoi occhi continuava a ripetersi la stessa scena e lui ogni volta era impossibilitato a cambiarla. A rallentatore, le immagini si susseguivano, entrando con crescente veemenza nella sua carne e ad ogni attimo il dolore si acutizzava.

Quantificare la portata di quella sofferenza e di quell’angoscia era impossibile, ma si poteva lontanamente immaginare pensando che uno dei Quattro Imperatori ne fosse succube – tanto da nichilizzare i suoi pensieri. Ora non rimaneva che quel sentimento di disperazione mista a dolore a guidarlo e dentro di sé, per evitare di essere schiacciato da quella mistura impossibile da sopportare ancora a lungo, si delineava un’unica via da prendere.

La rabbia tramutava la sua sofferenza e ben presto ci sarebbe solo stata l’ira da liberare, per annientare in modo definitivo chi gli aveva portato via la donna che amava. E nella sua mente non c’era spazio per pensare alle conseguenze, non c’era un residuo di lucidità abbastanza forte da fargli presente cosa avrebbe comportato la liberazione completa e priva di limiti del suo haki.

La morte sarebbe stata una liberazione.


Ormai il Vento dell’Est era deserto, le scialuppe erano tutte discese in mare e si stavano avvicinando progressivamente alla riva – tranne per quella guidata dallo striker di Ace, il quale con prudenza lo aveva utilizzato per portare la piccola imbarcazione a terra in modo che Hikari potesse ricevere le cure adeguate.

Ben corrugò la fronte, preoccupato. Ormai era l’unico rimasto insieme al suo capitano e a Kami.

Avvertiva l’aria tesa e carica di haki liberato dal Rosso e per alcuni attimi dovette appoggiarsi con una spalla al muro di legno per evitare di crollare a terra. L’ambizione di Shanks era troppo forte anche per lui, soprattutto quando veniva liberati in quelle quantità spaventose con cui avrebbe potuto facilmente distruggere qualsiasi cosa nel raggio di qualche chilometro.

Respirò a fondo, consapevole di non potersi avvicinare troppo all’epicentro di quella forza. Sarebbe svenuto anche lui e a quel punto non sarebbe più stato di nessuna utilità una volta che anche l’ultima parte di quell’insensata battaglia fosse giunta al suo degno epilogo.

Con passi vacillanti si incamminò. In qualche modo, anche a distanza, avrebbe dovuto far tornare un po’ di cervello in quella testa vuota.

- Come al solito tocca a me la parte peggiore. Che capitano stupido - pensò sorridendo tra il divertito e l’amaro per la situazione in generale. Non sapeva se Hikari se la sarebbe cavata e non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a salvare la pelle al suo migliore amico. Di perdere in un colpo due tra le persone più importanti della sua vita non ne aveva la minima intenzione, e se per la prima non poteva far nulla, per il secondo contava di poter per lo meno tentare qualcosa.

L’unica cosa che era certa in quella situazione era che ormai il Vento dell’Est era irrecuperabile e anche ammettendo che per miracolo si sarebbe salvato dalla furia di Shanks, non avrebbe avuto vinta tanto lunga.

- Almeno su questo punto siamo fortunati - borbottò tra sé e sé Ben continuando a procedere a rilento per via della forza dell’haki verso il suo capitano.


Il vento che passava tra le fessure e tra i lembi strappati delle vele non era normale. Non era generato da correnti ascensionali, ma prendeva vita da una forza diversa che proveniva da un’unica persona.

E l’haki del Re scatenato da Shanks il Rosso aveva il sapore dell’angoscia e del dolore. Chiunque fosse stato sospinto da quella brezza feroce avrebbe compreso per istinto la brutalità di quei sentimenti negativi in essa liberati e si sarebbe sentito afferrare da una paura primordiale. Essere avvolti da quel vento significava avvertire un presagio di distruzione ormai imminente e implacabile che si sarebbe abbattuto su quella piccola parte di oceano dimenticata.

Era del tutto inutile nascondersi, solo uno spreco di forze che non avrebbe dato alcun risultato. Ma il terrore della morte era troppo grande nelle persone e in alcune si presentava in modo tanto brutale e violento davanti ai loro occhi da mettere in luce il loro essere codardo.

Per quanto Kami fosse una persona crudele e malvagia, per quanto adorasse lo scorrere del sangue caldo delle sue vittime sulle proprie mani e l’odore della putrefazione e della morte, rimaneva anche una persona con un certo onore. Era meschina e subdola con i propri nemici, lo aveva dimostrato in tutte le occasioni che si erano presentate di fronte a lui senza rinunciare nemmeno una volta a infliggere dolore e sofferenza.

La sua anima era nera, corrotta ed erosa dalla sete di morte. E di fronte alla consapevolezza di questa non arretrava.
Era scritto che sarebbe morto sulle assi distrutte e sporche della nave di Shanks il Rosso e sarebbe rimasto lì, seduto con le gambe incrociate e la schiena appoggiata a un resto di parete, ad attenderlo. Non aveva più forze per combatterlo, l’haki lo aveva prosciugato completamente e dalla sua aveva anche finito gli ultimi assi nelle maniche.

Tuttavia, nonostante l’imminenza di quella fine, tra un respiro affannato e l’altro, un sorriso sadico incurvava ancora le sue labbra sottili. Considerando che si era scontrato con uno dei Quattro Imperatori, non poteva nemmeno lamentarsi di come erano andate le cose e lui la sua figura l’aveva fatta, riuscendo a mettere in seria difficoltà gli uomini del Rosso.


“E’ un capolavoro, vero?” chiese con soddisfazione all’uomo in piedi di fronte a sé.

Non pareva abbastanza lucido per potergli rispondere. Kami, negli occhi del suo nemico e carnefice, vedeva solo odio derivante dal dolore che lui gli aveva inflitto.

La consapevolezza di essere stato lui stesso a ridurre in quella condizione psicologica il grande Shanks non poteva far altro che ampliare nuovamente il suo ego. Il suo colpo finale, inferto a quella donna, era stato davvero un tocco di pura classe – classe della malvagità, ma lui faceva parte di quella schiera e non aveva mai cercato di nasconderlo. Anche se non poteva vincere contro un uomo come il Rosso, gli aveva lasciato un ricordo che non avrebbe mai potuto cancellare e in quel modo lui avrebbe continuato a vivere in quell’angoscia.

“Lo è stato, Shanks, lo è stato” si rispose da solo Kami sogghignando.

Chiuse gli occhi, troppo stanco per poter continuare a mantenere lo sguardo fisso. Le sue forze erano state completamente annientate, tanto da cominciare a vedere sfocato.

“Saluterò la tua amica da parte tua” asserì con affilata crudeltà.


Era a qualche metro da Shanks, una decina.

Di più Ben non riusciva ad avvicinarsi. L’haki rendeva l’aria pesante, quasi densa, e lui non era in grado di poter sopportare un simile peso – soprattutto dopo aver sostenuto uno scontro in precedenza. Da quella posizione però gli era possibile continuare a tenere sotto controllo la situazione: di fronte al capitano, a poca distanza, se ne stava seduto Kami.

Erano giunti all’inizio dell’epilogo e Ben comprese esattamente il momento in cui finalmente la quiete apparente sarebbe sparita per lasciar spazio alla tempesta. L’ultima frase pronunciata dall’uomo a terra era stata l’ultima della sua vita.

Il vento si trasformò in bufera nel giro di un attimo.

Le nubi presero a vorticare in senso antiorario, mentre il sole veniva oscurato.

Le onde del mare presero a ingrossarsi sempre più rapidamente, ingigantendosi. Lo scontro contro le navi era sempre più violento e la posizione salda delle persone sopra era sempre più compromessa.

Ben non riuscì a vedere il momento esatto in cui il corpo di Kami venne perforato completamente dall’haki di Shanks – in quel momento era troppo impegnato a tenersi in piedi. Ma vide il risultato: dallo spettacolo di sangue scarlatto e carne squarciata era facilmente intuibile quanta poca lucidità avesse in quel momento il suo amico.

L’odore acre e metallico venne portato dal vento e ben preso il sapore salmastro dell’oceano lo coprì completamente. Il potere dell’haki sprigionato non aveva ancora portato a compimento il suo fine di distruzione. Shanks non era in sé e non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe liberato completamente il suo potere come grido al mondo del suo dolore.

Gli occhi blu di Ben si soffermarono un attimo alla vista delle altre navi venire rovesciate dalle onde ormai imponenti che presto sarebbero arrivate in tutta la loro forza fino al Vento dell’Est una volta che la difesa apportata dalla flotta sarebbe venuta meno.

“Shanks! Fermati” gridò dalla sua precaria posizione.

Le travi del ponte cominciavano a incrinarsi e spaccarsi. Con attenzione il vicecapitano dovette trovare un altro appoggio più sicuro perché alla distruzione della loro nave stava provvedendo personalmente Shanks.

Le crepe sul pavimento si facevano sempre più articolate. Velocemente raggiunsero ogni angolo della nave, andando a ingrandire quelle già presenti e usufruendo anche dell’usura di tanti anni di navigazione. Presto sarebbe stata sgretolata dall’haki, una previsione ottimistica avrebbe dato al Vento dell’Est altri venti secondi di vita.

“Idiota, così moriremo tutti e due, piantala”!

L’urlo di Ben si perse nel vento impetuoso mentre tutto crollava inesorabilmente.




Il sole brillava con vigore.

I suoi raggi caldi abbracciavano il mondo e il cielo attorno a lui era completamente scombro di nuvole – l’azzurro trionfava ed era tanto forte da bruciare gli occhi di chi lo fissava a lungo. Qualche gabbiano aveva già ripreso a volare alla ricerca di qualche preda o semplicemente per risentire la sensazione dolce del volo sopra l’oceano. Le acque blu erano calme, la distesa piatta e smossa da piccole increspature poco rilevanti che portavano a riva.

La pace, dopo la tempesta, era tornata a regnare in natura. Era solo un ricordo, uno dei tanti, e nessun animale pareva dare troppo peso a quella distruzione che aveva concesso al mare di inghiottire e portare sul proprio fondale altre navi, a far compagnia ai relitti già presenti.

Con lentezza, dovuta alla stanchezza e al peso sulle spalle, Ben nuotava lentamente verso riva.

“Che razza di capitano” bofonchiò lanciandogli un’occhiata.

L’uomo, svenuto, era stato caricato sulle proprie spalle. Lo aveva recuperato per puro miracolo nel caos che aveva seguito la colata a picco del Vento dell’Est, ed esattamente, la dinamica delle sue stesse azioni non le avrebbe sapute ricostruire. Nel buio freddo dell’oceano si era mosso ad istinto e dopo aver ritrovato il suo migliore amico, per qualche caso fortuito, era riuscito a trovare una corrente che li aveva riportati in superficie invece di sbatterli negli abissi. Con la perdita di conoscenza di Shanks anche il suo haki era venuto meno e tutto si era tranquillizzato.

“Ben?!” mormorò frastornato mentre l’altro continuava a nuotare verso la spiaggia.

“Hai combinato un bel macello, lo sai?” asserì sorridendo appena il vice “Da solo hai provveduto ad un’intera flotta. Anche la nostra purtroppo ne ha risentito, ma per lo meno avevamo già pensato...”

“Hikari?” chiese con un sussurro atono interrompendo l’altro.

“Non lo so in che condizioni sia ora, ma sono certo che Lucas sta facendo tutto il possibile per lei” rispose cercando di sembrare ottimista “E’ forte e...” si interruppe non sapendo come continuare.

L’unico suono che li circondava era quello del mare, il quale pareva accompagnarli in quel loro tragitto, sospingendoli verso la loro meta. Shanks non riusciva nemmeno a riflettere sulla situazione, nella mente gli si ripresentava agli occhi la scena e tutto ciò che era in grado di sentire era il dolore della sua anima lacerata. E ora, nemmeno la rabbia poteva nascondere quella ferita, l’aveva già liberata e non ne aveva più dentro di sé.

“Il Vento dell’Est?” domandò per tenersi occupato e tentare in qualche modo di evitare di prendere in considerazione gli scenari più drammatici – anche se, con le condizioni in cui l’aveva vista, si meravigliava del semplice fatto che ancora respirasse.

“Andato” spiegò lapidario Ben “Ma avevamo già dato la commissione per una nuova nave, ricordi? Per quanto resistente sia stata e per quanto ci abbia accompagnato dall’inizio della nostra attraversata, ormai era venuto il momento di cambiarla”.

Stava ripetendo ad alta voce cose che Shanks sapeva perfettamente e lo stava facendo nel tentativo di far deviare almeno momentaneamente il suo filo di pensieri. Parlandogli dei progetti per la Red Force – la loro nuova nave – e di come era stato difficile prendere quella decisione di separarsi dal Vento dell’Est sperava di tenerlo impegnato.

“In ogni caso dovremmo chiedere di farcela recapitare al nascondiglio più vicino” continuò Ben “Qui non possiamo rimanere e al massimo possiamo comprare una nave al villaggio, ma non saranno molto grandi o resistenti e la navigazione potrà portarci al massimo fino all’altro rifugio”.

“Va bene così” commentò atono Shanks “Ora voglio solo sapere come sta Hikari”.

Il nuovo silenzio che li accompagnò fino alla riva non venne interrotto. Non c’era nulla che potesse distogliere il capitano dalla sua profonda e opprimente preoccupazione per la sua donna e qualsiasi discorso in quel momento risultava del tutto inutile. Ben lo lasciò stare, capendo cosa dovesse provare in quel momento.

Il mare continuava ad accompagnarli.





- TO BE CONTINUED -






- Un passo indietro... Poi sempre avanti -

Salve ragassuole! ^^
Tra mitra e minacce sinceramente abbiamo anche paura ad uscire di casa... Siete state terribilmente schiette e cristalline, questo ve lo devo dire - sulla sorte di Hikari intendo. Convincenti, direi.
Tuttavia lo sapete che siamo sadiche a tenervi sulle spine... Via, lo sapete, è già capitato spesso - mi ricordo quei capitoli durante il litigio tra Shanks, Smoker, Hikari ed Ace, sul Vento dell'Est. xD
In ogni caso... Ale chan ci ringrazierà, visto che di Kami non ci è rimasto più nulla. Quando Yu scrisse il capitolo, mi ricordo che gli ho urlato al tel: "Ma mi hai vaporizzato il ViceAmmiraglio!" xD
A me Kami piaceva... Come cattivo intendo. Un po' mi è spiaciuto perderlo... Ma ha deciso così - e sinceramente non si poteva far altro mi sa.

Ed ora immaginatevi Ben con una faccia scazzata, atto a nuotare verso riva, con uno Shanks con gli occhi a croce svenuto sulle sue spalle: così mi si è presentata la scena, nel mio immaginario nonsense. xD
Presto saprete la verità su Hikari. Quindi pazientate ancora un pochino. ^^'

Grazie mille per le recensioni, al solito!
Al prossimo capitolo! ^^


- Bea&Yuki -
   
 
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