the heir - cap. 3
Capitolo III
I passi pesanti e cadenziati rimbombavano nello studio.
Roinn continuava a percorrere a grandi falcate la sala fin da quando era arrivato quel dispaccio, la notte precedente.
Non andava bene, non andava affatto bene. Le notizie dal fronte orientale erano preoccupanti, e la ricerca del Castello del Nord ristagnava a un punto morto.
Ma era soprattutto una la faccenda che lo preoccupava: c'era un
traditore fra le sue schiere. Un traditore che gli era molto vicino, di
cui si era fidato ciecamente, e suo padre prima di lui. In principio
aveva riso a questa possibilità, per poi passare velocemente a
uno stato d'incredulità di fronte alle prove portategli. La
cattura di un suo
agente mentre tentava di assassinare lord Fried, a capo della
spedizione di ricerca, non fu che l'apice di una serie di indizi,
purtroppo, inconfutabili.
Si fermò di fronte alla finestra. Doveva calmarsi, mettere
ordine nei propri pensieri prima che arrivasse. Quello che stava per
fare avrebbe messo fine a una delle tradizioni più antiche
all'interno della casata imperiale; chissà se nutriva un qualche
sospetto? Forse aveva già immaginato l'arrivo di quel giorno?
Bussarono alla porta, e un paggio fece il suo ingresso silenzioso.
- Sua Maestà, il marches-
- Fallo entrare. - lo interruppe il regnante. Ora avrebbe avuto risposta ai suoi quesiti dal diretto interessato.
Si girò a osservare il suo ospite: gli abiti blu cobalto,
eleganti e raffinati ma dal taglio sobrio, i corti capelli biondo
cenere, i seri occhi grigi che non si rivelarono poi così
stupiti quando due guardie gli si affiancarono.
- Dalla sua espressione pare quasi che si aspettasse quest'accoglienza.
- Una lieve increspatura delle labbra, un po' amara, un po' rassegnata.
- Marchese Seridan Amaltheren, è accusato di tradimento contro la corona.
***
- Mi spiace, ma è tutto quello che so...
- Non fa niente, grazie lo stesso. Tieni, questo è per te. -
Amaryllis consegnò qualche moneta al ragazzino, che si
allontanò correndo, felice del guadagno facile.
Qualcuno aveva detto che i bambini erano la più grande fonte di
informazioni che si potesse immaginare: nessuno badava a loro in
genere, s'intrufolavano dappertutto, osservavano ogni cosa e
udivano ogni discorso. La curiosità era la loro arma, spesso e
volentieri sapevano più loro che non gli adulti che li
circondavano.
Ma anche rivolgendosi a loro, era venuta a sapere ben poco del ragazzo
della taverna. Dopo la sua misteriosa sparizione, Amaryllis era sicura
che fosse in qualche modo collegato agli strani eventi che si erano
manifestati nei giorni precedenti. O almeno tentava di convincersi di
ciò; dentro di sé era perfettamente cosciente di stare
solo perdendo tempo, trascurando il suo dovere per inseguire un'idea,
un'infatuazione.
Si sentiva sciocca e ridicola.
Ancor più dato il suo fallimento. Il giovane dai capelli castani
e i cupi occhi verdi, impermeato dall'odore del fumo, sembrava essere
piuttosto conosciuto, in zona. Ma nessuno sapeva dirle il nome, o dove
trovarlo. Questo non faceva che aumentarne il fascino, ma la
scoraggiava.
Se non era nemmeno in grado di trovare una persona normale, cosa avrebbe potuto fare con una di cui non sapeva nulla?
- Serve aiuto?
Una voce canzonatoria alle sue spalle la portò a girarsi di
scatto, estraendo uno dei suoi pugnali. Di fronte a lei un ragazzo -
forse quindici, forse diciotto anni - appoggiato al muro a braccia
conserte, una zazzera dalla tonalità fulva-grigiastra e un
guizzo divertito, più che spaventato, negli occhi di un insolito
color ocra, anch'essi sfumati di grigio.
- Devo interpretarlo come un no?
- Chi saresti?
- Io? Vediamo, io sono... - cominciò a gironzolarle attorno, per
portarsi alle sue spalle e sussurrarle veloce all'orecchio - ...un
informatore, Rilly.
La ragazza si voltò di scatto per colpirlo, ma lui già si
era sottratto al suo raggio d'azione: ora la osservava accovacciato sul
basso tetto di una baracca. Come un gatto.
- Come osi chiamarm-
- Io so tutto di te.
Quell'affermazione gelò Amaryllis. Sapere tutto di lei... era un
nemico? Ma in tal caso difficilmente si sarebbe presentato apertamente,
l'avrebbe attaccata e basta. Che fosse allora un alleato?
Ma la sensazione di disagio e inquietudine che la dominava non le permetteva di affidarsi a quest'ultima soluzione.
- Amaryllis Amaltheren, non dovresti correre dietro agli uomini... ma
se quello che cerchi è chi penso io, allora credo che in questo
momento sia in quella taverna all'uscita ovest, impegnato in qualche
discutibile affare...
- Come fai a sapere queste cose? - lui rise della sua palese
agitazione, e si rialzò, osservandola dall'alto, con
superiorità.
- Non te l'ho forse già detto? Sono un informatore, sapere le
cose è il mio lavoro, mi pare... Comunque! - Saltò
giù, avvicinandosi pericolosamente a lei e puntandole addosso un
dito. - Oggi non sono qui per lavoro, ma solo per un favore personale:
ci sono dei soldati che ti cercano... faresti meglio a evitarli.
E poi si dileguò, sparendo così com'era apparso: all'improvviso.
Amaryllis non sapeva cosa pensare, era totalmente sconcertata da
quell'incontro. Un ragazzo-gatto che sembrava conoscere perfettamente
lei e i suoi doveri e che le intimava di fare attenzione a dei soldati.
Ma perché avrebbe dovuto fuggire, poi. Se la cercavano
sarà per una questione importante, che probabilmente riguardava
la sua famiglia, o avevano degli ordini da consegnarle. In quei casi,
però, a occuparsene erano sempre degli agenti degli Amaltheren,
e quindi perché avrebbero dovuto usare delle guardie,
stavolta?
Forse era meglio evitarli sul serio, almeno finché la situazione non si sarebbe chiarita.
***
- Ordini, ordini... ma chi me lo fa fare di prendere ordini?
- Hai detto qualcosa, soldato?
- Niente, signore!
"Forse avrei dovuto rubare il suo, di posto..." pensò l'uomo
sistemandosi meglio l'elmetto sulla testa. Si stava già pentendo
di aver scelto di aiutare il suo vecchio superiore. Soprattutto si
stava già pentendo di non aver osservato meglio la guardia a cui
aveva sottratto l'armatura e la divisa, o si sarebbe accorto della
differenza di taglia. Ormai, però, era troppo tardi
per rimediare e, oltre al busto costretto dal metallo, doveva sorbirsi
anche il comando prepotente del sergente. E lui detestava sentirsi dare
degli ordini.
Tutta quell'esperienza gli stava facendo ricordare i vari motivi per
cui aveva lasciato l'esercito, un paio d'anni prima. Senza contare i
vari dubbi sull'effettiva capacità dell'attuale Guardia
Cittadina: il loro piccolo drappello stava scandagliando da mezz'ora
sempre la stessa zona del terzo livello della città, alla
ricerca di una ragazza - il cui aspetto era ben noto, per giunta - e
non avevano ancora concluso nulla. E poi, suvvia, come potevano anche
solo lontanamente credere di poterla prendere di sorpresa con tutto
quel fracasso? Il rimbombo metallico della loro marcia era udibile a
distanza.
Aah, che incompetenti!
Il finto soldato decise per la fuga: da solo avrebbe fatto prima.
Si lasciò scivolare fino alle retrovie, fingendo di controllare
delle persone o dei vicoli secondari, e quando fu certo che gli altri
non badassero a lui, si infilò in uno di essi.
Era una strada senza uscita, perfetta per levarsi di dosso l'inutile
ferraglia che gli bloccava i movimenti e tornare allo scoperto senza
che nessuno facesse caso a lui. E quelle casse accatastate su una
parete sarebbero state il nascondiglio perfetto in cui buttare le prove.
Spostò qualche telone e... eccola lì, la sua missione.
***
Amaryllis rimase pietrificata quando un soldato si affacciò alla nicchia che si era creata tra alcune casse abbandonate.
Per un breve attimo si fissarono, entrambi paralizzati, il cervello di
lei che vagliava tutte le situazioni possibili. Decise di non perdere
tempo a cercare scuse, e con un forte calcio all'addome, spinse via il
soldato. Ne approfittò per uscire, ma l'uomo le afferrò
il braccio prima che riuscisse a scappare.
- Aspetta un attimo, io so- Ehi!
Non si rendeva nemmeno conto del motivo per cui lottava così
strenuamente per non finire nelle loro mani: non aveva nulla da temere
dalla Guardia Cittadina. Anche se fosse stata scambiata per una ladra,
bastava dimostrare la sua identità e tutto si sarebbe sistemato.
E allora perché dava così tanto peso alle parole di uno
stupido ragazzino impertinente, che non aveva mai incontrato prima
d'allora e di cui nemmeno si fidava?
Forse era il suo istinto a ragionare per lei, e il suo stesso istinto
la spingeva a combattere in quel momento, troncando malamente i
tentativi di spiegazione del suo avversario. Ma se c'era qualcosa che
non aveva calcolato, era il clangore della lotta. Subito altri soldati
arrivarono sul posto, bloccandole l'unica via di fuga.
- Amaryllis Amaltheren, finalmente! Ben fatto soldato!
- Ben fatto un corno, voi non dovreste essere qui...
Si sfilò l'elmo che gli copriva gli occhi, rivelando i capelli
rosso scuro e i tratti ancora giovani del viso, e la barba rasata male
sulla mascella.
- Il problema, con voi idioti, è che siete presenti sempre nel momento sbagliato.
- Come osi tu! Questa è insubordinazione!
- Chissenefrega? - colpì il sergente in pieno volto,
lanciandogli l'elmetto di ferro. Questo scatenò l'attacco del
piccolo drappello di soldati, che si lanciarono sui due a spade
sguainate.
- Bene, signorina. Tienili occupati mentre io mi libero da questa trappola!
- Cosa?! - Amaryllis non ebbe il tempo di protestare, si
ritrovò subito circondata da tre avversari. Riuscì a
evitare un affondo del primo e ad afferrarlo per un braccio, usandolo
come scudo dai fendenti degli altri. L'unico suo vantaggio era la
lentezza dei soldati, imbardati in poco pratiche armature che, sebbene
fossero ridotte rispetto a quelle adottate nell'esercito, limitavano
certi movimenti troppo bruschi.
Era stata parzialmente immobilizzata, quando finalmente il finto
soldato si unì alla lotta, libero della corazza e brandendo un
gambale, con cui atterrò facilmente altri due nemici.
- Altro che protezioni, queste sì che sono armi!
- Ma tu chi diavolo sei? - gli domandò la ragazza, infuriata e con un pizzico di esasperazione nella voce.
- Non mi sembra il momento di spiegare, ora. Comunque sono qui per
portarti in salvo, anche se dubito che ce la faremo contro tutti
questi...
In quel momento, una violenta esplosione coinvolse l'edificio alle
spalle della piccola truppa di guardie. Il fuoco divampò nella
via, costringendo Amaryllis e il rosso a cercare rifugio sui tetti,
sfruttando le casse come scala.
Le fiamme in poco tempo divorarono i soldati, sciogliendo perfino
l'acciaio delle armature. I due sopravvissuti rimasero in principio
sconvolti per la forza e la distruzione di quel fuoco irreale, spuntato
dal nulla, ma si ripresero in breve, per continuare a correre il
più lontano possibile dal pericolo.
Ma sembrava non ci fosse via di fuga. Nel raggio di una ventina di
metri, un susseguirsi di esplosioni aveva trasformato quella parte del
quartiere in un labirinto di fuoco, e solo passando dall'alto
riuscirono ad uscirne, in qualche modo. L'incendio però
divampava, molto più velocemente di quanto potessero fuggire.
- Aspetta! - Amaryllis si fermò. - Fermati, ho detto! Queste
fiamme non sono naturali, sicuramente hanno un'origine magica! Devo
trovarne la fonte!
- Non essere stupida, ragazzina! Vuoi per caso morire?
- Ma è la mia missione!
- No, tu non hai più una missione! - l'afferrò per un
polso, con una presa così salda che lei non riuscì a
liberarsene, per quanto si divincolasse, e prese a trascinarla via -
Avanti, che siamo quasi arrivati...
Girarono l'angolo appena prima che l'onda d'urto dell'ennesimo scoppio
li travolgesse. Ma si fermarono dopo pochi metri, di fronte a una
parete in mattoni.
- Per fortuna c'è ancora... - disse l'uomo tirando un sospiro di sollievo.
- Cosa sarebbe?
- La nostra salvezza. Quando te lo dico io, premi quella mattonella. E
stai attenta alle mani. Ah, hai una spada, un bastone... qualcosa di
simile?
L'unica spada che possedeva era quella rubata un paio di giorni prima,
e quando gliela porse, gli occhi del finto soldato si illuminarono. Una
spada della Gilda di Seor! Con quella avrebbero avuto vita facile nel
luogo in cui si stavano dirigendo.
La infilò in una delle tante fessure del muro, cominciando a
esercitare una leva nel momento in cui Amaryllis premette il mattone
indicatole. La ragazza ritrasse subito le mani allo scorrere
dell'interruttore, e guardò stupefatta l'apertura che si stava
rivelando.
Appena il passaggio fu grande abbastanza da lasciarli entrare, vi si rifugiarono subito.
E la porta si richiuse alle loro spalle, lasciandoli al buio.
---
Finalmente aggiorno, uh? *lancio di oggetti contundenti*
Sì, bè, me l'aspettavo.
Questo capitolo è dedicato interamente a Elos, e lei sa bene il perché X°D
Poi che dire...ci son colpi di scena, uh? Che non sono finiti qui :3
Nel prossimo capitolo entreranno in
scena altri personaggi, oltre al signor "Finto Soldato" di oggi. E
anche il mio caro informatore-gatto tornerà <3
Ho cambiato anche l'introduzione alla storia (non il prologo °°)
Ora rispecchia di più la trama che si svilupperà d'ora in avanti *_*
(andate a leggerla <3 sì, ok, basta.)
Poi, uhm, spero vi sia piaciuto il capitolo °_°/
Grazie per aver letto, alla prossima!^^
[Angolino della pubblicità occulta]
Nuova storia fantasy in corso di pubblicazione (già scritta): La Torre - La Compagnia dei Distruttori
Penso...che vi potrà piacere, anche se è di un genere diverso da The Heir ^^"
|