Non
può piovere per sempre
Capitolo 25
Capro espiatorio
«
Tim, non dovremmo essere qui ».
Timothy
ignorò la voce lagnosa alle sue spalle e si sporse con
cautela,
cercando di restare mimetizzato nel sottobosco.
«
Dai, torniamo indietro! » insisté
l’altro ragazzino, tirandogli la
manica rattoppata.
«
Se vuoi andartene, vai. Io resto qui » replicò
Tim, seccato.
L’altro
non si mosse, anche se continuò a bofonchiare frasi di
protesta.
«
A Fenrir non piacerà… non piacerà per
niente… »
Ignorandolo,
Timothy insinuò il volto in un cespuglio, facendo
attenzione a non ferirsi gli occhi, e cercando di osservare la scena
che si
stava svolgendo nella radura.
Greyback
stava parlando con un’aria serissima. Sputava le parole con
rabbia, mentre i lupi mannari seduti in cerchio intorno a lui non
osavano dire
una sola parola.
«
Abbiamo subito molte più perdite di quanto ci aspettavamo.
Abbiamo
sottovalutato la capacità di reazione dell’Ordine
della Fenice, e non succederà
più… Ma qui c’è qualcosa di
molto più grave da risolvere… »
Lo
stesso Tim, dal suo nascondiglio, si sentì invadere da una
sensazione di timore.
«
Come già sospettate tutti, nel nostro branco
c’è sicuramente qualcuno
che riferisce all’Ordine della Fenice i nostri piani. Non
credo che si trovi
tra voi fedelissimi » aggiunse, scrutando con attenzione i
presenti. « I sospetti,
a parte i mocciosi, sono tutti quegli adulti che non ho convocato qui
».
Tim
deglutì. Non erano poi molti gli assenti. Mancavano circa
quattro o
cinque licantropi, e tra questi anche…
«
A me non convince molto Macfow. Se ci pensate, è da quando
è entrato
nel branco che è iniziata la fuga di notizie »
disse Hati.
Greyback
annuì.
«
Anche io sospetto di lui. Il fatto che non si sappia quasi nulla sul
suo conto conferma i sospetti… »
«
E allora cosa aspettiamo a ucciderlo? » intervenne
Sköll.
Greyback
gli ringhiò contro.
«
Modera la tua impulsività, Sköll » gli
suggerì un altro licantropo,
Freki.
«
Esatto. Ti consiglio di imparare a controllarti, o te lo
insegnerò
io. Fai tutto troppo di testa tua. A Drybrook non ti sei ritirato con
noi, no,
sei rimasto e hai rischiato di farti uccidere. Quindi resta al tuo
posto,
perché il capobranco sono io e devo essere io a decidere.
È chiaro? »
Sköll
ricambiò l’occhiataccia di Fenrir ringhiando a sua
volta.
Sembravano sul punto di azzannarsi a vicenda, anche se adesso che la
luna piena
era passata avevano sembianze umane. Ma alla fine decise di non
ribellarsi,
altrimenti avrebbe fatto una brutta fine, dal momento che nessun altro
sembrava
avere l’intenzione di schierarsi dalla sua parte.
Sköll
sbuffò, ma non aggiunse altro. Greyback parve soddisfatto di
avere ristabilito l’equilibrio…
« Come sei
entrato? »
« Chi sei
veramente? »
«
Tim… »
« Chi sei?!
»
Timothy era balzato in
piedi,
pieno di rabbia, il volto lentigginoso chiazzato di rosso per la
collera.
Remus non aveva la
più pallida
idea di come comportarsi, ma quando vide lo sguardo impaurito e allo
stesso
tempo furioso che il ragazzino rivolgeva alla sua bacchetta, decise di
smettere
di puntargliela contro.
«
D’accordo » disse, mentre la
riponeva nella tasca. « Mi chiamo Remus Lupin. Angus Macfow
era un nome falso
».
Timothy lo guardava
con
un’espressione di sconforto e delusione.
«
Perché ci tradisci? » chiese,
con un groppo alla gola.
Remus
sospirò.
« Greyback
è malvagio. Mi ha
morso quando avevo più o meno la tua età. Mi ha
rovinato la vita, Tim ».
« I maghi ci
hanno rovinato la
vita! Sono loro i cattivi! Fenrir non poteva controllarsi ».
« No,
l’ha fatto apposta. Fa così
con tutti. Pensi che allevi te e gli altri bambini perché si
sente in colpa per
avervi morsi? Vi vuole solo usare per creare un esercito di lupi
mannari… »
« Non
è vero! »
« Invece
è così »,
Timothy era
sull’orlo delle
lacrime. Sembrava fuori di sé.
« I maghi ci
odiano; vogliono
sterminarci… e tu lavori per loro! »
Remus lo trattenne,
afferrandolo
per le spalle. Il ragazzino cercò di divincolarsi ma non ci
riuscì.
« Non
è vero. Non tutti i maghi
ci odiano. Mi hai spiato tutta la sera, quindi avrai visto i miei
amici. Loro
sanno che sono un lupo mannaro, ma si fidano di me e mi sono rimasti
accanto,
nonostante tutto ».
Per la prima volta,
Timothy non
seppe cosa rispondere.
«
Com’è possibile? » chiese,
scrollando la testa.
« Greyback
ti ha sempre mentito »
rispose Remus.
In un attimo, le
guance di
Timothy si rigarono di lacrime. Remus si sentiva malissimo nel vederlo
così, e
si sentiva di capirlo: dopo aver subito il lavaggio del cervello da
parte di
Greyback, non doveva essere facile rendersi conto che la
realtà era
completamente diversa.
« Dai,
siediti e bevi quella
camomilla… Non ti farò nulla »
aggiunse, quando l’altro gli rifilò
un’occhiata
sospettosa.
Alla fine
però Tim si convinse.
Remus si sedette di fronte a lui, guardandolo sorseggiare lentamente il
liquido
scuro.
« Ti ho
seguito per tutto il
pomeriggio » ammise il ragazzino, senza che Remus gli avesse
chiesto nulla. «
Fenrir aveva detto che sei tra i sospettati, e io volevo essere sicuro
che non
lo fossi. Poi ti ho visto entrare qui, toglierti la barba e cambiare
faccia...
»
« Mi
dispiace di averti mentito,
non potevo raccontarti tutto. Ma ti assicuro che sto cercando di fare
la
cosa giusta. Greyback si è alleato con Voldemort »
disse, e qui Tim sgranò gli
occhi, orripilato. « Crede di riuscire a conquistare il mondo
così, ma in
realtà Voldemort sta usando i lupi mannari. Quando
vincerà la guerra, si sbarazzerà
di voi… di noi, perché lui è uno di
quei maghi che ci considerano mostri da
uccidere. Dalla mia parte invece ci sono i maghi più
tolleranti ».
Timothy era
visibilmente confuso.
« Non
capisco. Se Tu-Sai-Chi è
cattivo e sta usando Fenrir, allora perché dici che Greyback
è cattivo anche
lui? Dovrebbe essere buono, no? »
Remus si
sentì intenerire. In
effetti non era facile spiegarlo ad un bambino: a
quell’età era normale che
considerasse il mondo rigidamente diviso tra bene e male.
« Diciamo
che Greyback è cattivo…
ma Voldemort lo è di più. Le vere vittime siete
voi, anche se Greyback sta
cercando di farvi diventare malvagi come lui ».
Tim non sembrava
ancora molto
convinto, ma forse iniziava a capire qualcosa.
« Non mi
stai dicendo queste cose
per ingannarmi, vero? »
« Te lo
giuro, sto dicendo la
verità questa volta. Mi sono affezionato a te, e anche se
non mi avessi
scoperto, avrei cercato di salvarti da Greyback e le sue idee. Se vuoi
lasciare
il branco, io e i miei alleati possiamo nasconderti e proteggerti
».
« Io voglio
tornare nel branco.
Me lo permetterai? »
Remus
esitò. Se Timothy non gli
avesse creduto, avrebbe raccontato a Greyback che
l’infiltrato era lui. Ma
capiva il desiderio di Tim: il branco era la cosa più simile
ad una famiglia
che avesse.
«
Sì ».
« Anche se
non ti credessi? »
« Anche in
quel caso. Però ti
chiederei di dirmi se hai deciso di fidarti di me oppure no, almeno
saprò se
posso tornare nel branco o non presentarmi più. Per favore.
Sarebbe un patto
tra noi due ».
« Quindi
devo decidere adesso se
fidarmi di te? »
«
Sì ».
Tim tacque per
parecchi minuti
che parvero ore. Remus continuò a fissare i suoi occhi
inquieti, altrettanto
agitato. Se Malocchio lo avesse visto in quel momento gli avrebbe dato
dell’idiota. Probabilmente lui non avrebbe permesso al
bambino di uscire di
casa. Lo avrebbe rinchiuso da qualche parte per non compromettere la
missione. Ma
Remus non era Malocchio e non voleva costringere Timothy a fare
qualcosa che
non voleva, anche a costo di perdere la possibilità di
spiare Greyback.
Infine il ragazzino lo
guardò con
determinazione.
« Ho deciso
».
Soltanto
mezz’ora più tardi, Tim
era al cospetto di Fenrir Greyback, il quale lo scrutava con sospetto.
« Dimmi,
cos’hai di tanto
importante da comunicarmi? »
«
Fenrir… credo di sapere chi è
la spia nel branco » rispose il ragazzino, mentre il cuore
gli batteva
all’impazzata e un sudore gelido gli ghiacciava la fronte.
«
Sköll, alzati! Fenrir vuole
parlarti ».
L’uomo
ringhiò, infastidito per
essere stato svegliato quasi di prepotenza. Si mise a sedere sul suo
materasso
di foglie, fissando Hati con irritazione.
« A
quest’ora? »
« Dice che
è urgente. Ti aspetta al
fiume, muoviti ».
« Non darmi
ordini » sbottò
Sköll, irritato.
Hati non rispose,
limitandosi a
scoccargli un’espressione di rimprovero che non ammetteva
repliche.
Continuando a
ringhiare per la
rabbia, Sköll si alzò in piedi, schiacciando le
foglie secche sotto i suoi
piedi, e si incamminò verso la radura, passando accanto ai
corpi degli altri
lupi mannari addormentati. Se fosse stato meno arrabbiato e avesse
fatto più
attenzione a questi ultimi, si sarebbe accorto che nessuno di loro
russava come
al solito. Al contrario, intorno a lui regnava un silenzio teso e
innaturale.
Greyback lo aspettava
alla riva
di un ruscello e gli voltava le spalle. Sköll
digrignò i denti anneriti non
appena lo vide. Non sopportava più di vederlo a capo del
branco. Lui si
considerava molto più forte e violento di Fenrir e riteneva
di essere più degno
di ricoprire il ruolo di capobranco.
D’accordo,
il branco lo aveva
creato l’altro, ma Sköll aveva deciso di entrarne a
far parte solo per
convenienza, perché con dei compagni sarebbe stato
più facile cacciare, nulla
di più. Ma non approvava gli obiettivi di Greyback, non
perché li trovasse disdicevoli,
ma perché non gli importava di creare un esercito di lupi
mannari. Non voleva
conquistare il mondo; voleva soltanto saziarsi. Per questo molte volte
lui e
Greyback si erano ritrovati su fronti opposti: Sköll non
lasciava in vita le
sue vittime per poi educarle come voleva l’altro. Gli piaceva
farle soffrire,
per poi ucciderle.
Ma del resto
Sköll non provava la
rabbia e il risentimento che Fenrir nutriva nei confronti degli umani.
Non era
stato morso: era nato lupo mannaro e quindi non sapeva cosa
significasse non
subire l’influsso della luna piena.
Greyback invece
sì. Un tempo era
stato umano, un giovane mago come tanti, desideroso di frequentare una
scuola
di magia e di possedere una bacchetta. Quando era stato morso, la sua
vita era
cambiata.
E Sköll
sapeva che Greyback,
dentro di sé, era invidioso dei maghi, perché
loro possedevano tutto ciò che
lui non avrebbe mai avuto.
Era da tanto tempo che
desiderava
farlo fuori e prendere il suo posto, ma non aveva ancora potuto. Tutti
gli
altri lupi erano fedeli a Greyback, e organizzare un ammutinamento da
solo
sarebbe stato un suicidio. Doveva convincerli lentamente e con
pazienza, ma era
sicuro che prima o poi ci sarebbe riuscito.
« Che cosa
c’è? » sbottò, quando
lo ebbe raggiunto.
Greyback finalmente si
degnò di
guardarlo. Aveva un’espressione molto concentrata.
« Devo
parlarti, Sköll. Sai, sono
molto… turbato ».
L’uomo lo
guardò, corrugando la
fronte. Quell’esordio era molto strano.
« Per la
storia della spia nel
branco? »
« Vedo che
mi leggi nel pensiero,
ed è proprio per questo che ho convocato te. Stavo pensando
che, se non
riusciamo a trovarlo per tempo, quel traditore potrebbe riuscire a
farmi fuori.
Quindi è il caso di decidere chi possa sostituirmi. Tu
vorresti essere il mio
successore? »
Gli occhi di
Sköll non poterono
fare a meno di lampeggiare di brama, ma qualcosa in quella
conversazione lo
stava allarmando. Da quando Greyback pensava alla
possibilità di non
sopravvivere? No, c’era decisamente qualcosa di insolito in
quel discorso,
quindi cercò di non tradirsi da solo.
« Io pensavo
che Hati… in fondo è
lui il tuo braccio destro… »
Fenrir
esibì una smorfia.
« Hati non
è adatto a fare il
capobranco, funziona meglio come secondo. Tu invece sei più
violento, più
forte… sì, sei tu il più adatto a
sostituirmi. Non è forse quello che hai
sempre voluto? »
Sköll finse
sempre di mantenersi
calmo. In realtà dentro di sé già
esultava. Forse non avrebbe avuto bisogno di
uccidere Fenrir, pensò.
«
Sì, in effetti lo vorrei »
rispose.
Greyback
sfoderò un ghigno diabolico,
mostrando i denti sporchi e affilati.
«
L’hai detto. Non è così, amici
miei? » disse.
Sköll non
capì cosa
significassero quelle ultime parole, almeno fino a quando non
udì alcuni
scricchiolii alle proprie spalle.
Si voltò,
mentre il cuore
iniziava a battergli come un tamburo nel petto. Da dietro gli alberi,
erano
spuntati gli altri licantropi che prima – ora se ne rendeva
conto – avevano
solo finto di dormire. In un attimo, avevano circondato lui e Fenrir,
senza
lasciargli la minima via di fuga. Hati lo guardava con un ghigno
soddisfatto.
Un sudore ghiacciato
gli coprì il
corpo, mentre il terrore iniziava a invaderlo.
« Che dia-
» provò, ma non fece
neanche in tempo a voltarsi verso Greyback e concludere la domanda.
Con la coda
dell’occhio, scorse la
luce della luce che brillò da qualche parte lì in
basso, riflessa in qualcosa
di molto simile ad una lama, mentre Greyback alzava il braccio, per poi
abbassarlo velocemente.
All’inizio
non sentì nulla. Per
qualche istante in cui il tempo parve fermarsi, tutto sembrava identico
a
prima. Poi qualcosa di caldo e fluido iniziò a sgorgare
dalla sua gola.
Il dolore
arrivò subito dopo.
Sköll provò a gridare, ma non ci riuscì.
L’aria usciva ma non emetteva più
alcun suono.
Sköll si
portò le mani al collo
insanguinato, cadde in ginocchio ai piedi di Greyback e lo
guardò, senza
riuscire a nascondere l’orrore che lo aveva invaso.
« Credevi di
ingannarmi così
facilmente, Sköll? Avrei dovuto immaginare che la spia eri tu
» parlò Fenrir,
ringhiando con rabbia e ignorando le proteste silenziose e disperate
del
licantropo ferito. « Hai tradito il branco per mettermi in
difficoltà e farmi
perdere credibilità, così saresti riuscito a
prendere il mio posto. Purtroppo
per te, il tuo piano non ha funzionato, e ora paghi per il tuo grosso
errore ».
Sköll non
riteneva neanche più
importante discolparsi. Voleva solo vivere, ma già sentiva
le forze
abbandonarlo.
Cadde
all’indietro sul terreno
sabbioso, i capelli sporchi e aggrovigliati immersi
nell’acqua, mentre il
dolore proveniente dallo squarcio al collo aumentava sempre di
più.
« Lo lascio
a voi » disse
Greyback, rivolto agli altri licantropi. Questi ultimi si avventarono
sul corpo
agonizzante di Sköll, alcuni armati di pietre, altri solo
delle proprie mani.
E in quel momento
Sköll accolse
quasi con sollievo l’ultimo respiro mentre, intorno alla sua
testa, l’acqua del
ruscello si tingeva di rosso.
Remus
guardò il ragazzino
sconvolto accanto a lui. Non sapeva se essere orripilato da quanto era
appena
accaduto oppure sollevato.
« P-pensavo
che lo cacciasse dal
branco e basta, non che lo… » disse Timothy,
interrompendo la frase per
scoppiare in singhiozzi.
Remus gli si
avvicinò, posandogli
le mani sulle spalle. Lui non si ritrasse.
« Lo so, non
è colpa tua »
rispose.
«
Sköll aveva ucciso un sacco di
persone, quindi se lo meritava. Ma allora perché mi sento
così? »
Remus tacque,
angosciato.
«
Perché ancora non conosci
davvero l’odio. Non avevi pensato a cosa sarebbe potuto
succedere. Hai fatto di
tutto per salvarmi, e te ne sono grato. Non hai agito con cattiveria.
In ogni
caso, non sentirti troppo in colpa per Sköll. Hai detto una
mezza verità: prima
o poi sarebbe successo lo stesso, perché lui desiderava
troppo il posto di
Greyback ».
Tim annuì,
un po’ rassicurato.
Remus lo
guardò con ansia. Quel
ragazzino lo aveva salvato, aveva annullato i sospetti su di lui,
almeno da
parte di Greyback e dei licantropi, ma per farlo aveva accusato
Sköll, anche se
aveva sottovalutato la capacità di reazione di Greyback.
E non poteva fare a
meno di vederlo
da un altro punto di vista, con una sorta d’inquietudine, nel
pensare che
quella guerra stava costringendo a sporcarsi le mani anche chi a
quell’età doveva
essere soltanto spensierato e innocente.
Regulus era
arrabbiato. Anzi,
furibondo.
Si era chiuso nella
stanza in cui
dormiva, senza riuscire a trattenersi dallo sbattere la porta alle
proprie
spalle.
Era rimasto in piedi
per
un’infinità di tempo, mordendosi la lingua e
serrando i pugni tremanti per la
rabbia. Non riusciva a credere che Rachel non volesse ascoltarlo.
Quella
ragazza aveva la testa così dura…
Lei
confermò subito quel
pensiero, bussando alla porta e intimandogli di aprirle.
« Non ne
voglio più parlare »
sbottò lui, da dietro la porta chiusa.
« Invece ne
parliamo, e subito »
replicò lei, senza cedere.
L’elfa Sory,
preoccupata, chiese
alla padrona cosa fossero tutte quelle grida, ma Rachel la
congedò con un “Non
preoccuparti” poco convincente.
« Regulus,
apri questa porta, dai
».
Lui sbuffò,
ma alla fine la fece
entrare.
Rachel
entrò nella stanza a
braccia incrociate, fermandosi al centro della stanza per poi voltarsi
a
guardarlo, mentre lui richiudeva la porta.
« Senti,
cerchiamo di discuterne
da persone civili » disse lei.
«
D’accordo. Tu non andrai da
nessuna parte, perché l’ho deciso io. Fine della
questione » fece lui,
laconico.
« Perfetto!
Allora sai cosa
facciamo? Mandiamo un gufo a tua cugina Narcissa e le chiediamo di
spedirci il
diario che suo marito ha nascosto in casa loro. Sono sicura che
sarà lieta di
accontentarci » replicò lei, sarcastica.
Regulus
alzò gli occhi al cielo.
«
Perché non ti rendi conto che è
rischioso? »
« Io me ne
rendo conto, ma non
c’è un’altra soluzione ».
Il ragazzo voleva
replicare, ma
non lo poté fare. Sapeva bene che prendere
l’Horcrux nascosto a villa Malfoy,
uno di loro si sarebbe dovuto intrufolare nel maniero. Era necessario,
ma lui
non voleva che fosse proprio Rachel a farlo.
« Regulus,
ascoltami » esordì lei
con un tono improvvisamente più dolce. « Qualcuno
deve per forza recuperare
quel diario, ed io corro meno rischi di far nascere sospetti in
Voldemort ».
Lui la
guardò, affranto. Come
poteva lasciarle correre un pericolo tale?
« Sai
perfettamente come il
Signore Oscuro protegge i suoi Horcrux. Potresti restarne
uccisa… » mormorò con
un filo di voce.
Lei gli si
avvicinò, incupita.
« Studieremo
un piano sicuro. In
fondo il medaglione era un suo cimelio di famiglia, quindi Voldemort
teneva
sicuramente di più a quello che al diario. Il primo era
custodito… molto bene »
esitò, tremando al solo ricordo degli Inferi, e anche lui fu
scosso da un
brivido. « Ma il secondo l’ha affidato a Malfoy,
perciò forse sarà più facile
impadronirsene ».
« Certo, che
problema c’è? »
commentò lui, sarcastico, anche se sul suo volto non apparve
alcuna traccia di
un sorriso. « In fondo dovrai solo farti accogliere in casa
da un Mangiamorte e
frugare il salotto senza farti scoprire. Un gioco da
ragazzi… Sei appena sopravvissuta
per un soffio ad una battaglia in cui hai rischiato la pelle, e anche
la volta
scorsa sei stata quasi uccisa. Che cosa dovrei fare, chiedere a
Kreacher di
ricominciare a pedinarti? »
Lei tacque, e nel
fissarla
Regulus sentì sparire ogni briciolo di rabbia. Ora aveva
solo una gran paura di
perderla.
« Non voglio
che ti succeda
qualcosa » sussurrò, quasi scongiurandola di non
accettare, ma lei sembrava
decisa.
« Lo so che
ti preoccupi per me,
ma devo farlo ».
« Si
può sapere perché non ci va
Silente? » ringhiò lui, mentre la rabbia tornava a
invaderlo.
Rachel distolse lo
sguardo, come
se stesse per dire qualcosa di terribile.
« Regulus,
se Silente venisse
catturato e ucciso, Voldemort avrebbe praticamente vinto la
guerra… »
« Quindi se
venissi catturata tu,
non sarebbe un danno così grave. Stai dicendo questo?
» le chiese lui, i pugni
che tremavano.
« Voldemort
teme Silente, non
certo me. Lo so, è terribile da dire, ma… per il
mondo magico lui è necessario,
io invece non sono così import- »
« Al diavolo
il mondo magico, sei
importante per me! » non poté fare a meno di dire,
anche se la conseguenza di
quell’affermazione fu un improvviso rossore imbarazzato che
coinvolse anche lei.
Cercò di
calmarsi, mentre
un’ondata di odio nei confronti di Silente lo invadeva.
« Ti rendi
conto che ci
sta usando? Io per lui conto più di te, perché so
cose che potrebbero fargli
comodo. Tu invece non conti nulla, ti usa per fare il lavoro
più pericoloso,
perché se ti succedesse qualcosa, per lui non sarebbe una
gran perdita. Ho
tradito il Signore Oscuro perché non ne potevo
più di obbedirgli, e ora non ho
intenzione di farmi comandare da Silente. E non sopporto che tu ti
faccia usare
così ».
« Non mi ha
imposto lui di
recuperare il diario, l’ho deciso io. Lo so che Silente non
ti piace, ma
qualcuno deve pur pensare al bene comune, al di là di tutto
il resto. Io non
credo che gli piaccia il suo ruolo né che gli faccia piacere
far combattere
tutto l’Ordine della Fenice contro un nemico molto
più forte, ma non ha
costretto nessuno a farlo ».
Regulus
alzò gli occhi al cielo,
maledicendo il giorno in cui aveva accettato di collaborare con
Silente.
« Questa
guerra deve finire »
continuò Rachel. « Tu hai deciso addirittura di
sacrificarti per permettere a
qualcun altro di uccidere Voldemort. Sei stato tu ad insegnarmi per
cosa vale
la pena lottare » disse semplicemente.
«
Ma… »
Regulus tacque,
perché non riuscì
a trovare un argomento per replicare. Ma non si sarebbe arreso
così. Avrebbe
fatto di tutto per evitare che le accadesse qualche altro incidente
grave,
anche se sapeva già che non avrebbe potuto impedirle di
entrare nel maniero dei
Malfoy, e il solo pensiero sarebbe presto riuscito a farlo impazzire.
«
D’accordo » disse ad un certo
punto, con un tono molto più determinato di prima.
« Ci andrai, ad una sola
condizione, però ».
« E quale
sarebbe? » chiese
Rachel, sospettosa.
« Io
verrò insieme a te ».
Lei sgranò
gli occhi.
Non poteva averlo
detto davvero.
O almeno era quello
che lei
sperava.
« Sei matto?
»
« No. Le
condizioni sono queste:
o tutti e due o nessuno ».
Rachel stava per
replicare, ma
quando vide l’espressione determinata di Regulus
capì che questa volta non
sarebbe mai riuscita a fargli cambiare idea.
« Reg, per
favore… »
« Ormai ho
deciso ».
« Avevamo
detto che non puoi
uscire di casa. Lo so che ti senti prigioniero ma è per la
tua sicurezza ».
« Non
vedo perché io debba stare al sicuro se non lo sei anche tu.
Verrò con te, e se proverai a impedirmelo dirò a
tuo
padre che vuoi compiere un’altra missione per conto di
Silente
».
Lei sgranò
gli occhi.
« Da quando
vi siete alleati, voi due? » chiese.
« Da quando
è l’unico modo per evitare
che tu ti faccia uccidere alla prima occasione ».
Rachel
tacque,
sconsolata.
Regulus le impose di
guardarlo
mentre parlava.
« Sul serio,
ricordi che per prendere il
medaglione non bastava una sola persona? Forse sarà lo
stesso anche per il
diario. Tra l’altro io sono l’unico a conoscere il
maniero e i suoi abitanti:
una piantina non potrà mai sostituirmi. Quanto alla segreta
nascosta sotto il
salotto, lì sono nascosti parecchi veleni illegali, e ho
pensato che, se saremo fortunati,
potremo trovarne qualcuno che possa distruggere gli Horcrux. Non puoi
fare
tutto da sola, perciò verrò anche io. Abbiamo
abbastanza tempo per preparare
una scorta di Pozione Polisucco, così non ci riconosceranno
».
Rachel era spaventata
ma, per
qualche strana ragione, non protestava più. Sapeva che
Regulus non aveva tutti
i torti, ma non era ancora convinta. Era spaventata all’idea
di dover prendere
una decisione. Se avesse acconsentito e poi fosse andata male, la
responsabilità sarebbe stata tutta sua… e non se
lo sarebbe mai perdonato.
« Se
dovessero catturarci e ti
smascherassero, sarebbe la fine… » disse,
angosciata.
« Lo so, ma
faremo in modo che
non accada » fece lui, avvicinandosi. «
D’ora in poi, qualsiasi pericolo o
rischio lo affronteremo insieme ».
Rachel si
sentì improvvisamente
accelerare i battiti. Quelle ultime parole sembravano nascondere decine
di
sottintesi. Regulus non voleva lasciarla sola né restare da
solo. Voleva che il
loro fosse un unico destino.
Rachel
cercò di
controllare la propria emozione. Si
sentiva molto più debole
del solito in quel momento, e le parole di Regulus erano un vero e
proprio
colpo basso.
E avevano funzionato.
« E va bene »
cedette
alla fine. «
In effetti hai detto
delle cose giuste. Però non ti ci abituare, sarà
solo per questa volta » rispose Rachel
con una smorfia, al pensiero del pericolo che Regulus avrebbe corso.
Ma doveva ammettere
che si sarebbe sentita più
sicura di farcela se lo avrebbe avuto con sé.
Il Dissennatore si
fermò davanti
ad una cella in fondo al corridoio, estraendo dal mantello nero e
logoro un
mazzo di chiavi, tenute strette dalla mano putrida e fredda.
Albus
rabbrividì. Nonostante
cercasse di restare il più lontano possibile da quella
creatura, il gelo che
essa portava con sé gli era già penetrato fin
dentro le ossa. Il Patronus a
forma di Fenice era accanto a lui e gli faceva scudo, impedendo alla
disperazione di invaderlo completamente.
Dalle sbarre delle
altre celle,
decine di braccia erano tese verso il Patronus, attirate dalla
novità e
desiderose di trovare un minimo di sollievo all’angoscia cui
erano condannati.
Il Dissennatore
aprì la cella e
si fece da parte, permettendo a Silente di entrare. Mentre gli passava
accanto,
Albus ebbe la sensazione di udire in lontananza, come attraverso una
radio male
sintonizzata, una voce maschile che gridava, ma il Patronus si frappose
tra lui
e la creatura, facendo sparire la voce indesiderata.
La porta si chiuse
alle sue
spalle con violenza, facendo scuotere l’animo
dell’uomo. Un senso di oppressione
lo invase. Il Dissennatore gli diede le spalle e si
allontanò, lasciandolo solo
con il prigioniero all’interno della cella.
Le pareti erano umide
e
ammuffite. Faceva freddo anche senza la presenza dei Dissennatori.
Dalla
minuscola finestra non entrava alcuna luce, e l’unica fonte
di illuminazione
era costituita dal Patronus, che poco dopo però
sparì. Albus usò l’incantesimo
Lumos, illuminando un angolo nel quale era rannicchiata una sagoma.
Era un uomo,
ovviamente, ma le
sue condizioni erano talmente pessime che non sembrava quasi
più tale. I
capelli aggrovigliati erano sporchissimi, il respiro affannoso, la
bocca priva
di molti denti. Era anche strabico. Probabilmente avrebbe avuto un
aspetto
inquietante anche da libero; a maggior ragione ad Azkaban.
L’uomo
fissava Albus, anche se
uno dei due occhi sembrava guardare da tutt’altra parte. Non
parlava, in attesa
che fosse lui a esordire.
« Sei Orfin?
» gli chiese allora
Albus.
Quello ebbe un
sussulto, ma non
rispose.
Silente gli si
avvicinò.
« Sei tu
Orfin Gaunt, giusto? »
E in quel momento
accadde
qualcosa di strano.
Il prigioniero
iniziò a sibilare
esattamente come avrebbe potuto fare un serpente. Ciò che
diceva era
incomprensibile, ma quei soffi e sibili ebbero il potere di fare
rabbrividire
l’anziano mago.
«
Sì, sei proprio tu » commentò,
rivolgendosi più a se stesso che al discendente di Salazar
Serpeverde.
Qualcosa gli diceva
che non
sarebbe stato facile ottenere qualche informazione utile, soprattutto
se Orfin
avesse insistito a parlare in Serpentese. Ma era deciso a non rendere
vana quella
sua visita ad Azkaban.
*Angolo
autrice*
Mi piacerebbe
sapere se ci
siete cascati e avete pensato che Tim avrebbe davvero tradito Remus
oppure no... Forse mi odierete dopo avervi fatto prendere l'ennesimo
infarto, ma il capitolo ha molta più suspance
così, vero? xD
Per l'omicidio di Sköll mi ero addirittura chiesta se fosse il
caso di alzare il rating della storia, ma alla fine direi che il giallo
va già bene così. Però se avete
qualcosa in
contrario fatemelo sapere.
Che altro dire? All'inizio non era previsto che Regulus partecipasse
alla missione a villa Malfoy (in realtà mesi fa pensavo che
ci
sarebbe stato l'Ordine della Fenice al completo, vabè...) ma
si
sa, mentre si scrive le idee cambiano all'improvviso. E poi non posso
più vederlo ad annoiarsi, anche perché senza di
lui a
villa Malfoy si combinerebbe molto poco. u.u
Infine, non vedevo l'ora di introdurre Orfin. Non so perché
ma
in questo periodo mi ispira molto... e sarà anche piuttosto
importante in una tappa della storia. Qui è ad Azkaban
perché sta ancora scontando l'omicidio dei Riddle, anche se
lo
sappiamo tutti che non è stato lui a farli fuori!
Questo
è il
penultimo capitolo prima della pausa estiva. Il prossimo l'ho iniziato
a scrivere solo ieri, e temo che mi ci vorranno più di due
settimane,
probabilmente tre... Spiacente, ma martedì ho il primo
esame, quindi sono impegnatissima. ç__ç
Comunque, spero di farcela entro l'11 giugno.
Se non vedete nulla entro quel giorno, avviserò su Facebook
e, per chi non ce l'ha, modificherò queste note finali.
Quindi se vorrete sapere qualcosa, questo sarà il posto
giusto in cui cercare!
Buon weekend!
EDIT 4/06/2011: vi avviso
che il capitolo è in gran parte scritto, mi manca poco alla
fine, e poi dovrò leggerlo e revisionarlo. Non è
ancora sicuro al 100% ma credo che riuscirò a mantenere
l'impegno di pubblicare entro l'11. Nei prossimi giorni
aggiungerò qualche avviso sempre qua sotto!
8/06/2011: il capitolo
è concluso! In questi giorni lo sto rileggendo, e penso che
riuscirò a pubblicarlo addirittura prima del previsto,
probabimente il 10 giugno! ^^
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